“…non ha riempito neanche i distinti del primo anello».
«L’immagine simbolo del flop del progetto scuola sicura voluta dal presidente Cirio è questa: l’Assessora Chiorino ha prenotato San Siro per un mese ma non è stata in grado di riempire neanche i distinti del primo anello. Solo il 5 percento dei docenti piemontesi ha aderito al progetto di screening piemontese ma non abbiamo dati sugli screening per gli studenti che, di fatto, non è mai partito: ancora una volta, non c’è nessuna correlazione tra gli annunci alla stampa e i miseri risultati ottenuti» – è il commento di Marco Grimaldi a margine dell’informativa della giunta sul cosiddetto piano scuola sicura.
«Scena muta poi sulla popolazione studentesca: classi di età? Presenza? Quanti arrivati per contact tracing? Quanti erano in presenza o in DAD? Insomma, il progetto sugli studenti non è proprio partito. Che a dieci giorni dal rientro a scuola la Regione non abbia nessun dato sullo screening di scuola sicura per gli studenti è il fallimento del progetto, specie se – come ci ha detto l’Assessora – tutto questo è causato da una lettera mal scritta che la Regione ha inviato alle famiglie. Oggi conosciamo solo il numero di studenti positivi dopo il tampone prescritto dall’Asl (1763 ragazzi sono positivi e 3748 quarantena) ma il programma regionale voluto da Cirio e Chiorino non sta dando nessun aiuto alla causa: a questo punto – si chiede Grimaldi – non potevamo fare lo screening gratuito in tutte le farmacie come chiedevamo a inizio dicembre? Ad oggi fortunatamente non siamo entrati ancora nella terza ondata – conclude il consigliere – ma, se questi sono i risultati dei monitoraggi regionali, non vedo come potremo evitarla».
Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
Torino e la Scuola
“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati
Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
Le riforme e la scuola: strade parallele
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2 Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
La strada che parte dall’Accademia di Platone e arriva alla temutissima Didattica a Distanza è lunga e tortuosa, fatta di riforme e controriforme, di miglioramenti e di tagli, di innovazioni e ripensamenti. La storia della scuola è intricata e complessa, al punto che ogni tanto sembra ci si scordi dei pezzetti. Qualche volta si ha l’impressione che anche lo scopo principale della scuola passi in secondo piano, poiché la burocrazia, sempre più arzigogolata, pare mettere in ombra l’unica vera missione dell’istituzione, che è quella di educare. La storia della scuola è in realtà la storia dell’“imparare”, o meglio, di quanta importanza le varie epoche conferiscono all’istruzione.
Nell’attuale sistema formativo assistiamo ad una sorta di involuzione. La scuola di massa, nell’intento di allargare l’istruzione alle fasce sociali più deboli, ha in realtà prodotto una scuola pubblica sempre più “facilitata”. La scelta della scuola media unificata nel 1962, la liberalizzazione degli accessi all’Università nel 1969, l’abolizione degli esami di riparazione sono elementi volti a rendere uguali gli allievi per non discriminare nessuno. Buone intenzioni che però hanno suscitato l’effetto contrario, in realtà l’elevazione per tutti del livello d’istruzione ha comportato l’abbassamento qualitativo delle materie.
Seduti dietro ai banchi, tra il lancio di un bigliettino e un’interrogazione sono tante le competenze –per utilizzare un termine assai di moda- che gli studenti acquisiscono; tali apprendimenti vanno, a mio parere, tutti posti sullo stesso piano, non ci può essere qualcosa di più o meno importante. Le nozioni e i saperi delle varie discipline accompagnano e supportano la socializzazione, d’altro canto come si fa a pretendere che gli studenti imparino a relazionarsi e a rispettarsi senza dar loro la possibilità di studiare a fondo gli insegnamenti dei grandi della storia, della filosofia, della letteratura? Com’è possibile accompagnarli nella crescita e nella formazione della propria persona senza spiegare loro e approfondire le azioni dei pionieri, degli uomini di scienza e di tutti quei coraggiosi che hanno sfidato il mondo in nome di un’idea? Come si può credere di affinare l’animo dei giovani senza educarli in modo adeguato all’amore per l’arte e la creatività?
