ilTorinese

Banca in digitale con Digital Factory

“Digital Factory” è la call esplorativa con cui FCA Bank e I3P, Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, puntano a contribuire alla trasformazione tecnologica e digitale della Banca.

La partecipazione alla call, rivolta a startup e PMI innovative, è gratuita e le candidature sono aperte fino al 6 gennaio 2021.
Il team vincitore potrà sviluppare un Proof-of-Concept (PoC), lavorando a contatto con FCA Bank e le società controllate del Gruppo.

Esplorare le innovazioni esistenti sul territorio nazionale e internazionale per promuovere e valorizzare nuove soluzioni tramite Open Innovation, al fine di contribuire alla trasformazione tecnologica e digitale del settore bancario. Con questo obiettivo FCA Bank e I3P, Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, lanciano “Digital Factory”, una call esplorativa rivolta sia a startup che a piccole e medie imprese innovative.

“Digital Factory” si concentrerà soprattutto sulla ricerca di soluzioni di Fintech e Insurtech che, attraverso l’utilizzo di algoritmi o metodologie innovative, vadano a supporto dei processi di pagamento, di nuovi sistemi di valutazione del rischio assicurativo e finanziario, di soluzioni alternative per la gestione dei prestiti, finanziamenti e microcredito dedicati al mondo dei finanziamenti automotive. L’ambito di interesse comprende anche la creazione di sistemi automatici e intelligenti per l’analisi dei bisogni assicurativi, finanziari e di gap analysis con cui fornire profilazioni personalizzate sia per nuovi clienti sia, nella fase di remarketing, per i clienti attuali.

La partecipazione all’iniziativa è gratuita: la candidatura dei progetti dovrà essere inviata entro il 6 gennaio 2021 sul sito https://digitalfactory.fcabankgroup.com. I progetti saranno valutati da un comitato di esperti che selezionerà i finalisti entro venerdì 5 febbraio 2021, i quali avranno l’opportunità di presentare la propria soluzione in occasione dell’evento finale che si svolgerà entro il mese di febbraio 2021.

Il team valutato migliore dalla giuria avrà l’opportunità e le risorse per sviluppare un Proof-of-Concept (PoC) con cui testare e dimostrare sul campo la fattibilità del caso d’uso presentato, entrando quindi in contatto con la realtà aziendale di FCA Bank e con le società controllate del Gruppo.

Il lancio della call “Digital Factory”, in collaborazione con I3P, inserita all’interno del programma “Start&Pulse” di Crédit Agricole Consumer Finance, costituisce un nuovo step nel percorso di trasformazione digitale avviato da FCA Bank, volto da un lato a migliorare l’esperienza dei clienti, dall’altro alla ricerca di prodotti sia bancari che assicurativi sempre all’avanguardia. Un percorso, orientato all’innovazione dell’intero settore bancario, che ha già portato a importanti novità per i pagamenti digitali, dall’e-Wallet (il portafoglio digitale che può contenere più strumenti di pagamento) al Payment Hub, che permetteranno a FCA Bank di gestire le numerose transazioni relative ai servizi di in-vehicle payments.

“Riponiamo grande fiducia e aspettative nella collaborazione con I3P, un partner con cui condividiamo l’approccio votato all’innovazione tecnologica e che si è dimostrato decisamente all’avanguardia sul fronte delle soluzioni di open innovation”, ha dichiarato Giacomo Carelli, CEO di FCA Bank S.p.A. “Come FCA Bank, infatti, crediamo fortemente nel valore derivante dalla carica innovatrice di startup e PMI, specie per un settore come il nostro, in cui la spinta alla digitalizzazione di processi e servizi è stata accelerata dall’emergenza pandemica”.

“Siamo molto orgogliosi di collaborare al progetto Digital Factory di FCA Bank attraverso un’azione di supporto all’Open Innovation orientata ad attivare collaborazioni con startup”, ha dichiarato Giuseppe Scellato, Presidente di I3P. “Le iniziative di innovazione aperta rappresentano delle opportunità rilevanti sia per l’esplorazione di nuove tecnologie e servizi sia per lo sviluppo del capitale umano”.

