ilTorinese

Con Gremmo alla scoperta dei segreti dei paesi biellesi

“I segreti dei paesi biellesi” è il nuovo libro di Roberto Gremmo ce li rivela. 

Il volume curioso ed intrigante è edito da “Ieri e oggi” di Biella (via Italia 22 – tel. 015351006 – ierieoggi@tiscalinet.it) ha più di 240 fittissime pagine molto illustrate e funge da guida originale fra le credenze, le tradizioni e le eredità antiche di tutte le località di quella che Gremmo definisce “la Regione piu’ misteriosa delle Alpi”.

Nel libro vengono rievocate le più strane tradizioni popolari, le leggende dimenticate e le storie magiche di una volta ma al contempo si illustrano le meraviglie spirituali di Oropa e degli altri santuari biellesi, spesso cristianizzazioni di arcaici culti pagani.

L’autore ha effettuato per anni ricerche sul campo e con appassionato fervore dà grande spazio alla civiltà perduta di Vittimula non dimenticando tanti altri luoghi magici, molti già ricordati da Gremmo nella rubrica settimanale su newsbiella.it. E c’è anche molto altro in questa piccola ma importante enciclopedia di un altro Biellese: quello ancora da scoprire.

Una gita Fai al Castello della Manta

Un weekend al Castello della Manta, nel saluzzese, con i volontari del Fai, il Fondo Ambiente Italiano

I colori dell’autunno lo rendono ancora più affascinante. L’edera rampicante dipinge le facciate del castello con lunghi fasci colorati che si intrecciano e danzano attorno a finestre, grate, portoni e balconi mentre gli splendidi affreschi delle sale interne sono una preziosa testimonianza della cultura galante e cortese del tempo.
L’intero castello della Manta sembra uscito dalle pagine di un poema cavalleresco ma prima di entrare nell’antica dimora si possono ammirare, rimanendo seduti sulle panchine dell’ampio giardino, le colline della Val Varaita, il Monviso e la catena delle Alpi Cozie che, imbiancata dalla prima neve, fa da cornice alla mole del castello, a una quarantina di chilometri da Torino. E prima di varcare la soglia del maniero gestito dal Fai, i rigidi protocolli anti-Covid richiamano all’ordine i visitatori: misurazione della temperatura e visite con piccoli gruppi nei saloni interni guidate dai volontari del Fai. Guarnigione militare nel XII secolo, fortezza nel Duecento, castello nel Quattrocento con il casato dei Saluzzo della Manta guidato da Valerano, figlio illegittimo del marchese di Saluzzo Tommaso III, l’edificio che vediamo oggi è il risultato di ampliamenti e ristrutturazioni eseguiti nel corso dei secoli dai discendenti della dinastia dei Saluzzo della Manta. Colto e raffinato, Valerano arricchì la sala baronale con affreschi che rappresentano la cultura cavalleresca del tempo, opera di un anonimo pittore del Quattrocento diventato il Maestro del castello della Manta. Nello stesso salone appaiono nove eroi e nove eroine dell’antichità classica che, ritratti in abiti quattrocenteschi, raffigurano gli ideali del mondo cavalleresco. E poi compare il mito dell’eterna giovinezza rappresentato da una fontana con il dio Amore. Le cantine, la grande cucina, gli immensi camini, la chiesa del castello con le scene della Passione di Gesù dipinte sulle pareti completano la visita. A metà Cinquecento il maniero è stato sottoposto a nuove trasformazioni con i discendenti di Valerano. Con Michele Antonio I, luogotenente del saluzzese per i francesi e poi per i Savoia, e con il cugino Valerio Saluzzo della Manta le sale di rappresentanza vengono ornate da grottesche, stucchi e da un ciclo di allegorie mentre gli affreschi del Seicento esaltano il legame con i Savoia. Alla fine del Settecento si estingue il ramo dei Saluzzo della Manta e il castello viene lasciato in disparte per un lungo periodo. Nell’Ottocento i Radicati di Marmorito lo acquistano e lo restaurano prima di darlo in eredità nel 1985 alla contessa Elisabetta de Rege Provana che a sua volta lo dona al Fai. Le giornate Fai d’autunno, dedicate quest’anno alla fondatrice del Fondo, Giulia Maria Crespi, scomparsa a luglio, proseguono sabato 24 e domenica 25 ottobre. Il castello è aperto dalle 10.00 alle 18.00 e la visita guidata dura circa un’ora.
Filippo Re

E’ giunta l’ora dell’aperitivo popolare

È dal 1997 che Salvo Lo Porto conquista i palati dei torinesi con la sua focaccia classica genovese.

