ilTorinese

La Regione invita a usare i servizi digitali

L’assessore regionale ai servizi digitali Matteo Marnati invita i piemontesi ad utilizzare i servizi informatici per l’adempimento degli oneri tributari, fiscali e di altro genere, che si possono effettuare direttamente da casa. Chi ad esempio deve pagare il bollo auto, ritirare referti di laboratorio o documenti prodotti dalla pubblica amministrazione dal campo edilizio a quello delle certificazioni può farlo online.

L’ELENCO DEI SERVIZI DISPONIBILI PER CITTADINI E IMPRESE DA QUELLI SANITARI A QUELLI DEDICATI AI PROFESSIONISTI

L’assessore annuncia che il servizio informatico regionale è pronto per affrontare qualsiasi emergenza anche a fronte dell’aumento delle richieste, i servizi online infatti sono sempre attivi e permettono a coloro che non possono uscire di casa di svolgere attività pubbliche. Anche in queste ore – ricorda l’assessore – continua ad essere attivo il numero verde generale non per questione sanitarie 800.333.444 che è stato potenziato in questi giorni di emergenza con 16 operatori in più che passano così a 39.

ELENCO SERVIZI ONLINE

I servizi online attivi erogati dal Csi Piemonte si trovano alla voce sistemapiemonte e abbracciano servizi per i cittadini i professionisti e le imprese (ritiro cartelle cliniche, prenotazione esami, cambio del medico di famiglia, pratiche edilizie e ritiro di certificazione degli impianti termici). Tutti sono disponibili su www.sistemapiemonte.it 

PER I CITTADINI

SANITA’ FASCICOLO ELETTRONICO

Prenotazione visite ed esami, ritiro referti di laboratorio, pagamento ticket, cambio medico, ricette dematerializzate disponibili da tablet o smartphone, richiesta esenzione ticket per reddito (http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/salute/176-la-mia-salute)

BOLLO AUTO

http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/tributi-e-visure

PER IMPRESE E PROFESSIONISTI

ENERGIA

1) sistema informativo prestazione energetica degli edifici

http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/ambiente-e-energia/servizi/856-sistema-informativo-per-le-prestazioni-energetiche-degli-edifici-sipee

Consente ai certificatori energetici di produrre ed inviare a Regione gli APE (Attestati Prestazione Energetica), adempimento obbligatorio nelle transazioni immobiliari (vendite, locazioni) e quando si fanno opere di ristrutturazione.

2) Catasto impianti termici

http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/ambiente-e-energia/servizi/810-catasto-impianti-termici

Il servizio consente ai tecnici manutentori e agli installatori di impianti di riscaldamento e di condizionamento di compilare il libretto di impianto, inviarlo alle provincie e di caricare a sistema i risultati dei controlli periodici.

EDILIZIA

Il MUDE Piemonte è il servizio che dematerializza le principali pratiche edilizie dalla fase di presentazione e compilazione da parte dei professionisti all’invio telematico al comune competente.

 http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/territorio/servizi/783-mude oppure da http://www.mude.piemonte.it/site/

AMBIENTE

1) per la presentazione on-linedi pratiche e comunicazioni relative agli adempimenti http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/ambiente-e-energia/servizi/804-valutazioni-e-adempimenti-ambientali

2) per  la consultazioneon-line delle informazioni relative alle procedure di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) e VAS (Valutazione Ambientale Strategica) in fase istruttoria, funzionale all’invio di eventuali osservazioni da parte dei cittadini http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/ambiente-e-energia/96-valutazione-impatto-ambientale

3) per il pagamento dei canoni delle utenze per l’utilizzo dell’acqua pubblica a beneficio dei soggetti concessionari http://www.sistemapiemonte.it/cms/privati/ambiente-e-energia/servizi/405-utenze-per-uso-di-acqua-pubblica-canoni-e-misuratori

Il direttore generale di Csi Piemonte Pietro Pacini, Direttore Generale del CSI Piemonte sottolinea che di essere a fianco dei cittadini per dare risposte rapide e soluzioni semplici e veloci, proteggendo i dati pubblici e garantendo il buon funzionamento dei servizi.