Conseguenze psichiatriche da Covid-19: un dramma nel dramma

“Uno studio della Oxford University (Mississippi) rivela: dopo la diagnosi, disturbi psichiatrici per un paziente su cinque. Le tremende ripercussioni economiche della crisi su ampie fette di popolazione rischiano di peggiorare la situazione. Che risposte intende dare a questo proposito la Giunta Regionale? Che cosa si intende fare, inoltre, per tutelare anche dal punto di vista psicologico il nostro personale medico e sanitario, da mesi sottoposto a uno stress senza precedenti? Presto sul tema una mia interpellanza a Palazzo Lascaris”.

Il 20% delle persone alle quali è diagnosticato il Covid-19 presenta disturbi psichiatrici dopo la diagnosi: è il preoccupante risultato che emerge da un’indagine condotta dal Dipartimento di Psichiatria della Oxford University (Mississippi, USA). Le terrificanti conseguenze economiche della crisi epidemiologica rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione: penso a commercianti e imprenditori, ai lavoratori che hanno perso il lavoro, a ristoratori e baristi e, in generale, a tutti i nostri concittadini che hanno vissuto sulla propria pelle queste conseguenze. Che cosa intende fare, sul tema, la Regione Piemonte? Al momento, mi pare che si stia muovendo piuttosto in direzione contraria all’esigenza di potenziare la capacità di risposta della nostra Sanità, vedi i dubbi sul futuro dei Servizi Psichiatrici al Mauriziano di Torino. Il report dell’ateneo statunitense fa emergere dati in preoccupante continuità con quanto già appurato dall’Ospedale San Raffaele di Milano lo scorso agosto: il 56% delle persone guarite dal Covid-19 ha manifestato disturbi quali disturbo post traumatico da stress, depressione o sintomatologia ossessivo-compulsiva, proporzionalmente alla gravità dell’infiammazione durante la malattia. Il nostro personale medico e sanitario ha a sua volta bisogno di essere tutelato, dopo mesi di sforzo senza precedenti, dal punto di vista psicologico. Di fronte a tutto questo, come intende rispondere la Regione Piemonte? Non si è ancora vista alcuna risposta. Tornerò a sollecitare la Giunta in Consiglio Regionale e presenterò al più presto un’interpellanza sul tema.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Il Metodo Montessori: la rivoluzione raccontata in TV

Torino e la Scuola

“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati
Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
Le riforme e la scuola: strade parallele
Il metodo Montessori: la rivoluzione raccontata in TV
Studenti torinesi: Piero Angela all’Alfieri
Studenti torinesi: Primo Levi al D’Azeglio
Studenti torinesi: Giovanni Giolitti giobertino
Studenti torinesi: Cesare Pavese al Cavour
UniTo: quando interrogavano Calvino
Anche gli artisti studiano: l’equipollenza Albertina

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4 “Il Metodo Montessori: la rivoluzione raccontata in TV”

Voi ve li ricordate i vostri insegnanti?  Ogni scuola ha il suo professore “preferito” e quello “che fa paura”, così come c’è quello “nuovo”, l’ultimo arrivato, che si controbilancia con il docente “storico”, che pare sia lì da quando hanno edificato le mura.  Quante persone abbiamo incrociato nei corridoi, quanti docenti di ruolo, ad oggi esseri mitologici, e quanti precari, che appena iniziavano a imparare la disposizione delle aule dovevano ricominciare a sperare di essere richiamati l’anno successivo, in chissà quale altra struttura. Quel che è certo è che ognuno dei docenti che avete incontrato si differenziava dagli altri, non solo per carattere o indole, ma perché, a livello più o meno inconscio, adottava una differente metodologia educativa. C’erano sicuramente i personaggi più autoritari, quelli che seguivano pedestremente il libro di testo, quelli che vi lasciavano più liberi nella gestione del tempo e del lavoro, probabilmente avrete incontrato professori che passeggiavano tra i banchi intanto che spiegavano, o altri che non si allontanavano mai dalla cattedra, quasi a voler sottolineare che c’è un confine ben preciso tra chi “docet” e chi deve imparare. Se siete stati fortunati avrete conosciuto anche docenti che osavano spostare i banchi o che addirittura chiamavano attorno alla cattedra gli studenti, tentando di portare un senso di democrazia e parità all’interno dell’aula. Qual è il giusto approccio? E chi lo sa. Di certo più metodologie si conoscono, più se ne possono utilizzare, e più si è in grado di relazionarsi con la classe, tenuto in debito conto gli studi pedagogici. Personalmente penso sia corretto alternare diversi metodi educativi, e proporre il “cooperative learning” o il “debate”, passando per la “peer education” e il “tutoring”, senza dimenticare, tuttavia, l’importanza e l’essenzialità della lezione frontale.

