Il 2 giugno Torino riaprirà i musei fino ad ora chiusi per l’emergenza covid
La scelta è stata fatta dall’assessora comunale alla Cultura, Francesca Leon, nel corso di una teleconferenza con i rappresentanti del sistema museale della città.
Secondo il Comune, infatti, i musei stanno lavorando alla ripartenza in piena sicurezza con l’obiettivo del 2 giugno prossimo. Naturalmente saranno seguite le disposizioni per il distanziamento e ci saranno entrate contingentate e sanificazioni. E’ probabile che alcune sedi museali possano già aprire i battenti il 18 maggio, se consentito dal nuovo decreto del presidente del Consiglio.
Agis incontra il ministro Franceschini
Si è svolto questa mattina un incontro tra il Ministro Franceschini, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, Bonaccini e Gibelli, dell’Anci, De Caro e Nardella ed il Presidente dell’Agis, Carlo Fontana, di Federvivo, Filippo Fonsatti e dell’Anfols, Francesco Giambrone.
Al centro della discussione le possibili riaperture del settore dello spettacolo dal Vivo, anche alla luce di alcune indiscrezioni che hanno indicato come possibile la ripresa dalla prima settimana di giugno, rispettando le misure di sicurezza per ridurre il rischio di diffusione del Covid-19.
L’Agis, ha presentato una memoria nella quale viene espresso apprezzamento per una possibile ripresa, segnalando alcune specificità, insieme a possibili criticità. Ha ricordato, innanzitutto, come prima ancora di rendere possibili le riaperture al pubblico delle attività, sia prioritario poter consentire la riattivazione Dei servizi generali e tecnici dei teatri ed immediatamente dopo garantire l’attività produttiva – prove, allestimento, classi di danza – necessaria all’esecuzione. Rimandando a quanto scritto nel documento “Lo Spettacolo in Italia nella Fase 2 – Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”, presentato alla stampa lo scorso 29 aprile, si conferma quindi l’esigenza di un dettagliato cronoprogramma di riaperture, con una priorità in favore delle attività con il pubblico per gli spettacoli outdoor. Il documento Agis segnala, inoltre, come la paventata limitazione a 200 persone per le attività indoor, (che, tra l’altro non sembra tener conto delle diverse cubature e caratteristiche strutturali delle differenti realtà) sia di complessa realizzazione, oltre che non sostenibile sotto il profilo economico. Basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici impegnati nell’attività. Infine, l’uso dalla mascherina anche per i musicisti, gli attori e i cantanti, appare di difficile applicazione. I rappresentanti della Conferenza delle Regioni, unitamente ai rappresentanti dell’ANCI, hanno espresso condivisione rispetto al documento elaborato dall’AGIS. Al termine dell’incontro, il Ministro Franceschini, condividendo le riflessioni poste, ha sollecitato l’AGIS ad esprimere il parere ed a fornire indicazioni sulle prescrizioni inserite nel verbale del Comitato tecnico scientifico non appena sarà trasmesso, al fine di riprendere le attività il prima possibile, ma in sicurezza per lavoratori e spettatori.
L’Assessorato regionale alla Sanità del Piemonte ha aggiornato l’elenco dei laboratori di analisi privati autorizzati dalla Regione all’esercizio dell’attività. La tabella con i riferimenti delle singole strutture è pubblicata sul sito della Regione Piemonte all’indirizzo:
https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2020-05/elenco_laboratori_diagnostici_privati_7_maggio_2020_bis.pdf
A tali laboratori è possibile rivolgersi privatamente anche per l’effettuazione, ove contemplata dai servizi delle singole strutture, di eventuali test sierologici, per i quali, in tal caso, gli oneri sono interamente a carico del cittadino.
In particolare, si ricorda che l’utilizzo del test sierologico per le immunoglobuline specifiche per il SARS-CoV-2 è consentito ai privati cittadini per i soli esami che il Ministero della Salute considera attendibili nel loro esito epidemiologico.
