Magnifica Torino / Il Gran Premio Costa Azzurra all’ippodromo di Vinovo
Roma -Juventus 1-1
È stato il destro dal limite di Locatelli a sbloccare il match. Nella ripresa Shomurodov segna dopo soli quattro minuti. “Vogliamo sempre vincere, ma ci sta anche pareggiare. Siamo sulla strada giusta. Il pareggio ci dà fiducia per crescere. Mi è piaciuto che siamo entrati all’Olimpico con la mentalità giusta”. Così Igor Tudor, tecnico della Juventus, a DAZN sul pareggio con la Juventus.
Sono partiti ieri dalla sede della Protezione Civile comunale di via delle Magnolie, i primi dipendenti della Città di Torino che, su base volontaria, offriranno supporto ai comuni toscani colpiti dalla recente alluvione.

Questa settimana saranno distaccati presso i comuni di Vicchio e Dicomano, nell’area metropolitana di Firenze, due tra i centri più danneggiati dalle forti piogge del 14 marzo e dei giorni seguenti.
La missione della Città di Torino avrà una durata complessiva di un mese e coinvolgerà in tutto 20 dipendenti comunali con profili tecnici e amministrativi. I volontari si alterneranno in gruppi, per un periodo di distacco di una settimana ciascuno, a partire da lunedì 7 aprile.
Il personale torinese fornirà un prezioso contributo alla continuità tecnico-amministrativa nei due comuni del Mugello. In particolare, sarà impiegato nella rilevazione e mappatura dei danni causati dall’alluvione, tra cui frane e dissesti infrastrutturali, avvalendosi anche del supporto di droni delle drone unit della Città di Torino.
L’iniziativa si svolge nell’ambito della “Colonna Mobile Enti locali” coordinata da Anci, del quale fa parte la Città di Torino. Grazie a questo progetto, Torino ha ricevuto negli anni scorsi un finanziamento di 1 milione e 700mila euro da parte del Dipartimento della Protezione Civile, che è stato utilizzato per l’acquisto di mezzi e attrezzature destinate al potenziamento della struttura di Protezione Civile comunale per le finalità di Colonna Mobile, che vengono utilizzati anche per fronteggiare le emergenze sul territorio torinese.
TORINO CLICK
Potrebbero essere costrette a ripetere l’esame per la patente di guida. Sono le 49 persone residenti in diverse province del nord Italia, sospettate di averlo superato in modo illecito grazie all’uso di auricolari o microcamere.
Lo testimonierebbe l’esito dell’indagine condotta dalla polizia stradale di Verbania e dalla polizia ferroviaria di Domodossola, con l’aiuto degli uffici della motorizzazione civile di Domodossola e il coordinamento della procura della repubblica di Verbania. L’inchiesta, nei mesi scorsi, aveva già portato alla denuncia di 14 soggetti .
Le prove d’esame m sospette si sono tenute a Torino, Domodossola, Cuneo, Treviso, Savona, Novara, Como, Vercelli, Biella, Padova, Pordenone, Venezia e Verona.
A partire da lunedì 7 aprile inizieranno i lavori di manutenzione sulla passerella ciclo-pedonale Turin Marathon, che collega corso Moncalieri al parco Millefonti passando sopra il fiume Po.
L’intervento, finalizzato a migliorarne accessibilità e sicurezza, comporterà la chiusura del passaggio fino al termine dei lavori, previsto per giugno, salvo avverse condizioni meteo.
I lavori prevedono la sostituzione del tavolato in legno ed il risanamento e rinforzo dei parapetti metallici della passerella, per un costo di circa 156mila euro.
Realizzata nel 1961 per le celebrazioni del primo centenario dell’Unità d’Italia, la passerella Turin Marathon ha una struttura in acciaio e cemento che poggia su tre doppi pilastri e un piano di calpestio in legno.
