ilTorinese

In piazza gli studenti pro Palestina e No Meloni: 19 agenti al pronto soccorso per le esalazioni di un ordigno urticante

/

Alcune centinaia di studenti dell’Università e delle scuole superiori sono scesi in piazza questa mattina a Torino contro il governo Meloni e contro l’intervento militare di Israele a Gaza. Anche nel capoluogo piemontese sono apparsi i cartelli con i volti dei politici insanguinati, perché considerati “complici del genocidio”.

POLIZIOTTI FERITI
Sono 19 gli intossicati agenti che sono finiti al pronto soccorso per le esalazioni urticanti dovute allo scoppio di una “bomba” artigianale al cloro.  Alle forze di polizia è giunta la solidarietà della premier Giorgia Meloni e della deputata Fdi Augusta Montaruli che ha commentato: “Il lancio di un ordigno contro le forze dell’ordine è un atto di eversione. Ai poliziotti massima solidarietà, che per noi si traduce nel portare avanti spedito il pacchetto Sicurezza. Chi si oppone al dl Sicurezza non vuole rigore verso chi usa violenza facendo diventare il diritto di manifestare ‘pretesa di aggredire’ impuniti. La gravità di quanto sta avvenendo deve ulteriormente convincere, chi ancora lo nega, del fatto che esiste una galassia torinese pericolosissima. Una galassia che si alimenta del buonismo di una sinistra che in Aula alla Camera si oppone alle aggravanti per le violenze alle forze di polizia e in città chiede sanatorie di centri sociali”. Gli scontri violenti che si sono verificati a Torino sono un episodio inaccettabile. La violenza non è mai la risposta, soprattutto quando si tratta di esprimere un’opinione. È fondamentale che tutti comprendano che il confronto e la protesta devono sempre avvenire nel rispetto delle persone e delle proprietà altrui. Esprimo la mia solidarietà al Ministro Valditara e alle forze dell’ordine che in situazioni come queste sono chiamate a svolgere un compito difficile. Auspico che i giovani comprendano il valore del dialogo e del dissenso pacifico, strumenti fondamentali per ottenere ascolto e rispetto. Chi incita alla rivolta sociale farebbe bene a interrogarsi sull’opportunità di quel linguaggio, foriero di comportamenti inaccettabili e di pericolose derive”. Così il Ministro per la Pubblica amministrazione, e senatore di Forza Italia, Paolo Zangrillo

BANDIERA PALESTINESE SULLA MOLE
Come da tradizione nei cortei studenteschi torinesi non poteva mancare nel programma della manifestazione la tappa di contestazione davanti all’ufficio scolastico regionale di Corso Vittorio. Sulla Mole il tricolore è stato sostituito da una bandiera palestinese.

I sindacati di polizia condannano i disordini pro Pal

Corteo Torino, Coisp: paladini libertà attentano alla vita dei Poliziotti
“Gli episodi di Torino rappresentano un fatto gravissimo che non può essere minimizzato, men che meno da alcuni rappresentanti delle istituzioni. Chi si professa paladino della libertà e dei diritti, ricorrendo alla violenza dimostra solo di calpestare la libertà di tutti. Lo scoppio di un ordigno artigianale contro le forze dell’ordine è un atto irresponsabile e pericoloso che mette a rischio non solo la sicurezza di chi è in prima linea per mantenere l’ordine, ma anche quella di tutti i cittadini. 19 poliziotti sono finiti al pronto soccorso per fare il proprio lavoro, ovvero garantire il rispetto della legge. Non possiamo accettare che la violenza diventi lo strumento per imporre le proprie idee, perché così si distrugge ogni principio di convivenza civile. Auspichiamo che i responsabili di queste azioni vengano individuati rapidamente e che la condanna di questo attacco sia unanime, senza ambiguità. Perché la libertà non può mai essere il pretesto per scatenare il caos. Va difesa, sempre, dalle azioni di chi la usa come scudo per alimentare violenza e insicurezza”. Lo dichiara in una nota Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp.

