ilTorinese

Castello di Miradolo, incontro con Giorgio Caponetti

“Bellezza tra le righe. Da Emanuele a Gualino”

Domenica 27 ottobre, ore 16

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Il progetto ha un bellissimo titolo: “Bellezza tra le righe”. E nasce dall’idea di rendere alcune dimore storiche del pinerolese e i loro giardini, strumento di promozione della lettura. Frutto di una già esistente relazione interculturale e, in particolar modo, di un’affinità di intenti e obiettivi fra la Fondazione Casa Lajolo di Piossasco e la Fondazione Cosso di San Secondo di Pinerolo, cui si è unito anche il Palazzo dei Conti Filippa di Castagnole Piemonte, la rassegna prevede un calendario di incontri con diversi autori e vuole essere “ un percorso di confronto, destinato anche alle giovani generazioni, per trovare nella parola scritta o ascoltata– sottolinea Maria Luisa Cosso, presidente dell’omonima Fondazione- una spinta creativa a influire positivamente sul mondo che ci circonda; un’opportunità per conoscere da vicino il patrimonio culturale storico-artistico costituito dalle dimore storiche e dai loro giardini e per valorizzare i circuiti turistici a esse collegati.

Il primo appuntamento è programmato per domenica 27 ottobre, alle ore 16, al Castello di Miradolo, sede della Fondazione Cosso (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo) e prevede un incontro con Giorgio Caponetti, già brillante pubblicitario e scrittore torinese, folgorato “sulla via di Damasco” da una bruciante, sana passione per i cavalli che lo porta a trasferirsi prima in Monferrato e poi in Maremma per diventare allevatore e addestratore, nonché istruttore d’equitazione, regista e conduttore di spettacoli e documentari equestri. Da anni risiede in una verdissima tenuta a Tuscania, con tanto di necropoli etrusca annessa, e insegna “Gestione delle risorse faunistiche e zootecniche” a La Sapienza di Roma e all’Università della Tuscia. Fra i suoi libri più celebri: “Quando l’automobile uccise la cavalleria” (Ed. Marcos Y Marcos 2011), giunto ormai alla decima ristampa e “Il grande Gualino” (Ed. UTET 2018). Maria Luisa Cosso dialogherà con lui sul tema dell’imprenditoria del Novecento, da Emanuele Cacherano di Bricherasio (nobile, imprenditore, fra i fondatori nel 1898 dell’Automobile Club di Torino che poi diventerà Automobile Club d’Italia e nel luglio del ’99 con altri aristocratici e notabili, fra cui Giovanni Agnelli, della F.I.A.T.) a Riccardo Gualino (spregiudicato finanziere, imprenditore, collezionista e grandioso mecenate), per arrivare fino ai giorni nostri.

Il pomeriggio proseguirà con “Invito al Castello. Una storia femminile”. L’idea è quella di guidare i visitatori alla scoperta dell’impronta “femminile” che caratterizza la storia del Castello di Miradolo. “Sarà un racconto – precisa ancora Maria Luisa Cosso che si inscrive nel percorso di costruzione della memoria delle imprese piemontesi e italiane dell’epoca moderna, ripercorrendo le vite di donne che hanno interpretato un ruolo importante nella storia dell’imprenditoria del ‘900. Tra libri dei conti, lettere e documenti che fanno parte dell’Archivio storico si ripercorrerà il viaggio di chi ha animato questo luogo, dalla famiglia Massel – Cacherano di Bricherasio alla famiglia Cosso”.

La giornata si concluderà nel Parco del Castello con il gioco (aperto a tutti, grandi e piccini) di “Srega tocca colore”, ispirato al libro del grande Bruno Munari “Cappuccetto Rosso, Verde, Giallo, Blu e Bianco”, pubblicato nella storica Collana Einaudi “Tantibambini” e dov’ è un colore a diventare protagonista nei disegni, nel testo e nei personaggi.

Alle 17 è prevista una dolce pausa con le squisitezze dell’Antica Pasticceria Castino di Pinerolo.

Obbligatoria la prenotazione: tel. 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

 

g.m.

