ilTorinese

Arturo Diaconale liberale duro e puro

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni        Arturo Diaconale, con la sua coerenza liberale, ha dimostrato cosa significhi credere in una Idea politica senza mai manifestare ambizioni personali . E’ mancato a 75 anni dopo una lunga malattia. In novembre avrebbe dovuto, insieme ad altri amici, presentare il mio ultimo libro su Pannunzio a Roma su invito di Enrico Morbelli, ma la pandemia ci ha impedito di rivederci.

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Un Paese che non ha saputo dare un seggio parlamentare ad Arturo Diaconale è un Paese indegno. Una cosa simile a quella accaduta al prof. Vittorio Mathieu , non eletto nel Polo della libertà .Due volte candidato, venne bocciato perché i collegi a lui assegnati era già perduti in partenza.  Con tutti gli sprovveduti ed i voltagabbana nominati deputati e senatori da Berlusconi , balza ancora più forte il trattamento iniquo riservato al giornalista Diaconale che tenne viva la testata liberale per eccellenza “ L’ Opinione”su cui ho scritto volentieri in passato .Tanto su “Il Giornale” mi venivano rifiutati articoli dalla responsabile della cultura Caterina Soffici ( che non aveva nulla della cultura liberale che avrebbe dovuto esprimere ), tanto ho avuto ospitalità dall’” Opinione”. Negli ultimi tempi mi è capitato che” Il Giornale”, per bocca di Alessandro Gnocchi, sia giunto a chiedermi un articolo per poi non pubblicarlo. Così va il mondo, liberale solo in apparenza, ma  in effetti profondamente illiberale nella realtà delle cose. Diaconale ,che veniva dal” Giornale” di Montanelli, era uomo di tutt’altra pasta umana e professionale. Lo nominarono presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo e poi per due anni nel consiglio della Rai dove condusse molti anni prima  la trasmissione “Ad armi pari “ che durò pochissimo, forse perché troppo libera ed obiettiva . Io quando penso a lui penso anche a Pia Luisa Bianco, una affascinante  giornalista di alto livello, relegata a Bruxelles. Un altro esempio di incapacità a valorizzare il meglio, premiando i mediocri.

Il giornalismo italiano perde un grande professionista , i liberali perdono uno dei loro  più coerenti leader, la politica un suo protagonista autentico ,duro e puro ,  anche se scandalosamente  privato del seggio parlamentare che gli sarebbe spettato di diritto. Se il partito di Berlusconi si è afflosciato, una delle cause è quella di non aver dato spazio a gente preparata come Diaconale, preferendogli la prima “fanciulla” di passaggio. Il giornale “L’Opinione” e’ uscito per tanti anni e continua ad uscire on line, dimostrando l’ indipendenza ed il coraggio del suo direttore, uno dei pochi uomini che abbiano sentito e vissuto il liberalismo con sincerità e dedizione rispetto ai tanti che in passato si sono detti liberali, senza neppure  sapere cosa significasse quella parola ,rifiutando  anche solo la frequenza di   un corsetto  al Cepu in materia di liberalismo di cui continuano ad essere digiuni.

Insieme al giornalista Enrico Morbelli, che con le sue “Scuole di liberalismo“ ha formato in tutta Italia  tanti giovani  al liberalismo, alcuni dei quali diventati famosi come Nicola Porro, Diaconale ha testimoniato il suo liberalismo  inteso come scelta di  vita, pur mantenendo il distacco critico proprio dell’intellettuale libero. Per dirla con Benedetto Croce, le sue opere oggi  parlano per lui e chiunque volesse tracciare la storia travagliatissima dei liberali dopo la fine traumatica della Prima Repubblica e la svendita  del Partito liberale per ottenere la riconferma in Parlamento di certi personaggi minori, non potrà fare a meno di scrivere di Diaconale, un uomo davvero fuori ordinanza. Un liberale ottocentesco, nato per nostra fortuna  nel secolo sbagliato.

