ilTorinese

“Gli strumenti della solitudine” al Cineteatro Baretti

Il 4 dicembre alle 21 al Cineteatro Baretti di San Salvario, verrà presentato da Mirko Vercelli in première “Gli strumenti della solitudine”, documentario sperimentale che ha diretto e realizzato e che è frutto di un anno di lavoro intenso e creativo. Il film nasce da un viaggio di due mesi in solitaria tra Thailandia e Vietnam, un’esplorazione della memoria, della solitudine e di quei momenti che esistono solo quando nessuno guarda.
Il progetto è prodotto dall’etichetta indipendente torinese Orizzontale (RKH Studio) e vede la collaborazione del Maltempo Collettivo, ensemble di musicisti torinesi, molto conosciuti e attivi nella scena cittadina, tutti sotto i 35 anni, come prevede il regolamento del Premio Sanesi.
La colonna sonora è stata interamente improvvisata e registrata insieme a field recordings, raccolti in luoghi inattesi. Il film è stato realizzato grazie al Premio Roberto Sanesi, vinto da Mirko Vercelli l’anno scorso e a una borsa di studio collegata.
Gli ė stato dato un approccio antropologico un po’ alla Chris Marker, il grande documentarista francese. C’è un aspetto interessante del lavoro: “Gli strumenti della solitudine” è in realtà un progetto multimediale completo. È appena uscito anche un libro di poesie con lo stesso titolo pubblicato da Edizioni del Faro e un album musicale pubblicato da Orizzontale/RKH Studio in collaborazione con Maltempo Collettivo.
Gli strumenti della solitudine è un’opera ibrida di spoken word e improvvisazione libera con i testi e la voce di Mirko Vercelli e la musica di Maltempo Collettivo. Nata da un viaggio nel Sud-Est asiatico, esplora i temi della memoria, della perdita e dell’impermanenza passando da antiche leggende alla tecnologia, in un dialogo tra voce, improvvisazioni libere, filmati e paesaggi sonori registrati sul campo. L’opera si esprime in due forme: un lungometraggio e un album. Nel lungometraggio il testo è presentato integralmente, accompagnato dal sonoro e da un flusso di filmati registrati con una handycam. Nell’album estratti del testo si alternano a momenti strumentali.
Vengono approfondite le tematiche della reincarnazione in ambito buddista, dello straniamento, sul genere dell antropologia interpretativa della scuola americana dei Clifford, dei Marcus e dei Crapanzano.Cosí Mondher Kilani nel 1994 scriveva: “Attualmente l’antropologia è obbligata ad essere riflessiva e fare ritorno sui luoghi a partire dai quali ha finora rivolto il suo sguardo agli altri. In questo “rimpatrio”, essa é inevitabilmente condotta a interrogarsi sui suoi punti ciechi e sulle questioni teoriche non affrontate, che sono l’esotismo e l’alterità. A meno che non si accontenti di riportare in patria il suo abituale sguardo esotico, per estenderlo, senza altra forma di processo, alla società moderna, in cui scovare, spesso con delle forzature, spazi marginali e premoderni, atti a divenire oggetto della sua persistente ricerca dell’esotismo.
Una tale antropologia del “presso di noi” che va attuandosi sempre di più, fa del testo etnografico il pre-testo che presiede alla scelta e all’individuazione dei suoi oggetti.
In altri termini, l’antropologia fonda la sua nuova legittimità sul seguente solipsismo epistemologico: “Sono un etnografo, dunque ciò che osservo è etnografico.
“L’opera di Mirko Vercelli io aggiungo, senza forzature, è una survey di antropologia applicata fluttuante, che vuole esplorare i luoghi esistenziali del silenzio, della solitudine e dell’alienazione. Il loro stile depresso e grigio.
In un epoca come la nostra dove la ripartenza folgorante della Storia, non me ne voglia Francis Fukuyama e il nichilismo imperante che ha rigettato, mai come in questi anni recenti, come da una bocca di fuoco, la sua acuta avversione ad ogni ottimistica aspettativa, impongono oggi nuove domande e nuove risposte di senso.
Mirko Vercelli ci prova, con coraggio intellettuale e forza delle idee.
Aldo Colonna
Cineteatro Baretti, Via Giuseppe Baretti 4, Torino
4 dicembre, ore 21
Première e unica proiezione. Apertura porte ore 20.30. 

Torino si prepara per la candidatura a Capitale Europea della Cultura

Si è riunito il Tavolo Strategico per la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033, che vede coinvolti Comune e Città Metropolitana di Torino, Regione Piemonte, Camera di commercio, Politecnico e Università degli Studi di Torino, Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo.

Presieduto dal sindaco Stefano Lo Russo, l’incontro ha visto la partecipazione dell’assessora regionale Marina Chiarelli, dell’assessora comunale Rosanna Purchia, del presidente della Camera di commercio Massimiliano Cipolletta, della vicerettrice del Politecnico Silvia Barbero, della rettrice dell’Università Cristina Prandi, della presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi e di Matteo Bagnasco per la Fondazione Compagnia di San Paolo. La riunione ha rappresentato un tassello decisivo nel percorso verso la presentazione del dossier, offrendo agli enti l’occasione di fare il punto sulle attività in corso, consolidare una visione comune e delineare le priorità per i prossimi anni.

