ilTorinese

Presto il Bonus a fondo perduto per ristoranti, bar, tassisti e parrucchieri

Un Bonus Piemonte per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus arriva dalla Regione a sostegno dell’economia.

La nuova misura, annunciata dal governatore Alberto Cirio,  prevede un contributo a fondo perduto per aiutare le aziende a riaprire.

L’importo è di  2.500 euro per ristoranti, gelaterie, catering, bar, estetiste, parrucchieri, sale da ballo e discoteche. La ristorazione senza somministrazione (gastronomie, piadinerie e pizza al taglio, e per le spa)  otterrà un  bonus di 2.000 euro. L’intervento ammonta a 88 milioni di euro complessivi e prevede l’accredito della somma direttamente sul conto corrente delle aziende, senza troppi passaggi burocratici. Altra iniziativa è rivolta ai tassisti e e alle auto a noleggio. Anche loro avranno un bonus, in questo caso di mille euro. In tutto sono 2280  i soggetti ai quali viene riconosciuto un aiuto, ha spiegato il governatore, poichè dovranno attrezzare le auto con separazioni di plexiglass. Presto più informazioni sul sito della Regione: www.regione.piemonte.it

 

La nota della Regione Piemonte

RIPARTI PIEMONTE: BONUS A FONDO PERDUTO DI 2500 EURO PER PUBBLICI ESERCIZI, PARRUCCHIERI E CENTRI ESTETICI
Il presidente della Regione Cirio:  “Questa misura è uno dei principali pilastri del nostro Piano  da 800 milioni per sostenere le famiglie e le imprese”  
Un contributo a fondo perduto alle categorie commerciali e artigianali maggiormente penalizzate dalla sospensione dell’attività per l’emergenza Coronavirus: è il  “Bonus Piemonte” , misura che costituirà uno dei pilastri di  Riparti Piemonte.
Il  Piano da 800 milioni di euro  con cui la Regione sosterrà la ripartenza di imprese e famiglie sarà presentato nel suo complesso lunedì prossimo.
A beneficiare del Bonus Piemonte, per un valore complessivo di  oltre 88 milioni di euro ,saranno più di  37 mila aziende  piemontesi che riceveranno un  contributo a fondo perduto tra i 1.000 e i 2.500 euro  in base alla tipologia di attività.
In particolare Bonus da  2500 euro  per  bar, gelaterie, pasticcerie, catering, ristoranti e agriturismi ; da  2000 euro  per la  ristorazione da asporto  e da  1300 euro  per la  ristorazione non in sede fissa.
Bonus da  2500 euro  anche per i  centri estetici e i saloni di barbieri e parrucchieri  e da  2000 euro per i centri benessere.
Bonus da  2500 euro , inoltre, per le  sale da ballo  e le  discoteche  e da  1000 euro  per i  taxi  e i servizi di  noleggio con conducente.
Per regolarne la modalità di assegnazione, questa mattina, è stato siglato un accordo tra la  Regione Piemonte  e le  Associazioni di categoria . A firmare il documento insieme al presidente della Regione  Alberto Cirio  e gli assessori al Commercio  Vittoria Poggio  e alle Attività produttive  Andrea Tronzano , erano presenti anche il presidente di CasArtigiani Piemonte  Francesca Coalova , CNA Piemonte  Fabrizio Actis , Confartigianato Piemonte  Giorgio Felici , Confcommercio Piemonte  Maria Luisa Coppa , Confesercenti Piemonte  Gian Carlo Banchieri.
La Regione, inoltre, abbatterà gli oneri e semplificherà le procedure di autorizzazione su suolo pubblico per la  creazione o  l’ ampliamento  dei  dehor , in modo da sostenere i pubblici esercizi nell’affrontare le misure di contenimento e distanziamento sociale previste per la Fase 2.
Un  Bonus semplice, concreto ed immediato : da metà di maggio  tutti gli interessati riceveranno da Finpiemonte una comunicazione via pec  per indicare il conto corrente su cui ricevere il contributo a fondo perduto, che verrà accreditato nell’arco di qualche giorno.
«Erogheremo queste risorse subito  – spiega il presidente Cirio –.  Abbiamo eliminato tutta la burocrazia perché il danno c’è stato ed evidente, così come è evidente che dobbiamo aiutare le nostre imprese a ripartire. E nel Bonus Piemonte la garanzia sei tu. Cioè i nostri imprenditori, in particolare quelli colpiti più duramente dalla crisi che stiamo vivendo e per cui la riapertura rischia di tardare ancora diverse settimane. La nostra priorità è intervenire per evitare la perdita di posti di lavoro e aiutare il nostro Piemonte a ripartire».
«È stato fatto un grande lavoro di squadra tra la Regione e le associazioni di categoria  – sottolinea l’assessore al Commercio Poggio –  che oggi ci permette di dare risposta al bisogno di sostegno e liquidità delle attività più compromesse dalla chiusura di questi mesi.  Conosco e lavoro per le imprese del commercio da oltre 30 anni e mai come oggi è fondamentale essere al loro fianco, perché in gioco c’è il futuro di uno dei pilastri del nostro tessuto economico e sociale».
«I contenuti dell’accordo  – aggiunge l’assessore alle Attività Produttive Tronzano –  rappresentano il frutto del dialogo intercorso, nelle scorse settimane, con le categorie che rappresentano quasi 40 mila aziende del nostro territorio e migliaia di famiglie di tutto il Piemonte».

