ilTorinese

A Saluzzo i manifesti della Propaganda maoista

“START / SToria e ARTe a Saluzzo” Esposti fino al primo novembre nel complesso museale de “La Castiglia”
Fino al 27 settembre, anche le eccellenze artigiane del territorio. Saluzzo (Cuneo)

Un eden quanto meno improbabile. Decisamente utopico. Un’umanità che ha sempre il sorriso aperto e trascinante, la gioia e la serenità stampate in volto. Donne e uomini d’ogni età, i bambini, il lavoro e lo studio; l’agricoltura, l’internazionalismo, la scienza e la tecnologia, gli eroi, la purezza ideologica e la felicità famigliare, la vigilanza, i valori e Mao.

Sono queste le tematiche dominanti e rappresentanti le speranze più alte dell’utopia maoista che troviamo espresse nella mostra “Cina. Rivoluzione – Evoluzione” inaugurata sabato 19 settembre ed ospitata fino al prossimo primo novembre a Saluzzo, in piazza Castello, negli spazi museali de “La Castiglia”. La rassegna, inserita nell’ambito della quarta edizione di “START” a tema “Rivoluzione!” (organizzata dal Comune di Saluzzo insieme alla “Fondazione Amleto Bertoni” e che per oltre due mesi proporrà mostre di Arte, Artigianato e Antiquariato di rilievo internazionale) porta nella città marchionale ai piedi del Monviso, un’interessante serie di Manifesti e Dipinti originali cinesi utilizzati come modello per fogli stampati fra il 1949 ed il 1983, corrispondente al periodo di presidenza di Mao Tse Tung e alla sua rivoluzione culturale: manifesti di propaganda di vasta adesione popolare utilizzati per decorare città, case e ambienti di lavoro e che a metà degli anni Novanta avevano perso i loro fondamentali elementi di attrazione in concomitanza con la costruzione di una Cina più moderna e aperta al mondo, e che tuttavia buona parte della popolazione continuava a custodire nell’intimità delle proprie case, sotto il letto, nei cassetti o in altri angoli nascosti. Recuperati dall’“Hafnia Foundation” di Xiamen (impegnata a raccogliere e a conservare arte da tutto il mondo, con l’obiettivo di esplorare le diversità culturali dell’espressione artistica internazionale), quei manifesti, fra le più grandi collezioni della propaganda cinese maoista – focalizzata e rivolta soprattutto a un mondo rurale fatto di donne moderne che guidano i trattori, di bambini ben nutriti e sereni, di eroi che palesano le virtù del sacrificio – sono oggi arrivati, attraverso l’“Istituto Garuzzo per le Arti” di Torino, a “La Castiglia” di Saluzzo. E qui, nonostante “il loro alto valore storico, politico e scientifico – precisano gli organizzatori – si è inteso di presentarli principalmente per la loro indubbia valenza artistica”. Estremamente variegati, sotto questo aspetto, appaiono i linguaggi operativi e stilistici, che vanno dal “realismo sociale” al tradizionale acquerello cinese. In alcuni si leggono anche “bellissimi esempi di arte naif, con un leggero e bizzarro senso della prospettiva”. Una cosa è certa. La grande perfezione tecnica. Un talento naturale degli artisti perfettamente maturato alla scuola e alla disciplina di segno e colore, che rendono unici i manifesti in esposizione.
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Ma “START” a Saluzzo vuole dire anche “Artigianato”. Vuol dire anche mettere in mostra il “saper fare” degli artigiani locali. Le tradizioni, il proprio passato, il presente e l’evolversi continuo delle proprio radici. Per questo la città, fino a domenica 27 settembre, ospiterà anche le creazioni di 40 artigiani selezionati e legati soprattutto alla lavorazione del legno. E qui la novità è una via (la strada che lega Castiglia, Salita al Castello, San Giovanni e Casa Cavassa) che un tempo fu di botteghe e che oggi ritorna a vivere con la riapertura di alcuni locali che ospiteranno laboratori con gli artigiani al lavoro, esposizioni e momenti di incontro. Fra artigianato e arte, da segnalare l’installazione “Alberi parlanti”, un bosco inserito nella restaurata Chiesa di “Santa Maria della Stella”, realizzato dall’architetto casalese (docente allo IED e al Politecnico di Torino) Paolo Scoglio e che “vuole mostrare all’uomo la ‘voce’ della natura attraverso la decodifica in suoni e diagrammi sonori di elettrodi collegati agli alberi”.

