ilTorinese

Riapre, sotto una nuova gestione, il Museo Carol Rama

Da sabato 30 novembre 2024 riapre al pubblico la Casa Museo di Carol Rama, posta in via Napione  15 a Torino, dopo essere stata chiusa per nove mesi. La gestione della casa, che era stata affidata all’Archivio Carol Rama, è ora nelle mani della Fondazione Sardi per l’arte. Si potrà tornare a visitare la casa di Vanchiglia dove l’artista torinese di fama internazionale ha abitato e lavorato dagli anni Quaranta fino alla sua morte, avvenuta il 24 settembre 2015.

La riapertura della Casa Museo di Carol Rama si accompagna  a una nuova veste grafica curata dai designer Paolo Cagliero e Alex Steiner, noti per altri lavori torinesi, quali quelli alla Fondazione Giulio e Anna Paolini.  Inoltre è  stato lanciato un sito web rinnovato www.casamuseocarolrama.it, che consente di prenotare la visita limitata ad un numero di cinque persone per turno.

La casa Museo di Carol Rama, che ha ospitato  l’artista per decenni, è un luogo carico si suggestioni dove si fondono le tracce della sua vita e della sua arte. Dalla metà del XX secolo fino alla sua morte nel 2015, Carol Rama ha trasformato il suo appartamento  in un’installazione unica, arricchita da opere sue e di altri artisti molto noti, come Man Ray e Andy Warhol, oggetti d’arte primitiva, fotografie e molti cimeli. Lo spazio era inizialmente un appartamento borghese, poi diventato “magazzino dell’anima”, come lo definiva la stessa Carol Rama, ove in ogni angolo è raccontata una storia.

La Fondazione Sardi per l’Arte, istituzione privata torinese fondata nel 2014 da Pinuccia Sardi, ha scelto di dedicare gran parte della propria attività alla conoscenza, promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea,  con un particolare focus sull’arte di Carol Rama. Nel 2019 la signora Sardi ha acquisito i beni custoditi nella casa e sottoposti al vincolo della Soprintendenza,  dandoli in comodato all’Associazione Archivio Carol Rama, che si è occupata anche delle visite alla casa museo al marzo 2024, quando gestione della casa Museo e dei tour guidati sono stati affidati dalla signora Sardi alla Fondazione Sardi per l’arte.

I tour guidati, in italiano e in inglese, sono possibili martedì e giovedì alle18, mentre sulla base di altre richieste potranno essere attivati tour alle 15 e 16.30. Al sabato visite guidate alle 10 e alle 16, con tour aggiuntivi su richiesta alle 11.30, 16.30 e 18.

Nel 2014, grazie al sostegno della Fondazione Sardi per l’Arte, è stato pubblicato il volume dedicato alla casa di Carol Rama e intitolato “Il magazzino dell’anima”, con fotografie di Bepi Ghiotti e testi di Cristina Mundici.

Mara Martellotta 

foto Nick Ash

La gentilezza digitale

Serena Fasano, delegata per il Piemonte e la Valle D’Aosta di UNA, Aziende per la Comunicazione Unite, e partner della agenzia Instant Love ci parla di educazione in rete.

Il 13 novembre scorso è stato il giorno della gentilezza, un tema di cui si parla molto con l’obiettivo di contrastare questo clima di discordia, ma anche di ingiurie e violenza verbale, facilmente riscontrabile sui social media o in televisione, che rappresenta lo specchio di un fenomeno proprio della mondo reale odierno.

Perchè si parla sempre di più di gentilezza, anche al mondo digitale?

Il tema della gentilezza si sta affacciando in maniera piu’ consistente all’interno del mondo della comunicazione, se ne parla maggiormente perchè ci si è resi conto che è necessario sempre di più educare e rendere consapevoli le persone di tutta una serie di regole e di condotte proprie della relazione, sia nel mondo reale che digitale. Il fine è di contrastare l’attuale approccio caratterizzato da una forte attitudine all’egoismo, all’individualità e soprattutto al conflitto, spesso spietato; è come se si fosse sviluppata nel tempo una grande angoscia che impedisce un confronto sano con gli altri, si pensa a difendere il proprio spazio, le proprie idee, anche con veemenza.

La gentilezza rappresenta ancora un valore?