La storia della scuola si intreccia con il quadro delle metodologie didattico-educative, che a loro volta si incatenano alle vicende di alcuni personaggi specifici, i quali, grazie ad un particolare coraggio o ad una straordinaria lungimiranza e intelligenza, si sono distinti dai più, e hanno mostrato a tutti che c’è un’altra via, un altro modo di fare le cose.
Le avventure di tali pionieri non sono mai semplici, al contrario, queste personalità innovatrici hanno dovuto nella maggior parte dei casi combattere strenuamente per far affermare le proprie teorie.  Una di queste figure coraggiose si chiama Maria Montessori. Il nome completo è Maria Tecla Artemisia Montessori, che nasce a Chiavarella (AN), il 31 agosto del 1870. È educatrice, pedagogista, medico, neuropsichiatra infantile, filosofa e scienziata, nonché una delle prime donne a laurearsi presso la Facoltà di Medicina. Il suo nome passa alla storia grazie al suo metodo educativo, ovvero il “metodo Montessori” il cui intento è dare al bambino la libertà di manifestare la propria spontaneità.

L’educatrice sostiene che la salute, fisica e mentale, sia il risultato della “liberazione dell’anima”. Secondo la sua visione il processo educativo è in realtà un percorso di liberazione che il bambino deve intraprendere quasi in completa autonomia; il ruolo dell’adulto, in questo contesto, è quello di un accompagnatore che deve intervenire solo laddove risulti necessario un aiuto per proseguire in un tale progetto di conquista. Nel metodo Montessori l’insegnante ha il ruolo di agevolare le attività dei bambini ed è molto di più di una persona che tiene una lezione su determinati argomenti che vorrebbe insegnare.  Centrale per tutta la filosofia montessoriana è l’ambiente. Il luogo dell’apprendimento deve essere “a misura di bambino”, oltre che familiare, inoltre è necessario che vengano posti a disposizione degli alunni oggetti pedagogici appositamente studiati per favorirne lo sviluppo intellettuale. Gli scolari, da soli, saranno in grado di imparare dal proprio comportamento e di autocorreggersi. È opportuno che l’ambiente sia altresì ordinato, poiché l’abitudine all’ordine aiuta i piccoli a comprendere quanto sia importante riporre i giochi e gli oggetti dopo l’utilizzo. Il bambino apprende meglio in un ambiente stimolante e ricco di oggetti interessanti che attirino la sua attenzione. Egli dovrebbe poter disporre di diversi tipi di materiali anche di differenti dimensioni, nonché di strumenti per disegnare e colorare, in modo tale che il piccolo possa stimolare la propria creatività. Sono dunque consigliate attività incentrate sull’utilizzo delle mani, in questo modo il bambino, divertendosi, impara a concentrarsi e a coordinarsi. È importante inoltre che gli argomenti e i concetti da apprendere siano inseriti nel giusto contesto. In questo modo i bambini li comprenderanno e li ricorderanno meglio. Esempi concreti sono più facili da capire rispetto a concetti astratti. Tale indicazione sottolinea come i bambini imparino meglio “facendo” qualcosa piuttosto che rimanendo semplicemente ad ascoltare.

Il principio più importante attorno a cui ruota tutto il pensiero montessoriano è la libera scelta. I bambini imparano e assorbono più informazioni quando vengono lasciati liberi di compiere le proprie azioni. Ovviamente ciò non significa “libertà di fare ciò che si vuole senza alcuna regola”, al contrario, in questo modo lo scolaro impara a responsabilizzarsi e a capire qual è la scelta giusta da compiere.  Il metodo Montessori incoraggia i bambini a sviluppare indipendenza e autodisciplina; con il tempo e con la possibilità di agire in autonomia, gli studenti iniziano a riconoscere quali siano le proprie passioni e inclinazioni. È bene ricordare come alla Montessori non stiano a cuore i metodi di insegnamento basati su premi e punizioni, in quanto la studiosa ritiene che la vera ricompensa per il bambino sia rappresentata dall’apprendimento stesso e dalla sua capacità di aver imparato qualcosa di nuovo grazie alla propria curiosità e alle proprie capacità.
Altra peculiarità della sua metodologia riguarda l’apprendimento in gruppi misti, costituiti da bambini di diverse età; la Montessori sostiene infatti che tale difformità possa essere uno stimolo aggiunto per l’apprendimento. Ad esempio i bambini più piccoli potrebbero essere incuriositi da ciò che fanno i più grandi e potrebbero chiedere loro delle spiegazioni; così i grandi saranno felici di insegnare ai piccoli ciò che sanno fare e che hanno già imparato.

