ilTorinese

In moto credeva di essere sfuggito ai vigili. Ma riceve multa da 1500 euro

In sella alla sua potente moto non si era fermato all’alt della polizia municipale di Moncalieri, sabato mattina.

Lo hanno inseguito ma li ha seminati. Il centauro indisciplinato credeva di averla fatta franca ma nel giro di pochi giorni ha ricevuto a casa una sanzione di 1500 euro.  I vigili urbani erano infatti riusciti a prendere nota della targa.

Mascherine illegali, la GdF ne sequestra 400 mila

400.000 mascherine: a tanto ammonta il sequestro effettuato  dalla Guardia di Finanza di Torino.

Una vera e propria montagna di dispositivi di protezione importata illecitamente dai varchi doganali-aeroportuali (Malpensa e Ciampino) e illecitamente commercializzata in tutta Italia.

Torino, quartieri “Aurora” e “Parella”, Moncalieri, Orbassano, comuni della prima cintura torinese e Maddaloni nel casertano, questo è il teatro delle operazioni che ha visto i Finanzieri del Comando Provinciale Torino individuare gli ingenti quantitativi.

4 imprenditori cinesi sono finiti nei guai dopo aver, in concorso tra loro, introdotto in Italia containers di mascherine protettive tipo FFP2 e/o chirurgiche approfittando della situazione emergenziale connessa alla diffusione dell’epidemia da COVID 19.

La loro idea era quella di importare con le stesse modalità 5.000.000 di mascherine, nell’arco di una settimana; questo è quello che ha raccontato ai Finanzieri uno dei soggetti coinvolti nell’inchiesta (S.K., anni 26 laureatosi al Politecnico di Torino) che in caserma si è presentato a bordo di un’auto di grossa cilindrata, con vetri scuri e tanto di autista e interprete.

Sul punto basti pensare che due delle imprese coinvolte, infatti, hanno aperto la Partita Iva per il commercio all’ingrosso di dispositivi medici o protesi ortopediche proprio all’inizio del “periodo nero” ed in breve tempo, dichiarando falsamente in sede di controllo frontaliero che il materiale fosse destinato a “servizi essenziali” ovvero “pubblica utilità” hanno usufruito dello “svincolo diretto”.

Sedi legali e operative inesistenti, anzi nella stanzetta vuota del quartiere “Parella”, e precisamente in Via Giacomo medici, ove risulta la sede legale dell’azienda che ha importato merci per centinaia di migliaia di Euro, era presente solo uno scatolone con dentro 700 kit per diagnosticare il contagio da Covid-19, non conformi alla normativa in vigore relativamente alla produzione ed alla importazione.

I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torno, pedinando i vari spostamenti dei soggetti coinvolti e monitorando costantemente il flusso delle importazioni, grazie al contributo di personale del Nucleo Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Torino, hanno rinvenuto e sequestrato in poche ore l’ingente quantitativo citato.

A Moncalieri, presso il magazzino di un noto market cinese le prime 100.000 mascherine sequestrate, poi altrettante in un Ristorante Sushi di Orbassano, ovviamente chiuso per gli obblighi di questi giorni, dove al posto dei clienti, adagiati sopra le sedie, c’erano ben allineati numerosi scatoloni pieni di “Chirurgiche”.

E intanto un altro carico viaggiava in direzione di Napoli, ma ad aspettarlo a Maddaloni, c’erano i finanzieri campani, in stretto contatto con il reparto torinese, che lo hanno intercettato e posto sotto sequestro.

Ora tutto il carico finirà alla Protezione Civile grazie ai provvedimenti emessi dai Pubblici Ministeri Vincenzo Pacileo, Marco Gianoglio e Alessandro Aghemo della Procura della Repubblica di Torino, che hanno coordinato le indagini.

L’operazione quindi, oltre ad evitare che il flusso commerciale finale fosse dirottato su speculatori economici, ha permesso di rifornire con l’enorme quantitativo di “mascherine”, grazie ai provvedimenti di requisizione del delegato dal Commissario per l’Emergenza Covid-19 sul territorio piemontese, gli Enti pubblici e/o assistenziali maggiormente in crisi in questo momento.

