ilTorinese

Ruffino (Fi): “Governo irresponsabile se slitta voto decreto”

Senza il via libera del Parlamento sullo scostamento del deficit il governo non può varare il decreto per accedere alle risorse aggiuntive necessarie per fronteggiare le conseguenze economiche del coronavirus, ma lo stesso governo, per bocca del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, fa sapere che forse slitta alla prossima settimana il voto del Parlamento

Se la situazione non fosse drammatica come è, si potrebbe dire che siamo di fronte a una commedia, una pochade anche se di infimo ordine. Un governo indeciso a tutto, dalla comunicazione alle misure sanitarie da adottare, sta portando gli italiani allo scoramento e conferisce tinte ancora più fosche all’emergenza coronavirus.

È un comportamento insultante nei confronti dei cittadini, degli operatori sanitari, delle imprese e dei lavoratori. Il presidente Conte trovi un po’ di coraggio, non si faccia tirare la giacca dalla maggioranza sulla destinazione delle risorse straordinarie e lasci che il decreto sulle misure straordinarie venga scritto dal Parlamento.

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

 

Pd Piemonte: “La Giunta accolga nostra proposta per approvare subito il bilancio”

“Se è giusto che il Governo, in questa situazione di grave emergenza, intervenga, richiesta che sosterremo, è doveroso che la Regione faccia la sua parte, a partire dall’approvazione in tempi rapidi di un Bilancio che affronti nel modo corretto la crisi che sta interessando il Piemonte.

Il Gruppo del Partito Democratico ha chiesto, oggi, all’Assessore al Bilancio, in apertura di seduta della I Commissione, di accogliere alcuni emendamenti, cruciali per per dare risposte alla crisi che il Piemonte sta vivendo come del resto tutta l’Italia, che intervengono a favore di settori economici duramente colpiti dalle ripercussioni connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19 e a sostegno dei cittadini più deboli.

Abbiamo la necessità di rivedere il Bilancio alla luce degli eventi di questi giorni per dare una risposta insieme al Governo. Discutiamo in modo serrato su questi temi e approviamo il Bilancio in un giorno” hanno dichiarato il Presidente  del Gruppo Domenico Ravetti e ilVicepresidente Raffaele Gallo.

“Entrando nel dettaglio delle proposte – hanno proseguito gli esponenti dem – chiediamo che le risorse stanziate per l’esonero dal bollo auto (quantificate in circa 8 milioni di euro) vengano destinate alla riduzione, solo per il 2020 in via straordinaria, del pagamento dell’IRAP per le imprese che, a seguito dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, hanno subito o subiranno contraccolpi. Pensiamo, inoltre, che sia importante trasferire 15 milioni di euro per la promozione e il sostegno del settore turistico piemontese, gravemente colpito da annullamenti e cancellazioni. Rimane fondamentale anche il tema della protezione sociale sul quale il nostro Gruppo chiede risorse aggiuntive: occorre continuare a finanziare gli assegni di cura, sostenendo le persone in difficoltà”.

“Il Bilancio che la Giunta di centrodestra aveva predisposto – concludono Presidente e Vicepresidente del Gruppo Pd – era il frutto di un periodo nel quale il Piemonte non si trovava ad affrontare l’emergenza del COVID-19. Adesso occorrono misure diverse e tempestive che consentano alla Regione di affrontare l’emergenza e di rilanciare l’economia. Sentiamo la responsabilità del momento e pensiamo che le nostre proposte possano fornire una prima risposta alle richieste dei settori produttivi e dei cittadini. I Comuni stanno intervenendo con atti concreti. La Regione faccia altrettanto! Non si possono rinviare gli interventi al Piano di competitività che ha tempi dilatati nell’utilizzo dei fondi e sul quale potremo discutere solo quando verrà presentato e ne conosceremo i contenuti”.

Covid-19: a Tortona la prima vittima, aveva 79 anni

Comunicato stampa della Regione Piemonte, mercoledì 4 marzo ore 19

CORONAVIRUS PIEMONTE:  84 I CASI PROBABILI POSITIVI

Sono 84 i casi risultati positivi al coronavirus “COVID-19” in Piemonte: 41 in provincia di Asti, 17 nell’Alessandrino, 11 in provincia di Torino, 5 nel Verbano Cusio Ossola, 3 in provincia di Novara e 4 nel Vercellese, più 3 casi extraregione.

