ilTorinese

Grosso, l’avvocato che non doveva obbedienza alla politica

Di Pier Franco Quaglieni
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Ho conosciuto Carlo Federico Grosso quando era vice sindaco di Torino ai tempi di Novelli sindaco
Non avevo apprezzato- lo dico con sincerità –  la scelta di Grosso e  del mio amico Marziano Guglielminetti  di candidarsi nel 1980,sia pure come indipendenti, nelle liste del PCI, di quel PCI che era ancora un partito strutturato sul vecchio modello del centralismo democratico e che non aveva ancora mosso dei passi  significativi verso il cambiamento, se non  imboccando la strada del consociativismo che tanto danno ha provocato al Paese. Ne apprezzai l’alto livello intellettuale, l’equilibrio, l’ indipendenza anche rispetto ad un sindaco che invece  incarnò a pieno l’apparato  più fazioso del  PCI  di cui, in tempi successivi, rimpianse la fine.
No, Grosso era di un’altra pasta, era già un avvocato affermato ed un docente prestigioso che non doveva nessuna obbedienza alla politica, mentre Novelli era la creatura di un apparato burocratico che vedeva in via Chiesa della Salute e in via delle Botteghe Oscure l’ombelico del mondo. Era figlio di un grande giurista, Giuseppe Grosso, mitico preside della Facoltà di Giurisprudenza di Torino ,presidente della Provincia di Torino e Sindaco di Torino ,mandato indecorosamente  a casa nel 1968 dalle faide democristiane e socialdemocratiche interne alla sua Giunta. Giuseppe Grosso ebbe una personalità più spiccata rispetto a quella di suo figlio che, per altro,  ebbe  una carriera più brillante rispetto a quella del padre sia perché come  avvocato penalista   non tardò a diventare uno dei principi del Foro, sia perché venne eletto vicepresidente del CSM durante la presidenza di Oscar Luigi Scalfaro, un incarico molto importante in anni di aspri conflitti  sul ruolo della Magistratura.
Era stato allievo del grande Marcello Gallo, a sua volta allievo ,come Giovanni Conso ,del geniale  caposcuola Francesco Antolisei. Erano gli anni di una Facoltà torinese di Giurisprudenza che raccolse come docenti e come allievi i più bei nomi del Diritto. A parlarmi di lui fu un altro grande avvocato, Claudio dal Piaz , che apprezzava lo spirito indipendente di Grosso che tendeva a non confondere  mai le ragioni politiche con quelle della giustizia. Io fui molto amico di sua madre , la prof.  Augusta Guidetti Grosso insuperata presidente della storica Pro Cultura Femminile e raffinata intellettuale.
La mamma, a volte,  mi  parlava con orgoglio del figlio, pur non condividendone  alcune scelte politiche in modo piuttosto  esplicito. Simile a lui, per la bravura professionale indiscussa,  io ricordo solo Vittorio Chiusano. Mi piace ricordare una intervista da lui concessa  nel 2015 in cui non esito’ a denunciare l’uso politico della carcerazione preventiva da parte dei giudici, affermando che “la libertà e’ un bene cosi importante che può essere limitata solo in presenza di sentenza definitiva “.Grosso ebbe sempre  chiara la presunzione di innocenza affermata dalla Costituzione che Grosso definiva un principio cardine  della giustizia italiana. Fu un uomo sicuramente di sinistra ,ma non si accodo’ mai a certe vulgate liberticide che in fondo non erano di per se’ per nulla di sinistra ,anche se venivano usate strumentalmente dalla sinistra  giacobina ,oltre che più comprensibilmente  dal leghismo  populista( che esibiva  minaccioso il cappio in parlamento  ) e dal MSI prima del lavacro di Fiuggi.
Una volta mi capito ‘ di incontrarlo per strada ed eravamo in un momento caldissimo per l’uso spesso spregiudicato delle intercettazioni. Ricordo che fu durissimo ,pur riconoscendo l’utilità delle medesime a fini investigativi con dei limiti precisi per non violare la privacy dei cittadini . Fu l’avvocato del gruppo editoriale “Espresso- Repubblica  e credo abbia avuto il suo bel daffare a difendere giornalisti che spesso facevano del killeraggio mediatico  la loro cifra professionale . Il suo predecessore ,l’avvocato romano Adolfo Gatti mi raccontò in confidenza episodi molto emblematici  di certo giornalismo d’assalto più che d’inchiesta.
Sul politico Grosso a me sembra che abbia sempre prevalso l’avvocato anche se io avrei visto molto bene Grosso ministro di Grazia e Giustizia. Fu protagonista di importanti  processi che seppe affrontare con la grinta propria del grande giurista e che gli diedero fama nazionale . Grosso e’ stato un unicum, come lo fu suo padre. Un unicum di cui l’Italia, Torino e il Piemonte possono andare orgogliosi.
scrivere a quaglieni@gmail.com