 

Nelle foto
– Giorgio Caponetti
– Maria Luisa Cosso
– Il castello di Miradolo

 

 

Referendum: la Cassazione chiede integrazioni

Per una questione formale, la Corte di Cassazione ha chiesto agli 8 Consigli regionali, Piemonte compreso, che il 30 settembre avevano presentato istanza di referendum abrogativo riguardante la legge elettorale, un’integrazione al quesito referendario e per farlo ha concesso tempo sino all’8 novembre. La Cassazione invita anche i promotori a cambiare la denominazione del quesito per la sua identificazione.
Nello specifico, l’integrazione richiesta consiste nella formulazione integrale dei testi delle disposizioni di cui si chiede l’abrogazione; inoltre la denominazione del quesito dovrà essere “Abolizione del metodo proporzionale nell’attribuzione dei seggi in collegi plurinominali, nel sistema elettorale della Camera dei Deputati e nel Senato della Repubblica”.
I Consigli regionali, come detto, avranno tempo sino all’8 novembre per deliberare le integrazioni di carattere formale.

Locatelli (Prc-SE): “le ricette di Conte per la crisi? Tanto fumo e niente arrosto”

“Prc in piazza con i lavoratori”

“Tanto fumo, niente arrosto. Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,  in visita a Torino, sulla fuoriuscita dalla crisi produttiva e occupazionale che attanaglia l’area metropolitana e il Piemonte lasciano il tempo che trovano. Con poche novità di facciata non c’è nulla che dica di un cambio di rotta rispetto alla logica dello sviluppo sin qui intervenuta, una logica che ha esaurito la sua spinta propulsiva: incentivi alle imprese, flessibilità del lavoro, privatizzazioni e tagli alle spese sociali. Peggio ancora si continua a spacciare la realizzazione di un’opera scriteriata come il Tav in Valsusa come un possibile volano di sviluppo. Tutto ciò quando ci sarebbe bisogno di operare per una svolta di 180 gradi. Per uscire da una condizione di depressione della produzione e dei redditi, da una situazione di disoccupazione e precarietà di massa ci vuole ben altro che ipotizzare finanziamenti ai settori dell’automotive e dell’aerospazio  da parte del governo. Occorrerebbe puntare su una riconversione dell’economia, sulla produzione di nuovi beni e servizi socialmente utili, sulla salvaguardia delle risorse naturali, sulla produzione di energie rinnovabili, sulla mobilità sostenibile, sulla riconversione dell’industria bellica, sull’agricoltura di qualità, ecc. Occorrerebbe pensare ancora a un rilancio dell’intervento pubblico in economia, all’intervento diretto nelle situazioni di crisi, a una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario avendo come obiettivo la piena occupazione. Come Rifondazione Comunista oggi eravamo in piazza con le lavoratrici e i lavoratori in lotta per il posto di lavoro”.

 

Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino:

Irap e bollo auto, il Consiglio regionale chiede esenzioni

Niente Irap regionale per cinque anni alle imprese che apriranno o trasferiranno una nuova attività in Piemonte e niente bollo auto per un triennio a favore di chi compra una nuova auto. È quanto si chiede alla Giunta con due ordini del giorno presentati dalla maggioranza e dal gruppo dei Moderati, primo firmatario di entrambi il capogruppo di Fi Paolo Ruzzola, approvati  dall’Assemblea regionale.

Esenzione Irap regionale

Il primo documento – licenziato all’unanimità dei votanti – mira “a prevedere l’adozione da parte della Giunta di una misura che valuti l’esenzione del pagamento della quota regionale dell’Irap, per i primi cinque anni di vita per le imprese che apriranno in Piemonte una nuova attività o che vi trasferiranno l’attività da altre regioni o stati esteri”. Impegna inoltre l’esecutivo “a intervenire nei confronti del Governo perché valuti analoga soluzione per la quota Irap di spettanza dello Stato”.

Nel corso del dibattito i consiglieri Paolo Bongioanni Maurizio Marrone (Fdi) hanno sottolineato l’importanza di sostenere il mondo produttivo delle imprese “aprendo una finestra in direzione di una maggiore equità fiscale” e di predisporre opportunità “soprattutto in un momento in cui si lamenta la fuga di cervelli e imprese verso l’estero, di far nascere nuove imprese locali e nuovi posti di lavoro soprattutto nelle zone più periferiche”.

I consiglieri Diego Sarno e Raffaele Gallo hanno annunciato il voto favorevole del Pd al documento proponendo eventuali incentivi anche per le aziende che s’impegnino a impiegare lavoratori locali d’area vasta.