Gianni Milani

Nelle foto, alcuni dei manifesti esposti e l’installazione di Paolo Soglio “Alberi Parlanti”

 

“Torino non dimentica la prima strage di Stato del settembre 1864”

STORIA / Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Roberto Gremmo

Il 21 e 22 settembre 1864 la nuova Italia unita e imperialista che aveva regalato alla Francia Nizza e Savoia, dopo aver invaso Stati sovrani e colonizzato le loro popolazioni, mostrava il suo volto più sanguinario massacrando a Torino decine di popolani inermi che stavano manifestando pacificamente contro lo spostamento della capitale a Firenze.

Quelle tragiche giornate di sangue torinesi non sono state dimenticate e sono una ferita ancora aperta. Segnano la dolorosa frattura fra un Popolo che aveva per secoli seguito con disciplina la Dinastia Sabauda, e i regnanti del ramo Carignano che indegnamente e spregiudicatamente aveva avuto la corona reale, dopo la morte dell’ultimo discendente diretto di Emanuele Filiberto che proprio Torino aveva voluto come capitale. Le ragioni della protesta popolare del 1864 sono note. Traevano motivo dal sicuro impoverimento economico della città che veniva “scippata” delle sue più importanti funzioni, ma prendevano forza dal rancore giustificato dei piemontesi che si sentivano, a giusta ragione, traditi, abbandonati e impoveriti. Di fronte al malcontento, una classe politica straniera almeno nella mentalità, capeggiata dal toscano Peruzzi e sostenuta dai politicanti nostrani già pronti a trasformarsi in “italianissimi”, aveva fatto brutalmente ricorso alla maniera forte, ordinando a poliziotti, carabinieri e soldati di sparare ad altezza d’uomo sulla folla inerme. Restarono sul selciato almeno una sessantina di morti, e nel fuggi fuggi generale diversi poveracci rimasero più o meno gravemente feriti. Senza colpa alcuna. Con loro moriva il nostro Piemonte. Ogni anno Torino commemora la strage del 1864.

 

 

Turin arcòrda ël prim ravagi dë Stat dël 1864

El 21 e 22 dë stèmber dël 1864 la neuva Italia unìa e amperialista ch’a l’avìa ofrì a la Fransa Nissa e Savàja dòp avèj debordà at djë Stat andipendent e s-ciavisà soa gent, a fasìa vëdde soa fàci pì sagnosa casand vàire desen-e ‘d përson-e ch’a fasìo ‘na tranquila dimostrassion contra ‘l tramudament dla capital a Firense. Cole tràgiche giornà ‘d sangh turinèis a son nen stàite dësmentià e a son ‘na blëssura ancora duverta. A marco l’angossosa rompura anta ‘n Pòpol ch’a l’avìa për sècoj andà da press sensa banfé ij Sovran Sabàud e ‘dcò coj dij Carignan che nen meritèivolentement  e sfaciatament a l’avèa pià la coron-a real, dòp dla mort dl’ùltim dla sëppa ‘d Manuel Filibert che pròpi Turin a l’avìa vorsù për capital. As conosso le rason dla reclam dla gent. A fongavo andrinta a la sicura tribulassion dla vita sitadin-a ch’ai gavavo soa valevòila mansion ma a piavo fòrsa da la pì che scusabil rancugna dij Piemontèis ch’as sentìo, nen a tòrt, tradì, bandonà e ampovrì. Dëdnans a la dëscontentëssa, ‘na cracia ‘d traficant strangé almanch ant la manèra ‘d pensé, con cap-testa ‘l toscan Peruzzi, e tenùa su da politicant nostran bé-le che pront a trasformesse an “italianissimi”, a l’avìa brutalment butà man a la manèra fòrta, dand man lìbera a plissiòt, carabigné e bajèt ‘d fé feu contra la maraja sens’armi. A l’era finì ch’a restavo an sël pavé almanch ‘na sessanten-a ‘d mòrt e ant lë scapa scapa general vàire povrass a l’ero restà blëssà.
Sensa gnun-e colpe. Con loraotri a morija nòstr vej Piemont.