Il Pd in Regione: “L’autonomia non si costruisce con gli slogan”

Da Palazzo Lascaris

Nel dare il benvenuto al professor Galli che, peraltro, apprezziamo ci preme fare alcune precisazioni su quanto è stato fatto dalla Giunta Chiamparino sul tema dell’autonomia.

Al di là della questione del mancato referendum per chiedere ai cittadini se volessero oppure no più autonomia, la cui indizione è stata una scelta politica, è importante precisare che il Piemonte ha presentato, nel dicembre 2018, la richiesta di applicazione del 116 alla ministra degli Affari regionali Erika Stefani.

Rileviamo, peraltro con soddisfazione, che il Prof Galli suggerirà alla Giunta Cirio di fare quello che già abbiamo fatto noi. Vale a dire distinguere tra funzioni e materie, ossia il principio che ha ispirato il documento che è sul tavolo della Ministra.

Per esempio, sui beni culturali avevamo chiesto addirittura di più della Lombardia, una strategia unitaria non soltanto sulla promozione, ma anche sulla tutela del patrimonio piemontese. Questo ci era consentito dal fatto che la nostra Regione era stata una delle prime a dotarsi di un Piano paesaggistico regionale, cosa non fatta da Veneto e Lombardia.

Ci pare evidente che le timidezze registrate in questi giorni sulle autonomie regionali siano imputabili esclusivamente alle contraddizioni del governo giallo-verde.

Per queste ragioni ci attendiamo che la discussione e gli approfondimenti sull’autonomia del Piemonte siano portati al più presto in aula anche attraverso l’istituzione della Commisione competente come richiesto dalla nostra mozione.

 

Il Gruppo regionale Pd

Fausto Coppi. L’affollata solitudine del campione

AL TEATRO CARIGNANO UN OMAGGIO AL FAMOSO CICLISTA

 

Venerdì 26 luglio, alle 21.30 andrà in scena la prima nazionale del reading “FAUSTO COPPI. L’affollata solitudine del campione” un progetto di Gian Luca Favetto con Michele Maccagno, Gian Luca Favetto, Fabio Barovero e con l’allieva della scuola del Teatro di Torino Letizia Russo.

Lo spettacolo, una produzione della Fondazione Circolo dei Lettori e del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, sarà replicato sabato 27 luglio alle ore 21.00, sempre al Teatro Carignano, in occasione dell’inaugurazione degli European Master Games.

L’opera porta in scena un recital di parole e musica che vuole ricordare uno dei più grandi personaggi del ciclismo mondiale. “La storia di un uomo dentro la storia – scrive Gian Luca Favetto – e di un campione, di una persona gentile e riservata diventata già in vita, al di là delle intenzioni, una leggenda. Un uomo sempre in fuga che riassume in sé la storia di quel lembo del Piemonte sud orientale che lo ha forgiato, di cui portava in giro per il mondo silenzi, tenacia, fatiche asprezze e dolcezze. Un recital di parole e musica che vuole restituire al tempo presente la figura di Fausto Coppi. Non un ricordo, ma un racconto che si avvale anche delle pagine di chi ha ammirato e cantato le sue imprese da Dino Buzzati a Vasco Pratolini, da Orio e Guido Vergani a Curzio Malaparte.