Nel corso del 2025 sono stati compiuti passi significativi: sono nati tre think tank dedicati a intelligenza artificiale, libro e democrazia, che hanno coinvolto università, fondazioni, realtà culturali e imprese in processi di ricerca e co-progettazione. Parallelamente, Università, Politecnico, CeVIS e Torino Social Impact hanno avviato la creazione di un sistema sperimentale di valutazione dell’impatto, mentre la Città ha mappato l’intero ecosistema culturale urbano e metropolitano. Grazie all’accordo con Fondazione Piemonte dal Vivo e Hangar Piemonte sono inoltre partiti percorsi di partecipazione e formazione rivolti a operatori culturali, reti civiche e cittadinanza, estesi all’intero territorio regionale.

Ha preso avvio anche un ampio programma di partecipazione civica: più di 200 volontarie e volontari stanno portando il progetto tra le persone in occasione di eventi e appuntamenti pubblici. A questo si aggiunge il progetto di creative bureaucracy, che coinvolge 60 dipendenti comunali in un percorso formativo orientato a favorire innovazione sociale e collaborazione tra uffici e settori.

La candidatura dispone ora anche di un logo ufficiale, ideato con la collaborazione di oltre cento studentesse e studenti delle scuole primarie e secondarie torinesi e presentato in occasione del concerto di San Giovanni in piazza Vittorio Veneto, portando il progetto in uno dei momenti simbolici della vita cittadina.

Sul piano europeo, Torino ha intensificato le relazioni con numerose città del continente, sviluppando un rapporto privilegiato con i Paesi Bassi – partner nel ciclo delle Capitali Europee della Cultura 2033 – e partecipando a reti e conferenze internazionali che hanno contribuito a posizionare la candidatura come luogo di sperimentazione e cooperazione culturale.

Il Tavolo Strategico ha definito le direttrici operative per il 2026, anno in cui si passerà dalla mappatura alla progettazione concreta, attraverso percorsi condivisi con istituzioni culturali, scuole, presidi sociali e reti artistiche. A livello internazionale, l’obiettivo sarà consolidare i rapporti con le Capitali Europee della Cultura passate e future e definire più compiutamente la dimensione europea della candidatura, in linea con le indicazioni dell’Unione Europea.

A commento della riunione, il direttore della candidatura Agostino Riitano ha dichiarato:
“Questa riunione del Tavolo segna un passaggio significativo del nostro percorso – spiega Agostino Riitano, direttore della candidatura – e dimostra che Torino sta assumendo la candidatura a Capitale Europea della Cultura non come un esercizio formale, ma come un processo collettivo di interpretazione del presente e di immaginazione del futuro. In questi mesi abbiamo costruito un metodo, una rete e un orizzonte. Il metodo è quello della cooperazione tra istituzioni, università, fondazioni, comunità culturali e cittadini; una collaborazione che non si limita a sommare energie, ma produce una visione condivisa. La rete è quella che stiamo tessendo con le città europee, con cui non cerchiamo semplicemente alleanze, ma uno scambio di prospettive, linguaggi e responsabilità comuni. L’orizzonte è quello di una Torino che mette al centro le persone, che valorizza i talenti e le risorse vitali, che affronta le complessità del presente con curiosità, coraggio e spirito di apertura. Il 2026 sarà l’anno decisivo per trasformare gli indirizzi in progettualità, le intuizioni in programmi, le relazioni in partenariati strutturali. Sarà l’anno in cui il dossier inizierà a rivelare la sua forma, la sua architettura e la sua ambizione: raccontare una città che vuole proporre all’Europa un modello culturale fondato sul dialogo, sull’innovazione sociale, sulla prossimità, sulla qualità della vita urbana e sulla capacità di costruire fiducia. Torino sta dimostrando di avere una visione ampia, un’identità forte e una comunità pronta a partecipare. È da questa energia civile che nasce la candidatura e da questa energia continuerà a crescere”.

Il cammino verso il 2033 continuerà con il sostegno della Fondazione per la Cultura Torino, attraverso il coinvolgimento attivo di cittadini, istituzioni culturali, scuole, imprese e società civile. Nei prossimi mesi saranno presentati nuovi incontri pubblici, progetti di co-progettazione, azioni di comunicazione e iniziative territoriali che accompagneranno la redazione del dossier e il rafforzamento della dimensione europea della candidatura.

