ilTorinese

In Piemonte altre 98 vittime. Sono 1180 i pazienti guariti

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 19 di sabato 11 aprile

1.180 PAZIENTI GUARITI E 1.075 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che il numero complessivo di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, è di 1.180 (159 in più di ieri): 61 (+1) in provincia di Alessandria, 65 (+9) in provincia di Asti, 69 (+19) in provincia di Biella, 113 (+14) in provincia di Cuneo, 82 (+20) in provincia di Novara, 639 (+75) in provincia di Torino, 68 (+2) in provincia di Vercelli, 63 (+16) nel Verbano-Cusio-Ossola, 20 (+3) provenienti da altre regioni.

Altri 1.075 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 1.689

Sono 98 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi, di cui 30 al momento registrati nella giornata di oggi. Occorre ricordare che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi covid.

Il totale complessivo è ora di 1.689 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 329 ad Alessandria, 87 ad Asti, 111 a Biella, 116 a Cuneo, 170 a Novara, 689 a Torino, 89 a Vercelli, 77 nel Verbano-Cusio-Ossola, 21 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 16.109 le persone finora risultate positive al “Covid-19” in Piemonte: 2.210 in provincia di Alessandria, 764 in provincia di Asti, 656 in provincia di Biella, 1.370 in provincia di Cuneo, 1.542 in provincia di Novara, 7.642 in provincia di Torino, 791 in provincia di Vercelli, 859 nel Verbano-Cusio-Ossola, 199 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi.

I restanti 76 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 381

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 65.391 di cui 34.220 risultati negativi.

Cirio: “Combattiamo la guerra con un esercito di persone magnifiche, tra tante difficoltà”

“Stiamo combattendo la guerra con l’esercito che ho trovato, un esercito fatto di uomini e donne straordinarie, ma che aveva carenze organizzative gravi. Ecco perché abbiamo delle difficoltà”

Così il governatore Alberto Cirio, in videoconferenza stampa respinge  le critiche sulla gestione dell’emergenza in Piemonte.

“Guido questa regione da  giugno, e dopo sette mesi è scoppiata l’epidemia. Non possiamo accettare che ci venga detto che non facciamo tamponi da parte di chi ha governato la Regione Piemonte fino a ieri”.  Aggiunge il presidente  “Devo condurre una guerra, la più dura degli ultimi decenni, con l’esercito che ho ereditato, con macchinari e forze che ho ereditato – afferma Cirio -. Ho trovato punte di straordinaria eccellenza, ma anche criticità di strumentazioni che non c’erano e di una medicina territoriale abbandonata a se stessa negli anni”. I laboratori attrezzati per le analisi “a febbraio erano due: oggi sono 18 e in pochi giorni saranno venti” dice Cirio.

 

Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato della Regione Piemonte: 

CORONAVIRUS, L’UNITÀ DI CRISI: FATTO L’IMPOSSIBILE PER GESTIRE OGNI ASPETTO LEGATO ALLA PANDEMIA

 Il commissario Coccolo: “L’enorme lavoro sul piano sanitario e organizzativo ha prodotto una serie di risultati quanto mai significativi”

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha voluto incontrare i giornalisti nel corso di una conferenza stampa telematica per fare il punto sul suo operato e sugli argomenti di stretta attualità.

Erano presenti Vincenzo Coccolo, commissario straordinario per il Coronavirus in Piemonte, Flavio Boraso, coordinatore sanitario, Francesco De Rosa, infettivologo e membro del Comitato tecnico-scientifico, Mario Raviolo, responsabile dell’area della Maxiemergenza Sistema 118, Antonio Rinaudo, responsabile dell’ufficio di coordinamento legale dell’area giuridica, Roberto Testi, presidente del Comitato tecnico-scientifico,

Nella sua introduzione, Coccolo ha voluto precisare che “in Piemonte è stato fatto l’impossibile per gestire tutti gli aspetti legati alla pandemia, ma nell’emergenza purtroppo non si fa mai abbastanza. Non è possibile risolvere tutti i problemi, ma l’impegno dell’Unità di Crisi è costante, si lavora in senza risparmio di tempo ed energie, e l’enorme lavoro sul piano sanitario e organizzativo ha prodotto una serie di risultati quanto mai significativi”.

Riguardo all’ampliamento dell’Unità di Crisi. Coccolo ha ricordato che “è stata assunta perché era necessario avere una pluralità di visioni, ma dalla mia nomina a commissario straordinario abbiamo lavorato in perfetta sintonia e continuità con quanto fatto in precedenza”.