Dichiarazione di Luca Pantanella,
segretario generale della federazione
FSP POLIZIA – CONSAP Torino
sui disordini di questa mattina a Torino

“Quello che è accaduto questa mattina è inaccettabile. Diciotto agenti feriti, una camionetta distrutta, uova e ordigni urticanti lanciati contro le forze dell’ordine, mezzi vandalizzati e usati come tamburi. Questo non è diritto di protesta: questa è pura violenza, e la Polizia non è pagata per andare al martirio contro ogni genere di feccia.

 

La responsabilità di tutto ciò ricade sulla sinistra istituzionale, che da anni coccola questi individui e regala loro spazi come i centri sociali. È il caso di Torino, dove il Sindaco Lo Russo protegge realtà come Askatasuna, persino quando distruggono tutto ciò che trovano. Lo abbiamo visto anche pochi giorni fa a Bologna: gli stessi gruppi, le stesse violenze, la stessa difesa ideologica ai teppisti di professione che è ormai inaccettabile.

 

Per questo e per altri motivi la Polizia di Stato ha le mani legate di fronte a queste manifestazioni violente che nulla hanno di democratico. È ora di dire basta:servono pene e condanne esemplari, che vengano scontate realmente. Non sono sufficienti avvisi o obblighi di firma. Chi aggredisce le forze dell’ordine deve andare in carcere.

 

Stiamo facendo ridere l’Europa per come gestiamo l’ordine pubblico. La Polizia Italiana è un fiore all’occhiello, ma questa gestione inefficace sta mortificando la nostra professionalità. Se la Polizia perde la faccia, lo perde l’intera nazione. È necessario un cambio di rotta immediato per tutelare sia gli agenti che il rispetto delle leggi.”

Il trionfo di Sinner. Torino lo celebra da numero 1 al mondo

L’altoatesino si qualifica per le semifinali delle Nitto Atp Finals, vincendo tutti e tr i match del Round Robin intitolato a Ilie Nastase, e infiamma i cuori di tutto il mondo. Un tifo da stadio lo accompagna in ogni scambio, tra cori, canti e dichiarazioni d’affetto che giungono inaspettati e spontanei da ogni lato delle affollate tribune, per poi esplodere durante la cerimonia che lo ha incoronato Numero 1 al Mondo nel 2024, entrando così meritatamente nell’esclusivo Club dei Top Players di tutti i tempi.

E’ difficile scrivere di un campione, esaltarne le virtù e i meriti, senza correre il fastidioso e poco elegante rischio di scivolare nell’apologia e di volerlo santificare come talvolta o troppo spesso sembra fare buona parte della stampa nazionale e internazionale. Certamente anche lui ha le sue ombre, i suoi detrattori, l’agguerrita e folta schiera di invidiosi, stemperata e resa quasi inerme dalla sua riconosciuta semplicità (“il ragazzo della porta accanto”) e bontà, tratti ben evidenti rispetto a certi suoi colleghi di racchetta, ma in questo naturale chiaroscuro emergono tutte lel qualità di un campione che regala certamente all’Italia un sogno e un’euforia tipica di chi non si è mai potuto inebriare alla sorgente dei numeri uno al mondo.