Ho un solo grande rammarico, quello di non avere più intensamente collaborato con lui.

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Bollettino Covid Piemonte: oltre 4200 guariti, 1.617 nuovi casi e altre vittime. In calo i ricoveri

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1.617 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 in Piemonte, pari al 9,6% dei 17.016 tamponi eseguiti.

Dei 1.617 nuovi casi, gli asintomatici sono 710pari al 43,9%.

I casi sono così ripartiti: 435 screening, 750 contatti di caso, 432 con indagine in corso; per ambito: 268 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 57 scolastico, 1.292 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 169.133, così suddivisi su base provinciale: 14.615 Alessandria, 7831 Asti, 5854 Biella, 23.325 Cuneo, 13.002 Novara, 90.098 Torino, 6401 Vercelli, 5550 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 938 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1519 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 377( – 11 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 4652( – 85 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 67.240

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.575.753 (+ 17.016 rispetto a ieri), di cui 797.141 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 6.303

Sono 64 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 9 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 6.303 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 945 Alessandria, 374 Asti, 287 Biella, 698 Cuneo, 554 Novara, 2874 Torino, 310 Vercelli, 195 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 66 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

90.561 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 90.561 (4.227 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 7025 Alessandria, 4591 Asti, 2759 Biella, 10.772 Cuneo, 5924 Novara, 52.368 Torino, 3405 Vercelli, 2737 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 481 extraregione e 499 in fase di definizione.

In attesa del derby di sabato

Mercoledì 2 dicembre ore 21
5 giornata Champions League
Juventus-Dinamo Kiev

Sabato 5 dicembre ore 18
10 giornata di campionato
Juventus-Torino

Qui Juve: prim’ancora del derby questo è un  Martedì di vigilia in casa Juventus: i bianconeri domani ospiteranno la Dinamo Kiev nel match valido per la quinta giornata di Champions League. Una partita “inutile” per il discorso qualificazione, ma utile per dare risposte dopo la prova opaca di Benevento.
Nella consueta conferenza stampa prepartita, il tecnico dei bianconeri Andrea Pirlo ha parlato proprio del match pareggiato in campionato asserendo di non esser stato duro dopo Benevento.Ha confermato,con le sue parole,che bisogna  avere più voglia di fare risultato e maggiore attenzione nella gestione della partita. È stato un peccato pareggiare perché era una partita da vincere.
Sui singoli, il tecnico ha parlato benino di Kulusevski che  ha fatto buone prove ed altre meno buone, ma ha avuto spazio e giocato sempre nello stesso ruolo. Dybala deve essere bravo a trovarsi gli spazi per poi trovare la giocata vincente.Una bella sorpresa   Ramsey perchè non pensava che fosse così bravo, purtroppo è stato frenato da tante fisiche.

Qui Toro: squadra granata subito in campo nell’allenamento odierno con attenzione massima verso il derby di sabato prossimo,dove occorrerà massima concentrazione e ferocia per portare a casa un risultato positivo,utile non solo al morale per il proseguo del campionato,ma soprattutto per la classifica da incubo in piena zona retrocessione.Il Toro è al 18 esimo posto,quindi “virtualmente”retrocesso.Forse tornerà in panchina il tecnico Giampaolo ripresosi dal covid.Per gli altri giocatori lungodegenti si vedrà nei prossimi giorni:gl’indisponibili sono sempre Ujkani, Gojak,Lukic,Vojvoda per covid e Baselli lungodegente per infortunio da 7 mesi ma quasi pronto al rientro.Da verificare le condizioni del giovane attaccante Millico.
Desta preoccupazione,non solo nell’ambiente granata,il prolungato da troppo tempo “silenzio” del presidente Cairo.Starà meditando il da farsi nel rivoltare la squadra al mercato di gennaio mandando via gli scontenti per rendere più sereno lo spogliatoio torinista ed al tempo stesso fare 3 acquisti funzionali al progetto tecnico di Giampaolo?

