Gli ex consiglieri regionali piemontesi Michele Giovine e Massimiliano Motta condannati lunedì dalla Corte di Cassazione per Rimborsopoli sono in carcere alle Vallette. Giovine, della lista dei Pensionati per Cota, deve scontare quattro anni e sei mesi. Motta, allora consigliere del Pdl, e’ stato condannato a due anni e due mesi. Le manette sono scattate per la cosiddetta legge Spazzacorrotti, che colpisce con effetto retroattivo chi ha subito sentenze con pene superiori ai due anni e non beneficia della sospensione condizionale. Ieri è finito agli arresti anche Angiolino Mastrullo, ex pdl di 70 anni, che aveva peraltro concordato in Appello un anno e sei mesi ma deve scontare otto mesi per una precedente condanna risalente a 20 anni fa.
Riceviamo e pubblichiamo
“… invocano il crocifisso di Stato insieme ai respingimenti in mare”
“Ed eccoci per davvero, nel 2019, a votare l’affissione di un crocifisso sulle pareti di Palazzo Lascaris. Deve essere parte dell’ondata nostalgica che sta facendo tornare in auge gli anni ’90: i maglioni larghi, Beverly Hills 90210, il cocktail ‘angelo azzurro’ e la discussione sul crocifisso”. – Così il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, nel suo intervento in aula durante la discussione sull’ordine del giorno delle destre: “Difesa, rispetto e salvaguardia dell’importanza del crocifisso”.
L’ordine del giorno, il cui voto slitta alla prossima seduta di Consiglio, in contrasto con la Costituzione e il principio di laicità arriva ad affermare che bisogna combattere “tramite qualsiasi azione, ogni forma di sopruso e proposta di eliminazione dei crocifissi” nelle scuole e negli edifici pubblici e addirittura a proporre di affiggerne uno all’interno dell’aula del Consiglio, che rappresenta tutti i piemontesi.
“Lega e associati garantiscono che si tratta di un simbolo di pace, accoglienza e integrazione. Io non visito le bacheche Facebook private dei miei colleghi, ma spero tanto che questo fervore cristiano, ecumenico e inclusivo non si accompagni a esplosioni di giubilo per le ruspe o per qualche diritto negato a una minoranza. Io non sono battezzato, sono figlio di agnostici e sono ateo, ma la mia cultura è più cristiana della metà di quel mondo che invoca il crocifisso in ogni scuola e in ogni sede insieme ai respingimenti in mare”.
“I consiglieri della Lega” – conclude Grimaldi – “citano il Magnificat che loda il Dio che rovescia i potenti, innalza gli umili, colma di beni gli affamati e lascia i ricchi a mani vuote. Tutto il contrario, quindi, di quel capitalismo predatorio che la loro forza politica non mette mai in discussione. Citando Luca 23:34, direi ‘Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno’ e, aggiungo dopo oggi, non sanno nemmeno quello che dicono.”
Il mito pirandelliano in scena al Carignano sino a domenica 1 dicembre
Su quel grido lacerato – “Io ho paura! ho paura!” – si arresta lo spettacolo che Gabriele Lavia (con grande spiegamento di forze, vi concorrono la Fondazione Teatro della Toscana, il Teatro Stabile di Torino e il Teatro Biondo di Palermo) ha ricavato dall’incompiuto testo pirandelliano dei Giganti della montagna (anche a chiudere una terna di successo, dopo i Sei personaggi e L’uomo dal fiore in bocca): incompiuto sì, ma pure ricco di suggestioni e delle annotazioni che avrebbero interessato “l’azione del terzo atto (IV “momento”)” che l’autore quasi dettò al figlio Stefano “durante tutta la penultima nottata della Sua vita”, l’offerta degli ultimi “fantasmi”. Lavia, e con lui il resto della compagnia, s’atterrisce al rumore terrificante e sordo dei giganti, al prevaricare della materia sulla poesia, non cerca sviluppi, non poggia come Strehler su di un palcoscenico spoglio, ultimo brandello di autenticità, la carretta dei comici perché un sipario di ferro la schiacci: il teatro in rovina (un teatro all’italiana, in una attualità che sconcerta), su una terra sospesa, inventato nella scena di Alessandro Camera, sfatto e distrutto nei tre ordini di palchi, cancellato nei marmi e nei propri rilievi barocchi, polveroso dei calcinacci, rimane immutabile ed eterno.