Coronavirus, multati 9 torinesi su 100 controllati

Al momento sono 111.470 le persone fermate a Torino e nel territorio provinciale durante i controlli per il contenimento del Coronavirus (tra il 12 marzo, giorno di inizio del lockdown, e il 29 aprile)

Di queste sono state sanzionate, secondo i dati della Prefettura di Torino,  10.039 persone, circa il 9% di chi è stato controllato. Sono  65.879 gli esercizi commerciali controllati, per un totale di 283 sanzioni (solo lo 0,4%).  A fine mese di aprile c’è stato un netto calo delle persone sanzionate. Queste sono scese al 3,5% di lunedì 27, al 6,2% il 28 aprile e al 6,3% il 29, probabilmente per l’annuncio del nuovo decreto governativo in televisione la sera del 26 aprile da parte del presidente del Consiglio.

In Piemonte calano i ricoveri in terapia intensiva. Nuovi contagi e vittime

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 18 di venerdì 1 maggio

 

5.672 PAZIENTI GUARITI E 2.449 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 5.672 (396 in più di ieri): 486 in provincia di Alessandria (+25), 226 in provincia di Asti (+14), 306 (+29) in provincia di Biella, 624 (+32) in provincia di Cuneo, 497 (+59) in provincia di Novara, 2.898 (+219) in provincia di Torino, 273 (+5) in provincia di Vercelli, 293 (+11) nel Verbano-Cusio-Ossola, 69 (+2) provenienti da altre regioni.

Altri 2.449 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.111

Sono 25 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 12 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.111 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 570 ad Alessandria, 176 ad Asti, 164 a Biella, 247 a Cuneo, 263 a Novara, 1.386 a Torino, 160 a Vercelli, 112 nel Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 26.767 (+314 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.514 in provincia di Alessandria, 1.601 in provincia di Asti, 970 in provincia di Biella, 2.504 in provincia di Cuneo, 2.334 in provincia di Novara, 13.352 in provincia di Torino, 1.118 in provincia di Vercelli, 1.024 nel Verbano-Cusio-Ossola, 239 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 179 (- 17 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.549 (+ 61 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.807

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 164.053, di cui 88.339 risultati negativi.

Coronavirus, il gruppo di lavoro: “misure differenziate in Piemonte”

Adottare misure differenziate per aree omogenee e non per il Piemonte intero. E’ il suggerimento di maggiore attualità contenuto nel primo report del Gruppo di lavoro Fazio consegnato ieri all’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, che ha immediatamente provveduto a sottoporlo  all’Unità di crisi per la predisposizione dei piani operativi consequenziali.

AREE DI CONTAGIO

L’applicazione della strategia preventiva che verrà individuata per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus, si legge nel documento, “dovrà necessariamente basarsi sull’analisi della distribuzione delle intensità di contagio sul territorio del Piemonte”.

In analogia terminologica con altri contesti di controllo delle malattie da infezione (ad esempio, la malaria), verrebbero quindi individuati diversi “strati” od aree, assimilabili e classificabili per omogeneità dei parametri considerati e/o della natura ed intensità degli interventi.

“In tal senso, è prevedibile che, ad esempio, l’area urbana di Torino rappresenterà uno strato autonomo, così come, per motivi diversi, potrà essere considerato uno strato unico quello comprensivo delle valli del Piemonte. La divisione in strati o aree omogenee avrà evidentemente anche lo scopo della destinazione selettiva e commisurata delle opportune risorse umane, materiali ed organizzative, che si svilupperà in funzione del volume e dell’intensità degli interventi previsti, quindi tarata in funzione della popolazione, dell’intensità di trasmissione dell’infezione e delle articolazioni logistiche necessarie”.