TORINO CLICK
All’osteria del Crocevia ci si trovava in compagnia. Soprattutto il sabato sera. Nel locale l’aria era densa come la nebbia di Milano. Solo che non era la fitta bruma che saliva dai Navigli ma il fumo dei sigari toscani e delle “nazionali” senza filtro. Un’aria malsana e spessa, da tagliare con il coltello. Sui tavoli infuriavano discussioni “ a molteplice tema” ( come diceva l’ex agente del dazio, Alfonso Merlone). Sport – con ciclismo e calcio a far da padroni -, politica, vicende del paese s’intrecciavano in una baraonda dove sfiderei tutti voi a trovare il bandolo della matassa , tant’era intricata. E le partite a carte? Combattutissime, “tirate” allo spasimo tra segni e parole, “liscio e busso” e compiaciute manate sulle spalle tra i soci. Il “campionario umano”, come avrebbe detto il dottor Segù, era di prim’ordine.
Il più vecchio era il “Babbo”, un toscanaccio tutto nervi che aveva superato gli ottant’anni da un pezzo. Quando lo tiravano fuori dai gangheri urlava “Ti sbuccio!”, minacciando l’interlocutore con un coltellino che non serviva nemmeno a far schiudere il gheriglio di una noce dal tanto che era piccino. Tutta scena, ovviamente, perché non sarebbe mai stato capace di far male ad una mosca. Nemmeno quella volta che Dante Marelli, gli offri una Golia. L’ometto era golosissimo della liquirizia e quelle caramelline lo facevano impazzire. La scartò al volo e se la infilò in bocca …sputandola, disgustato, un attimo dopo. Nella carta della Golia il perfido Dante aveva avvolto una piccola pallina di cacca di capra. A prima vista sembrava proprio una caramella e la golosità aveva tradito l’anziano che diede fondo, in breve, al suo repertorio di parolacce e bestemmie, giocandosi le residue “chance” di poter accedere – se non proprio al paradiso – quantomeno al purgatorio. Una sera entrò tutto trafelato anche Quintino, con il volto e le mani “sgarbellate“, cioè graffiate. Aveva lasciato da meno di un’ora l’osteria, salutando tutti, ubriaco da far paura, ed insieme a Berto Grada erano partiti alla volta di Oltrefiume. I due, traditi dal vino e dall’asfalto bagnato, erano finiti con la Vespa giù dritti per la scarpata della ferrovia, infilandosi tra i rovi sul greto del torrente. Berto, più per lo spavento che per la botta, era svenuto. E Quintino, dopo averlo cercato al buio, gridando il suo nome, spaventatosi per il silenzio dell’amico, era tornato all’osteria – barcollando – per chiedere aiuto. Erano una coppia di “originali“. Berto lavorava come muratore e a tempo perso dava una mano ad Alfonso che di mestiere faceva il becchino al cimitero di Baveno, in cima al viale dei Partigiani. Lavorava come una ruspa e capitava spesso che bisognava intimargli “l’alt” mentre scavava una fossa perché, se stava per lui, non era mai abbastanza profonda, con il rischio di rimanere lui stesso sepolto vivo se gli franava addosso l’enorme cumulo di terra. All’osteria lo prendevano in giro perché era tanto buono ma anche un pò tontolone. Mario il Milanese l’aveva preso di mira con i suoi scherzi. Quando Berto comandava un piatto di trippa in umido o di minestra di fagioli, lo faceva distrarre per allungargliela con un mestolo d’acqua tiepida. Il Berto continuava a mangiare finché nel piatto restava solo un brodo insipido e leggero come l’acqua. Per fortuna c’era Maria, cuoca dal cuore d’oro, a difenderlo quando s’esagerava. Brandendo il grosso mestolo che serviva per girare la polenta, minacciava i burloni gridando: “Basta adesso. Il gioco è bello se dura poco. Lasciate stare il Berto, altrimenti vi faccio assaggiare questo bastone sulla gobba e vi assicuro che sono di mano pesante”. Maria metteva d’accordo tutti. Aveva un certo stile, deciso e convincente. Ma, essendo