Tutto questo Maria Montessori lo propone a fine Ottocento, opponendosi ad un sistema scolastico più che mai rigido e classista. Possiamo dunque giocare a fare meno i “dottoroni” quando inseriamo appositamente nei nostri discorsi quei termini anglofoni che tanto vanno di moda oggi, il lavoro di gruppo non è una novità e il dibattito è un metodo educativo utilizzato già dagli antichi.  La letteratura che riguarda Maria Montessori e i suoi studi è decisamente vasta, molto si è detto a riguardo delle sue scoperte e delle innovazioni che ha apportato al sistema scolastico.
Nel 2007 Canale 5 le dedica una miniserie televisiva di due puntate, intitolata “Maria Montessori -Una vita per i bambini”. A interpretare la protagonista è stata scelta Paola Cortellesi, camaleontica attrice nota sia per i suoi numerosi spettacoli teatrali sia per le numerose parodie, abile interprete di ruoli comici e drammatici, ma mai scontati o banali.
Proprio per ricollegarci al discorso iniziale delle varie metodologie didattiche, mi sento di poter affermare che ogni tanto ci possiamo concedere anche l’utilizzo di strumenti “meno scolastici” come la televisione o le fiction per imparare divertendoci. È ovvio che in questo caso si tratta di un riadattamento romanzato della vita di Maria Montessori, e non di un vero e proprio documentario biografico; infatti la miniserie presenta tutte le caratteristiche che un programma televisivo in onda in prima serata deve contenere: la biografia della pedagogista diventa narrazione piacevole e scorrevole e le difficoltà private della protagonista si intrecciano con i suoi successi professionali: insomma la nostra eroina è la classica grande donna capace di affrontare le proprie fragilità e sconfiggere l’ingiusto sistema supportato dalla tradizione.

Una bella storia raccontata con la leggerezza della fiction televisiva. Ma è dalle cose semplici che si impara di più. E forse la drammatizzazione non è poi così lontana dalla realtà.
La Montessori è stata una donna coraggiosa, una pioniera e un’innovatrice, i posteri hanno ben giudicato le sue metodologie e le sue azioni.
Certo è che il mestiere dell’insegnante non è facile, anche se a mio parere è tra i più belli che esistano. Ogni tanto anch’io penso: chissà se sto facendo bene, se il mio approccio con i discenti è adeguato, se sto commettendo degli errori. Dovrei chiedere ai miei studenti, che da sempre sono i giudici più severi.

Alessia Cagnotto

L’e-commerce nel Torinese cresce del 300 per cento

Nei primi nove mesi del 2020 si registra un incremento del 306% delle consegne e-commerce rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Pronti nuovi servizi

Cresce ancora il numero dei pacchi consegnati da Poste Italiane a Torino. Nei primi nove mesi del 2020, infatti, si è registrato un incremento del 306% dei pacchi e-commerce rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

L’Azienda, grazie alla propria capillarità e all’efficienza della rete distributiva che sul territorio può contare su 42 Centri di Recapito, 420 Uffici Postali e 440 Punto poste da te, è riuscita a far fronte alle nuove esigenze del mercato, ai nuovi bisogni dei consumatori e soprattutto al considerevole incremento di richieste dei cittadini in questo periodo di emergenza.

