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Imprese, già nel secondo pre-lockdown consumi in crisi nel Nord Ovest

L’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese-EY registra ancora un severo calo dei consumi a ottobre rispetto al 2019 con un -24,7%, in peggioramento rispetto al -13,5% di settembre. Il progressivo annuo 2020 vs 2019 si attesta così a -33,5%.

Ancora in sofferenza la ristorazione a -27,2%, male anche l’abbigliamento con -26,5%, il non food contiene i danni con un -12,2%. Travel maglia nera con -64,6% nel mese e -60,3% sul progressivo anno.

Nei trend per regioni Campania la più negativa con -31,5%,
Firenze si riprende lo scettro di peggiore con -42,8% e -41% nel progressivo anno.
Le rilevazioni della flash survey del Centro studi Confimprese sui primi 15 giorni di novembre registrano -46,7% nella ristorazione e -48% nell’abbigliamento. Male anche gli ingressi nei centri commerciali con un calo -55% di ingressi

Peggiora il mese di ottobre con una flessione, ampiamente prevista, del -24,7% in forte calo rispetto ai dati che abbiamo letto ad agosto e settembre. Il dato del progressivo anno si attesta al -33,5%, che sale al -41% se consideriamo gli 8 mesi marzo-ottobre. La situazione è in decisivo peggioramento per effetto delle restrizioni adottate in ottobre con le chiusure dei centri commerciali nei week-end.

Queste le principali evidenze registrate dall’Osservatorio permanente Confimprese-EY, su cui pesa il pessimismo dovuto al susseguirsi delle restrizioni territoriali, che blocca i consumi ed è indice di una situazione economica difficile.

Sul mese di ottobre perde terreno la ristorazione (-27,2%) con 11 punti rispetto a settembre, anche se il settore che ha perso maggiormente è l’abbigliamento con -26,5% (-12,9 punti in settembre), mentre altro non food è 15 punti percentuali migliore (-12,2%).

Tra i canali continua la discesa inarrestabile del travel con -64,6%, che porta a -60,3% il progressivo anno e -71,1% negli 8 mesi marzo-ottobre. Continua, dunque, la desertificazione di aeroporti e stazioni per effetto della mancanza del turismo straniero e dell’indotto nel commercio, nei bar e ristoranti, che si riflettono di conseguenza sull’intera filiera.

Le aree Nord-Est e Sud riportano dati migliori rispetto alle aree Nord-Ovest e Centro. In particolare, negative Lazio, Sardegna, Liguria e Toscana, anche se la maglia nera va alla Campania con -31,5%.

Un’analoga situazione si riflette anche nell’analisi delle Pta (Primary trade area). Le high street (-31,3%) mantengono l’andamento peggiore già registrato nei mesi precedenti, testimonianza delle mutate attitudini di consumo dei consumatori, che privilegiano la vita di quartiere anche a causa della scarsa mobilità. Tuttavia, si registra un notevole calo anche nei centri commerciali -26.5%, negli outlet -16,3%, mentre i negozi che resistono di più si trovano nelle altre località -20,8%.

«Il mese di ottobre gela la lenta ripresa dei consumi – commenta Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Confimprese –. L’introduzione di misure restrittive nelle grandi superfici di alcune regioni e nella ristorazione, insieme a un clima di preoccupazione per il rinvigorire dei contagi e alla confusione generata nei consumatori da un susseguirsi di regole e limitazioni in continuo cambiamento e sovrapposizione nazionale, regionale e comunale, hanno contribuito a questa brusca inversione di trend. Il timore è che si possa prospettare ancora per i prossimi mesi un’alternanza di periodi simili al primo lockdown (-77,9%) e al post lockdown (-21,4%) con le pesanti conseguenze che si possono immaginare sulla tenuta del settore».

«Le vendite dei settori retail non-food e ristorazione – dichiara Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY – hanno dimostrato di essere fortemente legate alle misure di limitazione dell’apertura dei punti vendita, mentre il consumatore ha dimostrato che, ove possibile, vuole ritornare a spendere e ad avere una vita sociale. Per il mese di novembre prevediamo cali differenziati a seconda del tempismo delle regioni nell’adottare le misure restrittive alle varie attività commerciali. Per fare un esempio, già ad ottobre si registrano 20 punti di differenza nella ristorazione tra il canale peggiore, high street -39%, e il migliore, outlet -19%».

