ilTorinese

Giacometto (FI): “Il Governo non dà risposte e il Pd fa propaganda “

“Mentre siamo ancora in attesa di capire quando i cittadini e le imprese potranno finalmente vedere gli effetti della ‘potenza di fuoco’ promessa da Conte con le misure, a suo dire, ‘poderose’ del decreto liquidità, mentre i lavoratori dipendenti e le partite IVA vedono sfumare l’impegno preso dallo stesso Presidente del Consiglio di ricevere l’accredito della cassa integrazione e del bonus “entro ‪il 15 aprile”‬ e mentre aspettiamo che almeno un euro dei circa 25 miliardi di scostamento del deficit autorizzati dal Parlamento, ormai un mese fa, finisca sui conti correnti di chi sta pagando il prezzo più alto per l’emergenza economica dovuta al coronavirus,  il PD, immediatamente superato a sinistra dai suoi alleati, pensa bene di introdurre una nuova tassa patrimoniale sul reddito, che va ad aggiungersi a quelle sugli immobili. Insomma, il risparmio degli italiani come soluzione alla crisi. Peccato che si tratti di una misura del tutto propagandistica e di scarsa efficacia, che garantirebbe, forse, un livello di gettito minimo e comunque assolutamente insufficiente rispetto alla quantità di liquidità immediata necessaria per sostenere il nostro tessuto economico e che, al contrario, avrebbe degli effetti recessivi”. Così il deputato di Forza Italia Carlo Giacometto, responsabile del Dipartimento Bilancio e Finanze del suo partito in Piemonte.

Covid-19, piattaforma informatica per i medici

Da ieri i 3.500 medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta del Piemonte possono non solo consultare in tempo reale i dati dei propri assistiti contagiati dal covid19, ma anche segnalare ai Servizi di igiene e sanità pubblica (Sisp) i casi sospetti di contagio.

Si tratta della nuova applicazione della piattaforma informatica che l’Unità di crisi della Regione Piemonte ha messo a disposizione di prefetti, sindaci, operatori sanitari, forze dell’ordine e medici di base coinvolti nella gestione dell’emergenza.

«Grazie alla tecnologia – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – anche i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sono ora in grado di implementare notevolmente e con la massima tempestività il loro contributo nell’attività di individuazione di nuovi casi di contagio. Tutti insieme stiamo lavorando al massimo delle potenzialità, con la condivisione di ogni informazione funzionale».

La funzionalità introdotta consente di superare le attuali modalità (mail, cartaceo, eccetera) di interscambio informativo, riducendo al minimo le procedure di segnalazione di pazienti asintomatici e sintomatici, con il corredo di una sintetica descrizione del quadro clinico.

L’accesso on line dei medici di medicina generale alla piattaforma covid Piemonte era stato attivato ad inizio settimana, ma solo per la consultazione dei dati covid dei rispettivi assistiti.

«Il dato molto confortante – fa notare l’assessore Icardi – è che oltre il 60 per cento dei medici di medicina generale sta già regolarmente usando la piattaforma».

La piattaforma regionale covid19 è un sistema gestionale completo e flessibile, con soluzioni tecnologiche open source in cui le informazioni sono fruibili facilmente anche in mobilità e con dispositivi diversi.

Nel dettaglio, la Piattaforma permette il tracciamento dei contatti di cura (dalla richiesta del tampone all’eventuale ricovero e in quale intensità di cura, al post dimissioni in isolamento domiciliare, o in struttura individuata dall’asl territoriale del paziente; alle persone “a rischio” contagio poste in quarantena dai SISP; alla segnalazione da parte dei MMG/PLS verso i SISP dei casi sospetti; guarigioni e decessi), degli esiti dei tamponi, della gestione dei posti letto nelle strutture e dell’anagrafica unica pazienti.

La Regione: “Dalla Protezione civile poche risorse”

“Il Piemonte non solo non è stato privilegiato, ma ha ricevuto risorse al di sotto del minimo vitale”

E’ l’amara dichiarazione della Regione, in relazione alle forniture inviate dalla Protezione Civile. Per quanto riguarda i caschi Cpap per terapia sub-intensiva l’Unità di crisi “aveva effettuato un ordine da 5 mila unità che non è mai arrivato pienamente a destinazione”. L’Unità di crisi regionale  ha dati certificati dalla responsabile acquisti e bolle di accompagnamento per dimostrare che, ad esempio, le  mascherine chirurgiche previste erano diversi milioni, ma ne sono arrivate oltre due milioni e mezzo in meno rispetto a quanto pubblicato sui giornali.