“Non intendo rimpiangere una scuola ideale che non è mai esistita. Però so che nessuno vuole che la nuova scuola affronti il futuro semplificata e impoverita non soltanto nei soldi ma nei contenuti” queste le parole di Gian Luigi Beccaria, professore emerito dell’Università di Torino, parole che a mio sentire andrebbero soppesate con particolare attenzione, perché è questo il rischio che la nostra scuola sta correndo: una scuola “smart”, lezioni che possono essere seguite dal cellulare, insegnanti che devono improvvisarsi tecnici informatici e “counselor” familiari, studenti che devono sapere un po’ di tutto senza approfondire nulla.
“Se abbasso il livello della scuola di tutti, la scuola di tutti diventa deteriore” altro monito di Luciano Canfora (docente di Filologia greca e latina presso l’Università di Bari).
C’è da chiederselo, stiamo andando davvero nella direzione più giusta? Riforma dopo riforma i vari ministri dell’istruzione hanno proposto ciascuno una propria versione di come dovrebbe funzionare la scuola, lamentandosi dei precedenti interventi ma mai andando a modificare proprio quelle “decisioni sbagliate” tanto sottolineate in campagna elettorale.
“Something is rotten in the state of Denmark” e forse non solo lì “c’è qualcosa che non quadra”.
La domanda che ora ci possiamo porre è: nella nostra società liquida, in cui le conoscenze trasversali si trasmettono attraverso internet, quasi come se le nozioni si assorbissero toccando un pc, quanto è importante l’istruzione? In quest’epoca del “problem solving”, che ruolo può ricoprire il luogo in cui fare domande non solo è consentito ma dovrebbe essere d’obbligo?
La storia della scuola non è solo l’evoluzione del sistema scolastico e delle istituzioni, è anche storia dell’insegnamento, di come da sempre e per fortuna, alcuni si sentano votati a guidare le nuove generazioni verso il futuro, a consigliarle affinché tentino di sistemare le cose che non vanno o semplicemente ad aiutare gli studenti a diventare degli adulti preparati, capaci e con le menti aperte.
L’argomento è assai vasto, complesso, ricco di suggestioni, e vediamo allora, sia pur velocemente, che cosa è accaduto al sistema scolastico nel corso delle varie epoche storiche.
Con la caduta dell’impero romano le istituzioni scolastiche pubbliche chiudono i battenti e per molto tempo l’istruzione e la scolarizzazione vengono gestite interamente dalla Chiesa. Le scuole parrocchiali, la cui presenza è attestata dal VI sec., forniscono un’alfabetizzazione di base, sono le uniche accessibili a tutti; le scuole vescovili o cattedrali, aperte anche ai laici, offrono un medio livello di istruzione, mentre le scuole monastiche consentono una formazione universitaria.
Nel 614 in Italia viene fondata la celebre abbazia Bobbio, che grazie alla biblioteca, allo “scriptorium” e alla scuola annessa, diviene uno dei principali centri culturali monastici d’Europa. Presso i cenobi vi sono due scuole, quella “interior” per i novizi e quella “exterior” per i laici. In tali strutture si impara a leggere, scrivere e fare di conto; le materie base sono le stesse dell’epoca tardoromana, organizzate secondo il “trivium” (grammatica, retorica, dialettica) e il “quadrivium” (aritmetica, geometria, astronomia, musica) . Questa sistemazione del sapere medievale si deve a Marziano Capella (IV-V d.C.), che non ignora comunque la tradizione classica. Le sette arti sono poste a fondamento dell’istruzione superiore, e divengono le basi dell’educazione dell’uomo colto medievale.
Dopo l’anno Mille si attesta l’apertura degli “studia”, istituzioni scolastiche private, gestite da maestri liberi, in cui si insegnano principalmente materie giuridiche, teologiche e mediche.