Uno striscione di speranza al Regina Margherita

Dai giovani pazienti della Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale  di Torino

I giovani pazienti della Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Regina Margherita della Città della Salute di Torino hanno realizzato uno striscione con un messaggio di speranza legato al periodo di emergenza Covid-19, posto davanti all’ingresso principale del nosocomio.

Io sto con il Regina Margherita Onlus è vicina ai ragazzi della Neuropsichiatria, soprattutto in questo momento di smarrimento e difficoltà che colpisce tutti, non solo i più fragili.

La Onlus ha voluto aiutarli a dar voce alla loro creatività, alla loro energia, al desiderio di guardare avanti con fiducia ad un mondo che si colora come un arcobaleno sul quale lasciarsi scivolare con gioia.

Sono state cucite lenzuola e, con i colori donati, i ragazzi della NP hanno realizzato questo striscione che è un autentico messaggio di speranza: saliamo questi duri gradini, arriviamo in cima e dopo la fatica del distacco e della lontananza potremo giocare di nuovo liberi. Un grande insegnamento.

Io sto con il Regina Margherita Onlus desidera ringraziare i ragazzi, i loro genitori, gli educatori, la Direzione sanitaria, il Dipartimento OIRM, gli operatori OSS, gli infermieri e tutti quanti hanno contribuito a realizzare questo progetto.

E’ stato possibile rendere concreto un desiderio che è anche un augurio.

Fede, pandemia ed altre occasioni

La fede, quella cattolica perlomeno, si basa su tre pilastri esistenziali: relazione, corporeità e parola. La pandemia ne ha portati via due su tre. Dell’Eucarestia, il centro della vita spirituale, non resta che una immagine digitale, la comunità non si raduna più, la carità è fatta con la mascherina o anonimizzata dai cartoni chi può lasci chi ha bisogno prenda. Restano le parole e la Parola.

Per me, prete di parrocchia, cappellano universitario e docente, l’odore delle pecore è diventato elettromagnetico, immateriale, al massimo gel disinfettante. Ma Cristo che attraversa la morte insegna che Covid 19 può essere attraversato, come scrive Paolo, combattendo la buona battaglia e conservando la fede. O addirittura ritrovandola.

Le parole: se ne spendono tante, se ne scrivono di più, se ne urlano troppe. Le parole, oggi, sono preziose: non abbiamo altro per accarezzare le ferite, consolare i cuori, aprire le finestre sul mondo, continuare ad educare. Credere, oggi, significa scegliere le parole con più cura, condividerle con attenzione e parsimonia, rendere prezioso e mai banale quello che ieri davamo per scontato e perennemente disponibile. La Parola oggi è il modo per rendere presente Cristo nelle nostre case, vere chiese domestiche. Per noi consacrati spezzare la Parola, rivelandone l’anima profonda, una missione tanto difficile quanto affascinante. La Parola ossia la Bibbia, non è un libro di formule magiche, né un manuale di sopravvivenza: è la narrazione di una storia in cui è possibile leggere ogni storia, la Storia tutta intera. La fede, in tempo di pandemia, è scoprire allora nella Parola, facendosi accompagnare, quelle parole con cui dare senso al presente per disegnare già oggi il futuro. Così possiamo dare corpo alle relazioni e sconfiggere il male.

don Luca Peyron

Politica, economia, vita quotidiana. Le difficoltà dell’era covid

Magari la colonna sonora di queste settimane, di questi mesi sarà la canzone di Vasco Rossi: eh già io sono ancora qua… sembrava la fine del Mondo ma io sono ancora qua.

Basta sostituire io con noi ed il gioco è fatto. Magari non proprio la fine del mondo. Qualche riflessione (poi) su un virus che ha messo in ginocchio, o perlomeno a dura prova il nostro sistema, si dovrà fare. Altro che armi o proclami deliranti. Solo organizzazione ed intelligenza.