Le critiche. Roberto Testi ha messo in evidenza che “un’emergenza come questa nessuno se la poteva immaginare, si è dovuto adattare la strategia giorno dopo giorno. Sono arrivate critiche che hanno fatto male, perché non me le aspettavo da colleghi medici e ci siamo sentiti colpiti alle spalle da chi avrebbe dovuto essere con noi a combattere”.

I tamponi. “Quella sui tamponi fatti è una discussione da bar interessante, ma non avremmo potuto farli perché il 22 febbraio in Piemonte c’erano solo due laboratori attrezzati per questi esami. In Veneto, che ne ha fatti il doppio, c’erano 14 laboratori – ha dichiarato Testi – Per il Piemonte è stato sforzo enorme arrivare ai 5000 tamponi analizzati ieri. I laboratori ora sono 18 e tra pochi giorni diventeranno 20. Fare tamponi può servire per individuare i positivi e isolarli ma non ci dà garanzie sul futuro, perché oggi chi è negativo può diventare positivo domani. Diverso è il percorso sierologico per la valutazione degli anticorpi, che sarà avviato nei prossimi giorni”.

Gli ospedali. Testi ha affermato che “abbiamo programmato l’incremento delle prestazioni e la protezione degli ospedali meglio di altre Regioni. Con stratagemmi e inventiva si è riusciti a passare da 287 a 590 posti di terapia intensiva, un grande successo che ci permettere di curare tutti quelli che ne hanno bisogno”, mentre Francesco De Rosa ha sostenuto che “nella prima fase dovevano capire il livello di interazione di un virus che non conoscevamo ed abbiamo concordato sull’opportunità di regolare l’accesso agli ospedali in maniera tale da evitare un sovraccarico strutturale e si è potuto organizzare i reparti Covid e la terapia intensiva. Oggi nei reparti sono stati ottimizzati i livello di visita e di assistenza. Ora siamo coscienti che se entriamo in una nuova fase epidemiologica sappiamo come muoverci”.

Le case di riposo. “Sapevamo che sarebbero state un problema, ma deve essere ben chiaro che non dipendono dalle Asl – ha sostenuto Testi – Esistono diverse responsabilità nelle Rsa: del gestore, del direttore sanitario, dei medici di medicina generale che devono monitorare la salute dei pazienti. Comunque le Asl già da dopo il 15 marzo hanno dato disposizioni e suggerimenti per supportare la tutela della salute di ospiti e operatori. Ma qui il problema non è il tampone, ma il fatto che il paziente sintomatico deve essere isolato, in quanto non si può pensare di portare tutti i positivi in ospedale e sradicare persone già fragili dall’ambiente in cui vivono”.

Antonio Rinaudo ha affermato che “sulle Rsa è in corso un’indagine a tappeto per conoscere le condizioni delle singole strutture”, e Coccolo ha anticipato che “le verifiche hanno già interessato quasi il 90% delle strutture. E’ in corso la raccolta di tutti i dati e i risultati si dovrebbero già conoscere domani”.

“Non si è mai voluto ovviamente – ha poi evidenziato Rinaudo – infettare le case di riposo con pazienti positivi. Per le persone dimesse dall’ospedale che non hanno una dimora o non si possono portare a quella di origine si è pensato di ricorrere a strutture nuove e mai utilizzate, oppure a strutture funzionanti dove si possono creare percorsi separati per evitare contaminazioni”.

I dispositivi di protezione. E’ stata posta attenzione sul fatto che la mancanza dei dpi è mondiale e non piemontese. “Deriva da una gestione centrale dell’approvvigionamento che ha costretto a inventare strategie, come usare un camper per i tamponi in modo da non far cambiare gli infermieri tutte le volte che entrare in casa di un paziente”, ha detto Testi, che ha anche chiarito che “la mancanza di questi dispositivi è stata anche la causa della presenza meno importante dei medici di medicina generale nella gestione dei pazienti delle case di riposo”.

L’Unità di Crisi ha evitato alcune truffe alla sanità pubblica negli acquisti del materiale sanitario. Rinaudo ha sostenuto che “le critiche ricevute sono fondate sulla sabbia. O le accuse hanno riscontri oggettivi o si parla a vanvera. Noi veniamo invece attaccati sulle voci, sui pettegolezzi, sulla non conoscenza della materia. Gli acquisti per un ente pubblico sono regolati da norme precise che comportano tempi un po’ più lunghi rispetto a un privato e richiedono anche indagini lunghe e articolate per capire con chi si parla. Altrimenti i rischi sono concreti”. Ed ha citato il caso di “un italiano che si è proposto di fare l’intermediario in Cina per procurarci del materiale chiedendo un pagamento all’ordine significativo. Gli ho detto assolutamente no e ho attivato subito le indagini nei suoi confronti. Lo stesso intermediario, a un certo punto della trattativa, ha tirato fuori una società americana, peccato che gli accertamenti abbiano rivelato che aveva sede in un sottoscala dove c’era una palestra e l’amministratore delegato era una guardia del corpo”. L’esempio è servito per far capire “come siamo costretti a operare e con quali cautele. In altre Regioni la fretta e l’urgenza di acquistare materiale ha portato anche a subire delle truffe”.

