Nuoto: le medaglie piemontesi a Genova
ASSOLUTI
Oro
Luisa Trombetti (Fiamme Oro/Rari Nantes Torino) 400 misti
Alessandro Miressi (Fiamme Oro/Centro Nuoto Torino) 100 stile libero
Argento
Helena Biasibetti (In Sport Rane Rosse) 50 farfalla
Helena Biasibetti (In Sport Rane Rosse) 100 farfalla
Alessandro Fusco (CC Aniene) 200 rana
Luisa Trombetti (Fiamme Oro/Rari Nantes Torino) 200 misti
Giorgia Romei (Marina Militare/In Sport Rane Rosse) 200 stile libero
Bronzo
Alessandro Miressi (Fiamme Oro/Centro Nuoto Torino) 50 stile libero
Carola Valle (Centro Nuoto Torino) 50 farfalla
Anita Gastaldi (CSR Granda) 100 misti
Francesca Pasquino (Nuotatori Canavesani) 50 dorso
Erica Musso (Fiamme Oro) 400 stile libero
Erica Musso e Giorgia Romei sono atlete provenienti da altre regioni e da oltre un anno si allenano all’Aquatica Torino.
JUNIOR
Oro
Gabriele Mancini (Centro Nuoto Torino) 200 misti
Giada Gorlier (Rari Nantes Torino) 200 misti
Argento
Gabriele Mancini (Centro Nuoto Torino) 100 rana
Giada Gorlier (Rari Nantes Torino) 100 stile libero
Angelica Ferrara (Rari Nantes Torino) 200 misti
Angelica Ferrara (Rari Nantes Torino) 100 rana
Bronzo
Giada Gorlier (Rari Nantes Torino) 100 dorso
Di fronte al Rojava
Incontro in sostegno al popolo Kurdo lunedì 11 novembre, a partire dalle 21, presso il Polo del 900 in Via del Carmine, 14
“Durante lo svolgimento dei lavori, – commenta uno dei promotori del coordinamento “Noi siamo con voi”, Giampiero Leo (nella foto) – potrete ascoltare testimonianze “vive” dal Rojava, godere della lettura di poesie particolarmente toccanti e constatare come lo spirito delle donne e degli uomini Kurdi sia quello di combattenti per la libertà e per la pace. E’ molto significativo, a questo proposito, che la rappresentanza Kurda abbia voluto come co-organizzatore il Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con Voi” a testimonianza dello spirito di tolleranza e rispetto per tutte le fedi, le etnie e le culture, che alberga nel modello di società da loro realizzato”.
È’ stata una tentata frode all’assicurazione la causa della tragedia di Quargnento. I carabinieri hanno fermato la scorsa notte Giovanni Vincenti, il proprietario della cascina esplosa dove sono morti i tre vigili del fuoco. Lo ha comunicato il procuratore di Alessandria Enrico Cieri. L’uomo fermato ha confessato, dopo dieci ore di interrogatorio negando l’intenzione di volere uccidere. Era fortemente indebitato e gli è venuta la folle idea. La moglie di Giovanni Vincenti è indagata a piede libero per concorso.
Slot irregolari: 28mila euro di multa
A seguito di numerose segnalazioni di cittadini residenti, a tutela del consumatore e al fine di contrastare il disturbo generato dagli avventori di esercizi pubblici e l’utilizzo di macchinette installate illecitamente all’interno di locali di somministrazione, sono stati organizzati alcuni interventi congiunti tra Agenti del V Comando Polizia Municipale di Torino Comando Borgo Vittoria/Madonna di Campagna/Vallette/Lucento e il Commissariato Madonna di Campagna della Polizia di Stato.
E’ stata controllata una sala raccolta scommesse di via Colautti. Sono state trovate 14 apparecchiature videogioco che, nella circostanza, non rispettavano i limiti imposti dalla normativa regionale che prevede il divieto di installazione di apparecchi per il gioco lecito a una distanza inferiore a 500 metri da luoghi sensibili quali scuole, luoghi di culto, istituti di credito e sportelli bancomat.
