ilTorinese

Disagio lavoratori, proroga termine 600 euro

Lavoro, Piemonte: prorogato al 29 gennaio il termine per la richiesta del contributo individuale di 600 euro ai lavoratori in disagio economico

È stato posticipato al 29 gennaio il termine per la presentazione della domanda per contributi individuali una tantum di 600 euro ai lavoratori in disagio economico. L’Assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, guidato da Elena Chiorino, si sta adoperando per intercettare i destinatari del bando, in particolare quelli che provengono da aziende in fallimento. Complice anche il periodo festivo, si sono infatti verificati dei ritardi nella presentazione delle domande. Parallelamente al prolungamento, l’intenzione è di rafforzare maggiormente le informazioni relative al bando, in modo da raggiungere tutta la platea dei destinatari.

Il contributo individuale una tantum di 600 euro è a favore delle lavoratrici e dei lavoratori in disagio economico e senza ammortizzatori sociali. Il bando è stato realizzato dall’Assessorato regionale al Lavoro, in collaborazione con Finpiemonte, Csi e parti sociali.

Il fondo, da 10 milioni di euro, per i lavoratori in disagio economico senza ammortizzatori si rivolge a chi abbia visto il proprio rapporto di lavoro sospeso o cessato dopo il 23 febbraio 2020, senza percepire retribuzione da marzo a maggio 2020 a causa dell’emergenza Covid19, nonché sia privo di prestazioni previdenziali o assistenziali. I beneficiari sono lavoratori dei fallimenti, domestici conviventi, lavoratori della ristorazione di imprese che hanno continuato a lavorare nel periodo da marzo a maggio 2020 con riduzione di orario, impiegati nella fornitura di pasti preparati e nei servizi di ristorazione in self-service. Inoltre sono inclusi i collaboratori coordinati continuativi con contratto sospeso o cessato da marzo a maggio 2020. La misura intende fornire un sostegno anche a quei lavoratori “dimenticati” dal decreto legge del 17 marzo 2020, convertito poi in legge il 24 aprile, che aveva ampliato in modo straordinario il ricorso agli strumenti di sostegno al reddito come la cassa integrazione ordinaria e in deroga.

Un elenco completo delle tipologie di beneficiari, insieme alle informazioni specifiche sulla misura è disponibile alla pagina https://www.regione.piemonte.it/web/temi/istruzione-formazione-lavoro/lavoro/contributi-favore-lavoratrici-lavoratori-disagio-economico-senza-ammortizzatori

Il “Giorno della Memoria” dedicato alle donne nella Shoah

“Come rane d’inverno” Allestimento alla “Soms” di Racconigi, visitabile online dal 27 gennaio

“…Considerate se questa è una donna/ Senza capelli e senza nome/ Senza più forza di ricordare/ Vuoti gli occhi e freddo il grembo/ Come una rana d’inverno…”: da questi versi, ispirati all’antica preghiera della liturgia ebraica dello “Shemà” e parte della poesia introduttiva alle pagine – le più celebri dedicate all’inferno di Auschwitz- di “Se questo è un uomo”, scritte da Primo Levi e pubblicate per la prima volta nel ’47 dall’editrice “De Silva”, deriva l’allestimento prodotto dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi” e visitabile online in occasione del “Giorno della Memoria” dal 27 gennaio prossimo. Allestito alla “Soms”, ex Società Operaia di Mutuo Soccorso di Racconigi ( oggi sede della stessa Associazione ), il lavoro scenico sarà visitabile grazie al video pubblicato sul sito web progettocantoregi.it, sulla pagina Facebook di Progetto Cantoregi e sul sito del Comune di Racconigi. A muovere il racconto sarà, in tutto e per tutto, la figura femminile. Le donne della Shoah cui il progetto è specificamente dedicato. Esseri umani, privati dalla pazzoide ferocia nazista d’ogni umanità e identità, che Primo Levi equiparava nelle sfatte forme alle “rane d’inverno”, vittime di una prigionia fatta di fame, freddo, percosse, violenze e umiliazioni. Cose. Oggetti. Stracci. Rifiuti. Destinati allo sterminio, all’impietosa eliminazione. Senza colpe, se non quella di rappresentare la “diversità”. L’essere “altro” dalla nobile, e destinata a dominare il mondo, stirpe ariana. Le toccanti e drammatiche testimonianze di donne, spesso ancora bambine o giovani ragazze, che sono state internate nei campi di concentramento, o di intellettuali, che hanno urlato e urlano contro gli orrori dell’Olocausto, scorreranno sullo schermo della “Soms” e, ancora oggi, saranno un grido silenzioso contro i soprusi dell’uomo sull’uomo.