Ragazzi in gamba: universitari volontari al numero verde del coronavirus

A partire da oggi 27 febbraio e fino all’11 marzo con possibilità di proroga, 78 studenti della Scuola di Medicina dell’Università di Torino, coordinati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte sul Coronavirus “Covid19”, saranno impegnati nel garantire volontariamente la copertura 24 ore su 24 di due postazioni telefoniche del numero verde sanitario 800 19 20 20 per dare informazioni ai cittadini sulle misure da adottare per fronteggiare in maniera corretta la situazione.

 

L’iniziativa coinvolge neolaureati e studenti del V e VI anno dei due corsi di laurea di medicina e chirurgia iscritti a Torino e Orbassano.

 

Il numero verde 800 19 20 20, istituito dall’Unità di crisi della Regione Piemonte sul Coronavirus “Covid19”, è attivo 24 ore su 24 ed è a disposizione di tutti i cittadini che abbiano il dubbio di aver contratto il virus. Gli studenti di medicina dell’Università di Torino che risponderanno al telefono eseguiranno un pre-triage, una sorta di prima valutazione, e, sulla base di una serie di domande e risposte, indicheranno al paziente cosa fare o dove recarsi per ottenere la risposta assistenziale più appropriata. Il servizio infatti, è stato organizzato per alleggerire i numeri dedicati normalmente all’emergenza dal grande flusso di chiamate che in queste ore sta intasando i centralini del 112 e 118.

 

“L’Università di Torino sta seguendo con grande impegno l’evoluzione dei fatti relativi alla diffusione del Coronavirus in diretto contatto con le autorità” dichiara il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna“Questa lodevole iniziativa, che denota un alto senso civico dei nostri studenti e l’acquisizione di una sensibilità medica che tutto il corpo docente ha loro trasmesso, permette di contribuire attivamente alla risposta eccezionale a garanzia della salute pubblica e offrire un primo contributo alle istituzioni impegnate in un servizio straordinario”.

Denunciato per carne e pesce in cattivo stato di conservazione

Agenti del VII Comando Aurora/Vanchiglia/Madonna del Pilone della Polizia Municipale hanno sanzionato, in corso Novara, una cittadina di nazionalità nigeriana

La donna  stava iniziando l’attività di parrucchiera in modo abusivo (sanzione di 500 euro), senza aver presentato idonea documentazione al Comune di Torino.

Durante un altro servizio per la tutela del consumatore in corso Vercelli gli Agenti hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria un altro cittadino di nazionalità nigeriana che, in un esercizio pubblico, deteneva 25 chilogrammi di carne e pesce in cattivo stato di conservazione.

I pensieri “lunghi” di Nino Chiovini e lo sviluppo della montagna

Negli anni ’50 per le comunità montanare suonò la campana a morto. In quegli anni arrivò quasi a conclusione un ciclo temporale legato alla civiltà alpina tradizionale durato circa duemila anni

A partire dal decennio successivo nuovi modelli di sviluppo contribuirono a svuotare le valli alpine dei loro abitanti. In realtà pareva già un destino segnato, a conferma di una crisi iniziata ben prima del secondo dopoguerra, acceleratasi dalla rivoluzione industriale in poi.

