ilTorinese

“Piazza Paradiso Cabaret” chiude con Andrea Agresti

 

Domenica 27 ottobre alle 18.30 – ingresso libero

Piazza Upim, Centro commerciale Piazza Paradiso (primo piano)

 

Domenica 27 ottobre, alle ore 18.30, presso il centro commerciale Piazza Paradiso di Collegno (piazza Bruno Trentin 1), va in scena l’ultimo spettacolo dell’edizione 2024 di “Piazza Paradiso Cabaret”.

 

Andrea Agresti, comico, presentatore, cantante ma soprattutto… Iena, si presenta al pubblico con la sua band nello spettacolo che unisce musica e cabaret “Sempre lo stesso show”.

 

Una serata in cui il pubblico ride fino alle lacrime e canta a squarciagola per un’esibizione nella quale Agresti – musicista dalle grandi doti canore – ripercorre i successi italiani degli anni ’70- ’80 – ‘90, in un mix di gag, risate e ritornelli cantati insieme al pubblico.

 

Non manca un momento che accompagna ogni spettacolo in cui Andrea coinvolge i presenti in un simpaticissimo quiz a tema “LE IENE”.

 

L’ingresso, come sempre, è gratuito; l’appuntamento sarà introdotto dal comico torinese Mauro Villata, “maestro di palco” della rassegna.

Il Centro Commerciale Piazza Paradiso nasce da un progetto di riqualificazione urbana di un ex complesso industriale e si compone di tre piani: uno interrato e destinato a parcheggi e due fuoriterra di galleria commerciale, con oltre 30 punti vendita. Al piano terra si trovano l’ipermercato, a insegna Ipercoop, e varie attività commerciali e di servizio quali Marionnaud, Vision Ottica, Kasanova, centro TIM, Max Battaglia Parrucchieri, Stroili Gioielli, (In)Estasy, Centro Wind 3, Yo Yogurt, Lavasecco, Sale e Tabacchi e NewDigital Foto. Il primo piano ospita esercizi commerciali (Pittarosso, Upim, Sottotono, Maison et Cadeaux, Unigross, Libreria Ubik, Jerry abbigliamento, il centro estetico Coralline), una food court (In Primis, Food Paradise, ODS Store, Amo Pokè e Caffè Vergnano), l’Area Playground per i bambini, il CinemaParadiso e il Centro Dentistico DentalPro.

Un grande omaggio a Berthe Morisot, ma anche una giusta richiesta di denaro al Governo

Nelle sale della GAM, sino al 9 marzo 2025

Ha rischiato davvero di passare in secondo piano, nel momento dell’inaugurazione affollatissima la settimana scorsa, il ritratto e la mostra di “Berthe Morisot, pittrice impressionista” – organizzata e promossa dalla Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, una cinquantina di opere sotto la cura di Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin, con l’eccezionale sostegno del Musée Marmottan Monet di Parigi -, diremmo scavalcata dalle dichiarazioni – un appello unanime – del presidente Massimo Broccio e della assessora alla Cultura del Comune Rosanna Purchia, seguiti a ruota dalla novella direttrice Chiara Bertola (giustamente) preoccupati di quanta strada si debba ancora fare per vedere completato il “processo di riqualificazione” della Gam che pur vede aprirsi “una sua nuova stagione”, pur “chiusa per un terzo dei suoi spazi quando mi sono insediato”, sottolinea Broccio. Dando fiato alle trombe per urlare ancora una volta che pecunia non olet, si fa sonora richiesta secondo la impellente bisogna a Regione e Governo – secondo la consuetudine, il primo richiesto dovrebbe essere il Ministero della Cultura, di questi tempi mai così sconquassato e vistosamente claudicante – di farsi carico di un futuro più che concreto e soddisfacente: mentre il segretario generale della Compagnia di San Paolo, Alberto Anfossi, elenca il quanto già fatto e il quanto già deliberato per interventi a venire (poco meno di due milioni di euro).

