ilTorinese

Carla Milone: viaggiatrice, fotografa e Travel Designer

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Carla Milone, signora torinese, ex professoressa di Letteratura Inglese, è sinonimo di ‘viaggiare con stile’; chiunque la conosca non può non apprezzare la sua esperienza e la sua bravura nell’organizzare, ormai da molti anni, viaggi meravigliosi in ogni parte del mondo, dall’India al Cile, dai Caraibi al Giappone, dalla Groenlandia all’Europa intera, ma esiste qualche posto nel mondo che Carla non abbia visitato?
“ Certo, qualcosa mi manca – ci racconta Carla- non sono ancora stata in Nuova Zelanda, in Pakistan, Bangladesh, Nicaragua e Uruguay, in compenso credo di essere stata 24 volte in Cina, altrettante in India e poi in tutto il resto del mondo”.
Come e quando nasce questa passione per il viaggio?
“ Da quanto ricordo ho sempre viaggiato, ho iniziato da ragazza con i miei genitori e ho sempre voluto andare oltre i sentieri conosciuti, al di là di quello che c’era da vedere di prestabilito in ogni posto. Mi aveva colpito quanto disse un mio insegnante: “ girate sempre dietro l’angolo, scoprite quello che c’è oltre il sentiero battuto e avrete delle belle sorprese”.
Un’altra sua grande passione è la fotografia che unita all’amore per i viaggi ha dato vita ad una serie di libri e mostre.
“Si, all’inizio giravo film, documentavo i miei viaggi in giro per il mondo, facevo molte riprese anche sott’acqua, quando poi è finita l’epoca del super 8 ho iniziato con la fotografia che mi ha sempre dato soddisfazioni immense. Le mie foto rappresentano la realtà, voglio restituire a chi le guarda esattamente quello che io ho visto in quel momento, nulla di più, nulla di meno, mi interessa cogliere l’attimo fuggente, fermarlo in uno scatto e ricordarlo proprio come lo vedo.  Ho un ricordo preciso di tutti i volti delle persone incontrate che non dimenticherò mai, tante di loro compaiono nei miei libri fotografici come il viso di una bambina indiana, che ho visto girando quel famoso angolo di cui parlavo prima, una scena bellissima che è poi diventata la copertina del mio libro “Intorno al fuoco- Viaggio tra cibi e cucine del mondo”.
 Se andate a vedere le Piramidi in Egitto o il Taj Mahal in India non dimenticate di andare oltre la folla , andate dietro queste meraviglie dell’architettura e osservatele da dove nessuno le guarda”!
Quale è stato il viaggio più bello?
“I viaggi più belli sono quelli che sono stati vissuti ai margini degli itinerari classici, se sai viaggiare non esistono barriere, tantomeno linguistiche. Un viaggio indimenticabile è stato in Siberia, verso lo Stretto di Bering, esattamente in una zona chiamata Chukotka. Eravamo con un autista che ci accompagnava in queste zone e ad un tratto vediamo dei pastori nomadi con un branco di renne, ci fermiamo per fotografare questo spettacolo incredibile, scendiamo dal mezzo per avvicinarci alle renne e quando ci siamo girati l’autista era sparito, andato via. La grande umanità dei pastori ,che ci hanno accolti nelle loro tende per quasi due giorni, ha cancellato subito il nostro sconforto e il nostro senso di abbandono.
Un’altra  esperienza particolare l’ho vissuta in Amazzonia, dove sono stata tre volte, a contatto con le popolazioni locali; ho assistito alle loro ‘Olimpiadi’ che vengono organizzate affinché s’incontrino tra loro e non restino isolate l’una dall’altra”.
Il viaggio che non rifarebbe?
“Non tornerei in alcune parti della Russia meridionale o in Manciuria, nord-est della Cina, perché sono diventate zone troppo ibride, hanno perso totalmente la loro identità, è cambiato il paesaggio, la cultura e i costumi non hanno più alcun fascino. L’atmosfera è importantissima, ci sono posti che l’hanno preservata e sono quelli dove regna un’armonia di paesaggio e architettura ma anche di umanità.  Un esempio di un altro luogo che a mio parere ha perso molto è la Cambogia: io e mio marito Giorgio ci andammo in viaggio di nozze, arrivando a piedi dalla Thailandia, non ci andava nessuno, il turismo non esisteva,  ci siamo tornati dopo 40 anni e non era più la stessa cosa. “
Si è mai trovata in una situazione di pericolo?
“ Una volta ero da sola in Nuova Guinea, dove ero stata invitata per valutare una struttura, un bellissimo hotel, non c’erano altri clienti ma solo il proprietario del resort che però dormiva in una stanza lontana dalla mia. Ad un certo punto, nel cuore della notte, sento che qualcuno è entrato in camera e sta rovistando fra le mie cose, piano,piano, senza far rumore cerco di togliere la zanzariera per garantirmi una via di fuga ma fortunatamente l’intruso se ne va. Il mattino dopo abbiamo scoperto che era riuscito ad entrare dal tetto del bungalow, che paura”!
Che differenza c’è tra un Travel Designer ed un Agente di Viaggio?
“Il primo programma, inventa, studia e crea un itinerario in base agli interessi del cliente, a cosa vuole vedere: c’è chi vuole la natura, chi vuole osservare l’architettura contemporanea inserita nel paesaggio, chi vuole fare un viaggio nel passato , penso ad alcuni villaggi Ming antichi dove regna tuttora una perfetta armonia di stile ed architettura. L’agente di viaggio propone e vende i viaggi organizzati, preconfezionati dagli operatori del settore.
Personalmente ho lavorato con grandi tour operator ed ora collaboro con Viaggi Chiara a Torino che fa parte del gruppo Magia, per loro costruisco viaggi che trasformano le passioni dei clienti in itinerari unici, personalizzati; fortunatamente posso contare su validi corrispondenti in tutto il mondo che mi conoscono e sanno quello che voglio.
Per il 2025 e l’inizio del 2026 abbiamo messo in programma viaggi bellissimi e particolari come quello in Groenlandia ad agosto, le lagune di Arcachon, la Libia a ottobre in concomitanza con il Festival di Ghadames, il Giappone a novembre durante il foliage, una crociera sul mitico Star Clipper in Costarica e Panama a Capodanno e poi ancora una crociera esclusiva sul Nilo a marzo del prossimo anno , un viaggio in Arabia Saudita e tanto altro”.
Quali sono le competenze necessarie per svolgere questa attività?
“Bisogna aver viaggiato tantissimo, in ogni parte del mondo, è importante leggere, studiare, amare l’arte, l’architettura, la natura, capire i desideri delle persone, ascoltarle, frequentare le fiere di settore, fondamentali quelle di Londra e Berlino e poi, non mi stancherò mai di ripeterlo, bisogna girare l’angolo e guardare oltre”.
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La natura esaltata di Carlo Emanuele I in vetrina a Torino

