ilTorinese

Mountains by Magnum Photographers

Scatti d’alta quota firmati “Magnum” in mostra al valdostano Forte di Bard. Fino al 6 gennaio 2020

Bard (Aosta)

Anche Robert Capa non poté sottrarsi al fascino delle grandi vette. In una foto scattata quasi settant’anni fa (ma di incredibile attualità e freschezza), il celebre fotografo ungherese – al secolo Enfre Erno Friedman, ritenuto il più grande fotografo di guerra del Novecento – fissa nella mondanissima Zermatt, sullo sfondo spettacolare del Cervino corteggiato da incerti e capricciosi giochi di nuvole, la discesa di tre pimpanti sciatori dell’epoca catturati dall’obiettivo della sua “Leika” o della “Contax”. La foto è datata 1950 (a pochi anni dal termine del secondo conflitto mondiale e dagli indimenticabili scatti realizzati in Italia da Capa in occasione dello sbarco degli alleati in Sicilia, fino a Napoli e sulla linea bellica di Cassino) e appartiene al gruppone delle 130 selezionate negli immensi archivi dell’Agenzia Magnum Photos – la più prestigiosa Agenzia di Fotogiornalismo al mondo, fondata nel 1947 da Henri Cartier-Bresson, insieme allo stesso Robert Capa, a David Seymour e a George Rodger – e ospitate, fino al 6 gennaio del prossimo anno negli spazi del valdostano Forte di Bard. Filo conduttore e soggetto comune di tutti gli scatti, la montagna: le vette d’ogni dove, ritratte e interpretate e poste in dialogo con quelle “reali” della Vallée che, imponenti, si lasciano ammirare dalle feritoie delle Sale delle Cannoniere.

Meraviglie fra meraviglie. Risultato di un sodalizio ormai più che consolidato fra il polo museale valdostano e la storica Agenzia Fotografica che oggi conta ben quattro sedi nel mondo, fra Parigi, New York, Londra e Tokyo, la mostra è curata da Andrea Holzherr e Annalisa Cittera, che   sottolineano: “I fotografi Magnum hanno costruito e reinventato l’iconografia montana. Nelle loro fotografie le montagne sono osservate, sfruttate e attraversate. Vediamo   persone che trascorrono tutta la loro vita ad alta quota, ma anche   persone di passaggio che cercano una guida spirituale, il piacere, un rifugio dalla guerra o semplice sopravvivenza”. Si va dai pionieri della fotografia di montagna come Werner Bischof (alpinista lui stesso) che negli anni ’40 racconta la bellezza delle sue Alpi svizzere, ai già citati Robert Capa e all’inglese George Rodger (noto soprattutto per i suoi reportages in Africa, molti dei quali pubblicati sul “National Geographic”) che nel ’47 ferma l’immagine struggente del fanciullo di Basuto in Sud Africa avvolto in povere coperte per ripararsi dal freddo del Thaba Bosiu o “Montagna della Notte”.

E l’iter prosegue passando per l’austriaca Inge Morath (seconda moglie di Arthur Miller, dopo Marilyn Monroe) e il tedesco Herbert List, impegnato nei suoi scatti in bianco e nero a “cogliere nell’immagine la magia dell’apparizione”,   per arrivare ai nostri giorni con le grandiose vette dell’Himalaya che fanno da sfondo al rilassato ritratto del Dalai Lama realizzato nel ’76 da Raghu Rai, oggi il più famoso fotografo indiano, accanto alle immagini di fascinosa visionarietà del francese Marc Riboud (è dell’’83 la cinese inquietante “Montagna Gialla – Huangshan”), a quelle del siciliano di Bagheria (primo italiano a entrare in Magnum) Ferdinando Scianna e agli imponenti massicci montuosi che sembrano affiorare dalle acque del Lago Inle, nella Myanmar del grande Steve McCurry, fino al sito iconico del Machu Picchu sulle Ande del Perù fissate dall’obiettivo   dell’inglese Martin Parr.

La mostra si chiude con una sezione speciale incentrata su un importante progetto dedicato al territorio valdostano, commissionato al romano Paolo Pellegrin, fotografo di notorietà internazionale, e frutto di uno shooting realizzato in loco nella scorsa primavera, “alla ricerca – spiegano ancora i curatori – di quelle luci che lui, amante del bianco e nero, predilige…luci filtrate dalle nubi sfilacciate dal vento, i violenti controluce sulla superficie della neve, le buie increspature dei crepacci, le scure torri delle creste rocciose, gli arabeschi disegnati sulla superficie dei laghi ghiacciati”. Scenari che la Valle d’Aosta sa donarci con generosa abbondanza. All’artista, il compito della scoperta e della poetica interpretazione.