Inoltre, da una flash survey del centro Studi Confimprese emerge che nelle prime 2 settimane di novembre le politiche restrittive impattano fortemente sulle performance del comparto retail ristorazione e non food. Si accentuano le criticità del settore ristorazione con un trend fortemente negativo nelle vendite e una flessione media del -46,7% rispetto al periodo corrispondente del 2019. L’abbigliamento e accessori vede contrarsi le vendite del -48%, il non food limita i danni con un calo delle vendite pari al -19,3%. Male anche le rilevazioni nei centri commerciali, che evidenziano un calo degli ingressi rispettivamente del 51% nella prima settimana di novembre con ulteriore aggravamento al 60% nella seconda, cosa che fa presagire un fine mese ancora più negativo.

Analisi per aree geografiche, regioni e province

Le aree geografiche flettono tutte intorno al -34%, tranne il Sud che chiude a -29,8%. A sorpresa la peggiore regione è la Campania con -31,5%, che supera Lazio -30,5%, Sardegna -28%, Liguria -27,8%, Toscana -27,6%, Lombardia -26,7%, Piemonte -24,2%, Emilia-Romagna -21,3%, Veneto e Friuli-Venezia Giulia -22,2%. Allenta la morsa il Sud, dove la Sicilia lascia sul terreno -20,5%, mentre Puglia -13,7% e Calabria -7,8% chiudono il mese meno in sofferenza.

I trend per città

Le rilevazioni delle regioni non riflettono i dati delle città, dove Firenze si riprende lo scettro di peggiore con -42,8% e -41% nel progressivo anno, seguita da Genova con 37,6%. Brescia -36,3% e Milano -36,2% mostrano andamenti similari. Le città d’arte perdono qualche punto percentuale in meno rispetto alle città a vocazione ‘industriale’ lombarde e liguri: Roma chiude a -33,5%, Venezia a -33,4%, Napoli -32,1%, Torino -27,6%, Bologna -26,8%, Palermo -24%, Parma -21,2%, Padova -21%, Verona -17,9%.

I trend per province

Curiosamente nella regione Puglia che è tra le migliori per performance, sia pure negative, il trend peggiore si registra nella provincia di Brindisi con una flessione del -36,3%, seguita da Foggia -28,7%, Lecce e Taranto -24,2%. La provincia di Genova chiude con numeri molto negativi: -35,7%. Male anche le province di Caserta -34%, Napoli -31,7%, Salerno -25%. Le province toscane performano male, al pari di quella di Firenze -34,7%, con Livorno a -24,4% e Lucca -25,9%.
In Veneto Venezia e Padova sono rispettivamente a -31,1% e -30,8%, Treviso -20,1%, Verona -15,6%, Vicenza -9,9%.
Le province emiliane chiudono ottobre come segue: Modena -24,9%, Rimini -22,7%, Forlì-Cesena -23,1%, Reggio Emilia -21,7%, Bologna -20,2%, Parma -18,2%.
In Piemonte peggio di Torino -28% fa Alessandria con -28,4%, seguita da Novara -21.3% e Cuneo -13%. In leggero recupero la provincia di Trento a -14,5%.
Veniamo alle province siciliane: la peggiore è Catania con -28%, seguita da Agrigento -23,9%, Palermo -20,4%, Messina -8,7%.

Addio a Carnazza, comunicatore gentiluomo

È  scomparso il giornalista e intellettuale Enzo Carnazza, dirigente della Comunicazione prima alla Provincia di Torino e poi in Regione capo ufficio stampa negli anni della Giunta Bresso

 

Una persona d’altri tempi, corretta, riservata e umile. Questa definizione ben si adattava al giornalista Enzo Carnazza, che ci ha lasciati troppo presto. Aveva queste doti, sempre più rare nella società contemporanea.

I suoi anni universitari, a Torino, furono sotto la guida del prestigioso docente e filosofo torinese Norberto Bobbio, con il quale si laureò in filosofia. Completo’ poi la sua formazione intellettuale anche sotto la guida dello storico Saverio Vertone, che incontro’ nel 1976 presso la rivista politica e culturale “Nuova società”, edita dal Partito Comunista piemontese. Fu anche un attivo partecipante dei salotti culturali che si tenevano presso il centro Franco Antonicelli.

