ilTorinese

Postano la foto della gita su Instagram e vengono multati

Dal Piemonte / Hanno postato su Instagram una foto della gita in montagna. E hanno trascorso una notte notte in tenda sulla Bisalta, nel Cuneeese, i due ventenni di Peveragno che non hanno rispettato le disposizioni anti coronavirus, facendo la scampagnata.

Poi, per scaldarsi hanno anche acceso un fuoco, pratica vietata per lo stato di massima pericolosità di incendi boschivi diramato dalla Regione. Tra un divieto e l’altro sono stati multati, dopo che i cittadini del paese, vedendo le immagini sui social hanno avvisato le forze dell’ordine.  Scrive uno dei due giovani su  Facebook. “Sono uno dei  ragazzi fermati e sanzionati. Sono d’accordo con la sanzione, ma ho una domanda: le forze dell’ordine non hanno qualcosa di più utile da fare che impiegare un pomeriggio a cercare dei ragazzi in montagna dalle loro storie su Instagram?”

 

(foto archivio)

“Meno armi più ospedali”

Riceviamo e pubblichiamo / Il coordinamento AGiTe (contro le armi atomiche tutte le guerre e i terrorismi), che raggruppa circa 70 associazioni piemontesi, intende aggiungere la sua voce alle numerose già levatesi contro la decisione di continuare la produzione delle armi mentre gran parte dell’economia è ferma per le misure di contrasto all’epidemia di Covid-19.

Ricordiamo tra queste il comunicato del 19 marzo di rete della pace e rete Disarmo dal titolo “Più investimenti per la salute, meno spese militari”, già di per sé significativo.

Siamo rimasti esterrefatti alla notizia che mentre fabbriche, uffici, ed ogni attività non strettamente connessa al settore sanitario ed alimentare vengono chiuse per evitare il diffondersi del contagio e per proteggere i lavoratori in esse impegnati, l’industria militare viene considerata “strategica” e dunque può tranquillamente continuare la produzione. Mentre tutta Italia sta facendo grossi sacrifici, gli operatori sanitari in particolare, molti dei quali a rischio della propria salute,  l’industria della morte non deve mai fermarsi.

In particolare continuerà la produzione degli F35 a Cameri, pur essendo quel comune particolarmente colpito dal virus, con tre dipendenti della stessa fabbrica risultati contaminati. Un aereo che può trasportare anche bombe nucleari. Con i soldi di un solo F35 (circa 150 milioni di Euro) quanti respiratori si potrebbero acquistare?

E dire che una delle ragioni di una vera e propria “debacle” sanitaria è che sono 30 anni che ad ogni legge di bilancio si procede a grossi tagli della spesa sanitaria: abbiamo visto chiudere ospedali, posti di pronto soccorso, bloccare le assunzioni di medici, diminuire posti-letto negli ospedali, con una crescente privatizzazione, il tutto giustificato da una presunta efficientizzazione della sanità.

Nel frattempo si è provveduto all’acquisto di nuovi armi tanto micidiali quanto inutili, mentre le richieste che venivano dai movimenti nonviolenti e pacifisti per una politica di pace ed un nuovo modello di difesa molto meno costoso e molto più aderente allo spirito ed alla lettera di una delle Costituzioni più pacifiste del mondo rimanevano inascoltati.

Nel documento già citato si evidenzia che “la spesa sanitaria ha subito una contrazione complessiva rispetto al PIL passando da oltre il 7% a circa il 6,5% previsto dal 2020 in poi, la spesa militare ha sperimentato un balzo avanti negli ultimi 15 anni con una dato complessivo passato dall’1,25% rispetto al PIL del 2006 fino a circa l’1,40% raggiunto ormai stabilmente negli ultimi anni”

Il compianto Presidente Pertini nel 1980 espresse un auspicio : “svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai”. Oggi sembra avvenga il contrario. Dopo un periodo di riduzione degli armamenti susseguito alla caduta del muro di Berlino, l’industria delle armi ha ripreso vigore sostenendosi e sostenendo, in un micidiale circolo vizioso, un’espansione dei conflitti militari nel mondo come non si vedeva dalla fine della seconda guerra mondiale.

Chiediamo pertanto al governo italiano di fermare immediatamente la fabbricazione degli F35 a Cameri, e tutte le industrie militari, e concentrare tutti gli sforzi, umani, finanziari, produttivi nel sostenere l’apparato sanitario, la ricerca medico scientifica, il sostegno ad una economia che rischia di gettare sul lastrico un gran numero di famiglie.

