ilTorinese

Addio al giornalista Paolo Griseri

Paolo Griseri, giornalista della Stampa, di cui era stato vicedirettore prima di andare in pensione, già cronista di Repubblica e del Manifesto,  è morto improvvisamente a 67 anni a Torino per un malore. Esperto di Fiat e di sindacato, è stato autore di libri e saggi su temi politici e sociali. Negli ultimi tempi sulla Stampa curava la rubrica di interviste “il bosco dei saggi”. Lascia la moglie Stefania Aloia, vicedirettore di Repubblica.

Muore pedone investito da auto

Non è stato possibile salvare l’uomo di 58 anni, un pedone che è stato investito da una donna alla guida di una Panda a Novara. La dinamica dell’incidente è al vaglio della polizia. L’uomo è stato travolto dalla vettura nella zona dell’università. La conducente del veicolo si è fermata per soccorrerlo ma anche il 118 sopraggiunto poco dopo non ha potuto salvarlo.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Torino chiama enti e associazioni per costruire il suo nuovo city brand

Torino è ricca di verde, storia e cultura. Tranquilla, elegante, a misura d’uomo. Inaspettata, per chi la scopre per la prima volta. Una città affascinante con tanto da offrire: la posizione geografica, le Università, il verde, l’architettura, i monumenti, il cibo. Una città con grandi opportunità di sviluppo per tecnologia, innovazione, turismo, eventi, formazione accademica. Con qualche ostacolo ancora da superare, come traffico, inquinamento, collegamenti e l’essere un po’ “chiusa”. Questa la fotografia dei principali aggettivi raccolti dall’indagine demoscopica svolta dall’Istituto Piepoli, per cogliere gli aspetti ritenuti importanti dal territorio e dalla cittadinanza per lo sviluppo del city brand.

Tra novembre 2023 e la fine del mese scorso sono state prese in esame 6.114 persone tra cittadini torinesi e italiani residenti in altre regioni, studenti universitari, turisti, dipendenti comunali e portatori d’interesse. Agli intervistati sono stati domandati età, genere, provenienza (se di Torino anche il quartiere), professione. Nel caso dei turisti è stato chiesto loro se fossero a Torino per la prima volta e come avessero conosciuto la città, mentre, per gli studenti, l’Università frequentata e, nel caso dei fuori sede, se pensassero di restare stabilmente a Torino anche terminati gli studi. A tutti è stato chiesto di elencare aspetti positivi e negativi della città, a cosa associno Torino, quali aggettivi la caratterizzino di più, come la vedano in futuro.

Per il campione più importante degli intervistati il tratto identificativo della città risiede nella cultura e nell’architettura ed il suo futuro la vede come città universitaria e città d’arte. Raffinata è l’aggettivo più frequente con cui la descrivono. Se Torino fosse una forma sarebbe quadrata, se fosse un colore verde o blu mentre se fosse un genere musicale sarebbe musica classica o jazz.

Quale tono scegliere per parlare di Torino? Senza dubbio, elegante. Elementi che saranno la base di partenza nel percorso di city branding avviato lo scorso 11 settembre con la firma del protocollo d’intesa tra Città, Città Metropolitana di Torino, Camera di commercio, Università degli Studi, Politecnico, Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo e con la condivisione di un manifesto identitario presentato questa sera insieme ai risultati dell’indagine, nel corso di un evento alla Casa Teatro Ragazzi, a tutti gli enti, le associazioni iscritte al Registro delle Associazioni e le imprese, affinché aderiscano e ne diventino protagonisti.

Per il progetto l’amministrazione ha già stanziato 432mila euro nel triennio 2025/2026/2027 e lanciato una consultazione preliminare di mercato per gli operatori di settore. Entro la fine dell’anno seguirà gara europea a procedura telematica aperta per l’affidamento triennale del servizio di ideazione e realizzazione del percorso di city branding, nonché di definizione dell’identità della città attraverso l’implementazione di strategie comunicative finalizzate al riposizionamento di Torino nel panorama nazionale ed internazionale.