TRACCIAMENTO DEI CONTATTI

Quanto al tracciamento dei contatti, la relazione del Gruppo Fazio osserva che “la strategia necessaria per una fase di uscita dal lockdown deve prevedere obbligatoriamente la previsione di un rimbalzo generale dei contagi, numericamente diverso rispetto al tipo di riaperture e di scalabilità nell’uscire dal lockdown, con le necessarie predisposizioni di sicurezza messe a sistema e con la possibilità che si creino dei nuovi macro-focolai o “cluster”: occorre pertanto che il sistema di risposta della Sanità Regionale si collochi in modalità di “tracciamento attivo” dei contagi, senza attendere il peggioramento o il ricovero in ospedale, ma intercettandoli all’inizio per impedire che si diffondano ulteriormente su altri loro contatti, oppure che diventino più gravemente malati e prevalentemente ospedalizzabili”.

DISPONIBILITA’ DEI TAMPONI

Fondamentale, a questo proposito, la disponibilità dei tamponi: “Al momento attuale – si legge nella relazione – la produttività massima teorica realizzabile (calcolata imputando per ciascun laboratorio la produzione massima realizzata) è pari a circa 9.000 tamponi al giorno. Considerato che non è ipotizzabile che ogni laboratorio realizzi ogni giorno il suo massimo teorico (per problemi tecnici e di approvvigionamento di reagenti), si sottolinea che la produzione massima ottenuta (realizzata il 23 aprile 2020) pari a 7.330 tamponi (81% del massimo teorico) appare un’ottima performance”.

Considerando che “le iniziative presentate a mezzo di relazione dall’Unità di crisi, recentemente annunciate, porteranno a raggiungere un numero massimo teorico di 13.000 test al giorno, pari a circa 9.000-10.000 test al giorno effettivamente realizzabili (70-80% del teorico), il sistema, a regime nel mese di maggio, permetterebbe quindi di attuare una strategia di “contact tracing and testing” se un nuovo picco epidemico sarà inferiore o al massimo uguale a quello che il Piemonte ha sperimentato”, tenendo conto che “sono comunque pianificabili ulteriori iniziative che permetterebbero di raggiungere un numero massimo teorico di circa 20.000 test al giorno, pari a circa 14.000-16.000 test al giorno effettivamente realizzabili (70-80% del teorico)”.

TEST SIEROLOGICI

Sull’impiego dei test sierologici, il Gruppo di lavoro Fazio rileva che “l’interpretazione a fini diagnostici, clinici ed epidemiologici, deve avvenire in un contesto specialistico, senza il quale la lettura di qualsiasi risultato rischia di esporre il soggetto ad incauti provvedimenti, come l’incongrua attestazione di guarigione”.

In particolare, la raccomandazione è che l’eventuale applicazione dei test in ambiti aziendali “sia effettuata sotto la supervisione di un medico competente”, cosi come si raccomanda la supervisione e/o l’autorizzazione da parte delle Asl per i test sulla popolazione.

MODELLO MEDICINA TERRITORIALE

Sulla base di queste prime constatazioni e considerazioni, il Gruppo di lavoro Fazio si propone, come obiettivo prioritario, di “predisporre un modello di assistenza sanitaria territoriale che trovi il proprio fulcro nei medici del territorio, in primis i medici di medicina generale, valorizzando, al contempo, tutte le risorse che, in ambito sanitario sul territorio già operano (ad es. le farmacie), ovvero che potrebbero essere opportunamente attivate (ad es. l’infermiere di comunità e altri operatori sanitari) al fine di migliorare la qualità dell’assistenza territoriale anche per la gestione delle cronicità, in un rapporto integrato con la rete ospedaliera, sfruttando altresì le potenzialità delle nuove tecnologie negli ambiti della telemedicina”.

Tutto ciò che non è donato è perduto

IL COMMENTO  di Paolo Girola / La vera Fase2. Che cosa ci deve insegnare la pandemia

C’è un proverbio indiano che dice “Tutto ciò che non è donato, è perduto”. Mi è tornato in mente in questi tristi giorni, come una luce nel buio di troppe cose andate storte, polemiche politiche, virologi incerti per certezze scientifiche spesso superate da intuizioni empiriche che loro non sapevano spiegare ( …e quindi cure ritardate), imprevidenza, troppa sicurezza andata presto in fumo, poca saggezza e buon senso.

Tutto un “male” che rifiuto di credere prevarrà e spero che ci insegni qualcosa. Troppo il bene fatto da molti che si sono “donati” con abnegazione.  Mi lascia perplesso la caccia alle streghe, e la sensazione che siano ancora una volta solo  “gli stracci ad andare per aria”. Il luogo comune sono diventate le RSA , al centro di una moderna caccia all’untore alimentata da troppa informazione superficiale e scontata. Non credo alla giustizia che cede alla piazza di parenti urlanti , anche giustamente affranti (…spero tutti sinceramente affranti). Non cerchiamo un colpevole a qualunque costo, da portare in tribunale, naturalmente, e buttargli addosso gli errori di tutti gli altri. Errori ce ne sono stati, ma non tutti gli errori sono reati. Cerco di riassumere quanto, secondo me, una informazione meno superficiale e sensazionalistica dovrebbe invece raccontare. In ambito sanitario tanti sono rimasti inizialmente intontiti dallo “tsunami” che gli è piombato addosso, quando non c’erano le mascherine, i guanti di lattice, i camici usa e getta e non c’erano i reagenti e i tamponi per distinguere i positivi dai negativi.