Roberto Gremmo, dalla rivista Etnie

 

Maestro, questa è tutta un’altra musica!

L’esperienza, diceva il filosofo e pedagogista americano John Dewey, non consiste solamente nel fare delle cose  ripetendole meccanicamente per più tempo, quanto piuttosto nella riflessione su quelle cose e nella capacità di interagire con la realtà.

Questa considerazione è indubbiamente valida per qualsiasi professione, anche per l’allenatore. Così Pirlo, il Maestro, il predestinato, colui che già da giocatore dirigeva le orchestre sul prato verde,  pur non avendo mai allenato, in qualche modo sembra averne già di esperienza.

Come è possibile? Evidentemente deve avere interiorizzato e già trasformato nella mente la maggior parte delle cose apprese dai tanti e bravi allenatori avuti: Ancelotti, Capello, Lippi, Conte.  Dei campioni del mondo e d’europa , mica degli sprovveduti qualunque, beninteso.

Ma neppure sprovveduto è stato il Maestro che mentre da giocatore custodiva gelosamente le chiavi del centrocampo che ciascuno di questi gli affidava,  intanto imparava a riflettere e a costruire piano piano, passo dopo passo, la sua idea di calcio, la sua visione del mondo da allenatore.

Solo così si spiega una squadra trasformata dopo soli 15 giorni di allenamento e ancora priva di un centravanti degno di questo nome (in attesa del ritorno di Morata)

E’ solo la prima partita, è vero, ma contro la Sampdoria si sono già visti  improvvisamente  corsa,  gioco, motivazione e pressing, tutte caratteristiche perdute nell’anno sarriano e probabilmente in parte anche in quelli allegriani, nonostante la pragmaticità del Mister nel gestire squadra e partite.

Un allenatore è come un alchimista, deve riuscire a far interagire e mescolare componenti diverse creando qualcosa di nuovo ed efficace. E Pirlo alla prima di campionato c’è riuscito, nonostante un pessimo mercato compiuto dalla società, nonostante giocatori  tecnici ma non così amalgamabili tra di loro (vedi la coesistenza tra Dybala e Ronaldo o l’assenza di un vero  regista nel senso proprio del termine)

Così anche il centrocampo è ermeneuticamente nuovo  nella percezione del tifoso: c’è McKennie, figlio di un soldato americano, cresciuto calcisticamente in Germania, che si presenta come il più grande recuperatore di palloni del far west, c’e’ Ramsey che per inserimenti e grinta sembra la trasfigurazione del giocatore fragilino dell’anno passato e perfino in Rabiot, il figlio di mammà,  sembra essere tornato quel talento che in maniera così fulgida aveva già brillato in alcune notti parigine.

La difesa di colpo è quadrata e non rischia e l’attacco è già scoppiettante con Kulusevski, l’enfant prodige che realizza il primo gol dell’anno e poi ovviamente lui, il re del Calcio, l’Übermensch nietzscheano, l’alieno con passaporto portoghese, sceso sulla terra per miracol mostrare.

C’è tutto questo, signori, quest’anno  e non solo in potenza ma già in parte in atto e dopo poco tempo.

C’è determinazione,  convinzione, entusiasmo  ma soprattutto c’e’ un gioco che finalmente  si allarga utilizzando quelle corsie laterali  che l’anno scorso sembravano sentieri inesplorati  e oscuri.

C’e’  velocità negli scambi  e ritmo, come nei concerti, come nella musica.

E  questa, Maestro, è tutta un’altra musica!

Giorgio Primerano

Dieci chili di droga nell’auto della moglie

Torino: controlli della Polizia di Stato. Trasportava nell’auto della moglie 10 kg di hashish “Madona”.