 

Classe 1976, Lo Porto apre il suo primo locale in via Sant’Agostino, in quella omonima focacceria che per anni è stata punto di ritrovo serale e notturno non solo degli amanti del buon cibo, ma anche dei cultori dell’arte, della musica e della scena artistica torinese.

 

La Focacceria Sant’Agostino, mai chiusa per ferie dal 1997 a oggi, prosegue la sua attività di riferimento per gli amanti della focaccia al formaggio, della classica genovese, della farinata e della pizza in teglia, ma dal 23 ottobre aggiunge una novità: arrivano infatti gli Aperitivi in Focacceria. A partire dalle ore 18:00, tutti i giorni, si potrà pensare a questo luogo anche per il pre cena grazie ad aperitivi popolari con focaccia appena sfornata e vino a 6 euro. Le proposte tra cui scegliere sono tre: farinata cotta nel forno a legna, focaccia al formaggio e focaccia classica genovese abbinata a un bicchiere di Pigato e di Vermentino di Bio Vio, di Ribolla I Clivi o di Nebbiolo d’Alba di Albino Rocca.

“L’Aperitivo popolare – spiega Salvo Lo Porto – è il modo in cui vogliamo rispondere a questo periodo di crisi che sta toccando tutti. Ogni persona ha il diritto di potersi permettere un buon pezzo di pizza calda in pieno centro a Torino e noi, pur facendolo da sempre, abbiamo deciso di proporre un’offerta alternativa mantenendo l’attenzione per le materie prime di qualità che ci contraddistingue sin dalla nostra apertura, ma anche cercando di venire incontro alle possibilità di tutti”.

Le focacce, preparate sempre con farina biologica, sono di due tipologie: quella al formaggio composta da due sfoglie sottili cotte nella teglia di rame senza lievito e realizzata con lo Stracchino  a cui prima della cottura viene aggiunto olio extravergine di oliva; la classica genovese che ha una lievitazione minima di 8 ore prima di essere stesa in teglia alluminata dove riposa altre tre ore. La farinata, invece, è realizzata con farina biologica di ceci ed è infornata in una teglia di rame direttamente nel forno a legna che ha una cottura mista con legno di faggio e ulivo.

Salvo Lo Porto è un pizzaiolo autodidatta e deve la sua formazione a maestri come Vittorio Caviglia con cui ha lavorato a Genova Nervi e all’amicizia di personaggi come Biagio Palombo de La Baracchetta di Recco (Ge).

Nel 1997, appena ventenne, la decisione di aprire il suo primo locale torinese in quella via Sant’Agostino che, con il vicolo e la vicina Porta Palazzo, gli ricordava proprio Genova. Questo è il locale che resta ancora oggi il cuore operativo e simbolico dell’attività di Lo Porto: quello in cui anche la pizza al taglio, sin dall’inizio e in tempi lontani da mode e tendenze attuali, è stata preparata con materie prime d’eccezione come Quadro di Monte Castelmagno, Raschera, Gorgonzola o Toma.

Nel 2001 Lo Porto apre un altro locale in piazza Castello, in pieno centro a Torino, dove ancora oggi regna sovrana un’offerta di street food, mentre nel 2009 ingrandisce il locale di via Sant’Agostino aggiungendo tavoli e proponendo anche alcuni piatti di cucina (ancora oggi merita assaggiare le Acciughe al verde, il Galletto nel forno a legna o il Tiramisù fatto in casa). L’ultima apertura è nel 2013: la focacceria di via Lagrange dove Lo Porto si specializza nelle lavorazioni con lievito madre e nella pizza tonda.

Le tre focaccerie di Lo Porto fanno capo al brand Focaccerie Gran Torino creato dal pizzaiolo torinese: Focacceria Sant’Agostino (via Sant’Agostino 6), Focacceria Reale (piazza Castello 153) e Focacceria Lagrange (via Lagrange 11/f) a Torino.

Per maggiori informazioni:

Instagram: @loportosalvatore

Facebook: @SalvatoreLoPorto – @FocaccerieGranTorino

Covid 19, al via in Piemonte l’uso dei test rapidi

Il presidente Alberto Cirio: “siamo la prima Regione in Italia ad aver predisposto un programma così strutturato”

In Piemonte inizia da oggi l’utilizzo dei test rapidi per individuare le persone positive al Coronavirus: a renderlo noto è stato il presidente della Regione, Alberto Cirio, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche gli assessori alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, e alle Politiche sociali, Chiara Caucino, e il commissario dell’area Giuridico-Amministrativa dell’Unità di Crisi, Antonio Rinaudo.