Intanto la coatta di Garbatella dà del bullo a Conte Presidente del Consiglio furibondo con l’opposizione. La sua sceneggiata ha ottenuto un risultato interno alla maggioranza: azzittire i cinque stelle contrari all’accordo con l’Europa. Anzi è il covid 19 che li ha azzittiti. Ed intanto, zitti , zitti i Veneti , forse ne stanno uscendo. La loro formula è presto detta: fare l’ opposto del protocollo. Tutti hanno potenziato gli ospedali loro e facendo da subito i tamponi hanno privilegiato il territorio. In Piemonte aumentano i positivi, per il semplice fatto che si stanno facendo più tamponi. E i leghisti e Cirio polemizzano con i medici di base. Precisamente sono i medici di base che non ci stanno e vanno all’attacco . Poi arriva l’ ammissione del dottor Testi capo tecnico del comitato scientifico: molte mail dei medici di base che segnalavano casi, sono state cancellate dal sistema informatico. Vero? Mi sa tanto di quelle società che non volendo una verifica sui libri contabili ne denunciano la scomparsa. Forse Cirio ed i suoi collaboratori erano invidiosi dell’Inps dove il sistema informatico è saltato dopo due ore. Sta di fatto che la figuraccia è assicurata e non solo. Quasi sicura l’indagine dell magistratura su omissioni di atti d’ ufficio. Nel Piemonte in controtendenza aumentano i decessi con la situazione delle case di riposo per anziani fuori controllo. In compenso il nostro popolo ha fatto il suo dovere. Pasquetta sui terrazzi di casa, per chi poteva permetterselo, ovviamente. Strade deserte e poche fughe verso le seconde case. Coppie di persone anziane che hanno conciliato senza protestare. E sono arrivate le prime bollette dell era covid. Per ora sconti e rateizzazioni ipotizzate inesistenti. La giustizia, sia civile che penale, bloccata. Ogni giorno che si perde ci vorrà più di un mese recuperare, se non anni. Altra nota dolente: ripresa economica. Accordo con l’Europa. Che fare ? Rifiutare? Alternative? Per riprendersi ci vogliono soldi ed efficienza. Ammettiamolo, su tutti e due gli aspetti siamo deboli.  Dunque cerchiamo di far fuoco con la legna che abbiamo, politica compresa. Dopo le relative polemiche politiche cosa rimane? Niente. Sarò in controtendenza ma tutte queste polemiche sono inutili. Non è stato inutile, anzi il lavoro fatto dal Politecnico di Torino. Tocca alla politica, agli industriali e ai sindacati applicarlo. Speriamo. Ci vuole coesione, non polemica. Non mi sembra tanto difficile da capire e condividere. Eppure vince , soprattutto sul web , questa voglia di colpevolizzare l’ altro indicato come unico responsabile dell’accaduto. Il più delle volte si vogliono coprire i propri fallimenti o sconfitte. Siamo un motore ingrippato. Lo siamo tutti indistintamente. Il motore si rifà. Non facile, ma indispensabile. Diversi dicono che solo un esercizio commerciale su tre riaprirà. Molte fabbriche vogliono riaprire senza poter garantire sicurezza sul lavoro. Ma ci dobbiamo pensare, tentare ed uscire. Quel popolo che è rimasto a casa ha fatto il proprio dovere. Ma è un popolo che vuole, desidera un futuro. L’unico futuro è riprendere con intelligenza.

Patrizio Tosetto

Radicali Italiani e +Europa: “Commissione differita”

Riceviamo e pubblichiamo / Covid-19/Radicali Italiani e + Europa Torino chiedono commissione d’inchiesta “differita” su gestione emergenza da parte della Regione Piemonte. Prima sconfiggere tutti insieme il contagio, poi verificare responsabilità politiche e amministrative. Anche per evitare in futuro di ripetere errori e inadeguatezze se dovesse ripresentarsi stato di emergenza.

La dichiarazione congiunta di Igor Boni (presidente Radicali Italiani), Patrizia De Grazia (coordinatrice Associazione radicale Adelaide Aglietta), Marco Cavaletto (presidente + Europa Torino) e Alberto Nigra (presidente +Europa Piemonte):

E’ innegabile che la gestione dell’emergenza Covid da parte della Giunta Cirio sia stata contrassegnata finora da una serie di errori, inadeguatezze, sottovalutazioni, rispetto ai quali non è ammissibile accampare la giustificazione “siamo stati travolti da uno Tsunami, nessuno poteva prevedere e regolarsi di conseguenza”.

