ilTorinese

Sicurezza stradale, ancora troppi morti. Prevenire anche con i social

Nel 2019, in Piemonte, sono avvenuti  4441 incidenti stradali, (4744 erano quelli registrati nel 2018),  di questi 2805 hanno registrato solo danni (nel 2018 erano 2922),  1566 hanno riportato lesioni (nel 2018 erano 1763) e 70 sono invece stati quelli mortali (11 in più rispetto all’anno precedente)

I conducenti controllati con etilometro o precursore ammontano a 126.579: 1.917 sono stati sanzionati per guida sotto l’influenza di alcol,  142 sono invece risultati positivi a una o più sostanze stupefacenti. Sono solo alcuni dei dati che la Polizia stradale ha illustrato questa mattina nell’ambito dell’incontro e della campagna social rivolta agli studenti “#sicuroèmorto #deciditucometornareacasa, promossa dal Consiglio regionale, a Palazzo Lascaris.

Un argomento di grande attualità, quello della sicurezza stradale,  secondo il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia:

“Occorre  alzare il livello di sensibilizzazione attraverso un cambio culturale, costruito anche attraverso un linguaggio  e una comunicazione più vicina ai ragazzi, soprattutto se i destinatari del messaggio sono i giovani. A tale scopo il Consiglio regionale ha ideato la campagna di sensibilizzazione #sicuroèmorto e #deciditucometornareacasa, a testimonianza del fatto che la maggior parte dei fattori di rischio che favoriscono l’evento incidente stradale sono legati alla persona e ai suoi stili di vita, come il consumo di alcol e sostanze psicotrope, la disattenzione o l’eccesso di sicurezza”.

A portare i saluti ai ragazzi del liceo Cavour presenti in aula, anche il vicepresidente Giunta regionale Fabio Carosso che si è soffermato sul significato di buona guida: imparare a guidare bene non vuol dire andare veloci ma  avere rispetto per gli altri, per tutti i soggetti che frequentano la  strada. La patente non è garanzia di bravura, occorrono anni di esperienza e tanti chilometri percorsi.

 

“La sicurezza è concetto importante, ogni cittadino deve avere la percezione di quella che è la vita sociale e deve sentirsi sicuro attraverso un apparato dello Stato che possa garantirla  – ha dichiarato Maria Dolores Rucci, Dirigente del Compartimento Polizia Stradale Piemonte e Valle d’Aosta –   Bisogna godere della vita rispettando piccole norme di comportamento ma essenziali. La strada è un luogo che tutti percorriamo, da pedoni, ciclisti, conducenti e come luogo  e spazio condiviso bisogna considerarlo ogni volta che ci si mette alla guida. Fra le tante attività che la Polizia Stradale svolge, il rispetto dell’art. 142 C.d.S. (eccesso di velocità);  art. 171 C.d.S. (uso del casco);  art. 172 C.d.S. (cinture di sicurezza);  art. 173 C.d.S. (uso dell’auricolare o viva voce);  art. 186 C.d.S. (guida in stato di ebbrezza);  art. 187 C.d.S. (guida sotto l’influenza droga)”.

“Sono qui non senza fatica – confessa ai ragazzi  Alessandro Santagada, responsabile per Torino e provincia dell’Associazione vittime della strada,  –  e lo faccio non per me perché  penso al messaggio che mio figlio avrebbe voluto dare se fosse ancora vivo.  I ragazzi stessi siano d’esempio per i loro coetanei, abbiano rispetto per la vita e agiscano sempre secondo buon senso. Queste storie hanno una duplice faccia che non va mai sottovalutata,  la morte di una persona che si amava  e il dolore di tutti quei genitori che restano”.

“La sicurezza sulla strada si fa attraverso una sicurezza partecipata, attraverso piccole scelte quotidiane che garantiscono la sicurezza di tutti – ha dichiarato Giovanni Mistrangelo, Sostituto Commissario Polizia di Stato – Comportamenti superficiali, frettolosi, sbadati, e non solo quelli volutamente rischiosi, sono l’origine di molti degli incidenti stradali che vedono coinvolti i pedoni e i conducenti presenti sulla strada. La campagna avviata oggi con il Consiglio regionale #sicuroèmorto  ci permette di rivedere e scoprire quali comportamenti adottare tutti insieme per una circolazione sicura e consapevole dei rischi che si corrono. Inattenzione e distrazione, stanchezza e sonno, sistemi di protezione attiva e passiva, stati di alterazione, questi e molti sono i fattori su cui bisogna agire in maniera collettiva. Dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo incontrato nelle scuole circa 1600 ragazzi, perché solo parlando  e comunicando possiamo prevenire comportamenti rischiosi”.