Attualmente purtroppo modi garbati e buone maniere sono associati, spesso, alla debolezza, soprattutto nei confronti di noi donne. È necessario credere, invece, che un approccio cortese non corrisponde ad una mancanza di fermezza, non è fragilità, è un metodo che facilita le relazioni, il lavoro e lo scambio. Non è sempre spontaneo applicarla, a volte bisogna fare uno sforzo perchè è più facile usare toni duri e arrabbiarsi, ma impegnarsi ad essere cordiali e anche empatici è determinante, migliora noi stessi e l’ambiente circostante. Questo vale anche per il digitale dove i dialoghi aspri sono molto frequenti soprattutto sui social come Facebook, che ha avuto una evoluzione negativa: all’inizio era una magia, un luogo dove ritrovare persone e pubblicare belle immagini iconiche, in seguito si è trasformato in una piattaforma per polemizzare e discutere, è diventato una sorta di sfogatoio oltre ad un veicolo di fake news. Ora sta affrontando un nuovo passaggio legato alle creazione di community intorno ad interessi specifici: speriamo che questa possa essere un’evoluzione più pacata.

Qual è la strada da percorrere per attuare un cambio di rotta e ripristinare il principio del dialogo sano?

L’educazione digitale e la consapevolezza. Capire le dinamiche che sono dietro al mondo digitale, osservare con un occhio obiettivo il suo funzionamento e capirne le regole aiuterebbe ad utilizzarlo in maniera cosciente. La formazione è uno ausilio essenziale per acquisire gli strumenti per una corretta navigazione: usare toni e parole giusti, non rispondere alle provocazioni, non alimentare polemiche. Sono necessari codici comportamentali che si possono diffondere solo attraverso l’educazione, a cominciare dalle scuole. Le regole delle buone maniere devono avere il sopravvento sugli impulsi più bassi che sul web hanno terreno fertile, è essenziale un cambio culturale.

MARIA LA BARBERA

Donne d’impresa, incontro al Sellalab

Martedì 26 novembre alle h 18 il Sellalab Open Innovation Center di Torino ospiterà l’evento DONNE D’IMPRESA.

Il numero di imprese e startup fondate e gestite da donne sta crescendo nel tempo, evidenziando l’importanza dell’imprenditoria femminile. Secondo una recente ricerca, le donne rappresentano il più grande potenziale imprenditoriale non sfruttato in Europa e in tutti i settori.

Nel corso di questo incontro, professioniste di diversi ambiti approfondiranno tematiche riguardanti le politiche e i progetti più rilevanti in questo ambito.

A dare il benvenuto: Carla Bertuzzi, Open Innovation Specialist Sellalab Torino, e Stefano Azzalin, CEO di dpixel, Venture Incubator de Gruppo Sella. I lavori saranno preceduti dall’intervista che Nunzia Giunta, Co-Founder di UOMOeAMBIENTE Società Benefit, rivolgerà a Elisabetta De Wan, Amministratrice unica – boutique De Wan, in cui si affronteranno temi cruciali per l’imprenditoria femminile, come il bilanciamento fra vita personale e professionale, e la capacità di introdurre innovazione nei processi aziendali e l’importanza del benessere dei dipendenti.

Un panel pensato per ispirare la prossima generazione di imprenditrici, dimostrando come la leadership femminile e una visione audace possano fare la differenza in un mondo in costante cambiamento.

Seguirà una Tavola Rotonda moderata da Carla Bertuzzi con:
• Cristina Tumiatti, imprenditrice di Sea Marconi Technologies Sas di Collegno, di cui tutt’ora è Direttrice Commerciale e Marketing. Profondamente impegnata sul fronte dell’attività associativa, è Vicepresidente piccola industria delega tavolo DEI e ha presieduto gruppi come quello dei giovani imprenditori di Torino e il Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Torino. Il suo motto è: “L’Italia deve ripartire subito, e deve ripartire dalle imprese”

• Marzia Camarda, imprenditrice culturale, traduttrice ed editor per le grandi opere, è esperta di innovazione, didattica, gender balance, divulgazione culturale e scientifica e di progettazione di contenuti complessi. Fondatrice di Sidera srls, che produce contenuti editoriali per le principali case editrici italiane, e di Inkodex, startup innovativa specializzata in AI applicata al prestampa.

• Pasquale Pignalosa, Senior Business Analyst – Invitalia

Per assistere all’incontro è necessario iscriversi al form Donne d’impresa Biglietti, Mar, 26 nov 2024 alle 18:00 | Eventbrite

Edilizia sociale di corso Racconigi 25, certificazione GBC Condomini Gold

La consegna della targa, che premia l’impegno per una riqualificazione sostenibile e dall’alto valore sociale, a SECAP e ATC 

 

 

SECAP — azienda leader nel settore dell’edilizia e delle costruzioni — ha contribuito all’ottenimento della certificazione GBC Condomini per il complesso ATC di Corso Racconigi 25, una conferma del suo impegno nella ricerca di soluzioni sempre più in linea con i criteri di sostenibilità ESG promossi dall’Unione Europea.
Il complesso, sorto nel 1910 su un terreno donato dalla Città di Torino, ospita circa 350 alloggi suddivisi in otto corpi di fabbrica. Dopo un secolo di vita, tuttavia, criticità strutturali hanno richiesto importanti interventi di riqualificazione e di messa in sicurezza. L’Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale ha così avviato un ambizioso progetto di rigenerazione, sfruttando diverse fonti di finanziamento: gli incentivi del Superbonus 110% e Sismabonus per sei delle otto palazzine, i cui lavori sono stati affidati tramite un avviso pubblico a SECAP e le risorse PinQua-Pnrr e Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) per le altre due.