Rapinato e picchiato mentre preleva alla farmacia notturna

Due uomini di 27 e 37 anni, di origini marocchine, abitanti a Torino, sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia San Carlo in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Torino, per aver rapinato e picchiato un uomo che stava prelevando medicinali da un distributore automatico

L’episodio è accaduto in via Nizza a Torino. La vittima è un italiano di 50 anni, aggredito mentre si trovava allo sportello di una farmacia notturna e derubato di cellulare e portafogli. La vittima è stata bloccata dai due soggetti che hanno approfittato dell’ora tarda e dell’assenza di altre persone in strada, dovuta alle restrizioni per il COVID-19. I carabinieri, grazie anche alle telecamere di sorveglianza, sono risaliti agli aggressori.

Il ponte di Istanbul

Un altro ponte a Istanbul ma questa volta molto speciale. L’ennesima mania di grandezza di Erdogan? Costruire il ponte di Leonardo da Vinci che non è mai nato e che nessuno, da cinque secoli, si è mai sognato di realizzare è proprio l’obiettivo del presidente turco.

D’altronde in questa metropoli gli italiani sono stati sempre presenti e protagonisti, hanno vissuto e lavorato a lungo, ieri come oggi. Quando fu inaugurato l’ultimo dei ponti sul Bosforo, con la partecipazione di un’importante impresa italiana, Erdogan affermò che il progetto di Leonardo sarebbe stato riesumato. Con Bayazid II (1481-1512), il sultano che contattò Leonardo per la costruzione del ponte, non si fece nulla mentre con il “sultano” Erdogan tutto sembra possibile. Benintenso, non si tratta di un nuovo ponte sul Bosforo ma di un più modesto viadotto sul celebre Corno d’Oro. A distanza di 500 anni dalla sua scomparsa i progetti di Leonardo continuano a vivere come l’idea del ponte, meno importante di tanti altri, anche perchè è rimasto solo sulla carta, ma i disegni sono stati conservati e i libri ne parlano, in particolare uno, fresco di stampa. É “Il ponte di Istanbul, un progetto incompiuto di Leonardo da Vinci”, di Gabriella Airaldi, Marietti editore. Un libretto di 86 pagine che parte da una lettera che Leonardo spedì da Genova con destinazione il palazzo imperiale di Costantinopoli. Il Gran Turco lo cercava e Leonardo gli rispose. Il genio toscano disegnava a quel tempo anche fortezze, ponti, armi e macchine da guerra.

Nella lettera Leonardo dà in realtà diverse risposte alla richiesta del sovrano di progettare un collegamento tra la capitale imperiale e il quartiere di Galata. Come scrive Leonardo, il disegno raffigura “un ponte da Pera-Galata a Costantinopoli, largo 40 braccia, alto dall’acqua braccia 70, lungo braccia 600….” destinato ad unire il quartiere genovese di Pera-Galata, da secoli centro della vita economica e del commercio internazionale, con Istanbul. A quel tempo Genova e Costantinopoli intrattenevano relazioni molto strette, turchi e genovesi vivevano a stretto contatto da una sponda all’altra del Corno d’Oro.

“Tradotta in lingua turca da un probabile originale italiano, spiega l’autrice del libro, la lettera leonardesca è allo stesso tempo una risposta e una proposta e può essere un’interessante chiave di lettura delle relazioni tra Oriente e Occidente. In questa prospettiva il geniale ponte progettato da Leonardo per Bayazid II e per Galata, prima genovese e poi turca, diventano il simbolo di un rapporto mai interrotto tra due mondi”. Ma quel ponte non sarà mai costruito. Nel 1453, l’anno della conquista turca di Costantinopoli, per portare le truppe ottomane al di là del Corno d’Oro Maometto II usò un ponte allestito con galee una accanto all’altra tenute unite da botti,travi e tavole fornite forse dai genovesi la cui posizione sul campo rimase molto ambigua. Un aiutino ai turchi per garantirsi privilegi e favori dopo la presa ottomana della città. Galata era in quel periodo un nido di traditori cristiani e il sultano sguinzagliava le sue spie tra i commercianti. Dopo Leonardo ci provò anche Michelangelo ma senza successo e bisognerà aspettare fino al 1845 per vedere un ponte tra Galata e Istanbul all’ingresso del Corno d’Oro. Erdogan, infatuato di storia ottomana e costruttore di ponti faraonici nella sua metropoli, ha rispolverato l’antico disegno leonardesco chiedendo ai suoi architetti di studiare il progetto e di realizzarlo, chissà, magari entro il 2023, centesimo anniversario della Repubblica turca, quando saranno in programma grandiosi e sfarzosi festeggiamenti.