Quell’archeologia teatrale è l’immagine della villa La scalogna, dove un deus ex machina, il mago Cotrone (un raisonneur tutto pirandelliano, uno fra i tanti in quel lungo ventennio fitto di titoli, ma anche un ordinatore come poteva essere il Prospero shakespeariano, ancora un mago, attraverso i panorami della propria isola), con il suo rosso copricapo alla turca, ha ospitato i suoi attori, i suoi mimi, le sue maschere (il lavoro di Andrea Viotti è una delle componenti più belle e convincenti della serata, la fantasia che viene invasa dai colori dei costumi, ricchi e abbaglianti, i grumi vivificati che si muovono attraverso la scena: come le maschere di Elena Bianchini), un trovarobato appoggiato alle pareti, le casse, un pianoforte, le quinte, teli bianchi e sipari, ombre e luci in lontananza, tutta la vita autentica del palcoscenico, una vita che può ancora mescolarsi con la favola. A fronteggiarsi con lui giunge la contessa Ilse, come un’Erinni pronta a vendicare l’opera di un poeta che la amò e che per lei compose La favola del figlio cambiato, la ricerca continua di una messinscena a causa della quale la donna ha sperperato ogni bene del consorte, un uomo avvilito e stanco che tenta ancora ad ogni istante di riconquistarla. In un mondo parallelo, fatto di sogni e visioni, di esseri che si animano, di fantocci che all’improvviso cessano di essere massa per sciogliersi e zigzagare attraverso lo spazio, spiriti dai grandi occhi e dalle movenze metalliche che s’umanizzano; e poi apparizioni, come quella dell’angelo Centuno che la Sgricia cattura al ricordo e porta in scena attraverso le parole del suo racconto. Ilse non arretra dalle sue decisioni, sorda alle parole e agli inviti di Cotrone a rappresentare il suo dramma soltanto davanti agli abitanti della villa, lei andrà nel mondo, sfidando quanti peccheranno d’insensibilità e forse di ferocia: quel galoppo che riempie la scena avanzando dalla platea, al cui interno siamo noi pubblico, corresponsabili della tragedia, la minaccia che occupa gli spazi del sogno, è il segnale dell’arrivo dei Giganti, del loro non-vivere, della rozzezza che li definisce, del deserto aspro in cui hanno ritrovato il proprio regno. Un regno opposto all’idea di Cotrone e del suo autore, alla poesia, e quel corpo di Ilse deposto sul carretto e trascinato via dagli attori, stabilito da Pirandello nelle sue ultimissime invenzioni di moribondo, sarebbe stato il marchio della sconfitta.
Lavia, attore pronto a immergersi appieno nelle parole del suo mago e regista multicolore che non disdegna di inondare questi Giganti di palpabile allegria, confinando con un mondo tutto felliniano (non a caso la musica di Antonio Di Pofi ha tanto spazio nello spettacolo, come potevano fare Rota o Piovani nei titoli del riminese), stoppa l’azione e lascia prima dei molti applausi un angolo di speranza. Governa i suoi 22 attori, una compagine come raramente se ne vedono oggi nelle nostre sale teatrali, con un carico d’invenzioni davvero invidiabili, la realtà, i sogni, le apparizioni, i movimenti, la gestualità, tutto nello svolgersi dell’azione diviene protagonista, importante, immediato. Forse non tutti i suoi compagni affondano gli artigli nelle parole dell’autore, forse il Conte di Clemente Pernarella meriterebbe maggior convinzione nei propri slanci e una più ragionata sensibilità, forse la Ilse di Federica Di Martino non riesce a recuperare tutto lo strazio che sta nel cuore di quella donna e avanza istintivamente, quasi a improbabili scatti. Ma certe figurine da presepe come la Sgricia o Mara-Mara con il suo ombrellino sempre in bella vista o Quaqueo o Milordino sono resi con una amara dolcezza che incanta: anch’essi contribuiscono all’ottima riuscita dello spettacolo. Repliche al Carignano di Torino fino a domenica 1 dicembre.