Lo spesso filo che cuce la storia di quel periodo è presente in tutta l’opera di Nino Chiovini, il partigiano “Peppo”, scrittore e storico, studioso della Resistenza e della cultura contadina di montagna, la cui figura è stata recentemente ricordata in un importante convegno tenutosi a Verbania. Quel processo, lento e inesorabile, raggiunse i picchi più elevati oltre mezzo secolo fa in molte valli alpine, comprese quelle piemontesi dal cuneese al torinese, dalla Valsesia al Verbano e all’Ossola. Se ne trova testimonianza letteraria nell’espressione del “mondo dei vinti”, attribuita ai contadini di montagna e di alta collina da Nuto Revelli. Un’altra voce letteraria delle valli occitane, quella di Peyre Raina, consegnò alla memoria una struggente poesia con un titolo che lasciava poche speranze: “Cadranno i casolari dei villaggi sulle montagne abbandonate”. Nino Chiovini ne scrisse diffusamente dei suoi libri dedicati alle ricerche sulla civiltà rurale montana – “Cronache di terra lepontina”, “A piedi nudi”,   “Mal di Valgrande” e “Le ceneri della fatica”- ripubblicati con una intelligente operazione culturale dalla casa editrice verbanese Tararà, specializzata in letteratura di montagna. Le conseguenze di quell’abbandono sono state simili nel mondo alpino e al di fuori di tre realtà (Trentino, Alto Adige e Valle d’Aosta) la montagna è stata vissuta nell’ambivalenza del ruolo di madre e matrigna al punto che ben pochi avrebbero scommesso sulla possibilità di un’inversione di tendenza. Cosa restava di quel mondo sconfitto, dei borghi abbandonati, degli alpeggi, delle architetture e delle tradizioni oltre ai segni che raccontavano di una vasta, immensa “spoon river” alpina? Parafrasando una bella e sintetica poesia di Pietro Ingrao, restavano   “l’indicibile dei vinti e il dubbio dei vincitori”. La montagna alpina si trovava (e si trova) schiacciata nella contrapposizione fra l’essere il “terreno di gioco” per un turismo sportivo e spesso aggressivo e l’abbandono, l’incuria. Eppure qualcosa si muove, seppur timidamente. L’impegno di molte comunità locali, di associazioni di enti locali di montagna come l’Uncem, di operatori economici e sociali insieme a tanti appassionati che hanno a cuore l’ambiente e un’idea di sviluppo sostenibile che abbia a cuore la consapevolezza dei limiti produce risultati.

 

