Sarebbero tre le persone indagate per la vicenda della cassiera di supermercato di 56 anni trovata senza vita nella sua abitazione giovedì scorso a Biella. Si tratterebbe di suoi conoscenti che erano con lei la sera prima del ritrovamento del corpo, quando in casa si era tenuta una festa.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
“Torino 30” scende in piazza
Anche a Torino ci sarà un presidio a sostegno della mobilitazione lunedì 18 novembre dalle 7.30 alle 9.30 di fronte alla Prefettura in Piazza Castello
Riceviamo e pubblichiamo
Anche a Torino si scenderà in piazza, con un presidio lunedì 18 novembre dalle 7.30 alle 9.30 di fronte alla Prefettura in Piazza Castello, organizzato da “Torino 30”, campagna di sensibilizzazione sui benefici di Città 30 promossa da FIAB Torino Bike Pride, Fridays For Future Torino, Future Parade Torino, Acmos, FIAB Torino Bici&Dintorni, Eco dalle Città, Toroller Collective, Extinction Rebellion Torino, Legambiente Metropolitano, Legambiente Molecola, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Legambiente GreenTo, Live the Bike , Ecoborgo Campidoglio, Comitato Torino Respira, ProNatura, FIAB Torino Pedaliamo Insieme, Associazione culturale Laqup, Club Monopattini Torino, Amicinbici – Bik&Motion.
La mobilitazione torinese, assieme ad altre decine di città in tutta Italia, segue quella nazionale, che inizierà domenica 17 novembre con un presidio a Roma in occasione della Giornata mondiale in memoria delle Vittime sulla Strada. L’obiettivo della mobilitazione è quello di opporsi alla riforma del Codice della Strada, forte con i deboli e debole con i forti: allenta le regole e i controlli per auto e camion mentre toglie spazi sicuri a pedoni e ciclisti, peggiora la sicurezza per tutti gli utenti della strada, attacca la mobilità sostenibile e toglie autonomia alle città. La mobilitazione è anche contro la Legge di bilancio 2025, che taglia 154 milioni di investimenti su sicurezza stradale e mobilità sostenibile.
La prossima settimana, subito dopo la Giornata Mondiale in memoria delle Vittime sulla strada, è previsto il voto finale al Senato sulla riforma del codice della strada, voluta e blindata nel testo approvato alla Camera dal Ministro dei trasporti Salvini. Le associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, insieme alle associazioni ambientaliste e per la mobilità sostenibile e alle organizzazioni sindacali, che già da mesi lo hanno contrastato e bollato come “codice della strage”, lanciano perciò una nuova fase di mobilitazione, con un presidio a Roma domenica 17 novembre e flash mob in diverse città italiane fino a martedì 19 novembre, tra cui Torino
Lo sfregio ai familiari delle vittime di violenza stradale è doppio e inaccettabile. Dopo mesi di impegno e ore di audizioni parlamentari, nessuna delle richieste e degli emendamenti che tutte le più importanti associazioni familiari vittime avevano presentato lo scorso aprile con una lettera unitaria è stata accolta, nonostante quanto continua ad affermare il Ministro: c’è una bella differenza tra far parlare e ascoltare. Per di più, l’approvazione della legge è stata calendarizzata in aula tra il 19 e il 21 novembre, a ridosso della “Giornata mondiale in memoria delle vittime sulla strada”, che quest’anno si celebra domenica 17 novembre.
L’impianto della riforma è molto chiaro: debole con i forti, dando maggiore libertà di circolare ai veicoli a motore, i cui guidatori secondo i dati Istat causano il 94% degli incidenti e il 98% dei morti, e forte coi deboli, restringendo viceversa le misure in favore di pedoni, ciclisti, bambini e persone anziane, che sono la maggior parte delle vittime nelle città. E’ una riforma pericolosa: ad esempio, limita gli autovelox invece che la velocità, che è la prima causa delle collisioni con morti o feriti gravi; vieta controlli automatici sulla guida distratta al cellulare, che è fra i primi fattori di incidentalità; introduce una sola multa per più infrazioni, incentivando la violazione delle regole. È una riforma dannosa: rende più difficile creare o proteggere aree pedonali, piste e corsie ciclabili, zone a traffico limitato e a basse emissioni, fondamentali per la tutela dell’incolumità e della salute delle persone nelle città e limita l’azione dei Comuni sottoponendoli a decreti ministeriali.