Tra l’XI e il XII secolo nascono le università, evoluzione di un modello di insegnamento impartito nelle scuole delle chiese cattedrali e nei monasteri, a seguito di una sempre maggiore richiesta di istruzione. Prima fra tutte quella di Bologna (fondata nel 1088), famosa per il diritto, e anche Salerno, con la sua antica Scuola medica, Padova e Montpellier per la medicina; Parigi e Oxford per la teologia e la filosofia.
Nel XII secolo si assiste ad un primo grosso cambiamento: le scuole parrocchiali chiudono, altri ordini monastici si affiancano ai benedettini per impartire l’istruzione superiore e i singoli stati sembrano interessarsi al fenomeno dell’alfabetizzazione, sovvenzionando l’apertura di strutture che potremmo paragonare alle nostre scuole primarie, secondarie ed universitarie.
Aumentano piano piano le scuole elementari private e comunali, ogni scuola impegna un unico maestro, che può avere un numero di scolari che oscilla tra i cento e i centocinquanta. Quando il numero degli allievi supera un limite massimo il maestro può assumere un “ripetitore”.
Nel corso del XIII secolo vengono aperte scuole laiche secondarie, per alunni già alfabetizzati, si tratta delle scuole d’abaco, nelle quali si apprendono le tecniche di calcolo con le cifre arabe e i metodi della matematica mercantile e delle scuole di grammatica, incentrate sullo studio della lingua latina, della letteratura e sull’approfondimento di autori classici e medievali.
In epoca rinascimentale il sistema scolastico delle città italiane rimane fondamentalmente quello che si era delineato nel corso del Duecento. Il numero delle scuole aumenta notevolmente, così come il livello di alfabetizzazione, soprattutto in centri come Firenze e Venezia.
L’essenziale novità dell’epoca cinquecentesca è l’apertura di scuole comunali gratuite. A Lucca, ad esempio, nella prima metà del Cinquecento, si attesta la presenza di ben sei maestri comunali di latino ai quali era stato proibito esigere pagamenti dagli alunni.
Altrettanto rilevanti sono le modifiche dei programmi d’insegnamento delle scuole di grammatica, in cui, grazie al diffondersi degli “Studia humanitatis”, vengono approfonditi autori quali Cicerone, Cesare o Sallustio.
Vengono istituite delle vere e proprie scuole umanistiche, di livello superiore a quelle di grammatica, all’interno delle quali lavorano umanisti di fama, si tratta nella maggior parte dei casi di scuole-convitto private, come la celebre Casa Giocosa fondata e diretta da Vittorio da Feltre. È opportuno sottolineare come le scuole d’abaco non fossero un’alternativa agli studi umanistici, bensì un’aggiunta, come dimostra la formazione di Niccolò Machiavelli, il quale le dovette frequentare entrambe.
Durante il Settecento è lo Stato e non più il Comune a promuovere e gestire le scuole pubbliche.
È stata la Repubblica di Sardegna a inaugurare per prima la nuova politica scolastica: Vittorio Amedeo II di Savoia, tra il 1717 e il 1727 promulga varie riforme inerenti alle scuole laiche statali di vario grado, inoltre istituisce un’apposita figura, il “Magistrato”, incaricato di vigilare contro la possibile ingerenza di ordini religiosi nella materia.
Nel 1774 Maria Teresa d’Austria diviene promotrice della più importante riforma scolastica del periodo. La regina appoggia il progetto dell’abate Giovanni Ignazio Felbiger, progetto che prevede oltre all’obbligatorietà scolastica per bambini dai sei ai dodici anche l’apertura di “Normalschulen”, scuole normali per la preparazione dei maestri.
Tale riforma in Italia interessa soprattutto la Lombardia, grazie anche all’intervento del padre somasco Francesco Soave; a Milano infatti, nel 1788, viene fondata la prima scuola pubblica per la preparazione dei maestri, chiamata Scuola di Metodo.