Una ricerca promossa dall’Associazione Dislivelli di Torino, intitolata “Nuovi montanari. Abitare le Alpi nel XXI secolo” propone una riflessione sul fenomeno dei nuovi abitanti delle valli alpine, del re-insediamento in montagna, attraverso l’analisi di dieci aree campione comprese fra le Alpi Liguri e le Alpi Carniche. Lo studio cerca di rispondere ad alcune domande-chiave (Chi sono i nuovi insediati nelle Alpi italiane e quali sono i motivi che li portano a reinsediarsi in montagna? Perché è importante riabitare la montagna? Come si muovono le istituzioni a tutti i livelli?) analizzando le varie aree, metà delle quali sono piemontesi e valdostane: l’Ossola, l’Alta Val Tanaro ( in particolare i comuni di Bagnasco e Garessio), la Valle Gesso ( con i comuni di Roaschia, Valdieri,Entracque), la Val Maira, la Valle Susa, la parte centrale della Valle d’Aosta e la Valpelline. Le scelte dei nuovi insediati, in base a quanto emerge dallo studio, si possono raggruppare in due ordini di motivazioni: economiche ed esistenziali. Fra le prime, prevale la ricerca di opportunità di lavoro nel comparto agro-pastorale, oppure in imprese del settore secondario o terziario. Si tratta per lo più di ritornanti o stranieri immigrati spinti da bisogni primari di lavoro e di abitazione a basso costo. Nella seconda categoria si individuano i protagonisti di quella tendenza migratoria verso località periferiche, prevalentemente montane e colpite da spopolamento, che prospettino una qualità della vita migliore per risorse ambientali e culturali, in un contesto di relazioni sociali più umano. Si tratta ovviamente di primi segnali ed è vero che una rondine non fa primavera ma in qualche modo si tratta di fenomeni anticipatori di una nuova sensibilità verso la vita in montagna. Vale la pena ricordare come anche in Piemonte i territori montani si caratterizzano per la grande varietà di situazioni, differenze altimetriche, diversità demografiche, storico-culturali, sociali, economiche, fondate principalmente sull’accessibilità, sulla popolazione e sulla ricchezza. Una montagna diversificata, tutt’altro che povera, capace di proporre attrattive ambientali e paesaggistiche, risorse utilizzabili a partire dai suoi boschi ( basti pensare che in cinquant’anni la superficie forestale è raddoppiata mentre il prelievo di legname si è dimezzato). A patto, ovviamente, di non perdere di vista l’obiettivo principale che, in termini di sviluppo, è sempre lo stesso: ricostruire delle aree produttive economicamente sostenibili, in grado di agevolare l’occupazione,la nascita e il consolidamento di imprese competitive, puntando molto sull’economia verde. Solo così la montagna, pur tra difficoltà e lentezze, può essere individuata come un ambiente naturale e storico-culturale in grado di offrire valide alternative allo stile di vita prevalente nelle grandi agglomerazioni urbane, sia attraverso nuove forme di frequentazione turistica “dolce”, sia con la scelta più radicale, anche se ancora limitata, del reinsediamento e dell’avvio di attività produttive sostenibili sotto l’aspetto ambientale, culturale e sociale. Si tratta, anche concettualmente, di una prospettiva radicalmente diversa da quella dominante nel secolo scorso, che vedeva i valori della civiltà alpina come complementari e subordinati a quelli urbani, attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali e di quelle turistiche. Oggi ci si rende conto che le “terre alte” rappresentano una possibile fonte di reddito grazie alle proprie valenze economiche e culturali, ambientali ed energetiche. Ma la sostenibilità delle aree alpine,declinabile in tanti modi e con diversi accenni, impone riflessioni molto serie. Le Alpi sono una enorme riserva di biodiversità. Sono molte le zone di grande interesse dal punto di vista etnografico e storico con le tante comunità di montagna la cui sopravvivenza era legata a un territorio aspro, difficile, all’agricoltura di sussistenza, alla monticazione del bestiame. Storie difficili, vissute in salita lungo le secolari   lotte per coltivare, muoversi, strappare faticosamente alla montagna risorse fatte di pietra, legno,coltivi,pascoli. L’elemento importante era la stessa verticalità: l’intera economia era basata sugli spostamenti altitudinali stagionali, in base ai ritmi della natura. Le tracce si vedono ancora oggi nei terrazzamenti, nella ragnatela di stradine e sentieri che segnavano i versanti vallivi collegando il fondovalle ai maggenghi e agli alpeggi. Storie che accomunano molte realtà con quella della Valgrande narrata da Nino Chiovini. Storie che ci hanno lasciato, come nelle terre che si estendono nel cuore della provincia del Verbano Cusio Ossola, nell’area selvaggia più vasta d’ltalia (vero e proprio “museo all’aperto della passata civiltà alpina”) un’eredità di resti di teleferiche, piazzole delle carbonaie, polloni di faggio ricresciuti dopo il taglio del tronco principale, a testimonianza dei grandi disboscamenti. Con il tempo la natura si è ripresa i boschi e i pascoli abbandonati, cambiando fisionomia al paesaggio. Quasi un messaggio per gli uomini che, con la scelta del parco, hanno compreso la necessità di difendere e preservare questa preziosa riserva di biodiversità. Avere cura dell’area valgrandina ( diventata parco nazionale nel 1992) e di altre realtà dell’area alpina e prealpina equivale a porre molta attenzione alle scelte che si compiono oggi, affinché non ne venga compromessa l’eccezionale qualità ambientale. Una regola importante soprattutto quando si parla del turismo. La montagna, intesa come destinazione di vacanza, negli ultimi anni ha riconquistato un certo fascino e interesse presso un pubblico vasto dopo aver patito molto la concorrenza di altre mete, più o meno vicine e a buon prezzo. Il turismo montano si è preso una rivincita? In parte è così ma i problemi sono tanti e persistenti. L’impresa turistica montana, più sensibilmente delle altre, richiede un insieme di condizioni territoriali e ambientali particolari. Gli accessi, la valorizzazione della qualità del paesaggio e delle stazioni montane attraverso interventi di riqualificazione urbanistica e di manutenzione del paesaggio, la cura dei sentieri e dei boschi, nuovi sforzi in termini di comunicazione e promozione rivolti al pubblico, sono solo alcuni degli aspetti. La concentrazione del turismo in pochi periodi dell’anno, ha causato fenomeni di saturazione e uno sviluppo modellato “a fotocopia” ha portato a una omogeneizzazione del territorio alpino, con il rischio di perdere   identità e attrattività, con ricadute nella produzione di reddito, diventando economicamente più debole.