In questo modo, la riforma ostacola la prevenzione aumentando anziché abbassare il conflitto e la violenza stradali, che già paghiamo con più di 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno. Riporta l’Italia indietro di 40 anni su mobilità sostenibile e sicurezza stradale, riducendo il livello di tutela della vita umana sulla strada, a danno di tutti, con qualsiasi mezzo di trasporto si muovano. Ci allontana ancora di più dal resto dell’Europa, dove già siamo al 19° posto su 27 per tasso di mortalità, andando in direzione totalmente opposta alle riforme grazie a cui gli altri Paesi lo hanno invece ridotto con successo.
Non solo norme peggiori, ma anche meno fondi per la sicurezza stradale. Alla riforma del codice si aggiungono, infatti, i pesanti tagli della Legge di bilancio 2025, che riduce la spesa per la sicurezza stradale (-4,6 milioni € per interventi di sicurezza stradale e per l’educazione stradale, nella “spending review” del Ministero dei trasporti); azzera gli investimenti per la ciclabilità (-47 milioni € per le piste ciclabili urbane e -31,9 milioni € di euro per le ciclovie turistiche); definanzia il capitolo “mobilità sostenibile e sicurezza stradale” del Fondo per lo sviluppo infrastrutturale del Paese (-70,3 milioni €); non prevede nessuno stanziamento per l’attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2030, che vale 1,4 miliardi di euro.
Per tutti questi motivi, la piattaforma “Stop al #codicedellastrage” (a cui aderiscono le principali associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, ambientaliste e per la mobilità sostenibile) – che nell’ultimo anno ha promosso senza sosta un videoappello alla presidente Meloni, decine di migliaia di mail e telefonate bombing verso deputati e senatori, manifestazioni in piazze e strade di oltre 40 città, proposte di emendamenti e ordini del giorno – lancia una nuova fase di mobilitazione.
Il voto finale al Senato non fermerà la mobilitazione, che è pronta a ripartire, più forte e diffusa che mai, in vista della successiva discussione dei decreti delegati, che il Governo proporrà nei prossimi mesi al Parlamento, in attuazione della delega contenuta nella legge, per la riscrittura dell’intero codice della strada.
Per questo, la rete “Torino 30”, chiede all’Amministrazione della Città di opporsi con ogni mezzo a questo disegno di legge, come peraltro in parte già fatto in Consiglio Comunale. Non sono più accettabili comportamenti di elogio da parte del Sindaco Lo Russo verso il DDL Salvini e le sue scellerate politiche in tema di mobilità.
Governo e Senato, con questa riforma del codice, votano sulla pelle delle persone: la sicurezza stradale ha un’altra direzione.
Con la finale tra Sinner e Fritz, è calato il sipario sulla quarta edizione torinese delle Nitto ATP Finals. Estremamente soddisfatto il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo, che nella conferenza stampa di chiusura all’Inalpi Arena ha annunciato che proporrà al Consiglio Comunale di dare la cittadinanza onoraria a Jannik Sinner, sempre più beniamino del pubblico torinese.
“Vogliamo tenere le Finals a Torino per altri 5 anni – ha aggiunto al Sindaco – e abbiamo dimostrato non a parole, ma con tanta concretezza ed esperienza, che l’evento funziona. Ci sono tutte le condizioni perché Torino possa essere ancora la città ospitante, poi deciderà ATP, noi ce la mettiamo tutta”.
Un evento cresciuto anno dopo anno, come ha sottolineato dal presidente FITP Angelo Binaghi: “La manifestazione è cresciuta sotto tutti i punti di vista. Gli spettatori presenti – tra partite, allenamenti e allo show di apertura – sono stati 210.275, con un aumento del 77% rispetto al primo anno. Oggi il pubblico è costituito prevalentemente da italiani, chiaro segnale dell’effetto Sinner”.
Binaghi ha espresso nuovamente grande soddisfazione per i numeri sempre più importanti del torneo: “L’impatto economico sul territorio supera leggermente il mezzo miliardo di euro, vengono creati più di 3mila posti di lavoro, per un impatto economico notevolmente superiore a quello dell’edizione 2023”.