Quaranta persone sono tuttora ricoverate in ospedale. Di questi, 21 sono ospitati in reparti di malattie infettive: 8 ad Asti, 4 a Novara, 5 all’Amedeo di Savoia di Torino, 2 ad Alessandria, 2 a Vercelli. Altri 14 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva, 5 sono in altri reparti. Le persone in isolamento fiduciario domiciliare sono 43.

SITUAZIONE PRONTO SOCCORSO

Risultano al momento precauzionalmente chiusi gli ospedali di Novi Ligure e Tortona, dopo il rilevamento di casi di positività che hanno richiesto la sanificazione dei locali e la messa in osservazione dei sanitari coinvolti nelle azioni di assistenza specifica.

Un altro caso di contagio, nel pomeriggio, ha reso necessario chiudere precauzionalmente anche il Pronto soccorso, la Rianimazione e la Medicina di urgenza dell’ospedale di Biella.

Nel caso di Tortona, si stanno gradualmente trasferendo i pazienti in altre strutture in modo da riservare l’ospedale alle funzioni di “Covid Hospital”, come previsto dal nuovo piano di emergenza della rete ospedaliera.

A Novi Ligure e Biella, invece, l’attività tornerà alla normalità non appena saranno completate le operazioni di sanificazione delle strutture.

 

MODELLI PREVISIONALI SUL CONTAGIO IN PIEMONTE

Chiusura delle scuole ed isolamento sanitario sono le misure di mitigazione più efficaci per ridurre il tasso di attacco dell’epidemia.

Lo ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte nella conferenza stampa di poco fa all’Unità di crisi del Piemonte, illustrando i risultati dei modelli epidemiologici redatti su base scientifica e raccolti dallo stesso Assessorato.

Dai grafici presentati dall’assessore, emerge chiaramente che, quanto più tardi si attua l’intervento di contenimento sociale, tanto più questo perde di efficacia.

L’applicazione immediata di tutte le misure di contenimento (sospensione del lavoro in sede, chiusura delle scuole e isolamento di almeno il 90% dei contagiati) entro le prime due settimane dalla scoperta dell’epidemia, riesce sostanzialmente a contenerla quasi del tutto, ma, più realisticamente, quando questo non è possibile, esistono alcune misure più efficaci di altre, quali, appunto, la chiusura delle scuole e l’isolamento dei contagiati.

Le stesse misure, se applicate dopo tre settimane dall’inizio dell’epidemia, risultano decisamente meno efficaci, per diventare sostanzialmente inutili se applicate dopo la quinta settimana.

L’assessore ha pertanto esortato la popolazione a collaborare con il Sistema sanitario nazionale, attraverso il rigoroso rispetto delle norme igieniche, la limitazione il più possibile delle interazioni sociali non strettamente necessarie e l’uso consapevole e appropriato degli accessi ospedalieri.

A Tortona si registra la prima morte connessa al virus Covid-19 nella nostra regione. Si tratta di un 79enne che era già colpito da diverse altre patologie, era ricoverato nell’ospedale cittadino. Si stanno effettuando le verifiche per capire se la causa del decesso sia il coronavirus o complicazioni legate alle altre malattie.

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Comunicato stampa della Regione Piemonte, mercoledì 4 marzo ore 11,30

Sono 81 i casi risultati positivi al coronavirus “COVID-19” in Piemonte: 41 in provincia di Asti, 15 nell’Alessandrino, 11 in provincia di Torino, 5 nel Verbano Cusio Ossola, 3 in provincia di Novara e 3 nel Vercellese. Nella somma degli 81 positivi rientrano anche 3 casi di pazienti provenienti da altre regioni, trattati in Piemonte.

Venticinque persone sono tuttora ricoverate in ospedale. Di questi, 19 sono ospitati in reparti di malattie infettive: 6 ad Asti, 4 a Novara, 5 all’Amedeo di Savoia di Torino, 2 ad Alessandria, 2 a Vercelli. Altri 13 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva.