Era un giornalista che unì sempre alla sua passione per questa professione l’impegno culturale e l’interesse per la vita politica italiana, pubblicando numerosi articoli per diverse testate ( dal Corriere della Sera al sito Formiche.net); nel lontano ’94, anche un libro, il cui titolo suonerebbe oggi un po’ ironico, “L’Italia del buongoverno”, frutto di un’intervista con Giuliano Urbani (edito dito da Sperling &Kupfer). Nel ’98 diede alle stampe un pamphlet antileghista dal titolo “Il carroccio tradito “( edito da Bietti). Ancor prima del suo impegno giornalistico in qualità di dirigente nella comunicazione alla Provincia di Torino e, in seguito, quale capo Ufficio Stampa in Regione nella giunta Bresso, dal 2005 al 2011, Enzo Carnazza insegnò religione al liceo Cavour, dove era uno stimato docente. Nell’ambito della sua attività di comunicazione regionale, si occupò anche delle celebrazioni di Italia 150.

Mara Martellotta

Le giornate del Torino Film Industry incominciano a Palazzo Carignano

BREAKFAST OF CHAMPIONS: cominciano dal Museo Nazionale del Risorgimento le prossime giornate del Torino Film Industry – FCTP Production Days 2020, grazie ad una produzione originale realizzata in collaborazione con Film Commission Torino Piemonte. Secondo il direttore Ferruccio Martinotti questo progetto dimostra che le sinergie tra istituzioni culturali possono generare proposte formidabili.

Sono due i film sonori che Film Commission Torino Piemonte e Museo Nazionale del Risorgimento hanno realizzato per la terza edizione di TFI Torino Film Industry. Due produzioni originali che mettono al centro cinema, musica e arte e hanno come protagonisti eccellenze piemontesi, dietro e davanti la macchina da presa.

Si tratta di Fabio Bobbio che dirige il film sonoro di Paolo Spaccamonti e di Enrico Bisi, che dirige Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo. Insieme a loro, due troupe e tecnici del suono di grandissimo livello. Il set di questo progetto speciale è quello del Museo del Risorgimento, la maestosa Aula della Camera Italiana, il momento è quello dell’inizio giornata, ovvero della colazione.

Il fitto programma di panel, incontri, masterclass di lunedì 23 e martedì 24 novembre – nell’ambito dei Production Days organizzati da Film Commission Torino Piemonte durante TFI – partirà proprio da questa Breakfast of Champions: in entrambe le giornate gli accreditati potranno vedere per la prima volta i due film sonori che rappresentano i primi prodotti, le prime tappe di un percorso artistico e produttivo inedito.

Come dichiara Paolo Manera, Direttore Film Commission Torino Piemonte: “Abbiamo sul nostro territorio compositori, musicisti, tecnici del suono che sono un tesoro prezioso, da raccontare e valorizzare molto di più, che mettono Torino e il Piemonte sulla mappa internazionale. E ci sono sempre qui luoghi incredibili, ricchi di storia e storie, che si stanno innovando ridefinendo la loro capacità di raccontarsi ed essere attrattivi, che non sono per noi delle semplici “location”, ma assoluti protagonisti, se gestiti con passione e inventiva, come il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, che volevamo quest’anno come una delle sedi per Torino Film Industry – Production Days. Nasce da qui, e dall’idea di fare entrare in contatto questi mondi, questo progetto speciale, avviato appositamente per l’evento, che vuole essere una “colazione dei campioni” per avviare risorgenti due delle giornate di incontri e workshop, ma anche “episodi-pilota” per stimolare altre produzioni e racconti per suoni e musica”. E come precisa Ferruccio Martinotti, Direttore del Museo Nazionale del Risorgimento: “Un rapporto, quello tra il Museo Nazionale del Risorgimento e Film Commission Torino Piemonte, che nasce con Cartoons on the Bay a Torino per tre edizioni, e si consolida nel tempo sino ad arrivare a queste sonorizzazioni d’ambiente. Un progetto che dimostra come le collaborazioni e le sinergie tra istituzioni culturali, se si fondano su un reale idem sentire, siano in grado di sprigionare energie formidabili, e come davvero sia possibile fissare l’orizzonte progettuale ben oltre la cinta daziaria quando si hanno a disposizione artisti, quali Gatto Ciliegia e Paolo Spaccamonti, torinesi unicamente per l’anagrafe, la cui cifra espressiva è unanimemente riconosciuta di caratura internazionale. Con il Direttore di FCTP Paolo Manera, che ringrazio, abbiamo molte altre idee in ebollizione e un’assoluta condivisione sulla rotta da seguire per declinarle in modo operativo”.