Si è capito perfettamente come, quel poco che c’era, è stato dato solo agli ospedali. Medici di famiglia e RSA escluse. In queste strutture in Piemonte, come mi pare anche altrove, sono scarseggiati subito i dispositivi di sicurezza (di difficile reperimento sul mercato anche internazionale), non sono stati fatti dalle ASL ( le uniche ad averne competenza) gli esami richiesti  I famosi tamponi) per distinguere chi era positivo e chi no. Si è iniziato a farli 40 giorni dopo l’inizio della epidemia. E oggi ancora solo al 50% degli ospiti o del personale sanitario. Difficile se non impossibile separare i sani dai malati asintomatici. Ai medici di famiglia non sono state date inizialmente, oltre ai DPI, direttive chiare su come trattare i malati a casa o nelle RSA ( dove gli ospiti sono curati dai medici di famiglia) . Così si è dilatato il numero di ricoveri in ospedale, di cui una parte è finita nelle terapie d’urgenza. Molti di quelli con patologie pregresse sono morti. Né si sono potuti trasportare subito dalle RSA negli ospedali i casi sintomatici sospetti , pur segnalati. Gli ospedali erano intasati. Troppa informazione finisce per non considerare le carenze di ASL e servizio pubblico, quasi come se i responsabili della RSA volessero liberarsi di fastidiosi ospiti vecchi e malati. Basta una semplice e bieca considerazione per capire l’assurdità di tale accusa: tutti gli ospiti pagano le rette … finchè sono in vita.

Ora tutti dicono che bisogna tornare a una sanità di territorio. Condivido. Ma che cosa significa? Provo a dire che cosa penso io. Significa non chiudere piccoli presidi sanitari, tenere medici, infermieri e oss anche negli ambulatori dei consorzi di paesi. Significa che il personale sanitario deve tornare a visitare anche a domicilio. Io ricordo i “ medici condotti” che andavano di casa in casa tutto il giorno. Oggi spesso, troppo spesso, anche con la febbre ti devi recare negli ambulatori dei medici: con una grave conseguenza che potrebbe essere una delle concause iniziali del contagio, che un malato viene a contatto nelle sale di attesa con molte altre persone. I medici devono tornare a visitare a domicilio, naturalmente adeguatamente riforniti di strumenti di protezione (che dovranno usare sempre anche nei loro studi). Non voglio scatenare una polemica, ma è noto che taluni abbandonano il lavoro di medico ospedaliero, perchè si guadagna lo stesso (o forse di più) facendo il “ medico della mutua”, con orari meno impegnativi: anche solo15 ore di studio alla settimana. Insomma, riconosciuto il valore di tanti medici di famiglia, non bisogna tacere le criticità di un sistema che finisce per trasformarli, troppo spesso, in scrittori di ricette a richiesta. Questa è anche una delle cause dell’affollamento dei pronti soccorso. Ne è una dimostrazione che siano stati svuotati dalla pandemia (per i casi non covid).  Non facciamo che, ancora una volta, tutto in Italia torni come prima, nelle spire della burocrazia, che alla fine fa anche comodo a tanti.

Venaria Reale si prepara alla Fase 2

Riceviamo dal Comune di Venaria Reale  e pubblichiamo / Con l’approssimarsi della “fase 2”, in base a quanto recita il DPCM del 26 aprile 2020, sono previste una serie di importanti novità , la cui efficacia contempla l’impegno di tutti. Tra queste vi sono l’apertura dei parchi e la pratica commerciale del cibo per asporto, ovviamente nel rispetto delle relative prescrizioni.

Il Commissario Straordinario, Laura Ferraris, in esito ad una preliminare attività di verifica e confronto con gli Uffici Comunali e in particolare con la Polizia Municipale, con l’Asl To3, con le Forze dell’Ordine e la Gesin, ha incontrato, in una prima riunione, le Associazioni di volontariato e, successivamente, le Associazioni di categoria, per avviare al meglio la cosiddetta “fase 2”. Per quanto riguarda l’apertura dei parchi, è risaputo che nel nostro territorio comunale abbiamo il privilegio di avere il Parco regionale La Mandria, unico in Europa per la sua tipologia, che riaprirà, come anticipato dal Presidente Luigi Chiappero, il 4 maggio. Inoltre, vi sono altre importanti aree verdi, come il parco cittadino Salvo d’Acquisto e Corona Verde, solo per citarne alcuni.