Silvio Magliano (Moderati) ha auspicato che la Regione preveda a stanziare le risorse necessarie all’attuazione del provvedimento già in fase di assestamento di bilancio, mentre Sean Sacco (M5s) ha evidenziato che un intervento sull’Irap regionale “è poca cosa ma può indubbiamente rappresentare un buon segnale soprattutto per le piccole imprese”.

Il capogruppo di Luv Marco Grimaldi ha proposto di sostituire un’esenzione totale e generalizzata dell’Irap con una sua rimodulazione in base a criteri diversi.

Per il consigliere Carlo Riva Vercellotti (Fi) il provvedimento potrà servire anche a convincere i giovani imprenditori a non scappare dall’Italia e ad investire nella nostra regione.

Esenzione tassa automobilistica

Il secondo documento – licenziato con 25 sì della maggioranza – mira a “rimodulare la tassa automobilistica, verificando la possibilità di prevedere l’esenzione del pagamento della tassa automobilistica per tre anni, nella misura massima di un mezzo per nucleo famigliare, per i cittadini piemontesi che provvedano all’acquisto di una nuova automobile Euro 6b massimo di cilindrata 2.0 in sostituzione di una categoria fino ad Euro 4”. Impegna inoltre la Giunta “ad avviare un percorso con il Governo, attraverso la Conferenza delle Regioni, teso alla predisposizione di voucher ambientali con cui garantire un riconoscimento economico alle regioni nel cui territorio si registrano importanti livelli diu sostituzione del parco veicolare e conseguenti miglioramenti della qualità dell’aria grazie alle riduzioni emissive”.

Nel corso del dibattito sono intervenuti – per il M5s – i consiglieri Giorgio BertolaSacco e Sarah Disabato che, esprimendo alcune perplessità, hanno sottolineato l’importanza di esenzioni per le auto elettriche e per il rinnovo del parco dei mezzi pubblici e denunciato il fatto che il documento non specifichi come la Regione recupererà i mancati introiti.

Anche Gallo (Pd), Magliano (Moderati) e Grimaldi (Sel) hanno evidenziato la necessità di comprendere quanto verrà a costare alla Regione l’attuazione di un simile provvedimento, dal momento che il bollo auto rappresenta la seconda entrata per le casse piemontesi.

Per Riva Vercellotti (Fi) e Andrea Preioni (Lega) la proposta ha il doppio merito di migliorare l’ambiente combattendo l’inquinamento prodotto dalle emissioni delle auto più vecchie e di contribuire a ridurre le tasse per i cittadini piemontesi.

Nel corso della seduta sono anche stati respinti due ordini del giorno presentati rispettivamente dai primi firmatari Domenico Rossi (Pd) e Francesca Frediani (M5s) per far fronte alla carenza di medici e aumentare le borse di specializzazione in Medicina.

Chiara e il film che vedono solo i pentastellati

Chiara Appendino  è proprio sfortunata. Ora pure il tetto della Cavallerizza che brucia.
Forse non tutti sanno o si ricordano che alla fine della passata giunta avvennero due cose.
La Cavallerizza fu comprata da Cassa depositi e prestiti per far cassa al Comune di Torino. L’Europa approva il progetto di riqualificazione dell’intera area finanziandolo. Una minima
parte destinato a galleria commerciale. Vince Chiaretta che con l’allora Vice Sindaco Montanari
che si oppone decisamente al tutto. Su una cosa non si oppone: l’ occupazione degli antagonisti
già più volte cacciati. Del resto era ancora nella fase No Tav, e tutto fa brodo. Così un sito
UNESCO ( patrimonio dell’ Umanità) è ricettacolo di queste persone. Uno dei loro capi che non
vuole farsi riprendere sostiene che l’incendio è colpa della polizia per rendere l’edificio inagibile e farli
traslocare. Incredibile. Sono fatti così. Oscillano tra il considerarsi vittime e minacciare chi si oppone al loro
volere.
Minacce che cominciarono nel 2002 con Roberto Tricarico allora assessore colpevole di averli
fatti sloggiare dalla Cascina Marchesa. S’intende che dire che la colpa è della polizia è una
sonora bufala. Anche Chiara Appendino deve essere scortata per le loro minacce che rappresentano  un cancro per
tutta la città. E per i pentastellati è l’ ennesima conferma che o si sta una parte o si sta dall’ altra.
Non ci sono e non ci possono essere mezzi termini. Per loro è un momentaccio. Soprattutto al loro
interno. Il cosiddetto caso Pasquaretta sta facendo nascere – almeno politicamente –  un nuovo caso Sacco, l’assessore
al commercio. Giratela come volete ma non c’ è pace per i pentastellati e
tra i pentastellati.  Eppure continuano nel rilasciare dichiarazioni quasi
trionfalistiche. L’anagrafe non funziona? Vi sbagliate, è solo un problema di sistema informatico.
Poi l’ assessore Rolando è costretto a chiedere scusa
Caos nella viabilita’. L assessore La Pietra: basta che andiate in bicicletta e tutto si risolve.
Geniale. Poi in consiglio comunale. Io ricattata? Non esiste proprio. E l assessore Sacco
alla domanda “dove vai” risponde: porto pesci. Insomma , diciamocela tutta, i pentastellati
raccontano di un film che solo loro vedono, mentre la realtà va da un’ altra parte.