Vincenzo Grassano

Covid, Gallo (Pd): “Icardi e la Lega ammettano gli errori”

“L’Assessore alla sanità, nell’ennesima conferenza stampa dell’era Cirio, ha informato ancora una volta i giornalisti dei suoi successi, elencando, numero dopo numero, i risultati raggiunti nel contrastare la pandemia.

I numeri sono sempre gli stessi, quelli illustrati un mese fa in Consiglio regionale durante un’ora e mezza di informativa, quelli che vogliono gettare fumo negli occhi sugli errori che sono davanti a tutti” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

Basta sentirci ripetere che tutto va bene! Basta sentire dal centrodestra che le colpe sono tutte delle scelte compiute nel passato! Rispediamo al mittente le accuse: ci sono stati errori evidenti nell’organizzazione della risposta alla seconda ondata da parte di questa Giunta, è ora di fare chiarezza una volta per tutte” conclude Gallo.

La mensa dei poveri di don Adriano chiede aiuto

TORINO, MENSA DEI POVERI OLTRE 300 PASTI GIORNALIERI
La richiesta di aiuto alla Città dello stimato sacerdote cottolenghino torinese Don Adriano Gennari per continuare con un prezioso servizio caritatevole al tempo del Covid-19.

“La seconda ondata del Covid-19 ha comportato lo sfondamento del tetto dei 300 pasti al giorno”. Lo afferma Don Adriano Gennari del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus, sacerdote cottolenghino fondatore a Torino della centrale ‘Mensa dei Poveri’ in via Belfiore 12.
“Come durante il primo lockdown, la chiusura di bar, ristoranti e mense aziendali e l’aumento dello smart working comportano la penuria di cibo sul territorio con cui provvedere giornalmente al sostentamento degli indigenti”, spiega il prelato.
“Ogni settimana distribuiamo circa anche 100 pacchi-famiglia, e la domenica circa 700-800 sacchetti-pasto, ben l’80% in più del periodo pre-Covid. Per portare avanti il nostro servizio caritatevole abbiamo bisogno di aiuto, di generi alimentari e di sostegno economico per fronteggiare gli ingenti costi mensili della mensa e dei nostri centri di ascolto in Corso Regina Margherita 190 e al Monastero di Casanova a Carmagnola, dato anche lo scemare di questue e offerte durante le Sante Messe per via della crisi economica in corso”, aggiunge Don Adriano.
“Chiunque volesse donare il proprio, generoso contributo, può telefonare o inviare un messaggio Whatsapp al 375 6188246, oppure scrivere una e-mail all’indirizzo di posta elettronica info@cenacoloeucaristico.it”.

Più senso di responsabilità per non ricadere nell’emergenza

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

La prima giornata arancione a Torino ha rivelato l’immaturità e l’insensatezza di troppi che hanno invaso il centro, creando vistosi assembramenti. Anche la signora Appendino era a passeggio con la figlia in via Garibaldi.

Di una situazione del tutto fuori controllo si è reso conto persino l’assessore regionale alla Salute Icardi, quello che ad ottobre andò’ in viaggio di nozze.

IAnche a me avrebbe fatto piacere fare una passeggiata in via Roma e iniziare con gli acquisti di Natale a cui certo non voglio rinunciare . Ma il senso di responsabilità in questi drammatici momenti, per nulla superati, lo sconsigliava. Ci sarà tempo per farlo prima di Natale con tutta calma.
Ma qui si ripropone in modo lampante il problema dei controlli che non ci sono stati o non hanno funzionato. Ricadere nell’emergenza assoluta e’ facilissimo. L’esordio della domenica ci offre un pessimo segnale. Troppi hanno già dimenticato ciò che è accaduto nel corso dell’estate.

Prefettura, Questura e Comune debbono mettere in atto un’azione preventiva e repressiva perché non si ripeta ciò che è accaduto domenica e che può portare ad un aumento dei contagi.
Se consideriamo l’esilarante protesta della ragazzina dodicenne che vuole tornare assolutamente a scuola senza considerare la mancanza di sicurezza e la inadeguatezza dei trasporti, abbiamo un quadro complessivo di evidente irresponsabilità . Sulla dodicenne hanno imbastito una speculazione politica contro Cirio che ha avuto il buon senso di non riaprire le scuole.