Urla. Parole che bruciano i cuori. Prive d’odio. Lanciate al vento come forte messaggio di memoria. Per non dimenticare. Quelle, tra le altre, di Anna Frank, Etty Hillesum, Edith Bruck, Liliana Segre, Hannah Arendt, Irène Némirovsky, Nelly Sachs, Gitta Sereny, Simone Weil, Elisa Springer, Joyce Lussu e Lidia Rolfi.
“L’installazione – spiega il presidente di ‘Progetto Cantoregi’ Marco Pautasso – trae ispirazione dai versi della nota poesia di Primo Levi, ed è dedicato alle donne nella Shoah, alla condizione femminile all’interno dei lager, alla specificità del loro vissuto. Non c’è volontà di guardare la Shoah da una prospettiva di genere, perché non esiste una gerarchia nella sofferenza. Ma queste testimonianze hanno contribuito ad allargare e arricchire l’ambito della nostra riflessione, la visione e comprensione di quanto è accaduto, anche nelle sue atrocità più efferate”.

In scena, tra il palco e la platea, si stagliano gli oggetti tristemente simbolici dell’inferno concetrazionario, che rappresentano gli effetti personali o domestici sottratti all’identità e alla dignità di tante donne: scarpe, indumenti, cappotti, sciarpe e foulard, libri, pettini, valigie, bambole, posate e anche capelli. Memorie di vite annullate. Memorie da non cancellare. Perché “questo è stato”.
Info: 335.8482321 – 338.3157459 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.i Fb Progetto Cantoregi – Tw @cantoregi – IG Progetto Cantoregi.

 

Nelle foto (dal sito “encyclopedia.ushmm.org“):
– Prigioniere nelle cave del lager di Plaszow  (Polonia), 1944
– Donne sopravvissute al lager, dopo la liberazione di Auschwitz, 1945
– Anna Frank
– Etty Hillesum

(Prc-Se): “maxisentenza dimezzata per i No Tav”

“In ogni caso con la repressione non si ferma una lotta giusta”

Concordiamo con l’avvocato Gianluca Vitale che la riduzione drastica delle pene, l’assoluzione e l’annullamento di sanzioni amministrative per buona parte degli  imputati No Tav deciso dalla Corte d’appello di Torino nella seduta di ieri in riferimento agli scontri avvenuti alla Maddalena del 2011  dimostra che “l’impianto accusatorio iniziale era un minestrone”. Un minestrone posto in dubbio dalla Cassazione due anni fa.  In ogni caso noi continuiamo a pensare che sia ingiusto colpire unilateralmente chi tenta di resistere alla distruzione di una Valle. I veri responsabili di violenza e vandalismo sono i fautori di un’opera inutile, distruttiva, la cui realizzazione danneggia irreparabilmente una intera valle e non solo.  Sta di fatto che nei loro confronti così come delle forze dell’ordine che in non pochi casi si sono contraddistinte per interventi brutali  non è mai  stata presa in considerazione sanzione alcuna. Con la repressione non si ferma una lotta giusta. Avanti con la lotta NaTav

Ezio Locatelli segretario Prc-Se di Torino

“Buona destra alternativa al sovranismo”

Caro Direttore, lo spettacolo offerto dalla crisi di Governo, con le varie manovre per puntellare la maggioranza del premier Conte, non è che l’occasione per dar finalmente voce a coloro che credono in una destra moderata, che ripudia il sovranismo e il populismo, a cui guardano con favore gli italiani che non si identificano nelle urla sterili di Giorgia Meloni e nella fabbrica del cattiverio di Matteo Salvini.

Come ricorda il nostro leader, Filippo Rossi, “Adesso o mai più è il tempo di costruire una Buona Destra”, per aggregare quanti più italiani possibili attorno a un progetto di destra Europea, sana, civile, non estremista. Una destra che vuole costruire futuro con più investimenti e meno spesa. Con più strategia e meno tattica. Con più verità e meno propaganda. Una destra che, come le migliori destre europee, NON SI ALLEA con l’estremismo e, anzi, lo combatte. È un sfida storica. Una sfida di civiltà.

La politica italiana, soprattutto oggi che siamo alle prese con un’emergenza sanitaria che non ha pari nella storia moderna, ha bisogno di questa destra. Della Buona Destra, sul modello dei principali paesi europei dove l’estremismo è relegato ai margini del dialogo politico. Una Buona Destra che sia costruttiva di futuro e non distruttrice di presente, come appaiono i sovranisti ed i populisti nostrani.