Ad oggi l’Unità di Crisi ha distribuito quasi 5 milioni di mascherine chirurgiche, 500.000 Ffp2, 50.000 Ffp3, 90 ventilatori.

La conferenza stampa integrale è pubblicata sulla pagina Facebook della Regione Piemonte https://www.facebook.com/regione.piemonte.official/videos/247042580022109/

Cosa è successo nelle Rsa? Interrogazione di Fratoianni

“Presenteremo Interrogazione parlamentare al ministro della Salute su aspetti poco chiari nella gestione emergenza”

“Cosa è successo in Piemonte in queste settimane di emergenza sanitaria nella gestione delle residenze per gli anziani, con un prezzo in vite umane altissimo?”

Lo afferma Nicola Fratoianni portavoce nazionale di  Sinistra Italiana. “Perchè una delibera della giunta regionale – prosegue il parlamentare  di Leu – che invitava le Rsa piemontesi ad ospitare pazienti positivi al Covid19 e che era arrivata da settimane alle Asl e alle Rsa era negata dai vertici e neanche pubblicata dal sito web della Regione? Documento negato, e peraltro contenente un’idea pericolosissima per gli effetti  sulla diffusione del contagio fra soggetti a rischio, e che magicamente è riapparso solo dopo una strenua battaglia del nostro capogruppo in Regione Grimaldi?” “Vogliamo che sia fatta chiarezza. Subito dopo Pasqua presenteremo un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute – conclude Fratoianni –   affinchè siano attivate le necessarie ispezioni  su troppi aspetti poco chiari, su vicende denunciate dalle organizzazioni sindacali, dai medici e dalle famiglie delle vittime, e sia fatta chiarezza fino in fondo.

Cr7 in campo per la Croce rossa

Cristiano Ronaldo scrive su Instagram: “Facciamo tutti il possibile per aiutare. In questo momento molto difficile per il nostro mondo è importante unirci e sostenerci a vicenda”

Il post arriva da Madeira, sua terra dalla quale  lancia un messaggio  contro il coronavirus. Nella foto indossa due mascherine raffiguranti la bandiera portoghese e quella italiana. Attraverso  gli hashtag #beyondthemask #nevergiveup CR7 partecipa a una campagna di donazioni per la Croce Rossa Italiana sul sito nevergiveup.tinaba.it,  a cui hanno preso parte numerosi campioni, come Javier Zanetti e Gianluigi Buffon.

Esami in modalità virtuale per gli ufficiali della Scuola di Applicazione

445 Ufficiali frequentatori impegnati nelle prove online

 

Anche per  il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito gli esami finali del 145° corso di Stato Maggiore, iniziato il 30 settembre 2019, si sono svolti a distanza in modalità virtuale. Le prove hanno visto impegnati 201 Capitani tra cui 10 donne e 3 ufficiali stranieri provenienti da Brasile ed Egitto.

Questo avanzato corso di formazione ha dato l’opportunità ai futuri dirigenti militari, appartenenti a tutte le Armi e Corpi dell’ Esercito, con l’ausilio ulteriore di esercitazioni pratiche, di approfondire le loro competenze tecnico-professionali e specialistiche; frequentatorsono ora abilitati ad operare negli staff di unità italiane e multinazionali e in operazioni condotte sul territorio nazionale e all’estero.

Altri 244 ufficiali frequentatori del 198° corso “Saldezza” e del 199° corso “Osare”, in stretta collaborazione con la Scuola Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche (SUISS) dell’Università degli Studi di Torino, hanno sostenuto l’ orale delle varie sessioni d’appello degli esami universitari di profitto tramite classi interattive appositamente predisposte e dedicate in collegamento audio e video con i docenti membri delle commissioni.

Questa innovativa modalità per la discussione degli esami consente a tutti gli ufficiali frequentatori di completare il percorso di studi nei tempi previsti e conferma ancora una volta come il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito,  nonostante la sospensione delle attività didatticheordinarie in aderenza alle misure precauzionali adottate in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica legata al covid-19, sia stato in grado di garantire lo svolgimento delle lezioni in modalità e-learning e di operare in un contesto complesso e in continua trasformazione.