Ma torniamo a Berthe, “figura femminile capace di farsi accettare in un ambiente tutto maschile”, sono ancora parole del Presidente, consapevole altresì che sia, in questo 150mo anniversario dell’Impressionismo, il bentornato momento artistico dell’artista, se anche il Palazzo Ducale di Genova sente la necessità di ambientare nelle proprie sale “Impression, Morisot” che “sarà la prima grande mostra in Italia sulla figura” (ci fanno sapere da Genova) della pittrice (e tu vuoi che un minimo di rivalità al di qua e al di là dell’Appennino non ci sia? magari, se Parigi val bene una messa, sarà l’occasione per un giro nella Superba, e approfondire), con “86 opere, tra dipinti, acqueforti, acquerelli, pastelli, cui si aggiungono documenti fotografici e d’archivio, molti dei quali provenienti dai prestiti inediti degli eredi Morisot”. Berthe che era nata a Bourges nel gennaio del 1841 e che sarebbe scomparsa a Parigi il 2 marzo 1895, la casa della sua giovinezza aperta a intellettuali e artisti, la preclusione all’École des beaux-arts che avrebbe aperto al gentil sesso soltanto nel 1897, i primi maestri e le visite al Louvre per studiare Raffaello e Rubens, l’allergia alle urgenze accademiche, l’entrata nell’atelier di Corot che la spinse a dipingere en plein air. Poi la conoscenza con Edouard Manet, incrociato nei lunghi corridoi del grande museo, forse una loro intima relazione data in pasto ai salotti parigini tra mille pettegolezzi, molto presumibilmente vuoti, una “relazione” artistica che sfociò nella comune passione artistica, nella stima e nell’amicizia, nell’affidarsi dell’allieva al maestro per divenire una delle sue modelle predilette (la ritrasse in ben undici tele, come “Il balcone”, 1868, “Berthe Morisot con il ventaglio”, 1872, e “Berthe Morisot con un mazzo di violette”, ancora 1872).

Questa frequentazione e quest’amicizia non impedirono a Berthe di sposare nel 1874 Eugène, il fratello di Manet, in un matrimonio oltremodo felice, “ho trovato un brav’uomo, onesto, e sono sicura che mi ama sinceramente”, parole che avrebbero sicuramente cancellato quelle pronunciate un tempo: “Non credo ci sia mai stato un uomo che abbia trattato la donna alla pari, e questo è tutto ciò che chiedo, perché conosco il mio valore.” È il piacere, quasi la necessità di dipingere a portare avanti la vita dell’artista, i suoi sentimenti consolidati, le amicizie, i viaggi e le frequentazioni di luoghi e amici, la dolcezza dei rapporti familiari, primo fra tutti quello con la sorella Edma; è l’importanza, forse mai immaginata ma pur sempre ricercata, di far parte di un gruppo, che trova nella “Società anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori, ecc.” e che vede tra i partecipanti, tra gli altri, Pissarro, Degas, Renoir, Sisley, Monet: con cui, unica presenza femminile, allestisce (nove erano le sue opere) nel 1874 una mostra nello studio del fotografo Nadar. Avrebbe partecipato a ogni mostra successiva, avrebbe mancato soltanto quella del 1879 perché incinta della figlia Julie.

Magicienne”, la definì Stéphane Mallarmé e nel passare dinanzi a certe opere, suddivise in quattro sezioni, la sfera familiare e i ritratti femminili, i paesaggi e i giardini e i capolavori en plein air, provenienti da importanti musei (oltre il Marmottan, il Musée d’Orsay di Parigi, il Musée des Beaux-Arts di Pau, e ancora Madrid e Bruxelles) e collezioni private (la difficoltà dei prestiti, ricorda Maria Teresa Benedetti, “per la volontà di accrescere la conoscenza di questa donna che a suo tempo non ebbe il riconoscimento che meritava”), ti rendi pienamente conto dell’affermazione, pochi tratti racchiusi in un vortice a renderci la grazia e la prepotenza al tempo stesso dell’incompiuto. Unite all’uso della luce che si spinge attorno a un personaggio e a un angolo di giardino con una incontrastata ricchezza di pennellate che brillano e vivacizzano la superficie delle tele, il tutto avvolto dall’intensità dell’apporto cromatico. A queste sezioni, è anche esposta una importante raccolta di opere su carta dell’artista, provenienti dal Marmottan, fondamentali come i dipinti per ripercorrere le tappe del suo percorso creativo.