d’animo buono, perdonava tutti. A volte capitava che si venisse accolti per una rapida visita alla cucina esterna dell’osteria. Era quello il suo vero “regno“, ricavato dall’antica stalla. Accedervi era un privilegio. Il pavimento era stato ribassato rispetto al resto della costruzione. Il grande camino veniva utilizzato per l’essiccazione delle castagne ed i ganci appesi al soffitto servivano per asciugare i salami, che dopo la macellazione venivano appesi per una decina di giorni a “sudare”, sgocciolando il grasso. Nella cucina Maria aveva conservato diversi attrezzi che venivano utilizzati in passato: la cassetta per la conservazione della farina per la polenta o per quella di castagne; le terracotte, i tund, cioè i piatti e il paiolo di rame per la polenta; il querc, il coperchio che veniva utilizzato per servire le portate , come nel caso delle frittate; il putagé, un fornello a braci dove si poteva fondere il lardo. Attorno al camino, vicino alla soglia in pietra c’erano le molle, il barnasc (la paletta per le braci), il frustino in legno di bosso utilizzato per mescolare la polenta. La semplicità e l’accoglienza di quell’ambiente ci ricordava i tempi della nostra gioventù, la sobrietà dell’alimentazione a base di polenta, consumata tutti i giorni, e di minestra, preparata la sera, il cui avanzo costituiva la colazione del mattino dopo. I ricordi erano come una bacchetta magica che faceva tornare d’incanto la serenità ed anche Mario il milanese, a quel punto, prendeva sottobraccio Berto, scusandosi in una maniera che il Grada accettava subito – scusate il gioco di parole – di buon grado : offrendo pane, formaggio e vino buono.
Marco Travaglini
Operaio ustionato da acido ricoverato al Cto
Un operaio 34enne è rimasto ustionato a causa di contatto con acido in una azienda di Cavaglià nel Biellese durante il suo turno di lavoro serale. Lo ha soccorso 118, che ha provveduto al ricovero in ospedale a Ponderano e poi al Cto di Torino. Non sarebbe in pericolo di vita.
Anche quest’anno la Regione Piemonte insieme all’Agenzia della Mobilità piemontese, Trenitalia e RFI, rinnova il servizio dei Treni del Mare, potenziando i collegamenti ferroviari tra il Piemonte e le località costiere liguri.
Da venerdì 4 aprile e fino al 14 settembre saranno attivi 18 treni aggiuntivi alla settimana (2 il venerdì, 5 il sabato e 11 la domenica) verso il Ponente ligure. Un ulteriore rafforzamento del servizio è programmato in occasione delle festività pasquali, con 37 treni aggiuntivi e un potenziamento del servizio attivo dal Giovedì Santo al martedì dopo Pasqua. Potenziamenti sono previsti anche nel ponte di San Giovanni.
“Il servizio dei Treni del Mare rappresenta ormai un appuntamento fisso per i piemontesi che desiderano raggiungere le località balneari della Liguria in modo comodo e sostenibile – dichiara l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi – Ogni anno, in base alle esigenze dell’utenza, apportiamo miglioramenti per offrire un servizio sempre più efficiente e rispondente alle aspettative dei viaggiatori. Questo servizio offre un’alternativa valida all’utilizzo dell’auto privata e quindi incoraggiamo i cittadini a scegliere il treno per i loro spostamenti verso il mare, sia per la comodità che per la sostenibilità di questa opzione”.
“I Treni del Mare sono il risultato di un lavoro continuo di potenziamento e miglioramento dell’offerta ferroviaria, che vede coinvolti Regione, Agenzia e Trenitalia – aggiunge Cristina Bargero, presidente dell’Agenzia della Mobilità piemontese – Un lavoro attento alle esigenze dei cittadini e che rappresenta la conferma della volontà di rendere la mobilità sempre più sostenibile e capace di intercettare i bisogni dei viaggiatori”.