Letterato e collezionista di primo piano, Carlo Emanuele I fu uno dei principi più abili e colti della storia dei Savoia e per qualche decennio Torino divenne un importante centro di politica e cultura che destò l’attenzione di intellettuali e di artisti di altre regioni. Figlio di Emanuele Filiberto, duca di Savoia per ben 50 anni, dal 1580 al 1630, ambizioso e amante delle lettere, delle arti e delle scienze, il giovane Carlo Emanuele, appena diciottenne, sulla scia del padre che nel 1563 aveva trasferito la capitale sabauda da Chambéry a Torino, cominciò fin da subito ad animare la vita culturale ed artistica della città.
Amava circondarsi di poeti, letterati e artisti e alcuni di questi ultimi hanno realizzato all’inizio del Seicento una serie di Album naturalistici che possiamo ammirare all’interno della mostra allestita nelle sale Chiablese dei Musei Reali e aperta fino al 27 luglio “Da Botticelli a Mucha. Bellezza, natura e seduzione”, un viaggio attraverso la bellezza rappresentata nelle sue varie diversità (articolo di Elio Rabbione il 30 aprile sul Torinese). Due sale dell’esposizione esaltano la natura attraverso gli straordinari Album naturalistici seicenteschi della Biblioteca Reale con fiori, uccelli e animali acquatici commissionati da Carlo Emanuele I e che facevano parte della “camera delle meraviglie” del duca. Ci sono i pesci del Mediterraneo tra cui squali di carta lunghi tre metri ma anche pesci d’acqua dolce, rettili, mammiferi, molluschi, crostacei, stelle marine e ricci di mare. C’è il Kingfish, l’aragosta, la razza, la tartaruga e tanti altri. È l’Album dei pesci, formato da settantacinque tavole dipinte a tempera su carta e ogni esemplare, con il suo nome, è incollato su una carta di grandi dimensioni. C’è anche l’Album degli uccelli con civette, tucani, germani reali, aironi e ibis, che Carlo Emanuele I fece realizzare dagli artisti che lavoravano alla corte sabauda.
Ha quattro secoli di vita ed è stato realizzato in sedici fogli da abili imbalsamatori. Il cosiddetto Album dei fiori è formato da 53 tavole, tutte illustrate ad acquerello su carta. I disegni sono riferibili soprattutto a fiori e piante comuni ma anche a specie esotiche e non mancano fiori e piante importate in Europa dall’America. La passione per l’arte classica è uno dei pilastri della politica culturale di Carlo Emanuele I. Le raccolte d’arte del sovrano vanno ben oltre gli Album naturalistici e sono ricche di incisioni, centinaia di dipinti, ritratti, oggetti antichi, affreschi, bronzi, miniature, sculture, libri illustrati, preziose legature, armi e armature, gioielli, arazzi, busti romani, carte geografiche, tutte le meraviglie del mondo raccolte dal Duca attraverso le quali la dinastia affermava l’importanza dello Stato sabaudo mettendolo al pari delle grandi potenze dell’epoca. Un favoloso patrimonio parzialmente giunto fino a noi e ora custodito in gran parte nei Musei Reali di Torino.
Filippo Re  