Perché sia possibile tenere aperti i parchi, è determinante proseguire nei comportamenti virtuosi dei cittadini, nel rispetto del distanziamento sociale e di tutte le altre prescrizioni, che sinora hanno permesso di contenere la diffusione del contagio. La data del 4 maggio non è un “libera tutti”, ma un passo importante verso una maggiore consapevolezza della convivenza col virus, all’insegna della responsabilità di ognuno di noi. Perciò, per quanto riguarda specificatamente l’attività motoria e sportiva, oltre a rimandare al testo del DPCM del 26 aprile 2020, ricordiamo le principali misure prescrittive: rispettare la distanza di due metri per chi fa attività sportiva, ad esempio la corsa, o di un metro, per chi fa una passeggiata; portare la mascherina ed indossarla in presenza di altre persone ed evitare assolutamente qualsiasi forma di assembramento. Condividendo l’importanza che venga assicurato il rispetto delle norme nella fruizione delle aree verdi cittadine, le Associazioni che hanno partecipato alla riunione di stamattina, l’ANC – Associazione Nazionale Carabinieri locale, col presidente Giuseppe Scavo, la Croce Verde di Torino sezione di Venaria Reale con il responsabile Luca Spada e l’Associazione di Protezione Civile con il responsabile Giuseppe Dalmazzo, garantiranno un servizio di assistenza alla cittadinanza e un’attività di osservazione.

 

Siamo al centro di un’emergenza sanitaria e, per quanto la nostra città abbia dimostrato un senso civico elevato nel rispettare le prescrizioni del Governo e della Regione Piemonte, fatto per cui il Commissario Straordinario, Laura Ferraris ringrazia ed esprime apprezzamento nei confronti dei Venariesi, l’attenzione non deve calare. Infatti, nuovi comportamenti non virtuosi potrebbero mettere in pericolo le vite degli altri oltre che le nostre e mettere nuovamente in crisi il sistema sanitario. Ovviamente, i controlli coordinati e le possibili sanzioni da parte delle Forze dell’Ordine e della Polizia Locale saranno ancor più puntuali, in una fase delicatissima di cambiamento delle nostre abitudini.

Nella seconda parte della mattinata, il Commissario Straordinario, Laura Ferraris, insieme al Segretario Generale, Nicoletta Blencio e il Comandante della Polizia Municipale, nonché dirigente del settore Commercio, Luca Vivalda, hanno tenuto una riunione con i rappresentanti locali dell’Ascom, Christian Contu e della Confesercenti, Alberto Alberetto, per affrontare l’argomento dell’apertura dei locali per la somministrazione di cibo e bevande da asporto. Anche in questo caso si è confermato l’impegno del Comune e delle Associazioni di categoria a collaborare per favorire la ripresa commerciale, nel rispetto delle misure a tutela della salute pubblica. Nel tardo pomeriggio è stato pubblicato, a firma del Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il Decreto n. 49 – 30 aprile 2020 (consultabile sul sito www.regione.piemonte.it).

Gli esperti ci dicono che la nuova fase che andremo ad affrontare costituirà un banco di prova: solo INSIEME possiamo superare l’emergenza epidemiologica tornando alla nostra semplice, ma tanto apprezzata, normalità.

Quali sono i confini della libertà?

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta, indirizzata al governatore del Piemonte

Egregio Presidente, Le scrivo da Torino, dalla mia abitazione, nella quale vivo “confinata” dal 9 marzo scorso.
Ho ritenuto, per gran parte di questo periodo, di dovermi conformare alle indicazioni di varia natura che mi imponevano di stare a casa, più che per spirito di incondizionata obbedienza, per un personale senso civico di solidarietà e di responsabilità, nella convinzione che il mio sacrificio, come quello della stragrande maggioranza dei miei concittadini, fosse utile e necessario per contribuire a fronteggiare l’emergenza sanitaria. Quando parlo di sacrificio, mi esprimo in termini assoluti, dal momento che ognuno ha il diritto di valutarne la misura in rapporto alla propria persona e non in termini relativi, evitando, in questa sede, di stabilire una scala di valori fra le condizioni di ciascuno. Oggi devo assistere al perdurare della mia condizione di “sostanziale reclusa”, interrogandomi sulle ragioni che mi trattengono ancora dentro le mura domestiche e interrogando Lei che detiene, metaforicamente parlando, “le chiavi della mia cella”.