E auspichiamo che questa crisi possa essere occasione per riflettere su quali sono le nostre priorità, cosa intendiamo per difesa e sicurezza, il valore del lavoro e della salute pubblica, il ruolo dello Stato  e dell’economia al servizio del bene comune, con una visione europea ed internazionale, costruendo giustizia sociale, equità, democrazia, pieno accesso ai diritti umani universali.

Il coordinamento AGITE si associa pertanto alle richieste già formulate dal movimento per la pace:

  • ridurre le spese militari ed utilizzare tali fondi per rafforzare la sanità, per l’educazione, per sostenere il rilancio della ricerca e degli investimenti per una economia sostenibile in grado di coniugare equità, salute, tutela del territorio ed occupazione;
  • puntare alla riconversionedelle industrie a produzione bellica verso il settore civile;
  • rilanciare proposte e pratiche di vera difesa costituzionale dei valori fondanti la nostra Repubblica, come le iniziative a sostegno della Difesa Civile non armata e Nonviolenta.

 per il coordinamento AGITE

Paolo Candelari

Librerie e cartolerie restano chiuse in Piemonte

In Piemonte la Giunta regionale decide di prorogare al 3 maggio le misure di chiusura delle librerie e cartolerie già in vigore per l’emergenza  coronavirus, come  deciso anche in Lombardia. 

Tali attività commerciali non verranno riaperte quindi subito dopo Pasqua, così come invece previsto dall’ultimo Dpcm su scala nazionale.

Gli  articoli di cancelleria e i libri continueranno  ad essere messi in vendita negli esercizi commerciali già aperti. Resta invece ammessa  la consegna a domicilio.

Auguri di buona Pasqua all’Unità di crisi

Auguri di buona Pasqua a chi, come medici, infermieri e forze dell’ordine non si ferma mai durante l’emergenza

In dono Spumante e nocciole: un binomio della tradizione piemontese che quest’anno andrà ad allietare le tante persone che da settimane sono impegnate nell’Unità di Crisi. Il Consorzio dell’Asti Docg ha infatti donato all’Unità di Crisi della Protezione Civile a Torino i suoi vini Asti secco, Asti spumante e Moscato tappo raso, da aprire per un brindisi a Pasqua e Pasquetta. Con i vini sono arrivate anche le nocciole tonde del Piemonte offerte da Nocciole Marchisio, che ben si abbinano ai vini spumanti e dolci.

«Dal 22 febbraio, 24 ore su 24 – sottolinea l’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi – si avvicendano in corso Marche il personale, i tecnici, le forze dell’ordine e i volontari, che accanto alla Giunta regionale e ai rappresentanti di quanti sono in prima linea, combattono senza sosta la battaglia contro l’epidemia. Per Pasqua riceveranno la benedizione di don Davide della parrocchia di Sant’Alfonso e si fermeranno per pochi minuti per brindare con lo spumante e gustare le nocciole del nostro territorio. Da parte mia e di tutta l’Unità di Crisi un ringraziamento al Presidente del Consorzio Romano Dogliotti e a Marchisio per aver pensato a noi in questo periodo: il vostro gesto, insieme a quelli di altri che ogni giorno pensano a noi, come il supermercato Gigante che stamane ci ha recapitato le brioches per la colazione, è importantissimo per chi ogni giorno dedica tutte le sue energie alla lotta contro il Covid 19».

 

(foto archivio)

Digiuno radicale per amnistia e stato di diritto

Una decina di attivisti dell’ Associazione Marco Pannella di Torino (associazione torinese che sostiene le iniziative del Partito Radicale)  stanno digiunando in una staffetta iniziata il 23 marzo scorso, in sostegno all’iniziativa di Maurizio Bolognetti, membro del Consiglio Generale del Partito Radicale in sciopero della fame totale da quella data.

Gli attivisti sostengono questa iniziativa nonviolenta “di dialogo” con le Istituzioni affinché le stesse si facciano parte attiva per provvedimenti urgenti che ripristinino lo Stato di Diritto in questo Paese, a partire dall’emergenza carceraria.
L’Associazione Marco Pannella di Torino dà appuntamento a tutti alla “Marcia di Pasqua – Amnistia per la Repubblica” che quest’anno avverrà dalle frequenze di Radio Radicale la Domenica di Pasqua a partire dalle ore 11.
I nomi dei digiunatori dell’Associazione Marco Pannella di Torino: Mario Barbaro, Sergio Rovasio, Loredana Carrer, Marianna Ferrara, Ezio Dore, Chiara Ardito, Gaetano Bullaro, Daniele Robotti,  Blanca Briceno insieme a membri della Direzione dell’Associazione AiresVen.