Personalmente non so se, come ha gridato un bambino dagli spalti con la sua candida vocina, “Jannik sia per il popolo” (la  fantasia e l’inventiva di molti tifosi sono semplicemente sublimi), ma sicuramente è, per la nazione (il primo italiano a diventare numero uno al mondo!)e più in generale per il mondo del tennis attuale, un fenomeno, magari non paranormale, come ci ricordava l’Albertone del cinema nazionale, ma vieppiù concreto e reale. L’immagine delle commoventi lacrime della madre Siglinde e degli occhi lucidi del padre Hanspeter, durante la cerimonia che lo ha incoronato Numero 1 al Mondo (“E’ bello ricevere questo premio in Italia e a Torino”, ipse dixit), con il trofeo consegnatogli dal presidente dell’Atp Andra Gaudenzi e dall’ex top player Boris Becker,  ha raccontato al mondo intero la lsofferenza, i sacrifici, ma anche alla fine l’enorme soddisfazione che accompagnano la vita di un atleta (e dei suoi cari) proteso a realizzare i propri sogni. Perché anche Jannik, come tutti i bambini di questo mondo, ha sognato di diventare numero uno e ora questo sogno si è trasformato in realtà. Certo, è un fatto rarissimo, una favola a lieto fine, che deve tuttavia spronarci tutti, a partire dai più giovani, pur senza vivere di eccessive illusioni, a lottare e perseverare per e nei propri sogni, altrimenti saremo già sconfitti in partenza. E la sua è stata una lunga, se pur precoce, marcia verso il successo, iniziata qualche anno fa e in modo evidente alle Next Gen Finals di MIlano e giunta ora, dopo molti cambiamenti ed evoluzioni nella sua tecnica e tattica di gioco e nel suo team, allo zenith delle sue possibilità odierne (Sinner sa bene, avendolo imparato dai Big 3, Federer-Nadal-Djokovic, che il lavoro di miglioramento e perfezionamento nono finisce mai). La svolta decisiva, come tutti sappiamo, è iniziata un anno fa e proprio alle Nitto Atp Finals di Torino (preceduta, in realtà, dai tornei asiatici, dopo un US Open poco soddisfacente, almeno secondo i parametri di Jannik), quando raggiunse la finale, dimostrando di poter battere per la lprima volta l’allora numero uno del mondo Novak Djokovic (un vero mostro e alieno del tennis) durante il Round Robin (in finale il serbo si riscattò alla grande), sconfitto di nuovo e dopo pochi giorni in una partita dal finale rocambolesco (annullati tre match point al serbo sul 5-4) in semifinale di Coppa Davis a Malaga (Coppa Davis vinta dall’Italia in finale contro l’Australia, dopo quasi cinquant’anni dalla prima e ultima affermazione azzurra nel lontano 1976 con Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli). Da allora e nel corso del 2024 il “rubinodi San Candido” ha inanellato una serie strepitosa di successi, titoli e dati: 2 Slams (Australian Open e US Open), 3 Atp Masters 1000 (Miami, Cincinnati e Shangai), 2 Atp 500 (Rotterdam e Halle), il recentissimo e ricchissimo Six Kings Slam in Arabia Saudita, 74 partite giocate, di cui 68 vinte e 6 perse, con unan percentuale di successo di circa il 92%! Cifre da capogiro! Che farebbero tremare il polso anche al tennista più robusto.

Questo spiega perché sia giunto a Torino, per il torneo dei migliori otto del 2024, e a quest’ultimo appuntamento annuale (per quanto riguarda l’Atp Tour, perché sarà tra pochi giorni la Coppa Davis a chiudere ufficialmente la stagione) da eroe nazional-popolare. E spiega anche perché sia arrivato primo nel suo girone (le Atp Finals prevedono due gironi, o Round Robin, preliminari all’italiana, da cui escono poi i semifinalisti), sbaragliando in due set l’agguerrita concorrenza, dall’australiano Alex De Minaur (6-3, 6-4) allo statunitense Taylor Fritz (6-4, 6-4) e infine al russo Daniil Medvedev (6-3, 6-4), in pratica tutti i continenti, e approdando così, apunteggio pieno alle semifinali. “Ho iniziato un po’ a rilento – ha spiegato Jannik durante le numerose interviste – perché era un po’ che non giocavo e utlimamente non sono stato molto bene, ma poi con Fritz le sensazioni e il gioco sono migliorati e ora, dopo Medvedev, mi sento di nuovo in fiducia; vedremo cosa succederà in semifinale”.