E grazie alla spinta del Black Friday e degli acquisti natalizi ormai alle porte, le prossime settimane rappresenteranno un periodo di alti volumi di consegna per la rete logistica di Poste Italiane, che si conferma fra i partner di distribuzione più scelti dal mercato, grazie ai suoi servizi, ai suoi 27 mila portalettere, 33.500 mezzi e oltre 1.800 centri di distribuzione. Attualmente in Provincia di Torino la rete Punto Poste, l’insieme di attività commerciali che offrono i servizi di ritiro e spedizioni pacchi, conta 414 tabaccherie, bar, cartolerie, negozi ed edicole presso le quali è possibile ritirare i propri acquisti in modo semplice e veloce. A questi si affiancano i 26 Locker punti self-service con orari di apertura estesi attraverso i quali è possibile anche effettuare il reso dei propri acquisti online che devono essere spediti con Poste Italiane.
Inoltre, anche per i cittadini della provincia di Torino la consegna e-commerce di Poste Italiane si arricchisce di nuovi servizi. Attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sarà infatti possibile consultare lo stato della spedizione direttamente via WhatsApp . Con il servizio di tracciatura online, già disponibile su web ed APP, è possibile tracciare lo stato della spedizione in modo semplice e veloce, per qualsiasi tipo di prodotto di Poste Italiane.
Inviando un messaggio WhatsApp al numero 3715003715, si entra in contatto con l’Assistente Digitale Poste, che restituisce un apposito link alle informazioni richieste per verificare lo stato della spedizione. Per eseguire la tracciatura è necessario indicare il codice di invio presente sotto il simbolo a barre del prodotto inviato o, in caso di acquisto online, il numero fornito dal venditore.

A livello nazionale, nei primi nove mesi dell’anno, grazie al modello di recapito Joint Delivery è stato consegnato il numero record di 53 milioni di pacchi, circa il 42% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, determinando un risultato operativo (EBIT) in crescita del 34,7%.

“Per Poste Italiane – come ricordato dall’Amministratore Delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre – il segmento B2C mostra un trend solido dopo aver registrato un terzo trimestre molto forte, con volumi di vendite significativi. A ottobre, che è andato ancora meglio di settembre, e a novembre abbiamo assistito ad una costante crescita. Inoltre, stiamo entrando in un periodo importante per questo tipo di mercato”.
La rete logistica di Poste Italiane è destinata ad ampliarsi: nei giorni scorsi Poste Italiane ha annunciato di aver sottoscritto un accordo preliminare per acquistare l’intero capitale sociale dell’operatore postale Nexive Group. Un risultato che, ad autorizzazione definitiva dell’operazione, porterà Poste Italiane a poter contare su sinergie importanti, come sottolineato dall’AD Matteo Del Fante: “L’accordo per la possibile acquisizione di Nexive è utile al Paese, crea valore e nello stesso tempo migliora la qualità del servizio di recapito”.

Il ristorante Piano 35 conquista la stella Michelin

Il ristorante in cima al grattacielo Intesa Sanpaolo guidato dallo chef resident Christian Balzo si aggiudica l’importante riconoscimento del mondo della ristorazione. Doppio traguardo Michelin per chef Sacco che, oltre a Piano35, conferma per il 15° anno la seconda stella nel suo ristorante Piccolo Lago a Verbania

 

Durante la presentazione della Guida Michelin 2021, trasmessa quest’anno da Milano in una inconsueta formula a distanza a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, lo chef “d’acqua dolce” Marco Sacco ha coronato due traguardi che, in un anno in cui il settore della ristorazione sta attraversando uno degli scenari più critici degli ultimi decenni, esprimono ancora di più il valore di uno chef che negli anni ha costruito una vera e propria famiglia di professionisti.

Piano35, il ristorante unico per posizione e vista sulla città di Torino, situato a 150 metri d’altezza, guidato dallo chef resident Christian Balzo, ha ricevuto la stella Michelin. Il successo arriva a poco più di un anno dall’inizio della gestione di chef Sacco che fin da subito aveva affidato la cabina di regia a Balzo. Un’intuizione vincente che ha permesso al locale in cima al grattacielo Intesa Sanpaolo di salire nell’olimpo della Rossa in poco più di un anno.

Un successo che si aggiunge a un’altra grande emozione: per il 15° anno di fila è stata confermata la seconda stella al Piccolo Lago, quartier generale di chef Sacco sul Lago Maggiore, luogo in cui ha raggiunto i primi traguardi e dove ha consacrato la sua carriera. In questo complesso 2020, sono ancor più significativi i due risultati storici che festeggiamo – commenta pieno di gioia Marco Sacco – E’ stato un anno difficile e i prossimi mesi non saranno da meno, ma questi riconoscimenti ci permettono di mantenere alta la voglia di indossare la divisa e l’energia creativa fra i fornelli. Tutto questo è stato possibile grazie al lavoro dell’incredibile squadra che mi circonda: un team fantastico che ogni giorno condivide tutto, dai sacrifici più dolorosi alle gioie più emozionanti”.

