ilTorinese

Cosa non ha funzionato?

Perché ci ritroviamo punto a capo con il lockdown, seppur parziale? Cosa non ha funzionato da giugno a settembre?

C’è stato un liberi tutti con la compiacenza governativa nazionale e regionale, coadiuvata dal parere di alcuni virologi ed immunologi, italiani e stranieri. È stata  brevissima  la famosa «fase 2» – in cui il governo ha provato a indicare regole più stringenti, ricordate? E per un po’ ha quasi funzionato. Nei locali i posti a uno stesso tavolo erano sfalsati e debitamente distanziati  e qualcosa del genere si faceva anche sui trasporti pubblici .Il guaio è che è durato pochissimo. Un attimo dopo, si è deciso che i posti a tavola potevano tornare esattamente come prima, con numero di commensali aumentato e tutti senza mascherina e lo stesso si è fatto con quasi tutto il resto: ecco, a mio parere, quello è l’esatto momento in cui le cose hanno cominciato ad andare in malora.
Ci sono state le elezioni comunali e regionali e per non perdere consensi è stato dato il “liberi tutti”. Così oggi ne paghiamo le conseguenze e chissà per quanto tempo ancora. L’economia è affondata e con essa tutta il resto, attendiamo il vaccino come il nuovo messia: basterà?
Un’ultima constatazione: l’app immuni, altro fallimento totale. L’abbiamo scaricata soltanto in 8 milioni e mezzo su una popolazione di 56 milioni di persone  per un totale di 47 milioni di smartphone in dotazione al popolo italiano. Aggiungere altro mi pare superfluo.

Vincenzo Grassano

Napoli (Fi): “Caro Salvini, basta gridare ‘al lupo’”

Fra i consigli non richiesti, poiché ne riceve moltissimi richiesti dai suoi consulenti, mi permetto di suggerirne uno a Matteo Salvini: basta gridare al lupo, al lupo …

basta chiedere dimissioni di ministri, ieri Azzolina, oggi Lamorgese, l’altro ieri Bonafede, quando a non funzionare è il governo nel suo complesso. Vogliamo mica fare fessi gli italiani illudendoli che tolta Azzolina o un altro ministro all’improvviso il governo si mette a correre e a decidere quello che non sa o non vuol decidere?

 I cittadini hanno la testa altrove. Salvini e con lui tutto il centrodestra dovrebbero capirlo qui e subito. Non ci sono posti nelle terapie intensive, i Pronto soccorso sono dei lazzaretti, con malati positivi stipati alla bell’e meglio. Il centrodestra non può romper le scatole a chi sta in pena per la salute propria o dei propri cari. Lasciamo che sia Conte, con la sua retorica scarica, a incaricarsi di molestare i nostri concittadini. Se ci fosse in Italia un centrodestra europeo, non ideologizzato, dovrebbe incalzare Conte ogni minuto e ogni giorno e rinfacciargli di non aver preso il Mes. Se ci fosse un centrodestra europeo … forse non saremmo arrivati a tanto.

on. Osvaldo Napoli,  direttivo di Forza Italia alla Camera

#noicisiamo. La fotografia come documentazione sociale

La nuova libreria Borgopo’ festeggia il primo compleanno con la mostra fotografica di Giuseppe Caldarella

Dal 31 ottobre al 20 novembre 2020 la Libreria Borgopo’, in via Luigi Ornato 10 a Torino, ospita la mostra fotografica #noicisiamo – La fotografia come documentazione sociale di Giuseppe Caldarella, a cura di Marco Gennaro: un’occasione per celebrare il primo compleanno della nuova gestione, che ha riportato a nuova vita la storica libreria della Gran Madre.