Un racconto di vittorie e tragedie, di cadute e trionfi che mette in fila le prime pedalate come garzone di macelleria e la prima corsa, la prima vittoria al giro d’Italia e la prima doppietta Giro d’Italia-Tour de France, la fuga più lunga e i grandi distacchi con cui arrivavano al traguardo gli avversari. E poi il rapporto con Gino Bartali. E l’Italia di quegli anni. E il suo essere tutt’uno con la bicicletta, come Paganini era un tutt’uno con il suo violino. E naturalmente l’amore. E naturalmente la morte, che consegna al mito questo uomo solo in fuga, con la maglia biancoceleste addosso: il suo nome è Fausto Coppi”.

Storia di un Campione. 100 anni di Fausto Coppi è un progetto della Regione Piemonte, realizzato dalla fondazione Circolo dei Lettori e dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, in collaborazione con DMO Piemonte e Marketing e Piemonte dal Vivo. Media Partner La Stampa e il Secolo XIX.

I cento anni dalla nascita di una delle più importanti figure del ciclismo del Novecento sono l’occasione per celebrare lo sport, per ricordare il profondo legame che Coppi ebbe con il territorio piemontese, suo luogo di nascita, e per rievocare un momento storico e sociale entrato a pieno diritto dell’immaginario collettivo del nostro paese.

 

Maria La Barbera

 

 

 

 

 

Nel mondo dei ciechi il Capitano diventa re

Sulla Tav ci risiamo,  bisticci su bisticci.  Con le immancabili violenze dei soliti noti in Valle Susa. Salvini vuole sostituire Tonilelli che blocca la gronda in Liguria e di Maio che rassicura Salvini che non vuole crisi di governo. Poi Conte che riceve il rifiuto netto dei governatori del Nord sulla bozza per la cosiddetta riforma delle autonomie. Nord contrario e Sud a difesa di qualcosa che tenta di salvare il salvabile per le proprie regioni.
Conte pugliese Di Maio napoletano e Salvini Asburgico. La coperta è corta. Ulteriori nodi al pettine di 150 anni d unità d’ Italia. E , guarda  caso, la Sicilia ha assunto 137 alti funzionari dai più considerati assolutamente inutili. Soldi non ce ne sono.  Ma sembra che non ne siamo preoccupati.  Chi pagherà il conto finale ? Non è dato sapere . Sicuramente non i Siciliani che li hanno assunti.  Potere delle regioni a statuto speciale.  Avviene anche in Trentino ma lì, almeno fino ad oggi , alla fine dell’ anno i conti sono in pareggio.  Eppure non ce lo vedo Matteo Salvini aver contro Zaia e Fontana che scrivono una lettera a tutti i Ministri. Non si sa mai che il Presidente Conte faccia finta di non aver ricevuto . Matteo Salvini ha sempre bisogno di prendersela con qualcuno.  Ecco, sta passando Toninelli che si sta chiedendo dov’ è. Che non fosse un’ aquila lo si era capito dopo 15 giorni. Si è persino inventato una galleria al Brennero. Ora è inutile infierire con il più evanescente Ministro nella storia della Repubblica italiana. Ora ci fa tenerezza.
Nessuno gli aveva detto che anche Conte era per la Tav.  E Giggino fieramente scandisce il suo  slogan preferito:  il posto di lavoro non si tocca, il mio posto di lavoro. Anche Laura Castelli ha aderito alla corrente Di Maio.  So’ ragazzi.  Chi non sono solo ragazzi sono i No Tav violenti. Precisazione d’ obbligo, anche se saremmo curiosi di conoscere cosa vuole o può fare chi dicendosi non violenta, continua nel dire che la Tav deve essere bloccata.  Sconforto di Jacopo Fo, totalmente traditi i No Tav, la spinta propulsiva rivoluzionaria dei pentastellati si  è esaurita.  Domanda.  A tutti ma proprio tutti era noto che solo il Parlamento poteva far saltare il tutto. E allora  perché non si è chiesto subito al Parlamento che cosa ne pensava? Semplice.  Non ci sarebbe stata la sceneggiata di quest’ anno.
Perché Matteo Salvini diserta regolarmente i vertici Europei sull’ immigrazione? Semplice, sul caos e sceneggiate Rambo ci campa sopra.  Viceversa che cosa direbbe? Pochino, lui che è oramai dipendente dai comizi. Troppa buona adrenalina per il Capitano con tendenze ad essere Capo di Stato maggiore. Sul sabotaggio delle centraline a Firenze complimenti a chi doveva sovrintendere alla sicurezza di questi impianti. Non mi risulta che al governo qualcuno si sia agitato per individuare i  responsabili. Caos premessa delle sceneggiate. Altra domanda.  Perché Matteo Salvini non va alle elezioni? A detta di tutti farebbe il pieno.  Matteo è un grande tattico.  Vuole raggiungere da solo il 40 %. Come fare? Non disturbare il Sud e collegarsi alle elezioni regionali del Veneto e Lombardia.  Se gli riesce questo equilibrismo il gioco é fatto.
Ecco all’ orizzonte la sinistra che agita lo spauracchio dei Leghisti . Non si agitano perché proprio all’ orizzonte.   Pd  e potenziali alleati si dedicano alla loro vocazione e missione politica.  Litigare.  Litigare e litigare . Bel programma, estremamente appagante ed intrigante per l’ elettorato. Anche qui mi viene voglia di piangere. Il Pd dovrebbe rivendicare l’ ottimo lavoro svolto dal Ministro Minniti.  Dario Franceschini critica la gestione di Matteo Renzi di cui è stato un indiscusso protagonista. E fin qui nulla di nuovo.  Uomo per tutte le stagioni.  Ma la vera ciccia è l’accordo con i Pentastellati per ridimensionare Salvini.  Tradotto: un altro regalo fatto a Matteo Salvini.  Indubbiamente il Capitano è attualmente il più bravo. Ma come si dice: in un mondo di ciechi l’ orbo è Re.
Patrizio Tosetto