TORINO CLICK
“L’ultima notte di Dante” da martedì 19 all’Erba
“Tre donne intorno al cor mi son venute” ti verrebbe da citare, prendendo a prestito le “Rime”. Invece s’è infoltito di parecchio questo drappello femminile che Paolo Accossato – insegnante appassionato e storico per tesi, padre giornalista, alla sua prima prova teatrale, superati di non molto i cinquanta pronto a percorrere una strada nuova – raccoglie attorno alla figura del Sommo Poeta in questa “Ultima notte di Dante”, sul palcoscenico dell’Erba da martedì 19 (ore 21) a giovedì 21 (ore 10), doppio spettacolo il 21, ore 10 e 21. Testo avvincente e colto, un’interesse in più per chi con quella poesia abbia una più che doverosa frequenza e allo stesso tempo accessibile a quanti di tanta figura abbiano da tempo, dagli anni del liceo, abbandonato vita e versi; un’occasione per riprendere e approfondire, per una sera riascoltare – in forma tranquillamente teatrale -, tra storia tradizione e invenzione, il racconto della “notte più lunga dell’esistenza di Dante, notte che sarà anche l’ultima”, quella che trascorre tra il 13 e il 14 settembre del 1321, allorché, nel chiuso di una stanza ormai del tutto buia, attorno a lui i figli Jacopo e Pietro, in un’agonia in cui da più giorni è avvolto e si dibatte, per quelle febbri malariche che lo hanno colpito al ritorno da una ambasceria a Venezia, il poeta vede raggrupparsi attorno a sé le tante figure femminili, reali nella sua vita e storicamente e poeticamente affrontate nelle tre Cantiche (“per quanti accenni storici ci possano venire in aiuto”, s’affretta a puntualizzare l’autore).
“Ho scritto questo testo nell’estate del ’23, per passatempo e per curiosità, completamente vergine di scrittura teatrale, un personalissimo esperimento e la volontà di rendermi conto se ci potesse essere uno spessore narrativo e scenico, quale tipo di valore potesse avere. Ne ho fatto una solitaria stesura, soltanto dopo ne ho parlato con qualche allievo ed ex allievo, soprattutto con chi il teatro è abituato a farlo. Certo giocavo in casa, per passione e per gli anni ormai numerosi di insegnamento nel liceo, per il lungo guardare a una figura che raccoglie in sé, nella sua opera altissima ed enciclopedica, ogni conoscenza umana, la pienezza dello scibile, la praticità e i temi più alti, la cristianità e le leggi e la filosofia e la morale, il nostro e gli altri mondi, la bellezza di un’invenzione che lo pone al culmine dell’intera letteratura. Con molta paura e con enorme rispetto.” Un lungo percorso quello del poeta – di Durante della famiglia degli Aldighieri dal popolo di San Martino del Vescovo di Firenze -, suddiviso in otto scene, che parte dalle scarsissime notizie che si hanno della madre Bella e della sorella Tana, per arrivare a quelle egualmente deboli di Francesca e Pia e Piccarda Donati e ancora alle tante giovani donne che punteggiano la poesia di Dante, Ghirlandetta e Violetta, Montanina e la Dama del Sirventese (“diceva di amare tutte e non amava nessuna”, dirà una di queste) per giungere all’Assoluto, all’amore angelicato racchiuso nella figura di Beatrice, posta al termine del testo, dalla quale s’afferma che “tutto è questione d’amore”.
La donna e l’amore come filo rosso che attraversa le scene e i vari momenti, argomento principe e unico nell’impossibilità di racchiudere Dante e la complessità della sua intera figura, tralasciando ad esempio quel versante politico e del potere, tutto maschile, visto in un panorama di alleanze e di lotte e di corti trecentesche, “una componente unica quindi – conferma Accossato – dal momento che gran parte dell’opera di Dante è fondata sull’amore e attraverso la donna l’uomo raggiunge Dio. Dante, in un’epoca storica in cui la letteratura esprime il culto amoroso da parte di molti autori e altresì la componente maschile nelle vesti di protagonista, ha dato umanità, un volto a queste stesse donne, ha espresso la carnalità e il realismo che ce le fanno sentire vive. Ho qui voluto rappresentare un piccolo universo femminile, umanizzandolo, pur visto dentro una potente “visione”, rendendo a queste donne ogni loro importanza, chiamandole a raccontarsi e a raccontare alcune il loro dramma.”