Gianni Milani

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“Mountains by Magnum Photographers”

Forte di Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 6 gennaio 2020

Orari: dal mart. al ven. 10/18, sab. dom. e festivi 10/19, lun. chiuso

Nelle foto

– Robert Capa:”Zermatt, Switzzerland”, 1950, Magnum Photos
– George Rodger: “Thaba Bosiu Basutoland (Lesotho)”, 1947, Magnum Photos
– Raghu Rai: “The Dalai Lama, Ladakh, India”, 1976, Magnum Photos
– Marc Riboud: “Huangshan, China”, 1983, Magnum Photos
– Steve McCurry: “Inle Lake, Myanmar”, 2011, Magnum Photos

L’acqua stagnante della politica

L’ incredibile a volte avviene. Qualcosa di più
che fa diventare il teatro della politica il teatro dell’
assurdo. Ricapitolando. Il presidente Conte manda
una lettera all’ Europa : nulla osta per il lavori Tav .
Toninelli non firma, ma coerentemente non si dimette
(sic). Matteo Salvini è gongolante: “vedete, l’ ho
fatto ragionare”. Di Maio Vice presidente, sodale
con Conte e Salvini sponsorizza una mozione No Tav in
Parlamento.

Il un comizio di Giggino Matteo diventa quel
tale là. Ora la Lega potrebbe astenersi sulla mozione
pentastellata. Con il risultato finale che la mozione
potrebbe passare . Dunque lo Stato
con la mano destra fa una cosa e con la sinistra
un’ altra. Evidentemente non hanno paura del
ridicolo, con la credibilità del nostro Paese a picco.
Ma non è finita. Apparentemente grande vittoria
della sinistra pentastellata che sbandiera il voto
come una loro vittoria.

Apparentemente? Sì,  per due motivi.
Primo: è assolutamente ininfluente. Parole al vento.
Secondo, prezzo politico pagato il voto favorevole al
decreto sicurezza bis. Tradotto: si può sparare a chi
tenta di far sbarcare i clandestini. Bella botta per i No
Tav. Arriviamo alla ciccia. Gabrielli capo della Polizia è
disperato. L’ organico dovrebbe essere di 119mila unità . Ora
sono 99mila. Da un anno Rambo è ministro dell’ Interno
e non ha assunto un poliziotto. Tanti selfie e Twitter
a go- go. Non parliamo di comizi dove il nostro è
bravissimo. Tante chiacchiere, fatti zero.  Anche qui in
Piemonte nei vari consigli comunali
il caos regna sovrano.

L Appendino è salva per un voto. E la Ferrero
( pasionaria no Tav ) è a casa sua in Val di Susa con
Perino e sostiene di aver incontrato casualmente
Chiaretta . Al massimo 2 o tre volte. Allasia, presidente di Palazzo Lascaris, non
conosce le procedure, non ha polso e si becca
dal Chiampa la reprimenda: il consiglio regionale
non è il Bar Sport.

Corrono Tronzano, Rosso, e lo stesso Cirio per
mediare preoccupati per il dopo.
Dettaglio: tutti e tre arrivano dalla prima Repubblica.
Sarà un caso? Personalmente non credo proprio. Toti
se ne va da Forza Italia. E anche Renzi ha preparato da tanto
tempo le valigie, pronte per uscire dal PD. Insomma
acqua stagnante. Con tante ma tante urla alla Luna. Ma
nessun atto per bonificare la palude.

 

Patrizio Tosetto

 

Detrazioni spese scolastiche: cosa c’è da sapere

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.

La detrazione Irpef del 19% riguarda tutte le spese direttamente legate alla frequenza degli istituti del sistema di istruzione nazionale, di ogni ordine e grado, ossia scuole materne, elementari, medie e superiori. Rientrano nel sistema tutti gli istituti pubblici, statali e degli enti locali, e le scuole private paritarie.

Per il 2018 è stato previsto un tetto di spesa detraibile pari a 786 euro per ogni alunno o studente, ossia una detrazione massima di circa 150 euro per ogni figlio iscritto. Dal 2019 il tetto passa a 800 euro.