Il mio tempo adesso

LIBRI / L’INTERVISTA 

Sul suo profilo Facebook, Roberta Westmacott si presenta così: ” Scrivo di donne che rinascono. Romanzi per chi ha vissuto, perso, amato. E ricomincia da sè” . 

Una modalità da vera e propria scrittrice da lungo corso: non ha preso parte ad alcun evento al Salone del Libro di Torino, eppure il suo libro ha tutte le potenzialità per attirare attenzione, anche fuori da circuiti canonici dedicato alla promozione libraria
‘ IL MIO TEMPO ADESSO’: un titolo che si rivolge soprattutto al mondo delle femmine sensibile, caparbie, determinate, fragili. ma così attaccate e desiderose di vita.
Noi de IL TORINESE l’abbiamo intervistata:
1. Come nasce l’idea di scrivere un libro dedicato alla rinascita? immagino sua personale… 
Io sono sempre stata una persona molto empatica e, nelle mie diverse vite, ho avuto tante occasioni per entrare in contatto con donne a cui serviva solo una fiammella per rinascere. Pensi che un tempo mi occupavo di una rubrica di posta dedicata alle donne e alle loro problematiche. È stato un momento molto bello ed edificante  nella mia vita.
Come tutti ho vissuto dei grossi drammi e ho scoperto che, anche nelle relazioni più miti, si nasconde il rischio di spegnerci e di perdersi. I miei ultimi anni sono stati complicati e pieni di dolore e di paura. Mi hanno portato a spegnermi e a perdermi e a rendermi conto che non sarei stata utile a nessuno se avessi continuato a mettermi così da parte. Quindi ho ripreso a prendermi cura di me, anche attraverso la scrittura, per me terapeutica. E ho pensato che potesse essere terapeutica anche per chi legge.
2. Ci può fare una breve sinossi ? 
2. Ho scritto di Laura, una donna che ho davvero conosciuto e che stava vivendo una relazione tossica con il marito. Ci siamo conosciute al mare, lei era ligure. Poi non so che fine abbia fatto, ma per lei ho immaginato una rivalsa, esattamente come la Laura de ‘Il mio tempo adesso’ che capisce di essere finita in un vortice di annullamento di sé e prova a tirarsene fuori attraverso la sua più grande passione, la pittura. Poi è un libro d’amore (che penso ce ne sia tanto bisogno) e quindi una parte della rinascita passa attraverso la riscoperta di un sentimento e del suo corpo, per tanto tempo mortificato dall’indifferenza. Ho scelto di inserire un paio di scene d’amore passionale di Laura perché ritengo che anche il sesso sia un modo per riscoprirsi.
3. Cos’ è per lei il tempo che passa? 
Per me il tempo che è passato è un bagaglio di esperienza dal quale attingere, un pozzo senza fondo di vita vissuta, che mi ha resa chi sono. E penso al tempo che mi resta, che non so se sia paragonabile a quello passato in termini di quantità, e che per questo voglio vivere al meglio. Cercando di esaudire i miei desideri, quelli che mi identificano. Come scrivere un libro, e autopubblicarlo.
4. Perchè, scrivendo il libro, secondo lei, sono le donne a subire di più la pressione dello scorrere degli anni che passano? 
Siamo in una società che ci chiede di essere performanti a livello cerebrale, fisico, emotivo, sessuale. In tutti i campi. E gli anni che passano, in quest’ottica, ci rendono insicure.
5. Dove si puà acquistare? 
Il mio tempo adesso è disponibile su Amazon sia in versione kindle che in quella cartacea, ed è addirittura gratis per gli abbonati di Kindle Unlimited. https://www.amazon.it/dp/B0F8J7QY8Z
Chiara Vannini