TORINO CLICK

La campagna “Roadpol” della Polizia stradale

Nella settimana dal 7 al 13 ottobre 2024 anche sul territorio nazionale si è svolta la campagna europea di sicurezza stradale denominata “Focus on the road”, promossa dal network Europeo “Roadpol”, la rete di cooperazione tra le Polizie Stradali nata sotto l’egida dell’Unione Europea, alla quale aderiscono quasi tutti i Paesi Membri.

L’organizzazione persegue il fine di ridurre il numero degli incidenti stradali e delle vittime della strada: l’attività si sviluppa attraverso operazioni internazionali congiunte di contrasto alle principali violazioni e campagne “tematiche” in tutta Europa, all’interno di determinate aree strategiche.

Nello specifico, lo scopo dell’iniziativa “Focus on the road”, attuata dalla Polizia di Stato anche sul territorio del Piemonte e della Valle d’Aosta, è stato quello di intensificare i controlli mirati a verificare il rispetto del corretto utilizzo durante la marcia di telefoni cellulari, smartphone e cuffie sonore, principali fonti di distrazione alla guida, e dei dispositivi di ritenuta, con l’obiettivo di ridurre il rischio di incidentalità sul territorio di competenza.

Al termine delle attività, che hanno permesso di controllare 3393 veicoli, sono state rilevate complessivamente 1334 infrazioni al Codice della strada e sono stati decurtati 2160 “punti patente”. Ben 78 le patenti ritirate nell’ambito degli oltre 800 posti di controllo disposti dal Compartimento Polizia Stradale per il Piemonte e la Valle d’Aosta.

Continua l’impegno della Polizia di Stato per contrastare i comportamenti pericolosi alla circolazione stradale e arginare il fenomeno dell’incidentalità.

Cute Project: un progetto buono ideato da persone buone

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Daniele Bollero, medico chirurgo, specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica presso l’Ospedale C.T.O di Torino è il vero deus ex machina di Cute Project, una Onlus che si pone come finalità la formazione di personale sanitario nei paesi in via di sviluppo ( Congo, Benin, Uganda), nel settore della chirurgia plastica ricostruttiva, soprattutto per quanto riguarda cura e prevenzione delle ustioni.
“ Sono molto pragmatico, sono un organizzatore- mi racconta il dr. Bollero- così quando ho deciso di dare forma a questo progetto ho cercato tra amici e colleghi con esperienze di volontariato qualcuno che volesse aiutarmi a portare una sanità di primo livello in Uganda e Benin. Oggi siamo circa 35 tra medici, infermieri, fisioterapisti,  informatici, con alle spalle 1300 pazienti operati”.
 Quali sono gli interventi più frequenti? I medici di Cute Project curano soprattutto ustioni acute, malformazioni di mani e piedi, cicatrici post ustione, lipomi, cheloidi e cisti che affliggono adulti e bambini.
“Formare il personale è essenziale – continua Bollero- perché permette, anche dopo la partenza del nostro team, ai pazienti di beneficiare di cure appropriate”.
Dopo una pausa di cinque anni, a causa del Covid, sono riprese le missioni all’estero , infatti a maggio di quest’anno gli “angeli” di Cute Project sono tornati in Uganda nell’Ospedale di Fort Portal, portando tutto il materiale sanitario necessario per lo svolgimento della missione chirurgica.
La prossima missione partirà per l’Uganda, dove ci sono già numerosi pazienti in attesa d’intervento chirurgico, a febbraio 2025.
L’ interruzione dovuta alla pandemia, non ha comunque fermato  l’attività di volontariato; Cute Project ha portato la  Chirurgia plastica nell’ ambulatorio probono del Sermig, offrendo personale e materiale sanitario grazie all’iniziativa “La Plastica è per tutti”.
A cura di Cute Project anche il Laboratorio Prevenzione Ustioni (in età pediatrica le ustioni rappresentano quasi il 30% di tutti gli accessi in pronto soccorso), attraverso delle vignette che hanno come protagonista un simpatico elefantino, Cuty Firephant, i bimbi imparano a prevenire le ustioni e i pericoli del fuoco. Dal 2007 ad oggi i bambini formati tra i 5 e i 10 anni sono stati più di 7.000, andando nelle scuole e negli asili a portare la storia dell’elefantino africano che lotta contro il fuoco.
Presentato da poco il progetto “Chiama Bruno”, per cercare di risolvere i problemi di tipo assistenziale sul territorio dopo le dimissioni dall’Ospedale; in Italia, per i pazienti di Chirurgia Plastica, compresi gli ustionati, non esiste un percorso assistenziale extra ospedaliero, gli intoppi burocratici sono tanti ; questo progetto vuole essere un ponte tra i pazienti ed il servizio sul territorio.
Possiamo sostenere Cute Project destinando il “5×1000” nella nostra dichiarazione dei redditi usando il C.F. 97778830014 oppure facendo un bonifico bancario intestato a CUTE PROJECT ONLUS, IBAN: IT 72R0200801160000103214895