.
Mi permetto di formulare un punto di partenza elementare per le mie riflessioni: la situazione di radicale emergenza che aveva legittimato tutte le rinunce delle settimane passate è di fatto venuta
meno, sostituita da una ben diversa forma di allarme sanitario, che è stata resa evidente alla popolazione come (positivo) risultato delle restrizioni adottate, con la precisazione che quel risultato
deve ora essere mantenuto. A fronte di ciò è stato individuato un unico ed assoluto prototipo di comportamento: il distanziamento  sociale. Conseguentemente, ogni disposizione che consente determinate iniziative e ne proibisce o ne limita altre, trova la propria essenziale ragione nella dichiarata necessità di tenere le persone, in tutti gli ambiti della vita sociale, a distanza di sicurezza. Il senso di responsabilità cui ho fatto riferimento in precedenza mi impone oggi di adeguarmi a questo comportamento, ma la mia coscienza non è più in grado di accettare limitazioni “tout court” della mia libertà di movimento senza poter neppure rendere il principio del distanziamento sociale utile a me e agli altri. In altre parole, Lei mi deve spiegare per quale ragione io non possa circolare liberamente, nel rispetto di questa regola e quindi senza di fatto creare quelle condizioni di pericolo che le disposizioni intendono prevenire. A puro titolo di esempio, non posso capire e non posso accettare, di non potere uscire di casa, mettermi in macchina e recarmi in un qualsiasi posto dove possa diversamente, ma liberamente, recludermi, senza intercettare anima viva o, al più, entrando in contatto con altri soggetti con le stesse modalità di quando esco a fare la spesa.

.

Converrà con me, Sig. Presidente, che l’Autorità non possa discriminare i motivi per cui l’individuo esercita un proprio diritto, autorizzando comportamenti classificati come inderogabili e negandone altri ritenuti voluttuari e pertanto sacrificabili. Non è mia intenzione entrare in un dibattito sui diritti costituzionalmente garantiti, perchè non è questa la sede, ma vorrei che fosse chiaro che non è più il tempo di accettare limitazioni immotivate della libertà personale, perchè quel tempo l’abbiamo superato e, prima di farlo, abbiamo tutti abdicato volontariamente a rivendicarla. Adesso che ci è stato detto chiaramente quali sono i comportamenti doverosi e necessari, rivendico il diritto di muovermi liberamente, nel rispetto di quei comportamenti, ma non delle condizioni che le attuali disposizioni presuppongono affinchè sia raggiunto l’obbiettivo. Le libertà possono essere condizionate dalla necessità di esercitarle con determinate modalità, ma non potranno MAI essere compresse fino al punto di escluderle perchè in tal modo non si ponga il problema di come verranno esercitate. Come ho detto, a Lei chiedo delle risposte. Non le chiedo al Governo Nazionale, ma al Presidente della mia Regione, affinchè mi dica, non in nome di quale legge, non in nome di quale autorità, ma in nome di quale idea, di quale logica, di quale ragionamento, diverso dal mio, devo ancora giustificare a me stessa di non poter uscire di casa senza dover spendere una motivazione che posso non avere, ma confidando in un diritto che tutti quanti abbiamo. Con osservanza

Roberta Musso Bona

I libri più letti e commentati nel mese di aprile

Torna, puntuale, l’appuntamento con i libri più letti e commentati nel gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri.

Tra i titoli più discussi del mese troviamo, al primo posto, La sedia vuota di Jeffrey Deaver, che continua a  convincere i lettori per la forza delle descrizioni e il carattere avvincente della trama; secondo posto per Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, capolavoro del compianto Luis Sepulveda, autore molto amato e sempre presente nei post del gruppo; terzo posto per La città dei ragazzi, di Eraldo Affinati, lettura “di nicchia” ma che ha saputo incuriosire i membri del nostro gruppo con un interessante scambio di opinioni sui libri destinati ai lettori più giovani.

Torna la rubrica sui consigli delle librerie: questo mese a suggerire tre imperdibili letture, tocca alla Libreria Bianca & Volta di Riccione che propone La manutenzione dei sensi, di Franco Faggiani (Fazi editore), perché con delicatezza e sensibilità racconta come sia possibile affrontare le difficoltà più grandi, lasciandoci un senso di leggerezza e amore per la vita; La tigre, di Polly Clark (Atlantide edizioni), particolare, bellissimo e intenso; infine l’albo illustrato L’anima smarrita (Topipittori), scritto da Olga Tokarczuk, Nobel per la letteratura, che con poesia ci ricorda quali sono le cose davvero fondamentali della vita.

 

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese abbiamo preso in esame tre romanzi ambientati nelle vecchie colonie: Una casa per Mr Biswas, di V.S. Naipaul, bizzarro e divertente romanzo di formazione “al contrario” ; il profondo  “prequel” di Jane Eyre Il Grande Mare dei Sargassi, di Jean Rhys il malinconico e struggente Il Nocciolo della Questione, di Graham Greene.

Per questo mese è tutto, ci rileggeremo il mese prossimo!