Tra le spese legate alla frequenza scolastica risultano detraibili ovviamente le somme versate per l‘iscrizione alle scuole private. Per tutte le scuole, comprese quelle private, invece, l’Agenzia delle entrate ha chiarito che lo sconto d’imposta, entro il tetto massimo di spesa previsto, è riconosciuto per: la mensa e gli eventuali servizi integrativi di assistenza alla mensa; i servizi di pre e post scuola; le spese per le gite; l’assicurazione scolastica i corsi di lingua, teatro, ecc. svolti anche al di fuori dell’orario scolastico e senza obbligo di frequenza, purché si tratti di corsi deliberati dall’istituto. Non sono invece mai detraibili le spese relative all’acquisto di libri e al materiale di cartoleria.

È importante ovviamente conservare i documenti: per la mensa occorre la ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario intestata al destinatario del pagamento con la causale “servizio mensa”. Quando è previsto il pagamento in contanti o con bancomat, oppure l’acquisto di buoni mensa in formato cartaceo o elettronico, occorre invece un certificato con l’indicazione del relativo importo.

Un torinese in cammino per far riscoprire le bellezze dell’Italia

Andrea Ferrero, fisioterapista, darà supporto a “Va’ Sentiero”, un trekking che attraverserà tutta l’Italia per oltre 6.000 chilometri

 

Percorrere a piedi l’Italia dalle Alpi allo stivale, per riscoprire il più lungo trekking del mondo, lungo oltre 6.000 chilometri. È il sogno che si sta realizzando di tre ragazzi, i milanesi Yuri Basilico e Giacomo Riccobono e la trevigiana Sara Furlanetto, di 31, 27 e 25 anni, che cammineranno per oltre un anno tra boschi, valli e borghi sperduti per far conoscere il Sentiero Italia, un percorso realizzato tra il 1983 e il 1985 dai volontari del Club Alpino Italiano ma che poi, come tanti tesori della nostra Italia, è finito nel dimenticatoio. A loro, da agosto, si unirà anche un torinese, Andrea Ferrero, fisioterapista osteopata originario di Alba, che per conto della scuola EOM Italia sarà a disposizione per dare assistenza e consigli ai compagni di viaggio che ne avessero necessità.

 

Il progetto si chiama “Va’ Sentiero” ed è aperto alla partecipazione di chiunque voglia prendere parte a una delle 368 tappe previste, che attraverseranno 20 regioni per un totale di 350.000 metri di dislivello. L’iniziativa vedrà la partnership di Eom, la Escuela de Osteopatia di Madrid che in Italia ha sedi a Verona, Roma, Torino, Vado Ligure e Udine, che lungo il percorso “presterà” i suoi fisioterapisti osteopati, pronti a essere a disposizione dei compagni di viaggio con supporto di tipo fisioterapico-osteopatico per rendere più leggero e funzionale il cammino. Nei momenti di break i professionisti, che escono da master post laurea o percorsi di studi quinquennali a Eom, daranno anche informazioni su temi e problematiche più comuni legati al trekking: dolori frequenti, postura, gestione del carico dell’apparato scheletrico e così via.

 

Andrea Ferrero, fisioterapista professionista di Torino, 30 anni, laurea in fisioterapia e percorso didattico di 5 anni a Eom, seguirà per la scuola di osteopatia la partnership con Va’ Sentiero, partecipando lui stesso ad alcune tappe del percorso. “È un’avventura bellissima, al quale io e altri fisioterapisti osteopati di EOM prenderemo parte con entusiasmo – dice Ferrero, originario di Alba, che vive e lavora in un importante poliambulatorio a Torino -. I tre fondatori di “Va’ sentiero sono partiti in maggio da Muggia, in Friuli Venezia Giulia, e, dalla Val di Rabbi a Livigno, stanno per arrivare a Torno, vicino a Como. Il 29 luglio una nostra fisioterapista, la comasca Corinne Valli, partirà con loro e parteciperà alla tappa lungo i sentieri attorno al lago di Como. Io invece in agosto camminerò con loro nei sentieri nella parte alta del Piemonte e della Valle d’Aosta. Faremo circa 20 chilometri al giorno, dormiremo nei bivacchi, nelle baite e nei rifugi. E saremo sempre a disposizione degli altri camminatori, fornendo anche supporto e assistenza tecnica per qualsiasi necessità o inconveniente che si presenti lungo il cammino. Successivamente, dagli Appennini alla Sicilia, si uniranno altri ragazzi e altri osteopati della scuola, fino a completare gli oltre 6.000 chilometri di tragitto a piedi ”.