La “Busiarda”

/

PAROLE ROSSE di Roberto Placido

In tempi nemmeno tanto lontani, il quotidiano La Stampa, a Torino, veniva chiamato, in dialetto piemontese  la  “ Busiarda”, la bugiarda. Organo ufficiale della Fiat e di tutti i suoi interessi. Si racconta che, quando avveniva un incidente mortale negli stabilimenti della famiglia Agnelli,  per il quotidiano il decesso avveniva sempre sull’ambulanza o all’arrivo in ospedale. A parte questi aneddoti è indubbio che per oltre un secolo è stato il riferimento di Torino e del Piemonte fino a diventare un quotidiano nazionale con prestigiosi direttori e bravi giornalisti. Poi, in tempi più recenti, il lento declino, come tutta la carta stampata, aiutato dal disimpegno degli Elkann con la vendita di tutto il loro “impero” italiano e torinese in particolare. Dopo le aziende metalmeccaniche ora tocca ai giornali del gruppo GEDI e quindi i quotidiani locali, la Repubblica ed infine La Stampa. Per questo motivo nel Consiglio comunale di Torino il capogruppo del Movimento 5 stelle, Andrea Russi e poi il gruppo del PD,  ha presentato un’interpellanza, come di consuetudine, al Sindaco ed all’assessore competente, sulla vendita del quotidiano.

La cosa incredibile è avvenuta, non tanto nella risposta che il Vice Sindaco Michela Favaro ha dato in aula:  ” non sappiamo nulla” ma nella comunicazione scritta inviata all’interpellante. Mi spiace per la simpatica Michela Favaro, ma non si può rispondere, su un problema squisitamente politico,  che tocca la vita democratica della città di Torino, “sentiti gli uffici”…… non sappiamo nulla. Non si può scrivere una cosa simile e meno che mai metterci sotto la firma.  E poi mandano a rispondere il Vice Sindaco che, certo, ha la delega, ma  la questione, per l’importanza che ha,  riguarda tutta l’amministrazione e quindi il Sindaco Stefano Lo Russo. Sindaco che solo pochi giorni fa era seduto, con il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio , a fianco di John Elkann alla finale delle ATP. Continua la sudditanza, la subalternità e la  riverenza che le amministrazioni ed i Sindaci di Torino, con pochissime eccezioni, Diego Novelli, Sindaco del PCI, Partito Comunista Italiano,  dal 1975 al 1984. Ma se poteva essere comprensibile quando c’erano gli Agnelli, Gianni ed Umberto, ed una potenza industriale straordinaria,  non è, oltre che inaccettabile, comprensibile oggi che hanno venduto tutto e abbandonato la città. In via ufficiale avrebbe dovuto porre la questione e chiedere chiarimenti, informazioni.

La vendita de La Stampa al gruppo NEM (Nordest Multimedia), tra l’altro vicino politicamente al centro destra,  mette ancora di più ai margini Torino. Quotidiano che proprio in questi giorni, di incertezza e debolezza, ha subito un attacco da una frangia di manifestanti Pro Palestina. Attacco e devastazione della redazione, inaccettabile e ingiustificabile. Un  corteo che devasta il centro cittadino, l’assalto alla sede CGIL di Roma ed altri episodi simili fanno pensare che ci sia un piano che tende a creare tensioni e disordini a scopo politico. Mi auguro di essere smentito e di non doverci ritornare per episodi più gravi. Comunque, la questione de  La Stampa segue un fatto ancora più grave. La firma della città di Torino di un patto di riservatezza sul progetto di trasformazione di Mirafiori da stabilimento industriale in altro.  Si parla da tempo di progetti già definiti. L’area di Mirafiori, proprio per evitare il declino e difendere l’occupazione, una ventina di anni fa’, dalla Regione, ricevette quaranta milioni di euro per creare TNE, Torino Nuova Economia. Progetto che, gestito da esponenti FIAT, non produsse nulla e che nel mese di novembre 2025 è stata messa in liquidazione.  Una città, una Regione, una qualsiasi istituzione pubblica può investire risorse e dare contributi ma non non può e non deve firmare un patto di riservatezza con un privato. Una cosa mai vista. La Fiat smobilita ed invece di chiedergli conto, bloccare e vincolare le aree, gli si permette eventuali speculazioni. Cose mai viste! Le risposte che la città si aspetta e di cui ha bisogno sono altre. Come contrastare l’inesorabile declino. La mancanza di case, di lavoro, un senso di insicurezza in alcuni quartieri è evidente,  l’insufficienza dei trasporti.

Melanzane grigliate in salsa verde, più di un antipasto

Un piatto facile, veloce e gustoso da abbinare alla carne o al pesce o come insolito antipasto. Melanzane grigliate e successivamente condite con una salsina profumata e stuzzicante.

Ingredienti

3 Melanzane
1 Spicchio d’aglio
1 Peperoncino
2 cucchiai di capperi
5 Pomodorini secchi
Prezzemolo, origano, sale, olio evo q.b.
8 foglioline di menta
1 Limone

Lavare e asciugare le melanzane. Tagliarle a fette non troppo sottili e grigliarle pochi minuti per parte. Preparare la salsina, tritare il prezzemolo con la menta, l’aglio, i capperi, l’origano, il sale, l’olio ed il succo del limone. Tagliare a listarelle sottili i pomodori secchi ed unire alla salsa. Spennellare le melanzane con la salsa e disporle a strati sul piatto di portata. Lasciare riposare in frigo 12 ore.
Servire a temperatura ambiente.