***

Altra vittima di questa schizofrenia è il PD che non sa che pesci prendere. Precisamente i dem torinesi hanno pochi dubbi:
con Appendino e questi pentastellati mai e poi mai alleanze locali. Sono troppo incapaci. Chi
fa spola con Roma induce alla calma. Mai dire mai. E gongolanti sono i renziani, anzi ora si può
dire Italia Viva. La Fregolent  è tassativa: non confondiamo Roma con Torino. Sì, in questo caso
si può dire mai con i pentastellati. Viceversa a Roma sono costretti e facilitati dalla crisi del Papeete di
Salviniana memoria. Ma ora la patata bollente dei pentastellati è in mano alla sinistra. Ognuno
ha i suoi guai. Ma a spanne ne hanno di più i giallo – rossi che i verdi ed azzurri, compresa anche
la Meloni sospesa tra il grigio ed il nero. Volendo dire il vero anche Berlusconi, Meloni e Salvini
non si sopportano colpiti dalla sindrome del numero uno. Ma sull’altra parte dello schieramento
hanno  indubbiamente un grande vantaggio, la fedeltà assoluta dei propri collaboratori .
Vantaggio che (appunto) non hanno gli altri. Renzi da una parte, Calenda dall’ altra e Zingaretti
a guardia del bidone.
Ma come dice  Zingaretti “ero l’unico che non voleva Conte Premier ed ora sono l’ unico nel
difenderlo. Non gli viene il sospetto che Matteo Renzi e Giggino lo hanno voluto proprio per fare
il tiro al piccione? So’ ragazzi, si sa, e se non li facciamo giocare non sono contenti.
Purtroppo il premio in palio di questo gioco al massacro è il nostro futuro. Non siamo messi
molto bene, nemmeno come torinesi. Chiara Appendino si è semplicemente
arresa all’ evidenza della sua ignavia. Come con i senza tetto che riprendono vigore bivaccando
in centro città. Daspo a Milano ed aumento di senza tetto sotto la Mole. Proprio così, Chiaretta si è
arresa e stancamente risponde: per la Cavallerizza abbiamo sollecitato Cassa e Depositi
e prestiti per attivare la riqualificazione di un progetto (da lei a suo tempo contestato) . Poco
importa, solo gli stupidi non cambiano mai idea. Ma non è ciò che le  si contesta. Non ha fatto
nulla o ( poco) per sgomberare l’edificio. Purtroppo è in buona compagnia, vista la latitanza
della prefettura. Lontani i tempi di quando Roberto Tricarico doveva vivere sotto scorta per lo
sgombero della Cascina della Marchesa.  sono pessimista sul futuro, ma  sempre pronto nel cospargermi la testa di cenere se dovessi sbagliare.

 

Patrizio Tosetto

Borracce e pagnotte agli studenti di Collegno

SOSTENIBILITÀ, LA CITTÀ DI COLLEGNO E SODEXO INSIEME PER SENSIBILIZZARE LE NUOVE GENERAZIONI

 

Educare le nuove generazioni sulla sostenibilità ambientale e sulle sane abitudini alimentari. Questo lo scopo dell’iniziativa presa dal Comune di Collegno (TO) che, insieme a Sodexo, azienda leader nella ristorazione collettiva, ha offerto ai ragazzi delle scuole elementari due doni dal valore educativo e simbolico: una pagnotta e una borraccia d’acciaio.