Naturalmente ora tutto il pubblico, abituato forse fin troppo bene dopo anni di digiuno forzato, si aspetta la classica ciliegina sulla torta, ovvero l’ennesimo trofeo e successo, che sarebbe soprattutto e peraltro anche il primo per l’altoatesino alle Atp Finals, dopo la finale persa l’anno scorso col campione serbo Djokovic, per chiudere degnamente e con il botto una stagione indimenticabile e da incorniciare.

PATRIZIO BRUSASCO

Regione, Bussalino: “Autonomia rispetta i principi costituzionali”

Autonomia differenziata, il commento dell’assessore della Regione Piemonte, Enrico Bussalino.

 

“La decisione della Corte Costituzionale conferma che la legge sull’autonomia differenziata rispetta i principi costituzionali, riconoscendo la validità di un percorso che abbiamo sostenuto con convinzione per valorizzare le specificità dei territori. La Corte ha sottolineato che l’autonomia differenziata deve essere funzionale al miglioramento dell’efficienza dei servizi pubblici, all’assicurazione di una maggiore responsabilità politica e a una risposta più adeguata alle attese e ai bisogni dei cittadini.
Proprio su questi punti, come Regione Piemonte, intendiamo concentrarci, per offrire servizi sempre più vicini alle esigenze della nostra comunità. Attendiamo ora le motivazioni della sentenza, continuando comunque il dialogo costruttivo con il governo e con le altre regioni, per un’autonomia che porti benefici concreti a tutto il Paese”.

Ponte Preti, Odg di Bartoli presentato in tempi record

Messa in sicurezza dei ponti piemontesi: necessario tutelare i fondi assegnati per interventi strategici 

L’INTERVENTO ✍️

In qualità di Consigliere regionale del Piemonte e Presidente della V Commissione Ambiente, ho presentato un ordine del giorno per richiedere un impegno concreto della Giunta e del Presidente regionale affinché le risorse destinate alla messa in sicurezza dei ponti piemontesi, e in particolare del Ponte Preti sulla SP 565, non vengano revocate a causa di ritardi burocratici.

Il recente decreto-legge del 29 giugno 2024, n. 89, convertito con modificazioni nella legge dell’8 agosto 2024, ha prorogato al 31 dicembre 2024 il termine per l’aggiudicazione dei lavori relativi alla sicurezza e alla ricostruzione dei ponti sul bacino del Po. Tuttavia, preoccupano le notizie che riportano come alcune amministrazioni, fra cui la Città Metropolitana di Torino, rischino di non rispettare tale scadenza, mettendo a rischio circa 66 milioni di euro destinati a infrastrutture cruciali. Tra queste, il Ponte Preti di Strambinello, unico collegamento tra Ivrea e il Canavese occidentale, rappresenta un’infrastruttura strategica per la viabilità, l’accesso all’autostrada e a servizi essenziali come ospedali e tribunali.

Le manifestazioni dei sindaci e delle comunità locali evidenziano l’urgenza di interventi su questo ponte, il cui mancato adeguamento causerebbe pesanti ripercussioni sia logistiche che ambientali, dovute all’incremento del traffico su vie alternative, all’usura delle infrastrutture e all’aumento delle emissioni inquinanti. La revoca dei fondi statali avrebbe conseguenze gravi per la sicurezza, la mobilità e la sostenibilità ambientale, penalizzando un territorio già duramente colpito dai ritardi burocratici.

Per questo motivo, il mio ordine del giorno impegna il Presidente e la Giunta regionale a:

Effettuare una ricognizione sullo stato della progettazione per gli interventi già finanziati in Piemonte, con particolare attenzione al Ponte Preti;

Attivarsi presso il Governo nazionale per chiedere, ove necessario, un’ulteriore proroga utile all’aggiudicazione e alla realizzazione dei lavori infrastrutturali;

Sostenere, in ogni sede opportuna, l’urgenza di un intervento su questa infrastruttura strategica per scongiurare gravi disagi ai cittadini e un impatto ambientale negativo derivante dal dirottamento del traffico su percorsi alternativi.