E’ morto Carlo Federico Grosso, principe dei penalisti

E’ morto  Carlo Federico Grosso, tra i più conosciuti penalisti italiani

E’ spirato a Torino a 81 anni.  Professore emerito di Diritto penale, ha svolto attività politica come  consigliere comunale e vicesindaco di Torino, nel Pci, e  come vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte. Nel 1994 è stato eletto nel Csm, di cui diventò vicepresidente. E’ stato il primo difensore di Annamaria Franzoni e di Calogero Mannino nel processo sulla trattativa Stato e Mafia.

I no Tav pronti alle barricate

I no Tav hanno preso male l’annuncio del premier Conte a favore della prosecuzione dei lavori della Torino-Lione: “dimostra di non conoscere la determinazione del movimento No Tav”, scrivono in un messaggio che sta circolando in queste ore sui siti web di area. Secondo il movimento il presidente del Consiglio “sa che la Tav non serve a nulla e che si creerà un problema di ordine pubblico. E ha ben chiaro perderà tanti voti e rispetto politico”.

“La manfrina di questi mesi giunge alla parola fine. Il governo ha gettato anche l’ultima maschera allineandosi a tutti quelli precedenti. Adesso fermare la Torino-Lione tocca a noi”, così un comunicato ufficiale del movimento No Tav della Valle di Susa, che annuncia sabato prossimo un corteo con migliaia di partecipanti verso il cantiere di Chiomonte per dimostrare “fin da subito la nostra vitalità”

Sciopero mezzi pubblici, ecco le info utili

GTT INFORMA

Mercoledì 24 luglio 2019 è previsto uno sciopero nazionale di 4 ore che coinvolgerà il trasporto pubblico locale urbano, extraurbano e ferroviario. Lo sciopero è indetto da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Faisa-Cisal, Ugl Autoferrotranvieri e Fast-Confsal.

LO SCIOPERO SI SVOLGERÀ CON LE SEGUENTI MODALITÀ:

  • Servizio URBANO-SUBURBANO, METROPOLITANA, EXTRAURBANO, ASSISTENTI ALLA CLIENTELA: dalle ore 18.00 alle ore 22.00
  • Servizio Ferroviario (sfm1 – Canavesana e sfmA – Torino–aeroporto–Ceres): dalle ore 18.00 a fine turno

Sarà assicurato il completamento delle corse in partenza entro l’orario di inizio dello sciopero.