Finora sono 514 i tamponi eseguiti in Piemonte, 407 dei quali risultati negativi.

Dall’Istituto Superiore di Sanità è stato al momento confermato un solo caso, sugli 81 complessivi. Per gli altri si attende ancora il responso dello stesso Istituto.

È stato riaperto in mattinata, dopo essere stato opportunamente sanificato nelle zone a rischio, il Pronto soccorso dell’ospedale San Luigi di Orbassano, a causa del passaggio di un paziente individuato come “caso sospetto” e risultato poi positivo al test sul COVID-19.

Non ha interrotto l’attività, invece, il Pronto soccorso delle Molinette di Torino, dove è stato gestito secondo i protocolli un caso sospetto, risultato poi positivo al test. In via precauzionale, alcuni operatori sanitari stati messi in isolamento fiduciario domiciliare.

Per contenere la diffusione del virus, l’assessore regionale alla Sanità e il coordinatore dell’Unità di crisi chiedono la collaborazione di tutti i cittadini piemontesi, invitandoli a rispettare le norme di prevenzione e a limitare al minimo indispensabile le uscite in luoghi di assembramento.

Comportamenti responsabili da parte della popolazione aiutano a mitigare l’impatto dell’onda lunga dei contagi sulle preziose (e non infinite) risorse del Servizio sanitario nazionale. Minore sarà il numero dei casi affrontati dagli operatori degli ospedali e meglio questi potranno essere fronteggiati e curati.

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martedì 3 marzo, ore 19 / Sono 63 i casi risultati positivi al coronavirus “COVID-19” in Piemonte: 40 in provincia di Asti, 6 in provincia di Torino, 4 nel Verbano Cusio Ossola, 3 in provincia di Novara, 2 nel Vercellese e 6 nell’Alessandrino. Sono inoltre ricoverati in strutture del territorio un paziente proveniente dalla provincia di Cremona e uno dalla provincia di Piacenza, mentre sono attesi sei pazienti da Finale Ligure.

Sedici persone sono tuttora ricoverate in ospedale: 6 ad Asti, 4 a Novara e 3 all’Amedeo di Savoia di Torino, 2 ad Alessandria, 1 a Vercelli. Altri 5 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva.

Sono 42 le persone in isolamento fiduciario domiciliare, la maggior parte componenti della comitiva reduce dal soggiorno di Alassio.

Finora sono 479 i tamponi eseguiti in Piemonte, 391 dei quali risultati negativi.

Dall’Istituto Superiore di Sanità è stato al momento confermato un solo caso, sui 63 complessivi. Per gli altri si attende ancora il responso dello stesso Istituto.

Ore 11,30 /Sono 56 i casi risultati positivi al coronavirus “COVID-19” in Piemonte: 40 in provincia di Asti, 7 in provincia di Torino, 4 nel Verbano Cusio Ossola, 3 in provincia di Novara, 1 nel Vercellese e 1 nell’Alessandrino

Tredici persone sono tuttora ricoverate in ospedale: 7 ad Asti, 3 a Novara e 3 all’ospedale Amedeo di Savoia di Torino. Altri 3 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva.

Sono sempre 40 le persone in isolamento fiduciario domiciliare, la maggior parte componenti della comitiva reduce dal soggiorno di Alassio.
Finora sono 477 i tamponi eseguiti in Piemonte, 387 dei quali risultati negativi.

Dall’Istituto Superiore di Sanità è stato al momento confermato un solo caso, sui 56 complessivi. Per gli altri si attende ancora il responso dello stesso Istituto.

Prima dell’estate si correrà Just the woman I am

Si terrà prima dell’estate la corsa non competitiva Just the woman I am, organizzata ogni anno dal Cus, che si sarebbe dovuta tenere l’8 marzo

 

Come è noto la manifestazione, che vede sempre la presenza di migliaia di partecipanti, è stata rinviata a causa dell’emergenza sanitaria.