Breakfast of Champions – lunedì 23 novembre, ore 9.30
“Paolo Spaccamonti PLAYS Museo Nazionale del Risorgimento”
un film sonoro diretto da Fabio Bobbio / a sound film directed by Fabio Bobbio

Breakfast of Champions martedì 24 novembre, ore 9:30                                                                        “Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo PLAYS Museo Nazionale del Risorgimento”
un film sonoro diretto da Enrico Bisi / a sound film directed by Enrico Bisi

Per assistere ai due eventi: https://online.torinofilmindustry.it/

Primi pazienti all’ospedale Covid del Valentino

Nel V padiglione di Torino Esposizioni al Parco del Valentino, ha aperto i battenti il nuovo ospedale per pazienti Covid a bassa intensità

L’allestimento è costato 1,5milioni di euro donati dal Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo.

L’ospedale da campo, con 38 tende per 450 posti, “riuscirà a decongestionare gli ospedali piemontesi che avranno anche la possibilità di ricoverare pazienti con altre patologie”, commenta l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi.

I primi pazienti nella struttura sono arrivati ieri da Novara e Pinerolo.

Locatelli (Prc-Se): “Basta soldi a pioggia alle imprese”

 “Per l’area di crisi serve una politica di piano”

Non ci siamo proprio. Troppi soldi alle imprese senza l’esercizio di un ruolo di indirizzo e controllo pubblico sulla finalità delle produzioni in essere. I fondi messi a disposizione per il piano di rilancio industriale ed economico dell’area di crisi (automotive, aerospazio, intelligenza artificiale) messo a punto dal Ministero per lo Sviluppo Economico in un incontro con Regione Piemonte e Città di Torino va in questa direzione. Soldi quantificati in circa 90 milioni di euro – mica bruscolini – volti ad assecondare le richieste degli industriali senza alcun ripensamento delle scelte messe in campo. Per esempio i 20 milioni stanziati per l’aerospazio sono comprensivi del settore militare? I progetti per altri 20 milioni di euro per  Mirafiori e automotive sono l’ennesima regalia a favore di un’azienda che ha fatto sempre il bello e il cattivo tempo? Se così, come a noi sembra, non siamo per niente d’accordo. Tanto più in presenza di una montagna di denaro pubblico che viene stanziata a prescindere da qualsiasi impegno riguardo le ricadute occupazionali sul territorio. Ancora una volta siamo in presenza di un intervento statale che assume i tratti tipici di un assistenzialismo alle imprese indipendentemente dal perseguimento di fini collettivi. Fini che vanno garantiti, solo per fare uno dei tanti esempi, dando priorità in questo momento agli investimenti che riguardano le produzioni biomedicali o la catena del freddo per la conservazione dei vaccini. La risposta all’emergenza economica, oltre a un profondo ripensamento di scelte orientate in senso socialmente utile e sostenibile, deve tornare a dotarsi di strumenti di pianificazione pubblica oggi del tutto mancanti.

 Ezio Locatelli segretario provinciale Prc-Se Torino

Inter-Torino: 4-2

Solito Toro sciupone e distratto, nonostante un’ottima partenza

Incredibile squadra granata: sconfitta dopo esser stata in vantaggio,in casa dell’Inter, 2-0,giocando bene per oltre 1 ora di gioco.È dall’inizio del campionato che il Toro non riesce a mantenere il vantaggio in maniera lucida ed attenta.Mancavano 5 giocatori ed il mister Giampaolo per covid.A questi si è aggiunto il forfait del bomber Belotti per un guaio al ginocchio durante il riscaldamento.Bene tra i granata gli autori dei gol Zaza ed Ansaldi, straripante il giovane Singo sulla fascia destra,sempre attento in difesa il centrale Bremer.Ricordiamo che giovedì 26 novembre alle ore 14 i granata saranno in campo all’Olimpico Grande Torino nel quarto turno di Coppa Italia contro la Virtus Entella in gara secca.
La prossima gara di campionato sarà contro la Sampdoria sempre in casa lunedì 30 novembre alle ore 18.30.

Vincenzo Grassano

Bollettino Covid: nuove vittime, 2641 contagi, 1652 guariti

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

66.998 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 66.998 (+1.652 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: Alessandria 5.906, Asti 3.231, Biella 2.095, Cuneo 7.534, Novara 4.897, Torino 38.202, Vercelli 2.516, Verbano-Cusio-Ossola 1.901, oltre a 374 extraregione e 342 in fase di definizione.