Tali test sierologici, secondo lo stesso Ministero, “non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei”, né forniscono alcun “patentino di immunità”, in quanto “un test anticorpale positivo indica se la persona è stata infettata da SARS-CoV-2 (se IgM positivi: infezione recente; se IgM negativi e IgG positivi: infezione passata), ma non indica necessariamente se gli anticorpi sono neutralizzanti, se una persona è protetta e per quanto tempo, e se la persona è guarita. Un test anticorpale negativo può avere vari significati: una persona non è stata infettata da SARA-CoV-2, oppure è stata infettata molto recentemente (meno di 8-10 giorni prima) e non ha ancora sviluppato la risposta anticorpale al virus, oppure è stata infettata ma il titolo di anticorpi che ha sviluppato è, al momento dell’esecuzione del test, al di sotto del livello di rilevazione del test”.
Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 17 di lunedì 11 maggio
8.731 PAZIENTI GUARITI E 3.307 IN VIA DI GUARIGIONE
Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 8.731 (+216 rispetto a ieri): 635 (+2) in provincia di Alessandria, 364 (+7) in provincia di Asti, 454 (+2) in provincia di Biella, 949 (+11) in provincia di Cuneo, 773 (+6) in provincia di Novara, 4.625 (+167) in provincia di Torino, 390 (+15) in provincia di Vercelli, 461 (+6) nel Verbano-Cusio-Ossola, 80 (+0) provenienti da altre regioni.
Altri 3.307 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.
I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.400
Sono 33 i decessi di persone positive al test del Coronavirus Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 7 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).
Il totale è ora di 3.400 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 598 Alessandria, 204 Asti, 167 Biella, 295 Cuneo, 294 Novara, 1.519 Torino, 170 Vercelli, 120 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.
LA SITUAZIONE DEI CONTAGI
Sono 28.776 (+111 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.732 in provincia di Alessandria, 1.685 in provincia di Asti, 1.015 in provincia di Biella, 2.646 in provincia di Cuneo, 2.481 in provincia di Novara, 14.560 in provincia di Torino, 1.200 in provincia di Vercelli, 1.093 nel Verbano-Cusio-Ossola, 252 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 112 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.
I ricoverati in terapia intensiva sono 135 (-2 rispetto a ieri).
I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.021 (-3 rispetto a ieri).
Le persone in isolamento domiciliare sono 11.182
I tamponi diagnostici finora processati sono 213.783, di cui 118.378 risultati negativi.
Nella seduta di oggi del Consiglio Comunale di Torino, in Sala Rossa è intervenuto l’assessore Alberto Unia che ha fatto comunicazioni sullo “stato dell’arte della distribuzione delle mascherine ai torinesi che l’Amministrazione ha scelto di far distribuire dagli amministratori di condominio”, così come richiesto dal capogruppo PD Stefano Lo Russo.
Nel suo intervento, l’assessore Unia ha ringraziato il consigliere per avergli dato la possibilità di fare ulteriore chiarezza sulle modalità di distribuzione delle mascherine.
La consegna – ha spiegato – è articolata in due fasi: la prima sta avvenendo con l’intermediazione degli amministrazioni di condominio, la seconda avverrà tramite dipendenti della Città e volontari.
Dal 4 maggio – ha detto – la Città ha iniziato le operazioni per distribuire le prime 176mila mascherine acquistate dalla Regione Piemonte tramite gli amministratori di condominio, che attraverso il portale web Torino Facile hanno potuto prenotare il ritiro presso le sedi delle Circoscrizioni, dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 16.30.
Non ci sono costi per la città – ha chiarito Unia – dato che gli amministratori operano a titolo volontario.
Ha quindi spiegato che altre mascherine sono arrivate oggi dalla Regione: per queste da domani inizierà la distribuzione agli amministratori di condominio, ai quali – ha precisato – non è imputabile alcun ritardo.
In totale – ha concluso – alla Città sono arrivate sinora 472mila mascherine.
IL DIBATTITO A PALAZZO CIVICO
Stefano Lo Russo (PD): Certamente gli amministratori di condominio non sono colpevoli dei ritardi: è la logistica del Comune di Torino che è stata inefficace. C’è stata un’enorme sottovalutazione. La modalità di distribuzione non ha funzionato, tant’è che oggi la stragrande maggioranza dei torinesi non ha la mascherina. Sarebbe stato meglio incaricare le farmacie, utilizzando la tessera sanitaria. In che data ce l’avranno finalmente tutti?
