Il riconoscimento del Museo Nazionale del Cinema è assegnato quest’anno al grande regista, attore e sceneggiatore. La cerimonia si terrà venerdì 22 marzo 2024 alle 20:30 al Cinema Massimo. Il riconoscimento gli viene attribuito “per il suo stile ironico e visionario e per la sua capacità di scandagliare la società umana, raccontandola con ironia e delicatezza”. La consegna del premio avverrà durante l’importante omaggio che il Glocal Film Festival gli dedica e in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica “Luci nel silenzio”, allestita al Polo del ‘900 a Palazzo San Celso a Torino.
Verdone stesso commenta l’assegnazione: “Questo riconoscimento così importante da parte del Museo Nazionale del Cinema di Torino mi riempie di gioia Mai avrei pensato che un giorno quell’importante Museo che visitavo spesso con mio padre (amico intimo della fondatrice Maria Adriana Prolo), potesse un giorno interessarsi a me”.
“Lo vedevo come un luogo magico, ricco di oggetti, lanterne, proiettori primitivi e tanti volti in bianco e nero. Grazie di cuore a coloro che mi hanno regalato questa grande emozione e soddisfazione, che dedico a un grande educatore: mio padre Mario”, conclude l’attore e regista.
“Siamo molto felici di omaggiare Carlo Verdone con il premio Stella della Mole, che così bene rappresenta il museo che lui ha frequentato e amato nella sua giovinezza – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. Il suo ricordo racconta di un luogo magico, e tale continua a essere anche oggi, grazie al potere della fascinazione che solo il cinema sa dare. Grazie ancora per aver accettato di essere qui con noi”.
“Sono molto contento di questa collaborazione con il Glocal Film Festival – aggiunge Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Carlo Verdone è uno dei grandi personaggi del cinema italiano, capace di interpretare lo spirito comico e drammatico che ha conquistato diverse generazioni. I suoi personaggi sono entrati nell’immaginario collettivo, e molte sue espressioni e modi di dire fanno oramai del linguaggio quotidiano, a dimostrazione della sua grande bravura nel raccontare il genere umano”.
Nella foto Carlo Verdone (credits Mirta Lispi/Paramount+)
Sino a domenica repliche all’Alfieri di “Amanti”
Lui è Giulio, signore tranquillo che ha superato la quarantina, una moglie e tre figli che gli ricordano più una baby gang piuttosto che un’adorata discendenza. È lì nell’androne di un palazzo, sta salendo con l’ascensore al quarto piano dello stabile per l’appuntamento che ha settimanalmente, del tutto tranquillo davanti al proprio avvenire. Lei è Claudia, caotica, femminilmente pasticciona, a casa un marito più giovane che la ama, l’assenza e il desiderio di un figlio che scopriremo è la sua spina nel cuore. Lei da quel quarto piano è appena scesa, terminato l’appuntamento che pure lei ha settimanalmente. Le presentazioni, una stretta di mano. Poi, nella scena successiva – dopo che su di un trasparente, come in un film che si srotola sul grande schermo, sono apparsi titolo, attori, “sceneggiatore” e regista e produzione -, Giulio e Claudia sono a letto, a far l’amore in una stanza d’albergo che diverrà la loro seconda casa, un altro mondo, quella dell’amore e del sesso, delle confessioni e dei sorrisi, dell’allegria e dei sensi di colpa, dei loro sette mesi che fanno non una storia ma una relazione, di quelle che, tra alti e bassi, tra ferree decisioni e languidi tentennamenti, ti sconvolgono l’esistenza. Due clandestini, due persone che hanno bisogno d’amore, due persone che a poco a poco scivolano verso la sincerità e la necessità di un amore che non può essere abbandonata. Non cancellando quell’appuntamento settimanale – svolto da soli o con i rispettivi coniugi, una terapia di coppia che dovrebbe sistemare parecchie cose – che è stato la miccia che ha deflagrato ogni attimo, le sedute da parte di ambedue sul lettino dell’analista Gilda Cioffi, un’ora tu e un’ora io, uno all’insaputa dell’altro, finché il gioco regge e il meccanismo non s’inceppa, tra piccole e grandi menzogne, tra imbrogli e momenti sbagliati, tra equivoci e sfiducia, tra bugie da manovrare e appuntamenti da inventare, mentre tutto si appiana e tutto s’incasina.