E’ garantita la piena operatività dei Centri di Servizi al Cliente fino alle 15.18.

Lo sciopero potrà avere ripercussioni anche sui diversi servizi gestiti da GTT, con conseguenti possibili disagi per la clientela.

 

(foto: il Torinese)

Quattro pianisti a “Musiche da ripostiglio”

Il 27 luglio ad Azeglio (T0)

Alle 21 di sabato 27 luglio, la residenza di campagna “Fuori porta d’Azeglio”, prestigiosa location nell’omonimo comune del Canavese ospiterà un’altra serata della rassegna “Musiche da ripostiglio”, ideata e condotta da Giuseppe Lo Faro, multiforme artista e   infaticabile promotore di iniziative culturali. La serata, intitolata “Piano4te” vedrà sulla scena un pianoforte e quattro pianisti che si esibiranno in quattro diversi stili. Protagonisti saranno l’eclettico azegliese Vincenzo Savoretti, il compositore e pianista classico Antonio Adduce, la compositrice dalle influenze jazz e blues Anna Dari e, infine, con il suo pop melodico, il musicista ed ex produttore discografico David K Tickle, inglese di Lancaster e canavesano d’adozione. La serata avrà come special guest Angela Carlotta   mentre ogni brano sarà introdotto e descritto da Inika F Tickle.

M.Tr.

Il vero statista non si limita a lusingare le masse

Di Pier Franco Quaglieni

La politica, la cultura e la storia

In un lucido articolo il grande Dino Cofrancesco, che si rivela sempre di più un pensatore politico di rango e una delle coscienze critiche più alte oggi esistenti in Italia, ha evocato il pensiero di Vincenzo Cuoco per spiegare la vittoria di Trump e di Salvini. Cuoco aveva partecipato alla Rivoluzione partenopea del 1799 nel Regno di Napoli e dall’esilio milanese, dove fu in amichevole contatto con il Manzoni, scrisse una esemplare riflessione critica sulla vicenda napoletana,evidenziando i limiti del giacobinismo di stampo illuministico di chi non seppe cogliere i bisogni del popolo e pretese astrattamente di imporre una Repubblica di stampo francese in una realtà sociale profondamente diversa . Quei conati rivoluzionari generarono  per reazione il Sanfedismo : le plebi meridionali non si schierarono dalla parte delle élites rivoluzionarie, ma andarono in soccorso del cardinale Ruffo di Calabria che stava reprimendo la rivoluzione voluta per emancipare dall’alto quelle stesse  plebi.  Certo Trump e Salvini sono degli incolti e forse non sanno neppure che Cuoco sia esistito, ma inconsciamente hanno percepito le verità insite nella sua opera.

In sintesi, la concretezza dell’agire politico che deve bandire le astrazioni ideologiche, riallacciandosi alla grande lezione del Machiavelli secondo cui gli uomini dimenticano prima la morte del padre che la perdita del patrimonio, come ricorda Cofrancesco .   Se noi vediamo in questa luce l’immigrazione incontrollata e le periferie urbane degradate rispetto ai richiami evangelici del Papa o a quelli ateizzanti di Gino Strada o di Roberto Saviano ci accorgiamo che certe nobili idee si rivelano delle utopie incapaci di cogliere il disagio  reale dei cittadini. Si tratta di una cosa che il ministro Minniti , corazzato di cultura storicista, aveva capito e cercato di interpretare concretamente.  Il popolo si muove per bisogni ed interessi  e non per ideali, scriveva Cuoco agli albori dell’Ottocento, facendo tesoro degli errori dei rivoluzionari napoletani che forse non avevano letto a sufficienza gli stessi illuministi napoletani in particolare il grande Antonio Genovesi studiato splendidamente dal sommo Franco Venturi.