Un anno e mezzo di lavori a ritmo serrato, per un importo complessivo di oltre 50 milioni di euro, hanno permesso alle sei palazzine di tornare al loro splendore (sono in corso, intanto, gli interventi nelle altre due).  Non si è trattato solo di un progetto di riqualificazione edilizia, ma di un vero e proprio investimento sociale volto al miglioramento della qualità della vita delle famiglie residenti. Al centro dell’intervento sono state poste le persone, creando uno spazio accogliente e sostenibile dove ciascuna famiglia potesse ritrovare non solo una casa, ma un senso di comunità.

Le targhe della prestigiosa certificazione GBC Condomini in classe Gold, assegnate alle sei palazzine, sono state consegnate stamane dalla sezione piemontese di GBC Italia a SECAP e all’Agenzia Territoriale per la Casa. Tra i parametri valutativi grande rilevanza ha avuto il contributo sociale del progetto, testimoniato dall’ apertura di una portineria sociale e di altri spazi a disposizione dei residenti.

Posso affermare senza alcun dubbio che Racconigi 25 è  uno dei progetti che più mi hanno emozionato proprio per il suo impatto sociale oltre che funzionale ed estetico — afferma Giuseppe Provvisiero, presidente di SECAP — Per l’azienda è stata una doppia sfida in cui sono state messe in campo competenze tecniche, relazionali e finanziarie, confermando e rafforzando i valori di SECAP, che sono pilastri del “Buon Costruire” per dare una vita migliore, maggiore benessere e senso di identità alle persone che vi abitano e alla comunità di cui vi fanno parte. Il successo di Racconigi 25 è merito di tutta la squadra SECAP e la certificazione GBC Condomini è il coronamento di questo straordinario percorso di rigenerazione urbana. Ringrazio tutte le maestranze, i fornitori e le aziende che hanno collaborato con noi e che hanno messo il cuore nella realizzazione di questa impresa”.

La certificazione GBC Condomini, ottenuta grazie all’impegno di SECAP, che colgo l’occasione per ringraziare, insieme a tutta la struttura di Atc che ha lavorato instancabilmente al progetto – dichiara Emilio Bolla, Presidente di Atc –, rappresenta il riconoscimento del valore dell’intervento di corso Racconigi. Un progetto di riqualificazione particolarmente ambizioso che, grazie all’intreccio di diverse fonti di finanziamento, ha consentito di far rivivere uno storico complesso di edilizia sociale, unendo il rispetto di elevati standard di efficienza energetica al perseguimento di politiche volte a garantire sicurezza, qualità della vita e comfort abitativo”.

Come referente della sezione piemontese del GBC Italia – afferma Massimiliano Fadin Chapter Piemonte GBCITALIA – non posso che manifestare il mio entusiasmo nel poter condividere questo secondo importante risultato di certificazione con utilizzo del protocollo condomini dopo l’intervento del complesso Teodosia. Torino ma il Piemonte in generale sta crescendo come numero di interventi sottoposti a processi di certificazione di sostenibilità e ci tengo a segnalare che tra interventi registrati e certificati siamo passati in un solo anno da 30 a 65 edifici, segnale concreto che la sostenibilità è sicuramente un driver di sviluppo oggigiorno imprescindibile per il settore della filiera delle costruzioni”.

Oggi il quartiere di Corso Racconigi torna a vivere. Le facciate, restaurate con cura, mostrano nuovamente i fregi decorativi in stile liberty, restituendo al complesso la sua bellezza storica, in armonia con le moderne migliorie strutturali e di sostenibilità.
L’intervento ha coinvolto 14.000 mq di superficie coperta, oltre 13.000 mq di unità efficientate, circa 2.000 mq di serramenti sostituiti7.300 mq di tetti demoliti e 30.000 mq di intonaco armato; sono state inoltre installate. Quattro palazzine su sei sono passate da classe energetica F a A1, mentre le altre due da F a B, con un risparmio energetico di circa il 68% e un abbattimento di Co2 atteso di circa 400 tonnellate all’anno.

Self Control per i 40 anni di carriera di Raf

Mercoledì 27 novembre, ore 21

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

RAF

Self Control 40th anniversary Tour Club

 

 

“Self Control è nata 40 anni fa da un giro di chitarra tipicamente rock, il resto della storia l’abbiamo fatto insieme”.