RV TORINO-SAVONA-ALBENGA-IMPERIA-
I treni di rinforzo circolano il venerdì e il sabato feriali e nei giorni festivi da venerdì 4 aprile a domenica 14 settembre.
Questo il dettaglio degli orari:
VENERDI
3193 Torino PN 14.00 – Savona 16.08
3194 Savona 18.47 – Torino PN 21.10
SABATO
3177 Torino PN 6.55 – Imperia10.44
3169 Torino PN 8.50 – Albenga 12.25
3193 Torino PN 14.00 – Savona 16.08
3191 Imperia 16.20– Torino PN 20.00
3187 Albenga 18.06 – Torino PN 21.10
DOMENICA E FESTIVI
3173 Torino PN 6.10 – Ventimiglia 10.02
3175 Torino PN 6.55 – Imperia 10.38
3179 Torino PN 7.50 – Albenga 10.50
3171 Torino PN 8.50 – Albenga 11.50
3193 Torino PN 14.00 – Savona 16.08
3181 Ventimiglia 14.38 – Torino PN 18.50
3183 Albenga 17.05 – Torino PN 20.04
3198 Savona 18.00 – Torino PN 20.40
3185 Albenga 18.06 – Torino PN 21.10
3189 Imperia 19.14 – Torino PN 22.45
3196 Savona 21.45 – Torino PN 23.58
Nel periodo di Pasqua sono previsti 37 treni aggiuntivi con un potenziamento del servizio attivo dal Giovedì Santo al martedì dopo Pasqua
GIOVEDI SANTO, 17 aprile
3169 Torino PN 8.50 – Albenga 12.25
3193 Torino PN 14.00 – Savona 16.08
3194 Savona 18.47 – Torino PN 21.10
VENERDI SANTO, 18 aprile
3169 Torino PN 8.50 – Albenga 12.25
3194 Savona 18.47 – Torino PN 21.10
3193 Torino PN 14.00 – Savona 16.08
3194 Savona 18.47 – Torino PN 21.10
SABATO SANTO, 19 aprile
3177 Torino PN 6.55 – Imperia10.44
3169 Torino PN 8.50 – Albenga 12.25
3193 Torino PN 14.00 – Savona 16.08
3191 Imperia 16.20– Torino PN 20.00
3187 Albenga 18.06 – Torino PN 21.10
DOMENICA di PASQUA E LUNEDI di PASQUETTA
3173 Torino PN 6.10 – Ventimiglia 10.02
3175 Torino PN 6.55 – Imperia 10.38
3179 Torino PN 7.50 – Albenga 10.50
3171 Torino PN 8.50 – Albenga 11.50
3193 Torino PN 14.00 – Savona 16.08
3181 Ventimiglia 14.38 – Torino PN 18.50
3183 Albenga 17.05 – Torino PN 20.04
3198 Savona 18.00 – Torino PN 20.40
3185 Albenga 18.06 – Torino PN 21.10
3189 Imperia 19.14 – Torino PN 22.45
3196 Savona 21.45 – Torino PN 23.58
MARTEDI DOPO PASQUA, 22 aprile
3169 Torino PN 8.50 – Albenga 12.25
3193 Torino PN 14.00 – Savona 16.08
3194 Savona 18.47 – Torino PN 21.10
Sono inoltre previsti due treni di rinforzo il giorno di San Giovanni (giovedì 24 giugno)
3151 Torino PN 6.55 – Imperia 10.48
3153 Imperia 18.50 – Torino PN 22.45
LINEA TORINO-GENOVA
Oltre ai collegamenti verso le località costiere, dal 6 aprile al 14 settembre solo nei giorni festivi verrà prolungato il percorso di due treni regionali veloci sulla tratta Torino-Genova, offrendo un’opzione di viaggio aggiuntiva per pendolari e turisti:
* il treno RV 2105, in partenza da Torino Porta Nuova alle 16:30 e normalmente diretto ad Alessandria proseguirà fino a Genova Brignole (18:46);
* Il treno RV 2108, in partenza da Alessandria alle 20:31 con arrivo a Torino Porta Nuova alle 21:30 avrà origine da Genova Brignole (19:08).