Filippo Re

Dal Piemonte alla conquista del mondo

“Lars dove sei ? Stai bene ?”. “Buonasera, professore, sono bloccato in Cambogia da 10 giorni e la situazione non è facile”. Questo scambio di battute su Messenger si è avuto tra il 24 ed il 26 marzo scorsi tra lo scrivente e Lars Orazzo, 23 anni appena compiuti, brillante studente dell’Istituto Artusi di Casale Monferrato, rimasto bloccato nel Sud Est asiatico dall’emergenza coronavirus.

La vicenda, che poteva assumere anche toni decisamente più critici ha avuto uno sblocco quando mi è arrivato un secondo messaggio il 28 marzo alle 6.44 del 28 marzo: “Sono giunto all’aeroporto di Oslo adesso. E’ una situazione assurda, aeroporto completamente vuoto”. Poi Lars, grazie ad uno scalo a Londra è riuscito a rientrare in Italia e adesso è a casa sua a Montemagno, nel Monferrato astigiano, con i familiari.

E la pandemia ha interrotto quella che è stata (sino al momento in cui le cose non sono precipitate) una bellissima esperienza di viaggio e di vita. Orazzo dopo il diploma all’alberghiero aveva lavorato in Inghilterra sino a settembre del 2018 poi era tornato in Italia in Alto Adige. “Il mio sogno – spiega, raggiunto telefonicamente – era fare il giro di mezzo mondo non usando l’aereo ma i mezzi di terra, partendo dall’Italia per arrivare sino all’Australia, dopo aver attraversato l’Est Europa, poi la Russia sul percorso della Transiberiana e l’Oriente sino a giungere appunto nel Nuovissimo Continente”. Così il 15 luglio del 2019, insieme ad un compagno di avventura, Sasha De Zordo di Auronzo di Cadore, è partito dalla stazione dei bus di Venezia Mestre. Le prime tappe dopo l’Italia sono state la Slovenia, l’Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Polonia (“qui abbiamo toccato Katowice, Cracovia, Varsavia, Auschwitz, la cui visita è stata una delle esperienze più forti di questo viaggio”), poi l’ingresso nei Paesi Baltici, Lituania, Lettonia, Estonia, con l’ingresso in Russia a San Pietroburgo e la spettacolare visione della Prospettiva Nevskij, con il passaggio a Mosca e la salita sul treno della Transiberiana, con fermate a Kazan, Ekaterinburg dove i due viaggiatori hanno passato a piedi il punto di confine tra l’Europa e l’Asia. Poi il viaggio è proseguito sino a Ulan Ude e qui i due novelli emuli di Marco Polo (o se si preferisce di Tiziano Terzani nel di ‘Buonanotte Signor Lenin’ o ‘Un indovino mi disse’) incappano in un imprevisto: “Dovevamo andare in Mongolia – dice Lars Orazzo – ma il nostro visto scadeva il 18 settembre e la burocrazia russa, rigorosa e disorganizzata non l’avrebbe rinnovato in tempo. Così siamo andati la mattina presto alla stazione dei treni ma non c’erano né treni, né bus. L’aiuto ci è arrivato insperato da un signore che ci ha dato un passaggio, previo un compenso, per duecento chilometri, sino al confine terrestre tra i due Stati. Siamo entrati chiedendo ad una famiglia mongola di farci entrare a bordo del loro Van. Poi, però, il problema non era ancora risolto e grazie ad un altro passaggio, a pagamento, abbiamo fatto 13 ore di auto nel deserto per percorrere i 300 chilometri più a Sud in direzione di Ulan Bator. E alle 21 circa una gomma si è afflosciata e pure la gomma di scorta era bucata. Poi, dopo aver spinto l’auto per un centinaio di metri, sino ad una pompa di benzina, si è riusciti a riparare la gomma e ad arrivare nella capitale, sfiniti, alle 4 del mattino. In Mongolia siamo rimasti un mese: dei sedici Paesi che abbiamo visitato è quello che mi è rimasto nel cuore: cultura, tradizioni, usanze popolari sono ancora vergini, non toccate dalla globalizzazione e dal turismo di massa.