Quale sia lo sbocco finale di una felicissima commedia è meglio tacerlo al pubblico che vorrà divertirsi nella sala dell’Alfieri sino a domenica. “Amanti” la si deve alla raffinata scrittura, sempre leggera e mai volgare, alla piacevolezza, al grande mestiere del napoletano Ivan Cotroneo (classe 1968), prolifico autore cinematografico (per tutti, “Io sono l’amore” di Guadagnino, “Mine vaganti” di Ozpeteck, “La kriptonite nella borsa” da lui stesso diretto) e televisivo (per tutti, “Tutti pazzi per amore” di Riccardo Milani, “Sirene” di Davide Marengo, “La Compagnia del Cigno”, ancora lui alla regia), qui per la prima volta pronto a cimentarsi con un’opera teatrale. “I temi di ‘Amanti’ – spiega Cotroneo – mi appartengono da sempre. Nei miei romanzi, nei film, nelle serie televisive che ho scritto e diretto, il confronto tra il maschile e il femminile, tra rottura degli stereotipi di genere, la prepotente forza del sesso e quella ancora più devastante dell’amore, hanno sempre avuto grande spazio, nel tentativo continuo di raccontare l’evoluzione della società e del costume attraverso le relazioni amorose”. Questo e l’intero racconto della vicenda gli è venuto benissimo, una serie di spaccati gustosi, un autentico addentrarsi nelle differenti psicologie, nell’approfondimento di tutti i caratteri, nei sentimenti che prendono corpo giorno dopo giorno, nei bisticci e nelle rappacificazioni, una scrittura fluida e appassionata, divertente e precisa: unico appunto, Cotroneo invece di chiudersi nel recinto della lingua partenopea e nella napoletaneità avrebbe dovuto di tanto in tanto italianizzare e allargare i confini, con buona soddisfazione delle altre piazze dello stivale.
Godibilissimo Massimiliano Gallo, mattatore della serata, un panorama di allegria e di battute (ripeto, per chi scrive alcune infelicemente perdute) e di monologhi in cui l’attore – grande Malinconico o signor Tataranni o capo drappello di Pizzofalcone – si fa maschera, sempre più erede di Troisi e del grande Eduardo. Basta guardarlo mentre come il primo lavora con le mani accanto al viso o come il secondo s’arrotola frase dopo frase, parola dopo parola, pausa dopo pausa, silenzio dopo silenzio. Grandioso. Fabrizia Sacchi è una Claudia giusta e animata in questa sua richiesta d’amore, nella ricerca dei momenti di felicità e nella costruzione del suo covo segreto, nella sua oasi in mezzo al deserto, serena e contraddittoria, tutta tesa alla serenità finale, che non è certo fuori dalle lacrime. Anche per Orsetta De Rossi, analista dispensatrice di consigli e di kleenes, non esente suo malgrado dagli scatti d’ira, applausi a scena aperta, meritatissimi. Con loro i più che apprezzabili Eleonora Russo e Diego D’Elia. Successone e pubblico alle stelle: non guastava neppure la colonna sonora (da Tenco a Vanoni, da Endrigo a Paoli, giù giù verso i Sessanta/Settanta) che non faceva che ribadire l’amore di Cotroneo per la canzone – gli intermezzi canterini degli attori già apprezzati in certi sceneggiati televisivi – e per queste sospensioni, con evidenti coretti in sala.
Elio Rabbione
Nelle immagini, gli interpreti principali Massimiliano Gallo e Fabrizia Sacchi, il gruppo al completo del cast con pure, al centro, l’autore e regista di “Amanti” Ivan Cotroneo.
Una mostra postuma per Elsa Martinetti? No, tre!
E la fama, che l’artista aveva in vita, la sua aura di eccezionalità, si protrae con le iniziative promosse in Vallée d’Aoste tra la fine di questo inverno e la metà di aprile. Così, grazie alla disponibilità e alla collaborazione dei suoi nipoti, Emanuela e Stefano Barreri, alcuni suoi lavori potranno essere (ri)visti in esposizione.
Della sua arte già ho scritto in altre occasioni, per cui è bello poter leggere quanto scrisse la bella penna di Albino Galvano, artista e critico che la pittrice di Verres frequentò ed anche apprezzò, così come a noi piace, disporre di altre foto dei suoi quadri per offrirvele in questa sede, mentre al suo ricordo ritorno ad offrireuna mia composizione di 22 anni fa.
Serviranno da anticipo della sua arte, ché le opere sue che vedrete esposte, soddisferanno quella necessità di tornare con lei… una volta dato per certo, che lei continua comunque a rimanere nella Vallée che tanto ha amato!