Anche se la didattica a distanza non soddisfa ,non possiamo dimenticare che la seconda ondata è proprio coincisa con l’apertura scriteriata delle scuole senza trasporti adeguati di cui non si parla neppure più . La nuova Greta torinese della riapertura ad ogni costo meriterebbe una strigliata da parte dei genitori e non la pubblicazione sui giornali delle sue immature proteste che rivelano ovviamente la non conoscenza dei problemi.

Da oggi occorre più fermezza nelle Autorità e soprattutto più responsabilità nei cittadini . Ieri non è stata una domenica arancione, ma una domenica nera che non fa onore ai torinesi.

Tutela del made in italy: sequestrate 150 tonnellate di alimentari

La Guardia di Finanza di Torino ha concluso un’articolata operazione di servizio volta al contrasto delle frodi commerciali nel settore della importazione e distribuzione di generi alimentari, che ha consentito di sequestrare oltre  100.000 confezioni pre-imballate di ortaggi, funghi e olive, per un peso complessivo di 150 tonnellate, con indicazioni mendaci in relazione all’origine italiana.

Le indagini hanno tratto origine da alcuni sequestri di analoghi prodotti effettuati nei quartieri torinesi di San Salvario e Barriera Milano; i successivi accertamenti, svolti anche valorizzando le informazioni residenti nelle banche dati in uso alla Guardia di Finanza, hanno poi permesso di ricostruire la filiera illecita conducendo le “Fiamme Gialle” dapprima nella cintura torinese e, successivamente, in Puglia.

Spagna, Francia, Ungheria i paesi di coltivazione, lavorazione e confezionamento dei vari alimenti poi etichettati con la bandiera tricolore italiana, in violazione della legge che tutela il “Made in Italy”.

Tutti i prodotti cautelati erano destinati alla grande distribuzione organizzata e quindi ai consumatori finali.

Teatro delle operazioni sono stati l’entroterra torinese e la provincia di Foggia, ove i militari del Gruppo Pronto Impiego di Torino, unitamente a personale delle locali Articolazioni territoriali del Corpo, hanno dato esecuzione ai decreti di perquisizione e sequestro emessi dai magistrati del pool “Tutela del consumatore” istituito presso la Procura della Repubblica del Tribunale del capoluogo piemontese.

L’efficace attività esperita dai baschi verdi di Torino rientra nel quadro dell’azione di contrasto all’illegale immissione in commercio di prodotti del settore agroalimentare e ai correlati fenomeni distorsivi del mercato, svolta prioritariamente dalla Guardia di Finanza quale organo di polizia economico-finanziaria a tutela dei cittadini.

 

Cinquant’anni fa la legge sul divorzio

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni      Il 1° dicembre 1970, cinquant’anni fa, il Parlamento italiano votò la legge sul divorzio chiamata anche “Fortuna –  Baslini“ dal nome dei deputati che stesero il testo. Loris Fortuna era un socialista riformista, mentre Antonio Baslini era un liberale malagodiano. Fu cosa difficile introdurre in Italia una legge sullo scioglimento del matrimonio perché  i vari tentativi fatti negli anni successivi all’ Unità d’Italia  vennero bloccati sul nascere dalla forte opposizione della Chiesa cattolica e di forze cattoliche e conservatrici