Tre giorni di “fabbriche aperte”, migliaia di richieste per visitare 140 aziende del Piemonte

Sono oltre 11.000 le prenotazioni arrivate per l’iniziativa “Fabbriche Aperte”, la tre giorni che si apre oggi e si conclude sabato 26 ottobre. Un evento unico, che vede 140 aziende del territorio aprire le proprie porte per accogliere migliaia di visitatori. L’Assessore alle Attività Produttive, Andrea Tronzano, ha effettuato una preview presso Avio Aero e Silco (in provincia di Torino), due delle aziende aderenti all’iniziativa “Dentro il cuore del Piemonte industriale, per scoprire il valore di chi crea valore”.

Protagonista dell’evento, le cui quattro precedenti edizioni hanno consentito ad oltre 21.500 cittadini di apprezzare le eccellenze economiche e tecnologiche regionali, è il valore della cultura d’impresa e in particolare quello della “fabbrica” come elemento imprescindibile della ricchezza sociale, imprenditoriale e professionale del Piemonte.

L’evento Fabbriche Aperte, co-finanziato con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, è anche l’occasione per rendere evidenti ai cittadini i diversi modi di utilizzare al meglio le risorse europee del FESR. Sono infatti molto più della metà dei partecipanti le aziende che hanno beneficiato delle misure FESR per l’efficientamento energetico, per l’innovazione dei processi produttivi, per la riqualificazione degli edifici o dei macchinari, per l’accesso al credito o il supporto agli investimenti in ricerca e sviluppo, per un investimento di oltre 100 milioni di euro, che rappresenta un impegno significativo del sistema pubblico-privato verso lo sviluppo sostenibile del comparto industriale.

“Questa massiccia partecipazione – commenta l’assessore alle attività produttive Andrea Tronzano – è la conferma di un interesse che cresce sempre più per questa iniziativa. “Fabbriche Aperte” giunta quest’anno alla Quinta edizione, permette al grande pubblico di visitare ben 140 stabilimenti, su tutto il territorio regionale, aperti straordinariamente per l’occasione, in modo da consentire la conoscenza diretta dei luoghi della produzione industriale e vedere la capacità di tradurre idee e progetti in processi e prodotti di eccellenza, affermando l’immagine della nostra Regione come territorio della manifattura intelligente, dell’innovazione e del saper fare. Nell’anno in cui Torino è capitale della Cultura d’Impresa un risultato che testimonia il valore del nostro sistema produttivo”.

“Piazza Paradiso Cabaret” chiude con Andrea Agresti

 

Domenica 27 ottobre alle 18.30 – ingresso libero

Piazza Upim, Centro commerciale Piazza Paradiso (primo piano)

 

Domenica 27 ottobre, alle ore 18.30, presso il centro commerciale Piazza Paradiso di Collegno (piazza Bruno Trentin 1), va in scena l’ultimo spettacolo dell’edizione 2024 di “Piazza Paradiso Cabaret”.