Rugby, taglio di stipendi e gettoni

Il Consiglio della Federazione italiana rugby vuole aiutare il “rugby domestico”

Interventi saranno attuati a favore delle attività di base e dei club in difficoltà economiche, dopo la sospensione dell’attività agonistica. Sarà costituito un fondo a sostegno del movimento per una quota minima di 1.650.000 euro. Il fondo salva club verrà  integrato da  variazioni al bilancio preventivo 2020, partendo dalle contribuzioni volontarie da parte del  presidente e dei consiglieri in auto-riduzione dei propri gettoni di partecipazione e dalle riduzioni salariali volontarie dei dirigenti.

Un tweet di papa Francesco per l’ostensione social della Sindone

Oggi è stato possibile partecipare per la prima volta all’ostensione straordinaria della Sacra Sindone, trasmessa  in diretta social  dalla pagina Facebook della Diocesi di Torino

Su Twitter ha scritto Papa Francesco, e ha invitato i fedeli a partecipare all’ostensione:  “Questo Volto sfigurato dalle ferite comunica una grande pace. Il suo sguardo non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore, è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto. Rivolgiamo lo sguardo all’Uomo della Sindone, nel quale riconosciamo i tratti del Servo del Signore, che Gesù ha realizzato nella sua Passione”.

“In questo Sabato Santo, ci uniamo al gemito di tutta l’umanità che attende di essere liberata dalla pandemia che uccide e toglie vita. In questa attesa, ci viene incontro il volto mite e umile del Signore, impresso sulla Sindone”. Così l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, che ha officiato la funzione in Duomo alla sola presenza  del  presidente della Regione Piemonte e del Consiglio Regionale, Alberto Cirio e Stefano Allasia, con la sindaca di Torino, Chiara Appendino.

“La contemplazione della Sacra Sindone, di quel volto sofferente, ci rimanda immediatamente al momento difficile che stiamo vivendo – ha  commentato il presidente dell’Assemblea regionale Stefano Allasia – e ci invita a riflettere sulle conseguenze di questa pandemia che ha sconvolto la nostra quotidianità. Ci consegna però, con la resurrezione della Santa Pasqua, anche un messaggio di forte speranza per tutti noi e per il nostro futuro.”

In Piemonte altre 98 vittime. Sono 1180 i pazienti guariti

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 19 di sabato 11 aprile

1.180 PAZIENTI GUARITI E 1.075 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che il numero complessivo di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, è di 1.180 (159 in più di ieri): 61 (+1) in provincia di Alessandria, 65 (+9) in provincia di Asti, 69 (+19) in provincia di Biella, 113 (+14) in provincia di Cuneo, 82 (+20) in provincia di Novara, 639 (+75) in provincia di Torino, 68 (+2) in provincia di Vercelli, 63 (+16) nel Verbano-Cusio-Ossola, 20 (+3) provenienti da altre regioni.

Altri 1.075 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 1.689

Sono 98 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi, di cui 30 al momento registrati nella giornata di oggi. Occorre ricordare che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi covid.

Il totale complessivo è ora di 1.689 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 329 ad Alessandria, 87 ad Asti, 111 a Biella, 116 a Cuneo, 170 a Novara, 689 a Torino, 89 a Vercelli, 77 nel Verbano-Cusio-Ossola, 21 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 16.109 le persone finora risultate positive al “Covid-19” in Piemonte: 2.210 in provincia di Alessandria, 764 in provincia di Asti, 656 in provincia di Biella, 1.370 in provincia di Cuneo, 1.542 in provincia di Novara, 7.642 in provincia di Torino, 791 in provincia di Vercelli, 859 nel Verbano-Cusio-Ossola, 199 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi.

I restanti 76 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 381

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 65.391 di cui 34.220 risultati negativi.

Cirio: “Combattiamo la guerra con un esercito di persone magnifiche, tra tante difficoltà”

“Stiamo combattendo la guerra con l’esercito che ho trovato, un esercito fatto di uomini e donne straordinarie, ma che aveva carenze organizzative gravi. Ecco perché abbiamo delle difficoltà”

Così il governatore Alberto Cirio, in videoconferenza stampa respinge  le critiche sulla gestione dell’emergenza in Piemonte.