La dotazione complessiva è di 2,4 milioni di test, frutto di una gara indetta in estate insieme alla Regione Veneto: 1 milione è stato già acquistato (600 mila dal Dirmei e 400 mila dalle aziende sanitarie), il resto è stato già ordinato.

La consegna della prima fornitura da un milione si concluderà la prossima settimana e 164.000 test sono già stati consegnati in queste ore sul territorio (50.000 alla Città della Salute di Torino, 19.000 all’Asl Città di Torino, 2.000 alla TO5, 900 alla TO3, 1.000 al San Luigi di Orbassano), 59.000 a Cuneo, 15.000 ad Asti, 13.500 ad Alessandria, 2.000 a Biella, 1.600 a Novara, 300 a Vercelli, mentre i primi quantitativi per il VCO sono in consegna nei prossimi giorni.

“Saranno impiegati – ha illustrato il presidente Cirio – per testare casi sospetti di Covid, negli ospedali e nei pronto soccorso, per screening nelle scuole e nella Rsa e residenze per anziani, oltre che sul personale sanitario, sulle forze dell’ordine, negli uffici giudiziari e nelle Prefetture. Se qualcuno risulterà positivo entrerà in isolamento e sarà sottoposto al tampone molecolare per la conferma della positività, con tempi più veloci perché il sistema dei laboratori, grazie ai test rapidi, dovrà analizzare meno tamponi. Chi otterrà esito negativo potrà invece riprendere la sua normale attività e il risultato sarà inserito sulla piattaforma Covid. Posso dire con orgoglio che siamo tra le prime Regioni in Italia ad aver predisposto un programma così strutturato”.

Il test rapido potrà essere richiesto anche da ogni cittadino che voglia sottoporsi a questo accertamento: dalla prossima settimana potrà essere prenotato in farmacia (a un costo fra i 30 e i 45 euro), che poi invierà un infermiere al domicilio, o presso i laboratori pubblici e privati riconosciuti dalla Regione.

Particolare attenzione sarà dedicata alle Rsa e residenze per anziani: “È stato concluso un lavoro di cui sono orgoglioso – ha dichiarato il presidente Cirio – che ha ottenuto l’assenso delle rappresentanze datoriali e costituisce l’ossatura di questo piano, insieme alla scuola, per la parte pubblica: da domani alla fine di gennaio ogni 15 giorni i 60.000 ospiti e dipendenti di ogni struttura saranno sottoposti al test rapido, grazie al supporto operativo dei distretti sanitari e della Protezione civile”.
“Queste strutture – ha sottolineato l’assessore Caucino – devono sentirsi protette e tutelate, e il piano conferma l’attenzione che abbiamo nei loro confronti”.

L’assessore Icardi ha invece affermato che “si sta chiudendo anche un accordo per dare ad ogni medico la possibilità di effettuare, a spese del sistema sanitario regionale, il test rapido in studio, in ambulatori distrettuali, nelle Case della Salute o negli ambulatori aggregati”.

Coronavirus, i nuovi contagi a quota 1800. Sette vittime

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17,30

 

29.613PAZIENTI GUARITI E 854 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti sono 29.613 (+ 171rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3603 (+14) Alessandria, 1670 (+2) Asti, 931 (+6) Biella, 2963 (+43) Cuneo, 2795 (+21) Novara, 14.973 (+67) Torino, 1418 (+12) Vercelli, 1050 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 210 (+6) provenienti da altre regioni. Altri 854 sono “in via di guarigione”.

 

I DECESSI SONO 4216

Settei decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è di 4216 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 692 Alessandria, 258 Asti, 215 Biella, 402 Cuneo, 393 Novara, 1853 Torino, 229 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 41 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

 

 

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 48.118 (+ 1799 rispetto a ieri) di cui 967 (54%) sono asintomatici.  

Dei 1799 casi : 583 screening, 662 contatti di caso, 554 con indagine in corso. Ambito: 108 RSA, 259 scolastico, 1432 popolazione generale. I casi importati sono 8 su 1799.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 5228 Alessandria, 2555 Asti, 1545 Biella, 5429 Cuneo, 4308 Novara, 24856 Torino, 1990 Vercelli, 1439 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 371 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 397casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

 

I ricoverati in terapia intensiva sono 74 (+12 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1111(+74 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.250

I tamponi diagnostici finora processati sono 895.399 (+ 13.621),di cui 481.163 risultati negativi.

 

 

Covid, tampone rapido antigenico alle forze dell’ordine

L’attività di screening sierologico sulle Forze dell’Ordine, già avviata in primavera, prosegue con l’aggiunta di un nuovo strumento, il cosiddetto tampone rapido antigenico, per assicurare modalità di tracciamento del virus sempre più complete e aggiornate a chi è più esposto al contagio.