Fin dalla sua fondazione negli anni Novanta, la Libreria Borgopo’ è stata un vero e proprio salotto culturale, amata e frequentata da molti intellettuali torinesi come Nico Orengo e Carlo Fruttero. Dopo una lunga chiusura, nel 2019 è stata rilevata da Alberta Vovk, laureata in ingegneria gestionale, già consulente per diverse multinazionali in Italia e all’estero, che ha visto in questo progetto la possibilità di realizzare un sogno: unire la passione per i libri e la lettura con la voglia di fare impresa. Un sogno alimentato da una storia familiare legata strettamente al quartiere Borgo Po, dove sia i nonni che i bisnonni lavoravano come artigiani, e dalla frequentazione della libreria fin da bambina, quando l’acquisto di un libricino in compagnia del papà era un rito quasi settimanale.

Con il supporto della libreria Luxemburg, che ha accompagnato l’avvio della nuova attività, Libreria Borgopo’ è tornata quindi ad essere un punto di riferimento del quartiere e della città, diventando un vero e proprio salotto culturale dove fare cultura a 360 gradi. Il nuovo allestimento, progettato dall’architetto Marco Gennaro, dà spazio alla narrativa italiana e straniera, ai libri per bambini e ragazzi, ad arte, fotografia, design, giardinaggio, luxury books, senza dimenticare un’area dedicata a Torino, e le sezioni dedicate ai Tarocchi e ai temi della spiritualità. Inoltre, la libreria e il suo suggestivo giardino hanno già ospitato, in un solo anno di esercizio, numerose presentazioni, incontri, mostre, talk e laboratori, con la partecipazione di intellettuali, studiosi e scrittori come Bruno Segre, Mario Vattani, Fabiola Palmieri, Alessandro Avataneo e molti altri. Gli eventi, attualmente sospesi in ottemperanza alle disposizioni vigenti, riprenderanno appena possibile con un ricco calendario di presentazioni di narrativa, saggistica e spiritualità.

A confermare la vocazione di salotto culturale una serie di mostre d’arte curate dall’architetto Marco Gennaro, che attraversano le discipline della pittura, del disegno, della scultura e della fotografia. Dal 31 ottobre al 20 novembre, la libreria ospita la mostra fotografica #noicisiamo – La fotografia come documentazione sociale di Giuseppe Caldarella. Siciliano, classe 1976, il fotografo ritrova i suoi riferimenti estetici nell’opera di Franco Fontana, Robert Mapplethorpe e Guido Harari. Gli scatti in mostra nascono da un lavoro di indagine sul mondo del commercio e dell’artigianato, alla ricerca di quelle storie e quelle relazioni umane che animano «un mondo lontano dai grandi centri commerciali e intimamente connesso al tessuto umano che popola quelle isole urbane chiamate quartieri».

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, segnato da una profonda crisi economica e minacciato dallo sfilacciamento dei rapporti umani, #noicisiamo nasce per promuovere le attività commerciali che animano i diversi quartieri della città di Torino: un modo, per tenere i fili legati, attraverso foto di persone, di volti umani, di interni, di progetti di vita. Un documentario che guarda verso il mattino.

Scrive Caldarella: «Le città si aprono. Si aprono le finestre dei palazzi, le porte delle case, le serrande delle botteghe, i banchi del mercato, i cancelli delle scuole, gli sportelli degli uffici. Conchiglie che la notte deposita sulla spiaggia, e che la luce del nuovo giorno fa schiudere. Tantissime storie, che attendono il mattino per riprendere il loro filo.

Come se la notte fosse una pausa sullo spartito, un attimo di silenzio che tutti i musicisti devono rispettare, prima di riprendere il dialogo orchestrale. In questo rituale che è l’apertura, rituale antico come le nostre città, come la nostra civiltà, come i luoghi del Mito, io ho cercato di essere un viandante, un narratore, un occhio attento e discreto, curioso e appassionato. Ho allora cercato le serrande. Quelle membrane di ferro, o di lamiera, che scorrono su un varco aperto al pubblico. Ho cercato chi apre quelle serrande. Ho cercato le mani che tirano su quelle serrande ogni mattino. Ho cercato gli occhi e la bocca di chi appende la propria vita a quella soglia, sperando che la gente arrivi, che la gente compri, che la gente ritorni. E intanto, si creano amicizie e legami di fiducia, si raccontano cose e si tramandano economie umane che sono fatte di gesti, di abitudini, di desideri, di fatica quotidiana e di quotidiana bellezza.»