Ci si trova dinanzi a “Eugène Manet all’isola di Wight” realizzato durante il viaggio di nozze in Inghilterra e a “Eugène Manet e sua figlia nel giardino di Bougival” (entrambi dal Marmottan), padre e figlia sorpresi in un affettuoso atteggiamento che coinvolge il gioco, la giacca di lui fatta di rapidi tocchi mentre alle spalle ha maggiore concretezza espressiva il giardino di fiori variopinti e di piante: un luogo che, in altro momento, coinvolge la domestica di casa, Pasie, mentre è intenta a cucire, ancora tra il verde del giardino, esempio non ultimo di figure femminile colte nelle loro attività più umili nella storia dell’arte. Ci si trova dinanzi alla “Donna con ventaglio” (1876, seconda mostra impressionista), stilisticamente matura, dove in bella sequenza sono la composizione floreale, l’acconciatura della signora e il ricco ventaglio dal sapore settecentesco nei suoi disegni; e al “Ciliegio”, tra i dipinti a olio di dimensioni più imponenti realizzati dalla Morisot, e alla “Pastorella nuda sdraiata” e all’”Autoritratto con la figlia davanti a una finestra”, uno dei pezzi di maggior richiamo dell’intera mostra.

A cornice, o forse facendosi materia prima di “Morisot, pittrice impressionista”, si inserisce un “display”, realizzato da Stefano Arienti, un’ambientazione che incamera le tele dell’artista, ponendo qua una panchina o giocando là con un interno dove trovano posto un appendiabiti e un pianoforte, più in là un vasto, “erboso”, tappeto e certi teli di carta da parati, dipinti di grigio e di oro, o certe (deprecabili, queste sì) carte da pacchi color nocciola che umiliano certe tele che sopportano. O chi sopporta chi? Alcuni materiali con i relativi nuovi effetti creano un “dialogo con le opere” che non è da cancellare ma certo in alcuni momenti – leggi la prima sala – si tenta persino d’ingannare il visitatore camuffando quattro opere della Morisot con l’apporto moderno della cera di pongo “imposto” a larghe ditate da Arienti. È un progetto della direttrice Bertola di cui, per molti versi, non si sentiva affatto la necessità. “La culla”, poniamo, ci avrebbe personalmente rallegrato di più. S’intitola “L’intruso”. Se ho ben capito, nelle mostre a venire ne avremo ancora altri.

Risalendo all’inizio, tutti sottolineavano con dolenti note che per il restayling definitivo ci vorrà ancora tempo, con Purchia che, sottolineando la (già) nuova vita della GAM, ripete “noi continuiamo a credere in quella che è la prima galleria d’arte moderna del Paese, ma sarebbe bene che questo lo si ricordasse anche al governo”. Anfossi, da parte sua, ricorda che San Paolo ha già fatto il proprio dovere (leggi: 500 mila euro per i lavori di messa in sicurezza, altri 500 per il lotto zero). Con il milione e mezzo già messo da parte, si arriva a circa quattro milioni: per cui ad Anfossi non resta che chiedersi “a quando il contributo pubblico?”. La risposta che Mario Turetta, capo dipartimento per le attività culturali del Ministero della Cultura, dava alla Stampa nei giorni successivi, suonava glaciale: “Per quest’anno niente soldi alla Gam”. Sangiuliano, ex ministro ex promesse ex interventi, lasciava intravedere 15 milioni di euro: da Torino si aspetteranno i giochi (nuovamente?) del 2025. Responsabili e pubblico, tutti in attesa.

Elio Rabbione

Nelle immagini: di Berthe Morisot “Autoritratto con la figlia davanti a una finestra” (1887), “Il ciliegio”, “Donna con ventaglio” e “Autoritratto” (1885).