 

Racconta Sara Furlanetto, 25 anni, fotografa e antropologa di Castelfranco Veneto, una dei tre fondatori di Va’ Pensiero: “Siamo tre viaggiatori, sognatori e accomunati dalla passione della montagna – spiega -. Il Sentiero Italia unisce come un filo rosso monti e borghi bellissimi d’Italia e dopo tanti anni sta per essere riaperto grazie ai volontari del Cai. Il nostro sogno è che questo sentiero venga conosciuto e vissuto da tante persone. Attraverso la rete e i social racconteremo luoghi, storie, mestieri, passioni. Con il Gps tracceremo i percorsi e alla fine faremo anche un libro fotografico, in cui racconteremo i mille volti incontrati lungo il sentiero”.

 

Aggiunge Andrea Turrina, socio fondatore e direttore di EOM Italia: “Come già accaduto con “Osteopatia a due ruote”, che l’anno scorso ci ha visto scendere in pista con i nostri studenti al servizio dei piloti di motociclismo nei circuiti di Coppa Italia e del Campionato italiano di velocità, abbiamo aderito a questa iniziativa per offrire ai nostri studenti, laureati in fisioterapia con percorso formativo in osteopatia, la possibilità di vivere un’importante esperienza professionale all’interno del mondo sportivo. Un laboratorio esperienziale ineguagliabile per i nostri studenti, che va ad aggiungersi al master universitario in osteopatia o all’intero percorso formativo in osteopatia della durata di sei anni, spalancando le porte a innumerevoli possibilità nell’universo professionale”.

 

 

 

 

 

 

Il mondo degli “ultimi” raccontato al PalaGiustizia

“Gli invisibili”negli scatti di Mauro Raffini. Fino al 3 settembre


Vagare per le strade di grandi città (da Torino a Napoli a Nizza fino a Parigi, a Marsiglia e a Londra) per raccontare, attraverso la fotografia, la solitudine e l’ingombrante fardello di povertà di chi quelle stesse strade ha eletto a propria dimora. Per Mauro Raffini, origini cuneesi, ma torinesissimo d’adozione, quegli scatti realizzati in cinquant’anni di attività – fra mille altri dedicati al fotogiornalismo, all’editoria non meno che alle architetture urbane e al paesaggio – rappresentano un atto di fede e di irrinunciabile compassione verso il mondo. Anche e con uno slancio particolare verso chi negli anfratti più oscuri di questo nostro mondo naviga in traversata solitaria, trascinandosi addosso (dentro e fuori) miserie senza limiti e rassegnata disperazione. Sono loro, gli “invisibili” (o i “senza tetto” o gli “homeless” o i “clochards” o – bruttissimo termine, ancora da tanti gettonato – i “barboni”) i protagonisti di una toccante selezione di foto, una trentina complessivamente in bianco e nero e a colori, esposte da Raffini, fino al prossimo 3 settembre, nello Spazio Cultura Inclusiva della Caffetteria del Palazzo di Giustizia di Torino.

Promossa dall’ “Ufficio Pastorale Migranti” (diretto per anni da don Fredo Olivero, ancora oggi apostolo e memoria storica dell’immigrazione straniera a Torino) e dal “Garante dei diritti delle persone private della libertà personale”, la rassegna ha in sé la forza di guidarci con empatico interesse –trasmessoci dallo stesso artista – verso gli “ultimi” e i più “poveri”, che è come “andare –per usare le parole di Papa Francesco – verso la carne di Gesù che soffre”. Perché, in fondo, è ben vero che “i volti degli homeless sono spesso segnati da elementi di santità”, come sostiene un altro grande della fotografia incentrata sul tema, l’inglese Lee Jeffries che prosegue: “E sono i corpi, non le parole a raccontare le pene patite”. Ecco perché nelle foto in mostra non troviamo nomi né titoli. Solo volti e corpi dall’età indefinita, sguardi stupiti o sperduti o pronti alla sfida, qualche volta perfino i segni di antiche agiatezze; accanto sacchetti di plastica o carrelli della spesa arrivati chissà come e ripieni di mille povere improbabili cose. Avanzi di cibo, bottiglie, coperte, maglioni, cappotti su cappotti, cuffie su cuffie.