Tutto ciò che devi sapere sui filtri auto

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Ogni veicolo utilizza degli elementi consumabili per poter funzionare impeccabilmente, i filtri dell’auto sono tra questi elementi. Il filtro serve a evitare che un impianto dell’auto subisca contaminazione. Ne esistono di diversi tipi.

Quali sono le principali tipologie di filtri?

Filtri aria. Questi filtri sono costruiti con materiali fibrosi o porosi. Servono a eliminare vari detriti e particelle contaminanti, come muffe, sabbia, batteri, polline. Ci sono filtri aria per il motore (aspirazione) e filtri aria per l’abitacolo. I filtri aria del collettore di aspirazione servono a pulire l’aria che entra nel motore, mentre i filtri aria per l’abitacolo purificano l’aria che entra all’interno del veicolo, eliminando sia particelle contaminanti che cattivi odori. In genere, questi filtri sono fatti di cotone, di carta, di gommapiuma.

Filtri olio. Questi filtri sono fatti di solito in microglass o cellulosa. I filtri olio si possono trovare in vari impianti del veicolo: servono a filtrare il lubrificante dell’impianto idraulico, della trasmissione, del motore e di altri impianti. Si tratta di elementi incredibilmente importante, perché consentono a gruppi e componenti essenziali del veicolo di funzionare impeccabilmente.

Filtri carburante. Questi filtri servono a purificare il carburante che deve raggiungere il motore. Nei veicoli diesel, il filtro carburante serve anche a intrappolare l’acqua presente nel carburante. Si tratta di elementi a forma di ciotola, in cui l’acqua si accumula nel fondo, perché è più pesante del carburante. Nei veicoli con motore a benzina, di solito ci sono due filtri, uno per la filtrazione grossolana, l’altro per la filtrazione fine.

Filtri Diesel Anti-particolato (DPF). I filtri di questo tipo sono presenti solo nelle vetture con motore diesel. Questi filtri servono a ridurre le emissioni tossiche scaricate nell’atmosfera.

Alcuni modelli di auto possono avere in dotazione anche altri tipi di filtri, che dipendono anche dalla configurazione ed all’anno di produzione: per esempio, il filtro del ricircolo degli scarichi (EGR) o il filtro della ventilazione positiva del basamento (PCV).

Bisogna sempre ricordare che i filtri sono elementi consumabili, quindi vanno sostituiti a intervalli precisi.

Quando è ora di controllare gli ammortizzatori?

Gli intervalli di sostituzione dei filtri variano a seconda delle condizioni di guida ed è il tipo di filtro. Tutte queste informazioni si trovano nel manuale del veicolo. In media, gli intervalli di sostituzione sono i seguenti:

Filtri aria collettore aspirazione (motore) – ogni 25 000 km;

Filtri aria abitacolo – 15 000 – 25 000 km, se si marcia spesso in zone particolarmente sabbiose – solo circa 6 000 – 7 000 km;

Filtri olio – ogni 12 mesi o una volta ogni 10 000 – 15 000 km. I filtri olio vanno sostituiti quando si cambia l’olio.

Filtri carburante – vanno sostituiti all’incirca ogni 45 000 – 55 000 km.

Sul mercato, l’offerta dei filtri è davvero enorme. Si tratta di componenti prodotte da aziende molto importanti, come Bosch, K&N, Mann Filter, AEM Dryflow, FRAM, Purolator e tante altre.

 

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Devi cambiare l’olio e i filtri della tua vettura? Da noi troverai una vasta gamma di prodotti, tutti compatibili con il tuo veicolo: spazzole tergicristallo, candele, dischi freno, pastiglie freno, ecc. La tua auto potrà continuare a funzionare impeccabilmente senza spendere troppo, grazie ai nostri prezzi accessibili, ai costi di spedizione ragionevoli, agli sconti, alle occasioni e alle offerte promozionali. Compra e risparmia, con Euautopezzi.it!