 

Sensibilizzare i ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado sui buoni comportamenti e sulle sane abitudini legate alla convivialità e alla sostenibilità. È stato questo l’obiettivo dell’iniziativa realizzata dal comune di Collegno (TO) in partnership con Sodexo, azienda leader nei servizi che migliorano la qualità della vita. A tutti gli alunni è stata consegnata una pagnotta, non solo un semplice alimento che si ottiene cuocendo al fuoco un impasto di farina e acqua, condito con sale e fatto lievitare, bensì un vero e proprio simbolo della vita e della festa, della condivisione, del frutto del lavoro di molti e della solidarietà. Ma non è tutto, perché ai ragazzi è stata offerta anche una borraccia in acciaio a completamento del corredo scolastico, per promuovere l’utilizzo dell’acqua di rete in alternativa alle bevande commerciali e a quella in bottiglia, anche allo scopo di contenere i rifiuti di plastica, valorizzare la sostenibilità e il riuso, e disabituarli al consumo delle meno salubri bevande zuccherate con additivi. Le borracce sono infatti state immaginate come un elemento di uso quotidiano per i più piccoli, al pari dell’astuccio o di altri oggetti che caratterizzano la quotidianità degli alunni.

 

“Ringraziamo Sodexo per la collaborazione nella realizzazione di questa importante iniziativa dedicata ai ragazzi delle nostre scuole – spiega Francesco Casciano, sindaco di Collegno – Siamo fortemente convinti che si possa imparare sin da piccoli a rispettare il Pianeta adottando stili di vita sostenibili. Pensiero condiviso da Clara Bertolo, Assessore alle Politiche Educative di Collegno: “Collaboriamo da tempo con Sodexo in quanto si occupa della gestione global service dei pasti comunali. Quest’iniziativa dalla forte valenza educativa rispecchia la nostra visione comune di coltivare con le nuove generazioni i valori della corretta alimentazione e della sostenibilità. Vogliamo lanciare un chiaro messaggio: con questi piccoli gesti simboli si può cambiare il mondo senza condizionare il clima”.

 

 

Dall’assedio del 1706 alla luna. Se ne parla al museo Pietro Micca

Due interessanti  proposte al museo in via Guicciardini 7/A:

  • Giovedì 24 ottobre ore 18 “Da Pietro Micca alla luna”, dalle gallerie sotterranee difensive di Torino alle gallerie di sopravvivenza sulla luna, un’avveniristica ma realistica prospettiva sempre più concreta  illustrata da Gabriele Beccaria (Responsabile inserti Tuttoscienze e Tuttosalute de La Stampa.) e Antonio Lo Campo (giornalista scientifico de La Stampa), a 50 anni dal primo allunaggio. Dal caratteristico sottosuolo del museo Pietro Micca ne parleranno con gli autori: Franco Cravarezza, Gabriele Beccaria e Antonio Lo Campo;
  • Martedì 29 ottobre ore 17,30 “ Dopo l’assedio del 1706 tra storia e ucronia. Percorsi reali e percorsi possibili dall’Italia sabauda all’Europa”, conversazione con lo storico Gustavo Mola di Nomaglio a conclusione del ciclo di approfondimenti che il museo ha organizzato da marzo a fine ottobre attraverso 4 mostre tematiche sugli aspetti più significativi dell’assedio di Torino del 1706.

Nell’occasione il Direttore del Museo ringrazierà i protagonisti e evidenzierà le linee programmatiche del prossimo aggiornamento espositivo del museo, attraverso donazioni, prestiti e recuperi.

Una Tosca sfarzosa ed opulenta in scena al teatro Regio

Per la regia di Mario Pontiggia, con interpreti Anna Pirozzi e Marcelo Alvarez

 

La sfarzosita’ rappresenta la nota dominante nell’allestimento della Tosca di Puccini, andata in scena al teatro Regio di Torino il 15 ottobre scorso nella prima ed in programma fino al 29 ottobre prossimo. Nelle prime quattro recite il maestro Daniel Oren è stato sostituito dal direttore morbegnese, il giovane Lorenzo Passerini, sul quale sospendiamo il giudizio, in attesa di circostanze a lui più favorevoli. Qualsiasi defaillance nell’ opera è ampiamente compensata dalla bravura dei protagonisti interpretati da Marcelo Alvarez ed Anna Pirozzi

La regia è firmata da Mario Pontiggia, le scene ed i costumi da Francesco Zito, interpreti Pirozzi e Alvarez nei panni, rispettivamente, dei protagonisti Flora Tosca e Mario Cavaradossi.