 

La corsa podistica non competitiva, promossa a favore della ricerca universitaria contro il cancro si svolgerà tra maggio e giugno.

Nel “bangla market” un quintale di carne e pesce in cattivo stato

Durante controlli mirati alla tutela della salute pubblica, incentrata principalmente sugli alimenti posti in vendita dagli esercizi commerciali, nella giornata di ieri, 3 marzo, gli Agenti della Polizia Municipale del Reparto “VI – Barriera di Milano” hanno ispezionato un esercizio commerciale in via Martorelli.

Nel corso della visita ispettiva hanno rinvenuto e sequestrato circa 100 kg di alimenti, tra i quali pesce e carni congelate, in quanto detenuti ai fini di vendita con modalità non idonee a garantirne un adeguato stato di conservazione con possibile pregiudizio per la salute del consumatore.

L’esercente, di nazionalità bengalese, è stato deferito con denuncia alla competente Autorità giudiziaria.

Arte e storia, al via i percorsi di Grand Tour

Prenotazioni al via il 5 marzo per quasi 50 appuntamenti dell’edizione primaverile. Temi di questa edizione: il Barocco e la Valle d’Aosta.

Un appuntamento atteso, che ogni anno attiva centinaia di visitatori alla scoperta del territorio attraverso percorsi unici e originali. Tutto questo è Grand Tour, il programma poco meno di 50 itinerari guidati ideato e organizzato dall’Associazione Abbonamento Musei, per scoprire il Piemonte (e non solo) a piedi o in autobus.

Le prenotazioni partono giovedì 5 marzo; il primo itinerario sarà sabato 21 marzo, in coincidenza con l’arrivo della primavera.

Diverse le novità di questa edizione, a partire dall’organizzazione delle gite fuoriporta. Gli appuntamenti che necessitano di autobus infatti saranno realizzati da Linea Verde viaggi, già partner dell’Associazione e realtà professionista dell’organizzazione turistica. Grazie ai nuovi pullman, al sistema di microfonaggio e alle tante piccole e grandi migliorie apportate da questa collaborazione, gli utenti potranno vivere un’esperienza di visita ancora più confortevole.

 

Dal punto di vista del programma, sono due i filoni intorno a cui si sviluppa questa edizione di Grand Tour: il Barocco, tema dell’anno del Piemonte culturale, e la Valle d’Aosta, new entry nell’offerta di Abbonamento Musei.

 

IL BAROCCO

Diffuso su tutta la regione Piemonte, il Barocco si svelerà agli occhi dei visitatori con le sue straordinarie architetture, i preziosi arredi e dipinti conservati nelle chiese, negli oratori, in santuari e sinagoghe.

A Torino, si approfondiranno i lavori degli architetti barocchi per eccellenza, Filippo Juvarra, Guarino Guarini e Bernardo Vittone, visitando luoghi iconici della città come palazzo Reale, la Basilica di Superga, Villa della Regina e la Palazzina di Caccia di Stupinigi.

Sul territorio regionale si potrà accedere a palazzi nobiliari diffusi tra grandi città come Vercelli, Asti, Novara, e nei suggestivi borghi del Monferrato, nel Canavese e nelle vallate alpine del biellese. E ancora gli incantevoli scorci dei laghi d’Orta e Maggiore, con il fascino dei giardini dell’Isola Bella, di Cannero e Cannobio.

Tra le “chicche” di questa edizione troviamo la scoperta del “Bianco di Novi” la pregiatissima seta che nei secoli scorsi veniva prodotta nel novese (Seguendo un filo di seta tra San Cristoforo e Novi Ligure, 28 marzo); l’apertura speciale di Palazzo Bellini, sede storica della Banca Popolare di Novara, eccezionalmente visitabile al pubblico (percorso Barocco nel novarese, 16 maggio); il percorso nei luoghi barocchi del Lago Maggiore dove, a bordo di un catamarano solare, si costeggeranno gli isolotti con i leggendari Castelli di Cannero (XVI-XVII secolo) per arrivare a Cannobio (Verbano Barocco, 6 giugno); la visita alla cava del marmo a Frabosa, da cui Guarini estrasse il marmo per la Cappella della Sindone di Torino, e del santuario di Vicoforte con l’esperienza di salita alla cupola Magnificat (Il genio e la pietra, sabato 9 maggio). Ma il programma è ricco di esperienze da scoprire, che toccano le tante eccellenze che rendono unico il Piemonte, dalle botteghe tra 600-700 a Carignano e Moncalieri alle Sinagoghe di Saluzzo, Carmagnola e Mondovì, dal Preziosi oratori di Gavi e Voltaggio con la famosa pinacoteca, una delle più importanti del Piemonte alle valli Elvo e Cervo nel biellese.