Elio Rabbione
Le immagini dello spettacolo sono di Tommaso Le Pera
Il vescovo all’Artusi
Dal Piemonte
Il vescovo della Diocesi di Sant’Evasio, monsignor Gianni Sacchi, ha visitato nel pomeriggio di martedì 19 novembre l’Istituto alberghiero Artusi di Casale Monferrato.
Per monsignor Sacchi questa è stata la terza visita all’Artusi. Ed era stato proprio l’istituto alberghiero la prima scuola che aveva visitato poco dopo il suo ingresso come vescovo di Casale nell’ottobre del 2017. Il vescovo – accolto dal presidente Claudio Giani, dall’insegnante di religione, Julien Coggiola e dal corpo docente – ha incontrato gli allievi, ricordando di essere figlio di ristoratori. Poi ha visitato i laboratori di sala e di cucina. Infine è stato ospite dell’Istituto, con un pranzo preparato e servito dagli allievi della classe quinta.
Massimo Iaretti
Sarà un gruppo di lavoro con i rappresentanti di tutti i gruppi consiliari a discutere la proposta di deliberazione della Giunta sulla “autonomia differenziata”. Sono le prime determinazioni decise in Consiglio regionale, in prima Commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti, in una seduta cui ha preso parte anche il presidente della Regione Alberto Cirio.
Il tavolo di lavoro, coordinato dal presidente Riva Vercellotti, sarà costituito da uno o più rappresentanti per gruppo. I consiglieri coinvolti avranno tempo fino al 9 dicembre per presentare un documento di sintesi che verrà discusso dalla Commissione. Il provvedimento dovrebbe arrivare in Aula nella settimana successiva.
Le consultazioni online dovranno invece concludersi entro il 2 dicembre. Il gruppo di lavoro potrà decidere se convocare eventuali interlocutori per consultazioni fisiche.
La proposta di deliberazione viene ora trasferita al Cal per l’acquisizione del parere di competenza.
In precedenza la Commissione aveva approvato all’unanimità l’assestamento di bilancio del Consiglio regionale, presentato dal presidente Stefano Allasia.
(dall’ufficio stampa di Palazzo Lascaris)
Gatorade 5v5, il calcio è giovane
RIPARTE L’INIZIATIVA GLOBALE GATORADE® 5V5: APERTE LE ISCRIZIONI PER LA TAPPA DI TORINO
Il 21 dicembre e il 02 marzo si disputeranno le due tappe locali di Torino, dove gli atleti dai 14 ai 16 anni potranno scontrarsi per aggiudicarsi il titolo di Campioni del mondo vivendo un’esperienza Globale.
Al via la quarta edizione italiana del Gatorade® 5v5, torneo amatoriale di calcio a cinque rivolto ai giovani italiani tra i 14 e i 16 anni, che coinvolge numerosi Paesi provenienti da Nord America, America Latina, Asia ed Europa.
La nuova edizione italiana del Torneo Gatorade® 5v5 presenta alcune novità:
- L’ampliamento dei capoluoghi coinvolti, da 12 a 15, tre in più rispetto all’ultima edizione: Agrigento, Avellino, Bergamo, Caltanissetta, Cesena, Firenze, Lecce, Milano, Piacenza, Reggio Emilia, Roma, Salerno, Taranto, Torino, Verona;
- La definitiva apertura della competizione al mondo femminile, a seguito del test avvenuto nell’edizione precedente, grazie alla quale le giovani atlete tra i 14 ed i 16 anni potranno sfidarsi in un torneo nazionale con la possibilità di accedere alla Finale Nazionale di Milano.
Nelle 15 città dislocate su tutto il territorio italiano si svolgeranno i tornei locali per decretare le 15 squadre – maschili e femminili – che accederanno alla Finale Nazionale che si disputerà a Milano tra la fine di marzo e l’inizio di aprile presso il Suning Youth Development Center. Alla fine di maggio, le due squadre vincitrici – maschile e femminile – si aggiudicheranno la possibilità di rappresentare il Paese nelle Finali Globali Gatorade® 5v5 all’estero e di vivere un’esperienza mondiale laureandosi Campioni del Mondo.