Paperita Patty

 

Meglio Bernardini de Pace che Boldrini

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

.
La violenza contro le donne va condannata nella maniera più ferma e senza giustificazionismi  di sorta. Le donne restano il sesso debole, secondo un’antica espressione che pensavamo superata in nome di una parità sia pure faticosamente raggiunta. Oggi tuttavia nel rapporto uomo-donna, esse non sono solo la parte debole. A volte sono la parte forte anche nel momento di un divorzio. Lo sostiene una paladina delle donne come l’avvocato Anna Maria Bernardini de Pace che della battaglia contro la   violenza sulle donne è un presidio attivo e giuridicamente straordinario e insuperabile. Ieri mattina ho partecipato come socio all’assemblea dell’associazione “Marco Pannella“, un altro grande presidio di libertà in una società dove ogni forma di violenza e di odio, in primis quello antisemita, minacciano la libertà di pensare e di vivere. L’aggressione al giornale “La Stampa“ rivela un impazzimento collettivo molto preoccupante. Nel mio intervento di ieri ho affermato che la legge contro la violenza alle donne nel punto relativo al consenso “libero e attuale”  dell’atto sessuale va chiarito e precisato giuridicamente. Così come è formulato adesso, è fonte di condanne aprioristiche ingiuste.  Non si può andare a letto con il telefonino o con un contratto da aggiornare magari in itinere. Si tratta di un qualcosa di grottesco e persino ridicolo. Ricorda un’espressione odiosa di tempi lontani: le marchette, il gettone che le prostitute ricevevano ad attestare le loro prestazioni: il sesso contabilizzato che ne distrugge il valore vitale. E’ strano che se ne siano accorti solo  i leghisti, anche se la presenza di una giurista come Giulia Bongiorno fa la differenza. L’onere della prova di innocenza è giuridicamente inconsistente perché il principio giuridico è esattamente all’opposto. L’onere della prova spetta alla parte che fa valere un diritto in giudizio e non viceversa. Immemori delle improvvise  denunce, vecchie di anni, che hanno riempito le pagine dei giornali dedicate a registi, attori ed attrici, coloro che hanno perseguito una legge con un  voto unanime non hanno considerato che l’unanimita’ su un tema così delicato sacrifica la complessità dei problemi, semplificando in modo draconiano la realtà. Ho detto con una battuta un po’ semplicistica , ma vera,  che a dettar legge è l’on. Boldrini, eroina di un manicheismo spesso settario e sempre ideologico. A me piacerebbe leggere un testo proposto dall’avvocato Bernardini de Pace che ha accumulato un’esperienza unica nel corso di una lunga  carriera in rapporto costante con le donne. Inoltre la violenza nei rapporti non credo sia limitata solo al rapporto eterosessuale, come dimostrano le cronache. La verità è che l’amore è anche passione e seduzione e gelosia, tre sentimenti che nessun leguleio potrà facilmente regolamentare con certezza assoluta. Il problema si può tentare di risolverlo con l’educazione, ma non con quella degli improvvisati cultori di discipline che non conoscono: sociologi, psicologi, tuttologi, apprendisti stregoni. L’Eros resta un aspetto vitale carico di misteri, di piaceri e di sofferenze che ciascun essere umano deve affrontare o rinunciare a vivere. Sotto le coperte non valgono leggi , dicevano i vecchi liberali, contro i moralisti bacchettoni. Ho un’età tale da  poterne parlarne con il distacco che viene dalla pace dei sensi e dall’esperienza di vita. Certe Erinni non possono stravolgere la vita umana. Ripeto, tuteliamo le donne con leggi severe, ma esse debbono essere chiare e giuste. Direi umane. Io sono convinto che Marco Pannella avrebbe condiviso questo discorso, anche se non è mia intenzione “usarne“ il nome che resta legato ad un contesto storico diverso da un oggi in cui prevale la deriva irrazionalistica degli estremisti. Ma certo Marco Pannella è stato anche un maestro libertario di vita.

Nuovo Ospedale, le ragioni del NO

Caro direttore,

sempre in merito alla questione delle aree industriali dismesse da utilizzare, gradirei porre l’attenzione sulle ragioni che hanno coloro che si oppongono alla realizzazione del nuovo Ospedale Torino Nord all’interno del Parco della Pellerina, poiché esistono già due aree nel quadrante nordoccidentale di Torino che potrebbero fornire il suolo necessario per costruirlo senza devastare un parco pubblico: l’area ex ThyssenKrupp di corso Regina Margherita e l’ex mattatoio di via Traves.
Il nuovo ospedale va sicuramente realizzato, ma non si può affermare che la scelta di edificarlo mediante uno scempio ambientale ai danni del Parco della Pellerina sia inevitabile: se ci fosse la reale intenzione di perseguire una soluzione ecocompatibile e funzionale, unita ad opere di riqualificazione condotte seriamente e nel rispetto delle normative vigenti, si potrebbe costruire il nuovo ospedale senza intaccare il parco. Risulta assurdo ed incomprensibile che Torino sia una città dove si intende cementificare un’area verde pubblica quando esiste già altro suolo urbanizzato da utilizzare: è questo il modello di sviluppo sostenibile di cui tanto si parla ed in nome del quale si asserisce di dovere e volere orientare le politiche di governo, dal livello comunale a quello mondiale? Scelte come questa, inoltre, alimentano le peggiori dietrologie sui criteri e sulle ragioni che hanno condotto a tali determinazioni, la cui conseguenza è la crescita dell’antipolitica.
Ringrazio per la gentile attenzione ed auguro un buon lavoro.
Walter Nicolosi