Regista e interprete del testo di Accossato è Stefano Fiorillo, la produzione è di Torino Spettacoli. Con lui Barbara Cinquatti (Bella) e Vittoria Chiolero (Tana e Beatrice) e la partecipazione dei Germana Erba’s Talents.
Elio Rabbione
Nelle immagini: nell’opera del preraffaellita Henry Holliday “L’incontro di Dante e Beatrice” al ponte di Santa Trinita a Firenze; nell’incisione di Gustave Doré Dante e Virgilio incontrano Pia de’ Tolomei nel Purgatorio.
Nursing up aderisce a sciopero 20 novembre
Riceviamo e pubblichiamo – Il sindacato degli infermieri italiani Nursing Up, insieme a ostetriche e altre professioni sanitarie regolamentate dalla Legge 43/2006, annuncia la propria adesione allo sciopero nazionale del 20 novembre. La mobilitazione, che vedrà la partecipazione di migliaia di operatori sanitari da tutta Italia, è il frutto di un’esasperazione ormai generalizzata per la cronica carenza di personale, le condizioni di lavoro insostenibili e l’assenza di un riconoscimento economico e professionale adeguato. Anche il Piemonte, regione tra le più colpite dalla crisi del settore sanitario, sarà presente in prima linea. Claudio Delli Carri, Segretario Regionale del Nursing Up, sottolinea la necessità di un intervento immediato: «Lo sciopero non è solo una richiesta di aumenti salariali: è un grido d’allarme per la sopravvivenza stessa del Servizio Sanitario Nazionale. Gli infermieri piemontesi, come i colleghi di altre regioni, affrontano turni massacranti, ferie negate e uno stress psicofisico insostenibile, mentre le strutture sanitarie vedono un progressivo svuotamento di personale qualificato.»
Attraverso un’indagine condotta dai coordinamenti regionali, Nursing Up ha evidenziato dati allarmanti: la carenza di personale, che supera il 26% rispetto al fabbisogno, grava pesantemente su ospedali e RSA, obbligando gli infermieri a doppi turni e straordinari non retribuiti, con ferie spesso negate. Questa situazione ha portato a livelli di burnout preoccupanti, compromettendo la qualità dell’assistenza ai pazienti e il benessere psicofisico dei professionisti. Sul piano economico, le retribuzioni restano tra le più basse d’Europa, con incrementi previsti solo a partire dal 2025, ma insufficienti a garantire un equo riconoscimento.
Il sindacato chiede al Governo un incremento delle risorse economiche destinate alle professioni sanitarie, con l’obiettivo di raddoppiare l’indennità di specificità infermieristica, estenderla alle ostetriche e garantire un giusto riconoscimento a tutte le categorie coinvolte. È urgente adottare piani di assunzione immediati per rispondere alla crescente carenza di personale, eliminare il vincolo di esclusività e creare condizioni che incentivino i giovani a intraprendere questa professione, restituendo dignità e prospettive. Un altro tema centrale è la sicurezza sul lavoro: è necessario introdurre presidi di pubblica sicurezza presso i pronto soccorso per proteggere gli operatori dalle crescenti aggressioni. Inoltre, il sindacato sottolinea la necessità di valorizzare i percorsi formativi degli infermieri e delle altre professioni sanitarie, con un riconoscimento economico delle specializzazioni e il loro inserimento tra le attività usuranti.
«Non possiamo più permettere che i nostri professionisti siano trattati come tappabuchi di un sistema al collasso,- prosegue Delli Carri. -Lo sciopero del 20 novembre è il primo passo per portare all’attenzione del Governo e dell’opinione pubblica una crisi che sta distruggendo il nostro sistema sanitario pubblico.»
La situazione in Piemonte, come nel resto del Paese, evidenzia un progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro e di assistenza, con ospedali e RSA sempre più in difficoltà. La manifestazione nazionale sarà un’occasione cruciale per chiedere interventi concreti e immediati, necessari a tutelare la salute pubblica e la dignità di chi ogni giorno opera in prima linea. «Il 20 novembre incrociamo le braccia per far valere i diritti di chi garantisce il diritto alla salute, e continueremo a lottare finché non vedremo un cambiamento reale» conclude Delli Carri.