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Il Governo Zanardelli ai primi del ‘900 fu promotore di un disegno di legge che venne battuto in Parlamento da 400 voti contrari. Giolitti di fatto bloccò ogni tentativo divorzista perché  la sua politica, volta a trovare l’appoggio dei cattolici, e il patto Gentiloni in particolare, impedirono di procedere su quella strada, malgrado lo statista di Dronero fosse laicissimo. L’ Italia aveva conosciuto il divorzio solo durante la dominazione napoleonica. Il fascismo, che firmò il Concordato con la Chiesa cattolica, mise il divorzio in soffitta. Solo con la ripresa della democrazia il deputato socialista  Luigi Sansone tentò di riaprire il discorso in Parlamento con una legge relativa al “piccolo divorzio“ che naufragò miseramente. Il deputato Loris Fortuna riprese le fila  di quella battaglia e dopo varie vicende  si giunse all’approvazione di cinquant’anni fa. Ad essere decisiva fu la battaglia ingaggiata fuori dal Parlamento dalla LID ( Lega Italiana per il Divorzio), dal partito radicale e soprattutto da Marco Pannella. Fu una battaglia fondata sul confronto civile di opinioni e sulla considerazione difficilmente contestabile che uno Stato laico non possa considerare il matrimonio un sacramento indissolubile, ma un contratto. Ernesto Rossi disse allora che non si poteva andare in Paradiso accompagnati dai Carabinieri, evidenziando che una scelta religiosa non può essere imposta da una legge dello Stato. Certo ad ingarbugliare la materia fu il matrimonio concordatario celebrato, con effetti civili, in chiesa. Lo stesso Papa Paolo VI si schierò contro la legge sul divorzio, vedendola come un “vulnus” al Concordato. Il partito comunista, per quanto impegnato in linea di principio per il divorzio, fu molto esitante perché anche lui interessato a stabilire un buon rapporto con i cattolici, come già  dimostrò il voto all’articolo 7 della Costituzione che inseriva in essa in Patti Lateranensi. Non fu facilissimo spiegare che non si trattava di una riforma “borghese, ma che già allora  riguardava mezzo milione di coppie “ irregolari “ conviventi. La legge Fortuna –  Baslini era una legge austera e severa che nulla aveva a che vedere con certi divorzi all’americana. Se al Senato passò per pochi voti con la mediazione del cattolico liberale Giovanni Leone e con il voto del senatore a vita Eugenio Montale, fu perché essa era una legge seria e meditata.
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Io giovanissimo partecipai a quella battaglia (come poi negli anni successivi a quella del referendum per impedirne l’abrogazione) insieme a Zanone  Magnani Noya, Segre  accusato come avvocato di volersi accaparrare futuri clienti), Pannella e il coraggioso magistrato Mario Berutti. Con Pannella e Zanone allora nacque un’amicizia destinata a durare tutta la vita. Furono giorni entusiasmanti di volantinaggio e di comizi appassionati, anche se io scelsi fin da allora il confronto pacato delle posizioni laiche  con il mondo cattolico, una scelta che portò ad un grande risultato al referendum del 1974: la nascita dei cattolici del No con gli amici Passerin d’Entréves e Traniello. A Torino va anche ricordato, tra gli altri, Francesco Proietti Ricci che fu il segretario della LID e seppe operare con moderazione ed equilibrio nel rispetto delle convinzioni cattoliche , pur in un confronto dialettico appassionato. Proietti Ricci si diceva cattolico e affermava che non avrebbe mai fatto uso della legge sul divorzio che non era un obbligo ma una scelta di libertà. Vincemmo e andammo a festeggiare con una grande cena  con Mario Berutti che divenne anche lui mio grande amico. Il Presidente Saragat firmò subito la legge che però non ebbe immediata attuazione a causa della lentezza degli Organi giudiziari nel creare le apposite sezioni a cui rivolgersi per il divorzio. Era stabilito un termine minimo di 5 anni tra separazione e divorzio , poi ridotto a tre. Non sarebbe onesto se non riconoscessi che quella legge giusta e necessaria ebbe anche come conseguenza quella di matrimoni affrontati più alla leggera e culminati spesso nel divorzio. Era il tema che stava a cuore ai giuristi cattolici preoccupati degli effetti  sulla tenuta delle famiglie. Non ci furono però  gli sconvolgimenti intravisti e molti cattolici fecero ricorso al divorzio, persino chi lo aveva combattuto come il missino Giorgio Almirante e tanti altri.
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Poi negli anni Duemila si volle un divorzio all’americana, molto facile e immediato che addirittura si può ottenere attraverso gli uffici anagrafici . E’ stata una scelta che non ho condiviso perché era giusto un periodo di ripensamento e di tregua dopo un naufragio matrimoniale. Il matrimonio è una cosa seria. Chi non si sente di accedervi può convivere o scegliere l’unione civile che non riguarda solo i gay. Lo scioglimento del matrimonio così come è oggi finisce di provocare delle inevitabili conseguenze sulle famiglie. Lo scardinamento di ogni vita morale – anche laica – ha creato delle situazioni di sfaldamento sociale oltre che famigliare. Uomini rigorosi ed austeri come Croce e Salvemini che condussero laicamente vite esemplari, non sarebbero d’accordo con l’attuale legge perché  esistono diverse moralità laiche con delle regole precise, come ci ha insegnato Bobbio. Essere laici non significa essere libertini , come pensava Scalfari prima dell’incontro con Papa Francesco. Il mondo attuale, creato ed incoraggiato  da certi programmi TV a dir poco “disinvolti”, è devastato e a sua volta  devastante . Sicuramente non è laico, ma profano, anzi fa pensare in piccolo a Sodoma e Gomorra. Il <<s’ei piace, il lice >>, di cui scrisse l’animo tormentato del Tasso, non può trovare nelle feste più o meno eleganti  il suo volgare ed avvilente corrispettiv , che troppo spesso sfocia nel dramma e nella tragedia . Il clima di trasgressione attuale è cosa totalmente diversa dal modo di interpretare laicamente e seriamente la vita di chi cinquant’anni fa volle il divorzio. Basta rileggere il resto di quella legge per comprendere qual era lo spirito che mosse Fortuna e Baslini : fu in anteprima un lib – lab ,rafforzato da Pannella. Un qualcosa che sarebbe piaciuto anche a Mario Pannunzio.
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Ecce Turin