Coronavirus, anziani spaventati: ansia, insonnia e depressione

Il rapporto degli over 65 con la pandemia fotografato da una ricerca di Senior Italia FederAnziani. Il 55,7% ha problemi di accesso alle cure

Anziani in auto lockdown. Le più grandi paure? Contagiare o essere contagiati dai propri cari e morire da soli. Ma il 72,4% ripone fiducia nelle scelte delle Istituzioni. TV e carta stampata le principali fonti per i comportamenti da adottare rispetto al Covid, e il 7,9% va a caccia di informazioni online

  

 Sono terrorizzati dal Covid al punto da aver praticamente azzerato la propria vita sociale. Hanno paura di finire in ospedale, essere intubati e di non avere nessuno accanto al momento del trapasso, ma la prima preoccupazione è per i propri cari che hanno paura di poter infettare. Hanno visto le loro vite cambiare radicalmente, ma hanno imparato a usare tutte le tecnologie disponibili per restare in contatto con familiari e amici, mentre i due terzi sono in attesa dell’SSN perché non possono permettersi il privato. Hanno avuto gravi difficoltà ad effettuare le visite specialistiche in itinere, gli esami diagnostici, gli interventi già programmati, i controlli oncologici e in un caso su tre sono stati costretti a ricorrere a strutture private pagando di tasca propria. Si fidano delle istituzioni e tendenzialmente giudicano corrette e utili le azioni e le strategie messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale e dalle Regioni. Questo il quadro che emerge dal sondaggio condotto da Senior Italia FederAnziani su un campione di 645 over 65 per analizzare le paure e le difficoltà che la popolazione anziana sta incontrando in questo lungo periodo di pandemia, e il livello di fiducia nei decisori politici.

Più dell’80% del campione è terrorizzato dal Covid, di cui un intervistato su quattro teme di poter morire (19,8%). La paura più diffusa è quella di infettare le persone care o essere infettati dai propri familiari (38,6% del campione), seguita dalla paura di essere intubato (36,4%), di finire in ospedale (34,7%), mentre la possibilità di morire da solo senza i propri familiari accanto spaventa un terzo degli intervistati (30,1%). Uno su cinque soffre una generica incertezza riguardo il proprio futuro (21,9%), teme lo sconvolgimento delle abitudini di vita (21,4%), e per la stessa percentuale lo spettro peggiore è quello della solitudine.

La vita degli over 65 è drasticamente cambiata dall’inizio della pandemia: il 57% del campione ha finito col vivere questi mesi in un lockdown permanente, vedendo ridotta o addirittura completamente azzerata la propria vita sociale nella quotidianità, per il 47,4% una delle più pesanti limitazioni è rappresentata dal non poter più viaggiare, per il 36,3% ha pesato soprattutto la difficoltà a contattare i medici e specialisti. Il 28,4% lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari, il 19,7% ha sofferto per la mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro anziani, il 19,4% avuto difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici, mentre solo il 12,9% ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella propria vita quotidiana.

Nonostante le limitazioni derivanti dalla pandemia gli over 65 non hanno rinunciato a comunicare con familiari e amici, e lo hanno fatto prevalentemente attraverso il telefono, fisso e cellulare (70,5%), via WhatsApp (63,4%), di persona anche se con le necessarie accortezze (47,9%), tramite video chiamata (44,3%) attraverso i social network (11,2%) e via mail (10%). Un intervistato su quattro ha qualcuno che si è ammalato di Covid tra i suoi familiari, parenti o amici (25,27%) e tra questi uno su cinque ha dichiarato che questo qualcuno è venuto a mancare a causa del Coronavirus.

Molte delle difficoltà incontrate in questo periodo sono legate alla gestione della propria salute, con il 6% che ha avuto difficoltà ad “approvvigionarsi” regolarmente delle medicine, e il 38% che ha incontrato difficoltà a restare in contatto con il proprio medico di famiglia. Il principale sistema per comunicare con quest’ultimo è stato il cellulare del medico (47,6%) seguito dal telefono fisso dello studio (45,3%), dall’uso di Whatsapp (28,1%) e dalla email (24,7%); uno su tre tuttavia non ha rinunciato a frequentare fisicamente lo studio medico (29,9%).