Ambassador del progetto Esteban Cambiasso, che ha rinnovato il suo impegno nel progetto dopo l’edizione 2019, e Regina Baresi, capitana dell’FC INTER WOMEN, in qualità di portavoce e Ambassador per il calcio femminile.
Un convegno a Torino per fornire le prove
La Sanità privata fa sentire da Torino la sua voce e fornisce numeri per spiegare l’importanza del suo ruolo in termini di offerta professionale, tecnologica, scientifica, ma anche come motore dell’economia . L’occasione è stata il convegno Il valore del privato accreditato nello sviluppo del sistema sanitario piemontese, organizzato da AIOP Piemonte, con il patrocinio di Confindustria Piemonte e Unione Industria Torino – Gruppo Sanità. Il primo dato che salta all’occhio è che si tratta di un sistema fortemente connesso al servizio sanitario pubblico.
Nel 2017 il valore della produzione delle strutture associate all’ AIOP ( Associazione italiani ospedalità privata) ha raggiunto in Italia i 7,9 miliardi di euro, che per il 96% deriva dai ricavi con tariffe previste dal Sistema Sanitario Nazionale. “Stiamo quindi parlando di una realtà profondamente legata al servizio pubblico, insieme al quale costituisce una filiera completa e un motore economico del sistema Italia – spiega Giancarlo Perla, Presidente AIOP Piemonte -. In Piemonte la rete AIOP assicura il 22% dei posti letto totali utilizzati per l’attività di ricovero, tra pubblici e privati accreditati. Sono numeri che confermano l’importanza del nostro ruolo e la necessità di sviluppare una filiera sempre più integrata, efficiente e orientata all’eccellenza”.
IL secondo dato è economico: le strutture sanitarie private “forniscono un servizio pubblico e alimentano la vita economica – dichiara Barbara Cittadini, Presiedente Nazionale AIOP -. In Italia, le strutture a noi associate garantiscono infatti circa il 28,4% delle giornate di degenza e il 26,5% delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, a fronte di un costo che rappresenta solo il 13% della spesa sanitaria italiana. Inoltre, coinvolgono nel loro indotto quasi 15.000 società, spesso pmi locali, che rappresentano le fondamenta dell’imprenditorialità italiana”.
In Piemonte la sanità privata gestisce 3.300 posti letto per l’88% accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale, oltre 4.300 addetti, per l’80% dipendenti . Al convegno ha debuttato il primo bilancio sociale di AIOP Piemonte, che evidenzia: stabilità nell’occupazione con circa il 91% dei dipendenti delle strutture Aiop regionale assunto a tempo indeterminato e con un indotto occupazionale per 88% locale; predominanza di quote rosa, con il 74% di donne tra i dipendenti; oltre il 17% del volume di acquisti è locale; il 73% delle strutture ha intrapreso iniziative per una migliore gestione energetica.
La Regione Piemonte con l’assessore all’ Ambiente Matteo Marnati raddoppia i fondi per la riqualificazione di fiumi e laghi, passando da 1,3 milioni di euro nel 2018 a 2,7 nel 2020
L’Assessorato regionale all’Ambiente, presieduto dall’Assessore Matteo Marnati, ha raddoppiato lo stanziamento dei fondi previsti per la riqualificazione delle sponde di fiumi e di laghi, passando da 1,3 milioni del 2018 a 2,4 del 2019, cui se ne aggiungono 2,7 milioni programmati per il 2020, grazie ad un bando che verrà pubblicato nei prossimi giorni sul Bollettino Regionale.
“L’attuale giunta – spiega l’assessore Matteo Marnati – raddoppia così le risorse per la riqualificazione delle sponde di fiumi, torrenti e laghi allo scopo di prevenire il rischio idrogeologico. Questi interventi aumentano la capacità di fiumi e laghi di resistere all’eccesso di precipitazioni, che spesso sfociano nelle esondazioni. La prevenzione si affianca, inoltre, agli interventi strutturali che riguardano la difesa del suolo”.