Lo annuncia l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, dopo aver incontrato, ieri sera, i rappresentanti delle Forze dell’Ordine per concordare le modalità dell’operazione, con il coordinamento dell’Asl Città di Torino.

L’iniziativa coinvolgerà complessivamente circa 20 mila operatori su base volontaria, tra appartenenti a Forze dell’Ordine, Forze Armate, Polizia Locale, Vigili del Fuoco e lavoratori dei Tribunali ordinari, amministrativi e contabili.

«Come nel caso del personale sanitario – commenta l’assessore Icardi – è importante prestare la massima attenzione al tracciamento del contagio tra gli agenti, gli operatori delle Forze dell’ordine e del Sistema giudiziario che agiscono a diretto contatto con la popolazione, in qualsiasi situazione di emergenza. Un’iniziativa che rientra a pieno titolo nei piani strategici della prevenzione attuati dalla Sanità regionale per arginare il contagio».

I primi test verranno eseguiti sul personale dei Carabinieri e della Polizia di Stato, compresa la Polizia penitenziaria, a cominciare da inizio novembre.

Multati in 60 per il mancato rispetto delle norme anti Covid al pranzo di battesimo

 Nella serata di ieri, al termine di una specifica attività di identificazione, i Carabinieri a Carmagnola hanno proceduto a contestare sanzioni amministrative relative alla normativa anti Covid a 59 persone che, domenica scorsa in un ristorante del luogo, hanno partecipato ad un pranzo per festeggiare un battesimo. Anche il titolare dell’esercizio pubblico è stato multato.

Valle- Sarno (PD): “Assessore Poggio in ritardo sui bandi”

Da Palazzo Lascaris / Nel corso della Commissione cultura di oggi l’Assessora Poggio ha indicato per venerdì la data in cui verranno assegnate le risorse alla direzione cultura.

 

Solo dalla prossima settimana potranno quindi essere adottati tutti gli atti conseguenti e necessari all’uscita dei bandi e al finanziamento delle convenzioni: difficilmente, dunque, i bandi usciranno entro la fine di ottobre com’era stato promesso solo qualche settimana fa al presidio davanti a Palazzo Lascaris.
Un ritardo insostenibile alla luce dell’emergenza Covid che si è abbattuta su questo settore più che su altri. La scelta di questa Giunta è stata di non offrire al settore risorse straordinarie, di straordinario c’è solo questo ritardo che rischia di mettere in pericolo le erogazioni degli anticipi, specie con le difficoltà a cui andiamo incontro.
Anche su altri aspetti siamo fermi come da inizio legislatura: sostegno allo spettacolo da vivo, la rete delle residenze sabaude e la rete delle biblioteche, in particolare il collegamento tra quelle di Torino e quelle della Provincia. L’emergenza Covid non può fermare tutto, soprattutto non può fermare la programmazione e gli indirizzi politici da continuare a sviluppare anche per superare l’emergenza di questi mesi.

Daniele Valle – Vicepresidente Commissione Cultura del Consiglio regionale del Piemonte
Diego Sarno – Portavoce Pd Commissione Cultura del Consiglio regionale del Piemonte

Scuole antifasciste, provocatori e Costituzione

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/ Il liceo “d’Azeglio“ è il più’ famoso della città ed ha avuto sempre una tradizione di sinistra. In quell’edificio resta vivo il culto del venerato maestro Augusto Monti, totalmente dimenticato altrove, in
primis dal suo editore Einaudi che ha ceduto i diritti ad un piccolo editore di Cuneo 