Francesco Tresso (Lista civica per Torino): Non tutto ha funzionato bene, come aveva promesso l’assessore Unia una settimana fa. L’operazione è stata condotta male, sin dall’inizio, dalla Regione Piemonte, in modo demagogico. Non ci sono monitoraggio, né profilatura dei bisogni e serviva una comunicazione più efficace. Credo ci sarebbero potuti usare metodi migliori, ad esempio utilizzando le tessere sanitarie. Mi auguro si possa sopperire al più presto alle attuali lacune amministrative.
Raffaele Petrarulo (Lista civica Sicurezza e Legalità): La Città è partita in ritardo con la distribuzione: occorreva una concertazione tra la Regione Piemonte e il Comune. E chi e come controlla che tutti abbiano ottenuto le mascherine?
Deborah Montalbano (DemA): Molti amministratori di condominio hanno tentato di prenotare il ritiro delle mascherine attraverso la procedura on line, ma hanno trovato le prenotazioni bloccate. Perché?
Silvio Magliano (Moderati): Non entro nel merito della gestione da parte della Regione Piemonte, che sul tema ha fatto uno spot elettorale, riversando poi le problematiche sulle Amministrazioni locali. E ancora oggi ci sono problemi sulle mascherine, a cominciare dalla questione dell’Iva. Si potevano usare farmacie, poste, associazioni di volontariato e parrocchie per la distribuzione, ma ora vorrei comunque capire come forniremo mascherine ai cittadini più in difficoltà, soprattutto persone anziane e con disabilità.
Federico Mensio (M5S): Bisognerebbe rivolgersi alla Regione Piemonte per conoscere numeri, modalità di produzione e tempistiche di consegna delle mascherine. La Città ha distribuito tutte le mascherine che ha ricevuto e non vedo come avrebbe potuto operare meglio. L’onere non sarebbe stato sostenibile per le farmacie e il primo lotto di mascherine ricevuto non sarebbe comunque bastato a rifornirle tutte. Ringrazio l’Anaci e le altre associazioni per l’ottimo lavoro svolto.
Aldo Curatella (Misto di Minoranza): Non entro nel merito di chi sia la colpa sui ritardi, ma la Città quando ha iniziato a programmare la distribuzione, almeno alla popolazione più fragile? La necessità di farlo si conosceva già molto prima del 4 maggio, almeno un mese e mezzo prima! La Città ha aspettato la Regione Piemonte?
Al termine del dibattito, è intervenuto per una breve replica l’assessore Unia, che ha ribadito che non ci sono stati ritardi da parte della Città nelle distribuzione delle mascherine. Sono state consegnate tutte le 176mila mascherine ricevute fino a venerdì scorso: “Il meccanismo ha funzionato benissimo e la situazione è sotto controllo” – ha affermato. Termineremo la distribuzione – ha concluso – quando avremo tutte le mascherine dalla Regione.
(dall’ufficio stampa di Palazzo Civico)
E’ stata discussa oggi in Sala Rossa l’interpellanza sulla sicurezza e sanificazione nel trasporto in sharing, bici, auto, scooter, monopattini; presentata dalla consigliera comunale Federica Scanderebech.
“Ho dovuto presentare un’interpellanza, dopo non aver ricevuto alcuna risposta in sede di commissione, sulla sicurezza dei cittadini che utilizzano mezzi in sharing: dalle bici alle auto, senza dimenticare scooter e monopattini. Credo che in questo momento la sicurezza sanitaria debba essere una priorità in tutti i servizi che vengono erogati direttamente dalla Città o delegati a enti esterni. Una considerazione che vale per i servizi di trasporto pubblico quanto quelli in sharing, che per definizione, essendo in condivisione tra più utenti, potenzialmente possono diventare veicoli di diffusione del contagio. Mezzi peraltro che hanno continuato a essere usufruiti anche da personale sanitario durante il lockdown, in particolare 500 monopattini attivi (6 società su 8 hanno arrestato il servizio), 1.700 bici adoperabili e tutte le società di auto hanno mantenuto il servizio, con mia immensa preoccupazione sull’uso corretto in prevenzione dei contagi”, commenta Scanderebech.