Christian Balzo, classe ’78, è un poliedrico talento cresciuto e formatosi in Piemonte. Dopo alcune esperienze sul territorio, di cui l’ultima alla Cascina Lautier a Chieri, nel 2019 approda a Piano35 dove, in soli otto mesi di apertura, conquista uno dei traguardi più importanti per chi lavora in questo mondo. “Ancora non ho ben realizzato quello che è successo – racconta Balzo – l’emozione è davvero grande ed è resa ancora più intensa dalla straordinarietà della situazione attuale. Mai avrei pensato di ricevere la stella in un anno in cui il settore della ristorazione è stato fermato! Con Marco Sacco ci siamo incontrati due anni fa e, fin da subito, abbiamo capito che insieme avremmo potuto fare grandi cose. A Piano35 ogni giorno portiamo avanti la ricerca di nuovi sapori, la cura verso ogni dettaglio e soprattutto il divertimento per quello che facciamo: se non si appassiona lo chef fra i fornelli non lo faranno neanche le persone sedute a tavola. E’ un grande onore raggiungere questo traguardo a Torino, nella terra che mi ha cresciuto, mi ha formato e mi ha fatto innamorare dell’eccezionale cultura gastronomica piemontese.”

A poco più di un anno dal debutto della nostra gestione a Torino – conclude chef Sacco – il riconoscimento accordato dalla Guida all’idea gastronomica che abbiamo portato avanti ci riempie di orgoglio. È un onore raggiungere questo doppio successo ed è un’occasione unica condividere questa emozione con tutto il mondo culinario italiano. Sono convinto che torneremo a far rivivere il bello che l’Italia gastronomica è in grado di realizzare”.

“Cinesi in Italia”, presentazione del documentario in Live Chat

Online da lunedì 23 novembre 2020 il documentario realizzato dall’Istituto Confucio dell’Università di Torino

Presentazione in Live Chat venerdì 27 novembre nell’ambito della Notte delle Ricercatrici e dei Ricercatori

 Nell’ambito della Notte dei Ricercatori dell’Università di Torino, l’Istituto Confucio dell’Ateneo presenta il documentario “Cinesi in Italia”, lavoro di ricognizione della presenza cinese nel nostro paese, realizzato attraverso recentissime interviste raccolte fra Torino, Milano, Firenze, Prato, Roma, Napoli, Bologna e Trieste. Il lavoro vuole essere un contributo a una migliore conoscenza della presenza diversificata, attiva e spesso socialmente attenta e partecipe dei Cinesi nel nostro paese.

Il documentario, online a partire da lunedì 23 novembre 2020, indaga con particolare attenzione le generazioni più giovani, senza perdere d’occhio la stratificazione delle diverse esperienze a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso.

Il lavoro è stato possibile grazie alla collaborazione attiva della chat sino-italiana “Dialogo” e vuole essere un punto di partenza che stimoli allo studio e alla ricerca; l’amplissimo materiale documentario raccolto verrà messo a disposizione degli studiosi da parte dell’Istituto Confucio dell’Università di Torino e dell’Ateneo.

Nel contempo, il documentario si rivolge alla società intera e a tutti coloro che vivono in Italia, italiani e stranieri, cinesi e non, per riflettere sul nostro ruolo di cittadini IN questo paese, a prescindere dai passaporti.

Venerdì 27/11, i professionisti, gli operatori e i tecnici che hanno realizzato le interviste, insieme a studiosi e protagonisti del documentario, parteciperanno alla Live Chat della Notte, dalle 16.00 alle 17.30. L’incontro sarà coordinato da Stefania Stafutti, coordinatrice scientifica del progetto.

“Cinesi in Italia” – Regia di Xin Alessandro Zheng, documentario, ITA 2020, durata 57 minuti.

Il documentario racconta le storie di almeno tre generazioni di cinesi che vivono in Italia, attraverso le interviste realizzate tra il 2019 e l’inizio del 2020 in diverse città dello Stivale. Racconti individuali che diventano una storia corale: uno spaccato molto interessante dell’ampia comunità cinese nel nostro paese.