E’ necessario ed urgente che il Consiglio Regionale (ai sensi del combinato disposto dell’art. 31, comma 1, lettera b) dello Statuto regionale e dell’art. 43 del Regolamento consiliare) istituisca una commissione d’inchiesta per accertare le responsabilità politiche ed amministrative di quanto accaduto presso l’Unità di Crisi a partire dalla sua istituzione, lo scorso 22 febbraio, fino al termine della sua attività.

L’operatività della Commissione d’inchiesta dovrà essere differita; i suoi lavori dovranno iniziare il giorno dopo la fine dello stato di emergenza, proclamato per sei mesi dal Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020.

Chiedere ora il commissariamento della Regione Piemonte da parte del governo centrale rappresenta un salto nel buio. Nel pieno dell’emergenza non si può sfiduciare chi la gestisce, ma si può e si deve semmai esercitare un doveroso controllo sugli atti e sui comportamenti dei decisori.

Una volta superata l’emergenza, sarà l’ora di verificare l’operato della Giunta regionale, in particolare dell’Assessorato Sanità, della Direzione Sanità e dell’Unità di crisi. Non solo per rispetto ai cittadini piemontesi (anche di quelli portati via dal Covid-19) ma anche perché ricostruire i vari passaggi, a partire da febbraio, sarà prezioso per non ripetere gli stessi errori e le stesse inadeguatezze se dovesse ripresentarsi lo stato di emergenza.

Dalla Polonia succhi e confetture biologiche alle Molinette

Destinati agli operatori sanitari dei reparti Covid dell’ospedale di Torino

 

Dalla Polonia sono arrivati succhi di prima spremitura e confetture biologiche di super-frutta destinati agli operatori sanitari dei reparti Covid dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. I coltivatori della Polonia hanno deciso di dividere con gli italiani quello che hanno di più prezioso: i frutti del loro lavoro.

E non è un modo di dire, perché questa volta proprio di frutta si tratta. Anzi, di quella che viene chiamata super-frutta, perché particolarmente carica di vitamine che contribuiscono a rinforzare le difese immunitarie.

I coltivatori bio polacchi hanno infatti voluto destinare parte di quanto da loro prodotto a medici, infermieri ed altri operatori sanitari, impegnati in prima linea nei reparti per malati di Covid-19, a dimostrazione del sostegno e della profonda ammirazione per l’inesauribile forza e lo spirito di sacrifico del personale sanitario italiano. Per esprimere la loro vicinanza a coloro che hanno definito “gli eroi dei nostri giorni”, gli agricoltori hanno voluto accompagnare i loro prodotti da un messaggio di solidarietà ed incoraggiamento rivolto al personale sanitario italiano inviato su youtube https://youtu.be/0pvyQ_duSzI: “Vi mandiamo quello che abbiamo di più prezioso. Vorremmo che rendessero felici coloro di cui il lavoro oggi suscita la nostra ammirazione. In questo modo vogliamo dirvi che siamo con voi!”

I succhi di prima spremitura e le confetture biologiche di mirtilli, aronia, bacche di kamchatka, ribes, lamponi, uva spina e mini kiwi, dalle note proprietà antiossidanti, sono arrivati in Italia oggi e stanno per essere distribuiti negli ospedali più colpiti: una parte all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino ed una parte andrà a Bergamo, all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Lì verranno divisi tra coloro che ogni giorno fronteggiano il coronavirus, curando con dedizione e passione i malati nei reparti Covid-19.

In questo momento di emergenza e di difficoltà la Polonia è ben lieta di dar nuovamente prova del grande affetto e vicinanza che nutre per l’Italia e far vedere che non ha dimenticato la solidarietà dimostrata dagli amici italiani nei momenti difficili della storia recente.