“Per questo – continua la consigliera – reputo necessario e indispensabile prevedere la dotazione almeno sulle auto e sugli scooter in sharing di dispositivi di protezione individuale monouso, guanti e mascherine, oltre al sottocasco monouso per lo scooter. Che congiuntamente ad una sanificazione che non sia solo quotidiana, ma effettuata ad ogni cambio di utente potrebbe prevenire i contagi. E prevedere altrove l’obbligo dell’utilizzo di mascherine e guanti per l’uso dei mezzi in sharing”
“Ho consigliato inoltre – aggiunge Scanderebech – che sia data adeguata comunicazione, allegata ai veicoli in condivisione e sulle app, per l’utilizzo di buone pratiche al fine di evitare la diffusione del virus COVID-19, oltre per una opportuna comunicazione del momento in cui sia avvenuta l’ultima sanificazione. Addirittura a Shanghai alcune app di delivery indicano la temperatura corporea del riders, qua si chiede venga divulgato e comunicato nelle app la data e l’orario della sanificazione. Parrebbe che il Comune di Roma della stessa parte politica stia gestendo il tutto molto meglio, mi domando perché non si possano confrontare per attuare reali buone pratiche”
Conclude Scanderebech: “L’Assessore ha fornito una risposta vaga e frammentata, tanto da trasmettere l’idea che la Giunta non abbia un quadro preciso dei protocolli sulle procedure di sanificazione adottate a Torino. Mi pare che si stia navigando a vista. Non mi darò pace finché il tema non avrà le giuste e dovute risposte, anche presentando una mozione”.
I cammini d’Italia in diretta sui social
Martedì e venerdì alle ore 18.00 appuntamento con interviste live
Non so se andrà tutto bene, né se l’emergenza ci restituirà in qualche modo migliori alla vita civile, ma d’una cosa son certo: la differenza fra un popolo e un ammasso di gente sta nella capacità di declinare il pensiero al plurale, silenziando l’“io” per dar voce al “noi”.
Enrico Brizzi per Montagne 360
All’interno dell’emergenza sanitaria tutte le attività outdoor hanno subito una battuta d’arresto, ma Duma c’anduma ha trovato il modo per proseguire: parte dal Piemonte il nuovo progetto digitale ‘a tappe’ – attraverso tutta la penisola italiana da nord a sud, dal Trentino alla Sicilia – per dar voce, spazio e visibilità ai Cammini d’Italia.
Gli appuntamenti, con cadenza infrasettimanale ogni martedì e venerdì alle ore 18:00, sono strutturati in una serie di interviste live sui social media (YouTube e Facebook) di Duma c’anduma. L’entusiamo col quale è stato accolto il progetto ha dato l’opportunità di creare un fitto calendario con appuntamenti che arrivano già fino a luglio. Protagonisti delle dirette streaming sono gli ideatori, i realizzatori e i promotori dei numerosi cammini delle regioni italiane. Un’iniziativa condivisa che ha l’obiettivo di promuovere le proposte di turismo lento a piedi (o in bicicletta) per sostenere la cultura dello slow travel in Italia e favorire i territori e le strutture attraversate da questi itinerari. Ad oggi sono già state realizzate già due dirette con i promotori del Cammino dei Ribelli tra Piemonte, Liguria, Emilia e Lombardia e del Cammino di San Francesco di Paola in Calabria. Le interviste hanno riscosso grande interesse raggiungendo un pubblico molto attivo che ha partecipato con numerosi
commenti e domande live. Le dirette con i cammini d’Italia è un progetto di Duma c’anduma. Nata ne l 2015, per idea di Gabriele Ferreri, Duma C’anduma organizza escursioni e trekking in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e accompagna camminatori in viaggi a piedi in tutta Italia e nel mondo. Duma c’anduma propone, tutto l’anno, con le sue guide escursionistiche ambientali, esperienze di cammino in luoghi di alto interesse naturalistico, storico e culturale, ponendo grande attenzione alla filosofia del “camminare in gruppo”, rispettando le esigenze e le difficoltà del singolo.