A Camera un percorso di educazione alla fotografia

NEW DOCUMENTARY PRACTICES – FUTURES 2025

UN PERCORSO DI EDUCAZIONE ALLA FOTOGRAFIA

CON GLI ARTISTI

OLIVER FRANK CHANARIN E LORENZO VITTURI

Dal 2 al 5 dicembre

due workshop con i fotografi

per quattro giorni di incontri, lectures e talk

 NEW DOCUMENTARY PRACTICES – FUTURES 2025 è un percorso di educazione alla fotografia che si terrà a CAMERA Torino dal 2 al 5 dicembre 2025, rivolto a giovani artisti, curatori e appassionati di fotografia e linguaggi visivi.

Il 2 dicembre si inizia con un panel aperto al pubblico alle ore 18 che vedrà il curatore del progetto, Giangavino Pazzola, presentare la sua ricerca sulle Nuove Strategie Documentarie, in dialogo con la fotografa Marina Caneve. Si prosegue, il 3 e il 4 dicembre con i due workshop tenuti da Oliver Frank Chanarin e Lorenzo Vitturi. I fotografi saranno inoltre protagonisti di un talk aperto al pubblico previsto il 4 dicembre alle 18.30.

Il format NEW DOCUMENTARY PRACTICES mira a incrementare le competenze professionali e il network dei partecipanti al workshop e ad allargare la partecipazione attiva delle varie tipologie di pubblici alla fotografia contemporanea attraverso un programma strutturato.

L’attività si inserisce inoltre all’interno del programma pensato per FUTURES – la rete internazionale per la promozione della fotografia contemporanea di cui CAMERA è il punto di riferimento in Italia. Questo filone di ricerca permette all’istituzione torinese di compiere una mappatura dei principali protagonisti e protagoniste della fotografia contemporanea emergente in Europa.

I due workshop ruoteranno intorno agli usi innovativi del linguaggio fotografico, orientato all’ideazione di storie e di immaginari inediti che derivano dalla messa in discussione delle modalità tradizionali di approccio al genere documentario e dall’invenzione di altri criteri per interrogare la realtà. A seconda della propria scelta tra i due workshop, ogni partecipante potrà immergersi così nell’esperienza che più lo ispira.

Nel workshop Ama il peccatore, odia il peccato con Oliver Frank Chanarin, si lavorerà a stretto contatto con l’artista per combinare fotografie, parole e codici informatici. Verranno prese in esame le diverse modalità con le quali la produzione e la circolazione delle immagini sono state radicalmente trasformate nell’era digitale, dando vita al riutilizzo e ricombinazione di immagini autoprodotte, trovate e fotografie d’archivio per creare una nuova opera meccanica collettiva che sarà esposta alla fine del workshop.

Nel workshop Tra fotografia e scultura con Lorenzo Vitturi, invece, gli studenti saranno coinvolti in un processo multidisciplinare che sfida la bidimensionalità della fotografia per abbracciare un’ibridazione di questa con la scultura. Ogni partecipante verrà accompagnato in passeggiate urbane e sarà incoraggiato a sperimentare utilizzando materiali raccolti durante queste esplorazioni. Assemblando questi elementi in forma scultorea, i partecipanti al workshop dovranno poi trasformare forma e senso di questi per integrare il tutto in una propria personale narrazione visiva. I lavori finali rifletteranno tale approccio, combinando risultati visivi con sculture e installazioni effimere.

Il programma si rivolge a giovani autori e autrici appassionati alla fotografia e all’arte – provenienti non solo da percorsi formativi in Accademie di Belle Arti e Scuole di Fotografia italiane e straniere, ma anche in scuole di formazione in Scienze Sociali, Architettura e Discipline Artisticheintenzionati ad esplorare le molteplici opportunità dello storytelling, dalle modalità di progettazione di narrazioni fittizie e reali, dall’uso della fotografia combinato con altri media.

Le posizioni aperte per le iscrizioni dei partecipanti ai workshop sono venticinque al costo ognuno di 300 Euro iva inclusa.

Nel caso giungano candidature in numero superiore alla disponibilità di posti, CAMERA si riserva di valutare l’adeguatezza dei profili e di effettuare, a suo insindacabile giudizio, eventuali selezioni.

Per informazioni: didattica@camera.to

Per scaricare il programma e il modulo di iscrizione: www.camera.to

NEW DOCUMENTARY PRACTICES – FUTURES 2025

Dal 2 al 5 dicembre 2025

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, via delle Rosine 18, Torino

Martedì 2 dicembre

Nuove Strategie Documentarie. Una ricerca

ore 18:00

Giangavino Pazzola presenta, in dialogo con la fotografa Marina Caneve, il progetto di ricerca Nuove Strategie Documentarie che è sostenuto da Strategia Fotografia 2024, un’iniziativa della Direzione Generale per la Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura italiano.