Il 65,3% dei rispondenti ha dichiarato di essere affetto da patologie croniche. Tra queste le più diffuse le patologie cardiovascolari (per il 43,7% del campione), seguite da quelle reumatologiche (19%), dalle patologie metaboliche (18,8%), dell’apparato respiratorio (15,7%) e urologiche (15,4%). A seguire le patologie oculistiche (che interessano il 15,1% del campione), quelle oncologiche (9,2%), quelle neurologiche (7%).

Solo il 19,5% del campione è riuscito ad effettuare le visite specialistiche e gli esami diagnostici che aveva programmato da quando è iniziata la pandemia, mentre il 35,2% è riuscito a effettuare le visite ma con difficoltà e gravi ritardi, l’11,8% non c’è quasi mai riuscito, l’8,7% sta ancora aspettando di essere ricontattato. Nel caso di chi è riuscito a eseguire delle visite nei mesi scorsi queste sono state effettuate presso strutture pubbliche, ospedali ambulatori nel 43,2% dei casi, presso strutture private convenzionate nel 23,5% dei casi mentre il 33,3% degli intervistati è stato costretto a ricorrere a strutture private a pagamento. Assai elevata la consapevolezza dell’importanza della vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica per gli over 60 resa ancor più necessaria dalla presenza del Covid: il 96,9% ha dichiarato di esserne consapevole. Tuttavia il 44,2% ha dichiarato di non avere ancora ricevuto informazioni in merito e di non essere stato ancora contattato, mentre il 38,6% ha dichiarato di essere stato contattato dal medico di famiglia. Solo il 12,7% ha già effettuato il vaccino. Per quanto riguarda i comportamenti da adottare durante l’emergenza sanitaria la principale fonte di informazione è rappresentata da radio, TV e giornali, ai quali fanno affidamento il 44% dei rispondenti. Uno su quattro (25,8%) fa riferimento soprattutto al proprio medico di famiglia, il 12,6% allo specialista, il 9% a familiari e amici. Il 7,9% cerca informazioni sul Covid da Internet.

L’appuntamento delle 17 in tv ogni giorno è il momento più atteso per conoscere il bollettino dei morti e dei positivi.

Elevata la fiducia nei confronti dei decreti, delle normative, delle azioni e delle strategie messe in atto negli ultimi mesi dal governo centrale, che giudica corrette e utili al contenimento della pandemia il 72,4% dei rispondenti. In particolare il 50,4% giudica tali provvedimenti abbastanza utili e il 22% molto utili. Solo il 18,9% li ritiene molto poco utili. Altrettanto elevata la fiducia nei confronti dei decisori regionali, con un 61,9% dei rispondenti che giudica corrette e utili le normative, le azioni e le strategie messe in atto dalle istituzioni regionali. La pandemia ha accentuato i problemi collegati alla paura, all’ansia, all’insonnia e alla depressione di cui soffre il 42% del campione: uno su cinque ha dichiarato di soffrire più del solito di uno di questi disturbi. Il 43% ritiene che sarebbe utile poter parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta e un rispondente su quattro accoglierebbe con favore l’istituzione di un numero verde dedicato al supporto psicologico.

Aperto il mercatino di Natale Adisco

Come  ogni anno è tornato il consueto appuntamento natalizio di Adisco  Sezione Piemonte presso lo store di via Lagrange 5/d, aperto al pubblico.

Uno spazio dedicato interamente alla magia del Natale, nel quale si potrà vivere l’incanto delle feste e, attraverso un acquisto solidale, contribuire attivamente a nuovi progetti dell’associazione a favore dei bambini in cura presso Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.