Lo scorso venerdì mattina una volante del Commissariato San Paolo si aggira tra le vie del quartiere quando, transitando su corso Trapani, nota, all’altezza di corso Peschiera, un furgone che si dilegua alla vista della Volante. I poliziotti decidono di fermare il furgone bianco: a bordo, un cittadino algerino di 46 anni, regolarmente residente in Italia. L‘uomo, nel mostrare i documenti d’identità e quelli relativo al veicolo, mostra un immotivato nervosismo. Scatta la perquisizione del furgone, alla ricerca di armi  o parti di esse, che darà esito negativo; grande la sorpresa degli agenti al rinvenimento, però, di ben 100 panetti, suddivisi all’interno di 10 confezioni, di hashish. Lo stupefacente complessivamente sequestrato ammonta a quasi 10 kg. L’uomo, che ha dei precedenti specifici in materia di stupefacenti, è stato arrestato per la detenzione ed il trasporto dell’ingente quantitativo di hashish.

Formazione di eccellenza per il rilancio

L’assessore regionale alla Formazione Elena Chiorino ha partecipato, ad Alba all’evento «TECH 4.0 – Capitale umano e Impresa 4.0» organizzato presso la sede di «Apro» e ha potuto visitare e apprezzare la struttura, fondata da Monsignor Giovanni Battista Gianolio alla fine degli anni ’50 e che è diventata, nel tempo, una realtà di eccellenza in grado di formare circa 6000 persone all’anno.

“La formazione professionale di eccellenza è un presupposto fondamentale per la crescita e la competitività delle imprese e la Regione è impegnata a sostenerla e a valorizzarla, con l’obiettivo di creare, con la collaborazione di tutti, un vero e proprio modello piemontese. Perché non c’è competitività senza competenze e non ci sono competenze se non c’è formazione”.

E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio che l’assessore regionale alla Formazione ha voluto lanciare concludendo, ad Alba, i lavori dell’evento «TECH 4.0 – Capitale umano e Impresa 4.0» organizzato da Apro Formazione, che ha presentato la nuova edizione della ricerca focalizzata sul distretto di Alba, Langhe, Roero, Canelli e Valle Belbo.

La nuova edizione dell’indagine è stata redatta per far conoscere a un pubblico ampio, non solo di addetti ai lavori, l’unicità, l’identità e la cultura territoriale di questo distretto tecnologico informale: una porzione di Piemonte che i dati descrivono come una rete articolata, ma coerente al suo interno, con un orizzonte di crescita e di sviluppo omogeneo, che nemmeno l’emergenza COVID-19 ha alterato nel complesso. La ricerca è stata presentata nei rinnovati spazi di Apro Tech, importante hub tecnologico innovativo per la formazione di base, avanzata e l’aggiornamento di lavoratori e aziende. Apro Tech sviluppa competenze in linea con le richieste della “quarta rivoluzione industriale” in atto, in sinergia con le aziende del territorio e le loro specifiche esigenze, grazie ad investimenti in attrezzature e know-how e alla stretta collaborazione con prestigiosi partner tecnologici.

«Ringraziamo l’assessore per la partecipazione al nostro evento – spiega Antonio Bosio, direttore di Apro Formazione, la scuola, agenzia Formativa e di Orientamento e Agenzia per i Servizi al Lavoro -. Siamo una realtà consortile nella quale sono rappresentati tutti i più importanti protagonisti dell’economia, della società e della politica del territorio. Gestiamo circa 600 studenti all’anno, ma con i nostri corsi coinvolgiamo circa 6000 persone, tra la sede Albese e quella di Canelli, nell’Astigiano. La presenza della Regione, intervenuta con il video messaggio del presidente, impegnato a Bruxelles, e con la significativa presenza dell’assessore, è molto importante e si colloca nell’ottica di rafforzare e consolidare ancora di più la nostra collaborazione, creando nuove sinergie facendo sistema».