A seguito di quanto accertato, il gestore del locale, di nazionalità rumena, è stato sanzionato amministrativamente ai sensi art. 11 c.1 in rel. art. 5 c.1 Legge Regionale 9/16 per un totale di 28.000 euro (cioè 2000 euro per ognuna delle 14 macchinette installate) e gli apparecchi videogioco sono stati posti sotto sequestro amministrativo e sottratti alla materiale disponibilità di altri avventori.
Nella serata di mercoledì 6 novembre è stata controllata un’attività artigianale di vendita kebab in via Chiesa della Salute. Nel corso del controllo gli Agenti hanno trovato due sacchi neri contenenti all’interno 32 sacchetti di melanzane e peperoni, custoditi in involucri non conformi all’interno di un frigo-congelatore, in modalità non idonee a una corretta conservazione dei cibi e pericolosa per la salute pubblica. Per quanto accertato il titolare dell’esercizio, cittadino di nazionalità turca, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria ai sensi dell’art. 5 lettera B) Legge n. 283/1962 per il reato di alimenti in cattivo stato di conservazione detenuti per la somministrazione.
“Due dozzine di rose scarlatte” apre la stagione dell’Alfieri
La domanda è una sola: sarà capace di reggere davanti ad un pubblico più smaliziato di oggi questa commedia con i suoi oltre ottant’anni di vita? Aldo De Benedetti e Due dozzine di rose scarlatte, un autore che (finché le leggi razziali lo permisero) cavalcava nelle vesti di sceneggiatore la stagione d’oro dei “telefoni bianchi” e per i palcoscenici gli applausi per “Non ti conosco più” o “Milizia territoriale”; un successo in grado di oltrepassare i confini nazionali, fortificato nel 1940 dal film omonimo che segnò il debutto di Vittorio De Sica alla regia, un esempio prebellico pieno di leggerezza, fondato su un gioco degli equivoci e su una intelligente quanto tranquilla sensualità quel tanto che basta, dialoghi e risate costruiti e offerti in punta di piedi. Ebbene, quel testo regge ancora benissimo, eccome, nei dialoghi e nell’incalzare delle sorprese della vicenda, nello smalto che con il tempo non accusa nessuna scalfittura, tenuto al riparo proprio nella leggerezza spensierata di quegli anni, nella sua riposante immobilità, che accusa colpi allorché pecca con la presunzione di cucirgli addosso una colonna sonora onnivora che deborda verso la Berti o Ranieri, mentre resta un piacere difenderla nel proprio tempo e affidarsi alla Wandissima e dintorni. Una tappa indovinata, una scelta oggi spericolata con cui Torino Spettacoli ha aperto la propria stagione all’Alfieri, un appuntamento, per la regia elegante, tutta sospiri e ripicche, di Girolamo Angione, che il pubblico ha gradito tra divertimento e applausi.
“Le catene del matrimonio sono così pesanti che bisogna essere in tre per sopportarle”, ci avvisa il foglio di presentazione dello spettacoli citando Alexandre Dumas. Una coppia felicemente sposata in cui s’insinua ad un certo punto una parola molesta: evasione. Qualche momento di stanchezza in lei, un viaggio in solitaria tra le nevi di Cortina, un tentativo di modesta avventura per lui, don Giovanni sognatore, approfittando di quell’assenza. Tra i preparativi, cui pensa la servetta di casa, Marina intercetta un mazzo di rose che il fedifrago s’è fatto recapitare per poterlo girare alla bellezza che ha scelto, unito ad un biglietto che sfodera la piccola letteratura del tempo in formato Baci Perugina e firmato “Mistero”. Chiaro che Marina ci ricami sopra e che ogni pomeriggio, ad un’ora prestabilita, attenda un identico mazzo di rose come una manna dal cielo, capace di farla uscire dalla noiosa mediocrità ed entrare nella allegra decisione di non partire più. Gli equivoci si susseguono e giungono secondo temporaneo copione alla brusca interruzione di una vita a due, giocando anche la complicità dell’amico Savelli: grazie ad una sua azzardata confessione, nella ricerca di chi si possa nascondere dietro “Mistero”, il castello di carte frana miseramente. Con la tranquillità per lo spettatore che De Benedetti voglia mettere le cose a posto per il futuro.
