ilTorinese

Stanze del pianto (e della rabbia) negli ospedali e nelle scuole?

E’ la proposta dell’artista Colline di tristezza

Da Torino la proposta dell’artista Colline di tristezza a tutela del personale sanitario e scolastico ed indirizzata alla Presidenza della Repubblica e ai Ministeri di Salute ed Istruzione
Istituire stanze della rabbia e/o camere del pianto negli ospedali, nelle Rsa e nelle scuole disponibili per medici, infermieri, OSS, insegnanti e personale scolastico allo scopo di alleviare lo stress e la tensione cui sono sottoposte queste categorie di lavoratori. La proposta è dell’artista Colline di tristezza, ed è rivolta al Presidente della Repubblica Mattarella ed ai ministri Speranza (Salute) ed Azzolina (Istruzione).

Le rage room o stanze della rabbia sono sostanzialmente delle stanze in cui, vestiti con le adeguate protezioni per non farsi male, è possibile spaccare una serie di oggetti e smaltire così le tensioni accumulate. In Italia al momento ve ne sono cinque. Per quanto riguarda le camere del pianto anch’esse sono state inventate in Giappone e sono stanze equipaggiate anche con strumenti per la visione di film e con fazzolettini, destinate a donne che possono piangere lontano da occhi indiscreti per scaricare lo stress in questa maniera.
Per la parità dei sessi il “non-cantante” torinese suggerisce che rage room e camere del pianto siano utilizzabili da entrambi i sessi a seconda di come la persona preferisce scaricare le tensioni. “Potrebbero anche essere soluzioni similari e compatibili con lo spazio disponibile nelle strutture”, precisa l’artista.
Secondo Colline di Tristezza “bisogna innanzitutto pensare alla salute mentale del personale sanitario e scolastico duramente provato dall’emergenza”.
Inoltre queste stanze potrebbero essere utili, se presenti nelle scuole, anche per le vittime di bullismo, “in un’ottica futura quando si tornerà ad una normalità con lezioni in presenza al 100%”.
L’artista Colline di tristezza è noto al pubblico principalmente per la proposta di una maglietta con l’igienizzante (T-Soap), ma anche per l’impegno contro il fumo e a supporto dei vegani, appelli, proposte e jingle non-cantati (definiti da lui stesso con il termine “Jingle-Karaoke” in quanto cantabili dagli ascoltatori). Lo scorso mese ha pubblicato sul suo canale Youtube (www.youtube.com/watch?v=ULk3alL2RHw)  il brano “Megan Fox” cantato da un Vocaloid, una voce virtuale artificiale, che parla della solitudine dei single durante il lockdown al tempo del coronavirus.

Per informazioni e contatti:
collineditristezza@gmail.com

Confagricoltura sui depositi nucleari: “Non solo nel nostro giardino!”

Confagricoltura Piemonte chiede alle istituzioni e al mondo politico una forte presa di posizione per evitare che il territorio subalpino diventi “l’area privilegiata” per lo stoccaggio di scorie nucleari. I siti individuati in regione sono 8, di cui 2 nel Torinese (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e altri 6 sono in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio). 

Occorre essere chiari: non possiamo pensare di tutelare l’agricoltura di qualità e la memoria del paesaggio trasformando il nostro territorio in area vocata allo smaltimento di scorie nucleari”, dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte. “Nelle zone parco o in quelle tutelate dall’Unesco, le imprese agricole da tempo sono giustamente soggette a una serie di vincoli rilevanti, che però impattano in modo sensibile sulla crescita economica: oggi, a pochi chilometri di distanza da queste aree, si individuano le campagne piemontesi quale luogo ideale per la costruzione di 8 depositi per rifiuti radioattivi. Per questo – aggiunge Allasia – manifestiamo il nostro totale dissenso sulle aree individuate e chiediamo che il ministro dell’ambiente e il ministro dello sviluppo economico riconsiderino l’opportunità delle scelte adottate, confrontandosi con le istituzioni locali”.