 

“Cinesi in Italia” sarà online, a partire da lunedì 23 novembre 2020, su:

Sharper Night http://www.sharper-night.it/evento/video-cinesi-in-italia-il-documentario/

Unito Media https://media.unito.it/?content=9841

Live Chat della Notte / venerdì 27 novembre dalle 16.00 alle 17.30:

(https://meet.google.com/ueq-qtwt-uah)

Partecipano:

  • Li Hongxiang, Direttore di parte cinese dell’Istituto Confucio dell’Università di Torino
  • Zheng Ningyuan, artista visivo, fondatore del gruppo WUXU
  • Susanna Yu Bai, filmmaker e producer
  • Sergio Basso, regista e sceneggiatore
  • Xin Alessandro Zheng, regista
  • Shi Yang Shi, attore
  • Daniele Brigadoi Cologna, Università degli Studi dell’Insubria
  • Marco Wong, Presidente Onorario di Associna e Consigliere Comunale del Comune di Prato
  • Jada Bai, Fondazione Italia Cina
  • Zhiyuan Liu, mediatrice culturale

Il Piemonte sta lavorando per riaprire in sicurezza i negozi a dicembre

Non c’è ancora la certezza di una positiva retrocessione in zona arancione, ma la Regione si sta preparando per la riapertura dei negozi a dicembre. 

“Noi vogliamo riaprire – commenta il presidente della Regione Alberto Cirio – ma lo vogliamo fare per sempre: ormai non possiamo più correre rischi, ce lo chiedono gli operatori per primi. Per raggiungere questo obiettivo serve però una modalità di vita che cambia, con più regole e maggiore consapevolezza”. Sono allo studio le linee guida per la riapertura. Intanto il primo dicembre inizierà  una campagna studiata dall’assessorato regionale al Commercio per la promozione dei negozi di vicinato. “Per la riapertura – aggiunge il governatore – riteniamo ragionevole darci come obiettivo il periodo  intorno al 3-4 dicembre, in volata verso il lungo Ponte dell’Immacolata”.

Spaccio ai giardini della piscina “Parri”

Tre  arrestati, uno di questi era stato arrestato per spaccio già 10 volte

 

L’intersezione Tiziano/Ormea è spesso luogo di scambi di sostanze stupefacenti fra pusher di nazionalità centroafricana e acquirenti vari. Complice la conformazione dei luoghi, infatti, non è raro che i venditori nascondano le dosi all’interno dei giardini interni alla struttura,  mentre dei complici attuano un servizio di  copertura agli angoli delle strade, nell’eventuale arrivo delle Forze dell’Ordine. Quando tutto appare tranquillo avvengono poi le cessioni. Lo scorso venerdì sera, i poliziotti in moto dell’Ufficio Prevenzione Generale hanno effettuato un accurato servizio volto al contrasto del fenomeno ed hanno notato  diverse persone muoversi dall’interno all’esterno della struttura. In particolare un cittadino senegalese faceva la sponda fra la struttura ed alcune auto parcheggiate nei pressi; lo vedevano nitidamente prendere accordi con un cittadino italiano, al quale passava una dose rivelatasi essere poi cocaina, celata nel cavo orale, a seguito dello scambio di 40 €. Nelle operazioni, il pusher veniva visibilmente coadiuvato da altri 2 soggetti stranieri, situati all’interno del complesso,  che svolgevano funzioni da palo. I poliziotti sono intervenuti rapidamente e, nonostante la forte resistenza agita da tutti e  tre, sono riusciti a fermarli. Uno di essi, un maliano, di fatto maggiorenne nonostante abbia dichiarato di avere appena 16 anni, ha abbandonato durante la fuga 10 ovuli di cocaina, immediatamente recuperati dagli operatori. Per lui e i complici, un senegalese di 40 anni – già arrestato dieci volte per reati di spaccio – e un gabonese di 18, tutti irregolari sul territorio nazionale, sono scattate le manette per spaccio di sostanze stupefacenti in concorso  e resistenza a pubblico ufficiale.

I soldi volano dalla finestra, ragazzo denunciato

Nei giorni scorsi  gli agenti della Squadra Volante si presentano alla porta di un alloggio in via Poma, dove si presuma sia in atto da parte degli occupanti una attività di detenzione di stupefacente.