Opera tra le più amate del repertorio pucciniano, Tosca presenta il male non come fatalità nera dell’amore e come suo intrinseco destino, come accadeva nella Manon Lescaut, ma capace di incarnarsi come una vera e propria forma demoniaca. Il cattivo, Scarpia, si contrappone all’eroina, come il male al bene, laddove l’amore, per Puccini, simboleggia anche l’espressione di valori morali.

L’allestimento è risultato sontuoso, di impianto piuttosto tradizionale e molto opulento. Vi dominano i simboli della Roma papale, la cupola di Sant’Andrea della Valle nell’atto primo, gli arredi ridondanti di palazzo Farnese, sede del barone Scarpia, fino all’epilogo di Castel Sant’Angelo, dove si consuma il dramma della protagonista.

Tosca viene considerata il melodramma per antonomasia, rappresentata per la prima volta al Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900, ed ispirata alla trama del dramma omonimo di Victorien Sardou. Il libretto fu scritto da Luigi Illica e Giuseppe Giacosa e, nonostante l’esito assolutamente positivo della prima e di tutte le successive rappresentazioni, l’opera fu accusata da parte della critica di essere espressione di un verismo sfrenato, tale da cedere a tratti nel grand-guignol, genere teatrale che conduce alle estreme conseguenze la formula verista-naturalista della “tranche de vie”, come dimostrano alcune violente scene del secondo atto. Sconfina, infatti, nel truce la scena della fucilazione di Cavaradossi ed ancor di più quella di Scarpia per mano di Tosca, che ha il suo prolungamento nelle inutili implorazioni di soccorso della vittima e nel cerimoniale che vede la protagonista pulirsi le mani, sistemarsi i capelli, togliere il salvacondotto dalle dita dell’uccisore, accendere una candela e deporre sul suo petto un crocifisso. Durante questa scena l’Andante sostenuto dell’Orchestra, dai tratti lugubri ed ossessivi, rende pienamente eloquente il carattere qui silenzioso di Tosca, personaggio dominato, come Cavaradossi e Scarpia, dalla sensualità. Questa nota emerge in una delle arie più celebri, l’Andante lento ” Recondita armonia”, ed in quello lento ed appassionato   “E lucevan le stelle” di Cavaradossi, nel Largo sostenuto di “Tre sbirri… Una carrozza”, nell’Andante lento di Scarpia “Ella verrà. ..per amor del suo Mario”, ed in quello lento ed appassionato “Vissi d’arte” di Tosca. A questo proposito Puccini diede minuziose raccomandazioni di piano e pianissimo all’orchestra, indicazioni di cui costello’ la partitura. La scena finale rappresenta, invece, il tributo che Puccini paga al verismo, con un effetto teatrale, comunque, dosato e sicuramente di efficacia innegabile. Marcelo Alvarez è qui interprete nel ruolo di Mario Cavaradossi, uno di quelli a lui più congeniali. Ambrogio Maestri veste i panni di Scarpia. Il coro di voci bianche del teatro Regio e del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino è preparato dal maestro Claudio Fenoglio.

 