Il linguaggio fotografico di Paolo Siccardi

 

L’ Unione Culturale Franco Antonicelli di Torino, ha recentemente ospitato un interessante incontro con il fotoreporter Paolo Siccardi. L’evento, promosso dalla sezione ANPI Eusebio Giambone, ha spaziato sull’ormai quarantennale esperienza del reporter torinese che va dalle lotte sociali all’occupazione sovietica dell’ Afghanistan nel 1986 ai conflitti locali nel continente centroamericano, alla prima guerra del Golfo e alla disgregazione della Jugoslavia, fino alle realtà dell’Africa, del medio Oriente e dell’Ucraina. Lungo un percorso professionale che si snoda ininterrottamente per decenni Paolo Siccardi ha costruito il suo linguaggio fotografico con cui leggere e interpretare la realtà. Un linguaggio diventato racconto di una lunga esperienza di fotografo dai teatri di guerra alle rotte dei migranti. Il suo è un percorso umano e professionale che viaggia tra memoria, immagini e le storie raccolte nelle zone di guerra più calde del mondo, e che si riconosce da un obiettivo sempre al servizio di quell’umanità fatta di singole persone sovente dimenticate dalla cronaca e cancellate dalla storia. Fedele ai principi resi noti da due grandi fotografi come Henry Cartier-Bresson ( “Quello che un buon fotografo deve cercare di  è mettere sulla stessa linea di mira il cuore, la mente e l’occhio”) e Robert Capa (“Se le tue foto non sono abbastanza buone è perché non sei abbastanza vicino”) ha sempre operato affinché i suoi scatti riuscissero a fissare l’eternità in un attimo, conservando immagini ed emozioni prima che scompaiano. La sua storia, raccontata in modo coinvolgente, parte dall’esperienza di fotoreporter free-lance impegnato nel sociale che fissò con i suoi scatti la cronaca degli anni Ottanta nella sua città, documentando la Torino delle lotte operaie e alla prova dei primi processi per terrorismo per poi allargarsi ai teatri internazionali. Tra i suoi lavori più significativi quello sul conflitto in Afghanistan, dall’occupazione sovietica nel 1986 fino alla missione Isaf nel 2009. Nel 1987 segue la rivoluzione Sandinista e i guerriglieri Contras alla frontiera con l’Honduras.