Leggerezza, dicevamo. E in quella fanno a gara ad accomodarsi Miriam Mesturino, irrequieta consorte, Luciano Caratto che mena il gioco con grande sicurezza ed ineccepibile varietà di toni e Simone Moretto, l’amico vittima e pasticcione. Insomma un successo a tutto tondo, come ai tempi del mitico De Benedetti.
Elio Rabbione
Nelle immagini, Luciano Caratto e Miriam Mesturino; Simone Moretto e Miriam Mesturino in due momenti della spettacolo, fino a domenica 10 novembre in scena al teatro Alfieri
Torino al sapore di cioccolato
Dall’8 al 17 Novembre 2019 Maestri cioccolatieri in piazza San Carlo e via Roma con Cioccolatò
La kermesse più famosa d’Italia sul cioccolato artigianale ritorna a Torino questo fine settimana. Le novità dell’edizione 2019 con una veste tutta nuova, dove gli attori primari sono proprio i maestri cioccolatieri, la loro arte e l’eccellenza dei loro prodotti.
• Casa Cioccolatò: il cuore pulsante della manifestazione con eventi, ospiti e showcooking
•Fuori di Cioccolatò: gli happening Off di CioccolaTò, con eventi che coinvolgono Pasticcerie, Cioccolaterie, anche della periferia, i locali storici e i classici locali serali torinesi.
•ChocoCabrioTour: un giro per la città illuminata a bordo di un Bus Cabrio con Cioccolata Calda e Copertina verso una serie di attrazioni tutte da scoprire.
•Contest Baciamicioccolatò: nei locali o dove volete voi, con chi volete voi, ma soprattutto sui social, datevi un bacio al sapore di Cioccolato! #baciamicioccolato #fuoridicioccolato
Durante l’ultima edizione la partecipazione del pubblico è stata altissima, con punte record di 400.000 visitatori nei 2 weekend.
IL CIOCCOLATO A TORINO
Una storia di tradizione e innovazione
La storia parte da una tradizione che nasce da Emanuele Filiberto di Savoia nel 1560 (Testa ‘d Fer), prosegue con la realizzazione del diablutin (in occasione del trasferimento della capitale del Regno da Chambery a Torino), fino alla realizzazione del primo gianduiotto. Emanuele Filiberto, la cui statua del Marocchetti si trova in piazza S.Carlo, già nel 1560 offre alla popolazione una cioccolata in tazza; successivamente la stessa ricetta nel ‘700, lavorata con l’aggiunta di vaniglia e di liquore cognac diventerà il diablottino: questo è il primo cioccolatino al mondo! Questa bontà sarà famosa protagonista della Merenda Reale della corte del ‘700, accompagnata dai tipici biscotti, i “bagnati”, nella cioccolata calda: i morbidi savoiardi, canestrelli, paste di meliga ed infine baci di dama. Nell’800, il cioccolato giungeva con difficoltà a seguito del blocco navale durante le guerre napoleoniche, fino alla Restaurazione; così i mastri cioccolatieri, che allora si chiamavano cioccolatai (oggi titolo dispregiativo, a causa delle vita dispendiosa simboleggiata dalle note lussuose carrozze con tiro a quattro), provarono a miscelare il poco cacao reperito con le nocciola “tonda gentile delle Langhe”, di cui vi era grande abbondanza. indelebilmente la fantasia giovanile di Monsieur Prochet che creò un cioccolatino a forma di barca rovesciata. Così nel 1852 nacque il gianduiotto a firma Monsieur Prochet (poi Caffarel).
Sulla via dei kami
Rotazione di dipinti giapponesi su rotolo verticale al MAO di Torino
Da martedì 5 novembre 2019 a lunedì 9 marzo 2020
Prosegue al MAO – Museo d’Arte Orientale di via San Domenico, a Torino, la saggia consuetudine di mettere a riposo periodicamente le opere più delicate, come quelle in carta o in seta, così da offrire al pubblico, in modo integro e a rotazione, tutta la ricca collezione del Museo. In quest’ottica, torna a rinnovarsi, da martedì 5 novembre e per quattro mesi, fino a lunedì 9 marzo del prossimo anno, l’esposizione dei cosiddetti kakemono, classici dipinti giapponesi su seta, cotone o carta eseguiti su rotolo verticale destinato ad essere appeso. Il piccolo nucleo ( sei opere, di cui un trittico) che oggi possiamo trovare in esposizione si ispira a figure tratte dalla simbologia e dai caratteri tipici della cultura del Paese del Sol Levante, come divinità della Fortuna, leggende del folklore, animali messaggeri divini e numerosi kami, ovvero le divinità venerate nella fede shintoista.