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Educazione finanziaria: il microcredito nelle scuole
Lunedì 18 Novembre dalle ore 10:00 alle ore 12:30 si svolgerà online la diretta streaming dell’evento “LOOK UP THE FUTURE” https://www.youtube.com/live/bTSxqa0QIrA , un evento realizzato dall’Ente Nazionale per il Microcredito al quale ha partecipato attivamente l’Istituto Professionale Carlo Denina di Saluzzo (CU).
Il progetto ha ricevuto il patrocinio dell’EDUFIN per il mese dell’Educazione Finanziaria.
Il progetto, nato con lo scopo di sensibilizzare i giovani all’educazione finanziaria e all’acquisizione di strumenti utili all’impresa, si è svolto in due tempi all’interno di 8 Istituti selezionati in Italia. Nel primo incontro con i giovani sono stati forniti gli strumenti e un set informativo sul microcredito e sui concetti base della microfinanza per poi attivare un vero e proprio progetto d’impresa con la realizzazione di un business plan operativo che sarà illustrato in un incontro online con tutte le scuole partecipanti il giorno 18 novembre. L’evento conclusivo rappresenta un’importante opportunità per gli studenti dell’istituto per confrontarsi con i propri coetanei, ma soprattutto, per mettere a frutto le conoscenze microfinanziarie acquisite, arricchendo il proprio percorso formativo con esperienze pratiche.
Questo progetto nasce in funzione anche del mese dell’educazione finanziaria e reca il logo EDUFIN del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Realizzata grazie al concorso delle scuole e dei dirigenti scolastici e docenti, che hanno promosso questa iniziativa nei loro istituti. L’iniziativa mira a contrastare il fenomeno dei NEET, i giovani che né studiano né lavorano.
“Il progetto di educazione finanziaria per i giovani è sicuramente un punto di partenza importante per la disseminazione della cultura finanziaria ed economica e per creare opportunità per i nostri ragazzi. Il microcredito può essere uno strumento efficace per sostenere l’ingresso nel mondo del lavoro e non creare neet”, ha dichiarato Mario Baccini, presidente ENM.
“Il progetto Look Up the Future nasce come una visione di un nuovo modo di sostenere l’educazione finanziaria per valorizzare le idee e i progetti dei ragazzi e invertire la tendenza creando EET (engaged and educational training) che diventeranno la parte fondante del nuovo tessuto economico nazionale, con un occhio attento alla sostenibilità e all’impiego dell’AI”, dichiara Emma Evangelista, responsabile Comunicazione ENM e capo del progetto dedicato ai giovani.
“Educare i giovani all’auto impresa significa essere pronti a progettare il proprio futuro” ha dichiarato Riccardo Giorcelli , Tutor dell’Ente Nazionale per il Microcredito
Soddisfazione è stata espressa anche da Prof. Francesco Boglione “In un’ottica di ampliamento informativo e culturale che la scuola deve compiere, si incastra l’esigenza di far comprendere ai ragazzi che il mondo finanziario, prettamente individualista e capitalista, può avere anche un’etica. In questo senso, è ormai da anni che l’istituto Denina, nel nome del prof. Boglione, ha stretto quindi una proficua collaborazione con l’ENM.
Sono centinaia gli allievi venuti a conoscenza dell’importanza che il microcredito ricopre a livello mondiale, di come sia nato e delle sue peculiarità. Insieme alla dottoressa Emma Evangelista, il sui staff e i tutor sparsi sul territorio abbiamo poi fatto conoscere anche lo sviluppo del Microcredito in Italia e dato, a mio avviso, uno strumento in più in mano ai ragazzi per concretizzare una loro idea imprenditoriale.
L’attuale progetto di sviluppo di un business plan con l’assistenza di un tutor in classe e la condivisione con altre scuole mi pare essere uno step innovativo e motivante a cui la nostra scuola parteciperà con estremo piacere”
Per seguire la diretta streaming dell’evento “LOOK UP THE FUTURE”, gli interessati possono visitare il sito ufficiale dell’Ente Nazionale per il Microcredito al seguente link: https://www.microcredito.gov.it/.