 

Podio del mese

La sedia vuota, Deaver (BUR) – Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, Sepulveda (Guanda) –  La città dei ragazzi, Affinati (Mondadori)

 

Time’s List of the 100 Best Novels:

Una casa per Mr Biswas, Naipaul (Adelphi) – Il grande mare dei Sargassi (Adelphi) – Il nocciolo della questione (Fanucci)

 

Consigli della libreria

Libreria Bianca & Volta di Riccione

La manutenzione dei sensi, Faggiani (Fazi editore), – La tigre, Clark (Atlantide edizioni), L’anima smarrita, Tokarczuk (Topipittori).

 

Testi di Valentina Leoni, grafica e impaginazione di Claudio Cantini redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

I cattolici, la messa e i clericali…

IL COMMENTO  di Giorgio Merlo / Sulla riapertura delle Chiese e soprattutto la celebrazione della Messa, in Italia si è aperto un dibattito che, come capita alcune volte, rischia di scivolare negli “opposti estremismi”. Certo, mai la Chiesa italiana aveva dovuto affrontare un’emergenza del genere. Ed è, pertanto, del tutto naturale che ci siano delle incomprensioni e delle difficoltà nell’affrontare, e risolvere, un problema che supera e che va al di là di qualsiasi protocollo burocratico e regolamentare.

Detto questo, però, almeno due anomalie non possiamo non evidenziarle. Da un lato lo strano e singolare abbinamento della Chiesa e dell’esercizio della messa domenicale e quotidiana con un qualsiasi esercizio commerciale. E lo dico con tutto il rispetto dovuto, come ovvio e scontato per l’esercizio commerciale o per la sala da gioco. Una scivolata, forse dettata dalla fretta e dalla confusione che caratterizzano questi giorni frenetici che, però, ha rischiato di far deragliare l’intera questione.

Dall’altro, e nel pieno rispetto della dura e del tutto legittima, nonchè comprensibile, posizione espressa dal vertice della Cei, abbiamo anche assistito ad un clericalismo di ritorno di chi si fa ancor più interprete e custode di ciò che dicono i Pastori. È appena sufficiente leggere i commenti su alcuni grandi organi di informazione per rendersene conto. Sono quelle figure che nelle diverse fasi storiche hanno alimentato e attraversato il movimento politico e culturale dei cattolici italiani. Carlo Donat-Cattin li chiamava negli anni ‘80 i “sepolcri imbiancati” e Mino Martinazzoli, con altrettanta ilarità, li definitiva semplicemente “ i cattolici professionisti”. Verrebbe da dire, seppur senza enfasi, nulla di nuovo sotto il sole. Per fortuna, però, esiste ancora la categoria della “mediazione”. Anche nell’area cattolica italiana, curiale e non. E ne è testimone, oggi, una significativa ed importante intervista apparsa su “Repubblica” del vescovo della mia città, Pinerolo, mons. Derio Olivero. Un vescovo colpito dalla tremenda malattia contemporanea e che ne è uscito recentemente guarito. Un messaggio, quello del vescovo piemontese, ispirato dalla prudenza e dal rispetto rigoroso nelle norme e delle regole in materia sanitaria e di contenimento della malattia da un lato, ma dettata anche da una profonda ed intensa spiritualità da praticare quotidianamente. Nella messa domenicale sicuramente, ma anche nella preghiera di tutti i giorni, nel rapporto con Dio e anche nella riscoperta della fede da parte di tante persone che devono forzatamente convivere con questa situazione di isolamento sociale ed umano. E poi è arrivata la puntualizzazione di Papa Francesco, senza alzare la voce e senza bandiere durante l’omelia mattutina nella Chiesa di Santa Marta. Poche parole, senza interferenze e senza altezzosità, ma vere e dettate dalla sola esigenza di rispetto per le decisioni e le scelte degli organismi tecnici e politici in materia sanitaria da un lato e la salvaguardia, al contempo, della fede e dei suoi riti dall’altro. Quella che, in altri tempi – anche se il principio è sempre valido – si chiamava semplicemente “cultura della mediazione”. Ecco come si può smorzare una polemica nata quasi dal nulla. Anche se comprensibile in un contesto turbolento come quello che stiamo vivendo. Una piccola lezione per il futuro. Che si ripresenterà, e per l’ennesima volta, come la storia e l’esperienza ci insegnano.

Coronavirus: virologia e salute mentale

Oggi  proviamo a passare da una spiegazione di VIROLOGIA ad una sulla NOSTRA SALUTE MENTALE in FASE 2.

 

VIROLOGIA

 

Un vaccino è contro una precisa parte del virus, quella che lo fa entrare nelle nostre cellule. In questo modo non può entrare e se tutti facciamo il vaccino, siccome è solo a trasmissione umana, il virus si estingue.