L’assessore regionale alla Formazione ha ricordato “l’importanza dell’attività svolta da Apro, confermando la volontà della Regione di investire in una formazione di eccellenza in grado davvero di offrire alle aziende le professionalità che oggi ancora scarseggiano sul mercato del lavoro, con la finalità ultima di aumentare la competitività delle imprese che devono poter trovare, proprio sul territorio, quelle risorse delle quali necessitano per crescere e competere in mercati sempre più complessi e in fase di continua trasformazione digitale e tecnologica”.

Il paesaggio del Monferrato in mostra a Pomaro

La mostra esposta nella sede del Mutuo Soccorso di Pomaro ha confermato Mario Mazza virtuoso cantore del Monferrato in ogni suo aspetto dal momento in cui, lasciata la natia Calabria, negli anni sessanta, si trasferì a Casale eleggendo il nuovo paesaggio a occasione d’arte.

L’inevitabile nostalgia della sua terra la cui memoria di tanto in tanto riaffiora attraverso ulivi antropomorfi e mitiche marine di Crotone (nel cui museo è conservato il suo splendido dipinto “Vento tra gli ulivi”) è compensata dalla visione di dolci declivi della collina, cangianti vigneti, gialle distese di girasole, campi di grano punteggiati di rossi papaveri, silenti nevicate e tramonti sul grande fiume.

Umanamente dotato dei rari valori di semplicità e umiltà, artisticamente si rivela superbo paesaggista legato al genere figurativo che coraggiosamente non abbandona a favore dell’imperante gusto aniconico, che, non sempre ma spesso, si riduce a imitazione e banalizzazione delle grandi geniali avanguardie che dovrebbero servire da suggerimento alla creatività e non come omologazione di idee.

Lo stile di Mario Mazza è talmente sincero ed evocativo della bellezza e della storia del Monferrato al punto da renderlo interprete assoluto del carducciano “Esultante di castella e vigne suol d’Aleramo”.

Hanno destato interesse anche i dipinti di Isabella Bocchio su lastre di metallo colorato trattati con tecnica consolidata e accorgimenti personali al fine di ottenere effetti luminosi.

Scorci di paesi monferrini, in particolare Cellamonte, riuniscono sulla stessa tavola, in visione pacwood, sfaccettature delle costruzioni più significative dei luoghi rappresentati ed anche delle chiese di Casale.

Essenziali e suggestive le facciate di santa Caterina frizzante nella resa del brioso barocchetto e di san Domenico di cui viene sintetizzata l’unione di tardo gotico e rinascimentale senza dimenticare una bella allusione alla Madonna del Rosario, tela del caravaggesco Niccolò Musso conservata all’interno della chiesa.

Giuliana Romano Bussola

“Puliamo il tuo parco!”, vince Beinasco

Sabato si è tenuta la giornata di pulizia del Parco del Sangone,  voluta da Vallelata e Legambiente con l’iniziativa “Puliamo il tuo parco!”, in occasione del Cleanup Day.

La campagna ha visto i consumatori scegliere il proprio parco del cuore. A Beinasco, che ha visto il proprio parco vincere fra quelli piemontesi,  i volontari si sono ritrovati per pulire e ridonare bellezza ad un luogo di svago e ritrovo per tutti i cittadini.

Siamo molto soddisfatti e vogliamo ringraziare tutte le persone che oggi si sono unite a Vallelata e Legambiente in questa giornata di impegno civico – dichiara Mauro Frantellizzi, Direttore Marketing Galbani Cheese – Oggi è fondamentale prendersi cura dell’ambiente in cui viviamo e con la campagna “Puliamo il tuo parco!” abbiamo voluto dimostrare ancora una volta l’impegno di Vallelata per l’ambiente e il verde delle nostre città”.   