Gli orari dettagliati dei treni e le informazioni sulle fermate sono disponibili sui canali ufficiali di Trenitalia.
A Volpiano l’autrice Emma Russo presenta “È questione di felicità” giovedì 10 aprile 2025, ore 21 – Sala Polivalente “Maria Foglia”
Prosegue la rassegna “Incontro con l’autore”, promossa dalla Biblioteca Civica e dal Comune di Volpiano: giovedì 10 aprile 2025 alle ore 21, presso la Sala Polivalente “Maria Foglia” (via Trieste 1), si terrà la presentazione del libro “È questione di felicità” (Edizioni GFE) alla presenza dell’autrice Emma Russo.
Emma Russo, classe 1980, vive a Mappano e lavora come insegnante nella scuola dell’infanzia. Da sempre appassionata di lettura e scrittura, ha pubblicato il suo romanzo d’esordio “E poi… improvvisamente tu”, che ha ricevuto un’ottima accoglienza da parte del pubblico. Nonostante gli impegni della vita familiare e professionale, non ha mai smesso di coltivare la passione per la parola scritta, con costanza e dedizione.
Il nuovo libro, “È questione di felicità”, è il sequel del suo primo romanzo “E poi…improvvisamente tu”. Riprende i fili delle storie e dei personaggi già conosciuti, accompagnando il lettore in un’evoluzione emotiva e narrativa ancora più profonda. Con uno stile autentico e coinvolgente, Emma Russo esplora il tema della felicità con delicatezza e concretezza, interrogandosi su quanto sia legata a scelte consapevoli, relazioni sincere e piccoli attimi di verità quotidiana.
“La felicità, a volte, si nasconde nelle cose più semplici. In un gesto inatteso, in un silenzio condiviso, in un mattino senza fretta.”
(da “È questione di felicità”)
L’incontro sarà l’occasione per dialogare con l’autrice, conoscere il dietro le quinte del libro e riflettere insieme sul valore delle parole, delle emozioni e del tempo da dedicare a sé stessi.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Per informazioni: biblioteca@comune.volpiano.to.it – 011 9882344
Torino policulturale: Porta Palazzo
Torino sul podio: primati e particolarità del capoluogo pedemontano
Malinconica e borghese, Torino è una cartolina d’altri tempi che non accetta di piegarsi all’estetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre l’arancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano all’irruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo “a misura d’uomo”, con tutti i “pro e i contro” che tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma l’antica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri “sudaticci” ma ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito – e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.
1. Torino capitale… anche del cinema!
2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo
3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici
4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio
5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente
6. Chi ce l’ha la piazza più grande d’Europa? Piazza Vittorio sotto accusa
7. Torino policulturale: Porta Palazzo
8.Torino, la città più magica
9. Il Turet: quando i simboli dissetano
10. Liberty torinese: quando l’eleganza si fa ferro
7. Torino policulturale: Porta Palazzo
Quanto mi piaceva andare al mercato di Porta Palazzo.
Ci andavo con mio padre, all’inizio, quando abitavo in precollina: si prendeva il tram 3 e si sbarcava direttamente in quel caos olente e chiassoso, un conglomerato multietnico di signore anziane con buste troppo piene e signori eccessivi dietro i banchi che si sgolavano per ottenere l’attenzione dei passanti.