 

LA VALLE D’AOSTA

Una delle grandi novità di Abbonamento Musei nel 2019 è stata l’ingresso della Valle d’Aosta all’interno della proposta: da settembre ben 16 siti sono entrati a far parte dell’offerta della tessera, accessibili sia agli abbonati piemontesi, sia a quelli lombardi.

E quale occasione migliore del Grand Tour per approfondire la conoscenza di questo territorio prossimo ma spesso poco esplorato?

Per questo nascono 4 itinerari dedicati: La Roma delle Alpi. Aosta e dintorni (25 aprile) parte dalla strada delle Gallie per giungere alla fondazione della città nel 25 a.C.; I castelli di Casa Savoia (21 giugno) alla scoperta delle due residenze valdostane care alla famiglia regnante, il Castello Reale di Sarre, quartier generale per le spedizioni venatorie del Re cacciatore Vittorio Emanuele II, e il Castel Savoia, a Gressoney, dimora estiva della Regina Margherita; Alla scoperta di Aosta (24 giugno) che include la visita all’area megalitica di Saint-Martin de Corléans: la più vasta area archeologica coperta d’Europa che racchiude arature rituali, pozzi, stele antropomorfe, menhir, tombe, dolmen…; I Castelli di Casa Challant (25 luglio) alla scoperta della storia della potente famiglia Challant che dominò la Valle, seconda per importanza solo a casa Savoia, proprietaria dei due castelli più celebri, il Castello di Fénis e quello di Issogne.

 

COME PRENOTARE LE PASSEGGIATE

La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata da giovedì 5 marzo 2020 ore 9. È possibile prenotare:

• Tramite il Numero Verde 800 329 329 (dal lunedì al sabato ore 9 – 18)

• Recandosi presso Infopiemonte, via Garibaldi angolo piazza Castello, Torino (aperto tutti i giorni dalle 9 alle 18)

• Sul sito www.abbonamentomusei.it

 

COME PRENOTARE I PERCORSI IN BUS

La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata da giovedì 5 marzo 2020,

È possibile acquistare e richiedere informazioni presso LINEA VERDE VIAGGI S.R.L.:

• Uffici di Via Caboto, 35 – 10129 Torino

• Telefonando al numero: 011 2261941 – orari: lunedì – venerdì 9:00- 18:00

• Online sul sito www.lineaverdeviaggi.it

• Scrivendo a grandtour@lineaverdeviaggi.it

Maxi sequestro di droga

Vasta operazione dei carabinieri

Nel corso delle indagini, condotte sul territorio nazionale e all’estero, i militari dell’Arma hanno sequestrato oltre 4 tonnellate e mezzo di marijuana, 36 kg di cocaina, 62 kg di hashish e 4lt. di olio (di hashish), per un valore complessivo di 8 milioni di euro. Bloccati inoltre 15 corrieri.

Paziente positivo alle Molinette, 12 infermieri in isolamento

Due persone si sono recate ieri al Pronto soccorso delle Molinette. Sono risultate positive al Coronavirus

Una, in condizioni abbastanza gravi, è stata ricoverata nel reparto di rianimazione per insufficienza respiratoria, ha 70 anni, e presenta diverse  patologie.