Carlo Alfonso Maria Burdet
Le pattuglie di polizia miste a militari sono presenti a Barriera di Milano e di recente anche nei quartieri di Aurora e San Salvario, nell’ambito del Piano integrato di sicurezza per Torino. Sono 54 i militari dell’esercito aggiunti da poco all’attuale forza in campo, impiegati soprattutto nelle vicinanze dei Ponti Mosca e Carpanini, luoghi di ritrovo dei pusher e fanno servizio di prevenzione al mercato di Porta Palazzo. La novità delle ultime ore riguarda l’orario delle pattuglie. Mentre prima smontavano alle 20, da oggi per contrastare la presenza dei pusher i turni finiranno alle 2 di notte. Questo orario varrà solo per Barriera di Milano. A San Salvario i rinforzi appena arrivati si occupano invece dei portici di via Nizza e dell’area vicina alla stazione ferroviaria di Porta Nuova. Sono stati rafforzati anche i “pattuglioni” di Strade sicure già presenti a Porta Susa e Porta Nuova. La situazione dello spaccio a Torino è uno dei principali temi di sicurezza e ordine pubblico nel dibattito politico cittadino. Nelle zone dove sono presenti i militari il fenomeno è infatti ampiamente diffuso. Di sera gli spacciatori (che utilizzano anche bici e taxi per il loro “lavoro”) fanno capolino da portoni e angoli bui delle strade. Gli abitanti dei quartieri presi di mira dallo spaccio hanno più volte segnalato la situazione al Comune e alle forze dell’ordine, anche perché sono ormai all’ordine del giorno “effetti collaterali” quali risse e accoltellamenti. Oltre a questo c’è poi il degrado che deriva dalla criminalità diffusa. Non è passata una settimana dall’inaugurazione dei rinnovati giardini pubblici intitolati a Madre Teresa di Calcutta in Borgo Aurora, che la sporcizia e i bivacchi sono tornati tali e quali a prima. Per molti residenti in zona la vita tranquilla è ormai un ricordo. La presenza dei militari sulle strade dovrebbe rappresentare un buon deterrente. Almeno si spera.
Grignolino nobile ribelle
Ritorna più che mai ricco il Grignolino, il nobile ribelle a Grazzano Badoglio, nell’Astigiano, con la regia di Ais.
Oltre 140 etichette in degustazione masterclass, musica, food e arte.
Ultimi preparativi per la terza edizione de “Grignolino, il nobile ribelle”, in programma dal 15 al 17 marzo prossimi a Grazzano Badoglio, nell’Astigiano, in una cornice amena e vibrante, al centro dei due principali areali di produzione, quello del Monferrato casalese e quello dell’Astigiano.
Con la regia di Ais Piemonte e il coordinamento delle delegazioni di Ais Asti e Casale Monferrato la tre giorni si snoderà alla riscoperta delle diverse stagionalità e caratteristiche di circa 50 grignolini, selezionati nei fertili terreni dei vignerons soci del consorzio tutela vini colline del Monferrato Casalese, Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, associazione Monferace e associazione produttori di Grignolino d’Asti Doc e Piemonte Doc Grignolino.
L’appuntamento è in via IV novembre al civico 15, accolti da sommelier di Ais. Gli enoappassionati verranno accompagnati nel corso di un viaggio piuttosto ricco e lento, impreziosito dallo storytelling dei sommelier stessi. Gli spazi saranno suddivisi per tipologia di vinificazione e affinamento, per areale di produzione e per annata.
Tra le curiosità non mancheranno il banco dei Grignolini storici, circa 25 etichette, di cui una del 2012, il bianco ospite riservato alla freisa, oltre 20 etichette, e le croccanti bollicine di spumante rosato a base di grignolino, sia nel metodo classico, sia nel metodo Martinotti, in omaggio al monferrino Federico Martinotti, inventore, nel 1895, della fermentazione in autoclave e del freddo in enologia.
Negli spazi di degustazione l’organizzazione quest’anno ha inserito due personali artistiche di creativi altoatesini per coniugare l’arte del vino a quella contemporanea scultorea epittorica, accomunate dalla forza espressiva capace di sollecitare e gratificare i sensi.
I due artisti coinvolti sono Ariel Trettel con le sue sculture e installazioni a base di elementi naturali, e Carl Pfeil, con escursioni astratte che rimandano alle origini, ai cromatismi e all’intensità proprie dell’arte come, volendo interpretare per esteso, del Grignolino.
Grande apertura venerdì 15 marzo alle ore 15, negli storici locali del ristorante Bagatto, con la degustazione guidata dal presidente di Ais Piemonte Mauro Carosso. Undici i grignolini del Monferrato casalese doc e di Asti, annate tra il 2019 e il 2022, oltre a due fuoriprogramma, una bolla rosé e una vecchia annata 2012.
Le annate 2019 sono tutte Monferace, progetto 100% Grignolinoche affina per almeno 40 mesi, di cui 24 in botte.
Sabato 16 marzo, alle 11, taglio del nastro. Evento satellite è la partecipazione di Jazz ReFound, per un originale connubio di note e sapori “nobili e ribelli”, in programma domenica 17 marzo.