L’Italia ha bisogno di un governo che la faccia crescere e la tenga in Europa, non di chi chiede elezioni anticipate o “più soldi per tutti”, come fossimo nel paese dei balocchi.

È per questo che oggi più che mai bisogna lavorare per costruire una Buona Destra, una destra che sappia respingere le sirene di ogni populismo e voglia combattere un estremismo sovranista intriso di antivalori. E’ una questione molto piu’ seria dell’ennesima crisi di governo. È un’esigenza per tutti noi.

Claudio Desirò

Buona Destra Piemonte

Alice Midiri negli USA per il campionato universitario di Softball

Negli Stati Uniti d’America sta per partire la stagione della NJCAA di softball, campionato riservato alle squadre del biennio universitario, dove la nostra Alice Midiri studia e gioca per il McCook Community College del Nebraska.

La squadra delle Indians terrà prima una serie di test match nel mese di febbraio, per poi debuttare fra il 5 e il 6 marzo a Lamar Colorado nella REGION IX NJCAA, girone dov’è inserita.
La ragazza classe 2000 di Condove (Torino), che è tesserata con la squadra di A2 softball dell’Avigliana Rebels, è l’unica europea del roster del college americano, indossa la maglia numero 3 ed è inquadrata nel ruolo di utility.
Qui la sua scheda universitaria di Alice Midiri

Ream, indagati anche Fassino e Quaglia

Gli inquirenti sospettano una gara pilotata per favorire l’ipermercato Esselunga rispetto a Novacoop.

Si torna a parlare dell’area ex Westinghouse e del debito della società Ream, che ha inguaiato la sindaca Chiara Appendino, condannata per falso. La procura  ha notificato quattro avvisi di garanzia per turbativa d’asta all’ex sindaco Piero Fassino, alla funzionaria del Comune Paola Virano, al presidente della fondazione Crt e presidente di Ream Giovanni Quaglia e al consigliere d’amministrazione Antonio Miglio.

Riapriamo subito le sale teatrali e che l’Italia della canzonetta non possa vincere

Ah, le canzonette! Che poi, come cantava qualcuno, sono solo canzonette, non dovrebbero disturbare. E invece no, a quelle canzonette si costruiscono piedistalli – seppure con temporanei e fragili basi d’argilla -, tutt’intorno si confezionano serate televisive, per darci divertimento, dicono loro, zeppe dei soliti nomi che di tanto in tanto, gellificati e stratamponati, per esempio in un Sistina ridotto a studio televisivo, spremono la lacrima per quei “colleghi cui l’annus horribilis ha impedito e continua a impedire di lavorare, noi siamo qui anche per loro”.

Mentre un velo sottile sottile di ipocrisia cala sul teleschermo. E i flashmob in piazza si sprecano, inascoltati. Piedistalli intorno ai quali l’Italietta della canzone trova il suo miglior momento, da anni (siamo arrivati al settantesimo appuntamento, tra alti e bassi, tra successoni salva Rai e cali d’ascolto su cui arrabattarsi il giorno dopo), a Sanremo, nelle più o meno tiepide giornate di febbraio, quest’anno slungate ai primi di marzo, non si sa mai. Perché quei piedistalli sono il meccanismo annuale che non si può inceppare né scavalcare, perché su di essi fiorisce un’industria – sponsor docet -, ricca e salvifica,  di cui non si può tacere, in grado di riempire di linfa nuova le casse della tivù. E allora ben vengano Orietta Berti, trasportata lì dalle personali altezze filosofiche alla corte di Fazio, e il rap e il resto della corte dei prescelti a riscattare con le loro ugole questo tempo gramo, ben vengano le performance del signor Lauro De Marinis, “in arte” Achille Lauro, presenza ricercata (imposta?) e insostituibile, capace di scalare inimmaginabili vette con le sue Rolls Royce o i suoi Me ne frego come con le sue tutine trasparenti. Show must go on ci insegnano d’oltreoceano, il carrozzone deve andare avanti diciamo noi.

In questo periodo di ordini e contrordini, di riunioni e di giuramenti del tipo “andrà tutto bene”, di pacche sulle spalle tra gli amiconi Amadeus e Fiorello e di telefonate all’alba a cercare soluzioni dell’ultima ora, di spazi esterni tipo navi da crociera confezionati ad hoc per la salute pubblica, quel che non riusciamo a mandar giù è l’uso del teatro Ariston, che le sue porte si spalanchino – al di là del solito ritornello “dopo aver preso tutte le precauzioni del caso” e del proclama ingannatore e di comodo “noi dobbiamo portare nelle case allegria e leggerezza”- per cinque sere, che s’inventino un circa quattrocento figuranti, contrattualizzati e con tanto di tamponi per ogni tranquillità, e che la galleria se ne resti lì svuotata di tutto e di tutti.