 

ADISCO  Sezione Piemonte, nata a Torino nel 1997, rappresenta una delle più importanti realtà del Terzo Settore piemontese e nazionale: le sue principali attività si concentrano sul supporto allo sviluppo della cultura della donazione del sangue cordonale, e nella ricerca sulle cellule staminali tramite erogazione di borse di studio e donazione di strumentazione sanitaria.

Inoltre, in ottica di interventi mirati verso il miglioramento e l’umanizzazione degli spazi di cura, ha contribuito alla loro rivisitazione architettonica, in particolare quelli dedicati ai piccoli pazienti dell’Ospedale Infantile Regina Margherita.

Tante, negli ultimi anni, le iniziative a supporto dell’ospedale infantile di Torino: la creazione, nel 2013, del Day Hospital di Oncoematologia pediatrica; l’apertura, nel 2016, del reparto L’Isola di Margherita, pensato per bambini e ragazzi colpiti da malattie rare o inguaribili che necessitano di un sostegno concreto a tutto campo; l’inaugurazione, nel 2018, del nuovo Pronto Soccorso Pediatrico del Regina Margherita; l’ultimo grande intervento, nel 2019, che ha messo a disposizione dell’ospedale infantile una rinnovata degenza di Oncoematologia pediatrica.

 

Fusione Gattinara e Lenta, verso il referendum?

Si farà il referendum per la fusione tra i comuni di Gattinara e Lenta in un’unica entità comunale previsto originariamente per l’8 e 9 novembre ?

L’interrogativo è d’obbligo alla luce dell’evoluzione in aumento dell’emergenza sanitaria derivante dall’epidemia di Coronavirus. Le probabilità che la consultazione referendaria, che ha un carattere meramente consultivo lasciando la decisione finale al voto del Consiglio Regionale, si tenga sono in diminuzione ma ad oggi non vi è alcuna indicazione in merito pervenuta dal governo regionale o dalla Prefettura di Vercelli. Intanto sei consiglieri comunali di Gattinara – Lara Filiberti, Mauriello Negro, Iolanda Russo, Veronica Biondi, Luisa Cerri, Francesco Patriarca – e tre di Lenta – Beatrice Fontana, Sergio Mombellardi, Roberto Cremante – oltre ad un ex consigliere comunale di Gattinara hanno richiesto in una lettera lo spostamento della consultazione referendaria.  Sull’argomento torna anche il Movimento Progetto Piemonte – MPP. Spiega  Massimo Iaretti (nella foto), presidente del Movimento Progetto Piemonte e consigliere comunale a Villamiroglio: “L’auspicio è che, come abbiamo chiesto oltre un anno fa, la Regione Piemonte metta finalmente mano all’iter legislativo per le fusioni di Comuni, andando a modificare la legge che prevede la sola natura consultiva del passaggio referendario, andando in questo modo a dare voce all’effettiva volontà dei cittadini. Non è solo la questione di Gattinara e di Lenta ma in questo modo si eviterebbero fusioni fredde, volute dall’alto come è avvenuto nel caso di Lu e Cuccaro Monferrato, di Gattico e Veruno, di Cassano Spinola e Gavazzana. Presto formalizzeremo questa richiesta con una lettera al presidente della Regione, al vice presidente ed assessore agli enti locali, al presidente del Consiglio regionale”.

Arturo Zanni

Bar aperto oltre l’orario: chiuso per 5 giorni

Il  Commissariato Barriera Nizza, con la collaborazione di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte e di unità cinofile ha effettuato un controllo straordinario nei quartieri San Salvario e Nizza Millefonti.

Nel corso dell’attività, gli agenti hanno accertato che un bar di via Varaita non aveva interrotto la somministrazione di bevande e di alimenti al tavolo alle ore 18 come previsto dal DPCM. Infatti, circa mezz’ora dopo l’orario di chiusura, gli agenti hanno trovato un avventore che consumava una bevanda seduto al tavolo e un secondo cliente che non indossava la mascherina. Il locale, inoltre, era privo della cartellonistica che disciplina gli ingressi. Per le violazioni, il titolare dell’esercizio è stato sanzionato per 400 euro e contestualmente è scattata la chiusura dell’esercizio per 5 giorni.