L’altro contagiato è un cinquantenne che è stato invece ricoverato  all’Amedeo di Savoia. La presenza del contagio ha fatto sì che 12 infermieri delle Molinette venissero messi in isolamento: uno di loro è  alla caserma Riberi  dove rimarrà per la quarantena, mentre gli altri sono nelle proprie abitazioni  in isolamento fiduciario: anche altri  medici e infermieri potrebbero essere stati esposti al virus. All’ospedale San Luigi di Orbassano è stato chiuso il pronto soccorso in via precauzionale dopo  un caso sospetto. Intanto al Politecnico, a causa di tre casi positivi individuati, ora in isolamento, le lezioni si svolgono online.

Dopo dieci anni il vuoto lasciato da Ronchey resta incolmabile

Fu un intellettuale libero, colto, equilibrato. Più scozzese che italiano

Di Pier Franco Quaglieni

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A dieci anni dalla morte di Alberto Ronchey, voglio ricordare l’amico e il maestro. Il suo giornalismo che non ha fatto scuola perché era troppo alto ed era irripetibile, merita di essere ricordato soprattutto oggi di fronte ai giornalistini e anche ai direttorini che si dedicano più alla Tv che ai giornali.

Anche il saggista Ronchey non è invecchiato ed è diventato un classico perché seppe guardare lontano anche nell’analisi lucidissima del presente e nella ricostruzione rigorosa del passato. E’ stato una delle più alte intelligenze che io abbia frequentato nella mia vita. Vorrei ricordarlo, tentando di delinearne la poliedrica figura in cui manifestò sempre il suo originario rigore scozzese .Era nato a Roma nel 1926,ma l’ambiente romano gli fu sempre estraneo. Era uno che aveva viaggiato moltissimo ed era vissuto molto all’estero: uno dei pochi italiani davvero cosmopoliti che guardavano alla politica con occhi diversi rispetto al provincialismo ideologizzante nostrano. Parto da un ricordo del 1968,propedeutico al nostro incontro torinese dell’anno successivo e che ne costituisce la premessa.

Ha scritto Gabriella Poli che fu l’unica donna a capo della Cronaca del quotidiano “La Stampa”:

Ricordo quella sera primaverile del ’68 come se fosse ieri. Palazzo Campana era chiuso, altre facoltà occupate. Per via Roma stava passando uno dei soliti cortei che quasi ogni giorno a quell’ora irrompevano nelle strade del centro […]. Davanti a me, una voce appena un po’ più alta di tono per vincere il fracasso e le urla, un giovanissimo professore parlava di primato della ragione e della cultura, parlava di Pannunzio…

Quel giovanissimo professore ero io.In effetti non ero ancora professore,ma Gabriella mi volle promuovere sul campo forse perché ero tanto lontano dai contestatori cappelloni e scravattati. Di fondamentale importanza fu poi il rapporto con Ferruccio Borio ,il mitico capo cronista del giornale,con cui nacque un’amicizia inossidabile nel tempo. Gabriella scrisse una davvero bellissima testimonianza di quel primo incontro voluto da Giulio De Benedetti, ma il momento decisivo fu nel 1969 con il nuovo direttore de “La Stampa” Alberto Ronchey che aveva collaborato al “Mondo” ed era stato amico di Pannunzio. All’incontro partecipò anche Carlo Casalegno, vicedirettore di Ronchey destinato a diventare un altro grande amico della mia vita.Mi era già capitato di incontrarlo di sfuggita a Roma a casa Carandini in via XXIV Maggio, ma al suo arrivo a Torino chiesi un appuntamento alla “Stampa” come feci con molti direttori che lo seguirono. Mi capitò di non avere rapporti solo con Ezio Mauro e Carlo Rossella.

Mi ricevette la sera stessa, si compiacque per l’idea di ricordare Pannunzio a Torino e si dichiarò disponibile ad aiutarci. Finché fu direttore, volle che gli facessi recapitare direttamente i comunicati stampa relativi alle attività. Con Ronchey ci si vedeva anche in piazza San Carlo dove abitava e qualche domenica al “Cambio” dove amava andare a pranzare.Apprezzava il vecchio ristorante di Cavour e del Risorgimento ,tanto diverso da quello attuale.Specie la domenica ,c’era un clima vellutato che ci faceva immergere nell’’800,malgrado fossimo immersi nei frenetici e terribili Anni ’70. In quelle due salette tutti parlavano sottovoce   quasi fossimo in un museo anziché in un ristorante. Ronchey è stato sicuramente uno dei più grandi giornalisti italiani del Novecento. Come direttore de “La Stampa”, succedendo a Giulio De Benedetti che governò il giornale per un ventennio, seppe modernizzare il quotidiano, facendone uno dei più autorevoli anche all’estero. Anche la stessa grafica venne modificata attraverso un’impaginazione piacevole e rigorosa insieme.