Torino vista dal mare /5       Camminare per conoscere. Un’immagine semplice ma efficace che descrive al meglio uno dei migliori modi per scoprire una nuova città. Abituarsi a nuovi paesaggi, differenti abitudini di quartiere, spesso è difficile, ma passeggiando tra le vie e le piazze più battute, per poi allontanarsi e perdersi in quelle meno trafficate permette di appropriarsene, cogliendo scenari, scorci e dettagli che spesso si perdono nella frenesia del quotidiano. Torino – io che vengo dal mare – provo a scoprirla così, raccontandola per impadronirmene allo stesso tempo.

“…città dignitosa e severa! Niente affatto grande città, niente affatto moderna come avevo temuto: ma una residenza del diciassettesimo secolo, dove su tutto era stato imposto un unico gusto, quello della Corte e della noblesse. Su ogni cosa è rimasta impressa una quiete aristocratica: non vi sono meschini sobborghi; un’unità di gusto persino nel colore (tutta la città è gialla o rosso-bruna). É un luogo classico anche per i piedi come per gli occhi! Che sicurezza, che pavimentazione”

” Trovo che qui valga la pena di vivere sotto tutti gli aspetti.”

Queste sono solo alcune delle tante parole che Federico Nietzsche scrisse nei suoi scambi epistolari lungo tutto il suo soggiorno nella capitale sabauda dal 21 settembre 1888 al 9 gennaio 1889. Il suo appartamento si trovava al quarto piano di via Carlo Alberto 6 e affacciava proprio sulla piazza sopra la galleria Subalpina. Nonostante una permanenza fugace il pensatore tedesco arrivò a definire Torino come la città che si è rivelata la mia città. Un’affinità decisamente alchemica. A distanza di più di un secolo cosa è rimasto oggi di quegli aspetti meditativi e rigorosi che hanno affascinato Nietzsche?