“The Mushroom Fortress”, i suggestivi “funghi colorati” di Michel Vecchi

Alle “Scuderie” del valdostano “Forte di Bard”

Fino al 25 maggio 2025

Bard (Aosta)

Al primo impatto, possono ricordarci i celebri “Tappeti natura”, inventati dal fantasioso creativo Piero Gilardi (artista torinese scomparso nel marzo di un anno fa) per riprodurre in modo estremamente realistico frammenti di ambiente naturale, “a scopo ludico ma anche di denuncia verso uno stile di vita ritenuto sempre più artificiale”. Chissà? Penso proprio che i fini collimino. Non è così di sicuro per i “supporti” e i “media” utilizzati. Il “poliuretano” per plasmare i “tappeti” (Pop Art) di Gilardi. Il legno di alberi caduti o pericolanti per i grandi “funghi” colorati di Michel Vecchi, l’ingegnoso “land artist”, ospitato con la sua “The Mushroom Fortress” nel prato verde antistante le “Scuderie” del “Forte di Bard”. Colori, pennelli e … motosega, Michel ha appositamente realizzato la sua piacevolissima installazione artistica per il “Forte” valdostano, creando una sorta di magico “Pianeta colorato” a misura d’uomo e di bimbo, dov’è facile immaginare giochi e voci di gioia rincorrersi fra quei “Funghi” (simbolo di “bosco” e di “felix natura”) creati dalla modellatura di legni recuperati da alberi non più alberi e tagliati lasciando le radici nel terreno “in segno di rispetto per il circolo rigenerativo della vita”.

Dalla sua Courmayeur, ai piedi del Monte Bianco, fino a Ibiza dove oggi vive parte dell’anno (dopo aver viaggiato fra Papua Nuova Guinea, Timbuktu, Mali, Afghanistan, Pakistan, India e l’isola di Pasqua), Vecchi ha sviluppato un modo suo, bizzarro e geniale ad un tempo, di fare arte che sempre vuole essere un atto d’amore infinito per la “natura”, per quel “bosco” di casa o lontano mille miglia da casa (ma i profumi, i sapori, i suoni e le vite e le emozioni in esso sottese sono sempre le stesse) che per lui è ogni volta “luogo di crescita, protezione e profonda introspezione”. Attraverso il suo lavoro, “l’artista – è stato scritto – ci invita a riflettere sulla profonda connessione tra noi e il resto della natura. Ogni albero porta con sé un messaggio dall’universo alla terra: una memoria, un’anima e un potere specifico da trasmettere a chi si avvicina ad esso. ‘The Mushroom Fortress’ è un’occasione per immergerci in questa connessione, riscoprendo la bellezza e la saggezza che la natura ci offre”. I suoi grandi funghi, color “natura” o rossi o blu a pois bianchi, sembrano infatti parte viva di un’umanità colorata, che ha scoperto l’essenza dello stare al mondo, la bellezza del comunicare e dell’esser parte di una Terra dove l’importante è prendersi per mano e sorridere di un sorriso vero, in un magnifico girotondo che è canto libero al cielo.

“Il messaggio delle opere di Michel Vecchi è in piena sintonia – commenta la Presidente del ‘Forte di Bard’, Ornella Badery – con le attività divulgative e di ricerca sui temi della conservazione e tutela della montagna e delle problematiche correlate ai cambiamenti climatici che vedono impegnato il Forte. L’installazione arricchirà per diversi mesi lo spazio verde antistante le Scuderie e attorno ad essa realizzeremo una serie di attività creative rivolte ai più piccoli”.

L’installazione è, inoltre, dotata di un “sistema sonoro”, basato sugli impulsi elettrici di veri funghi che negli anni hanno iniziato a crescere sulle sculture. Trasformati in musica, questi impulsi elettrici ci permettono di ascoltare la natura in modo diverso e dialogare con il suo linguaggio più profondo e potente.

Non è favola o gioco o magia. E’ realtà, realtà vera interpretata, attraverso l’intermediazione dell’arte, con gli occhi puri e semplici di un adulto che porta dentro la purezza di un bambino.

Gianni Milani

“The Mushroom Fortress”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 02/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 25 maggio

Orari: mart. 10/18, da merc. a dom. 10/18; chiuso il lun.