Self Control 40th anniversary Tour Club è il tour di otto appuntamenti live per celebrare il 40esimo anniversario di Self Control, una delle hit più famose di sempre e per i 40 anni di carriera di Raf, il padre del pop in Italia.

Raf, tra i più acclamati e amati artisti italiani, che in 40 anni di carriera ha pubblicato 14 album in studio vendendo più di 20 milioni di dischi in tutto il mondo, alle porte del Self Control 40° Anniversary ha affermato: “L’attesa mi fa sentire elettrizzato e allo stesso tempo curioso per l’atmosfera che prenderà vita sul palco”.

Prodotto da Friends & Partners in collaborazione con Girotondo E.M., il tour sarà l’occasione per rendere omaggio all’affetto del pubblico e ai magnifici anni che hanno avuto come colonna sonora un brano amato da milioni di persone in tutto il mondo, un vero e proprio fenomeno, inno alla leggerezza e al senso di libertà.

Self Control, tra le hit più famose di sempre, ha segnato la ricca e straordinaria carriera di Raf e negli anni è diventato un evergreen che continua a spopolare tra i più giovani. È stato il singolo che ha portato Raf alla ribalta facendolo conoscere non solo al pubblico italiano, ma anche internazionale, consacrandolo tra i più grandi artisti e pilastri della musica italiana. Uno dei primi singoli italo-disco acclamato in tutto il mondo anche grazie al produttore Giancarlo Bigazzi.

Il cantautore nei live ripercorre la sua storia artistica cantando i brani più celebri del suo repertorio, tra cui “Sei la più bella del mondo”, “Il battito animale”, “Cosa resterà degli anni ‘80”, “Ti pretendo”, “Infinito”, “Stai con me”, “Non è mai un errore” e molti altri ancora.

Inoltre, per il quarantennale di Self Control è disponibile in edizione numerata e rimasterizzata il vinile 45 giri picture disc del singolo, in esclusiva sul sito di Sugar Music in uno speciale packaging trasparente serigrafato con sticker celebrativo.

Info

Teatro della Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Mercoledì 27 novembre, ore 21

RAF

Self Control 40th anniversary Tour Club

Biglietti: 49 euro intero

Biglietti su Ticketone

www.teatrodellaconcordia.it

011 4241124 – info@teatrodellaconcordia.it

 

Francesco Salamano e la moda maschile: l’eleganza al tempo del Vintage

Oggi 26 novembre a Camera la presentazione del libro “Manuale di moda maschile vintage:” di Francesco Salamano con l’accompagnamento di Mario Calabresi.

Si definisce “torinese con la valigia”, ma Francesco Salamano è anche un esperto di comunicazione e docente universitario in istituti come IED e Marangoni dove insegna materie legate alla sua professione, dunque marketing e comunicazione ma anche legate alla moda e alla storia dei costumi. Io l’ho incontrato in qualità di saggista ed esperto di moda vintage maschile dal momento che martedi 26 novembre presenta presso Camera il suo libro “Manuale di moda maschile vintage: guida per avere uno stile perfetto”, edizioni Demetra.

Francesco come nasce la sua seconda anima, quella di esperto di moda.

 

Dal piacere e dall’interesse verso la moda, perché è sempre stata una mia passione sin da ragazzino.  Mi piacevano determinati capi, mi piaceva il vestito in una certa maniera, e negli anni si è sempre più sviluppata questa passione che mi ha portato a ricercare, approfondire, a capire, e poi il mio interesse si è spostato verso il vintage, perché nel vintage c’era anche tutta una parte legata al passato, alla memoria, al ricordo. E tutto ciò è confluito nel mio libro che non è un libro solo di moda, ma è un libro legato alla cultura pop, ai riferimenti culturali legati al concetto di vintage che io sintetizzo in tre parole: etico, estetico ed esclusivo. Etico, perché in qualche modo il vintage si oppone al fast fashion. Lo spreco aiuta a ridurre l’impatto estetico, poiché i capi vintage erano progettati per durare più a lungo, erano realizzati meglio, rifiniti con maggiore cura, e spesso anche più belli dal punto di vista estetico. È talmente vero che molte aziende stanno lavorando volontariamente sul concetto di archivi. Infine, esclusivo, ma non nel senso negativo del termine, bensì come qualcosa che si oppone alla massificazione e all’omologazione, perché ogni capo vintage è unico, irripetibile, e non può essere replicato.

C’era davvero bisogno di un libro sulla moda maschile? Mi consenta la provocazione: ma la moda da uomo è davvero creativa?