“Guido questa regione da  giugno, e dopo sette mesi è scoppiata l’epidemia. Non possiamo accettare che ci venga detto che non facciamo tamponi da parte di chi ha governato la Regione Piemonte fino a ieri”.  Aggiunge il presidente  “Devo condurre una guerra, la più dura degli ultimi decenni, con l’esercito che ho ereditato, con macchinari e forze che ho ereditato – afferma Cirio -. Ho trovato punte di straordinaria eccellenza, ma anche criticità di strumentazioni che non c’erano e di una medicina territoriale abbandonata a se stessa negli anni”. I laboratori attrezzati per le analisi “a febbraio erano due: oggi sono 18 e in pochi giorni saranno venti” dice Cirio.

 

Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato della Regione Piemonte: 

CORONAVIRUS, L’UNITÀ DI CRISI: FATTO L’IMPOSSIBILE PER GESTIRE OGNI ASPETTO LEGATO ALLA PANDEMIA

 Il commissario Coccolo: “L’enorme lavoro sul piano sanitario e organizzativo ha prodotto una serie di risultati quanto mai significativi”

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha voluto incontrare i giornalisti nel corso di una conferenza stampa telematica per fare il punto sul suo operato e sugli argomenti di stretta attualità.

Erano presenti Vincenzo Coccolo, commissario straordinario per il Coronavirus in Piemonte, Flavio Boraso, coordinatore sanitario, Francesco De Rosa, infettivologo e membro del Comitato tecnico-scientifico, Mario Raviolo, responsabile dell’area della Maxiemergenza Sistema 118, Antonio Rinaudo, responsabile dell’ufficio di coordinamento legale dell’area giuridica, Roberto Testi, presidente del Comitato tecnico-scientifico,

Nella sua introduzione, Coccolo ha voluto precisare che “in Piemonte è stato fatto l’impossibile per gestire tutti gli aspetti legati alla pandemia, ma nell’emergenza purtroppo non si fa mai abbastanza. Non è possibile risolvere tutti i problemi, ma l’impegno dell’Unità di Crisi è costante, si lavora in senza risparmio di tempo ed energie, e l’enorme lavoro sul piano sanitario e organizzativo ha prodotto una serie di risultati quanto mai significativi”.

Riguardo all’ampliamento dell’Unità di Crisi. Coccolo ha ricordato che “è stata assunta perché era necessario avere una pluralità di visioni, ma dalla mia nomina a commissario straordinario abbiamo lavorato in perfetta sintonia e continuità con quanto fatto in precedenza”.

Le critiche. Roberto Testi ha messo in evidenza che “un’emergenza come questa nessuno se la poteva immaginare, si è dovuto adattare la strategia giorno dopo giorno. Sono arrivate critiche che hanno fatto male, perché non me le aspettavo da colleghi medici e ci siamo sentiti colpiti alle spalle da chi avrebbe dovuto essere con noi a combattere”.

I tamponi. “Quella sui tamponi fatti è una discussione da bar interessante, ma non avremmo potuto farli perché il 22 febbraio in Piemonte c’erano solo due laboratori attrezzati per questi esami. In Veneto, che ne ha fatti il doppio, c’erano 14 laboratori – ha dichiarato Testi – Per il Piemonte è stato sforzo enorme arrivare ai 5000 tamponi analizzati ieri. I laboratori ora sono 18 e tra pochi giorni diventeranno 20. Fare tamponi può servire per individuare i positivi e isolarli ma non ci dà garanzie sul futuro, perché oggi chi è negativo può diventare positivo domani. Diverso è il percorso sierologico per la valutazione degli anticorpi, che sarà avviato nei prossimi giorni”.

Gli ospedali. Testi ha affermato che “abbiamo programmato l’incremento delle prestazioni e la protezione degli ospedali meglio di altre Regioni. Con stratagemmi e inventiva si è riusciti a passare da 287 a 590 posti di terapia intensiva, un grande successo che ci permettere di curare tutti quelli che ne hanno bisogno”, mentre Francesco De Rosa ha sostenuto che “nella prima fase dovevano capire il livello di interazione di un virus che non conoscevamo ed abbiamo concordato sull’opportunità di regolare l’accesso agli ospedali in maniera tale da evitare un sovraccarico strutturale e si è potuto organizzare i reparti Covid e la terapia intensiva. Oggi nei reparti sono stati ottimizzati i livello di visita e di assistenza. Ora siamo coscienti che se entriamo in una nuova fase epidemiologica sappiamo come muoverci”.

Le case di riposo. “Sapevamo che sarebbero state un problema, ma deve essere ben chiaro che non dipendono dalle Asl – ha sostenuto Testi – Esistono diverse responsabilità nelle Rsa: del gestore, del direttore sanitario, dei medici di medicina generale che devono monitorare la salute dei pazienti. Comunque le Asl già da dopo il 15 marzo hanno dato disposizioni e suggerimenti per supportare la tutela della salute di ospiti e operatori. Ma qui il problema non è il tampone, ma il fatto che il paziente sintomatico deve essere isolato, in quanto non si può pensare di portare tutti i positivi in ospedale e sradicare persone già fragili dall’ambiente in cui vivono”.