Diceva di aver iniziato a scrivere sui giornali clandestini della Resistenza, per poi fare il cronista, il redattore capo, il corrispondente, l’inviato, il direttore. Fece esperienza alla “Voce repubblicana”, un giornale assai poco letto, organo del Pri, fucina di giornalisti destinati a diventare famosi, da Stefano Folli a Maurizio Molinari. Sicuramente in Ronchey quell’esperienza non lasciò traccia significativa perché il suo modo di intendere il giornalismo non fu mai di parte, ma sempre distaccato e spassionato, quasi maniacale per l’ordine, la precisione, le cifre. “Fortebraccio” lo definiva l’ing. Ronchey per la accuratissima documentazione dei suoi articoli e per il linguaggio asciutto, quasi da ingegnere. Coniò espressioni come “lottizzazione” che sono entrate nell’uso comune.Ma Ronchey fu anche autore di saggi di grande importanza; ne ricordo uno per tutti, quell’Atlante ideologico del 1973 che ci ha consentito di superare i furori delle ideologie. Una rassegna di fatti inoppugnabili, ricavati dai suoi viaggi e dalle sue vastissime letture che avrebbe dovuto far riflettere quelli che la moglie Vittoria definiva i “marxisti immaginari” in un suo libro di successo, ma non sufficientemente meditato dai docenti e dai genitori italiani.

Le fughe in avanti delle ideologie vengono in quel saggio di Ronchey smentite dai ragionamenti suffragati da prove inoppugnabili, riprendendo in chiave contemporanea il realismo del Machiavelli che egli oppose ai sogni velleitari dei nostri tempi. Quel volume venne a presentarlo nella disadorna sede di piazza Castello a Torino dov’era di casa e venne ad ascoltare Arrigo Benedetti nel primo ricordo di Pannunzio di cui Ronchey affidò la cronaca in III pagina al grande Stefano Reggiani che in una sua rubrica pubblicata sulla Cronaca de “La Stampa” ambientava spesso i suoi racconti immaginari presso la sede del Centro “Pannunzio”, dove si incontravano Cavour e il re Vittorio Emanuele.  Una realtà dell’altro mondo,vista la livida indifferenza che quel giornale riserva al Centro “Pannunzio” che allora era nato da pochissimo tempo e non aveva l’importanza di oggi.

A distanza di molti decenni quel saggio di Ronchey ne rivela la statura di studioso. Ha scritto Pierluigi Battista autore del libro-conversazione con lui Fattore R: «Alberto non sbaglia mai: non una cifra fuori posto, una data inesatta un riferimento fattuale impreciso, una citazione zoppicante». Un esempio di giornalismo di altissima qualità intellettuale che tende al saggio. Non senza ragione insegnò per un certo periodo Sociologia a Ca’ Foscari di Venezia, indotto anche dal suo amore per quella città. Una volta o due ci incontrammo anche da “Altanella” alla Giudecca ,la mitica,semplice e pur affascinante trattoria della famiglia Stradella,dove amava andare anche Gabriele d’Annunzio. Nel 1976 fu tra i promotori di una lista laica alle elezioni politiche insieme a Cesare Zappulli ed Enzo Bettiza. Negli anni in cui si stava cercando di varare il compromesso storico, Ronchey, unico dei tre che non venne eletto, volle indicare la strada dell’alleanza laica tra Pri, Pli, Psdi, malgrado la riluttanza dei loro vertici. Fu un esperimento che, se fosse stato seguito, forse avrebbe inciso sulla politica italiana; era una proposta che partiva da lontano, dal “Mondo” di Pannunzio. Il 1976 invece fu l’anno in cui comparvero in Parlamento per la prima volta i radicali di Marco Pannella.