“Il corretto utilizzo delle protezioni è fondamentale – ha dichiarato nel suo intervento  Alessandro Aprato, chirurgo ortopedico specialista in traumatologia CTO Torino – L’aumento di incidenza è da attribuire anche alle cattive abitudini, frenare in moto con il piede che sfiora l’asfalto, guidare con le infradito, sottovalutare gli effetti della stanchezza e del sonno. Tanti incidenti sarebbero  evitabili”

Hanno concluso i lavori alcuni parlamentari piemontesi componenti della Commissione Trasporti Camera dei Deputati che hanno invitato a una collaborazione continua tra istituzioni, enti, scuole, associazioni e privati, perché solamente una sicurezza partecipata e condivisa da tutti gli attori che circolano con i loro veicoli sulle strade, può consentire il raggiungimento dell’obiettivo, che è quello di  tutelar vite umane. La commissione trasporti sta attualmente lavorando ad una modifica del codice della strada intervenendo su alcuni fenomeni come l’uso dello smartphone alla guida. Tra le proposte, l’aumento dellele pene, la sospensione della patente fin dalla prima infrazione e la possibilità di multare le soste irregolari. La repressione a detta dei deputati piemontesi, è uno strumento importante ma occorre anche garantire la certezza della pena. Bisogna lavorare sulla prevenzione e mettere gli Enti locali nella condizione di poter lavorare sul territorio, per questo la commissione sta valutando l’introduzione di fondi che possano garantire forme di trasporto convenzionato la sera per i giovani.

Appendino: “Amministrare è difficile”

La sindaca di Torino Chiara Appendino è intervenuta questa mattina alla Scuola di Applicazione dell’Esercito all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar del Piemonte

“L’esperienza di questi anni  mi ha fatto capire quanto sia complesso il compito di chi deve amministrare gli enti pubblici.

Nonostante i tentativi di semplificazione del quadro normativo restano ancora molte difficoltà. È difficile amministrare – ha detto la sindaca – ma non è certo più facile giudicare chi opera nella pubblica amministrazione. L’auspicio è che giudici e pubblica amministrazione possano lavorare insieme per curare gli interessi  loro affidati, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo istituzionale”.

Arrestato per porto illegale di arma

I fatti accaduti la notte di San Valentino

Sono quasi le 2 del mattino ed un’autovettura sta percorrendo corso Francia a bassissima velocità, fermandosi più volte e per brevi lassi di tempo in corrispondenza di alcune attività commerciali.
Il comportamento del conducente insospettisce la volante del commissariato San Paolo. Intimato
l’alt, il veicolo arresta la sua corsa. Alla guida, un cittadino italiano di 34 anni, già noto agli operatori
per precedenti di polizia. Pertanto, gli agenti procedono al controllo dello stesso e dell’auto,
notando spuntare sotto il sedile dell’auto un oggetto di colore scuro, simile al calcio di un’arma da
sparo. Gli operatori hanno dunque posto in essere le adeguate misure di sicurezza per procedere al
recupero dell’arma, che si presentava con il “cane armato” ed il caricatore inserito, ma priva di
munizionamento. Fatto scendere dall’abitacolo, il soggetto è stato perquisito. Nel corso degli
accertamenti, è stato inoltre ritrovato nella tasca del giubbotto un coltello a serramanico,
sequestrato. Alla luce dei fatti, l’uomo è stato arrestato dagli agenti del commissariato San Paolo
per porto illegale di arma da sparo ed indagato in stato di libertà per ricettazione, in quanto
provento di furto la pistola in suo possesso. Gli sono state contestate, infine, violazioni al codice
della strada perché circolava sprovvisto di copertura assicurativa e della patente di guida, revocata
dalla Polizia Locale di Torino nel settembre del 2015.