Nel Gran Ducato di Toscana Pietro Leopoldo I espelle i gesuiti e i barnabiti e affida la gestione delle scuole agli Scolopi, sacerdoti regolari appartenenti alla congregazione delle Scuole pie; il fine principale dell’ordine è l’educazione e l’istruzione della gioventù; Leopoldo ordina inoltre l’apertura di numerose scuole elementari pubbliche.
All’interno dello Stato pontificio la gestione dell’istruzione rimane integralmente affidata agli istituti religiosi.
Nel Regno di Napoli Carlo III e suo figlio Ferdinando si occupano di istituire la prima istruzione scolastica pubblica nei Regni di Napoli e di Sicilia.
Nel 1766 Antonio Genovesi, su richiesta del ministro Tanucci, elabora un sistema che prevede l’istituzione di scuole pubbliche gratuite per i figli dei contadini e dei meno abbienti. Il piano viene attuato solo parzialmente.
Con la Rivoluzione Francese si afferma una concezione nuova della scuola, che trova la sua formulazione più chiara e completa nel “Rapport et project de décret sur l’organisation génerale de l’Instruction publique”, redatto da Condorcet nel 1792 e presentato all’Assemblea Nazionale a nome del “Comité d’instruction publique.”
L’istruzione primaria deve essere pubblica, obbligatoria e gratuita: tutti i cittadini, sia maschi che femmine, “devono” accedervi. Gli studi successivi hanno l’obbligo di valorizzare i talenti degli studenti e garantire uguaglianza di opportunità. Va da sé, la scuola in generale deve essere laica, basata sulla trasmissione di capacità professionali utili, di contenuti verificabili e metodi razionali e sulla formazione civile.
Le indicazioni di Condorcet rimangono a lungo un punto di riferimento, fino al periodo napoleonico, quando nascono quattro livelli di istruzione nettamente distinti: elementare, medio-inferiore, medio-superiore e universitario. È in questo periodo che, a fianco alle scuole normali per la preparazione dei maestri e all’istruzione professionale, nascono i “lycées”, i licei.
I primi licei italiani ideati sul modello francese sono introdotti con la legge del 4 settembre 1802, tali istituzioni si affiancano ai ginnasi di stampo austriaco. “Il Piano d’istruzione generale”, varato nel 1808 decreta di istituire nel Regno d’Italia un liceo in ogni capoluogo di dipartimento e un ginnasio in ogni comune con più di 10.000 abitanti. In un primo momento le scuole sono gratuite ma poi vengono introdotte delle tasse scolastiche. Nel regno di Napoli sorgono collegi governativi in ogni provincia, il cui corso di studi viene poi articolato in un ginnasio propedeutico e un successivo liceo con due indirizzi, uno umanistico e l’altro scientifico.
Nel 1810 Gioacchino Murat decreta l’obbligatorietà della scuola primaria.
Durante la Restaurazione in Italia le innovazioni scolastiche subiscono dei rallentamenti, anche se numerosi pedagogisti ed educatori continuano a lavorare a favore dello sviluppo di un moderno sistema scolastico. Un esempio per tutti è il marchese Basilio Puoti, il quale apre nella sua nobile abitazione una scuola libera, di carattere laico e classicista, con lo scopo di educare le giovani menti del regno. (Frequenta la scuola del grande purista Basilio Puoti -1782-1847 – il nostro critico letterario più autorevole, Francesco de Sanctis, 1817-1883).
Nel Regno Lombardo Veneto, sotto la dominazione austriaca, risulta di particolare importanza il “Regolamento normale per le scuole elementari” redatto nel 1818, e riguardante le norme di funzionamento di una capillare rete di scuole elementari pubbliche.
Altri personaggi degni di nota sono Raffaello Lambruschini (1788-1873) e il pedagogista Vitale Rosi (1782-1851), il quale è figura essenziale nel porre le basi per una scuola più moderna. Un’ultima menzione merita il movimento iniziato da Ferrante Aporti (1791-1858) a proposito del funzionamento degli asili infantili.