È in Giordania il 17 gennaio, giorno in cui scoppia la Prima Guerra del Golfo. Per dieci anni documenta i conflitti nell’ex-Jugoslavia e i cambiamenti geo-politici nell’area balcanica (realizza alcuni servizi sui ragazzi di strada in Romania e le rivolte popolari in Albania). Fotografa nelle realtà più calde del Medio Oriente, dalla Siria all’Alto Golan al confine con Israele, nei territori occupati e a Gaza. Documenta la condizione infantile in Bielorussia e gli effetti del disastro nucleare di Chernobyl. In Africa realizza alcuni servizi sui conflitti e le emergenze umanitarie in Senegal, Costa d’Avorio, Benin, Togo e Sud Sudan. Nel 2012 è in Siria durante l’assedio di Aleppo. Nel 2015 ha iniziato a documentare l’esodo delle popolazioni in fuga verso l’Europa attraverso la Western Balkan Route e dallo stesso anno segue il conflitto ucraino del Donbass. Vincitore del premio giornalistico nazionale Reportages di guerra 2002, promosso dalla Fondazione Antonio Russo e dall’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo, espone nel 2017 con altri 12 reporter alla mostra Exodos alla quale viene conferita nel 2018 la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica. Nel 2018 espone con Roberto Travan nella mostra Arma il prossimo tuo, con i testi di Domenico Quirico, al museo Nazionale del Risorgimento italiano e successivamente in diverse città italiane. Nel 2023 la mostra delle sue foto “La lunga notte di Sarajevo”, organizzata da La Porta di Vetro nel Mastio della Cittadella di Torino, raccoglie un notevole successo. Le sue pubblicazioni più note sono Una guerra alla finestra. Ex-Jugoslavia: il dramma della gente e Balcani oltre il confine oltre alle foto e alla prefazione di Requiem per la Bosnia, reportage di Barbara Castellaro.

Marco Travaglini

Le opposizioni in Regione: “Istruzione in Piemonte: grosse falle”

 “Dai nidi al diritto allo studio universitario, l’assessora batta un colpo. Anzi due”

19 maggio 2025 – Il quadro emerso dalle Commissioni che si sono svolte oggi in Consiglio Regionale lascia poco spazio alle giustificazioni. Sul diritto allo studio universitario, IRES Piemonte ha presentato dei dati allarmanti rispetto al numero di persone che avrebbero diritto alla borsa di studio e ai servizi EDISU e che per vari motivi, tra cui la mancanza di comunicazione, non presentano nemmeno domanda.

Secondo la ricerca fatta nelle scuole secondarie di secondo grado, meno del 9% degli intervistati conosce l’ente che eroga le borse di studio. Non solo: solo il 6% conosce i requisiti per ottenere la borsa.

A fronte di questi dati non solo l’Assessora Chiorino non intende aumentare le risorse, ma addirittura il consigliere Ricca in accordo con la Giunta stessa, pensa di ridurli in modo significativo destinandoli “solo ai piemontesi”. Sempre l’Ente di ricerca, ci suggerisce che con una migliore comunicazione degli interventi si potrebbe ottenere un impatto nettamente positivo delle iscrizioni universitarie, riducendo l’abbandono degli studi ed investendo sul futuro del Piemonte.

Non si manifesta più rosea la situazione dei nidi: l’associazione U-Nidi ha esposto in commissione le difficoltà nel mantenere vivi i servizi per l’infanzia erogati alle comunità. La legge regionale n.30 approvata nel 2023, infatti, potrebbe risolvere i loro problemi se solo si procedesse a definire le modalità per l’accreditamento, rendendo così attuativa la legge stessa. Non essere riusciti a dare attuazione alla legge a due anni di distanza è del tutto imbarazzante.