Successivamente, transitando in via Nizza, l’attenzione degli agenti è stata richiamata da una donna che ha segnalato l’aggressione subita da un suo amico, colpito al volto con una bottiglia. Autore del gesto era stato un cittadino marocchino di 27 anni. Ricevute le descrizioni , gli agenti si sono messi sulle sue tracce, ricerca che ha avuto esito positivo poiché i poliziotti della Squadra Volante hanno intercettato l’uomo in via Galliari angolo via Saluzzo.

Il ventisettenne, in gruppo con altre persone, aveva prima infastidito e minacciato la vittima e i suoi amici e alla fine aveva colpito il malcapitato. L’aggressore è stato arrestato per lesioni personali aggravate. La vittima, un ventunenne cittadino boliviano, è stato giudicato guaribile in 20 giorni per la frattura scomposta del setto nasale.

In Piemonte 16 ospedali diventano Covid hospital

 L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’, LUIGI ICARDI: «SCELTA INEVITABILE, DOBBIAMO CREARE PERCORSI DEDICATI»

Alla luce della necessità crescente di posti di ricovero e al fine di destinare ai pazienti Covid strutture ospedaliere dedicate, l’Unità di crisi della Regione Piemonte ha dato disposizione di convertire 16 presidi ospedalieri del territorio in Covid Hospital.

A Torino l’Ospedale Martini (con chiusura del DEA) e parzialmente il CTO (conversione della Medicina del lavoro, parte della Rianimazione e dell’Ortopedia) mentre in provincia di Torino il San Luigi di Orbassano (con una conversione del 50% dei posti letto e Dea aperto) e gli ospedali di Venaria, Giaveno, Cuorgnè, Lanzo e Carmagnola.

Nel Cuneese gli ospedali di Saluzzo e Ceva, in provincia di Alessandria la Clinica Salus e l’ospedale di Tortona, in provincia di Asti l’ospedale di Nizza Monferrato, nel Novarese l’ospedale di Galliate, nel Vercellese quello di Borgosesia (con Punto di primo intervento – PPI – aperto h24) e nel VCO il presidio COQ di Omegna.

«È una scelta difficile, ma inevitabile, per riuscire a fronteggiare la necessità crescente di posti Covid e dare una risposta immediata che decongestioni i nostri pronto soccorso – spiega l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi -. La conversione di questi presidi ci consente di destinare ai pazienti Covid dei percorsi ospedalieri completamente dedicati e separati da quelli dei pazienti non Covid. Il sistema sanitario piemontese sta facendo lo sforzo massimo per potenziare il più possibile l’intera rete ospedaliera e territoriale, che l’evoluzione della pandemia sta mettendo a dura prova in tutto il nostro Paese»

Quei marciapiedi “groviera” in Barriera sono il primo sintomo del degrado

TUTTA MIA LA CITTÀ / Inviate le vostre segnalazioni, idee e commenti su ciò che va e che non va a Torino. Scrivete a: redazioneweb@iltorinese.it

 

Caro Direttore,
barriera di Milano ci sono il 70% di marciapiedi sconnessi e anche le strade non vanno meglio. In particolare un marciapiedi di via Scarlatti angolo via Mercadante da 5 anni  è inagibile ed è stato segnalato molte volte senza nessun risultato.
Teresa Tersa
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Cara signora,
come darle torto? Il tema delle strade sconnesse è tristemente noto, con tutti gli incidenti ad esso legati. Ma non si tratta solo di una trappola per passanti e ciclisti. Un aspetto altrettanto sgradevole è quello del decoro urbano “sfregiato”. Si incomincia a trascurare una buca, non si strappano  le erbacce, si lasciano proliferare i graffiti sui muri “et voila’”, la decadenza di un quartiere è iniziata. Ci auguriamo che il Comune consideri la sua segnalazione  e presti più attenzione a questi piccoli dettagli che tanto piccoli non sono.
 
Cristiano Bussola
Direttore “Il Torinese”