Adoravo la vista di tutte quelle “cose” in simultanea, abiti colorati, formaggi appesi, collanine luccicanti, CD-ROM, videocassette, MP3, walkman, salumi giganteschi, interi e sezionati, verdure di ogni tipo, spezie, ortaggi e poi d’improvviso quel mefitico odore di pesce.
Un pezzo di città che percepivo come un mondo a parte, un mini-universo intricato e confuso, un bailame da cui si andava e si veniva attraverso le navicelle spaziali che erano pullman e tram.
Ho continuato a fare delle “scappate” con le amiche in seguito, soprattutto in occasione del “Gran Balon”, che ancora oggi si svolge ogni seconda domenica del mese, all’interno del Cortile del Maglio, ad opera dall’Associazione Commercianti Balon.
Torino è tante realtà, c’è la periferia e c’è il centro, c’è la “movida” e c’è il silezio dei parchi e c’è poi un cuore cosmopolita e indaffarato che pulsa brulicante tra lingue differenti e dialetti “impestati”.
Ed è proprio a “Pòrta Pila” -o anche “Pòrta Palass”- per dirla in piemontese, che si cela un altro record torinese: il mercato di Porta Palazzo è infatti il mercato all’aperto più grande d’Europa.
Inoltre, mi pare opportuno menzionare un altro primato del capoluogo, che si trova proprio lì, nei pressi del noto “bazar” locale, ossia la Porta Palatina di Torino, considerata una delle testimonianze di “porta romana” meglio conservate al mondo.
Si sta parlando di una zona dalla forte identità, tant’è che essa viene ritenuta un quartiere a sé stante -anche se non lo è a livello amministrativo-.
La denominazione deriva da una delle porte dell’antica Augusta Taurinorum, mentre l’inizio dei lavori, voluti dal Re Vittorio Amedeo II, avviene nel 1701, nell’ambito di un progetto più complesso il cui scopo era dare un nuovo assetto alla città.
È tuttavia solo dal 1835 che qui si stabiliscono i mercati, a seguito di un’epidemia di colera che comporta il divieto – almeno in centro città- della macellazione degli animali e della manipolazione dei pesci. Vengono allora edificati due palazzi in stile neoclassico -appositamente per le attività di macello- dei locali sotterranei adibiti a ghiacciaie, a cui si aggiungerà più tardi – molto più tardi in effetti, nel 1916- il padiglione dell’orologio, la più grande costruzione in ferro e vetro di tutta Torino.
Nucleo centrale della zona è senza dubbio “il quadrato” all’imbocco di via Milano, dove, fino al Settecento, si trovava la “posterla” di San Michele, una piccola porta secondaria utilizzata per accedere all’ingresso nord della città, in sostituzione della romana e vetusta Porta Palatina. Tale passaggio scompare a seguito dei progetti di Juvarra, il quale propone la realizzazione di una struttura ad arco trionfale, portici e paraste. L’abbattimento delle mura avviene però nell’Ottocento, per volere di Napoleone, solo a quel punto la piazza assume l’ampiezza attuale, con il prolungamento della piazzetta verso nord e l’aggiunta del grande spiazzo ottagonale che caratterizza l’odierna piazza della Repubblica.
Non cambia nel tempo il segno distintivo del luogo: “l’incontro”. Così infatti ne parla Fiorenzo Oliva ne “Il mondo in una piazza. Diario di un anno tra 55 etnie” (edito nel 2009): “Porta Palazzo è profumo di frutta e verdura, colori vivaci,vociare straniero mescolato agli svariati dialetti italiani, contatto con popoli lontani. A Porta Palazzo vivono, si incontrano e si scontrano l’Europa, l’Africa e l’Asia”.
Non basta tuttavia passeggiare tra le bancarelle, vi sono anche altri punti d’interesse da tenere in considerazione. I Padiglioni IV, II e V ad esempio: il primo è considerato simbolo per eccellenza del grande mercato, edificato nei primi del Novecento, è conosciuto dai torinesi come “l mercà dij busiard” (il mercato dei bugiardi), nonostante il soprannome poco cortese, la struttura è sempre stata zona di grandi affari; gli altri due edifici invece vengono eretti nel 1836, su progetto dell’ingegner Barone, uno dedicato al mercato del pesce e l’altro invece agli altri generi alimentari.