Nelle foto: Michel Vecchi all’opera e immagini dell’installazione

Viaggio nella storia dell’Infermieristica

Gli IPASVI compiono 70 anni. L’OPI Torino celebra l’anniversario della Legge n. 1049 del 29 ottobre 1954
Torino, 24 ottobre 2024 – Il 70° anniversario degli IPASVI, oggi Ordini delle Professioni Infermieristiche (OPI), segna una tappa storica per una professione che ha trasformato la cura in un’arte e il servizio in una missione. In occasione di questa ricorrenza speciale, che celebra la storica Legge n. 1049 del 29 ottobre 1954 – la quale diede vita ai Collegi IPASVI – l’OPI di Torino organizza un pomeriggio di riflessione e celebrazione presso la sua sede di via Stellone 5, Torino.
L’evento si terrà il 29 ottobre 2024 a partire dalle ore 15:45, offrendo l’opportunità per rivivere il lungo viaggio della professione infermieristica in Italia, dagli esordi fino all’odierna rilevanza sociale e normativa, culminata con la Legge n. 3 del 2018. Saranno presenti figure emblematiche del settore, che condivideranno storie e percorso personale, raccontando l’evoluzione di una professione che, giorno dopo giorno, si pone al fianco delle persone più fragili e vulnerabili, diventando ruolo chiave della sanità nazionale.
Aprirà l’evento il dottor Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino, seguito dall’avvocato Marcello Maria Bossi, che dalle 16:30 alle 17:30 esplorerà l’importanza sociale e giuridica degli Ordini Professionali, sottolineando come questi garantiscano non solo la tutela della Professione, ma anche la sicurezza dei cittadini. Il professor Valerio Dimonte offrirà una riflessione storica sul cammino dell’infermieristica in Italia, tracciando un ponte tra passato e futuro.
Dalle 18:45 alle 19:30, toccherà a tre voci speciali, che racconteranno la loro esperienza personale all’interno del Collegio IPASVI di Torino: la dott.ssa Fiorenza Bugana, la dott.ssa Maria Adele Schirru e il dott. Diego Targhetta Dur. Questi racconti intimi e appassionati metteranno in luce l’essenza della professione infermieristica, fatta di dedizione, empatia, competenza e umanità.
L’incontro si concluderà con l’intervento del dottor Giulio Zella, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Vercelli, che racconterà la sua esperienza di “30 anni al servizio dell’Infermieristica“, un viaggio costellato di sacrifici, sfide, ma anche di straordinarie soddisfazioni.
«Questo anniversario non è solo un momento di celebrazione, ma anche un’opportunità per riflettere sul percorso che abbiamo compiuto e su quello che ancora ci attende. La Legge n. 1049 del 1954 ha segnato l’inizio di un cammino di crescita, riconoscimento e dignità per la nostra professione, un cammino che, con orgoglio, continua ancora oggi. Siamo felici di ospitare questo evento, che ci permette non solo di guardare al passato con gratitudine, ma anche di costruire insieme il futuro dell’infermieristica in Italia. La nostra missione rimane quella di tutelare, valorizzare e dare voce a una professione che ogni giorno si prende cura della vita, garantendo professionalità e rispetto per tutti», ha commentato Bufalo.
L’evento si chiuderà con un momento di incontro e condivisione, durante il quale i partecipanti potranno scambiarsi idee e riflettere sulle sfide e le opportunità future, unendo le forze per continuare a dare valore a una professione che è sinonimo di impegno, cuore e servizio.

“Quando inizia la felicità” di Gianluca Gotto

Recensione dell’ultimo libro dello scrittore torinese

Quando inizia la felicità“, ognuno di noi potrebbe avere una propria risposta, oppure potrebbe trovarsi in difficoltà nel capire cosa pensare esattamente, trasformando la frase in una vera e propria domanda: Quando inizia la felicità?

L’autore torinese e cittadino del mondo Gianluca Gotto, già molto noto per altre sue opere come “Succede sempre qualcosa di meraviglioso”, “Le coordinate della felicità”, “La Pura Vida” e non solo, ha fatto della frase “Quando inizia la felicità” il titolo del suo ultimissimo libro, uscito all’inizio di questa estate 2024.

Fondatore del blog “Mangia Vivi Viaggia” e autore di numerosi best seller e podcast, Gotto ha saputo trasformare il viaggio in uno stile di vita, diventando un punto di riferimento per chi desidera cambiare rotta e intraprendere un percorso di crescita personale.