Cresce lo scontro tra i grillini
La Pinacoteca Albertina ha inaugurato una mostra sulle incisioni storiche dal Cinquecento al contemporaneo, che rimarrà aperta fino al 4 maggio 2025 e curata da Antonio Musiari per quanto riguarda l’excursus storico e da Franco Fanelli per quello contemporaneo.
Per la prima volta all’Accademia Albertina esposte al pubblico i tesori più preziosi del suo patrimonio rilevante di incisioni storiche, collezionate in più di tre secoli e normalmente custodite nel caveau dell’Accademia. Nelle Sale della Pinacoteca Albertina trovano casa Tiepolo, Piranesi e gli altri grandi maestri della grafica dell’arte, le prime incisioni cinquecentesche della cappella Sistina di Michelangelo e altri capolavori del Rinascimento e del Barocco.
L’esposizione è l’occasione per scoprire la ricca collezione di incisioni antiche dell’Albertina in un gioco di confronti e di rimandi con significativi esempi della produzione contemporanea della Scuola di Grafica d’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Torino. Il presente e il futuro della scuola animano questa sezione in cui sono esposti i libri d’artista della collana Habitat, edita da Albertina Press e realizzati da un gruppo di studenti e studentesse del Biennio Specialistico, coordinati da Sonia Gavazza. Nelle ultime sale le opere dell’artista e docente Carnelia Badelita dialogano con quelle di Marco Minzolini, suo attuale allievo.
Mara Martellotta
L’isola del libro
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Fosco Maraini “L’isola delle pescatrici” -La nave di Teseo- euro 20,00
Fosco Maraini, fiorentino di nascita nel 1912, cittadino del mondo e cosmopolita, per vocazione fu: antropologo, etnologo, archeologo, orientalista, viaggiatore, fotografo, alpinista e scrittore. Bilingue, ha studiato svariati idiomi, e si è mosso agilmente tra molteplici discipline, tutte volte a conoscere più a fondo “l’altro”, anche attraverso lunghe osservazioni sul campo.
Le sue esplorazioni iniziano negli anni Trenta -prima meta l’Oriente- e lo condurranno ad ogni latitudine del pianeta.
Nel 1954 parte alla volta di una minuscola isola del nord Giappone, Hèkura, dove incontra e si ambienta tra gli Ama, figli delle onde, piccola comunità che vive in isolamento e in simbiosi con il mare che la circonda e ne detta i ritmi di vita.
Da quella esperienza nasce il libro “L’isola delle pescatrici” e una mostra ospitata dal Mao di Torino, anni fa, dal titolo “L’incanto delle donne del mare”.
Maraini raccontò il mondo delle donne Ama, appartenenti al gruppo etnico di pescatori che viveva nelle isole Hèkura e Mikuria, al largo delle coste occidentali del paese del Sol Levante. La pesca del mollusco Awabi era la loro principale fonte di sostentamento e reddito, praticata nei mesi estivi. Tradizionalmente era affidata alle donne giovani e atletiche che, coperte dal solo kuroneko (perizoma) -in cui infilavano la lama ricurva- si tuffavano in mare. Con infinita grazia e notevole resistenza raggiungevano i fondali, staccavano i molluschi dalle rocce, poi risalivano in superficie per depositarli in grande ceste.
Maraini si immerse con loro in apnea fino a 20 metri di profondità scattando infinite foto; una trentina sono quelle superstiti (su 45 negativi trovati, 15 erano irrimediabilmente danneggiati). A testimoniare l’imponente lavoro documentaristico, realizzò anche il primo documentario- reportage subacqueo, superando un ostacolo non da poco.
All’epoca infatti in Giappone non esistevano attrezzature per le riprese sott’acqua e lui, geniale e cocciuto -sulla scorta della sua esperienza alle isole Eolie- si fece costruire in loco un apposito scafandro per la cinepresa ed uno per la fotocamera. Dobbiamo alla sua tenacia il cortometraggio, a lungo dato per disperso, poi ritrovato e restaurato.
Armonia e bellezza sono i primi flash emotivi di fronte alle immagini e descritte nelle pagine del diario-libro di Maraini. Testimonianze preziose di un mondo scomparso; oggi resistono alcune anziane Ama, ma usano attrezzature moderne e l’incanto non è più lo stesso.