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CALENDARIO DELLE DIRETTE
Martedì e venerdì ore 18.00 appuntamento con interviste live
Su YouTube https://www.youtube.com/dumacanduma
Su Facebook https://www.facebook.com/dumacanduma/
21 APR 2020
Il Cammino dei Ribelli tra Piemonte, Liguria, Emilia e Lombardia
28 APR 2020
Il Cammino di San Francesco di Paola in Calabria
5 MAGG 2020
La Magna Via Francigena in Sicilia
8 MAGG 2020
Il Cammino di Carlo Magno dal Lago d’Iseo a Ponte di Legno
12 MAGG 2020
Il Cammino Materano tra Puglia, Basilicata, Campania e Molise
15 MAGG 2020
IL Cammino della Linea Gotica da Cinquale a Pesaro
19 MAGG 2020
Il Cammino di San Nilo in Cilento
22 MAGG 2020
La Via Ghibellina da Firenze a La Verna
26 MAGG 2020
Il Cammino di San Vili in Trentino
29 MAGG 2020
La Via dei Frati da Caltanissetta a Cefalù
2 GIU 2020
La Via Francisca del Lucomagno da Costanza a Pavia
5 GIU 2020
Il Sentiero dell’Inglese in Calabria
9 GIU 2020
Il Cammino del Salento in Puglia
12 GIU 2020
La Via Valeriana da Pilzone d’Iseo a Edolo
16 GIU 2020
Il Cammino di San Cristoforo in Friuli Venezia Giulia
19 GIU 2020
Il Cammino di Santa Giulia da Livorno a Brescia
23 GIU 2020
La Via Spluga tra Svizzera e Italia
26 GIU 2020
Il Cammino Minerario di Santa Barbara in Sardegna
30 GIU 2020
Il Cammino di San Tommaso da Roma a Ortona
3 LUG 2020
La Via della Lana e della Seta da Bologna a Prato
7 LUG 2020
La Via Appia da Roma a Brindisi
10 LUG 2020
Il Cammino di San Bartolomeo da Fiumalbo a Pistoia
14 LUG 2020
Il Cammino delle Terre Mutate da Fabriano a L’Aquila
“Un atto di indirizzo per sostenere le vittime di violenza”
“La convivenza forzata, le restrizioni alla circolazione, l’instabilità socioeconomica legati all’emergenza causata dalla pandemia rischiano di aggravare ulteriormente gli episodi di violenza domestica contro donne e minori.
Inoltre, la riduzione dei contatti esterni e la prolungata condivisione degli spazi domestici con il partner rendono, spesso, ancora più complicata l’emersione di situazioni di violenza: infatti, nelle ultime settimane si è registrata una diminuzione degli accessi delle donne ai centri antiviolenza e agli sportelli, ma anche delle denunce stesse per maltrattamenti, fatto, purtroppo, che non indica una regressione del fenomeno, ma è anzi il segnale di una situazione nella quale le donne rischiano di trovarsi più esposte alla violenza e ai maltrattamenti” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.
“Ho presentato un ordine del giorno – spiega Ravetti – che per l’importanza del tema auspico venga condiviso da tutti i colleghi del Consiglio regionale, che impegna la Giunta regionale a intervenire con una serie di ulteriori misure a sostegno delle donne vittime di violenza. E’ importante che l’accesso alle case rifugio o ad altre strutture sia rapido e sicuro e, a questo proposito, devono essere eseguiti alle vittime e ai loro figli tamponi in regime di massima urgenza per evitare rischi di contagio. E’, inoltre, fondamentale potenziare la promozione dell’accesso ai numeri antiviolenza e antitratta anche attraverso comunicazioni istituzionali sugli organi di informazione, ma anche attraverso l’esposizione di cartelli informativi sui mezzi di trasporto pubblico, nei supermercati, nei negozi, nelle farmacie e in tutti i luoghi pubblici”.
“Le case rifugio – prosegue il Presidente Ravetti – dovranno essere dotate di tutti i dispositivi necessari per proteggere le persone ospitate: mascherine, guanti monouso, disinfettanti. Propongo, inoltre, che, in questo periodo di emergenza, vengano annullati i costi delle utenze telefoniche e dei servizi internet all’interno di queste strutture e si provveda a dotare i minori ospitati degli strumenti tecnologici per continuare a seguire le attività formative, garantendo loro il diritto allo studio. Infine, in questo momento, penso debba essere valutata la possibilità di prevedere un fondo regionale apposito per erogare alle donne vittime di violenza e prive di autonomia economica un contributo aggiuntivo”.