Partner FUTURES Foundation Amsterdam, Fotodok Foundation Utrecht e CAMERA Centro Italiano per la Fotografia.

Mercoledì 3 e giovedì 4 dicembre

Workshop con Oliver Frank Chanarin: ama il peccatore, odia il peccato

Workshop con Lorenzo Vitturi: tra fotografia e scultura

ore 10:00 – 13:00 e 14:00 – 17:00

Giovedì 4 dicembre

Hybrid Visions: The Language of Documentary Practices Today / Visioni ibride: il linguaggio delle pratiche documentarie oggi

ore 18:30

Talk, in inglese, con Oliver Frank Chanarin e Lorenzo Vitturi insieme al direttore artistico di CAMERA François Hébel e il curatore Giangavino Pazzola.

Venerdì 5 dicembre

Finalizzazione dei workshop e sessioni di restituzione

ore 10:00 – 13:00 e 14:00 – 17:00

APPROFONDIMENTI

Workshop con Oliver Frank Chanarin: ama il peccatore, odia il peccato

I partecipanti lavoreranno a stretto contatto con l’artista per combinare fotografie, parole e codici informatici al fine di creare una serie di strane macchine. Il workshop prende le mosse dalla frase biblica “ama il peccatore, odia il peccato”. Attribuita al santo del VI secolo Agostino, questa sequenza di parole può essere invertita – ama il peccato, odia il peccatore – per capovolgerne il significato. In questo workshop ci saranno molti giochi di parole assurdi. L’installazione innovativa di Oliver Frank Chanarin, “Apparatus”, funge da utile introduzione ai temi del workshop. “Apparatus” è costituito da un robot realizzato dall’artista che appende e riattacca un archivio fotografico in continua evoluzione per tutta la durata della mostra. Funzionando secondo un algoritmo imperscrutabile, la macchina seleziona e giustappone immagini da oltre un centinaio di opere incorniciate conservate in pile sul pavimento della galleria. Appropriandosi del linguaggio dell’automazione, la macchina estrae e raccoglie, trattando le singole opere d’arte come oggetti da elaborare, valutare, ordinare, esporre e conservare, trasformando così lo spazio in qualcosa che a volte assomiglia più a una fabbrica che a una galleria. In questo workshop verranno presi in esame i modi in cui la produzione e la circolazione delle immagini sono state radicalmente trasformate nell’era dell’algoritmo. I partecipanti saranno liberi di utilizzare e combinare qualsiasi tipo di fotografia – immagini trovate, immagini d’archivio o immagini proprie – per creare una nuova opera meccanica che sarà esposta insieme alla fine del workshop.

Workshop con Lorenzo Vitturi: tra fotografia e scultura

Lorenzo Vitturi è da sempre interessato al rapporto tra fotografia e scultura, tra ciò che è materiale e ciò che è effimero, e ai diversi modi di tradurre visivamente questa tensione. Come ci relazioniamo con il cosiddetto mondo inanimato? In che modo possiamo creare una narrazione visiva utilizzando oggetti trovati e materiali di scarto? Quali strategie possono essere impiegate per dare nuovi significati a questi materiali, concentrandosi sulle storie e sui valori che essi portano con sé? E quali implicazioni concettuali derivano da questo processo? Queste sono alcune delle domande che l’artista vorrà affrontare durante il workshop. L’obiettivo del workshop è coinvolgere gli studenti in un processo multidisciplinare che metta in relazione la fotografia con la scultura. Per sottolineare l’importanza del processo creativo, i partecipanti saranno incoraggiati a utilizzare principalmente materiali raccolti e riciclati, che dovranno essere trasformati e integrati nella loro narrazione visiva. I lavori finali rifletteranno questo approccio, combinando risultati visivi con sculture e installazioni effimere. L’esplorazione si baserà sul contesto urbano di Torino, con particolare attenzione al quartiere di San Salvario, una zona vivace e multietnica in cui coesistono comunità diverse. Attraverso ricerche sul campo, osservazioni e incontri all’interno di questo territorio, gli studenti esamineranno come i materiali circolano, si accumulano, vengono utilizzati, scartati o riutilizzati nella vita quotidiana. Confrontandosi con le storie stratificate e le trame culturali di San Salvario, saranno incoraggiati a riflettere su come l’ambiente urbano e le sue dinamiche sociali possano influenzare i processi artistici. Il workshop inviterà i partecipanti a considerare come la materia e il territorio si influenzino reciprocamente e come i materiali raccolti in situ possano diventare portatori delle narrazioni racchiuse in questo quartiere unico nel suo genere.