Sembra paradossale e quasi inverosimile che chi coglie i fermenti della pancia della gente, si rifaccia a Cuoco. Eppure e’ così . Certo però non basta cogliere quei fermenti che portano voti , ma un vero politico, un vero statista sa anche indicare la strada per superare le criticità,  senza limitarsi a lusingare le masse che vanno comunque politicamente indirizzate, se non educate. La politica è anche questo, a partire da Mazzini per giungere a Gramsci. I grossolani agitatori di piazza come le anime belle che sognano senza indagare la “verità  effettuale “, per dirla col Machiavelli, sono destinate presto o tardi al fallimento. Ovviamente senza esagerare nel volerle educare perché altrimenti appare sempre in agguato un regime illiberale , se non autoritario o perfino totalitario. E’ un pericolo che Cofrancesco sente in modo particolare ed ha sicuramente ragione di diffidare dalle vulgate del politicamente corretto .

In ogni caso qualche  lettura non guasta mai anche per i politici perché la cultura non è, come diceva Mussolini, un che di superfluo, ma di essenziale per chi voglia tentare di essere uno statista e non solo un politicante  o un mestierante della politica, come diceva Pannunzio.  Lo stesso Mussolini, in verità , era tutto fuorché un incolto. E’ anche per questo, in fondo, che Salvini non può essergli paragonato.

 

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Furti a donne anziane, presi i ladri

Due cittadini stranieri sono stati arrestati da agenti della Polizia di Stato del Commissariato San Secondo subito dopo aver commesso un furto e poco prima che utilizzassero indebitamente una carta di pagamento appena rubata

I poliziotti erano alla loro ricerca da qualche settimana; infatti, a partire dal mese di maggio scorso si erano registrati nel quartiere Crocetta e San Secondo diversi furti ai danni di donne anziane alla guida della propria auto che, nel momento in cui si apprestavano a parcheggiare, erano state affiancate da una 500 bianca. Alla guida, in tutte le circostanze, una persona di origini straniere che chiedeva loro delle informazioni stradali con particolare insistenza. Nel momento in cui l’auto si allontanava, l’ignara vittima si accorgeva di essere stata derubata della borsa, posta sul sedile anteriore dell’auto lato passeggero.

Inoltre, impossibilitate a bloccare le carte e i bancomat poiché private del cellulare, tutte le vittime (i casi accertati sono 6, ma si teme che possano essere anche molti di più) sono state anche immediatamente   derubate di importanti somme di denaro contante; in qualche caso, con tali carte, sono stati effettuati degli acquisti per importi superiori ai 1000 euro presso dei banchi di abbigliamento del mercato di Piazza Benefica.

L’attività investigativa del commissariato ha consentito di ricostruire tutti i movimenti dei malfattori, portando alla identificazione di almeno due degli autori dei furti (che non si esclude possano essersi avvalsi della complicità di un terzo uomo per alcuni colpi) e alla loro segnalazione alla Procura della Repubblica di Torino. Ad uno dei due arrestati sono stati attribuiti 6 episodi al suo complice 2.

Venerdì scorso, personale in servizio di Volante del Comm.to riceveva notizia dell’ennesimo furto, commesso con il modus operandi sopra descritto, in via Pastrengo, ai danni di una donna settantunenne. La Volante effettuava allora dei giri di controllo presso i principali istituti bancari della zona. Parcheggiata nei pressi all’agenzia Intesa S.Paolo di corso Bolzano/Corso Vittorio Emanuele notava proprio una 500 bianca, alla cui guida era uno dei cittadini stranieri identificati quali autori dei furti: un cittadino marocchino di 31 anni. Subito gli agenti lo fermavano, riuscendo subito dopo a bloccare anche il complice, un algerino di 47 anni, che, all’interno della saletta prelievi della banca, stava per prelevando una cospicua somma di denaro. Dentro la 500 gli agenti rinvenivamo la borsetta poco prima rubata alla signora ed un disturbatore di frequenze radio che, quando azionato, inibisce il funzionamento dei telecomandi delle autovetture, impedendone la chiusura. Inoltre, nel vano portaoggetti, è stato anche rinvenuto uno spray al peperoncino. In merito al possesso di questi due oggetti, i due maghrebini sono stati rispettivamente denunciati per possesso ingiustificato di strumenti atti ad aprire o forzare serrature e per porto di oggetti atti ad offendere.

La perquisizione presso la casa di uno degli arrestati ha, inoltre, consentito il rinvenimento e sequestro di oltre 3000 euro in contanti, cifra con ogni probabilità provento dei furti.