Confido che la Regione si faccia portavoce di queste istanze presso il Governo nazionale, nell’interesse delle comunità piemontesi e dell’intero sistema economico e ambientale del nostro territorio.

Sergio Bartoli

Consigliere regionale e Presidente della V Commissione Ambiente

Ponte Preti, Avetta (Pd): “I fondi non siano revocati”

l consigliere regionale Alberto Avetta (Pd) presente alla manifestazione degli amministratori del Canavese a difesa del finanziamento per il nuovo Ponte Preti.

Tanti i Sindaci e gli amministratori del Canavese che quest’oggi si sono ritrovati al Ponte Preti di Strambinello, tra Castellamonte e Ivrea, per difendere lo stanziamento di 19,5 milioni di euro per la realizzazione del nuovo ponte. «Si tratta di un investimento fondamentale per il territorio ma le risorse stanziate nel 2019 dal ministro Paola De Micheli ora sono a rischio di revoca. Il decreto legge varato dal governo Meloni a giugno e convertito nella legge n. 120 del 8 agosto scorso fissa al 31 dicembre 2024 il termine entro il quale aggiudicare gli interventi infrastrutturali finanziati, pena la revoca dei fondi». Lo afferma il consigliere regionale del Pd Alberto Avetta, presente quest’oggi accanto ai primi cittadini di Ivrea e dell’Eporediese, insieme alle forze sindacali e a tanti cittadini. «Se il ministro Salvini togliesse questi soldi sarebbe un’amara beffa. La progettazione della variante al Ponte Preti è stata affidata alla Città Metropolitana di Torino, poi la nuova infrastruttura verrà trasferita per competenza ad ANAS, ma è evidente a tutti che è impossibile rispettare il termine tecnico fissato al dicembre prossimo. La revoca delle risorse costituirebbe un danno enorme per il Canavese e per tutta la Città Metropolitana. Rischiano infatti di essere cancellati tanti altri interventi urgenti e attesi da tempo: il ponte di Borgo Revel a Verolengo, quello tra Cirié e Robassonero e tra Settimo Torinese e Castiglione, nonché i ponti di proprietà Anas di Romano Canavese e Settimo Vittone. Bisogna agire uniti, affinché queste risorse siano non solo mantenute ma aumentate per garantire la necessaria copertura dei maggiori costi. Si parla tanto di sviluppo e di attrattività per le nostre imprese: questo è il momento di dimostrare con i fatti che le infrastrutture sono indispensabili per fare sviluppo locale. Mi auguro che tutti, anche le imprese canavesane e le loro rappresentanze, si facciano sentire. È il momento di fare fronte comune tra tutte le forze politiche, insieme a chi ha a cuore lo sviluppo ed il futuro del Canavese».

125 volte FIAT: la modernità attraverso l’immaginario FIAT

 

In occasione dell’anniversario dei 125 anni dalla fondazione della FIAT, il MAUTO- Museo Nazionale dell’Automobile presenta la mostra “125 volte FIAT-la modernità attraverso l’immaginario FIAT”, titolo della rassegna visitabile da oggi fino al 4 maggio prossimo nel museo di Corso Unità d’Italia, a Torino. L’esposizione ripercorre la lunga e avvincente storia, unica nel contesto industriale novecentesco, della fabbrica automobilistica torinese, offrendone una rilettura che ne evidenzia l’impatto sociale e la produzione artistica. Il progetto espositivo è curato da Giuliano Sergio, realizzato in collaborazione con il Centro Storico FIAT e Heritage Hub, esposta negli spazi a piano terra del museo. Nata nel 1899, la FIAT ha saputo cogliere le opportunità della rivoluzione industriale e dell’Unità nazionale italiana, per imporsi quale principale interprete privato della modernizzazione del Paese nel secolo scorso, attingendo al vasto patrimonio visivo prodotto o ispirato da FIAT. L’esposizione ripercorre il legame che ha legato l’azienda torinese allo sviluppo economico italiano, un racconto disseminato tra arte, design, comunicazione, pubblicità, musica e letteratura che, attraverso la potenza evocativa degli oggetti e delle immagini, narra oltre un secolo di storia e sperimentazioni non solo in campo automobilistico, offrendo uno sguardo approfondito su un modello imprenditoriale unico di un’azienda che ha rappresentato la via italiana verso la modernità, esplorando linguaggi, settori produttivi e ambiti geografici.