Con oltre mezzo milione di copie vendute, i suoi libri rappresentano un manifesto generazionale per tutti coloro che si sentono “fuori posto” in una vita ordinaria e sognano di vivere secondo la propria vera natura.

L’autore racchiude nelle pagine di Quando comincia la felicità diversi capitoli intitolati con una domanda, come ad esempio: “Tra 10 anni quale decisione ti darà meno rimpianti?”, “Stai lasciando la porta aperta al destino?”, “Hai bisogno davvero di tutte le risposte ora per andare avanti?”, “Se dovessi morire oggi quanti rimpianti avresti?” e molti altri capitoli/quesiti.

Perché questa scelta?

Ad ogni capitolo, Gianluca risponde parlando di diverse sue esperienze nel mondo e del suo percorso buddista, insieme alla sua compagna di sempre Claudia.

Attraverso i suoi vagabondaggi, condivide i suoi viaggi interiori, gli insegnamenti di vari maestri e quelle di diverse persone incontrate lungo il suo cammino.

In questo modo, fornisce risposte chiare e comprensibili alle questioni affrontate nelle sue diverse argomentazioni, stimolando i lettori a riflettere, porsi domande e cercare risposte profonde.

Gotto invita anche a confrontare le proprie esperienze e opinioni con quelle del lettore, creando un dialogo significativo e personale che arricchisce il percorso di chi legge.

E’ un libro consigliato? Da recensione positiva o negativa?

I libri sono sempre soggettivi.

Da lettrice ( e non solo), posso dire che è un’opera molto positiva.

I capitoli di questo libro possono essere apprezzati in modo diverso a seconda delle risposte che si cercano nel momento di vita in cui lo si legge. Alcuni argomenti potrebbero risultare più facili da assimilare rispetto ad altri, e certi messaggi potrebbero arrivare con maggiore chiarezza e immediatezza. Tuttavia, ciò non esclude che, rileggendo certi capitoli in un altro periodo della propria vita, si possa trovare una nuova sintonia con quei contenuti.

Al di là dei consigli buddhisti o delle esperienze personali di Gotto, l’opera è indubbiamente un buon compagno di viaggio, per chi lo legge.

Quindi si, è assolutamente un libro consigliato.

CRISTINA TAVERNITI

Rivoli, ripartono gli incontri con le aziende


Le competenze per il lavoro di domani

La Città di Rivoli, attraverso il servizio “Rivoli & Lavoro”, in collaborazione con il Centro per l’Impiego di Rivoli e il Patto Territoriale Zona Ovest, dà il via a una nuova serie di incontri mirati per mettere in contatto chi cerca lavoro con le aziende del territorio. Questi appuntamenti offrono un’occasione concreta di confronto diretto tra candidati e datori di lavoro in diversi settori professionali.

Gli incontri, che si terranno presso la sede di Corso Francia 98 a Rivoli, sono gratuiti e aperti al pubblico, e si svolgeranno dal 29 ottobre 2024 al 17 dicembre 2024, per un totale di cinque appuntamenti, con la partecipazione di aziende locali.

Calendario degli incontri:

  • Martedì 29/10/2024, ore 10.00 – Lavorare come addetto/a pulizie. Sarà presente un’azienda del settore.
  • Martedì 12/11/2024, ore 10.00 – Lavorare come operatore di magazzino. Sarà presente un’azienda del territorio.
  • Giovedì 21/11/2024, ore 10.00 – Lavorare nella grande distribuzione.
  • Giovedì 5/12/2024, ore 10.00 – Lavorare come addetto alla ristorazione collettiva. Sarà presente un’azienda del settore.
  • Martedì 17/12/2024, ore 10.00 – Lavorare come assistente familiare, con la collaborazione dello sportello Badanti del CPI di Rivoli.

L’Assessore al LavoroMarco Tilelli, ha espresso il suo entusiasmo per questa nuova edizione di incontri, dichiarando:
Rivoli & Lavoro si conferma un progetto fondamentale per la nostra comunità. L’obiettivo è favorire il contatto diretto tra domanda e offerta di lavoro, offrendo ai cittadini opportunità concrete di occupazione. È importante che chi cerca un impiego possa trovare nel proprio territorio occasioni adeguate alle proprie competenze, e allo stesso tempo le aziende locali possono trovare personale qualificato in linea con le proprie esigenze.”