‘L’edizione 2024 si è fatta ancora più corposa e ricca per offrire una rinnovata esperienza immersiva nel mondo del Grignolino, occasione unica nel suo genere per conoscerne le singole sfaccettature, i territori, le tecniche di vinificazione e maturazione che lo caratterizzano ‘ – spiega Paolo Poncino, delegato Ais Asti.
Protagonisti saranno l’indomito Grignolino e il suo territorio, realtà affascinante dai risvolti paesaggistici, storici e culturali.
Mara Martellotta
Il precetto militare pasquale
Ieri presso la Basilica dedicata a Maria Ausiliatrice, si è svolta la celebrazione del Precetto Pasquale Militare Interforze con la partecipazione congiunta delle Forze di Polizia e delle Forze Armate.
Gremita di Autorità civili e militari, la Basilica ha ospitato una cospicua rappresentanza di tutti coloro che, uomini e donne, si fanno portatori di retti valori, rinsaldati durante la sacra messa.
Alla liturgia, presieduta da Sua Eccellenza Mons. Santo Marcianò, coadiuvata dal Cappellano della Polizia di Stato, Don Cristiano Massa, ha partecipato anche il Prefetto, Donato Giovanni Cafagna, e il Questore di Torino, Vincenzo Ciarambino.
Raccolti 35 mila Euro
Sono stati estratti questa mattina, nella Sala Consiliare del Comune di Candiolo, alla presenza del Sindaco, Stefano Boccardo, e del Direttore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Gianmarco Sala, con la supervisione del notaio Alberto Vadalà, i 180 biglietti vincitori della settima edizione della Lotteria “Ricerca la Fortuna”, organizzata dalla Fondazione per sostenere le attività di cura e ricerca dell’Istituto di Candiolo – IRCCS.
La Lotteria ha messo in palio 180 premi e significativa è stata la risposta dei sostenitori: circa 7.000 i biglietti distribuiti che hanno permesso di raccogliere quasi 35 mila euro.
Il primo premio, una THOK E-Bikes messa in palio da Galup, bicicletta a pedalata assistita per la mobilità sostenibile, è stato vinto dal biglietto numero 1093. Il secondo premio, un pacchetto Alpitour Resort 5° per due persone all inclusive, è andato al biglietto 3919. Il possessore del terzo biglietto estratto, numero 6236, si è aggiudicato prodotti Robe di Kappa. Fortunati anche i possessori dei biglietti estratti dal quarto al sesto, che si sono aggiudicati un Liolà Siero Black Diamond, un’opera di Mario Schifano della Casa d’Aste Sant’Agostino e un’opera di Ugo Nespolo. In tutto 180 i premi assegnati.
I numeri dei biglietti vincenti e le modalità per il ritiro degli stessi sono pubblicati sul sito www.ricercalafortuna.it.
Dal 18 al 23 marzo a Torino al Polo del ‘900
La Settimana del Lavoro 2024 indaga i nuovi rapporti tra vita e lavoro
Sei giorni di incontri, dialoghi, seminari, workshop e proiezioni per analizzare come le persone stanno cambiando atteggiamento nei confronti del lavoro e di principi fino a ieri consolidati: dal fenomeno delle «grandi dimissioni» a un nuovo «Manifesto della qualità di vita di lavoro»
Quattro ricerche curate da Università di Torino, Osservatorio BenEssere Felicità e Randstad Italia forniranno scenari locali e nazionali per interpretare tendenze e priorità emergenti espresse dai vari attori del mondo del lavoro
Programma disponibile su Settimanalavoro.it: tra gli ospiti Linda Laura Sabbadini, Chiara Saraceno, Lorenzo Pregliasco, Guido Boella
—
Cosa fare per rendere il lavoro più inclusivo, equo, gratificante? Come bilanciare produttività e benessere dei lavoratori? Cosa vuol dire lavorare bene? Cosa vuol dire vivere bene? Quali nuove competenze e capacità sono necessarie per adattarsi ai cambiamenti nel mondo del lavoro?
A queste domande intende rispondere la quarta edizione della Settimana del Lavoro, in programma a Torino, al Polo del ‘900, da lunedì 18 a sabato 23 marzo 2024, rassegna biennale curata da ISMEL Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, in collaborazione con Torino Capitale della Cultura d’Impresa 2024 e con il sostegno di Fondazione CRT.
Docenti, ricercatori e ricercatrici, professionisti, parti sociali, rappresentanze politiche, sindacali e datoriali analizzeranno come sta cambiando per gli italiani il rapporto con il lavoro, inteso come cultura e sistema di valori, in particolare per i più giovani. Al centro della discussione sarà proprio questo diverso atteggiamento delle persone rispetto a quelli che fino a ieri erano considerati principi consolidati, con l’obiettivo di raggiungere una reale qualità di vita di lavoro.