“Baby rapinatori” in Corso Ferrucci

Una rapina di gruppo nella notte di sabato  Arrestati dalla Polizia di Stato 3 degli autori

Sabato notte, attorno alle due  due dipendenti del Commissariato San Paolo, liberi dal servizio, transitano in auto su corso Vittorio Emanuele per recarsi a casa. Notano sopraggiungere da via Falcone due ragazzi appiedati di circa 20 anni: i due corrono in direzione di via Borsellino e pochi metri dietro di loro vi è  un terzo ragazzo, col volto tumefatto e una copiosa chiazza di sangue sul viso.  I due poliziotti si fermano immediatamente, intuendo che stia succedendo qualcosa di grave. I tre si sono intanto spostati nei giardinetti presenti in prossimità del terminal bus e qui l’aggressione nei confronti del giovane già ferito, di nazionalità pakistana, continua: viene  malmenato in tre con calci e pugni; solo l’intervento dei due agenti di polizia, che mostrano la propria tessera di riconoscimento, porrà fine al pestaggio. Con l’ausilio di personale della Squadra Volante, che raccoglie anche le testimonianze degli amici della persona ferita, da lì a poco sopraggiunti, si ricostruiscono i fatti: un gruppo di ragazzi pakistani, di circa 25 anni, si trovava a chiacchierare nel parco di fronte al Palazzo di Giustizia (uno di essi era a bordo di bici) quando erano stati accerchiati da 6/7 ragazzi a loro sconosciuti. I tre amici pakistani erano stati picchiati  e quello in possesso della bici rapinato del mezzo. La baby gang si era poi disciolta ma la vittima era riuscita a seguirne tre, fino all’intervento dei due poliziotti fuori servizio, che  avevano posto fine alla violenta aggressione. Il venticinquenne ha riportato la lesione dell’orbita destra con una prognosi di 30 gg. I tre soggetti fermati due italiani e un brasiliano, 18 anni e 19 anni, sono stati arrestati per rapina aggravata in concorso e denunciati per lesioni  personali aggravate.

Ruffino (Fi): “Minigonna, battaglia fra sessismo e buon gusto”

Dove cade l’occhio dei professori è un problema che riguarda i professori, le loro famiglie e la scuola nel suo complesso. Come vestono le nostre ragazze non può diventare in ogni caso una questione da affrontare e risolvere con argomentazioni più o meno pruriginose.

Più urgente mi sembra essere un’altra questione: che cosa insegna la scuola, oltre i programmi e la didattica curricolare? C’è stato un tempo in cui a scuola si insegnava educazione civica ma, in particolare, si trasmettevano alcuni valori propri del civismo, come saper distinguere luoghi e situazioni per conformare ad essi i nostri comportamenti non per ipocrisia ma per rispetto. Ecco, già solo distinguere i banchi della scuola dal tavolo del bar sarebbe un bel passo avanti, perché in classe si va e si sta per imparare, al bar si va per divertirsi: due attività entrambe importanti ma fra loro molto diverse. Per le quali si impongono atteggiamenti un po’ diversi.  La vera battaglia da combattere è fra il sessismo, sempre in agguato, specie fra gli uomini, e la riscoperta del buongusto.

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

“Scarpe&Scarpe”, Costanzo (M5S): “Quali soluzioni per l’impatto occupazionale?”

L’azienda torinese “Scarpe&Scarpe”, con sede a Borgaro Torinese, ha annunciato lo scorso 9 settembre, dopo l’incontro con i sindacati, la chiusura di 11 punti vendita in Italia.

L’emergenza sanitaria aveva infatti comportato un calo delle vendite nell’ordine dell’80%, unito alla chiusura forzata dei 154 negozi della catena a partire dall’8 marzo. Così il 4 aprile scorso l’azienda aveva presentato istanza di concordato preventivo al tribunale fallimentare di Torino, mentre ora si è passati alla chiusura definitiva di 11 punti vendita.
“Abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare sul tema – afferma Jessica Costanzo (M5S), deputata piemontese della Commissione Lavoro – La chiusura di 11 punti vendita, nonostante sia meno impattante di quanto temuto all’inizio, necessita comunque di un monitoraggio da parte del Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Occorre – continua Costanzo – vigilare sulla eventuale chiusura di nuovi punti vendita e sulla garanzia di accesso agli ammortizzatori sociali da parte di tutti i dipendenti. Chiediamo inoltre che il Ministero valuti con i sindacati nuove soluzioni per ridurre al minimo l’impatto sui lavoratori delle chiusure” conclude Costanzo.