 

Andrea Agresti, comico, presentatore, cantante ma soprattutto… Iena, si presenta al pubblico con la sua band nello spettacolo che unisce musica e cabaret “Sempre lo stesso show”.

 

Una serata in cui il pubblico ride fino alle lacrime e canta a squarciagola per un’esibizione nella quale Agresti – musicista dalle grandi doti canore – ripercorre i successi italiani degli anni ’70- ’80 – ‘90, in un mix di gag, risate e ritornelli cantati insieme al pubblico.

 

Non manca un momento che accompagna ogni spettacolo in cui Andrea coinvolge i presenti in un simpaticissimo quiz a tema “LE IENE”.

 

L’ingresso, come sempre, è gratuito; l’appuntamento sarà introdotto dal comico torinese Mauro Villata, “maestro di palco” della rassegna.

Il Centro Commerciale Piazza Paradiso nasce da un progetto di riqualificazione urbana di un ex complesso industriale e si compone di tre piani: uno interrato e destinato a parcheggi e due fuoriterra di galleria commerciale, con oltre 30 punti vendita. Al piano terra si trovano l’ipermercato, a insegna Ipercoop, e varie attività commerciali e di servizio quali Marionnaud, Vision Ottica, Kasanova, centro TIM, Max Battaglia Parrucchieri, Stroili Gioielli, (In)Estasy, Centro Wind 3, Yo Yogurt, Lavasecco, Sale e Tabacchi e NewDigital Foto. Il primo piano ospita esercizi commerciali (Pittarosso, Upim, Sottotono, Maison et Cadeaux, Unigross, Libreria Ubik, Jerry abbigliamento, il centro estetico Coralline), una food court (In Primis, Food Paradise, ODS Store, Amo Pokè e Caffè Vergnano), l’Area Playground per i bambini, il CinemaParadiso e il Centro Dentistico DentalPro.

Un grande omaggio a Berthe Morisot, ma anche una giusta richiesta di denaro al Governo

Nelle sale della GAM, sino al 9 marzo 2025

Ha rischiato davvero di passare in secondo piano, nel momento dell’inaugurazione affollatissima la settimana scorsa, il ritratto e la mostra di “Berthe Morisot, pittrice impressionista” – organizzata e promossa dalla Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, una cinquantina di opere sotto la cura di Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin, con l’eccezionale sostegno del Musée Marmottan Monet di Parigi -, diremmo scavalcata dalle dichiarazioni – un appello unanime – del presidente Massimo Broccio e della assessora alla Cultura del Comune Rosanna Purchia, seguiti a ruota dalla novella direttrice Chiara Bertola (giustamente) preoccupati di quanta strada si debba ancora fare per vedere completato il “processo di riqualificazione” della Gam che pur vede aprirsi “una sua nuova stagione”, pur “chiusa per un terzo dei suoi spazi quando mi sono insediato”, sottolinea Broccio. Dando fiato alle trombe per urlare ancora una volta che pecunia non olet, si fa sonora richiesta secondo la impellente bisogna a Regione e Governo – secondo la consuetudine, il primo richiesto dovrebbe essere il Ministero della Cultura, di questi tempi mai così sconquassato e vistosamente claudicante – di farsi carico di un futuro più che concreto e soddisfacente: mentre il segretario generale della Compagnia di San Paolo, Alberto Anfossi, elenca il quanto già fatto e il quanto già deliberato per interventi a venire (poco meno di due milioni di euro).