Gianna PENTENERO – Presidente del Gruppo Pd 

Sarah DISABATO – Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle

Alice RAVINALE – Presidente del Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra

Vittoria NALLO – Presidente del Gruppo Stati Uniti d’Europa per il Piemonte

A Torino il racconto dei 40 anni di attività giornalistica di Emilio Buttaro

Il giornalista Emilio Buttaro racconterà i suoi quattro decenni di interviste ai giganti dello spettacolo e dello sport il prossimo 22 maggio a Torino. L’iniziativa dal titolo “Incontri speciali in 40 anni di Bel Paese” è organizzata dalla Società Dante Alighieri del capoluogo piemontese.

“Racconterò le mie interviste sempre con grande umiltà e tanto entusiasmo – ha spiegato Buttaro – così come è avvenuto di recente in alcune località italiane ma soprattutto all’estero ed in particolare in Francia, in Grecia, in Danimarca, in Svizzera, negli Stati Uniti, in Spagna, in Polonia e nelle scorse settimane in Ungheria. Sarà davvero un grande onore presentare la mia iniziativa in una città dal fascino eterno come Torino”.

Tra aneddoti e retroscena, Buttaro racconterà i suoi innumerevoli incontri che ha definito come compagni di viaggio meravigliosi. Da Mike Bongiorno a Luciano Pavarotti, da Fabrizio De André ad Adriano Celentano ed ancora da Roberto Benigni a Rita Pavone, da Raffaella Carrà a Sylvester Stallone passando per icone dello sport come Gianni Rivera, Gigi Riva, Felice Gimondi, Paolo Rossi, Gigi Buffon, Francesco Totti fino agli immortali Pelè e Maradona. A fare da sfondo c’è l’Italia che cambia nel corso degli anni, così come cambia il modo di fare giornalismo, ma soprattutto c’è il racconto personale, c’è il dietro le quinte delle interviste, le emozioni che il giornalista ha provato in occasione di tanti incontri speciali e poi l’entusiasmo rimasto sempre intatto nel tempo.

L’incontro si svolgerà presso la sede della Società Dante Alighieri in Via Cesare Battisti 17 ed inizierà alle ore 18,00.

Nel 2023 Buttaro ha ricevuto il “Premio Giornalistico AIAE New York” al Consolato Italiano di New York per il suo impegno dedicato agli italiani all’estero. Di recente è stato premiato a Madrid da “La Voce d’Italia”, autorevole testata per gli italiani nel mondo con la seguente motivazione: “In riconoscimento per il suo impegno giornalistico e la passione con cui contribuisce a rafforzare i legami tra l’Italia e le nostre comunità”

L’incontro del 22 maggio sarà moderato dal Presidente della Società Dante Alighieri – Comitato di Torino, dott. Giovanni Saccani.

Il Rafa Nadal academy padel tour fa tappa al Palavillage

 

23-25 maggio, Viale Lucio Battisti 10, Grugliasco (TO)

Dal 23 al 25 maggio, il Palavillage di Grugliasco (TO) sarà il cuore pulsante del padel italiano, ospitando una delle tappe del Rafa Nadal Academy Padel Tour by Heliocare. Un evento che porta nel torinese tre giorni di sport, passione e divertimento con il miglior padel a squadre.

Il torneo prevede categorie maschile e femminile, con un massimo di 16 squadre da 6 giocatori ciascuna, pronte a sfidarsi sui campi del Palavillage. Ogni partecipante riceverà un welcome pack esclusivo con maglietta ufficiale Nike RNA Padel Tour, accessori Babolat e prodotti Heliocare e NDL.

 

Oltre a essere sede di eventi di alto livello, Palavillage conferma il suo impegno concreto nella promozione del padel a tutte le età, a livello italiano e internazionale. Grazie alla sua scuola giovanile, la più grande d’Italia, e a programmi dedicati agli adulti di ogni livello, il centro sportivo torinese lavora ogni giorno per far crescere questo sport, creando occasioni di aggregazione, formazione e competizione per tutti.