“Il mare oscuro della verità”, non solo noir

Lo scrittore di origini calabresi, ma torinese di adozione, Luisio Luciano Badolisani, classe ‘63 e sette libri pubblicati alle spalle, è uscito a dicembre con un nuovo romanzo pubblicato da Linea Edizioni, casa editrice padovana diretta da Lisa Marra.

Il mare oscuro della verità, a un primo approccio, potrebbe sembrare un normale romanzo, forse un noir (nella sua accezione più ampia) considerati i luoghi di ambientazione narrativa alquanto peculiari sotto l’aspetto criminale e di degrado.

Potrebbe, ma non è così. «Non voglio essere etichettato come giallista», chiarisce al riguardo Badolisani, «Scrivere gialli è divertente e continuerò a farlo sicuramente, ma vorrei avere la possibilità di esplorare altri ambiti: intimisti, sociali, esistenziali e sentimentali, perché no?».

Difatti, a una seconda e più attenta lettura, analizzando particolari passaggi, si appalesa come un testo polivalente, in cui trovano spazio diverse tematiche di natura letteraria, economica, sociologica, criminologica, financo giuridica. Di alcune se ne discute da diversi decenni, altre sono di recente attualità.


In altri termini, si può affermare che questo libro consente molteplici interpretazioni del  testo stesso da parte del lettore. Per tali motivi lo potremmo definire “un’opera aperta”, secondo la famosa definizione che fu data da Umberto Eco nell’omonimo saggio del 1962. Ecco perché l’autore intende sfuggire alle definizioni nette, preordinate, come quella di “genere letterario”, analogamente al protagonista di questo suo ultimo lavoro, il professore Adriano Terranova, che in fondo difficilmente saprà darsi un’identità di luogo precisa, dopo molti anni di lontananza dalla propria terra di origine.

Compiuta la maggiore età, a fine anni Sessanta, il protagonista viene infatti  spedito dai nonni paterni, che l’hanno adottato, a condurre la sua vita nella metropoli subalpina. Senza possibilità di scelta.

“Qui non torni nemmeno per i nostri funerali”, gli diranno, perché non vogliono che sia contaminato dalla cultura omertosa e criminale imperante nella Calabria di quegli anni,  ossia quella della ’ndrangheta. Una piaga sociale, profonda, che affligge storicamente il nostro Paese e non solo, atteso che tale organizzazione mafiosa rappresenta uno dei network criminali più potenti al mondo.

Una descrizione precisa della realtà storica e socio-economico di un territorio e delle dinamiche psicologiche dei suo abitanti, che consente, anche ai non addetti ai lavori, di comprendere perché in quella parte d’Italia alligna la “mala pianta” (metafora efficace utilizzata da Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, tra i massimi esperti di mafia calabrese nel mondo, n.d.r.). In particolare, con forza e incisività narrativa l’autore riesce a descrivere quello che il sociologo Edward C. Banfield definisce “familismo amorale”, inteso quale contesto socialmente ed economicamente arretrato, potenzialmente criminogeno, soprattutto quando impone come norma sociale l’omertà. Atteggiamento deviante che ricorre nel corso della narrazione, da cui non rimane indenne neanche il protagonista, a testimoniare la pervasività del problema.

Unica soluzione per sottrarsi all’influenza nefasta di detto condizionamento risulterà l’emigrazione forzata al Nord, scelta a lui imposta, proprio allo scopo di proteggerlo Rispetterà l’impegno di non tornare e di laurearsi, diventando un rispettabile docente liceale, ma a quale costo? Una vita, la sua, sospesa su un filo trasparente a precipizio nel vuoto: pure essendo stato amato, sente di aver vissuto senza amore. «Ho cercato di scrivere una storia di sentimenti per capire se questi possano prescindere dalle condizioni di appartenenza a un luogo, a una famiglia, a un ceto sociale», racconta l’autore, «Quello che noi proviamo, il nostro bagaglio emozionale è
strettamente correlato alla nostra storia personale».

Adriano che tornerà in Calabria dopo quarant’anni non la troverà così cambiata, ma soprattutto scoprirà delle amare verità rispetto alle sue vicende, dopo l’incontro clandestino con il suo compagno di giochi infantili, diventato un boss della criminalità organizzata, un latitante imprendibile.