Un panorama triste, diciamo noi, tra attività che cessano, tra le barzellette dei seicento euro tirati a mille che arrivano quando arrivano, con il contagocce (a proposito, anche a quei semisconosciuti canterini – o attori in erba come a quelli che in erba non sono più, che le bollette continuano a pagarle – che non hanno ancora ben chiaro che faccia abbia il successo), tra i vaccini che si macchiano di ritardi e i conti che non tornano, tra le crisi senza fine del governo, tra questo mostro che finirà col mettere troppi in ginocchio. Ah no, Sanremo non si tocca, dicono al contrario in Rai, quel festival s’ha da fare e “senza pubblico e il suo calore”, come ci tiene a precisare Iva Zanicchi, “sarebbe molto triste”. D’accordissimo. Mentre i francesi con tutta la loro grandeur, dopo che hanno fatto della Croisette un deserto lo scorso maggio, pensano di far slittare Cannes e il suo festival a luglio, con ogni gesto scaramantico, decente e no, mentre gli inglesi, azzannati da una brexit che costringe gli artisti a casa loro, hanno per il secondo anno fatto una croce sul festival di Glastonbury, mentre anche il carnevale di Rio rimetterà in soffitta bauli e paillettes.

D’accordissimo con la Iva nazionale. E’ come farsi servire una bella puttanesca e vedersi arrivare una pasta in bianco. E’ l’Ariston in quanto teatro che non mi sta bene. Che la Rai riesca ad imporre il suo diktat. Che per cinque giorni lì dentro esistano le luci, le voci, gli affanni, il sudore, le proposte, i sentimenti, le riuscite e i fallimenti: mentre tutti gli altri teatri italiani, abolita ogni scala di grandezze e di valori, restano polverosamente chiusi. Non mi sta bene che nell’arcobaleno di colori rosso arancione giallo, che nello srotolìo di notturni DCPM, di riunioni nel cuor della notte per salvare la patria, nessuno (ma Franceschini dov’è? ha una voce, qualche proposta al proposito? o lo sentiamo far festa e inneggiare alla cultura dell’Italia soltanto quando a Pompei trovano un galletto dipinto in un thermopolium di duemila anni fa?) si sia per un attimo messo le mani nei capelli e, folgorato, abbia gridato “oddio, abbiamo anche i teatri e i cinema che da un anno non riaprono, abbiamo i set spenti e le compagnie che non si possono formare, abbiamo un enorme pacchettone di film che non possono uscire e che finiscono per la contentezza di pochi su qualche piattaforma, abbiamo gli attori a spasso!”, fregandosene di quanto la sala e il grande schermo siano ancora, alla faccia delle più recenti tecnologie, il mezzo più “bello” (ma ognuno si scelga l’aggettivo che più gli piace) per godersi un film e il palcoscenico, con tutta la sua polvere, trascinata giù da secoli di arte e di storia, di una Vita che non si può far finta che non esista, uno dei luoghi più vitali e significativi che ci possano essere. Gabriele Lavia accusava ieri dalle colonne del Messaggero “la morte del teatro” e definiva “una volgarità” questo affannarsi di troppi intorno all’appuntamento rivierasco. E se non è morte, è una lunga insopportabile agonia. Lo streaming, vabbè, ma è come visitare gli angoli più singolari del mondo standocene stancamente a casa, magari davanti al piattino dei cioccolatini, davanti a qualche sito.

“Latitante” ha definito il ministro “alla Cultura” nei giorni scorsi Emma Dante, regista teatrale e lirica, una delle punte d’eccellenza di casa nostra, dalle pagine dei social, “se si decide di fare Sanremo con il publico, si riaprono i teatri e i cinema. E’ pacifico”. La prosa morta, il cinema affossato, il balletto in solaio, i concerti nella totale ombra, è doveroso, umano, coerente cercare un orizzonte di luce. Con l’Ariston di Sanremo. Dopo l’Ariston di Sanremo. Le ha fatto eco Manuela Kustermann, nome storico del teatro, oggi responsabile del Vascello di Roma: “Se il festival di Sanremo apre al pubblico, mobilitiamoci, scendiamo in piazza. Ci sentiamo mortificati, dimenticati. Si parla di turismo, mai di cultura, mai di teatro. E’ vergognoso che da mesi il ministro Franceschini sia latitante, non dica nulla, non si esponga”. Il teatro deve riprendere vita, con tutte le precauzioni, i teatri e i teatranti devono sentirsi di nuovo vivi, vedere riaffermato quel posto che gli spetta, ben oltre le canzonette. Non è più tempo di panem et circenses, i miseri ristori e il  festival canterino della nostra epoca, non è più tempo di girare la faccia dall’altra parte. Altrimenti non sarà soltanto la morte del Teatro. La Commissione di Vigilanza ha convocato per domani martedì il direttore di Raiuno, Stefano Coletta, vedremo che avrà da dire e quali decisioni verranno prese.