 

Gli incontri rappresentano un momento di confronto diretto per i partecipanti, che avranno l’opportunità di informarsi sui profili richiesti e dialogare con i responsabili delle risorse umane delle aziende coinvolte. Il progetto ha l’obiettivo di supportare sia chi è in cerca di lavoro sia le imprese alla ricerca di nuove risorse, puntando sulle competenze necessarie per il lavoro di domani.

Exodos, il fotografico racconto dei popoli in cammino

 

Fino al 31 ottobre il Circolo della Stampa di Torino ospita in Corso Stati Uniti 27 la mostra “Exodos – Exit – popoli in cammino” con le fotografie di tredici reporter piemontesi sulle migrazioni.

Dare volto, voce e immagine alle donne e agli uomini in viaggio. “Exodos-Exit” (dal greco uscita) è un progetto fotografico nato nel 2017 da un’idea dell’Associazione degli ex allievi del Master di Giornalismo Giorgio Bocca di Torino con il sostegno della Regione Piemonte. Quest’anno la mostra è stata rilevata dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte che ha deciso di riproporla aggiornandone i contenuti. Ne sono coinvolti alcuni dei più importanti e noti fotoreporter piemontesi ( Marco Alpozzi, Max Ferrero, Stefano Stranges, Mauro Donato, Giulio Lapone, Matteo Montaldo, Giorgio Perottino, Mirko Isaia, Simona Carnino, Mauro Ujetto, Andreja Restek, Renata Busettini e Paolo Siccardi ) che nel loro percorso professionale hanno descritto il fenomeno delle migrazioni in diversi contesti mondiali.

Un racconto che parte dai paesi di origine dei migranti, in contesti spesso sconosciuti al grande pubblico, per arrivare a quanto accade nei nostri confini, da Trieste alla Val Susa fino a Ventimiglia. Immagini per testimoniare e per indurre alla riflessione su un fenomeno talvolta analizzato e discusso dimenticando che dietro ai freddi numeri delle persone in viaggio ci sono le storie e i volti di persone in carne, cuore e ossa. “Exodos”, come nella tradizione del migliore giornalismo, non ha l’obiettivo di indicare soluzione politiche, ma vuole fornire a chi la visiterà qualche strumento in più per formarsi un’opinione libera e documentata su un fenomeno complesso che non può conoscere semplificazioni. La mostra, che è stata esposta in quaranta città italiane e nel 2017 al Parlamento Europeo a Bruxelles, è stata premiata con la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Italiana. Inoltre ha ottenuto il Patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e il Patrocinio dell’Alto Commissario della Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

M.Tr.

Consumatori, Polliotto (Unc): “Attenti alla truffa del bait-and-switch”

Parla la Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

In aumento le insidie per i consumatori. A mettere in guardia contro una delle ultime frontiere dei raggiri in corso è l’Avvocato Patrizia Polliotto, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori. “La truffa bait-and-switch consiste nel proporre un prodotto o un servizio ad un prezzo estremamente conveniente, una di quelle offerte che non si possono lasciare scappare, che, in realtà, non esiste. È una forma di pubblicità falsa.  L’offerta serve solo ad attirare il cliente sul sito o in negozio, ma il venditore non ha mai avuto intenzione di renderla disponibile. Una volta che l’acquirente tenta di acquistare il prodotto, questo viene sostituito con uno più costoso”, spiega il noto legale.

Il cellulare che abbiamo visto a metà prezzo non esiste più, l’abito scontato al 70% è solo di una taglia troppo grande o troppo piccola per noi, quell’hotel super scontato non ha disponibilità nella data che abbiamo scelto.  L’offerta è troppo bella per essere vera: il venditore usa un’esca (bait) e poi sostituisce il prodotto (switch) Internet ha moltiplicato le truffe bait-and-switch, perché è molto più semplice ingannare gli acquirenti online, dato che non possono vedere fisicamente l’oggetto che intendono acquistare”, prosegue Polliotto.