Questo libro non è rivolto solo agli uomini né si limita all’eleganza maschile, ma esplora la cultura pop in generale, toccando argomenti come cinema, letteratura e musica. Anche una donna che non sia interessata alla moda maschile potrebbe trovare interessanti leggere storie e curiosità su questi temi. E poi, la moda è una fusione di influenze, anche tra i generi. Molti capi maschili sono diventati femminili e la moda femminile ha attinto dalla tradizione maschile. Esempi noti includono Saint Laurent con lo smoking femminile, Coco Chanel con le giacche in tweed, e Armani con il suo tailleur. Hanno dato vita a una moda elegante che partiva dagli abiti sartoriali maschili. Quindi perché no. Certo, forse adesso che si parla anche di fluidità esasperata dove vedi un Mahmood che va sul palco con la gonna e ormai è normale, forse te lo aspetti di più un manuale di moda anche maschile.

Diciamo che il binomio vintage moda maschile mi ha fatto chiedere se davvero c’è così tanta creatività? A quanto pare sì.

Diciamo che per certi versi la moda maschile è anche più creativa di quella femminile. Mi spiego meglio con un altro esempio: il fishtail parka, quello con le code a pesce, è stato uno dei campi più usati anche dagli stilisti per la moda femminile, o il bomber, altra giacca militare, eppure sono diventati di uso comune anche per le donne,  quindi anche nel casual ci sono state delle contaminazioni molto forti. Ritornando al concetto di creatività, la moda maschile nasce in modo funzionale, da capi nati per la guerra o per il lavoro, uno per tutti il jeans, ma che poi hanno travalicato il loro settore di riferimento finendo in mondi completamente diversi. Questo è creativo e allo stesso tempo disruptive, se ci si pensa.

Quando parla di cultura pop, il primo nome che mi viene in mente è Elio Fiorucci, a cui è stata dedicate una mostra attualmente in corso a Milano.

 

Fiorucci è presente nel mio libro, nel capitolo dedicato al denim dove c’è anche una sua bellissima foto, perché intanto è stato il primo a creare una sorta di concept store. E poi perché è stato lo  stilista-artista pop per eccellenza, accanto a nomi quali Andy Warhol, Keith Haring. Infine per la genialità di uno stilista che è riuscito nell’impossibile, cioè vendere i jeans agli americani.

Dopo anni di loghi in bella vista, oggi, soprattutto su TikTok, la Gen z ha scoperto lo stile “old money” che richiama l’alta società dove eleganza significa sobrietà. Si tratta di uno stile d’altri tempi, che ricorda i Kennedy o gli Agnelli, fatta di capi di ottima fattura, senza loghi, mai sopra le righe. Come se lo spiega?

Ma intanto, corretto o sbagliato che sia, lo stile old money porta con sé un’idea di ricchezza non esibita, e non solo di ricchezza, anche di potere, di successo, perché old money indica coloro che non hanno fatto i soldi, ma che li hanno ereditati. Il concetto dell’old money è anche legato a un’idea di successo che non ha bisogno di dimostrare nulla, quindi quel minimalismo, ma che in realtà non è minimalismo, che sfocia nell’autorevolezza. È un lusso dichiarato senza bisogno di urlare.

Mi sono però persa il passaggio dal capo firmato con il brand ben visibile in modo che sai che quel capo è costoso, alla scelta di abiti o accessori apparentemente anonimi, fatti benissimo, ricercati, ma che se non lo sai, non ti rendi conto del valore che hanno.

Potremmo ragionare sul fatto che lo stile old money vive anche di riferimenti culturali, legati al passato, legati a personaggi, legati a un certo tipo di stile, a un certo tipo anche di accessori, marchi, orologi. Quindi capi ed elementi intrisi di storia che in qualche modo comunicano. La seconda spiegazione è che forse si passa dal bisogno della griffe per comunicare sé stessi alla voglia di comunicare sè stessi e basta. Non serve più un ambasciatore che comunica chi sei, indossi qualcosa che ti permette di comunicare la tua personalità e il tuo io senza intermediari.

Mi fa venire in mente la frase “Vesti male e noteranno il vestito, vesti bene e vedranno la donna” di Chanel, che chissà perché io ho sempre associato all’eleganza di  Armani.

Ti ringrazio del complimento, perché citi Armani, un mostro sacro della moda. Parliamo di uno stilista che ha fatto 122 film, cioè costumi per film, tra cui Intoccabili, American Gigolo a Bastardi Senza Gloria. E nell’Olimpo della moda ci metto anche Ralph Lauren perché mi trovo più nel mondo vintage maschile rispetto a quello di cui stiamo parlando. E in più perché Ralph Lauren ha avuto la capacità di contaminare mondi completamente differenti, dal country americano allo stile inglese, dal mondo dell’etnico allo stile italiano, e questo forse è più unico che raro.

Come si fanno a trovare pezzi vintage da aggiungere al proprio armadio? Da dove parto?