Di particolare interesse, in quest’ottica, l’eterea “Veduta del Monte Fuji” di Tsukioka Sessai (1761? – 1839) e il ritratto di “Sugawara no Michizane che cavalca un bufalo” di Utagawa Sadakage (attivo fra il 1818 e il 1844): opere – in cui si leggono “cifre artistiche” occidentali elaborate nell’Arcipelago in modo assolutamente originale – che rendono omaggio alle espressioni della natura nella sua bellezza più maestosa e agli illustri personaggi del passato venerati come kami dallo shinto.
A proseguire, le lievi pennellate del “Matrimonio delle volpi sotto la pioggia” del pittore di Nihonga, fra i primi a visitare Stati Uniti ed Europa – con la partecipazione nel 1878 alla Mostra Internazionale di Parigi – Watanabe Seitei (1851-1918), che fotografano di nascosto un evento raro quanto propizio: in Giappone si dice infatti che, quando piove con il sole, da qualche parte una coppia di volpi si stia unendo in matrimonio, lontano dagli occhi indiscreti degli esseri umani. Anche il celebre regista Akira Kurosawa si è ispirato a questo tema per uno degli otto episodi del film “Yume” (“Sogni”, 1990).
Un omaggio a Ebisu, una delle Sette divinità della Fortuna, venerato come protettore dei pescatori e dei pescivendoli, è invece il dipinto “Daikoku e Ebisu” di Nakajima Raisho (1791-1827), dove la divinità è ritratta mentre sfila l’amo dal pesce tai (simile a un’orata), elemento a lui associato e considerato di buon auspicio grazie al gioco di omofonia con tai (“grato”, “fortunato”).
Nel corridoio che ospita al MAO le stampe policrome è infine presentata una selezione di ukiyo-e (genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno e fiorita nel periodo Edo fra il XVII e il XX secolo), il cui nucleo centrale è costituito dalla prima metà della serie “Nelle 53 stazioni della Tokaido” di Utagawa Hiroshige (1797-1858), fra i principali paesaggisti giapponesi dell’Ottocento, cui viene anche attribuita una notevole influenza sulla pittura europea del periodo, in particolare su impressionismo e post-impressionismo, da Monet a Van Gogh. A lui è stato anche intitolato il cratere “Hiroshige”, sulla superficie di Mercurio.
g. m.
“Sulla via dei kami”
MAO – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it
Da martedì 5 novembre 2019 a lunedì 9 marzo 2020
Orari: da mart. a ven. 10/18; sab. e dom. 11/19
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Una domenica di festa in via Stradella
Cavallerizza, Napoli (FI): “M5S ha perso la testa?”
Pubblichiamo l’opinione dell’on. Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia in Comune:
Ho appreso da un tweet che gli occupanti della Cavallerizza, cioè i gentiluomini dei centri sociali e di Askatasuna in particolare, hanno partecipato al tavolo in prefettura facendosi rappresentare da due personalità istituzionali: Guido Montanari, ex vice sindaco già licenziato dal sindaco Appendino, e la signora Viviana Ferrero, attuale vice presidente del Consiglio comunale.
A ogni persona dotata di un pizzico di buon senso cadono le braccia nell’apprendere che due figure istituzionali, sia pure in tempi diversi, si presentano in prefettura a rappresentare gli occupanti, abusivi e violenti, di uno spazio pubblico. Quando le stesse persone dovrebbero essere impegnate per accelerare lo sgombero della Cavallerizza da occupanti privi, come qualsiasi occupante, di qualsiasi titolo per stare dove stanno. Si parla di un bene pubblico riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il dubbio, anzi, la certezza è che la giunta di Torino ha perso completamente la testa.