Confagricoltura ricorda che in Piemonte ci sono già 3 siti dove hanno sede 4 impianti rappresentativi di tutto il ciclo del combustibile nucleare: impianto ex FN-SO.G.I.N. di Bosco Marengo, impianto EUREX-SO.G.I.N. di Saluggia, Deposito Avogadro di Saluggia e Centrale Nucleare “E. Fermi” – SO.G.I.N. di Trino. A Saluggia, come precisa anche l’Arpa Piemonte, ha sede il complesso industriale Sorin, nel quale sono state svolte in passato attività di produzione di radiofarmaci, di ricerca in campo nucleare e di raccolta di rifiuti radioattivi. Il Piemonte, inoltre, ha la maggior quantità di combustibile nucleare irraggiato a livello nazionale stoccato nel Deposito Avogadro di Saluggia, in una zona caratterizzata da un’alta vulnerabilità dell’acquifero superficiale e soggetta a un forte rischio di inondazione. “Anche per tutti questi motivi – conclude  Allasia – è opportuno che per nuovi siti di stoccaggio di scorie nucleari si guardi altrove. Non si tratta di una chiusura pregiudiziale, ma oggettiva, per cui ci sentiamo pienamente legittimati a dire: non solo nel nostro giardino!”

 

Test rapidi, dal 15 gennaio saranno conteggiati nel bollettino nazionale

L’assessore regionale  Marnati: “E’ la dimostrazione che abbiamo sempre agito correttamente”

Ora c’è l’ufficialità: i test antigenici rapidi entrano a tutti gli effetti nel conteggio nazionale.

“Finalmente è arrivata la decisione che attendevamo da giorni: è la dimostrazione che il Piemonte ha sempre agito correttamente conteggiando anche i tamponi rapidi, e i soggetti risultati positivi, nel totale dei test eseguiti e dei casi confermati”.

Così l’assessore regionale alla Ricerca applicata Covid, Matteo Marnati nell’apprendere che da venerdì 15 gennaio sul bollettino nazionale, nel conteggio dei casi confermati e dei tamponi effettuati, saranno inseriti anche i soggetti risultati positivi al test antigenico rapido e il numero dei tamponi rapidi processati. Non ci sarà il dato pregresso “anche se noi come Regione Piemonte riteniamo che l’estromissione del dato storico non sia corretta perché così facendo non si restituisce una fotografia realistica dell’andamento epidemiologico”.

“I nostri test rapidi – aggiunge Marnati – sono di prima, seconda e terza generazione, hanno una sensibilità che va oltre l’85% e una specificità che supera il 98%. Sono dunque molto affidabili così come richiesto dal ministero della Salute”.

Mimmo Càndito, un giornalismo a testa alta

Un giornalismo a testa alta è la prima edizione del premio, nato grazie a un crowdfunding fatto con la Rete del Dono, dedicato a Mimmo Candito.

La premiazione dei vincitori, Simona Carnino e Marco Benedettelli sarà venerdì alle 18 sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori.  A testa alta com’era lui, “ Sicuro di sé, con un credo pazzesco nei valori che non lo spostavi manco a morire”.

Mimmo Candito e le sue guerre d’indipendenza è il titolo dell’incontro con i vincitori della prima edizione del premio on line su : Facebook.com/ilcircolodeilettori-circolodeilettori.it/ Partecipano Gian Giacomo Migone, Marinella Venegoni, Alessandro Triulzi, Simona Carnino e Marco Benedettelli.

Helen Alterio

Il bollettino Covid di giovedì 14 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 889 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 139 dopo test antigenico), pari all’5,4% dei 16.408tamponi eseguiti, di cui 9.279 antigenici. Degli 889 nuovi casi gli asintomatici sono 391, pari al 44,0%

I casi sono così ripartiti: 228 screening, 410 contatti di caso, 251 con indagine in corso; per ambito: 81 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 67 scolastico, 741 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 214.366, così suddivisi su base provinciale: 19.044 Alessandria, 11.097 Asti, 7.444 Biella, 29.738 Cuneo, 16.788 Novara, 111.737 Torino, 8.136 Vercelli, 7.543 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.109 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.730 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 172 ( +0 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2575(30rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 11.994