Da non dimenticare assolutamente poi il PalaFuksas, progetto realizzato da Doriana e Massimiliano Fuksas tra il 1998 e il 2005, dopo la demolizione del preesistente “Mercato dell’Abbigliamento” del 1963.
L’edificio, noto anche come “Centro Palatino”, viene inaugurato il 25 marzo 2011, ospita al suo interno due delle più antiche ghiacciaie sotterranee della piazza, rinvenute durante gli scavi per i lavori.
La struttura presenta una forte estetica contemporanea, caratterizzata dall’utilizzo del vetro e del metallo brunato, a sottolineare l’unione tra il moderno e le architetture eterogeee sviluppatisi nell’area negli ultimi tre secoli.
Nel 2019 partono importanti lavori di riqualificazione, dopo la chiusura di diversi punti vendita, viene così inaugurato il Mercato Centrale, che offre numerosi angoli gastronomici e ristoranti tipici in rappresentanza dei vari territori italiani.
Altro riferimento della zona è senz’altro il SERMIG, cruciale per quel che riguarda un concreto aiuto per alleviare le problematiche migratorie e sociali dovute a povertà e degrado.
Dal contemporaneo all’epoca romana, mi pare doveroso citare ancora l’antica Porta Principalis Dextera, “Pòrta Palatin-a o Tor Roman-e” in piemontese, l’originario accesso da settentrione per il capoluogo piemontese. Si tratta della principale testimonianza archeologica dell’epoca romana della città, nonché di una delle porte urbiche del I secolo a.C. meglio conservate al mondo; la struttura è compresa nell’area del Parco Archeologico, inaugurato nel 2006, insieme a Palazzo Reale e al Teatro Romano.
Un tempo nota come “Porta Doranea”, a causa della vicinanza con la Dora Riparia, oggi meglio conosciuta come Porta Palatina, dicitura derivante probabilmente dal latino “Porta Palatii.” I resti dell’architettura sono imponenti ed è più che visibile la somiglianaza strutturale con la Porta Decumana, inclusa nella successiva struttura medievale dell’attuale Palazzo Madama, entrambi gli ingressi rappresentano dunque un tipico esempio di “porta ad cavædium”, ovvero una struttura a doppia porta con “statio”, un cortile quadrangolare sul lato interno. Vicino è ancora presente parte del basolato, sempre di epoca romana, su cui è ancora possibile visionare i solchi sulle pietre provocati dal transito del carri. È opportuno specificare che le statue bronzee raffiguranti Cesare Augusto e Giulio Cesare non sono originali ma copie risalenti al restauro del 1934.
La struttura si è di recente ritrovata sotto i riflettori, grazie all’opera dello street artist francese Saype, il quale nell’ottobre 2020 ha realizzato un murale lungo il prato del parco. L’opera, raffigurante una catena di mani e braccia che si stringono tra di loro e che attraversano idealmente la Porta, può essere visualizzata esclusivamente dall’alto e non per sempre, infatti l’utilizzo di vernici biodegradabili la rende sì rispettosa dell’ambiente ma anche destinata a scomparire.
A Torino nulla è banale, nemmeno fare la spesa, ce lo insegna Gozzano: “Passiamo tra banco e banco, tra le cataste di stoffa, tra il gaio sventolare dei nastri e dei pizzi sospesi alle travi, ecco l’odore acre delle stoffe, mitigato, sostituito dall’aroma dei fiori; passiamo oltre, tra le chincaglierie, le terraglie, i vetri; veniamo alla nota vera, predominante di Porta Palazzo: quella gastronomica”.
Alessia Cagnotto