E’ immensa la produzione di Fosco Maraini, ma se volete penetrare nel suo mondo e nel suo pensiero il suggerimento è quello di leggere il suo bellissimo romanzo:
Fosco Maraini “Case, amori, universi” -La nave di Teseo- euro 25,00
Libro monumentale con protagonista Clé, alter ego dell’autore che narra in terza persona e compone questo romanzo autobiografico in cui c’è l’esperienza incredibile della sua vita.
Introdotto dalla prefazione della figlia Dacia Maraini, il testo riannoda le fila della vita di Fosco, tra pensieri, emozioni più intime e scorci di vita privata e affettiva; ma anche un crogiolo di avventure, scoperte, la traumatica esperienza nel campo di concentramento giapponese in cui fu imprigionato insieme alla famiglia.
Riassumerlo è assolutamente impossibile, ma leggerlo è consigliato perché è testimonianza di un destino come ce ne sono pochi, del quale resta l’incanto anche a distanza di tanti anni dalla sua morte, avvenuta nel 2004.
Fosco Maraini con la sua personalità poliedrica ottenne successo e fama internazionale in più campi: «Tutto voleva vedere, capire, smontare, svitare, penetrare» così si racconta nel personaggio suo alter ego, Clé.
Abile nell’entrare in sintonia con culture diverse, aveva anche il dono di immortalare e raccontare mondi nell’attimo del loro tramonto. Sempre nel posto giusto, al momento giusto.
Come quando in Tibet fu uno dei 4 occidentali a poter visitare i templi che oggi non ci sono più. O in Giappone quando seppe interpretare gli ultimi tuffi delle donne Ama e strepitoso fu il successo del suo “L’isola delle pescatrici” pubblicato nel 1960, poi diventato introvabile fino ad oggi.
Daniel Glattauer “Nuotare, fluttuare, volare” -Feltrinelli- euro 18,00
Questo oltre che romanzo è anche una critica sociale e denuncia delle tragiche situazioni di emarginazione e disagio di un’ampia porzione di popolazione mondiale. Non è un caso che Glattauer, nato a Vienna nel 1960, oltreché abile scrittore sia anche giornalista che si è occupato di cronaca giudiziaria a lungo, dunque sa di che cosa si parla.
Due famiglie borghesi di Vienna decidono di regalarsi una vacanza in una bellissima villa toscana: 4 adulti e 4 figli che sognano una piacevole pausa vacanziera di puro ozio. I Binder sono famosi produttori di vino. L’altra coppia, gli Strobl-Marinek, è composta da Oscar, accademico borioso, ed Elisa, politica ambientalista alla ribalta. La loro figlia adolescente, Sophie Luise, porta come ospite la compagna di classe, Aayana, di nazionalità somala, rifugiata in Austria. Il fatto che non sappia nuotare è all’origine della tragedia che la vede affogare in piscina, senza che nessuno se ne accorga.
Da questa morte e da come viene gestita dai due nuclei familiari detona la trama del romanzo che è difficile da definire. In parte vertenza legale di risonanza mediatica, responsabilità disattese, sensi di colpa, dinamica del mortale incidente, social e loro deriva, razzismo, indifferenza, compassione e la difficile definizione dei confini del concetto di libertà.
Catherine Lacey “Biografia di X” -BigSur- euro 20,00
E’ il quarto romanzo della scrittrice americana che qui si cimenta nella ricostruzione della vita di un personaggio che non è mai realmente esistito. Voce narrante è quella di CM Lucca, giornalista, vedova di X, morta nel 1996, forse l’artista americana più importante e misteriosa.
Tutto il romanzo è il tentativo di restituire all’amore della sua vita la giusta dimensione nel panorama del XX secolo. Salvo scoprire, strada facendo, che della sua compagna, di fatto, sapeva molto poco. E sorge spontanea la riflessione: quanto conosciamo davvero e a fondo le persone che sposiamo?
Cm, rimasta vedova, all’inizio vive tutto lo smarrimento del vuoto lasciato da chi amava e non c’era più.
La loro relazione era stata connotata dalla grande dipendenza affettiva di CM che aveva finito per annullarsi per X.