E’ lì tutta la loro casa, tutta la loro ricchezza, tutta la loro vita; per giaciglio una panchina o un materasso o la custodia di una chitarra, davanti la scatola di cartone per l’elemosina e c’è perfino chi non rinuncia alla lettura e alla musica. Curiosa la pila di libri accanto alla cuffia di lana che esce dalle coperte, con “L’alba di Vasco” appoggiata a “L’ultimo giurato” di John Grisham e a una guida turistica di Praga. “Ho fotografato – racconta Raffini – cercando di capire cosa significhi vivere la strada tutti i giorni, senza mai forzare la situazione per il rispetto che si deve a queste persone e per non violare troppo la loro residuale umanità”. Ma può una fotografia muovere l’osservatore alla pietas? “Nel suo libro ‘Davanti al dolore degli altri’, Susan Sontag – compagna di viaggio di molti operatori dell’immagine che non si fermano alla superficie delle cose – sostiene di no. E io la penso come lei.

Così come sono convinto che la fotografia – aggiunge Raffini – non sia un elemento determinante, tranne rarissime eccezioni, per cambiare particolari situazioni geo-politiche. Oggi ricordiamo appena la foto del piccolo Aylan, il bimbo siriano spiaggiato sulla costa turca di Bodrum; in questi giorni la stessa emozione si ripete per l’immagine del padre e della figlia salvadoregni ancora abbracciati in acqua, morti per annegamento nel Rio Grande. Un’immagine forte, destinata però a essere dimenticata dopo pochi giorni. E il tentativo di raggiungere gli Stati Uniti continuerà inarrestabile”. Tuttavia? “Tuttavia questo non pregiudica – conclude Raffini – la capacità di narrare con le immagini, che mantengono intatto il loro valore testimoniale, un valore etico, documentale e storico”.

Gianni Milani

“Gli invisibili”
Spazio Cultura Inclusiva-Caffetteria del Palazzo di Giustizia, corso Vittorio Emanuele 130, Torino; tel. 011/01123771
Fino al 3 settembre
Orari: lun. e ven. 7,30/15,30; sab. 7,30/13

Comune e Tim insieme per promuovere il 5G

Tim e Città di Torino collaboreranno per  tre anni sullo sviluppo di tecnologie digitali e le soluzioni per la Smart City grazie al 5G.

La sinergia vale soprattutto  per quanto riguarda droni, robotica e guida autonoma. L’accordo è stato firmato, a Palazzo di Città, dalla sindaca Appendino e da Elisabetta Romano, chief technology and innovation officer di Tim. Entro il 2019 sarà coperta dal 5G oltre il 50% della popolazione torinese. “La collaborazione pubblico-privato è fondamentale per creare nuova economia e nuovi posti di lavoro. Torino, da sempre città laboratorio, prosegue la storica collaborazione con Tim che mette la città all’avanguardia” dice la sindaca.

Scontri del primo Maggio, anarchici e No Tav denunciati

Nei giorni scorsi, a seguito di approfondite ed articolate indagini della DIGOS della Questura di Torino, sono stati denunciati, a diverso titolo, 46 militanti di “Askatasuna”, dell’ex posto occupato “Asilo” e del movimento No-Tav, per i reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, violenza privata e possesso di strumenti atti all’offesa perpetrati in occasione della manifestazione svoltasi a Torino il 1° maggio 2019.

 

Tra gli indagati figurano i principali leder di “Askatasuna” – che hanno anche coordinato materialmente le azioni criminose – e due esponenti del predetto centro sociale nei cui confronti è ancora pendente il procedimento relativo alla richiesta di applicazione della sorveglianza speciale in virtù della loro particolare pericolosità sociale connessa a pregresse azioni criminose ed alle capacità militari acquisite durante il loro impegno nel territorio siriano nelle fila delle milizie dello YPG.

 

I fatti risalgono, come detto, allo scorso primo maggio, allorquando, in occasione del tradizionale corteo dei lavoratori, diversi militanti d’area, posizionatisi in testa allo spezzone sociale composto da circa 2000 persone riconducibili anche al movimento No-Tav ed all’area anarchica torinese, si resero responsabili di ripetute azioni violente a causa dei quali furono necessari diversi e calibrati interventi dei contingenti delle forze dell’ordine e del personale della Digos al fine di impedire la realizzazione di una precisa strategia volta a sovrastare le altre componenti politico-istituzionali intente a sfilare per il centro cittadino e pian piano “conquistare” la testa del corteo con il precipuo obiettivo di dare, tra l’altro, una connotazione prettamente “NoTav” alla tradizionale manifestazione dei lavoratori.