Il percorso espositivo si sviluppa a partire da un approccio polidisciplinare ben rappresentato da un team di cocuratori che hanno affiancato Giuliano Sergio: Davide Lorenzone e Ilaria Pani, rispettivamente Conservatore e Responsabili del centro di documentazione del MAUTO; Maurizio Torchio, Responsabile del Centro Storico FIAT; Roberto Giolito, Head of Heritage Stellantis Italy. Insieme a loro, in qualità di esperti nel campo nei rispettivi campi d’indagine e autori di saggi in catalogo, si possono citare Clino Trini Castelli, designer; l’architetto e artista Maurizio Cilli; il giornalista Mauro Coppini; l’architetto Manuel Orazi e il pubblicitario Roberto Vaccà.

Le auto in esposizione sono 9, tra cui si annoverano la Eldridge Mefistofele del 1923, con una silhouette slanciata per massimizzare la velocità, che ha segnato uno dei primi esempi di vetture da record, la 508 Balilla del 1932, compatta ed economica, che presenta il passaggio dalla produzione di automobili per élite a un’idea di mobilità per le masse, la iconica 500 A Topolino del 1936, entrata nell’immaginario collettivo, rivoluzionaria nel design e pensata per offrire una soluzione di mobilità agile e scattante che avrebbe ispirato generazioni di city car, la Coupè sportiva 8V prodotta tra il 1952 e il 1954, ideata per un pubblico esclusivo, la 600 del 1955, caratterizzata da una architettura semplice ma innovativa e progettata per rendere la vita dell’utente più facile e piacevole.  Seguono la 124 Abarth Rally del 1973, auto da competizione, la XI1/23 prototipo del 1974, avanzata concept car elettrica a due posti, che anticipa il futuro della mobilità sostenibile, la Panda 30, considerata l’utilitaria italiana per eccellenza insieme alla 500, la 500 Riva del 2016, un gioiello esclusivo per amanti del lusso dal design ricercato, e la nuova 500 “La Prima”, cabrio, rilettura in chiave sostenibile e altamente tecnologica di un’icona senza tempo del design italiano.

Le vetture esposte sono corredate da una vasta selezione di opere d’arte, documenti d’archivio, materiali grafici, fotografici e audiovisivi d’eccezione, che contribuiscono a definire l’immaginario visivo dell’azienda: dai manifesti e bozzetti pubblicitari di inizio secolo realizzati da Leopoldo Metlicovitz e Plino Codognato, nei quali si compie il transito dalla cultura estetica Liberty all’abbagliante potenza delle possibilità tecniche e meccaniche che ispireranno il Futurismo, alle opere pittoriche di Mario Sironi, Carlo Carrà e Felice Casorati, che offrono una straordinaria rappresentazione della modernità immaginata da Fiat tra le due guerre, dai disegni di Marcello Dudovic e Giuseppe Romano, che portano alla ribalta la figura femminile, protagonista della modernità degli anni Venti, a una serie di fotografie scattate da Luigi Ghirri a Palazzo Grassi negli anni Novanta. Poi documenti cartacei e audiovisivi e memorabilia arricchiscono di dettagli questo racconto, distribuito in otto macrosezioni espositive: la prima si intitola “Manifesti e bozzetti”, la seconda “Terra, mare e cielo”, la terza “Design e stile”, la quarta “Visioni al futuro. Architettura, urbanistica e energia”, la quinta “Oltre l’auto”, le ultime due riguardano “Cinefiat e pubblicità” e “Sport e corse”.