Antonio Rinaudo ha affermato che “sulle Rsa è in corso un’indagine a tappeto per conoscere le condizioni delle singole strutture”, e Coccolo ha anticipato che “le verifiche hanno già interessato quasi il 90% delle strutture. E’ in corso la raccolta di tutti i dati e i risultati si dovrebbero già conoscere domani”.

“Non si è mai voluto ovviamente – ha poi evidenziato Rinaudo – infettare le case di riposo con pazienti positivi. Per le persone dimesse dall’ospedale che non hanno una dimora o non si possono portare a quella di origine si è pensato di ricorrere a strutture nuove e mai utilizzate, oppure a strutture funzionanti dove si possono creare percorsi separati per evitare contaminazioni”.

I dispositivi di protezione. E’ stata posta attenzione sul fatto che la mancanza dei dpi è mondiale e non piemontese. “Deriva da una gestione centrale dell’approvvigionamento che ha costretto a inventare strategie, come usare un camper per i tamponi in modo da non far cambiare gli infermieri tutte le volte che entrare in casa di un paziente”, ha detto Testi, che ha anche chiarito che “la mancanza di questi dispositivi è stata anche la causa della presenza meno importante dei medici di medicina generale nella gestione dei pazienti delle case di riposo”.

L’Unità di Crisi ha evitato alcune truffe alla sanità pubblica negli acquisti del materiale sanitario. Rinaudo ha sostenuto che “le critiche ricevute sono fondate sulla sabbia. O le accuse hanno riscontri oggettivi o si parla a vanvera. Noi veniamo invece attaccati sulle voci, sui pettegolezzi, sulla non conoscenza della materia. Gli acquisti per un ente pubblico sono regolati da norme precise che comportano tempi un po’ più lunghi rispetto a un privato e richiedono anche indagini lunghe e articolate per capire con chi si parla. Altrimenti i rischi sono concreti”. Ed ha citato il caso di “un italiano che si è proposto di fare l’intermediario in Cina per procurarci del materiale chiedendo un pagamento all’ordine significativo. Gli ho detto assolutamente no e ho attivato subito le indagini nei suoi confronti. Lo stesso intermediario, a un certo punto della trattativa, ha tirato fuori una società americana, peccato che gli accertamenti abbiano rivelato che aveva sede in un sottoscala dove c’era una palestra e l’amministratore delegato era una guardia del corpo”. L’esempio è servito per far capire “come siamo costretti a operare e con quali cautele. In altre Regioni la fretta e l’urgenza di acquistare materiale ha portato anche a subire delle truffe”.

Ad oggi l’Unità di Crisi ha distribuito quasi 5 milioni di mascherine chirurgiche, 500.000 Ffp2, 50.000 Ffp3, 90 ventilatori.

La conferenza stampa integrale è pubblicata sulla pagina Facebook della Regione Piemonte https://www.facebook.com/regione.piemonte.official/videos/247042580022109/

Cosa è successo nelle Rsa? Interrogazione di Fratoianni

“Presenteremo Interrogazione parlamentare al ministro della Salute su aspetti poco chiari nella gestione emergenza”

“Cosa è successo in Piemonte in queste settimane di emergenza sanitaria nella gestione delle residenze per gli anziani, con un prezzo in vite umane altissimo?”

Lo afferma Nicola Fratoianni portavoce nazionale di  Sinistra Italiana. “Perchè una delibera della giunta regionale – prosegue il parlamentare  di Leu – che invitava le Rsa piemontesi ad ospitare pazienti positivi al Covid19 e che era arrivata da settimane alle Asl e alle Rsa era negata dai vertici e neanche pubblicata dal sito web della Regione? Documento negato, e peraltro contenente un’idea pericolosissima per gli effetti  sulla diffusione del contagio fra soggetti a rischio, e che magicamente è riapparso solo dopo una strenua battaglia del nostro capogruppo in Regione Grimaldi?” “Vogliamo che sia fatta chiarezza. Subito dopo Pasqua presenteremo un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute – conclude Fratoianni –   affinchè siano attivate le necessarie ispezioni  su troppi aspetti poco chiari, su vicende denunciate dalle organizzazioni sindacali, dai medici e dalle famiglie delle vittime, e sia fatta chiarezza fino in fondo.