Inoltre, il protagonista, dovrà fare i conti con la morte dei suoi genitori avvenuta a seguito di uno strano e alquanto misterioso incidente stradale. Lui un bimbetto in fasce fu tratto in salvo, ma il mistero dell’affidamento ai nonni sarà una delle tante questioni irrisolte della sua esistenza.

Alla fine congederà i lettori un vibrante proclama dell’autore: il contrasto alla mafia deve essere effettuato anche sul versante della cultura della legalità, diffondendola soprattutto tra le nuove generazioni. In siffatto modo Badolisani dimostra di aver interiorizzato l’insegnamento impartito dagli eroi della lotta alla mafia, tanto da inserirlo nel romanzo stesso come condizione di un possibile cambiamento della situazione in cui versa la sua terra d’origine e di aperto rifiuto alla rassegnazione.

 

Romanzo: IL MARE OSCURO DELLA VERITÀ
Autore: Luisio Luciano Badolisani
Editore: Linea Edizioni
Uscita: dicembre 2019
Pagine: 144, 15,00 euro
Prefazione: Pierluigi Granata

Impact Hub Torino festeggia il secondo compleanno

Riceviamo e pubblichiamo   “2 is megl che one!” recitava un famoso spot pubblicitario degli anni ’90. We believe in double Double purpose, double perspective, double impact

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E noi abbiamo voluto riprendere lo slogan per calarlo nella nostra quotidianità, rendendolo il motto che guida le attività di Impact Hub Torino, della sua community e dell’intero network globale. E ovviamente il motto della festa per il secondo compleanno di Impact Hub Torino!
Siamo quindi felici di invitarvi al:
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– IMPACT HUB TORINO’S 2ND BIRTHDAY PARTY –

2 IS MEGL CHE ONE

Venerdì 21 febbraio, h 18:30

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Un’occasione speciale per:
  • incontrare la community e i cofondatori di Impact Hub Torino
  • conoscere cosa abbiamo fatto quest’anno per raggiungere il nostro “2”
  • raccontare il tuo “2”
  • e soprattutto festeggiare insieme il nostro secondo anno d’impatto con musica, food & drink!
E a proposito di food & drink…
Anche quest’anno non mancherà dell’ottima birra e, udite udite, porteremo in Impact Hub Torino uno dei più famosi e storici kebap di Torino: da DEMIR!
Se non lo conoscete ancora, Demir Ergulu è un cuoco turco giunto in Italia nel 1986. Dopo una lunga gavetta nei ristoranti italiani, nel 2000 decise di aprire un locale tutto suo dando vita ad uno dei primi “kebabbari” di Torino! La sua particolarità? Il Kebap preparato solo con carne di manzo italiana di alta qualità!
Al suo stand in cucina, potrete scegliere tra il suo famoso panino Kebap o Falafel, o anche tutti e due se sarete affamati!
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E per non perdere i momenti più importanti, ecco a voi un’anteprima del programma della serata:
18:30 | Accredito e warm up
19:30 | News da Impact Hub Torino
19:45 | Hubbers’ Time
20:15 | Community Impact Awards
20:30 | Party time
22.00 | Maxibon cake & cheers!
Per partecipare è necessario riservare il proprio posto registrandosi su Eventbrite: https://www.eventbrite.it/

Metrò 2, Costanzo (M5S): “Ai sindaci l’istanza dei lavori”

“Oggi (ieri, ndr)  ho consegnato l’istanza dei sindaci della collina al ministero dei trasporti.

Il viceministro Giancarlo Cancelleri ci ha rassicurati che opere così importanti come la metropolitana nascono per collegare l’hinterland e i comuni limitrofi alle città, in  tale ottica terrà conto anche delle istanze contenute nella lettera e ha confermato la volontà di dare continuità economica all’opera, per evitare drastiche interruzioni con cantieri perenni e cattedrali nel deserto” – Così in una nota la deputata castiglionese Jessica Costanzo del Movimento 5 Stelle.

Le fiamme gialle scoprono “truccabimbi” di carnevale non in regola

Erano in vendita sugli scaffali in vista delle imminenti festività del Carnevale gli oltre 160.000 articoli potenzialmente pericolosi, sequestrati ieri dalla Guardia di Finanza di Torino

I Finanzieri del Gruppo Orbassano, che hanno condotto l’intervento, hanno rinvenuto l’ingente quantitativo di materiale in uno store di Grugliasco (TO), comune della prima cintura torinese gestito da un imprenditore di origini cinesi.