 

MARIA LA BARBERA

Giacometto (FI): “Il Governo non dà risposte e il Pd fa propaganda “

“Mentre siamo ancora in attesa di capire quando i cittadini e le imprese potranno finalmente vedere gli effetti della ‘potenza di fuoco’ promessa da Conte con le misure, a suo dire, ‘poderose’ del decreto liquidità, mentre i lavoratori dipendenti e le partite IVA vedono sfumare l’impegno preso dallo stesso Presidente del Consiglio di ricevere l’accredito della cassa integrazione e del bonus “entro ‪il 15 aprile”‬ e mentre aspettiamo che almeno un euro dei circa 25 miliardi di scostamento del deficit autorizzati dal Parlamento, ormai un mese fa, finisca sui conti correnti di chi sta pagando il prezzo più alto per l’emergenza economica dovuta al coronavirus,  il PD, immediatamente superato a sinistra dai suoi alleati, pensa bene di introdurre una nuova tassa patrimoniale sul reddito, che va ad aggiungersi a quelle sugli immobili. Insomma, il risparmio degli italiani come soluzione alla crisi. Peccato che si tratti di una misura del tutto propagandistica e di scarsa efficacia, che garantirebbe, forse, un livello di gettito minimo e comunque assolutamente insufficiente rispetto alla quantità di liquidità immediata necessaria per sostenere il nostro tessuto economico e che, al contrario, avrebbe degli effetti recessivi”. Così il deputato di Forza Italia Carlo Giacometto, responsabile del Dipartimento Bilancio e Finanze del suo partito in Piemonte.

Covid-19, piattaforma informatica per i medici

Da ieri i 3.500 medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta del Piemonte possono non solo consultare in tempo reale i dati dei propri assistiti contagiati dal covid19, ma anche segnalare ai Servizi di igiene e sanità pubblica (Sisp) i casi sospetti di contagio.

Si tratta della nuova applicazione della piattaforma informatica che l’Unità di crisi della Regione Piemonte ha messo a disposizione di prefetti, sindaci, operatori sanitari, forze dell’ordine e medici di base coinvolti nella gestione dell’emergenza.

«Grazie alla tecnologia – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – anche i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sono ora in grado di implementare notevolmente e con la massima tempestività il loro contributo nell’attività di individuazione di nuovi casi di contagio. Tutti insieme stiamo lavorando al massimo delle potenzialità, con la condivisione di ogni informazione funzionale».

La funzionalità introdotta consente di superare le attuali modalità (mail, cartaceo, eccetera) di interscambio informativo, riducendo al minimo le procedure di segnalazione di pazienti asintomatici e sintomatici, con il corredo di una sintetica descrizione del quadro clinico.

L’accesso on line dei medici di medicina generale alla piattaforma covid Piemonte era stato attivato ad inizio settimana, ma solo per la consultazione dei dati covid dei rispettivi assistiti.

«Il dato molto confortante – fa notare l’assessore Icardi – è che oltre il 60 per cento dei medici di medicina generale sta già regolarmente usando la piattaforma».

La piattaforma regionale covid19 è un sistema gestionale completo e flessibile, con soluzioni tecnologiche open source in cui le informazioni sono fruibili facilmente anche in mobilità e con dispositivi diversi.

Nel dettaglio, la Piattaforma permette il tracciamento dei contatti di cura (dalla richiesta del tampone all’eventuale ricovero e in quale intensità di cura, al post dimissioni in isolamento domiciliare, o in struttura individuata dall’asl territoriale del paziente; alle persone “a rischio” contagio poste in quarantena dai SISP; alla segnalazione da parte dei MMG/PLS verso i SISP dei casi sospetti; guarigioni e decessi), degli esiti dei tamponi, della gestione dei posti letto nelle strutture e dell’anagrafica unica pazienti.

La Regione: “Dalla Protezione civile poche risorse”

“Il Piemonte non solo non è stato privilegiato, ma ha ricevuto risorse al di sotto del minimo vitale”

E’ l’amara dichiarazione della Regione, in relazione alle forniture inviate dalla Protezione Civile. Per quanto riguarda i caschi Cpap per terapia sub-intensiva l’Unità di crisi “aveva effettuato un ordine da 5 mila unità che non è mai arrivato pienamente a destinazione”. L’Unità di crisi regionale  ha dati certificati dalla responsabile acquisti e bolle di accompagnamento per dimostrare che, ad esempio, le  mascherine chirurgiche previste erano diversi milioni, ma ne sono arrivate oltre due milioni e mezzo in meno rispetto a quanto pubblicato sui giornali.