 

Info e iscrizioni:
Palavillage — Viale Lucio Battisti 10, Grugliasco (TO). www.palavillage.com

Mail segreteria@palavillage.com | tel. 011 1947 5700
Prezzo: 30€/giocatore

 

Campionato Nazionale di nuoto CSI: ValleBelbo Sport nona

 Nella classifica di società con 27 medaglie

L’Aeropittura di Michele Falanga, un originalissimo artista che reclama una scoperta

Alla Galleria Pirra, una mostra curiosa e imperdibile

È il risultato di una ricerca improvvisa e di un innamoramento da parte di Daniela Pirra, dei successivi colloqui con uno dei bisnipoti, Daniele (settembre 2024), e di un viaggio con un aereo che di lì a pochi giorni partiva per Catania, la scoperta di Michele Falanga (1865 – 1937), di origini calabre ma trasferitosi a Messina per insanabili rapporti con il padre. Una vita trascorsa in gran parte nel grande laboratorio di pellami e scarpe, attraversata drammaticamente soprattutto dal terremoto del 1908 nella città siciliana, evento dal quale Falanga uscì vivo (sepolto sotto le macerie ma portato in salvo da un amico) ma perse due dei suoi figli: da quell’evento significativo e distruttivo gli nacque una complessa concezione della vita e del destino, il desiderio a dedicarsi alla scrittura prima attraverso testi in prosa e poesia e alla pittura poi, immersa in quella corrente del Futurismo che in Sicilia conosce le prove di Pippo Rizzo e Giulio D’Anna. Dagli anni Venti, con bozzetti, disegni, progetti e opere pittoriche s’addentra sempre maggiormente all’interno di quel mondo, inteso anche come “forma di testimonianza storica”, apprezzando nella corrente anche “una rivoluzione tecnologica e una nuova visione del mondo, dove velocità, dinamismo e potenza si fondono con una ricerca estetica che celebra sia la modernità che l’eredità del passato”, ha sottolineato Tommaso Polleschi nella presentazione alla mostra che la Galleria Pirra offre nei propri spazi sino al 6 luglio prossimo.

È in primo luogo un sobrio quanto perfetto “artigiano” Falanga, capace di posare la sua pittura su mezzi inusitati: non tele e non tavole, ma la semplicità di un mezzo altrettanto importante, la carta di giornale, in gran parte quegli stessi fogli di quotidiano che ogni mattina possono essere passati sotto la sua mattutina lettura (si va dal 1910 al 1935). Altri capitati nel suo studio chissà come. Metodicamente come con un estro pieno d’invenzioni, Falanga dà luogo ad aerei futuristi, ad architetture monumentali (vede Messina risorgere a poco a poco dalle macerie e tutti i suoi moderni cambiamenti) e a paesaggi siciliani, coglie tutto il movimento in queste nuove quanto innovative forme a cui dava vita per un divertimento e una necessità personali, per donarle agli amici, senza mai il pensiero di una vendita. Una produzione rara (in totale circa 150 soggetti), che d’improvviso prende giusto valore e che, dopo le recenti presenze in mostre a Lecco e Como, è ospitata con due esemplari nella mostra intorno al “Mondo Futurista” curata al Castello di Desenzano del Garda da Giordano Bruno Guerri e Matteo Vanzan, visitabile sino al prossimo 26 ottobre, accanto a Balla e Boccioni, a Plinio Nomellini e a Italo Fasulo e a Cesare Andreoni, agli scritti di Marinetti.