Emergenza sanitaria e immigrati

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / A pag.15 del numero del 14 aprile de “La Stampa” è comparso questo  titolo: “Porti chiusi, ma i migranti sbarcano in Sicilia”. Nel sottotitolo si richiama il divieto a sbarcare a causa dell’emergenza sanitaria. La notizia è passata quasi inavvertitamente, surclassata da quelle legate al Coronavirus anche se in effetti è una notizia allarmante proprio in rapporto alla pandemia perché i  divieti valgono per gli italiani  ma sembra non siano applicati agli immigrati 

Già oltre un mese fa, chi scrive  mise in evidenza il problema dei senza tetto e degli immigrati irregolari a cui risultava difficile imporre di stare a casa .Nella pagina del giornale c’è con ampio risalto anche una intervista all’ex ministro Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, in cui il guru dell’accoglienza ad ogni costo giunge ad affermare : “Regolarizziamo subito tutti gli stranieri.
Così evitiamo il contagio tra gli Invisibili”. Ius soli e ius culturae, malgrado gli strenui tentativi di questi anni, non sono passati in Parlamento  e nessuno in epoca di pandemia aveva ancora pensato di ricorrere proprio ad essa per per una sanatoria di oltre 600mila irregolari che così non sarebbero più causa o vittime di contagio. Un ragionamento davvero assurdo in tempi terribili come quelli in cui viviamo nei quali  Stato e Regioni non riescono a tutelare la salute dei cittadini italiani . Ma Andrea Riccardi va oltre, sostenendo che di questi irregolari c’è bisogno per le attività nelle campagne e per l’assistenza agli anziani, aggiungendo una osservazione che fa rabbrividire : “La sanatoria non rischia di attirare altri arrivi perché le frontiere sono chiuse”. L’ esempio siciliano di 250 immigrati di una ONG,  raccontato in quella stessa pagina ,dimostra in modo eclatante la non rispondenza al vero di quanto dice Riccardi. Una regolarizzazione di massa avrebbe in primis l’effetto di un tam tam distrutttivo. Posso capire le ragioni umanitarie che stanno alla base del ragionamento  di Riccardi, ma non risulta accettabile in questo momento sfruttare un’emergenza che sta devastandoci, per ottenere un provvedimento che in tempi normali non ebbe l’avvallo dalle forze politiche della maggioranza parlamentare che oggi  regge il Governo. Aggiungere un altro problema in più a quelli che abbiamo non appare una scelta di buon senso. L’etica della responsabilità deve per uno Stato prevalere sull’etica dei principi che può riguardare le coscienze individuali.  E andrebbe anche ricordato alle ONG l’inopportunità di ulteriormente gravare sull’ Italia in un momento in cui sono gli Italiani ad essere in pericolo di vita e l’emergenza riguarda noi. Sono sempre stato contro la strumentalizzazione grossolana in chiave leghista di un problema difficile e serio come quello dell’immigrazione. Accogliere significa però  essere in grado di integrare , ma l’Italia di oggi è alle prese con ben altri problemi  e non può garantire nessuna accoglienza. Secondo Riccardi,  in ultima analisi, gli  immigrati  andrebbero regolarizzati perché  “non è possibile rimpatriarli”, giungendo persino a sostenere che i regolarizzati potrebbero essere utili per l’assistenza agli anziani, visto quanto è accaduto nelle case di riposo a causa del Coronavirus. In tempi di restrizione delle libertà costituzionali per i cittadini occorre che anche all’immigrazione vengano applicate norme restrittive e non provvedimenti  permissivi e buonisti che apparirebbero agli occhi della stragrande maggioranza dei cittadini del tutto ingiustificati. In tempi di pestilenza i santi come Fra Cristoforo scelsero di porsi al servizio degli altri, sacrificando la propria vita nel lazzaretto di Milano. E’  a quegli esempi che il mondo cristiano dovrebbe guardare anche oggi.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Nuoto, l’impatto dell’emergenza coronavirus

Il punto del Presidente FIN Piemonte e Valle d’Aosta Gianluca Albonico

 

Tra i risvolti problematici dell’emergenza sanitaria che sta imperversando in Italia e nel mondo ci sono naturalmente quelli di natura economica, che non hanno risparmiato lo sport. «Una “parte debole” nel nostro paese, perché si regge sulle associazioni e sulle società sportive, a loro volta sostenute principalmente da volontariato e passione – ha ricordato il Presidente della Federazione Italiana Nuoto Paolo Barelli in una recente intervista su Radio1 – il movimento natatorio risulta ancor più fragile perché si sviluppa su impianti che risultano molto costosi da gestire; anche se chiusi, poiché richiedono costantemente cura e manutenzione».

 

Di seguito il punto di Gianluca Albonico, Presidente del Comitato Regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta.