Rapinato e picchiato mentre preleva alla farmacia notturna

Due uomini di 27 e 37 anni, di origini marocchine, abitanti a Torino, sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia San Carlo in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Torino, per aver rapinato e picchiato un uomo che stava prelevando medicinali da un distributore automatico

L’episodio è accaduto in via Nizza a Torino. La vittima è un italiano di 50 anni, aggredito mentre si trovava allo sportello di una farmacia notturna e derubato di cellulare e portafogli. La vittima è stata bloccata dai due soggetti che hanno approfittato dell’ora tarda e dell’assenza di altre persone in strada, dovuta alle restrizioni per il COVID-19. I carabinieri, grazie anche alle telecamere di sorveglianza, sono risaliti agli aggressori.

Il ponte di Istanbul

Un altro ponte a Istanbul ma questa volta molto speciale. L’ennesima mania di grandezza di Erdogan? Costruire il ponte di Leonardo da Vinci che non è mai nato e che nessuno, da cinque secoli, si è mai sognato di realizzare è proprio l’obiettivo del presidente turco.

D’altronde in questa metropoli gli italiani sono stati sempre presenti e protagonisti, hanno vissuto e lavorato a lungo, ieri come oggi. Quando fu inaugurato l’ultimo dei ponti sul Bosforo, con la partecipazione di un’importante impresa italiana, Erdogan affermò che il progetto di Leonardo sarebbe stato riesumato. Con Bayazid II (1481-1512), il sultano che contattò Leonardo per la costruzione del ponte, non si fece nulla mentre con il “sultano” Erdogan tutto sembra possibile. Benintenso, non si tratta di un nuovo ponte sul Bosforo ma di un più modesto viadotto sul celebre Corno d’Oro. A distanza di 500 anni dalla sua scomparsa i progetti di Leonardo continuano a vivere come l’idea del ponte, meno importante di tanti altri, anche perchè è rimasto solo sulla carta, ma i disegni sono stati conservati e i libri ne parlano, in particolare uno, fresco di stampa. É “Il ponte di Istanbul, un progetto incompiuto di Leonardo da Vinci”, di Gabriella Airaldi, Marietti editore. Un libretto di 86 pagine che parte da una lettera che Leonardo spedì da Genova con destinazione il palazzo imperiale di Costantinopoli. Il Gran Turco lo cercava e Leonardo gli rispose. Il genio toscano disegnava a quel tempo anche fortezze, ponti, armi e macchine da guerra.

Nella lettera Leonardo dà in realtà diverse risposte alla richiesta del sovrano di progettare un collegamento tra la capitale imperiale e il quartiere di Galata. Come scrive Leonardo, il disegno raffigura “un ponte da Pera-Galata a Costantinopoli, largo 40 braccia, alto dall’acqua braccia 70, lungo braccia 600….” destinato ad unire il quartiere genovese di Pera-Galata, da secoli centro della vita economica e del commercio internazionale, con Istanbul. A quel tempo Genova e Costantinopoli intrattenevano relazioni molto strette, turchi e genovesi vivevano a stretto contatto da una sponda all’altra del Corno d’Oro.

“Tradotta in lingua turca da un probabile originale italiano, spiega l’autrice del libro, la lettera leonardesca è allo stesso tempo una risposta e una proposta e può essere un’interessante chiave di lettura delle relazioni tra Oriente e Occidente. In questa prospettiva il geniale ponte progettato da Leonardo per Bayazid II e per Galata, prima genovese e poi turca, diventano il simbolo di un rapporto mai interrotto tra due mondi”. Ma quel ponte non sarà mai costruito. Nel 1453, l’anno della conquista turca di Costantinopoli, per portare le truppe ottomane al di là del Corno d’Oro Maometto II usò un ponte allestito con galee una accanto all’altra tenute unite da botti,travi e tavole fornite forse dai genovesi la cui posizione sul campo rimase molto ambigua. Un aiutino ai turchi per garantirsi privilegi e favori dopo la presa ottomana della città. Galata era in quel periodo un nido di traditori cristiani e il sultano sguinzagliava le sue spie tra i commercianti. Dopo Leonardo ci provò anche Michelangelo ma senza successo e bisognerà aspettare fino al 1845 per vedere un ponte tra Galata e Istanbul all’ingresso del Corno d’Oro. Erdogan, infatuato di storia ottomana e costruttore di ponti faraonici nella sua metropoli, ha rispolverato l’antico disegno leonardesco chiedendo ai suoi architetti di studiare il progetto e di realizzarlo, chissà, magari entro il 2023, centesimo anniversario della Repubblica turca, quando saranno in programma grandiosi e sfarzosi festeggiamenti.

Filippo Re