Intanto documentarsi aiuta perché aiuta a capire, a scegliere, perché almeno uno non sceglie solo il proprio stile, ma anche i propri riferimenti culturali e ciò in cui desidera riconoscersi. Poi, io credo in un vintage, passami l’aggettivo, democratico. Io vedo molto spesso influencer che mostrano un vintage molto poco accessibile, fatto per pochi, ma in realtà, partendo da un certo tipo di ricerca, anche un certo tipo di buon gusto, il vintage può essere estremamente accessibile. Il che non vuol dire, a rovescio, che visto che il vintage è estremamente di moda si debba giustificare quei mercatini dove si compra a kilo, dove paghi poco ma compri anche male. Poi se sei fortunato lo trovi anche un pezzo, è capitato anche a me. Tornando alla domanda, trovi il vintage nei mercatini, anche col divertimento e la voglia di scoprire e poi c’è il web che ti permette di cercare in tutto il mondo. Uno degli ultimi capi che ho preso, l’ho comprato da un venditore thailandese. Si tratta di una giacca double face anni ‘50 che appunto ho trovato in Thailandia.

E a Torino dove possiamo cercare?

C’è Piazza Benefica, ogni tanto c’è il mercato della Gran Madre, ma diciamo che io, forse anche per la tipologia di capi, che sono più internazionali, pesco molto all’estero, sia nei mercati delle città che visito, perché, come sempre, il viaggio è nell’accezione larga, non soltanto del viaggio stesso, ma di tutto quello che l’esperienza del viaggio ti porta. E quindi, anche i mercatini in giro nel mondo, per esempio in America, le vendite nei cortili, in certe scuole, sono estremamente affascinanti. Anche perché lì trovi veramente l’inaspettato.

Quali sono i pezzi must-have da uomo o da donna? Quali sono i capi da cercare per costruire il nostro archivio personale? 

Per l’uomo, secondo me, direi un giaccone militare, che può essere di tanti generi, dall’M65 classico, al parka, alla giacca da ponte della Marina Americana, puoi scegliere quello che preferisci ma sicuramente un giaccone militare è un capo che va su tutto. Ed è talmente vero che io oggi sono in abito formale e ho una giacca militare degli anni 50. Poi, direi un giubbotto in pelle, il chiodo che va bene sia per l’uomo che per la donna, il cardigan, che è un altro di quei capi pieni di storia, rassicurante e senza tempo. Pensa che nasce come capo maschile e militare, dal Conte di Cardigan, durante la guerra in Crimea, e diventa poi capo femminile con Coco Chanel, a proposito di femminilità e moda che si contamina. E ancora il jeans, sembra banale dirlo, ma quale capo più rivoluzionario e che ha cambiato maggiormente le nostre vite del jeans?

 

E da donna?

Come ho già detto il chiodo, e se parliamo di qualcosa di assolutamente trasversale direi un cappotto ampio da uomo. Cito il cappotto di cammello che mi fa pensare a Marlon Brando in Ultimo Tango a Parigi e che io trovo su una donna estremamente sexy, magari oversize.

 

Trovo insolita questa scelta. Mi sarei aspettata il little black dress, il tubino nero, per una donna.

 

Ma io uscirei un po’ dallo stereotipo della femminilità, come dire, che ti aspetti. In realtà la femminilità, come tu sai molto bene è un’attitudine, quindi è quello che indossi che fa la differenza. Ci sono uomini che riescono ad essere completamente ineleganti, pur essendo vestiti perfettamente, perché sono, passami il termine, finti. Allo stesso modo una donna può essere estremamente sexy in t-shirt e jeans, che sono due capi all’origine molto maschili, e non esserlo in tubino nero.

Se dovesse nominare un torinese elegante, a chi penserebbe? 

È difficile, molto difficile. E poi, come sempre, mi metteresti in difficoltà perché sai che i torinesi sono anche molto permalosi, per cui rischierei di offendere qualcuno. Sinceramente non farei nomi perché il gentleman non dovrebbe esserlo solo per l’estetica e l’educazione, ma anche per l’approccio che ha rispetto alla vita.

Questa è una risposta molto elegante e molto torinese.

(Salamano scoppia a ridere) Hai ragione! Lasciami però aggiungere che io non sono affatto giudicante. Non ho la pretesa che la gente si vesta come piace a me. Piuttosto mi infastidisco davanti all’ostentazione della ricchezza, dello status symbol perché è l’antitesi di ciò che vedo e comunico. Io ritengo ognuno debba esprimere la propria personalità e la propria attitude, altrimenti si rischia l’omologazione al contrario, la sterilizzazione culturale.

È un bel messaggio quello lasciato da Salamano che ci fa comprendere come lo stile è qualcosa che ci creiamo, pescando tra mode che travalicano i confini del tempo e dello spazio. Lui sembra girare con una valigia invisibile piena di ricordi e aneddoti, gli stessi che ha cercato di comprimere nel suo libro. E questo libro arriva come una bella strenna natalizia da regalare a chi ha già tutto ma che ogni volta che apre l’armadio esclama: non ho niente da mettermi.