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.193.089(+ 16.408rispetto a ieri), di cui 964.808 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8.299

Sono21 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui3verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8.299 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.267 Alessandria, 535 Asti, 348 Biella, 949 Cuneo, 689 Novara, 3.781 Torino, 388 Vercelli, 265 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 77 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

191.326 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 191.326(+ 887rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 16.569 Alessandria, 9.523 Asti,6.574Biella, 26.626 Cuneo, 14.928 Novara, 100.819 Torino, 7.188 Vercelli, 6.531 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1005 extraregione e 1.563 in fase di definizione.

Mpp: “Un odg contro i rifiuti nucleari”

NO AL DEPOSITO   NAZIONALE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI IN PIEMONTE

Un ordine del giorno è stato presentato nel Consiglio dell’Unione dei Comuni della Valcerrina dal consigliere Massimo Iaretti, a Villamiroglio dal consigliere Emiliano Racca (Progetto Villamiroglio MPP), a San Giorgio Monferrato dal consigliere Luigi Cabrino, a Morsasco dal consigliere Daniele Carbone (Progetto Morsasco nel Cuore) e a Cassano Spinola dal consigliere Annamaria Bergo (Lista civica Cassano e Gavazzana Insieme) relativo all’ipotesi di localizzazione dei siti piemontesi per la localizzazione del Deposito Nazionale per i Rifiuti Radioattivi.

“Le ragioni – spiega Massimo Iaretti, consigliere dell’Unione e presidente del Movimento Progetto Piemonte – sono quelle che abbiamo già espresso in un documento insieme ai Liberi Elettori Piemonte, a Noi per Cuccaro ed alle liste civiche – perché si andrebbe a creare un’ulteriore vulnus su un territorio, quello piemontese, che ha già sofferto molto sotto l’aspetto ambientale e, non dimentichiamolo, ha terreni a vocazione agricola che sono tra i più fertili d’Europa. La proposta di ordine del giorno vuole essere una base di discussione. Siamo disponibili ad integrarlo, modificarlo, variarlo, di fronte ad altre proposte o iniziative che stanno prendendo corpo nelle Istituzioni e sul territorio”.

Nel documento si chiede ai sindaci (e nel caso dell’Unione della Valcerrina al presidente) di attivarsi, anche di concerto con le amministrazioni comunali del territorio a richiedere alla Provincia di Alessandria, alla Regione Piemonte, ai parlamentari piemontesi di proporre a Governo e Sogin l’eliminazione di tutte le aree piemontesi e di ogni possibile sito in Piemonte, qualora non identificato attualmente, dalla proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi.

Cerrina Monferrato/Villamiroglio/San Giorgio Monferrato/Morsasco/Cassano Spinola

14 gennaio 2021

Gallo (Pd): “Un nuovo rinascimento per Torino”

L’INTERVISTA / Raffaele Gallo, capogruppo pd in Regione

Torino si appresta ad affrontare il voto per il rinnovo dell’amministrazione comunale. Nel centrosinistra è aperto da tempo il confronto su candidature e programmi. Quali sono, a suo parere, le principali sfide che andranno affrontate per il futuro di Torino?

Dopo cinque anni di governo targato cinque stelle la città è più povera, meno competitiva, meno attrattiva. Chi guiderà Palazzo civico dovrà essere in grado di costruire per la città un nuovo rinascimento, capace di coniugare le competenze alla progettualità di rilancio.

 

Molti sostengono che oggi occorra una visione che vada ben al di là di un ciclo amministrativo. Come pensa dovrà essere la città tra dieci, quindici anni?

Avere una visione che vada oltre il mandato amministrativo è fondamentale. Non possiamo immaginare lo sviluppo di una città nel breve periodo. Lo fecero le giunte di centrosinistra dal 1993 con un progetto di lungo respiro che cambiò drasticamente la città, convertendo il modello fordista di fine anni ’90 nella città internazionale, turistica, giovane e effervescente delle Olimpiadi. Ci sono però voluti vent’anni. Oggi Torino ha necessità di riscatto e rilancio, con l’ambizione di essere città metropolitana al pari delle capitali europee.