“Il Covid-19 – conclude Ravetti – non ha frenato la violenza di genere. Dobbiamo fare in modo che le donne possano, anche in questo periodo di emergenza, trovare supporto, sicurezza e la via di uscita dall’incubo che stanno vivendo con i propri figli e che siano consapevoli che potranno ricevere l’aiuto necessario per uscire da una prigione fatta di solitudine e disperazione”.
Riceviamo dal sindacato Nursind e pubblichiamo / “Abbiamo redatto e inviato un documento. in allegato, su invito della Commissione istituita con DGR 1-1252, guidata dall’ex ministro della sanità Ferruccio Fazio, istituita per formulare proposte finalizzate al miglioramento dell’ assistenza territoriale piemontese post covid19”
Ovviamente la ricostruzione di un sistema che ha impiegato quasi venticinque anni per essere smantellato non può essere affidata a poche pagine.
Un analisi non può non partire da tutti quei servizi azzerati perché ritenuti inutili in favore di centralizzazioni dissennate: Parliamo dei consultori pediatrici, di ostetricia e ginecologia, dei poliambulatori specialistici, dei centri di salute mentale, degli sportelli di supporto e di ascolto; vere e proprie strutture di eccellenza e prevenzione e punti di riferimento di interi quartieri in passato come anche la chiusura o il depotenziamento degli ospedali periferici che ha fortemente influito su questo tracollo.
I dati in nostro possesso per esaminare la qualità delle prestazioni rese dal servizio delle cure primarie negli anni precedenti, provengono dal Sistema di Emergenza Sanitaria Territoriale che rappresentano il termometro sociale del disagio sul territorio. È facilmente verificabile attraverso il riascolto telefonico a campione delle richieste, che in epoca pre-emergenziale, poco meno di tre chiamate su quattro pervenute alla Centrale Operativa 118 di Torino, non erano di pertinenza del sistema di soccorso;
Il dispositivo di risposta territoriale non è solo carente di medici, ma anche di quei professionisti che potrebbero garantire efficienza all’intera macchina. Il dispositivo di risposta territoriale non può basarsi sull’esclusiva figura del medico di medicina generale; un massimalista richiederebbe tre vite per seguire tutti i suoi assistiti. È necessario un cambiamento di paradigma, incardinato non più sulle mere prestazioni cliniche, ma sugli obiettivi di salute perseguiti da equipe multidisciplinari, coordinate da una Centrale Operativa.
Lo sconvolgimento sanitario e sociale causato dall’emergenza COVID ha evidenziato da più parti la necessità di un radicale cambio di rotta nell’organizzazione delle cure e dell’assistenza primaria. Appaiono evidenti le peculiarità e le caratteristiche di un tessuto umano che richiede un’organizzazione multidisciplinare e soprattutto coordinata.
Nel 2016 il Ministero della Salute ha emanato le linee di indirizzo sui criteri e le modalità di attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale 116117, destinandolo al servizio di Guardia Medica non urgente. Questa misura è rimasta solo sulla carta, eppure avrebbe connesso la medicina generale sul territorio, Il numero 116117 farebbe capo ad una vera e propria centrale operativa, che per essere definita tale, dovrebbe disporre di risorse impiegabili, ma questo può avvenire solo attraverso una vera integrazione tra i servizi, interconnettendo tutte le competenze richieste.
Aggregazioni Funzionali Territoriali, coordinate dal 116117 opportunamente presidiato da professionisti, sarebbero state il primo argine contro l’epidemia, coordinando i percorsi e la continuità assistenziale.
La contrapposizione tra le cure primarie e quelle ospedaliere ha completamente fallito;
La figura dell’infermiere di famiglia e di comunità inoltre, raccomandata dall’OMS, stenta ad affermarsi nonostante una Delibera regionale che ne istituzionalizza l’esistenza.
Senza infermieri non sarà possibile riformare nulla
Francesco Coppolella
segretario regionale del NurSind