APPROFONDIMENTI

Oliver Frank Chanarin (Londra, 1971) è un artista che lavora principalmente con la fotografia ed è vincitore del prestigioso Image Vevey Photography Grant 2024. La sua pratica artistica, di ampio respiro, è caratterizzata da un’apertura alla sperimentazione e alla collaborazione. Pur nascendo dalla fotografia e da un approccio critico al fotogiornalismo, il suo lavoro culmina in diversi media, tra cui libri, installazioni, robotica e fotografia. Chanarin ha studiato Intelligenza Artificiale all’università e ha ricoperto la carica di professore di fotografia alla Hochschule für bildende Künste (HFBK) di Amburgo (2016-2022). Chanarin è anche membro fondatore del programma di master in fotografia presso la Royal Academy of Art (KABK) nei Paesi Bassi. È uno dei due membri del duo Broomberg & Chanarin, le cui opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, tra cui Centre Pompidou – Parigi, Tate Modern – Londra, MoMA – New York, Stedelijk – Amsterdam, Jumex – Città del Messico, Victoria and Albert Museum – Londra, The Eye – Amsterdam, Art Gallery of Ontario, Cleveland Museum of Art e Baltimore Museum of Art. Tra i premi ricevuti figurano il Deutsche Börse Photography Prize (2013) per il progetto War Primer 2, l’ICP Infinity Award (2014) per il progetto Holy Bible e l’Arles Photo Text Award (2018).

Lorenzo Vitturi (Venezia, 1980) lavora nel campo della fotografia, della scultura e dell’installazione. Dopo la sua esperienza come scenografo cinematografico, Vitturi costruisce scenografie temporanee e sculture effimere, in studio e in loco, utilizzando sia materiali organici che artificiali. Partendo da specifiche località geografiche e dall’incontro con le comunità locali, il suo lavoro esplora le economie informali e la fusione di culture diverse, concentrandosi sul movimento di oggetti e persone in un mondo globalizzato. Tra le recenti mostre personali ricordiamo EARTH. Foundation, Verona (2024); Fondazione MAST – Foto Industria, Bologna, (2021); Centre Photographique Rouen Normandie (2021), FOAM Museum, Amsterdam, (2019); The Photographers’ Gallery, Londra (2017), Contact Gallery, Toronto (2015) e CNA Centre National de l’Audiovisuel, Lussemburgo (2014). Vitturi ha inoltre partecipato a mostre collettive al MAXXI di Roma, al Centre Georges Pompidou di Parigi, al Palazzo Reale e alla Triennale di Milano, al BOZAR di Bruxelles, al K11 Art Museum di Shanghai e al Barbican Centre di Londra.

“Cous Cous Party”, la storia di Andrea, giovane scultrice e street artist

Per la stagione 2025-2026 di Fertili Terreni Teatro andrà in scena al Bellarte, da venerdì 5 a domenica 7 dicembre

Per “Iperspazi”, la stagione 2025-2026 di Fertili Terreni Teatro, nella sala piccola Bellarte, andrà in scena venerdì 5 dicembre, alle ore 21, e sabato e domenica 7 dicembre, alle ore 19, la pièce teatrale “Cous Cous Party”, di e con Francesca Cassottana e Giulia Angeloni, per la regia di Francesca Cassottana. Lo spettacolo è adatto a un pubblico maggiore di 14 anni.

Nelle pieghe di una quotidianità iperconnessa, attraversata dalle scie della solitudine, vera piaga sociale, prende forma il racconto di “Cous Cous Party”, storia di una giovane scultrice e street artist, Andrea, in piena stagione pandemica, autoreclusasi nel suo mondo interiore di quattro mura, lontana dal dolore della perdita e dalla pressione di una eredità artistica ingombrante. Schiacciata dal peso di un celebre padre, la ragazza ha ogni giornomlottato per trovare la sua voce in un universo destinato a soffocarla. Una piatta e monotona quotidianità, la sua, all’improvviso sconvolta dall’arrivo di Matilde, assistente sociale che, da subito, si capisce essere il suo esatto opposto. La professionista, infatti, sembra incarnare la perfezione, il prototipo di donna capace di avere tutto sotto controllo, creando legami e risolvendo problemi, affrontando le sfide degli altri con sicurezza e maestria. Tuttavia, anche dietro una facciata impeccabile, si cela un loop di iperproduzione che la rivelerà creatura non di meno prigioniera, incapace di assaporare il risultato dei suoi sforzi. L’incontro-scontro tra le due donne, così diverse, ma unite nella ricerca di un significato, divamperà accompagnandosi a una tempesta emotiva e fisica: tanto Andrea quanto Matilde si troveranno ad affrontare ataviche paure ed insicurezze, trasformando la loro solitudine in una sorprendente connessione. Facendo l’una leva sull’altra, inizieranno un percorso che le metterà in discussione, costringendole a guardarsi dentro per ridefinire i concetti di arte e relazione, per arrivare a scoprire come anche dalle macerie possa rinascere la vita.

“Cous Cous Party” unisce la drammaturgia a una esperienza immersiva e site-specific, pensata per spazi non convenzionali. Lo spettacolo prende forma nella sala piccola di Bellarte, in  uno spazio dove non vi sarà separazione tra la scena e il pubblico. Solo così sarà prima possibile abitare lo spazio privato di Andrea, osservare da vicino le sue interazioni virtuali, per poi, con l’arrivo di Matilde, avvertire la presenza di un intruso. L’allestimento prevede un allestimento di design visivo, con l’utilizzo di un proiettore per raccontare il mondo esterno, ciò che lasciamo dietro di noi una volta entrati in casa. In tutto questo, il pubblico assume il ruolo del visitatore, una presenza ai limiti del voyeur, cui è concessa la possibilità di assistere all’intimità di Andrea, moderna incarnazione di un modello di Hikikomori, la cui volontaria reclusione non esclude del tutto le relazioni lavorative, ma solo il contatto fisico.