L’immunità naturale, cioè la casuale presenza di anticorpi contro il virus in soggetti che mai lo avevano incrociato, si è invece visto che non esiste per il Coronavirus, per cui saremo costretti a mascherine e distanza sociale fino all’avvento di Terapie e Vaccino.

L’immunità cosiddetta “da guarigione”, che sarebbe oggi a sua volta una terapia estratta dai guariti e data ai malati, è fatta di molti anticorpi diversi verso varie parti del virus, alcune delle quali hanno salvato i pazienti, ma con l’ausilio dei farmaci. Questa è una immunità troppo generica e può assopirsi nel tempo. Inoltre è generica e può essere verso parti del virus che non impediscono l’ingresso nella cellula e quindi la malattia…

Le Terapie sono fondamentali per guarire le persone ammalate, ma non rappresentano affatto una forma di prevenzione. Prendere farmaci in assenza di indicazione medica inoltre può causare gravi effetti collaterali, anche mortali.

In attesa del vaccino dobbiamo allora solo limitare i nuovi focolai. Purtroppo è sicuro che ci saranno nuovi focolai. Bisogna aspettare di fermare del tutto la prima ondata, sapendo che ce ne possono essere altre. Inoltre questa è una pandemia ed il virus non guarda in faccia alle frontiere inventate dall’uomo e neanche al razzismo.

Solo la App IMMUNI ci permetterà di chiudere di nuovo in quarantena solo un centinaio di persone per ogni focolaio, invece di chiudere di nuovo intere città o regioni. Doveva essere la stessa in tutto il Pianeta Terra, ma siccome siamo complicati e c’rocoronè bisogno che sia in italiano la nostra sarà IMMUNI, ma se andremo di nuovo all’estero, dovremo usare quella dei Paesi dove ci rechiamo. La App IMMUNI servirà tutti quelli che vivono in Italia, incluso migranti e turisti.

 

PASSIAMO ALLA NOSTRA SALUTE MENTALE

Se avete capito il discorso precedente, dovrete capire che se chiudere è facile, aprire sarà difficile anche emotivamente e potrà portare ad una serie di scompensi psicologici o psichiatrici, già iniziati durante la quarantena:

 

  • Dal 4 maggio dovremo curare la paranoia da quarantena…

Ok ? puoi restare a casa come l’ultimo giapponese scoperto vent’anni dopo la fine della guerra mondiale ancora armato contro gli USA

Oppure se non sei in Piemonte  Lombardia e altre province ad alta mortalità ancora oggi,  puoi scendere con mascherina, distanza sociale e gioia di vivere.

Se sei in zone dove ancora c’è elevato contagio allora non è paranoia, ma paura che il sistema industriale imponga una apertura precoce.

 

  • Dopo il 4 maggio dovremo curare anche l’ansia da quarantena…

Sicuramente ci saranno nuovi focolai…  Sono inevitabili… Finché non avremo il vaccino…

Se però useremo distanza sociale, mascherine e la App IMMUNI,  verranno messe ogni tanto in quarantena solo gruppi di persone per centinaia e non più intere città o regioni.

 

  • Dopo il 4 maggio avremo vittime della depressione economica da quarantena…

soprattutto se maschio, se separato, se gay oppure se con basso livello di studi,  può decidere di non essere più degno di questa vita e suicidarsi.

Se conoscete persone in queste condizioni aiutatele subito economicamente ma anche portandole in psicoterapia!

 

  • Dopo il 4 maggio scopriremo le vittime di violenza domestica da quarantena…

Soprattutto se donne,  adolescenti LGBTI o adolescenti in crisi.

Se ne conoscete, date loro un tetto dove stare, la forza di denunciare e accompagnatele in psicoterapia.

 

  • L’irritabilità o la persistenza dell’insonnia sono sintomi gravi da quarantena…

Se li avete in casa o conoscete chi li abbia, pur essendo persone fastidiose, aiutatele, accompagnandole in psicoterapia o al CSM.

 

  • L’abuso di disinfettanti, psicofarmaci, antinfiammatori e antidolorifici è un problema grave durante e dopo la quarantena…

Se hai uno psichiatra, chiedi pure subito di farti aiutare, in tutti gli altri casi non assumere mai farmaci di testa tua ed evita abuso anche di disinfettante. L’alcool a 90 gradi sulla pelle, ad esempio, fa entrare meglio virus e batteri! Si può usare quello dai 70 agli 85 gradi, ma senza esagerare e senza MAI ingerire o peggio iniettare disinfettanti!

 

Questi sono i consigli che vi possiamo dare, adatti alla vostra serenità in Fase 2…

Vi consigliamo anche di vedere un’opera teatrale o leggerla Waiting For Godot.

Che potrete tradurre con “Aspettando il Vaccino”.

 

Manlio Converti
Psichiatra