Abbiamo vissuto per otto giorni nel deserto del Gobi con i nomadi che vanno a caccia a procurarsi il cibo. Un ritorno all’indietro nel tempo di 1000/2000 anni”. Poi Lars ed il suo compagno di viaggio hanno deciso di saltare la Cina, per via degli alti costi del visto (all’epoca il coronavirus non era comparso sulla scena) volando nel Nepal dalle alte montagne incontaminate per passare poi per cinque settimane in India, visitata da Ovest ad Est, da Delhi a Calcutta, saltando il Bhutan per via di un visto decisamente caro (200 dollari americani al giorno). “Il nostro è stato – dice ancora Lars – un turismo zaino in spalla, abbiamo dormito negli ostelli, viaggiato il più possibile sui mezzi locali di trasporto, non sui pullman gran turismo, con un budget da rispettare”. Così è capitato, ad esempio in un centro a Sud del Nepal dove non c’erano ostelli ma solo stanze in condomini che venivano concesse dal proprietario a 2/3 euro a notte, umidissime, con letti di legno e materassi sottilissimi quasi inesistenti e una convivenza con ragni, mosche, zanzare oppure di affrontare una lunga tratta su un treno indiano (13/14 ore) in compagnia di topi che passeggiavano sotto il vagone. Dal subcontinente indiano il viaggio è proseguito attraverso il Laos, il Vietnam e la Cambogia dove Lars e Sasha si sono fermati un mese. Mancava soltanto la visita ad Angkor con i suoi templi prima di passare al prossimo Paese, con il visto quasi allo scadere, ma a questo punto sono insorti i problemi. “Si è diffusa la notizia di un gruppo di francesi che erano positivi al virus e si è creata quasi subito un’idea di discriminazione verso gli europei, specialmente gli italiani, anche per quanto stava accadendo in Italia. Nel frattempo la Thailandia ha effettuato un restringimento per quanto riguarda gli italiani e chiuso le sue frontiere via terra. Abbiamo pensato di andare direttamente in Malesia, ma anche questa ha chiuso, così come Indonesia ed Australia, Laos e Vietnam. A questo punto ci trovavamo in una situazione che stava diventando sempre più critica in un Paese con strutture ospedaliere precarie, dove non c’è un’ambasciata o un consolato italiano, con la scadenza del primo mese di visto. Abbiamo trovato altri ragazzi italiani nelle nostre condizioni: prima si è cercato di contattare la Farnesina, ma abbiamo avuto soltanto un contatto molto laconico dopo cento telefonate, ci siamo rivolti all’ambasciata di Francia ma ci hanno gentilmente detto di capire il nostro disagio ma prima avrebbero dovuto risolvere il problema dei cittadini francesi poi saremmo venuti noi. Siamo riusciti a contattare l’ambasciatore italiano ma nell’immediato non si è arrivati ad una soluzione.

Dopo quasi dieci giorni di contatti con uffici ed ambasciate la Thailandia si era resa disponibile a consentire un transito aereo da Pnom Penh a Bangkok e da lì all’Europa ma a condizione che producessimo un visto di transito, un foglio medico (tra l’altro di una clinica privata) ed il test che provasse che non avessimo il coronavirus. Con mille difficoltà siamo riusciti ad ottenere i documenti. Per fare un esempio: l’unica struttura abilitata ad effettuare i tamponi faceva due turni brevi al mattino ed al pomeriggio di quindici minuti ciascuno, per cui abbiamo dovuto andare alle 4.30 per passare per primi nella mattinata. Superati questi inconvenienti siamo riusciti a prendere un aereo per Oslo perché ci avevano detto che da lì sarebbe stato possibile prendere un volo per l’Italia, ma in realtà collegamenti dalla Norvegia non c’erano e la situazione in aeroporto era surreale, non c’era nessuno. Siamo riusciti a prendere letteralmente ‘al volo’ cinque minuti prima dell’imbarco un collegamento per Londra e da Londra raggiungere Roma”, terminando così l’Odissea. Adesso Lars è tornato a Montemagno, sulle colline del Monferrato, e ritiene quella appena lasciata alle spalle ‘un’esperienza di vita notevole’ e sotto sotto cova l’intenzione, ovviamente nei tempi congrui e passata questa emergenza sanitaria, di chiudere il cerchio del viaggio che si era prefissato inizialmente.

Poiché Lars ha esposto qui soltanto alcune delle sue esperienze e dei suoi ricordi di viaggio, torneremo nei prossimi giorni con alcuni approfondimenti sui vari Paesi visitati.

Massimo Iaretti

Perchè non parli? Serve una martellata al ginocchio dell’opposizione

È noto l’aneddoto che vuole Michelangelo colpire con il martello la sua monumentale opera raffigurante Mosè (2 metri e 35 di altezza, tanto per intenderci) esclamando: “Perché non parli?”.