Lori Barozzino

Forze dell’ordine e militari in piazza a Torino “contro violenze e strumentalizzazioni”

Dopo i recenti episodi di violenza a Torino e in altre città italiane, che hanno preso di mira le Forze dell’ordine, questa mattina è stata indetta una manifestazione di piazza da parte delle organizzazioni che rappresentano le forze di polizia e i militari.
Nella foto di Mara Martellotta un momento del corteo.
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Di seguito pubblichiamo il comunicato delle organizzazioni sindacali che hanno promosso l’iniziativa: 
Oggi, le Forze dell’Ordine e i militari scendono in piazza per denunciare le continue ed intollerabili aggressioni subite durante le manifestazioni di piazza, durante il controllo del territorio e persino all’interno degli istituti di pena. Noi, servitori dello Stato, quotidianamente impegnati nella tutela dei cittadini, delle istituzioni e dello Stato di diritto democratico, siamo vittime di attacchi ideologici e  strumentalizzazioni politiche che mirano a delegittimare la nostra missione.
 È inaccettabile che chi rischia la vita per la sicurezza del Paese venga denigrato o sfruttato per tornaconti “politici”. Una parte della politica, sostenuta da un sistema mediatico di parte, distorce la realtà per colpire questi lavoratori, ignorandone il sacrificio e l’abnegazione nella difesa della Patria e della collettività. Le associazioni e i gruppi antagonisti, che promuovono il caos e l’odio ideologico, devono essere contrastati con decisione, senza giustificazioni o protezioni, a prescindere dal loro
 colore politico.
 Manca rispetto per chi veste una divisa nelle piazze come negli istituti di pena: mancare di rispetto alle forze dell’ordine significa minare i principi fondamentali dello Stato e dei valori democratici. La tolleranza verso chi diffonde violenza e instabilità non è solo irresponsabile, ma rappresenta un
 pericolo reale per l’intera società.
L’evanescenza dell’autorevolezza delle forze dell’ordine mina gravemente l’efficienza e l’efficacia dei servizi di ordine pubblico, come quelli del controllo del territorio finanche all’interno degli istituti di pena. Questa debolezza percepita alimenta e favorisce le frange più estreme e violente, che approfittano di una totale impunità per intensificare le proprie azioni distruttive e minare ulteriormente la sicurezza collettiva. È indispensabile ripristinare con urgenza il pieno rispetto dell’autorità e della legalità, rafforzando strumenti, risorse e formazione culturale per contrastare con determinazione tali derive.
Le Forze dell’Ordine ed i militari sono operatori di pace, schierati contro ogni forma di odio e violenza; tuttavia, quando necessario, hanno il dovere di difendersi e difendere il Paese, utilizzando ogni mezzo consentito dalla Legge per ripristinare l’ordine e garantire la sicurezza pubblica. È tempo che le istituzioni intervengano con azioni concrete e risolutive.
Da Torino si alza oggi un appello forte: rispetto e protezione per tutti gli uomini e le donne in divisa, madri, padri e figli che, come tutti i lavoratori, meritano dignità e condizioni di lavoro sicure. Non possiamo più essere considerati strumenti sacrificabili, sottopagati e lasciati soli ad affrontare
 angherie e violenze.
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 Torino, 20 novembre 2024
 SIULP – SAP  – COISP –  FSP – USIC  – SIM
 BRAVO PERNA CAMPISI PANTANELLA SILVESTRI USAI
 USIF – SAPPE – FNS-CISL -S.A.M.
 SATURNO SANTILLI RICCHIUTI GATTA

Bravo, Siulp: “Senza autorevolezza delle forze di polizia non c’è sicurezza”

Questa mattina a Torino si è svolto il corteo organizzato dai rappresentanti sindacali delle forze di polizia e dei militari per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione degli uomini e donne in divisa, spesso osteggiati da frange estremiste.

Abbiamo chiesto un commento a Eugenio Bravo, leader del sindacato di Polizia Siulp:

”Le piazze si sono trasformate in scenari di guerriglia e dopo Pisa le forze dell’ordine non possono nemmeno più difendersi con le tecniche operative previste, gli interventi delle pattuglie diventano trappole con agenti aggrediti, nelle carceri le aggressioni sono all’ordine del giorno, e le forze dell’ordine finiscono sempre più spesso nei pronto soccorso. Ogni tre ore un appartenente alle forze dell’ordine viene ferito. Continuando così, il rischio è che la prossima destinazione sia il cimitero. Senza l’autorevolezza delle forze dell’ordine, non si può garantire la sicurezza dei cittadini, che rimarranno esposti alla mercé dei delinquenti”.