CM Lucca – giornalista di talento, vincitrice di un Premio Pulitzer- aveva abbandonato la carriera e l’ex marito per vestire i panni della bistrattata assistente di X, la quale faceva il bello e brutto tempo a seconda dei suoi chiaro-scuri umorali.
CM tenta di stemperare il dolore ricostruendo il passato della moglie, tra viaggio metaforico e reale.
La sua ricerca ricostruisce passo dopo passo, la figura poliedrica di X, caratterizzata da infinite sfaccettature. Eclettica, rivoluzionaria, iconoclasta che aveva spaziato dall’arte performativa alla musica, autrice di romanzi di straordinario successo. Il suo destino aveva incrociato le traiettorie delle personalità artistiche americane e della cultura mondiale più importanti.
E Catherine Lacey ci trascina in un romanzo simulacro intrigante, a tratti complesso, denso di riferimenti storici, citazioni, personaggi. Un romanzo totalizzante che è divorante ossessione per chi l’ha scritto.
Helen Wolff “Paesaggio per amare” -Marsilio- euro 17,00
Helen Wolff è nata come Helene Mosel, a Skopje, nel 1906, da genitori di lingua tedesca; non divenne mai scrittrice, ma fu un’importante editrice. A New York, in esilio, nel 1942 fondò con il marito Kurt la prestigiosa “Pantheon Books”, che pubblicò i testi di autori del calibro di Simenon, Günter Grass, Calvino e Amos Oz, e molti altri.
Helen Wolff morì nel 1994 e nelle disposizioni testamentarie ingiunse agli eredi di bruciare o buttare via senza leggere tutte le sue carte. Eppure “Paesaggio per amare” è il breve romanzo autobiografico, ambientato in Costa Azzurra nel 1932, e fu pubblicato la prima volta in Germania nel 2020, 26 anni dopo la morte dell’autrice.
Narra la travagliata storia d’amore con un uomo affascinante quanto egocentrico, sullo sfondo di atmosfere intrise dello charme tra le due guerre del Novecento.
Emergono dettagli di una lunga e intensa estate tra Mentone, Montecarlo e Saint Tropez. Al centro la liaison tra una giovane fanciulla, dai tratti androgini, che viene irresistibilmente attratta dal maturo editore 40enne.
Grande protagonista è anche l’amore per la libertà e i paesaggi del Midì francese: i suoi colori, profumi, paesaggi, il mare e i cieli spazzati dal Mistral. Luoghi e ambientazione così distanti dal declino della Germania che in quegli anni fu la polveriera che fece deflagrare il mondo.
Appuntamento martedì 19 novembre allo Spazio Bolaffi a Torino (corso Verona 34/D) con l’asta autunnale di design che propone un catalogo di oltre 420 lotti provenienti da importanti committenze private. Si va dagli anni Venti del Novecento, con Giacomo Cometti, ai giorni nostri. Tra i nomi di spicco figurano Franco Albini, Gae Aulenti e Gaetano Pesce, quest’ultimo presente con diversi lavori, tra cui la sedia in resina con macchie multicolore “Nobody’s perfect” in serie limitata per Zerodisegno del 2003 (lotto 416, base d’asta 2.400 euro).
Tra gli altri top lot del catalogo vi sono il tavolo basso scultoreo in legno e vetro in serie limitata degli artisti torinesi Nerone Ceccarelli e Giancarlo Patuzzi-Gruppo NP2 323 (lotto 323, base d’asta 9 mila euro), la rara poltrona “Giro” di Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Gavina (lotto 84, da 2 mila euro) e alcuni lavori di Ettore Sottsass, di cui è proposta una corposa selezione di arredi, come il celebre specchio luminoso “Ultrafragola” (lotto 350, da 4 mila euro) e la rara cornice per Poltronova (lotto 89, da 1.800 euro), e di ceramiche, tra cui si segnala il raro vaso “a fischietto” per Il Sestante (lotto 163, base 1.500 euro).
Molte, infine, le curiosità, come le poltrone anni Sessanta “Kingstone” di William Plunkett (lotti 135, 136, basi 1.200 e 900 euro) e il grande espositore dello storico negozio di abbigliamento torinese “L’Esploratore azzurro” arredato da Toni Cordero (lotto 398, base 3.500 euro).
SFOGLIA IL CATALOGO: www.astebolaffi.it/it/auction/930