Al bussare degli agenti, si sentono all’interno dei rumori; mentre una giovane di 28 anni apre, il compagno si reca velocemente  nella camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle. Ma gli agenti lo bloccano proprio mentre lui sta buttando dalla finestra, ubicata al quinto piano dello stabile, varie decine di banconote e dello stupefacente. Gli agenti recupereranno, per quanto possibile, quanto gettato: si tratta della somma di 1665 € in contanti e di una decina di grammi di marijuana. Non si esclude che altro stupefacente sia andato disperso nel fogliame presente nel cortile sotto casa. Materiale utile al confezionamento della sostanza è stato trovato nell’alloggio. Il giovane, un ventitreenne con precedenti specifici, è stato indagato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Turismo, gli artigiani: “Chiediamo alle istituzioni di non compromettere il fatturato delle festività”

In Piemonte sono 14.271 le imprese artigiane che si occupano di attività legate al turismo con riduzione del giro d’affari fino all’80%. Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “Per l’artigianato legato alla domanda turistica è importante riaprire gli impianti da sci del Piemonte”.

 

In Piemonte sono 14.271 le micro, piccole e medie imprese artigiane che si occupano di attività legate al turismo, quindi alle vacanze e allo svago, (trasporti, ristorazione, ricettività, benessere, abbigliamento, artigianato artistico, ecc.): gli effetti economici legati all’emergenza sanitaria comporterà una riduzione del giro d’affari fino all’80%, se non una chiusura della stessa attività.

 

A livello provinciale le imprese artigiane che svolgono attività legate al turismo sono così suddivise: Torino 7.402; Cuneo 1.913; Alessandria 1.775; Novara 1.044; Asti 670; Verbano 493; Vercelli 487 e Biella 487.

Trasporti, ricettività, ristorazione, agroalimentare, servizi turistici, benessere, intrattenimento, attività ricreative e culturali ma anche artigianato artistico, abbigliamento e calzature; circa il 12% delle circa 117mila realtà artigiane del Piemonte, è coinvolta, direttamente o attraverso l’indotto, nel mercato turistico regionale, e soddisfa le richieste di 15 milioni di presenze.

 

Sono questi i numeri chiave del dossier “Imprese e valore artigiano in Piemonte“, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato, che ha analizzato i comparti piemontesi del turismo e dell’artigianato, attraverso i dati Istat e Unioncamere del 2019.

“Le imprese artigiane e le micro e piccole realtà legate direttamente o indirettamente al turismo sono molto preoccupate per l’incertezza del Governo rispetto alle possibili aperture in vista delle festività natalizie-commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte-Anzi, per dirla tutta, ci pare che la politica pensi più a chiudere che a riaprire. Le nostre imprese, già pesantemente penalizzate dallo scorso lockdown, dall’assenza di turismo, dalla cancellazione di tutti gli eventi, e ora dalle restrizioni della zona rossa, esprimono forte preoccupazione per la situazione in atto e per l’incertezza riservata ai prossimi giorni. Con il turismo fermo ai blocchi di partenza e con l’incognita dell’apertura degli impianti sciistici, le imprese vedono calare giorno dopo giorno il proprio fatturato proprio nella fase che normalmente dovrebbe essere di alta stagione. Parliamo dei trasporti, con bus e taxi, del benessere, con acconciatori ed estetiste, e ovviamente della ristorazione, degli eventi e della ricettività”.

“Chiediamo alle istituzioni -conclude Felici– di non compromettere il fatturato legato alle festività natalizie. Per l’artigianato legato alla domanda turistica è anche importante riaprire gli impianti da sci del Piemonte, per permettere una boccata di ossigeno alle tante imprese artigiane che si occupano di attività legate al turismo della neve. Inoltre, chiediamo maggiore rapidità decisionale rispetto alle prossime aperture, per permettere alle nostre imprese di riorganizzarsi in sicurezza e di poter gestire le attività stagionali. Chiediamo alla politica un impegno straordinario e una visione che tenga conto della sofferenza delle micro e piccole imprese, spesso a conduzione familiare, che vogliono solo riprendere a lavorare in sicurezza. I ristori sono solo un palliativo ma non rappresentano la cura per mantenere in vita le nostre imprese”.