Elio Rabbione

Covid, il bollettino di lunedì 25 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 600 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 48 dopo test antigenico), pari al 5,8% dei 10.313 tamponi eseguiti, di cui 5.146 antigenici. Dei 600 nuovi casi, gli asintomatici sono 248 (41,3%).

I casi sono così ripartiti: 166 screening, 277 contatti di caso, 157 con indagine in corso; per ambito: 45 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 51 scolastico, 504 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 222.305 così suddivisi su base provinciale: 19.894 Alessandria, 11543 Asti, 7655 Biella, 30.694 Cuneo, 17.411 Novara, 115.929 Torino, 8306 Vercelli, 7963 Verbano-Cusio-Ossola, oltre 1138 a residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1772 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 163 (+ 7 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2364 (+ 19 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.674

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.378.770(+ 10.313 rispetto a ieri), di cui 1.003.928 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8604

Sono 21 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 4 verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8604 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1305 Alessandria, 563 Asti, 366 Biella, 982 Cuneo, 720 Novara, 3917 Torino, 395 Vercelli, 275 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 81 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

200.500 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 200.500 (+ 707 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 17.503 Alessandria, 10.218 Asti, 6925 Biella, 28.017 Cuneo, 15.704 Novara, 104.872 Torino, 7.512 Vercelli, 7.093 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1034 extraregione e 1622 in fase di definizione.

“Noi siamo con le vittime della Shoah”

Quando “Noi siamo con voi” nacque, nel 2015, fu perché, in certe sanguinose vicende mondiali in corso, adottammo il principio di essere dalla parte delle vittime. Eravamo certi che, in quadri complessi e talora indecifrabili, con alleanze occulte e complicità inconfessabili, il criterio a cui attenerci saldamente non potesse che esser quello. 

Si tratta del criterio grazie a cui la storia, con l’intrico di conflitti che così sovente la caratterizza, può essere giudicata in una prospettiva davvero umana. C’è il piano del potere e del suo ottenimento, e c’è quello dei costi che tutto ciò comporta.

È il criterio in base a cui considerare ogni vicenda del passato: vedendo non solo ciò che è in luce, perché esibito da chi di volta in volta è il vincitore, ma anche quel che è in ombra, dove è relegata la sofferenza dei vinti, dei reietti, degli oppressi. Dove è questa seconda parte a consentire uno sguardo veritiero sulla prima.

Sono queste le ragioni per cui, guardando a quel secolo terribile che è il novecento, non possiamo che essere con le vittime della Shoah, e collaborare a custodirne la memoria. Quello che era al cuore della tradizione ebraica, per l’appunto il grido della vittima innocente, si è fatto carne martoriata di tutto un popolo. Possa ogni tradizione e cultura umana tornare a immergersi in quella sofferenza e ricavarne insegnamento di vita.

Giampiero Leo, portavoce del Movimento interconfessionale “Noi siamo con voi”

Cenano seduti nel locale, 13 persone sanzionate dai carabinieri

Torino, 25 gennaio. Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio finalizzati alla verifica del rispetto delle normative anticovid disposti dal Comando Provinciale, i carabinieri hanno sanzionato il titolare di un locale e 12 avventori per aver cenato nell’esercizio commerciale in violazione dei divieti imposti per contenere la diffusione della pandemia.
Il fatto è accaduto a Chieri, nell’hinterland torinese, dove i militari della locale Compagnia sono intervenuti presso un Bar del luogo, in cui era stata segnalata la presenza di alcuni avventori che stavano cenando. In effetti, all’atto del controllo, all’interno del locale vi erano 12 persone sedute ai tavoli che stavano consumando la cena, nonostante dopo le 18 siano consentiti esclusivamente la consegna a domicilio e l’asporto. Per questo motivo, come disciplinato dalle norme anticovid, si è proceduto a sanzionare amministrativamente proprietario e avventori ed il locale verrà chiuso per 5 giorni.