 

Da qui la necessità di destagionalizzare, sfuggire alla ripetitività e alla riproposizione di stili, realtà e situazioni che ricordano il luogo da cui si è partiti, valorizzate le realtà di “mezza montagna” e le “stagioni di mezzo”. Scelte necessarie per non dire obbligate poiché i problemi legati all’innalzamento delle temperature invernali cambieranno le prospettive. Le previsioni del Centre d’Etudes de la Neige, anni fa, stimavano per il 2030 un incremento medio della temperatura di 1,8°C e una diminuzione del 25% delle giornate con neve al suolo per le località situate a 1500 metri d’altitudine. Ciò che accade, i fenomeni che viviamo in diretta, giorno dopo giorno, ci dimostrano che non si trattava di stime pessimistiche. Nell’area alpina il turismo sostenibile rappresenterà dunque l’unica alternativa a lungo termine al turismo di massa convenzionale, in grado di garantire uno spazio vitale per la natura e l’uomo. Chi ha responsabilità pubbliche avrà il compito di promuovere programmazione, promozione e attuazione di un turismo sostenibile che non è una scelta ideologica ma una indispensabile prospettiva per la competitività tra sistemi economici e sociali, un nuovo modo di pensare a forme di benessere, crescita economica durevole ed equa, ridistribuendo nel tempo e nello spazio risorse e persone che oggi frequentano le “terre alte”. Le politiche pubbliche dovranno sostenere progetti innovativi e non rutilanti e faraonici interventi che costerebbero molto senza offrire serie garanzie di efficacia, di valorizzazione e tutela ambientale. Per garantire alla Valgrande e alle altre valli alpine condizioni ambientali più che accettabili occorrerà far sì che il turismo del domani sia davvero “più lento, più profondo, più dolce“,evitando quei fenomeni di consumo rapace ai quali ci si è abituati per troppo tempo. In fondo questa è una delle lezioni che ci ha lasciato Nino Chiovini con le sue opere e l’impegno teso al riscatto dei montanari. La montagna ha tuttora un forte credito aperto ed è giusto che rivendichi nei confronti del Paese un’attenzione istituzionale e precise strategie, concrete e durature.

Marco Travaglini

 

(Foto panoramiche: Parco  nazionale della Val Grande)

Ancora un tentativo di truffa col tampone COV-19

Anche questa volta la vittima non ci casca

E’ successo ieri in via Veglia: sono da poco passate le 10 quando suona il citofono a casa di una signora, classe ’47: a rispondere dall’altra parte è un soggetto che riferisce di dover salire in casa per farle il tampone del test del COV-19. La donna, però, anche grazie alla campagne informative degli ultimi giorni a riguardo, si   insospettisce e risponde di non essere interessata. Immediatamente, contatta il 112 NUE per segnalare il truffatore, del quale ben presto si perdono le tracce.