 

Presidente, come è stata gestita l’attività agonistica di Piemonte e Valle d’Aosta nelle ultime settimane?

«Le manifestazioni regionali organizzate dal nostro Comitato sono sospese ormai da fine febbraio. Abbiamo deciso di bloccare tutte le gare anche prima dei divieti ufficiali delle autorità pubbliche, una volta constatato che non sarebbe stato possibile garantire la sicurezza degli atleti e delle loro famiglie, dei tecnici e dei dirigenti. Alla luce della chiusura degli impianti e di comune accordo con le società del nostro territorio, sono stati sospesi anche tutti gli allenamenti, eccezion fatta per gli atleti probabili olimpici che hanno proseguito la preparazione a Torino, in accordo con un’ordinanza della Sindaca Chiara Appendino. Anche questi ultimi, con il rinvio dei Giochi di Tokyo e con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del primo aprile, hanno poi interrotto la preparazione. Vorrei sottolineare la postiva collaborazione che si è instaurata fin dai primi giorni dell’emergenza con il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, con l’Unità di Crisi e la Sanità piemontese, che ringrazio per i costanti confronti e per la disponibilità assicurata in questo periodo particolarmente impegnativo».

 

Passando agli impianti, come stanno le piscine piemontesi?

«Non bene. Certo, dobbiamo considerare il fatto che tutto è fermo, non solo le piscine; ma gli impianti natatori possono soffrire di più perché sono strutture tecnologiche, energivore e caratterizzate da alti costi di manutenzione. Necessitano di interventi frequenti e negli ultimi vent’anni sono state oggetto di riqualificazioni strutturali ed energetiche. Le associazioni e società sportive hanno investito fortemente per rendere le piscine più moderne ed efficienti, in certi casi indebitandosi parecchio e pagando di tasca propria anche gli interventi negli impianti pubblici (perché le amministrazioni comunali sempre più spesso non sono grado di sostenere i costi di manutenzione straordinaria). La situazione è preoccupante».

 

Che messaggio ha lanciato la Federazione Italiana Nuoto?

«L’emergenza Coronavirus ha messo a nudo le fragilità di un mondo – quello natatorio – chiamato oggi a fare squadra per la propria sopravvivenza. Tutto il movimento sportivo che si riconosce nella Federazione Italiana Nuoto – comprese naturalmente le realtà di Piemonte e Valle d’Aosta – sostiene il messaggio che il nostro presidente nazionale Paolo Barelli sta portando agli esponenti di Governo (a questo link la videoconferenza di ieri tra il Presidente Barelli e il Ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora). Cioè che in ballo non ci sono solo le massime competizioni sportive, come le Olimpiadi o il campionato di calcio, ma soprattutto l’attività sportiva di base, la cui continuità è oggi seriamente minacciata. Le associazioni e le società sportive, d’altra parte, offrono un ampio servizio alla comunità; integrano la funzione educativa di scuole e famiglie, favoriscono l’inclusione sociale delle fasce deboli e supportano il sistema sanitario nelle attività di prevenzione. Se non ci fosse tutto questo, non ci sarebbero neanche campioni come Federica Pellegrini, Gregorio Paltrinieri e il nostro Alessandro Miressi, che portano prestigio all’Italia».

 

La prima risposta del Governo Italiano all’emergenza economica è arrivata con il Decreto Legge “Cura Italia” dello scorso 17 marzo (n.18), che nel suo articolo 96 ha trattato l’indennità dei collaboratori sportivi. Un’indennità di 600 euro, richiamata nello stesso Decreto all’articolo 27 (Indennità professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa) e “riconosciuta da Sport e Salute Spa nel limite massimo di 50 milioni di euro per l’anno 2020”. Come già anticipato nel citato articolo 96, lunedì 6 aprile è uscito un Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con l’Autorità delegata in materia di sport, di approfondimento su beneficiari dell’indennità, modalità di presentazione delle domande tramite il portale di Sport e Salute Spa, relativi controlli e criteri di gestione del fondo.

 

Cosa pensa a proposito degli aiuti stanziati dal Governo?