I DECESSI DIVENTANO 5.565

Sono 69 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 10 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 5.565 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 858 Alessandria, 329 Asti, 266 Biella, 594 Cuneo, 513 Novara, 2.494 Torino, 282 Vercelli, 173 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 56 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 149.575 (+2.641 rispetto a ieri, di cui 881, il 33%, sono asintomatici).

I casi sono così ripartiti: 501 screening, 1082 contatti di caso, 1058 con indagine in corso; per ambito: 355 Rsa/Strutture socio-assistenziali, 170 scolastico, 2116 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 12.883 Alessandria, 6.869 Asti, 5.247 Biella, 19.738 Cuneo, 11.194 Novara, 80.947 Torino, 5.573 Vercelli, 4.820 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 866 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.438 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 39(+8 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.132 (18 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 71.482.

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.418.692 (+13.605 rispetto a ieri), di cui 748.560 risultati negativi.

Una madre alla ricerca del figlio scomparso e i giovani tra violenza e droga in un’America senza più illusioni

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Il 38mo Torino Film Festival alle sue prime proiezioni on line

Ci si ritrova chiusi in casa, in quest’epoca di rapporti interrotti, davanti al proprio pc, a guardare le prime immagini di un festival che meno festival non si potrebbe, rintanati in un silenzio anonimo e in qualche modo persino doloroso. Ma tant’è. Prova, semmai ancora ce ne fosse necessità, della grande bellezza della sala, del fruscio del tuo vicino di poltrona, della visione di un pubblico che occupa con forza e passione gli spazi e assiste tra delusioni e applausi, dello scambio di idee con la persona sconosciuta, della tela bianca che ti regala da sempre mille e più emozioni. Ma tant’è. Una magia che in questo 38mo Torino Film Festival, varato crediamo tra mille fatiche dal suo direttore Stefano Francia di Celle e dal proprio staff, si perde, scompare, per restringersi in un rettangolino più o meno ampio, povero, inusuale. Ma tant’è. Un festival che pare dedicato alla rivoluzione femminile, uno specchio a riflettere tutti i mea culpa di questa nostra epoca, dedicato alla inequivocabile presenza della donna, alla sua voglia di fare e di essere presente, di guadagnare quelle posizioni a lungo negatele.

Una giuria di cinque donne legate al cinema, provenienti dalla Siria e dal Regno Unito, dal Giappone e dall’Iran e dall’Italia (Martina Scarpelli), tanto per cominciare, nessuna a ricoprire il ruolo di presidente. Belle affermazioni sempre al femminile a scorrere i titoli del concorso e non soltanto quelli. Il primo titolo ad ambire il traguardo finale con il suo premio di 18.000 euro vede una donna al comando, Fernanda Valadez, con la sua opera prima Sin senas particulares, una donna che scrive una storia, la dirige, la produce, e donne sono le sue più strette collaboratrici al risultato finale. Che indulge magari a qualche ricamo di troppo, come le visioni incalzanti della natura (gli alberi setacciati con sguardo troppo partecipe, il volo degli uccelli e le gocce d’acqua seguite nel loro lento scorrere al di sotto dei tetti), ma che non perde mai tutta la propria forza nel descrivere la disperazione di una madre, chiusa nella tragedia e nella violenza che oscurano quella parte di mondo che corre tra Messico e Stati Uniti. Due giovani sono scomparsi mentre cercavano di raggiungere un nuovo futuro, da tempo non se ne sa più nulla: poi di uno di loro viene rintracciato e riconosciuto il corpo carbonizzato, dell’altro, il figlio della donna, la borsa da viaggio soltanto. Mentre le autorità spingono questa madre a firmare quei documenti che chiuderebbero uno dei tanti casi che giorno dopo giorno occupano la miseria messicana e che troppo spesso vengono nascoste ai famigliari e ai mezzi d’informazione, Magdalena intraprende il suo viaggio alla ricerca del figlio per scoprire la verità: e lungo quel viaggio, sono gli incontri con altre madri e con la loro disperazione, con i sacchi in cui sono racchiusi i cadaveri e il puzzo che si espande da quei camion, con quelli che già infelicemente hanno intrapreso la strada del ritorno, per ricongiungersi ad una casa lasciata all’abbandono e i congiunti spariti. Un viaggio che è una cronaca, disperata e umanamente asciutta, che descrive il dolore ma non s’abbandona ad una commozione di facile maniera. Una linearità che sta negli occhi della protagonista Mercedes Hernandez, nella capacità della Valadez di raccontare con primissimi piani o con il ripetuto seguire della macchina da presa, vicinissima ai personaggi, l’aria di terrore che ormai impedisce di respirare in quelle terre. E ancora nella volontà della stessa regista di allontanarci dai massacri e dai fuochi che nascondono le tracce con una fotografia fuori fuoco: al centro della quale un demonio nerissimo continua ad affermare la propria oscura presenza.