 

Salvaguardia dell’ambiente e sostenibilità sono temi ricorrenti. Come pensate di affrontarli in una città che è stata, e in parte è ancora, la capitale dell’auto?

Guardi, sostenibilità non significa solo biciclette e monopattini. L’industria automobilistica sta, attualmente, investendo sulla ricerca e sono apprezzati dal mercato i veicoli ibridi o ad alimentazione alternativa alla benzina e al diesel. Non dobbiamo fare l’errore di pensare che la salvaguardia dell’ambiente passi attraverso esclusivamente l’uso ridotto o più consapevole dell’automobile. Penso al grande sforzo che deve essere fatto per l’adeguamento energetico degli stabili, dei condomini, allo svecchiamento dei mezzi pubblici, e al loro incremento nel numero delle corse, penso a punti di interscambio ai confini della città per favorire la mobilità mista per chi viene da fuori e fa il pendolare. Serve un monitoraggio, per comprendere quali sono le fasce più critiche di traffico in entrata e in uscita dalla città e quali, di conseguenza, le risposte da mettere in atto.

 

Ci può indicare brevemente tre progetti che dovrebbero, a suo parere, trovare spazio tra le priorità per il governo di Torino?

Torino è una città più povera: il centro ha perso smalto, complice l’incapacità della Giunta Appendino a mantenere in città i grandi eventi, che negli ultimi anni hanno preferito spostarsi altrove, e la periferia fa fatica. La pandemia ha solo tolto il coperchio a situazioni già complesse, quali l’assenza di lavoro, la precarietà, spesso esasperando le situazioni più critiche. Tornare a essere attrattivi, per il nostro commercio che boccheggia. Dare opportunità ai giovani perché oggi, se Torino è città apprezzata per l’offerta universitaria, è anche vero che una volta che i giovani si sono laureati non trovano occupazione alla loro altezza e se ne vanno. Occorre pensare agli anziani: questa è una città che invecchia e che ha bisogno di un nuovo modo di fare assistenza. Ma poi c’è tutta la sfida dell’industria 4.0 da vincere, con i poli dell’aerospazio, della metalmeccanica.

 

Le alleanze sono uno dei temi più delicati. Lei pensa ad un centrosinistra allargato che punta ad essere autosufficiente o a un’alleanza con altri soggetti?

L’alleanza è una convergenza di forze che si trovano unite sullo stesso programma e sul medesimo obiettivo. Chi si riconosce nei valori del centrosinistra, le parti sociali, datoriali: già da tempo abbiamo iniziato a confrontarci con loro per costruire insieme una nuova idea di città. Il ragionamento si fa sui progetti da presentare ai cittadini elettori, non sui numeri e le percentuali.