Nella foto di copertina Bravo, a destra, con l’assessore regionale alla Polizia Locale Bussalino e nelle altre immagini alcuni momenti della manifestazione

Le pmi piemontesi pagano all’erario quasi 30 volte più di quanto versano i giganti del web

Secondo i centri studi di Confartigianato Imprese che ha elaborato i dati forniti dalla CGIA di Mestre, le pmi in Italia pagano ogni anno oltre 24 miliardi di tasse (le imposte calcolate sono: Irpef, Ires e Irap), mentre le 25 multinazionali del web presenti in Italia pagherebbero solo 206 milioni di euro.Nella classifica regionale il Piemonte si posiziona al quinto posto, in quanto le pmi piemontesi pagano all’erario ben 27,2 volte in più di quanto versano i giganti del web.Al primo posto ci sono le imprese lombarde che pagano 125 volte in più, quelle laziali 56,7, quelle emiliano-romagnole 38 e quelle venete 36,8.

 

Solo le imprese presenti in Molise e in Valle d’Aosta pagherebbero in termini assoluti meno tasse delle principali big tech collocate in Italia (pagano rispettivamente 0,8 e 0,9 in più di quanto versano i 25 colossi digitali).

 

“Non si capisce perché ci sia questa disparità di tassazione –commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte– e come, in Italia, ai giganti del web sia riservato un trattamento di favore con un prelievo fiscale così modesto. O meglio, si capisce benissimo: è il risultato dell’assoluta impreparazione della politica rispetto ai temi complessi e della totale mancanza di sovranità nazionale, indotta dal continuo scellerato declino verso il modello comunitario, rispetto alla predazione da parte di grandi player esterni.

Confartigianato Imprese, da sempre, chiede di rendere il prelievo fiscale più equo e meno farraginoso anche per combattere l’economia irregolare che, in un contesto così strutturato, trova un habitat ideale per espandersi”.

“Oltre all’eccessivo peso fiscale che penalizza i piccoli e favorisce i giganti –conclude Felici– sul mondo delle imprese insiste un eccessivo numero di adempimenti burocratici per lo più pidocchiosi che ostacola il lavoro di chi fa impresa. La burocrazia costa al sistema delle pmi italiane quasi 31 miliardi di euro all’anno. Anche qui è lampante la mancanza di autorevolezza della politica verso le satrapie del funzionariato statale che ben si guardano dall’intaccare un sistema che le fa proliferare e perpetuare. A causa di un sistema fiscale grottesco e predatorio sono necessari 30 giorni lavorativi per pagare le tasse. Voglio ricordare che le imprese italiane impiegano 240 ore all’anno per onorare gli impegni con il fisco.”

Ospedale Settimo, Valle (Pd): “Bene condivisione percorso e più trasparenza”

«Il percorso proposto dall’assessore Riboldi per il nuovo Piano Sociosanitario è ambizioso, sia rispetto ai tempi di approvazione sia rispetto al respiro decennale che il piano si propone di avere. Noi vogliamo partecipare attivamente e senza pregiudizi, convinti che sulle grandi scelte strategiche occorra provare a costruire una condivisione che vada al di là delle consiliature. Un nuovo piano sociosanitario, che faccia ordine, è ormai una necessità ineludibile.

Allo stesso modo, l’obbiettivo di salvaguardare e implementare le attività dell’Ospedale di Settimo è assolutamente condiviso e l’impegno finanziario della Regione è un nuovo passo importante per mantenerlo pubblico, dopo l’acquisizione dell’edificio. Dobbiamo operare con l’obbiettivo di salvaguardare lavoratori e servizi e farlo al riparo da polemiche politiche è il miglior modo di procedere.

Purtroppo, sui nuovi ospedali mancano ancora molte informazioni sui costi di bonifiche, terreni e sui tempi e manca la trasparenza sulle priorità politiche: le scarne indicazioni fornite in commissione indicano chiaramente che alcuni vanno più veloci, altri invece sono decisamente più indietro. Questo risponde a scelte politiche o soltanto al caso?

Per AslTO5, Torino e Savigliano è già prevista per il 2025 la consegna del PFTE a INAIL. Per Ivrea si ipotizza il 2026. Vercelli, Cuneo, Alessandria sono ancora senza previsioni, ma è facile ipotizzare il 2027.

Dall’inizio dell’interlocuzione con INAIL la Giunta Cirio si è rifiutata di indicare delle priorità; tuttavia, a fronte di un plafond di risorse INAIL limitato e di una capacità di pagare i canoni di locazione da parte della Regione ancora da definire (sulla base dei tassi di interesse, dei risparmi sulle utenze e sulla logistica), la necessità di stabilire priorità in maniera trasparente è fondamentale».

Daniele VALLE – consigliere regionale PD e vice Presidente IV Commissione