È chiaro che non si possano paragonare le architetture e “le pavimentazioni”, tanto care al filosofo, di oggi con quelle di ieri, tuttavia la città è riuscita a disseminare in maniera abbastanza estesa palazzi di un tempo, sfoggiando balconi di pietra e vetrate colorate anche fuori dal centro storico. Ma basta un po’ di decorativismo urbano a donare quella nobiltà degna di nota? Nietzsche non è una persona che utilizza il termine nobiltà con leggerezza; per lui l’aristocrazia è d’animo e non di ostentazione. La nobiltà, Nietzsche racconta di incontrala all’osteria, nella donna che gli serve l’agnello ottimamente cucinato, e ancora più nel respirare il silenzio delle vie che aprono sulle montagne, placide fonti di acqua e di rispetto; e ancora Nietzsche parla di concerti sublimi, musiche che sono superiori a quelle mai udite in altri paesi.

Oggi mi chiedo se i torinesi si rendono conto della fortuna che hanno nel vivere in questo equilibrio di forze, dove architettura e natura giocano a scambiarsi le parti. In generale, le sensazioni positive provate da quel pazzo visionario, che io adoro, mi pare di riviverle, anche se filtrate da un tessuto igienico posto su naso e bocca.  Quella stessa tensione assoluta verso l’alto che il nostro uomo visse passando sotto la Mole Antonelliana è impossibile non avvertirla ancora oggi. Nietzsche addirittura battezza quell’antenna energetica Ecce Homo, l’opera che qui scrisse, a sottolineare ancor di più quel profondo legame instauratosi con la città.

Si può dire che sia facile rifarsi alle parole di un vecchio filosofo; io penso che sia doveroso meditarvici sopra, ascoltare quanto i grandi pensatori hanno detto, perché essi sono stati in primis grandi “sensitivi”, capaci di percepire quanto nascosto ai più. Si mediti allora se le musiche di oggi rispecchino i bisogni dell’animo; si osservi se l’arte sia valorizzata; si indaghi se l’interiorità sia ricercata oppure se la gente abbia più premura di riversarsi ai tavoli degli aperitivi che nei musei (chi ha mai avuto problemi di distanziamento sociale in un museo, negli ultimi dieci anni?).

Con Nietzsche si apre un filone di pensiero che esalta le potenze vitali dell’uomo, quelle che ribollono dentro e che necessitano di un giusto “habitat” per coltivarsi e manifestarsi: in questo senso va inteso l’apprezzamento urbanistico di Torino. Ma all’epoca il Po era pulito e le carrozze non rilasciavano particelle inquinanti. Questo dovrebbe farci meditare sull’impatto del nostro ecosistema (in questo caso urbano-collinare) sulle nostre menti, sulla potenzialità ch’esso ha nel plasmarci, nello stimolarci o nel deprimerci. Perché uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi ha considerato questa la sua città? Dovremmo chiedercelo, riversando ammirazione su ogni scorcio cittadino gradito all’anima e difendendolo con tutte le forze dagli orrori dell’inciviltà estetica, nella sua accezione di sensibilità.

Quella di Nietzsche fu un’unione profonda, totale, oltre lo spirituale, come è stato a tutti evidente nel momento in cui davanti alla sua abitazione torinese abbracciava un cavallo ferocemente frustato dal suo padrone: non era pazzia, era solo difesa di una sensibilità superiore.

Annachiara De Maio

Stephanie, la prima donna in Champions

Prima del derby di sabato, la Juventus mercoledì 2 dicembre sarà impegnata in Champions League contro la Dinamo Kiev.

E la partita di Torino sarà anche una prima novità assoluta perché a dirigere la gara è stata designata la 37enne francese Stephanie Frappart, prima arbitro donna di una partita della Champions League degli uomini.Frappart lo scorso anno aveva già diretto la finale di Supercoppa e ad ottobre ha anche esordito in Europa. Laureata in scienze motorie la Frappart ha diretto anche numerose gare maschili nelle serie A e B francese.

Vincenzo Grassano