“125 anni di FIAT è una data importante per tutti, per l’azienda come per il MAUTO da essa partecipato – spiega il Presidente del MAUTO Benedetto Camerana- ma lo è soprattutto per Torino, che si conferma una delle grandi città dell’auto globali. La mostra è una rilettura della storia FIAT, dalla fondazione al futuro, non una ma 6 FIAT, una miniera rivelata di sorprese e produzioni non solo meccaniche e industriali in senso lato, ma anche artistiche, grafiche, architettoniche, sociali, musicali, letterarie e pubblicitarie. La linea critica del MAUTO, quella di ripensare l’automobile come punto d’incontro di un sistema di valori, discipline e linguaggi differenti. Il carico culturale dell’auto sta nella sua straordinaria capacità di comunicazione, di riprodurre e comunicare memorie, sogni, viaggi, luoghi, emozioni individuali e collettive. La mostra va oltre il fenomeno auto e indaga sulla struttura organizzata della sua produzione: è il racconto dell’espressione della modernità culturale di una grande industria del Novecento che si avvia verso il domani e alle battaglie dei prossimi decenni”.

“La mostra racconta la storia della Fiat – spiega Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte – che è la storia industriale e produttiva del nostro territorio. Una panoramica di 125 anni di ingegno, tecnologia e capacità di fare, che ancora oggi caratterizzano Torino e Piemonte, oggi a disposizione del pubblico e dei turisti, che hanno l’opportunità di scoprire un patrimonio unico e prezioso della storia del nostro Paese”.

“Nel corso dei suoi 125 anni di storia – afferma il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo – FIAT ha rappresentato una pietra miliare della storia industriale italiana, portando il nome di Torino nel mondo. Una storia nella quale ha sempre saputo guardare al futuro, anticipando stili, tendenze e tecnologie, un patrimonio che questa mostra valorizza al meglio, offrendo uno sguardo su un percorso unico nel panorama dell’industria automobilistica”.

Mara Martellotta 

Donna 55enne trovata morta in casa

Una 55enne è stata trovata priva di vita nella propria abitazione di Biella.
I soccorsi giunti sul posto non hanno potuto fare altro che constatarne la morte.
Alla squadra mobile della polizia sono stati affidati i rilievi per verificare le cause del decesso.

Minacce a Tajani, Fi: “Ecco gli squadristi rossi”

“Ecco gli squadristi rossi in azione anche a Torino. I veri fascisti sono questi sedicenti comunisti di Torino che minacciano Tajani e i nostri giovani e quelli di Bologna che si scagliano contro il premier Meloni e il ministro Bernini. Quel ‘facciamoli spaventare’ su fondo rosso ricorda tristemente le Br che continuano a vivere come ideale e punto di arrivo in parti consistenti della sinistra. In questo quadro il Pd torinese ha chiare responsabilità visto che continua a legittimare questi estremisti dialogandoci insieme come nel caso di Askatasuna, tentando un’opera di camuffamento. Non esiste dialogo con queste persone che non sono altro che terroristi. Tajani ha sempre tenuto posizioni equilibrate sulla situazione nella Striscia di Gaza, sostenendo senza sosta il popolo palestinese senza peró mai confonderlo con Hamas. Queste minacce non ci faranno arretrare  di un passo, sempre dalla parte della pace e contro il terrorismo” ad affermarlo il senatore Roberto Rosso e Marco Fontana rispettivamente Segretario Provinciale e Cittadino di Forza Italia a Torino.