Abiti da carnevale, articoli ludici e capi di abbigliamento riportanti noti brand destinati ai più piccoli. Tutto rigorosamente falso e di dubbia origine.

Così come è dubbia anche la provenienza dei giocattoli visto che non è stata rinvenuta alcuna indicazione certa circa la loro provenienza.

Centinaia anche i cosmetici, in particolare i noti “kit truccabimbi”, cautelati dai Finanzieri in quanto riportanti le indicazioni circa la loro composizione poco chiara, tanto da indurre gli inquirenti ad approfondire la vicenda, visto che questi prodotti vengono utilizzati, direttamente a contatto con la pelle, dai bambini.

Nel corso delle perquisizioni, i Finanzieri hanno anche rinvenuto, oltre 800.000 filtri per il confezionamento di sigarette per i quali la vendita è consentita solamente alle rivendite autorizzate in possesso della licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Per evitare di essere scoperti in caso di controllo, i prodotti erano stati nascosti negli uffici aziendali pronti per essere venduti qualora richiesti.

L’imprenditore, un quarantenne gestore del market, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Torino per contraffazione e contrabbando. Rischia sanzioni sino a 180.000 euro.

Le Residenze sono (e resteranno) sabaude. La Regione e Curto lo hanno deciso

Il prof. Guido Curto, il cui pensiero era stato  sicuramente travisato da un’intervista non voluta  e non sollecitata, mi ha scritto una garbata  ed esaustiva lettera in cui mi annuncia che l’aggettivo Sabaude non verrà tolto dal logo  Residenze sabaude  riconosciute dall’ Unesco

Sicuramente non era intenzione di Curto scalpellare via il nome dei Savoia da una storia che  appartiene al Piemonte e che nessuno può disconoscere. Curto è  infatti uno studioso che perpetua la tradizione di suo padre,  nobilmente espressa al Museo Egizio, anch’esso voluto dai Savoia, e come tale si è comportato anche questa volta.
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Gianni Oliva e Lino Malara avevano aggiunto il loro autorevole dissenso alla cancellazione che noi, per primi, su questo giornale, avevamo annunciato, forse con  un eccesso di asprezza polemica  di cui chiediamo scusa. Toccare la nostra storia, per noi, resta una cosa molto grave e la sola idea di sminuirla suscita in noi un’ irritazione forse troppo forte, dopo anni di studiati silenzi e di meditati oblii che abbiamo subito, ma non abbiamo mai accettato ne’ tanto meno condiviso.
Sembra incredibile constatare come le diverse organizzazioni monarchiche si siano rivelate, ancora una volta, inadeguate e siano state mute quasi  come dei pesci in decomposizione. Loro si trastullano con il bicentenario di Vittorio Emanuele II, facendosi la guerra a colpi di messe e corone di alloro.
Chi ha sollevato il problema e ha difeso la storia sabauda  non sono state loro, ma questo giornale  che  ancora una volta, si è rivelato una voce libera ed estranea a pregiudizi di parte. Va ringraziato il prof. Curto per averci prontamente risposto e per aver rimesso in discussione se’ stesso. Questo è il modo di comportarsi dei veri studiosi, eredi del dubbio e non delle inossidabili certezze ,come ci insegnò suo tempo  Bobbio.
Pier Franco Quaglieni
Scrivere a quaglieni@gmail.com
(Foto M. Bursuc)

Da Torino a Roma nei palazzi del potere regna il caos

Pacatamente, fermamente…. al governo continuano a litigare e dire che sono d’ accordo su tutto. Decisamente sa di presa in giro. Renzi continua a scalpitare ma non basta. Caos, caos e poi ancora caos

Tocca al decreto sicurezza e dunque tocca alla sinistra, quella dura e pura, fare il giro di valzer con i pentastellati. Punto di partenza. Abrogare la legge e farne una radicalmente nuova. Grillini: qualche ritocco qua  e là, giusto per gradire. Se la ride Matteo Salvini: voglio proprio vedere se Conte e Di Maio dicono che non c’ entrano nulla. Magari durante il Consiglio dei Ministri si appisolavano un po’.