Si alleerebbe con il Movimento 5 Stelle?
Il tema è superato: la decisione di non fare alleanze con il Movimento 5 Stelle è stata del partito metropolitano, e condivisa. Ci dividono strategie, visioni della città e poi non possono essere possibili alleanze con chi in questi cinque anni ha praticamente immobilizzato la città, regredendola a periferia d’Europa e del nord Italia.
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Il suo giudizio sui cinque anni di Giunta Appendino?
E’ un bene che stiano per finire.
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Quale grado di innovazione è necessario oggi per garantire lo sviluppo di una città con la storia di
Torino che, non va scordato, è stata la prima capitale d’Italia e protagonista non secondaria delle
vicende nazionali?
E’ necessario saper interpretare le nuove tendenze, sfruttando ciò che offre il nostro territorio. In questo contesto si collocano opere che già sono parte della progettualità presente, come il parco della Salute, la Città della Manifattura e dell’Aerospazio. Rimangono fondamentali e devono essere accelerati: la Città della manifattura e la Città dell’aerospazio sono progetti importanti sui quali deve esserci la massima convergenza di impegno. A questi, insieme con le infrastrutture e le grandi opere, dobbiamo coniugare importanti progetti cogliendo l’occasione del Recovery.
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In una società complessa e interdipendente quanto giudica importante la “sintonia” tra Comune e
Regione?
La sintonia è fondamentale, ma mi consenta di sottolineare quanto sarà importante il ruolo del sindaco che verrà eletto per tutto il territorio fuori dai confini torinesi. Dopo la legge Delrio che ha abolito le province infatti, il sindaco di Torino lo è anche della Città metropolitana. Per questo serve una visione ampia, ambiziosa e corale con i territori oltre la cinta daziaria: le città metropolitane europee ragionano in termini di territorio, non certo sulla base del proprio campanile. Questa è la grande sfida che ci aspetta. Le relazioni tra Comune e Regione sono indispensabili, per far prevalere il bene dei cittadini.
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Se Raffaele Gallo fosse il prossimo sindaco di Torino, cosa farebbe nei primi cento giorni di
mandato?
La priorità è avviare una serie di incontri europei per rilanciare l’immagine di Torino nel contesto europeo e italiano, una maggiore cura del verde urbano e dei nostri splendidi parchi e un potenziamento dei servizi di pulizia e cura del nostro territorio. Insomma una sfida global e local.
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Non crede che il Pd dovrebbe fare uno sforzo maggiore per tornare in sintonia con i ceti popolari
e con intere aree periferiche della città che da anni hanno scelto di votare altre forze o di rifugiarsi
nell’astensione?
Noi non ci siamo mai allontanati dai ceti popolari, siamo stati presenti anche in questi lunghi mesi di pandemia grazie ai nostri iscritti che hanno collaborato con iniziative di territorio per portare sollievo a coloro in difficoltà. Le relazioni sono state fitte, e l’ascolto è stato ed è alto. Caso mai chi ha tradito le periferie sono quelli che nella passata campagna elettorale dicevano che avrebbero
abolito la povertà e che avrebbero cancellato le code alla Caritas. Oggi, vediamo non solo una periferia senza anagrafe o biblioteche, a causa dei tagli voluti dall’amministrazione che ha vinto su
promesse non mantenute, ma anche quel centro, così sfavillante da dar fastidio, che si vede spegnere ogni giorno di più. Vogliamo tornare a Palazzo Civico, e lo faremo con un progetto che riaccenda speranze, idee e futuro.
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bc

Renzo e Angelo: “Anziani e abbandonati dai servizi sociali”

Renzo, originario di Agrigento e Angelo, italo-polacco residente in Italia da oltre trent’anni. Entrambi ultrasessantenni, sono persone molto povere e godono di una pensione di invalidità a causa delle loro precarie condizioni di salute.