Eclettico e fantasioso, nei quotidiani e nei settimanali come La Stampa (la Cronaca Cittadina del 28 settembre 1933 mostra un’illustrazione di Felice Vellan circa l’imminente inaugurazione del Monumento all’Arma dei Carabinieri nella parte esterna dei Giardini Reali) e La Gazzetta del Popolo (in una prima pagine del 28 febbraio 1935 s’allineano “La potenza dell’Italia caposaldo della pace europea”, “Il fraterno omaggio alla giovinezza grigioverde” che si deve “alle gloriose memorie delle Ardenne e di Verdun” e “Il saluto del popolo di Messina al vessillo e alle truppe partenti”, secondo la grammatica altisonante dell’epoca), Le peti journal (che il 5 novembre 1926 ci informa, allo stesso tempo, in prima pagina, di una turista americana a Parigi vittima del furto di una borsa contenenti valori per 300 mila franchi suddivisi tra gioielli e denaro e dello scoppio di una mina che ha ucciso cinquanta minatori) e L’Avvenire d’Italia (ai primi di gennaio 1909, squilla il titolo “Sulle ruine bagnate di pianto”), La Domenica del Corriere (Beltrame raffigura “La conquista della Libia: ricognizione pacifica all’interno per amicarsi le popolazioni e riconoscere i luoghi”) e testate dell’isola (“Il luminoso sorriso di una bella bocca è sempre elemento primo di bellezza, vanto di chi usa la classica Pasta Dentificia Erba”, recita una pubblicità) come su cartine dell’Africa Orientale di cui esistono tre soli esemplari: è su questi “supporti” che Falanga opera. Aerei soprattutto, che si alzano tra le nubi o sorvolano campi disseminati d’alberi dalle ricche chiome verdi, magari occasioni per una pubblicità di un amaro o di una marca di calze, diversamente colorati a pastello, che si mescolano a onde azzurre più o meno alte, degne del miglior Hokusai, e poi vulcani e ponti e bianche costruzioni che sono di volta in volta chiese grandiose e palazzi che potremmo trovare all’Eur di Roma, agglomerati urbani, la scenografia di certe piazze e le architetture piacentiniane, un veliero e le stilizzate figure di coraggiosi carabinieri, ancora aerei rossi e verdi a mescolarsi, tra le colonne del “Nuovo Giornale”, ai “Nuovi prezzi della Rinascente”: tecnica mista e collage impressi sulle pagine del 30 maggio 1927.

Originalissimo (si veda anche quel collage firmato e apposto sul coperchio di una piccola valigia, molto in “area dada”), curioso e inaspettato, l’omaggio a Falanga è la scoperta di un passato che con ogni probabilità reclama ancora studi e occasioni maggiori, di una modernità e di un’estetica estremamente vivaci, di una figura che nel dinamismo e nelle nuove sperimentazioni esprime tutta se stessa. È la conferma di certi azzardi che i galleristi devono osare e costruire, dell’offerta che può essere artisticamente data al visitatore non frettoloso e in cerca ancora una volta di quella novità che mai ci si aspetterebbe.

Elio Rabbione

Nelle immagini: di Michele Falanga, “Aeropittura su pagina de La Stampa del 1910 (1933-1937), tecnica mista, 43×59 cm; Aeropittura su pagine de La Stampa del 1933 (1933.1937), tecnica mista, 86×59 cm (da notare in alto a sinistra un’illustRazione di Felice Vellan dell’imminente inaugurazione del monumento all’arma dei Carabinieri nella parte esterna dei Giardini Reali); Aeropittura – Crociera aerea del 1933 (1935-1937), tecnica mista su pagine della Gazzetta del Popolo del 1935, 86×60,5 cm.

“Il giornale di tutti” a Montaldo Torinese

La Democrazia regge se vi è un sistema di informazione libera, accessibile a tutti, il cui
prioritario obiettivo sia la crescita civile e sociale della società di cui tutti facciamo parte.
L’informazione è sempre stata il cuore nevralgico della società; prima attraverso il giornale
e la radio, poi il primo epocale cambiamento prodotto dalla televisione. In questi ultimi
decenni, la tecnologia ha ulteriormente modificato le condizioni di mantenere veritiera
l’informazione che viene prodotta. L’intelligenza artificiale minerà sempre più la verità
giornalistica.
Questi sono alcuni dei temi che verranno discussi sabato 24 maggio alle 10 nella Sala
Conferenze del Comune di Montaldo Torinese in Via Trinità 17. L’incontro, organizzato
dalla Biblioteca Civica G. Pavesio aderente al sistema bibliotecario SBAM, verrà
protagonista il vice direttore de La Stampa Gianni Armand-Pilon in dialogo con la
professoressa Valeria Martano, presidente dell’Associazione V.I.T.A. Vivere il Tumore
Attivamente.
In apertura dell’incontro vi sarà il saluto del Sindaco di Montaldo Torinese Sergio Gaiotti