«Sono sicuramente un bene, anche in riferimento all’indennità per i collaboratori sportivi. Ma sono deluso dal criterio di applicazione, perché penalizza chi ha percepito più di 10.000 euro nel 2019 e dà la possibilità a collaboratori che hanno percepito cifre irrisorie di accedere ai 600 euro di bonus, che forse vanno ben oltre il loro normale compenso. Paradossalmente, mia figlia – studente – che nel 2019 ha percepito 500 euro e che nei mesi del 2020 ne ha percepiti 60 mensili, oggi potrebbe richiedere i 600 euro di indennità. Sono stati stanziati 50 milioni, le risorse sono poche e in questo momento bisogna aiutare chi ha realmente bisogno. A questo proposito, invito tutti coloro il cui sostentamento non dipende dalla collaborazione sportiva, a non richiedere l’indennità, agevolando le richieste di chi realmente vive grazie a queste collaborazioni. E in ogni caso spero vivamente che il governo ripensi al criterio del tetto dei 10.000 euro».

 

Per quanto riguarda i gestori, invece?

«Qualcosa certo è stato fatto anche qui, dove i problemi sono sostanzialmente tre. Il primo – immediato – è la mancanza di liquidità, perché le entrate si sono interrotte ma le spese, seppur ridotte, ci sono. Il Governo è intervenuto fornendo garanzie a coloro che ricorreranno a finanziamenti con istituti di credito – notizia dell’ultima ora sono i finanziamenti erogati dall’Istituto del Credito Sportivo – e ha agito anche sulla sospensione di pagamenti, rate dei mutui, contributi, IVA ecc. Si tratta comunque di sospensioni, aspetto che introduce il secondo problema fondamentale: la durata degli appalti. Se ora il gestore ha l’opportunità di congelare tutto e ricorrere al credito per affrontare questo periodo di blocco, questo porterà però inevitabilmente a dover allungare i periodi dei contratti per ottemperare alle mutate condizioni dei piani economici. Occorre un decreto che consenta ai comuni di derogare il codice degli appalti sulle gestioni esistenti, prolungandone la durata in base ai nuovi piani economico-finanziari. Questo sarà fondamentale, altrimenti molte strutture non riapriranno; e poi c’è bisogno di un sostegno economico, perché dietro gli impianti non ci sono aziende profittevoli che possono investire i guadagni del passato».

 

E il terzo punto?

«È quello più spinoso: la ripartenza. A oggi non sappiamo quando e come riprenderemo le attività; possiamo fare ipotesi e nessuna è confortante. Una domanda ricorrente è: l’estate sarà fruibile? Per molti la bella stagione è un’importante momento di entrate, da utilizzare a copertura dei costi invernali. Altre domande sono: potremmo riaprire con contingentazione degli ingressi?, con nuove normative igienico-sanitarie?, con numeri ridotti? Le piscine stanno in piedi grazie al numero elevato di utenti che le frequentano. Ridurne il numero, per normative o diminuzione “naturale”, significa pensare a un periodo relativamente lungo di ripartenza, con conseguenti perdite economiche che – appunto – dovranno essere finanziate. Bisogna consentire ai gestori di ammortizzare queste perdite in un periodo di tempo congruo e intervenire per sostenerli economicamente. I sei anni indicati dal Governo come durata dei finanziamenti sono pochi. Il rischio è che le associazioni e le società “non ripartano proprio”, soffocate da spese che gravano sui bilanci anche quando le piscine lavorano a pieno regime, a maggior ragione in questo periodo di blocco. Questo scenario significherebbe una paralisi dell’attività natatoria (e sportiva) in Italia, dove lo sport – di alto livello e di base – è organizzato principalmente dalle associazioni e dalle società sportive. In conclusione, vorrei sottolineare proprio il fondamentale ruolo delle piscine, a livello sportivo ma anche educativo e sociale. In campo nazionale abbiamo circa 5 milioni di praticanti discipline acquatiche; in Piemonte 10mila tesserati agonisti, che gravitano su circa 70 impianti affiliati FIN, con una stima di 1000 dipendenti e 2000 collaboratori. E questi 70 impianti forniscono servizi anche a scuole, disabili, associazioni e utenti sul territorio»

Nelle rsa piemontesi morte 252 persone a causa del coronavirus

I numeri di un dramma: nel primo trimestre 2020 sono morte nelle Rsa del Piemonte 2.874 persone, nello stesso trimestre dell’anno precedente ne erano morte 2.467.