Ma torniamo a Berthe, “figura femminile capace di farsi accettare in un ambiente tutto maschile”, sono ancora parole del Presidente, consapevole altresì che sia, in questo 150mo anniversario dell’Impressionismo, il bentornato momento artistico dell’artista, se anche il Palazzo Ducale di Genova sente la necessità di ambientare nelle proprie sale “Impression, Morisot” che “sarà la prima grande mostra in Italia sulla figura” (ci fanno sapere da Genova) della pittrice (e tu vuoi che un minimo di rivalità al di qua e al di là dell’Appennino non ci sia? magari, se Parigi val bene una messa, sarà l’occasione per un giro nella Superba, e approfondire), con “86 opere, tra dipinti, acqueforti, acquerelli, pastelli, cui si aggiungono documenti fotografici e d’archivio, molti dei quali provenienti dai prestiti inediti degli eredi Morisot”. Berthe che era nata a Bourges nel gennaio del 1841 e che sarebbe scomparsa a Parigi il 2 marzo 1895, la casa della sua giovinezza aperta a intellettuali e artisti, la preclusione all’École des beaux-arts che avrebbe aperto al gentil sesso soltanto nel 1897, i primi maestri e le visite al Louvre per studiare Raffaello e Rubens, l’allergia alle urgenze accademiche, l’entrata nell’atelier di Corot che la spinse a dipingere en plein air. Poi la conoscenza con Edouard Manet, incrociato nei lunghi corridoi del grande museo, forse una loro intima relazione data in pasto ai salotti parigini tra mille pettegolezzi, molto presumibilmente vuoti, una “relazione” artistica che sfociò nella comune passione artistica, nella stima e nell’amicizia, nell’affidarsi dell’allieva al maestro per divenire una delle sue modelle predilette (la ritrasse in ben undici tele, come “Il balcone”, 1868, “Berthe Morisot con il ventaglio”, 1872, e “Berthe Morisot con un mazzo di violette”, ancora 1872).

Questa frequentazione e quest’amicizia non impedirono a Berthe di sposare nel 1874 Eugène, il fratello di Manet, in un matrimonio oltremodo felice, “ho trovato un brav’uomo, onesto, e sono sicura che mi ama sinceramente”, parole che avrebbero sicuramente cancellato quelle pronunciate un tempo: “Non credo ci sia mai stato un uomo che abbia trattato la donna alla pari, e questo è tutto ciò che chiedo, perché conosco il mio valore.” È il piacere, quasi la necessità di dipingere a portare avanti la vita dell’artista, i suoi sentimenti consolidati, le amicizie, i viaggi e le frequentazioni di luoghi e amici, la dolcezza dei rapporti familiari, primo fra tutti quello con la sorella Edma; è l’importanza, forse mai immaginata ma pur sempre ricercata, di far parte di un gruppo, che trova nella “Società anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori, ecc.” e che vede tra i partecipanti, tra gli altri, Pissarro, Degas, Renoir, Sisley, Monet: con cui, unica presenza femminile, allestisce (nove erano le sue opere) nel 1874 una mostra nello studio del fotografo Nadar. Avrebbe partecipato a ogni mostra successiva, avrebbe mancato soltanto quella del 1879 perché incinta della figlia Julie.

Magicienne”, la definì Stéphane Mallarmé e nel passare dinanzi a certe opere, suddivise in quattro sezioni, la sfera familiare e i ritratti femminili, i paesaggi e i giardini e i capolavori en plein air, provenienti da importanti musei (oltre il Marmottan, il Musée d’Orsay di Parigi, il Musée des Beaux-Arts di Pau, e ancora Madrid e Bruxelles) e collezioni private (la difficoltà dei prestiti, ricorda Maria Teresa Benedetti, “per la volontà di accrescere la conoscenza di questa donna che a suo tempo non ebbe il riconoscimento che meritava”), ti rendi pienamente conto dell’affermazione, pochi tratti racchiusi in un vortice a renderci la grazia e la prepotenza al tempo stesso dell’incompiuto. Unite all’uso della luce che si spinge attorno a un personaggio e a un angolo di giardino con una incontrastata ricchezza di pennellate che brillano e vivacizzano la superficie delle tele, il tutto avvolto dall’intensità dell’apporto cromatico. A queste sezioni, è anche esposta una importante raccolta di opere su carta dell’artista, provenienti dal Marmottan, fondamentali come i dipinti per ripercorrere le tappe del suo percorso creativo.