Una terra desolata arriva anche dagli States con The evening hour diretto da Braden King, opera seconda di un regista pressoché cinquantenne tratta dal romanzo di Carter Sickels. Sono le montagne del West Virginia, con i suoi piccoli centri minerari come Dove Creek dove non c’è più lavoro, dove esistono file di roulotte a definirsi abitazioni, dove le nuove generazioni hanno ormai cancellato ogni idea di futuro o illusione e dove i vecchi si dondolano sotto il portico o vegetano in vecchie strutture di accoglienza. Tra i ragazzi circolano la violenza o la droga e le tante birre dell’unico bar, le ragazze si perdono in modo definitivo o cercano ma inutilmente di rifarsi una vita, qualcuna con un po’ più di fortuna ha l’occasione di riciclarsi come commessa. Tra tutti c’è Cole, allevato nella casa dei nonni, per i concittadini “il dottore” anche se è soltanto un semplice inserviente tra gli anziani della locale casa di cura: un giovane sveglio che tra cento gesti quotidiani pieni d’affetto s’è creato una più o meno redditizia attività rivendendo agli amici tossici quei medicinali sottratti ai suoi assistiti. Al pusher che la fa da padrone tra quelle quattro case la cosa non piace, come non piace che un vecchio compagno di liceo di Cole sia tornato in città per mettere su un suo personale mercato che andrebbe a rovistare tra quegli equilibri già da tempo stabiliti. King ha parecchio materiale su cui lavorare (c’è anche il ritorno a casa della madre di Cole, un tempo cacciata da un padre predicatore tutto inflessibilità e citazioni dalla Bibbia, la repulsione e forse il successivo riavvicinamanto di un figlio abbandonato), forse troppo, e non sempre riesce a governarlo. Certo il film mal sopporta la durata delle due ore; tra qualche personaggio ben tratteggiato (le illusioni e i progetti malsani dell’amico ritornato) e la descrizione di una natura bellissima che circonda il piccolo paese, si creano azioni e atmosfere che portano al finale intriso di sangue: ma si vorrebbe che la vicenda non andasse per assaggi sulle cose e sugli uomini, si ha l’impressione che manchi quella durezza che renderebbe ancor più ardua e dolorosa l’intera materia. Inoltre ci vorrebbe un interprete assai più incisivo: ma questo giovane Philip Ettinger appena spenta la visione ce lo siamo già dimenticati, senza alcun rimpianto.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Mercedes Hernandez, protagonista di “Sin senas particulares” di Fernanda Valadez (Messico/Spagna); due momenti di “The evening hour” diretto da Braden King e interpretato da Philip Ettinger

Sotto la pelle

La poesia di Alessia Savoini

 

Svestimi dei tuoi occhi, ho poca presa sui miei dardi:
cosa avrei potuto dire
di questo dio che mi affligge la gola,
di un desiderio che brucia sotto la gonna,
di una mano che inscrive il suo destino sul palmo
e d’una sventura che si estingue in una macchia d’olio.
Ho smistato le linee che collegavano questi nei,
ho tracciato la mappa di questo corpo:
cara mamma, quale conchiglia sostituirà domani il nostro fortino?
Proteggi questo limo, l’onda consuma sempre una riva;
così come l’onda spinge sempre il suo corpo,
l’onda è mozione e causa di una deriva.
Cosa ci è rimasto di questi occhi antichi che interpretavano i cardini immortali del cielo?
Quale parola indicherà la rotta dei quattro venti che salpano le sponde di questa mano?
Pulsa
sotto questa materia livida
il principio involontario che sospinge fiumi e sangue
e mantiene caldo,
tra i respiri di questa carne,
il regime di un irrinunciabile contatto
– creta, pelle e argille -,
mentre qualcosa di irreversibile e misconosciuto
segna le linee di questo volto.