Renzo è costretto un giorno sì e un giorno no a recarsi in ospedale per sottoporsi alla dialisi a causa di una malattia ai reni, e Angelo a causa di vari problemi agli arti inferiori è quasi impossibilitato a muoversi dal letto. Vivono a Torino in un appartamento popolare in Corso Giulio Cesare 285.
Popolare però non è il termine giusto, vivono in una casa fatiscente. Si tratta di un alloggio di 40 metri quadrati, piccolissimo per due persone. E dentro è una cosa spaventosa. Non c’è un angolo che non sia ricoperto da ragnatele. I due anziani, quasi impossibilitati a muoversi, in un alloggio così piccolo fanno fatica a vestirsi, figuratevi a fare le pulizie. C’è un bagno, ridotte in condizioni pietose e rigorosamente senza doccia.
Ci sono due camere separate, quello sì. Ma Renzo e Angelo per recarsi nelle rispettive stanze devono assottigliarsi come fossero silhouette o dei contorsionisti da circo. Ma loro non ce la fanno, sono due persone malate con dei seri problemi di salute, e per loro anche muoversi dalla loro stanza per andare in bagno diventa un problema. Renzo, che rispetto ad Angelo riesce a camminare con più facilità, si reca fuori dai bar della zona per ricevere la consegna del cibo invenduto. Lo stesso cibo che in quella casa Renzo e Angelo continuano ad accumulare e che non sanno dove mettere a causa della mancanza di un frigorifero o anche solo di semplici scaffali.
Tutto quel cibo continua ad essere accumulato e nella stanza dove dorme Angelo c’è una vera e propria piramide di cibo che quasi impedisce il passaggio, c’è da sperare che non capiti mai un’emergenza in cui sia necessario sgomberare l’appartamento altrimenti è la fine. Ovviamente fa freddo, il riscaldamento non funziona e di giorno è quasi impossibile resistere senza il giubbotto, figuriamoci di notte. In tutto ciò viene da chiedersi una cosa, ma gli assistenti sociali? Ma il Comune di Torino? “Abbiamo chiesto più volte aiuto all’Atc, e ci hanno detto che non ci possono aiutare – affermano Renzo e Angelo – è pazzesco, sono pieni di case vuote e hanno avuto il coraggio di dirci che non ci possono aiutare.
Noi chiediamo di poter vivere in un appartamento un po’ più grande rispetto a questo, che non significa chiedere di vivere in un castello, ma semplicemente in una casa dove ci sia lo spazio necessario anche solo per vestirsi. Non si può andare avanti così. E’ peggio di una galera”. Insomma, l’appello è chiaro. In un momento così difficile per la storia dell’umanità, è sempre bene tenere presente e ricordarsi delle persone che soffrono e che, non certo per colpa loro, vivono in condizioni assurde. Quello che ci auspichiamo è che questo messaggio venga accolto da chi di dovere, con la speranza che i vari servizi sociali e Atc si adoperino per risolvere il più in fretta possibile questa triste situazione, ricordandosi sempre che il dovere primario di uno Stato dovrebbe essere quello di tutelare i propri cittadini, soprattutto coloro che ne hanno più bisogno.
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Servizio e foto di Marco Boscato

Un ristoratore ci scrive: “Protestiamo nel rispetto delle regole”

Caro direttore, insieme a mio padre ho un ristorante a Torino che come è possibile immaginare, versa in una condizione decisamente difficile.

Mi rivolgo a voi semplicemente come cassa di risonanza per le nostre iniziative nel totale rispetto delle regole, riconoscendo che in una situazione di emergenza tale è assurdo mettere a rischio clienti e personale forzando un’apertura.
Da quando abbiamo riaperto dopo il primo lock down, abbiamo preso sul serio le norme anti contagio diventando bersaglio di critiche sui social dove ci dicevano di essere esagerati.
Per il sostegno della nostra attività ci siamo affidati alla Piattaforma Go Fund Me attraverso una raccolta fondi destinati al proseguimento della nostra attività con 11 dipendenti: https://gofund.me/151f4082
Aderiamo inoltre alla Protesta #IOAPRO del 15/01 modificando i nostri orari e aprendo in maniera simbolica per l’asporto e il domicilio Venerdi, Sabato e Domenica impedendo comunque la consumazione sul posto che riteniamo incosciente da parte di alcuni colleghi che andranno incontro a sanzioni e rischi inutili.
Tutto ciò che vi chiediamo è aiutarci a condividere le nostre iniziative per far conoscere la nostra realtà e aiutarci per proseguire la nostra attività.
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Andrea Carratello
Il Cavaliere ristorante pizzeria, Torino

Ottavi di finale di Coppa Italia La Juve soffre ma passa il turno

Si qualifica ai quarti dove incontrerà la vincente di Sassuolo-Spal

La partita sembrava essersi messa in discesa per i bianconeri, che si erano portati sul 2-0 grazie alle reti di Kulusevski e Morata, ma la squadra di Ballardini ha accorciato le distanze con Czyborra e nella ripresa ha trovato il pareggio con Melegoni. Nei tempi supplementari il gol partita per la squadra di Pirlo è stato realizzato da Rafia,uno dei tanti giovani che ben sta figurando nella Juve under23 in serie C.Cinta solo vincere è da sempre il motto bianconero ma stasera la squadra bianconera ha compiuto un passo indietro sia sul piano tattico che del gioco:per il campionato e la Champions League urge ritrovare la Juve solida e fantasiosa degli ultimi tempi.

Vincenzo Grassano