Ci si trova dinanzi a “Eugène Manet all’isola di Wight” realizzato durante il viaggio di nozze in Inghilterra e a “Eugène Manet e sua figlia nel giardino di Bougival” (entrambi dal Marmottan), padre e figlia sorpresi in un affettuoso atteggiamento che coinvolge il gioco, la giacca di lui fatta di rapidi tocchi mentre alle spalle ha maggiore concretezza espressiva il giardino di fiori variopinti e di piante: un luogo che, in altro momento, coinvolge la domestica di casa, Pasie, mentre è intenta a cucire, ancora tra il verde del giardino, esempio non ultimo di figure femminile colte nelle loro attività più umili nella storia dell’arte. Ci si trova dinanzi alla “Donna con ventaglio” (1876, seconda mostra impressionista), stilisticamente matura, dove in bella sequenza sono la composizione floreale, l’acconciatura della signora e il ricco ventaglio dal sapore settecentesco nei suoi disegni; e al “Ciliegio”, tra i dipinti a olio di dimensioni più imponenti realizzati dalla Morisot, e alla “Pastorella nuda sdraiata” e all’”Autoritratto con la figlia davanti a una finestra”, uno dei pezzi di maggior richiamo dell’intera mostra.

A cornice, o forse facendosi materia prima di “Morisot, pittrice impressionista”, si inserisce un “display”, realizzato da Stefano Arienti, un’ambientazione che incamera le tele dell’artista, ponendo qua una panchina o giocando là con un interno dove trovano posto un appendiabiti e un pianoforte, più in là un vasto, “erboso”, tappeto e certi teli di carta da parati, dipinti di grigio e di oro, o certe (deprecabili, queste sì) carte da pacchi color nocciola che umiliano certe tele che sopportano. O chi sopporta chi? Alcuni materiali con i relativi nuovi effetti creano un “dialogo con le opere” che non è da cancellare ma certo in alcuni momenti – leggi la prima sala – si tenta persino d’ingannare il visitatore camuffando quattro opere della Morisot con l’apporto moderno della cera di pongo “imposto” a larghe ditate da Arienti. È un progetto della direttrice Bertola di cui, per molti versi, non si sentiva affatto la necessità. “La culla”, poniamo, ci avrebbe personalmente rallegrato di più. S’intitola “L’intruso”. Se ho ben capito, nelle mostre a venire ne avremo ancora altri.

Risalendo all’inizio, tutti sottolineavano con dolenti note che per il restayling definitivo ci vorrà ancora tempo, con Purchia che, sottolineando la (già) nuova vita della GAM, ripete “noi continuiamo a credere in quella che è la prima galleria d’arte moderna del Paese, ma sarebbe bene che questo lo si ricordasse anche al governo”. Anfossi, da parte sua, ricorda che San Paolo ha già fatto il proprio dovere (leggi: 500 mila euro per i lavori di messa in sicurezza, altri 500 per il lotto zero). Con il milione e mezzo già messo da parte, si arriva a circa quattro milioni: per cui ad Anfossi non resta che chiedersi “a quando il contributo pubblico?”. La risposta che Mario Turetta, capo dipartimento per le attività culturali del Ministero della Cultura, dava alla Stampa nei giorni successivi, suonava glaciale: “Per quest’anno niente soldi alla Gam”. Sangiuliano, ex ministro ex promesse ex interventi, lasciava intravedere 15 milioni di euro: da Torino si aspetteranno i giochi (nuovamente?) del 2025. Responsabili e pubblico, tutti in attesa.

Elio Rabbione

Nelle immagini: di Berthe Morisot “Autoritratto con la figlia davanti a una finestra” (1887), “Il ciliegio”, “Donna con ventaglio” e “Autoritratto” (1885).