Laus (Pd): “Agire insieme anche sul fronte economico”

Il senatore torinese del Pd Mauro Laus, a proposito dei rischi che corre l’economia a causa della vicenda coronavirus afferma:

“Bene ha fatto il governatore Cirio ad annunciare che chiederà al governo lo stato di crisi per le imprese piemontesi colpite dall’emergenza Coronavirus.

Bisogna agire sul fronte economico oltre a quello sanitario e bisogna agire in fretta”

Prosegue Laus: “Auspico che la sindaca del capoluogo e il presidente dell’Anci regionale siano della partita. Io ci sarò e con me sono convinto ci saranno tutti i parlamentari del territorio. Senza bandiera. Così come è stato dall’avvento delle misure straordinarie per contenere il contagio”.

“Stayacasa!” per fare festa in streaming ai tempi del coronavirus

Riceviamo e pubblichiamo / Sono giorni difficili,  la cultura e i momenti di aggregazione a Torino (e non solo) sono in standby a causa dei provvedimenti di contenimento del grande protagonista delle pagine di attualità 

Così nasce STAYACASA!

Nel rispetto delle buone maniere e dei precetti condivisi in questi giorni da parte delle autorità competenti, STAYACASA offre un momento di festa…ma  in streaming!

Dalle 22 alle 03:30 di venerdì 28 febbraio 2020 dallo Studio Variables dei Docks Dora di Torino si trasmetterà in streaming audio video un lungo dj set a cura di alcuni dei più amati agitatori delle notti torinesi.

Tramp (This is Indie, Magazzino sul Po), Variables Soundsystem, Gambo (TUM), Emi & Cipi (TUM e Savana Potente), Ossessione Uno (Astoria Basement) e Seven Sins (Genau) si susseguiranno in un set elettronico tutto da ascoltare e ballare… a casa!

Gli strumenti di condivisione sociale agevoleranno la diretta streaming e la trasmissione andrà in onda sulle pagine Facebook: TUM www.facebook.com/TUMtorino/ e VARI STUDIO www.facebook.com/varistudios/. La qualità sarà garantita dall’esperienza tecnica dello studio ospitante la trasmissione, Vari Studio è la casa natia di eccellenze della produzione musicale: fondato da Stefano Genta e dal pluripremiato Maurizio Borgna (in nomination ai Grammy 2020) e casa di giovani artisti quali Stèv e Anything Pointless.

Vi aspettiamo online, per passare insieme una piacevole serata casalinga!

STAYACASA è una produzione TUM e VARIABLES

Sicurezza stradale, a Volpiano controlli sui mezzi pesanti

Monitorati tempi di guida e rispetto dei limiti di velocità

Volpiano la polizia municipale, grazie all’utilizzo di nuove apparecchiature, ha intensificato i controlli sui veicoli pesanti che attraversano il territorio comunale, in particolare per il monitoraggio dei tempi di guida e del rispetto dei limiti di velocità; le somme ricavate dalle sanzioni, come previsto dalla normativa, vengono destinate alla manutenzione delle strade locali.

Il traffico di Tir a Volpiano è particolarmente intenso su corso Kant e sulle strade provinciali; gli interventi delle pattuglie sono coordinati dal nuovo vicecomandante Matteo Dagnese e «rappresentano – sottolinea il comandante della polizia municipale di Volpiano Luca Gianmaria Solinas –  un’importante opera di prevenzione per garantire una maggiore sicurezza sulle strade».

Crac Basket Auxilium, arresti a Torino

Alcuni arresti sono in corso  nell’ambito di un’inchiesta della guardia di finanza sul fallimento della squadra di basket Auxilium Torino

Uno dei provvedimenti riguarda Mario Burlò,  imprenditore già sponsor della società. E’ indagato anche il notaio Roberto Goveani, che negli anni 90 fu presidente del Torino calcio. L’inchiesta è coordinata dal pm  Santoriello.