Si tratta di 407 persone in più, delle quali  252 risultano decedute per cause Covid. Questi  i dati diffusi in videoconferenza dalla sede Unità di crisi della Regione Piemonte in corso Marche. Finora sono stati quasi 14 mila i tamponi eseguiti.  E’ risultato positivo circa il 40% del personale, e il 30% degli ospiti. Entro la settimana i tamponi saranno 20 mila.

 I DATI DELLA REGIONE: QUASI 14 MILA I TAMPONI ESEGUITI AL 14 APRILE, 755 NUOVI OPERATORI ASSUNTI PER AFFRONTARE L’EMERGENZA.

La Regione Piemonte ha reso noti, questo pomeriggio in conferenza stampa, i dati aggiornati del monitoraggio sulle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa).

Lo scorso 8 aprile il Coordinamento dell’Area Funzionale dell’Unità di crisi, ha richiesto formalmente a tutte le strutture del Piemonte – 750 dedicate agli anziani, di cui 366 Rsa – il numero dei posti letto, le unità di personale e i tamponi effettuati.

In particolare, viene evidenziato un notevole incremento dei tamponi effettuati nelle Rsa, che sono più che triplicati nell’ultima settimana, passando dai 4.085 del 7 aprile ai 13.940 del 14 aprile (sul totale di 74.060 tamponi realizzati a quella data sulla popolazione piemontese).

Di questi 3.610 sono positivi, 5.753 sono negativi e 4.577 sono in attesa dell’esito del tampone.

Sui tamponi effettuati alla data dell’8 aprile, gli ospiti delle Rsa risultati positivi sono il 40%, il personale il 30%.

Al 31 marzo nelle Rsa vi sono stati 407 morti in più del primo trimestre 2019, di cui 248 risultati positivi al Covid-19.

La delibera della Giunta regionale n. 4 del 20 marzo sulla “Sostituzione del personale nelle strutture residenziali e semiresidenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in emergenza Covid-19” ha inoltre permesso l’assunzione di 755 nuovi operatori, di cui 645 con mansioni assistenziali e 110 in qualità di personale infermieristico.

I dati saranno aggiornati  con cadenza settimanale.

L’attuale emergenza ha poi evidenziato la necessità di potenziare l’assistenza infermieristica ai pazienti. L’Unità di crisi ha quindi predisposto, il 7 aprile, una circolare straordinaria per far fronte alle carenze riscontrate nelle strutture residenziali socio-sanitarie. Le Asl del Piemonte hanno così incrementato l’assistenza infermieristica domiciliare, per i prossimi quattro mesi, in misura minima di almeno un operatore ogni 20mila abitanti. Tale misura, che ha messo a disposizione delle Rsa piemontesi decine di infermieri, ha evitato la sospensione dei servizi infermieristici in alcune strutture.

L’assessore al Welfare, Chiara Caucino, ha sottolineato l’efficacia delle azioni condotte finora dall’Area funzionale Rsa rispetto alle criticità riscontrate presso le strutture, in particolare sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, sull’incremento dei tamponi effettuati e sulla sostituzione del personale assente.

Tutte le Asl piemontesi hanno poi recepito le indicazioni della circolare del 3 marzo scorso dell’Unità di crisi, in cui veniva richiesta l’attivazione di nuclei di vigilanza.

“L’attenzione alla situazione delle case di riposo – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – è documentata fin dal primo atto dell’Unità di crisi del 23 febbraio nel quale già si raccomandava ai gestori delle strutture di limitare l’accesso dei visitatori e di attenersi alle misure di prevenzione previste dalle disposizioni ministeriali, che la maggior parte delle strutture ha applicato. In qualche caso, nonostante le misure, si sono verificati contagi. Oggi abbiamo più task force e Usca nelle aziende sanitarie locali dedicate all’emergenza delle case di riposo, oltre a quasi 800 infermieri e operatori socio sanitari assunti per soccorrere le case di riposo rimaste sguarnite di personale a causa del contagio. Sui test sierologici abbiamo avviato la sperimentazione ed ora aspettiamo le indicazioni del Ministero della Salute per procedere secondo le linee che verranno individuate dalle autorità sanitarie”.