“The Mushroom Fortress”, i suggestivi “funghi colorati” di Michel Vecchi

Alle “Scuderie” del valdostano “Forte di Bard”

Fino al 25 maggio 2025

Bard (Aosta)

Al primo impatto, possono ricordarci i celebri “Tappeti natura”, inventati dal fantasioso creativo Piero Gilardi (artista torinese scomparso nel marzo di un anno fa) per riprodurre in modo estremamente realistico frammenti di ambiente naturale, “a scopo ludico ma anche di denuncia verso uno stile di vita ritenuto sempre più artificiale”. Chissà? Penso proprio che i fini collimino. Non è così di sicuro per i “supporti” e i “media” utilizzati. Il “poliuretano” per plasmare i “tappeti” (Pop Art) di Gilardi. Il legno di alberi caduti o pericolanti per i grandi “funghi” colorati di Michel Vecchi, l’ingegnoso “land artist”, ospitato con la sua “The Mushroom Fortress” nel prato verde antistante le “Scuderie” del “Forte di Bard”. Colori, pennelli e … motosega, Michel ha appositamente realizzato la sua piacevolissima installazione artistica per il “Forte” valdostano, creando una sorta di magico “Pianeta colorato” a misura d’uomo e di bimbo, dov’è facile immaginare giochi e voci di gioia rincorrersi fra quei “Funghi” (simbolo di “bosco” e di “felix natura”) creati dalla modellatura di legni recuperati da alberi non più alberi e tagliati lasciando le radici nel terreno “in segno di rispetto per il circolo rigenerativo della vita”.

Dalla sua Courmayeur, ai piedi del Monte Bianco, fino a Ibiza dove oggi vive parte dell’anno (dopo aver viaggiato fra Papua Nuova Guinea, Timbuktu, Mali, Afghanistan, Pakistan, India e l’isola di Pasqua), Vecchi ha sviluppato un modo suo, bizzarro e geniale ad un tempo, di fare arte che sempre vuole essere un atto d’amore infinito per la “natura”, per quel “bosco” di casa o lontano mille miglia da casa (ma i profumi, i sapori, i suoni e le vite e le emozioni in esso sottese sono sempre le stesse) che per lui è ogni volta “luogo di crescita, protezione e profonda introspezione”. Attraverso il suo lavoro, “l’artista – è stato scritto – ci invita a riflettere sulla profonda connessione tra noi e il resto della natura. Ogni albero porta con sé un messaggio dall’universo alla terra: una memoria, un’anima e un potere specifico da trasmettere a chi si avvicina ad esso. ‘The Mushroom Fortress’ è un’occasione per immergerci in questa connessione, riscoprendo la bellezza e la saggezza che la natura ci offre”. I suoi grandi funghi, color “natura” o rossi o blu a pois bianchi, sembrano infatti parte viva di un’umanità colorata, che ha scoperto l’essenza dello stare al mondo, la bellezza del comunicare e dell’esser parte di una Terra dove l’importante è prendersi per mano e sorridere di un sorriso vero, in un magnifico girotondo che è canto libero al cielo.

“Il messaggio delle opere di Michel Vecchi è in piena sintonia – commenta la Presidente del ‘Forte di Bard’, Ornella Badery – con le attività divulgative e di ricerca sui temi della conservazione e tutela della montagna e delle problematiche correlate ai cambiamenti climatici che vedono impegnato il Forte. L’installazione arricchirà per diversi mesi lo spazio verde antistante le Scuderie e attorno ad essa realizzeremo una serie di attività creative rivolte ai più piccoli”.

L’installazione è, inoltre, dotata di un “sistema sonoro”, basato sugli impulsi elettrici di veri funghi che negli anni hanno iniziato a crescere sulle sculture. Trasformati in musica, questi impulsi elettrici ci permettono di ascoltare la natura in modo diverso e dialogare con il suo linguaggio più profondo e potente.