Intanto la “coatta” di Garbatella (Meloni) avvisa Salvini: mi scuserai Matteo ma adesso tocca a me. Con Salvini che si chiede : si è montata la testa o c’ è qualcuno che la manda? Magari tutte e due le cose. Insomma, continua il caos politico. Non da meno in Piemonte. Encomiabile il nostro Governatore Cirio. State calmi, state calmi, suvvia, ma l’ assessore Caucino è stata fraintesa. Però in cuor suo sa di avere un’ altra begha. E ‘l Arcivescovo Nosiglia non le manda a dire: piantatela di speculare sugli affidi. Poi i fascistelli spuntano come funghi. Non hanno neppure le palle di tenere il punto. Andrea Morando prima posta il motto fascista e poi cancella tutto. Intanto le scritte nazifasciste continuano aumentando. Leghisti in continua fibrillazione spaesati che qualcuno voglia contestare Matteo Salvini. Viceversa Gianna Gancia non ci sta e lo contesta: ci ha portato all’ isolamento. Ma non basta. In Piemonte è tutto fermo. Ci si mette pure la Ministra De Micheli che opera per soppiantare Novi Ligure come polo logistico per promuovere la sua Piacenza notoriamente in Emilia. Il momentaccio Piemontese prosegue. Chiaretta (Appendino) è alle prese con i suoi guai giudiziari. Ha capito che su Fondazione SanPaolo e Camera di commercio non tocca boccino. Essere figlia della borghesia torinese non ha pagato. Del resto, prima dell’ esperienza pentastellata votava Rifondazione e si sa che certi amori non si scordano mai.

Non sono più i tempi del Chiampa, quando la politica contava ancora qualcosa. Lei è consapevole che un altro giro in Comune non lo farà. I bene informati sentenziano a proposito di un accordo fatto tra plenipotenziari torinesi. Saracco Rettore del  Politecnico correrà per il centro sinistra. L’oncologa  del Regina Margherita per il centro destra. I Grillini ritorneranno a raccogliere margherite. Si vedrà a Venaria. Si accettano scommesse sulla loro estinzione. Matteo Renzi ha buttato la bomba politica da Vespa? Non sembrerebbe, ma dargli torto mi sembra difficile. 100 commissari per riattivare i cantieri. Abolire il reddito di cittadinanza. L’ abolizione della prescrizione, una boiata pazzesca. Ecc ecc. Matteuccio il mestiere lo sa ed una bombetta l’ ha lanciata. Propone il Sindaco d’ Italia. Tradotto: elezione diretta del Presidente del Consiglio e ballottaggio. Fattibilità zero, ma cerca di sparigliare, vuole stanare tutti e tutto. Magari non ci riesce. Molti commentatori sostengono che è un assist a Giorgetti il leghista. Del resto non è una novità che l’ex sottosegretario con Salvini mastica amaro. Goffredo Bettini  del PD non ci sta e vuole sostituire Renzi in maggioranza. Lui, romano al 100 % e da 50 anni in politica, del Palazzo conosce tutti i meccanismi. Magari il rapporto tra PD e cinque stelle diventa organico e strutturale. Ed una ipotesi politica diventa un film dell’orrore.

 

Patrizio Tosetto

L’Oriente pittorico di Arnold Henry Savage Landor

“Dipingere l’Asia dal vero”. Fino al 14 giugno in mostra al MAO / Famoso in vita. Inspiegabilmente ed ingiustamente dimenticato dopo la morte

Strano destino (non di rado per gli artisti accade esattamente il contrario) quello occorso ad Arnold Henry Savage Landor (Firenze, 1865 – 1924), ricordato con la suggestiva mostra monografica “Dipingere l’Asia dal vero”, curata da Francesco Morena e ospitata negli spazi del MAO- Museo d’Arte Orientale di via San Domenico 11 a Torino, fino al 14 giugno prossimo.