La Regione Piemonte premia, così, i progetti realizzati in sinergia con gli enti locali e territoriali, in modo da sostenere e favorire l’estrinsecazione delle competenze territoriali. Nel 2019 l’impegno degli enti beneficiari del finanziamento è anche stato economico. A fronte di una richiesta di fondi alla Regione per circa 2.380.000 euro, è stato fornito un contributo da parte dei beneficiari per un ammontare di quasi 215 mila euro. Viene, così, rinnovata dalla Regione Piemonte, per il terzo anno consecutivo, la pubblicazione del bando pubblico per la riqualificazione dei corpi idrici con l’assegnazione di risorse per un importo di 2.710.000, anche in considerazione della risposta positiva giunta, nel corso delle precedenti elezioni, dagli enti locali.
La Regione, con la pubblicazione del bando, richiede altresi’ agli enti locali ed ai parchi presenti sul territorio lo sviluppo di progetti capaci di migliorare gli aspetti morfologici e di deflusso delle acque. Si invitano, in questo modo, i vari Comuni ad associarsi tra loro e con gli enti provinciali e gli Enti parco, per la condivisione di sinergie e di obiettivi da raggiungere. Un altro fondamentale valore aggiunto è rappresentato dal coinvolgimento diretto di associazioni ed enti locali, capaci di garantire, con la loro attività, il mantenimento dell’intervento nel tempo. Gli interventi previsti dai tredici progetti presenti nella graduatoria del bando per la riqualificazione dei corpi idrici 2019, approvati dalla Regione Piemonte, riguardano la gestione della vegetazione fluviale di tipo conservativo, il rimboschimento, la ri-vegetazione, il taglio degli alberi che creano rischi , l’apertura di vecchi rami di fiumi da riattivare in caso di piena e l’individuazione di “aree di laminazione”, in cui la piena possa sfogarsi esternamente dai centri abitati.
Mara Martellotta
E’ ‘Qui non si muore’ del regista torinese Roberto Gasparro.
‘Qui non si muore’, seconda opera del regista torinese Roberto Gasparro, ha vinto il premio miglior sceneggiatura al ‘Festival Internazionale del Cinema di Salerno’.
Il film, girato lo scorso aprile e maggio a Montiglio Monferrato, ridente e suggestivo comune astigiano, con il coinvolgimento dell’intera popolazione, narra la storia di tre ex partigiani e un ex militante fascista che decidono di ripopolare il loro borgo abbandonato da tutti i giovani.
“Fiero di questo riconoscimento – dichiara Gasparro – il premio che più desideravo: la pellicola racconta il diritto alla felicità, tema più che mai attuale in questi complicati tempi moderni, in cui i grandi sogni e i nobili obiettivi rivestono una funzione fondamentale per l’evoluzione positiva della società”.
Nel cast anche il Premio ‘David di Donatello’ Tony Sperandeo, già volto noto della serie tv ‘La Piovra’, che qui veste i panni di Don Gaetano, un parroco dalle vedute moderne e messo al “41bis” dalla Curia, pronto ad attuare politiche innovative per promuovere il suo borgo anche tramite il web.
E, con lui, Margherita Fumero, Lina Bernardi, Barbara Bacci, Gianni Parisi e Franco Barbero, oltre a un giovane Alessandro Gamba al suo debutto cinematografico nei panni del protagonista che interpreta il ruolo del Primo Cittadino di Montiglio Monferrato.
“Il lungometraggio, già applaudito dalla stampa, è stato scartato al ‘Torino Film Festival’: com’è nella tradizione del capoluogo piemontese, i figlioli prodighi trovano sempre porte aperte altrove prima di far trionfalmente ritorno a casa”, spiega il giornalista Maurizio Scandurra, anche incaricato per i grandi eventi del Comune di Montiglio.
‘Qui non si muore’ verrà proiettato al ‘MontExpo’ Sabato 30 Novembre alle ore 20.30, Domenica 1° Dicembre alle ore 17.00 (giornata in cui il regista e parte del cast mostreranno al pubblico intervenuto i set più significativi delle riprese dalle ore 14.00 alle ore 16.30) e Lunedì 2 Dicembre alle ore 20.30.
Prevendite già disponibili presso ‘Jolly Market’ e ‘Farmacia San Lorenzo’ di Montiglio Monferrato.