Non è favola o gioco o magia. E’ realtà, realtà vera interpretata, attraverso l’intermediazione dell’arte, con gli occhi puri e semplici di un adulto che porta dentro la purezza di un bambino.

Gianni Milani

“The Mushroom Fortress”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 02/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 25 maggio

Orari: mart. 10/18, da merc. a dom. 10/18; chiuso il lun.

Nelle foto: Michel Vecchi all’opera e immagini dell’installazione

Viaggio nella storia dell’Infermieristica

Gli IPASVI compiono 70 anni. L’OPI Torino celebra l’anniversario della Legge n. 1049 del 29 ottobre 1954
Torino, 24 ottobre 2024 – Il 70° anniversario degli IPASVI, oggi Ordini delle Professioni Infermieristiche (OPI), segna una tappa storica per una professione che ha trasformato la cura in un’arte e il servizio in una missione. In occasione di questa ricorrenza speciale, che celebra la storica Legge n. 1049 del 29 ottobre 1954 – la quale diede vita ai Collegi IPASVI – l’OPI di Torino organizza un pomeriggio di riflessione e celebrazione presso la sua sede di via Stellone 5, Torino.
L’evento si terrà il 29 ottobre 2024 a partire dalle ore 15:45, offrendo l’opportunità per rivivere il lungo viaggio della professione infermieristica in Italia, dagli esordi fino all’odierna rilevanza sociale e normativa, culminata con la Legge n. 3 del 2018. Saranno presenti figure emblematiche del settore, che condivideranno storie e percorso personale, raccontando l’evoluzione di una professione che, giorno dopo giorno, si pone al fianco delle persone più fragili e vulnerabili, diventando ruolo chiave della sanità nazionale.
Aprirà l’evento il dottor Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino, seguito dall’avvocato Marcello Maria Bossi, che dalle 16:30 alle 17:30 esplorerà l’importanza sociale e giuridica degli Ordini Professionali, sottolineando come questi garantiscano non solo la tutela della Professione, ma anche la sicurezza dei cittadini. Il professor Valerio Dimonte offrirà una riflessione storica sul cammino dell’infermieristica in Italia, tracciando un ponte tra passato e futuro.
Dalle 18:45 alle 19:30, toccherà a tre voci speciali, che racconteranno la loro esperienza personale all’interno del Collegio IPASVI di Torino: la dott.ssa Fiorenza Bugana, la dott.ssa Maria Adele Schirru e il dott. Diego Targhetta Dur. Questi racconti intimi e appassionati metteranno in luce l’essenza della professione infermieristica, fatta di dedizione, empatia, competenza e umanità.
L’incontro si concluderà con l’intervento del dottor Giulio Zella, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Vercelli, che racconterà la sua esperienza di “30 anni al servizio dell’Infermieristica“, un viaggio costellato di sacrifici, sfide, ma anche di straordinarie soddisfazioni.
«Questo anniversario non è solo un momento di celebrazione, ma anche un’opportunità per riflettere sul percorso che abbiamo compiuto e su quello che ancora ci attende. La Legge n. 1049 del 1954 ha segnato l’inizio di un cammino di crescita, riconoscimento e dignità per la nostra professione, un cammino che, con orgoglio, continua ancora oggi. Siamo felici di ospitare questo evento, che ci permette non solo di guardare al passato con gratitudine, ma anche di costruire insieme il futuro dell’infermieristica in Italia. La nostra missione rimane quella di tutelare, valorizzare e dare voce a una professione che ogni giorno si prende cura della vita, garantendo professionalità e rispetto per tutti», ha commentato Bufalo.
L’evento si chiuderà con un momento di incontro e condivisione, durante il quale i partecipanti potranno scambiarsi idee e riflettere sulle sfide e le opportunità future, unendo le forze per continuare a dare valore a una professione che è sinonimo di impegno, cuore e servizio.