Il consumatore vede un annuncio online con uno sconto importante su un prodotto, ma quando clicca sull’annuncio, il prodotto risulta esaurito. A quel punto gli vengono offerte tante alternative simili ma più costose, perché il venditore conta sul fatto che l’acquirente resti sul sito e decida comunque di comprare l’alternativa costosa, anche se l’esca non c’è più. 

Le piattaforme principali hanno adottato delle procedure per prevenire questo tipo di truffa, molti hacker sono in grado di superare i controlli fin quando non vengono segnalati.  Ma la truffa bait-and-switch non è solo online. E riguarda anche gli affitti. Può succedere di cercare un appartamento in affitto, di trovarne uno bellissimo e in una zona molto ambita ad un prezzo veramente conveniente, per poi scoprire (ovviamente dopo aver pagato) che non è più disponibile ma al suo posto c’è una soluzione di livello più basso. Troviamo questa pratica commerciale scorretta anche in alcune concessionarie di auto usate, che pubblicizzano prezzi super convenienti che, una volta arrivati sul posto intenzionati ad acquistare, non troviamo più. L’auto conveniente che ci aveva spinti in concessionaria non c’è più o ci sono dei costi nascosti che dovremmo affrontare se la acquistassimo, pagando così molto di più. Anche qui, naturalmente, ci sono opzioni simili che possiamo comprare ad un prezzo più alto”, conclude Patrizia Polliotto: “Ecco i nostri consigli su cosa tenere d’occhio quando facciamo un acquisto, online o in negozio: acquistiamo solo su piattaforme affidabili.  Se abbiamo dubbi o non conosciamo bene il sito, possiamo cercarlo online per scoprire se altri acquirenti hanno avuto esperienze negative; se stiamo comprando su siti di vendita tra privati, controlliamo sempre prima le recensioni dei venditori, per assicurarci che siano sempre stati onesti con gli acquirenti precedenti; leggiamo bene l’offerta, spesso l’inganno è nelle condizioni; verifichiamo la disponibilità: prima di andare in negozio controlliamo che il prodotto o il servizio pubblicizzato ci sia effettivamente; non facciamoci ingannare da prezzi troppo bassi, un’offerta a prezzi troppo al di sotto del mercato deve insospettirci. Confrontiamo i prezzi con quelli di altri negozi o siti web per averne un’idea”.

Per queste e altre esigenze è possibile contattare dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18 lo sportello del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori, con sede a Torino in Via Roma 366 ed a Pinerolo, in Viale Cavalieri d’Italia n. 14, al numero 0115611800 oppure scrivendo una mail a uncpiemonte@gmail.com, o visitando il sito www.uncpiemonte.it compilando l’apposito format.

Minimarket, Ruffino (Az): “Depositata proposta di legge per regole più stringenti”

“A pochi giorni dalla visita della Commissione periferie a Torino, in cui abbiamo affrontato la necessità di intervenire sulla regolamentazione dei minimarket, ho depositato una proposta di legge per rendere la normativa più stringente, con l’obiettivo di implementare i controlli e tutelare appieno la legalità”.
A dichiararlo è Daniela Ruffino, deputata di Azione e vicepresidente della commissione parlamentare sul degrado delle periferie.
“Il tema dei minimarket – ha proseguito Ruffino – è particolarmente sentito: in una città come Torino ce ne sono oltre 2000, molti non rispettano gli orari di chiusura provocando assembramenti, soprattutto tra i giovani a cui sono anche venduti alcolici. Con la proposta di legge vogliamo conferire maggiori poteri ai sindaci, dando loro la possibilità di concentrare le aperture di specifici esercizi commerciali nella fascia oraria 7-22, con un limite di 13 ore giornaliere. Il tutto, con provvedimenti di durata annuale, rinnovabili. In questo modo sarà possibile effettuare migliori controlli e intervenire nei confronti delle persone socialmente più deboli: non mancheranno, infatti, le sanzioni, con la possibilità di sospensione dell’attività fino a quindici giorni nel caso di reiterata inosservanza nell’arco di sei mesi. Azione risponde in maniera concreta alle problematiche: mi auguro che questo provvedimento segua il corretto iter per una rapida approvazione”.