Mara Martellotta

La goliardia e la Dc

Ormai è un fatto quasi scientifico. Quando si evoca oggi la Dc, dopo anni e lustri di criminalizzazione politica, giornalistica, culturale, editoriale e televisiva, di norma c’è una lettura caricaturale, goliardica se non addirittura carnevalesca di quella storica esperienza politica. Tutti si sentono simpaticamente democristiani, quasi tutti apprezzano lo stile e la prassi dei vecchi democristiani, molti ne esaltano la qualità e addirittura le virtù di quella classe dirigente. Fatto questo tributo, però, se appena qualcuno ne accenna maldestramente ad una riproposizione nell’attuale contesto politico italiano, seppur in forma aggiornata e rivista, arrivano con una prontezza immediata i siluri contro una simile esperienza e un progetto politico neo o post democristiano.
Insomma, la Dc va benissimo, anzi addirittura e’ oggetto di celebrazioni e di ricercata convegnistica ai massimi livelli. Più si celebra e si commemora e meglio è. Come ha dimostrato l’ultima piroetta politica del nostro Presidente del Consiglio ad Avellino. Ad una condizione, pero’: che il tutto rimanga nell’alveo della caricatura, dello scherzo, della nostalgia comica e del divertimento nei salotti televisivi e dei commenti giornalistici. Cosi c’è la possibilità di invitare il Cirino Pomicino di turno accompagnato dall’indimenticabile inno del Biancofiore e fare allegramente quattro battute e due risate su quel partito che tutti carnevalescamente rimpiangono ma che quasi tutti politicamente respingono e ripudiano.
Ora, e’ abbastanza semplice arrivare ad una persin banale conclusione. E cioè, i cultori e i critici più spietati della esperienza della Democrazia Cristiana e della presenza politica organizzata dei cattolici democratici e popolari non sono affatto spartiti ne’, tantomeno, hanno cambiato opinione. Semplicemente hanno trasformato la loro critica politica spietata e senza appello in una sorta di simpatica e gioviale rilegittimazione caricaturale e nostalgica. Atteggiamenti, entrambi, che sono comunque accomunati da un filo rosso: e cioè, quell’esperienza politica, culturale, di governo non potrà essere portata ad esempio e come modello per guidare un grande paese come il nostro. E’ il vecchio vizio illuministico e giacobino della cultura dominante della politica italiana che storicamente individua nei cattolici una riserva importante per la società ma non abilitata a governare un paese come il nostro.
Giorgio Merlo
ca. Tutti si sentono simpaticamente democristiani, quasi tutti apprezzano lo stile e la prassi dei vecchi democristiani, molti ne esaltano la qualità e addirittura le virtù di quella classe dirigente. Fatto questo tributo, però, se appena qualcuno ne accenna maldestramente ad una riproposizione nell’attuale contesto politico italiano, seppur in forma aggiornata e rivista, arrivano con una prontezza immediata i siluri contro una simile esperienza e un progetto politico neo o post democristiano.
Insomma, la Dc va benissimo, anzi addirittura e’ oggetto di celebrazioni e di ricercata convegnistica ai massimi livelli. Più si celebra e si commemora e meglio è. Come ha dimostrato l’ultima piroetta politica del nostro Presidente del Consiglio ad Avellino. Ad una condizione, pero’: che il tutto rimanga nell’alveo della caricatura, dello scherzo, della nostalgia comica e del divertimento nei salotti televisivi e dei commenti giornalistici. Cosi c’è la possibilità di invitare il Cirino Pomicino di turno accompagnato dall’indimenticabile inno del Biancofiore e fare allegramente quattro battute e due risate su quel partito che tutti carnevalescamente rimpiangono ma che quasi tutti politicamente respingono e ripudiano.
Ora, e’ abbastanza semplice arrivare ad una persin banale conclusione. E cioè, i cultori e i critici più spietati della esperienza della Democrazia Cristiana e della presenza politica organizzata dei cattolici democratici e popolari non sono affatto spartiti ne’, tantomeno, hanno cambiato opinione. Semplicemente hanno trasformato la loro critica politica spietata e senza appello in una sorta di simpatica e gioviale rilegittimazione caricaturale e nostalgica. Atteggiamenti, entrambi, che sono comunque accomunati da un filo rosso: e cioè, quell’esperienza politica, culturale, di governo non potrà essere portata ad esempio e come modello per guidare un grande paese come il nostro. E’ il vecchio vizio illuministico e giacobino della cultura dominante della politica italiana che storicamente individua nei cattolici una riserva importante per la società ma non abilitata a governare un paese come il nostro.
Giorgio Merlo

“Battery hub” nel 2020 a Mirafiori

Si farà a Torino il centro di assemblaggio di batterie “Battery Hub”,  progetto che prenderà il via nello stabilimento di Mirafiori a inizio 2020. Ora è ufficiale. Consentira’   a Fca di aggiungere un importante  tassello nella strategia di e-Mobility  in base alla quale ha realizzato più accordi sul fronte dei servizi legati all’elettrificazione. L’annuncio è di  Pietro Gorlier, responsabile delle attività europee del gruppo, nel corso della visita del premier Giuseppe Conte.  Inizialmente  l’investimento  sarà di circa 50 milioni di euro. “Con la realizzazione del nuovo centro di assemblaggio di batterie a Mirafiori, Fca accelera la spinta verso l’elettrificazione”, dice  Gorlier. Sarà realizzato un  centro di assemblaggio batterie in un fabbricato dedicato.