 

 

Urlava per strada armato di coltello: fermato dalle fiamme gialle

Camminava per strada brandendo un grosso coltello da cucina e urlando frasi contro tutto e tutti.

L’uomo, un quarantenne torinese, è stato fermato questa notte  da un equipaggio della Guardia di Finanza Torino nei pressi di Via De Sanctis nel capoluogo.

il quarantenne, con numerosi precedenti per rapina, furto, traffico di stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, ha accumulato l’ennesima denuncia.

Nosiglia resta arcivescovo per altri due anni

Monsignor Cesare Nosiglia andrà avanti  per altri due anni nella sua attività di arcivescovo di Torino.

Il  mandato era in scadenza, compiuti ormai i 75 anni. Ma, spiega lui stesso all’Ansa “La Congregazione per i Vescovi, tramite la Nunziatura Apostolica in Italia, mi informa che il Santo Padre Francesco ha disposto che io possa proseguire il mio mandato come Arcivescovo Metropolita di Torino per altri due anni. Ho quindi accolto la decisione del Papa confidando nel Suo sostegno spirituale e pastorale e in quello dei sacerdoti, dei diaconi, delle religiose, religiosi e laici della Diocesi.”.

Comuni in fiore nel Torinese

Da mercoledì 31 luglio a venerdì 2 agosto le visite nei comuni di Avigliana, Agliè, Ozegna, Ronco Canavese e Villareggia.  La storia e le curiosità della floricoltura torinese

Una nuova intensa settimana di visite attende il team interdisciplinare di commissari Asproflor – Associazione Produttori Florovivaisti, impegnati nella stesura delle valutazioni dei Comuni aderenti al Marchio Nazionale di Qualità dell’Ambiente di vita Comune Fiorito, in vista dell’atteso evento finale di premiazione a Pomaretto (TO), in programma dall’8 al 10 novembre 2019. Il team composto da diverse professionalità del settore, sarà infatti in visita mercoledì 31 luglio ad Avigliana (già medaglia d’argento nel 2009 per il concorso europeo Entente Florale), giovedì 1° agosto ad Agliè e Ozegna, e venerdì 2 agosto a Ronco Canavese e Villareggia, tutti in provincia di Torino. Asproflor, insieme a Confcooperative Piemonte, organizza il concorso nazionale “Comuni Fioriti”, che da quest’anno è diventato “Marchio Nazionale di Qualità dell’Ambiente di Vita” ed è l’unico partner sia del concorso europeo “Entente Florale” che del concorso internazionale “Communities in Bloom”.

 

Quali sono, nel concreto, le ricadute del Marchio di Qualità dell’Ambiente di vita Comune Fiorito? Tra le altre, contribuisce al miglioramento del quadro di vita e dell’ambiente urbano; è un importante elemento dell’immagine del comune e della sua attrattività nei confronti di visitatori e imprese; rappresenta uno strumento di promozione turistica, sia come prodotto turistico in sé che come elemento di qualità dell’accoglienza (lo slogan spesso usato è “Fiorire è accogliere”); gioca un ruolo economico per le ricadute e i posti di lavoro generati nei settori della floricultura, del turismo e del commercio; svolge un ruolo sociale per il suo carattere di impresa collettiva; svolge infine un ruolo educativo e di sensibilizzazione dei cittadini al rispetto dell’ambiente di vita quotidiano e allo sforzo di miglioramento del quadro di vita, attraverso iniziative quali “Il Concorso Case e balconi fioriti”, “Scuole fiorite”.

 

Il torinese è un’area dove la floricoltura riveste un ruolo di assoluta rilevanza: oggi in provincia di Torino operano circa 250 aziende florovivaistiche, per una produzione lorda di 35-40 milioni di Euro e circa 1000 addetti impiegati. Circa il 65% la produzione di piante in vaso, il 32% la produzione di steli recisi, infine il 3% di fronda ornamentale. La produzione floricola ha origine infatti nei primi anni del ‘900 grazie alle produzioni della collina torinese ed in particolar modo nella zona di Moncalieri. Nei primi anni di sviluppo della floricoltura sono state prodotte in particolare specie da bordura o mosaicoltura vendute “a strappo” nella zolla di terra di coltivazione avvolta in un foglio di carta o steli recisi di piccola taglia chiamati “mazzoleria”.