Ecco, fatte le debite proporzioni – io non sono Michelangelo e i leader dell’opposizione non hanno la statura né corporea né simbolica dell’opera citata – è questa l’imprecazione che mi viene da rivolgere a un Salvini e a una Meloni in questo momento di disfatta istituzionale…

… continua su Electomag:

“Perché non parli?”. Serve una martellata al ginocchio dell’opposizione

In provincia di Torino riaprono 22 uffici postali

Rimangono in vigore le regole di sicurezza per l’accesso e le indicazioni di recarsi negli Uffici Postali solo per operazioni essenziali e indifferibili

 A partire dalla prossima settimana tornano operativi 22 Uffici Postali della provincia di Torino, indicati nell’elenco allegato, il cui orario di apertura al pubblico è stato temporaneamente rimodulato nelle ultime settimane in ottemperanza ai provvedimenti governativi in materia di contenimento del virus e distanziamento interpersonale.

Poste Italiane, anche nell’attuale fase di emergenza, ha continuato a garantire a tutti i cittadini i propri servizi mettendo in atto un ampio sforzo organizzativo e logistico, reso possibile anche grazie alla preziosa collaborazione delle Istituzioni Locali.

La riapertura degli Uffici Postali della provincia di Torino è stata possibile anche grazie all’adozione di idonee misure di sicurezza come, ad esempio, l’installazione di pannelli schermanti in plexiglass e il posizionamento di strisce di sicurezza che garantiscano il mantenimento della distanza interpersonale di almeno un metro, nonché di accurate procedure di sanificazione delle sedi realizzate a tutela della salute di dipendenti e cittadini.

Poste Italiane invita i cittadini ad entrare negli uffici postali esclusivamente per compiere operazioni essenziali e indifferibili e ove possibile, dotati di misure di protezione personale come guanti e mascherina mantenendo obbligatoriamente le distanze di sicurezza, all’esterno e all’interno dei locali.

Ulteriori informazioni sulle aperture e sulle disponibilità orarie degli Uffici Postali sono reperibili sul sito internet www.poste.it.

Aumentano i controlli nelle vie e nei parchi cittadini nel weekend di Pasqua

Ad oggi sono circa 200 i torinesi che violano ogni giorno le restrizioni dell’emergenza sanitaria: almeno quelli scoperti dalle forze dell’ordine durante i controlli per le strade della città

La Prefettura, la Questura e le forze dell’ordine intensificheranno la vigilanza in vista delle festività pasquali. Il bel tempo previsto potrebbe infatti spingere qualche sconsiderato a passeggiate o improvvisati pic nic nei parchi cittadini. Non ci sarebbe da stupirsi se ciò dovesse accadere. I parchi saranno sorvegliati quasi esclusivamente dai droni, mentre vie e piazze saranno vigilate da personale in divisa o in borghese di polizia, carabinieri, polizia municipale e guardia di finanza. Sulle autostrade la polizia stradale ha aumentato il numero delle pattuglie.

I supermercati resteranno chiusi a Pasquetta, dopo la decisione del governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio

La sua  ordinanza prevede la chiusura di tutti gli esercizi commerciali dalle 13 di domenica 12 aprile fino alle 20 di lunedì 13 aprile. Le catene della grande distribuzione  pensavano invece di tenere aperto  mezza giornata nel lunedì di Pasqua, mentre i sindacati avrebbero voluto la chiusura anche la mattina di domenica.  Sull’apertura di domenica al mattino Cirio ha spiegato che lo ha deciso per evitare una ressa il venerdì e il sabato. Restano ovviamente aperte farmacie, parafarmacie e gli esercizi dedicati alla vendita  di prodotti sanitari. Sono permesse le consegne a domicilio per tutti i settori merceologici.

La peggior crisi americana evidenzia le debolezze del sistema Usa

Il sistema sanitario negli Stati Uniti è di tipo assicurativo privatistico. Il mercato delle assicurazioni sanitarie vale circa 3200 miliardi di dollari e cresce a un ritmo del 6 per cento l’anno. Nella frammentazione dove abbondano piani sanitari, la qualità e la quantità dei servizi dipende dal proprio reddito. Una qualsiasi interazione con il sistema sanitario negli USA rappresenta, già di per sè, un potenziale grave rischio finanziario…

… continua su Electomag:

La peggior crisi americana evidenzia le debolezze del sistema Usa