Il progetto nasce dal desiderio di indagare il rapporto complesso tra solitudine e bisogno di intime connessioni con l’altro, in una contemporaneità fatta di pixel, grandi città, infinite opportunità relazionali, ricerca di senso e di comunità. La compagnia I Franchi si e confrontata con diversi contesti in cui questa tematica si manifesta, dal mondo della tecnologia a quello dell’arte, dalle relazioni d’amicizia a quelle d’amore, fino alla sessualità, attraverso cui hanno sviluppato una drammaturgia originale.

Biglietti: intero 13 euro  / disponibilità di lasciare il biglietto sospeso tramite donazione online o con satispay, e di entrare gratuitamente per alcuni under 35 grazie ai biglietti messi a disposizione grazie alla collaborazione con Torino Giovani. I biglietti si possono acquistare su www.fertiliterreniteatro.com

Mara Martellotta

Voucher scuola, AVS: “Bene i fondi ma problema di equità, tempi e trasparenza”

Accogliamo positivamente lo stanziamento di ulteriori risorse che hanno permesso di ampliare la copertura del Voucher scuola. Era un passo necessario e lo diciamo da tempo.
Allo stesso tempo, però, molte famiglie ci stanno scrivendo con la stessa domanda, semplice ma inevitabile:
“Com’è possibile che si finanzino integralmente le rette delle paritarie mentre migliaia di studenti delle scuole statali e dei CFP restano esclusi dai contributi per libri, materiale didattico e trasporti?”
Una domanda che nasce dai numeri: per il Voucher A, destinato alle rette delle scuole paritarie, sono state finanziate il 100% delle domande ammesse fino a un ISEE di 26.000 euro, con un importo medio superiore ai 1.500 euro. Per il Voucher B, rivolto agli studenti delle scuole statali e dei CFP per l’acquisto di libri di testo, materiali didattici e trasporto, anche dopo l’iniezione di nuove risorse la copertura si è fermata a un livello molto più basso: sono stati finanziati solo gli studenti con ISEE fino a 8.258 euro. Il risultato è che migliaia di famiglie con ISEE basso, pur pienamente entro la soglia di bando di 26.000 euro, continuano a restare escluse dagli aiuti per le spese scolastiche essenziali.
È anche per evitare questa evidente sproporzione che avevamo presentato l’Ordine del Giorno 368, chiedendo tre interventi chiari: più risorse sul Voucher B, un tetto ISEE più basso per il Voucher A e una graduatoria unica basata sul reddito. Tre misure semplici, che vanno tutte nella stessa direzione: prima si aiutano le famiglie che hanno davvero difficoltà.
Perché chi oggi resta escluso dal Voucher B ha spesso redditi molto basso, 1.000, 1.600 euro al mese, e figli che frequentano la scuola pubblica. Sono famiglie che devono affrontare la spesa dei libri ad agosto, degli abbonamenti ai mezzi a settembre, del materiale didattico a inizio anno: spese che non possono essere rimandate.
A questo si aggiunge un tema decisivo: i tempi di pubblicazione del bando e delle graduatorie. Il bando è stato aperto dal 27 maggio al 27 giugno, ma fino a un mese prima dell’apertura non era stata ancora comunicata alcuna data ufficiale, lasciando le famiglie nell’incertezza. La prima graduatoria è uscita il 12 agosto, quando le scuole avevano già definito l’adozione dei libri e le famiglie si trovavano costrette ad anticipare la spesa per libri e materiali didattici. Il secondo aggiornamento è arrivato il 20 ottobre, quando gran parte della spesa principale era ormai già sostenuta. Solo il 27 novembre è stata raggiunta la copertura totale delle domande ammesse, a quasi fine primo quadrimestre.
Va sottolineato che i voucher non prevedono rimborsi: le famiglie non possono recuperare le spese già effettuate, e i voucher sono vincolati esclusivamente a libri di testo, materiali didattici e trasporti acquistabili dopo l’emissione del voucher stesso. Di conseguenza, la funzione del contributo si riduce drasticamente quando arriva in ritardo rispetto ai tempi reali della vita scolastica.
Infine, c’è un problema di comunicazione: parlare genericamente di “tutte le domande finanziate” senza distinguere tra Voucher A e Voucher B crea confusione e rischia di alimentare false aspettative.
Accogliamo dunque con favore ogni passo avanti, ma continuiamo a chiedere ciò che è doveroso: equità nella ripartizione, tempi compatibili con le esigenze delle famiglie e informazione chiara, completa e trasparente.
Perché strumenti come il Voucher scuola sono davvero efficaci solo quando le politiche pubbliche rispettano i tempi della vita reale, evitando lo scollamento tra decisioni politiche e bisogni concreti delle famiglie.
Alice Ravinale
Valentina Cera
Giulia Marro