Ronchey fu anche ministro per i Beni Culturali dal 1992 al 1994. Dopo la nomina rimase in silenzio per due mesi, poi con una mossa a sorpresa vietò piazza San Marco al galà di chiusura del Festival del Cinema di Venezia. Fino ad allora, se escludiamo Spadolini, i ministri dei Beni culturali erano, di norma, personaggi politici assai marginali, non supportati dalla cultura necessaria per esercitare il mandato loro affidatogli. Dopo Ronchey continuò la passerella di personaggi non sempre all’altezza. Nel poco tempo in cui fu ministro varò la cosiddetta Legge Ronchey concernente la gestione dei servizi aggiuntivi negli istituti d’arte e antichità dello Stato e si preoccupò di una piaga che divenne sempre più grave: le scritte e i disegni sui muri anche dei palazzi storici. Cercò in tutti i modi di sensibilizzare al problema che dopo di lui non solo rimase irrisolto, ma assunse dimensioni non più controllabili e non più controllate. Si preoccupò del problema del personale dei musei e dei privilegi incomprensibili che ne regolano il lavoro. Volle incentivare un uso più ampio e mirato dei volontari nei musei e mi chiese dell’esperienza fatta dal Centro “Pannunzio” nel 1975 quando promosse la mostra dei disegni di Leonardo a Torino. Vide i pericoli insiti negli sponsor privati, dicendo che «i privati,com’è normale, tendono ad investire denaro solo su grandi opere che danno un grande ritorno di immagine». Si interessò delle istituzioni culturali, anche quelle che avevano scelto di restare associazioni non riconosciute, volendo mantenere totale la propria autonomia. Preciso che al Ministro Ronchey il Centro “Pannunzio” non chiese mai neppure un quattrino.

Anche nell’esercizio delle sue funzioni di ministro ebbe una capacità di vedere i problemi in una dimensione internazionale come seppe fare nel giornalismo e nella saggistica. Nel 1997 gli venne assegnato il Premio “Pannunzio”. In quell’occasione accadde un episodio spiacevole. Prima che Ronchey ricevesse il Premio, il Gabibbo di “Striscia la notizia” interruppe la manifestazione chiedendogli pubblicamente ragione del fatto che, come presidente della Rizzoli, stesse per chiudere “Il Mondo” un giornale economico finanziario che solo formalmente riprendeva la testata di Pannunzio. Il Gabibbo chiese a Ronchey se non si sentisse imbarazzato nel ricevere il Premio intitolato a chi aveva fondato il giornale che lui intendeva chiudere. Con calma assoluta smontò ogni accusa, dimostrando l’infondatezza della tesi e rassicurando comunque che non avrebbe chiuso il settimanale. E così fu. Morì il 5 marzo 2010, lo stesso giorno in cui Pannunzio era nato cent’anni prima. C’era la solenne presentazione del francobollo di Poste italiane dedicato a Pannunzio in occasione del centenario e non mi fu possibile partecipare ai suoi funerali. Egli è stato uno di quei maestri che non si possono dimenticare: la «moralità delle sue opere crocianamente parlano e continuano a parlare per lui». Cito volutamente le parole da lui usate nel ricordare Pannunzio su “La Stampa” quando nel 1968 il giornalista morì.Quelle parole valgono più che mai oggi ,dopo dieci anni. Intellettuali colti ,equilibrati, liberi come lui in Italia mancano totalmente e il vuoto che ha lasciato resta davvero incolmabile. Non poter contare più sulle sue opinioni autorevoli e spassionate ci rende tutti più poveri.

 

 

 

 

 

 

 

 

Rinviata Juventus-Milan

Il prefetto di Torino ha ordinato il rinvio della partita  Juventus-Milan, semifinale di ritorno di Coppa Italia

L’incontro è stato rinviato a data da destinarsi. Era  in programma questa sera allo Stadium,  a porte aperte, con l’esclusione dei tifosi di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e delle province di Savona e Pesaro-Urbino, le aree più colpite dal coronavirus.  Si è invece deciso ieri il rinvio.