Dei ragazzi fanatici e stupidi hanno appiccicato alcuni volantini di un’organizzazione giovanile di destra  a fianco di due pietre d’inciampo a ricordo di ex allievi morti in  campo di sterminio. Quelle pietre vanno rispettate e nessuno può porre impunemente  vicino ad esse cose estranee di carattere politico o non politico . Esse parlano da sole e l’idea balzana e puerile  dei giovani di destra va condannata in modo inappellabile. In particolare, in questi tempi difficili per la scuola ogni iniziativa volta a creare turbolenze inutili negli Istituti va condannata. E’ già difficile studiare in condizioni di normalità, figurarsi se si aggiunge anche la politica. Toccare certi temi al “d’Azeglio” equivale toccare un nervo scoperto perché fu il liceo in cui insegnò Francesco  Coppellotti considerato un docente eretico e revisionista, traduttore di Nolte. Coppellotti era un provocatore nato, ma era anche un uomo colto e intelligente. Il preside Giovanni Ramella gli garantì libertà di insegnamento, malgrado le proteste che la sua presenza suscitava.Un grande esempio, quello di Ramella, sicuramente di sentimenti antifascisti, di rispetto della scuola pubblica come scuola di tutti. Sulla stupidità di certi giovani ebbi io stesso prova  quando mi  insultarono  pesantemente  scrivendo su un muro a caratteri cubitali che <<il prof. gr. uff . Quaglieni>>  era impotente. Allora commentai che, tutto sommato, era una critica molto lieve per un professore perché l’accusa riguardava solo me e mia moglie, ma non toccava il mio insegnamento. Chiesi di non cancellarla perché in fondo mi rendeva onore in quanto non avevano altra critica da rivolgermi. In anni lontani al liceo “Segré” di Torino si ebbe la caccia all’allievo fascista da parte di certa sinistra precollinare che però in tempi successivi non volle dei profughi africani nella caserma di via Asti perché avrebbero creato disagi al quartiere.
I cretini che attaccano volantini a fianco alle pietre d’inciampo sono casi patologici come quelli che scrivevano offese sui muri a Venturi, ad Allara, ad Elisabetta Chicco ed a me. Fascitelli neri ed anche rossi che vogliono provocare ad ogni costo, spesso ricorrendo alla volgarità.
Io, quando ho avuto un allievo di idee contrarie alle mie, anche fasciste, l’ho rispettato e l’ho trattato come gli altri. Avevo in mente una frase di Bobbio detta a Tobagi in cui il filosofo così caro all’antifascismo, diceva di non trovare nulla di plausibile per trattare un fascista in modo diverso da qualsiasi altra persona.
Antifascismo deve essere libertà per tutti, come stabilisce l’art. 21 della Costituzione che non parla di cittadini di serie b, se fascisti, privati della libertà di  manifestare il loro pensiero. Una democrazia matura deve contemplare scuole “aperte” in cui c’ è spazio anche per Coppellotti. Un quid di dissenzienti è un fatto fisiologico
alla democrazia. Guai se tutti fossero costretti a dire le stesse cose. Altrimenti, più o meno inconsciamente, cadremmo  in un regime che è l’esatto opposto della  democrazia repubblicana  delineata nella nostra Costituzione. Le lettere di genitori scandalizzati ai giornali appartengono ad un vecchio rituale che pensavamo superato. Il Cogidas dei genitori“ democratici e antifascisti “ era un’associazione nata nel clima della contestazione sessantottina morta e sepolta perché superata dai tempi come buona parte degli organismi previsti dai Decreti Delegati.
Nella scuola e fuori di essa il nemico da combattere,  seguendo prudentemente le regole del distanziamento, è uno solo: la pandemia.

 

scrivere a quaglieni@gmail.com

 

Prime chiusure nei luoghi della Movida

La sindaca Chiara Appendino interviene su Facebook per illustrare i provvedimenti decisi per evitare gli assembramenti nelle zone della movida

“Ecco che, dal canto nostro, come Città abbiamo verificato quali sono le zone dove ci sono state più difficoltà e dove è più facile il generarsi di assembramenti” , scrive Appendino.

“Tra questi primi spazi ci sono piazza Santa Giulia, via Matteo Pescatore e piazza Montanaro.
Notare bene, ci sono anche altre aree, ovviamente, che sono sotto la nostra attenzione, tra cui, ad esempio, largo Saluzzo. Questi sono primissimi luoghi per questa fase iniziale, che vedranno ulteriori interventi già questo fine settimana secondo dettagli che verranno dati.

Ci confronteremo inoltre con le altre Istituzioni – penso ai Presidenti di Circoscrizione ove insistono le zone più delicate di cui sopra – e le associazioni di categoria, in modo che questa nuova fase emergenziale sia quanto più condivisa possibile nei suoi provvedimenti.” , aggiunge.

“Ora, che lo scenario sia delicato è chiaro. Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi mesi è che l’iniziativa di ognuno di noi non è solo importante: è determinante.

Il nostro obiettivo, in questo momento è quello di portare avanti azioni quanto più precise e puntuali possibile al fine di contenere il contagio e di permettere alle scuole, alle attività produttive, ai servizi e agli altri luoghi vitali della nostra comunità di rimanere operative.

“Certo, ognuno di noi dovrà fare uno sforzo. E, credetemi, non fa piacere doverlo chiedere nuovamente. Nessuno sta pensando di confondere questa situazione con la “normalità” ma, allo stesso tempo, oggi abbiamo le capacità per ridurre allo stretto indispensabile i disagi e, se ognuno farà la sua parte, riusciremo a superare anche questa fase” , conclude la sindaca.