Figura perfino esageratamente poliedrica, ma estremamente interessante. Artista, antropologo, esploratore, avventuriero, scrittore, fotografo, giornalista e pur anche inventore: Savage Landor fu tutto questo. Troppo, forse, per poterne ritagliare un profilo ben definito e chiaro da trasmettere con successo ai posteri. Nato a Firenze, in un ambiente colto e raffinato, da padre inglese e madre italiana (nonno, lo scrittore Walter Savage Landor, da cui probabilmente ereditò il focoso temperamento rivoluzionario che portò l’avo paterno a partecipare alla guerra d’indipendenza spagnola contro Napoleone Bonaparte), ancora adolescente, s’invaghì della pittura e segui, in particolare, gli insegnamenti del celebre Stefano Ussi, docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze e allora fra i maggiori esponenti della pittura orientalista in Italia. Ma alla passione per l’arte s’affiancò ben presto la smania del viaggio e dell’esplorazione, ovunque e comunque, alimentata forse dall’intensa attrazione per i romanzi di Jules Verne. Ancora giovanissimo – per bagaglio, scrisse lui stesso, solo pennelli, colori, taccuini vari e una pistola – gira il mondo in lungo e in largo, visitando prima alcuni paesi dell’Africa settentrionale e dell’America, per poi muoversi verso l’Asia: Cina, Giappone (nell’isola di Hokkaido, fu il primo occidentale ad entrare in contatto con il popolo allora del tutto sconosciuto degli Ainu), Corea, Tibet e Nepal. Ovunque dipinge. Annota. Documenta. Con uno sguardo da eccentrico “colonialista” come lo definisce il curatore della mostra. In quei luoghi misteriosi e, ai più, privi di connotazioni geografiche e culturali, dipinge con buona tecnica centinaia di opere “dal vero” in uno stile rapido, immediato e piacevolmente materico d’impronta decisamente impressionistico-macchiaiola. Le sue avventure, non poche e non da poco (in Tibet fu catturato e torturato a lungo, in Brasile si trovò faccia a faccia con un boa constrictor e sopravvisse a 16 giorni di assoluto digiuno) gli fornirono anche materiale di prima mano per i suoi 11 libri, tutti di gran successo e illustrati con le riproduzioni dei quadri dipinti in viaggio o con le fotografie da lui stesso scattate.   L’esposizione al MAO (che segue quella realizzata sei anni fa alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze) raduna il corpus più consistente e a noi noto della sua produzione artistica: circa 130 dipinti ad olio, 10 acquerelli e 5 disegni. Il tutto proveniente da più collezioni private e capace di rendere la meritata gloria a un pittore ancora tutto da rivalutare dopo decenni d’immeritato oblio, a un artista decisamente “moderno” con i suoi soggetti “en plein air”, ben lontani “dallo stile minuziosamente classico della pittura di genere orientalista allora in voga”. Dalla realistica “Ragazza Ainu con bambino sulle spalle” alle poetiche “Figure sotto i ciliegi in fiore” fino alla coreografica “Danza delle donne Ainu”, ma anche nei soggetti paesistici come lo “Scorcio con il portale principale del Palazzo Reale a Seoul”, appare del tutto evidente la singolarità documentaristica di una pittura capace di “fotografare” con immediatezza “luoghi e persone che di lì a qualche decennio sarebbero completamente cambiati per effetto dell’incipiente globalizzazione”.   Oltre ai dipinti realizzati in Asia, in mostra sono presenti anche alcune opere eseguite da Savage Landor durante l’adolescenza a Firenze, nel corso dei suoi viaggi in Europa e nella sua prima esperienza oltre confine, in Egitto, oltreché tutti i volumi da lui stesso pubblicati. Per l’occasione è stato anche realizzato un catalogo bilingue italiano/inglese, edito da SAGEP, con saggi di Francesco Morena e Silvestra Bietoletti.

Gianni Milani

“Dipingere l’Asia dal vero”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 14 giugno

Orari: dal mart. alla dom. 10/18; lun. chiuso

 

Nelle foto

– “La danza delle donne Ainu”, olio su tavola, 1890
– “Ragazza Ainu con bambino sulle spalle”, olio su tavola, 1890
– “La Piattaforma delle Nuvole a Juyongguan”, olio su tavola, 1891
– “Figure sotto i ciliegi in fiore”, olio su tavola, 1889 – ’90
– “Scorcio con il portale principale del Palazzo Reale a Seoul”, olio su tavola, 1891