Caro lettore, all’alba della terza pagina si ha l’impressione di essere a metà dell’opera e invece siamo solo alla premessa. Le notizie che vi ha raccontato altro non sono che le radici nascoste e profonde della nostra scuola, e forse è proprio grazie alla loro robustezza che ancora essa non crolla sotto i colpi del livellamento della cultura di massa. È ora il caso che mi fermi, poiché sarebbe il momento di trattare delle revisioni scolastiche, a partire dalla Legge Casati (1859), la Legge Orlando (1904), la Riforma Gentile (1923), poi ancora delle innovazioni degli anni del dopoguerra fino alle riforme dei cicli scolastici in epoche decisamente più recenti. Tali argomenti saranno affrontati prossimamente, intanto vi lascio riflettere su come la storia stessa ci insegni quanto nelle epoche passate sia stata ritenuta essenziale l’educazione, quanti sforzi siano stati fatti affinché tutti potessero usufruire del sistema scolastico. I documenti attestano la costruzione degli edifici, ma non sempre ci parlano delle difficoltà degli studenti e dei docenti, delle piccole vittorie e delle grandi delusioni degli uni e degli altri. Non cadiamo nel tranello dei tempi moderni, ricordiamoci dell’essenziale: “L’insegnante non si deve abbassare al livello del ragazzo, ma è vero il contrario in quanto il ragazzo non vuole rimanere prigioniero del suo mondo ma è alla ricerca di strade per uscirne. E l’insegnante deve offrirgli l’opportunità.” (Pier Paolo Pasolini).
Alessia Cagnotto
Il design come strumento per la riconversione del settore alberghiero verso nuove frontiere innovative. Ne parliamo con Alessandro de Cillis, Co-Founder e Cmo del Designtech Hub
Il settore alberghiero in Italia è stato certamente uno di quelli maggiormente colpiti dagli effetti e danni economici provocati dalla pandemia da Covid 19, ma risulta anche uno tra quelli che si sta ponendo maggiormente in gioco per cercare una via di riscatto.
“La pandemia da Covid 19 – spiega Alessandro De Cillis, Co-Founder e Cmo del Designtech Hub – sicuramente ha evidenziato alcune fragilità presenti nel tessuto ricettivo nel nostro Paese e lanecessità fondamentale di una ristrutturazione dellaprogrammazione in campo turistico, fortemente stravolta dalla comparsa della pandemia. L’Italia, d’altronde, risulta uno tra gli Stati, a livello mondiale, che ha da sempre goduto di un’ampia offerta e richiesta turistica da parte del pubblico straniero, spesso proveniente da Paesi oltreoceano. Considerato che la programmazione turistico alberghiera è, nel caso della clientela straniera, strettamente legata all’offerta dei voli da parte delle compagnie aeree, attualmente si può ritenere che la prima stagione programmabile possa essere quella della primavera/estate 2022”
“Un americano che desideri compiere un viaggio in Italia – prosegue Alessandro De Cillis – lo decide, infatti, in media con sei mesi di anticipo. Attualmente risulta a rischio nella sua programmazione anche la stagione invernale 2021, a causa dell’incertezza legata all’evolversi della pandemia. Per questo motivo ritengo che il settore alberghiero, per fronteggiare l’emergenza da Covid 19, debba pensare ad una sua trasformazione innovativa per ampliare e diversificare l’offerta, adeguando gli spazi alle norme anti Covid e alle nuove concezioni nate con le richieste di distanziamento”.
“Soprattutto nelle grandi città – continua Alessandro De Cillis – che dapprima potevano contare su di una richiesta legata al comparto turistico (soprattutto nelle città d’arte o di turismo di carattere religioso), oggi gli alberghi devono puntare a una riconversione degli spazi di tipo innovativo, offrendo, oltre alla ricezione alberghiera vera e propria, degli ambienti personalizzati per i clienti ad uso lavorativo, capaci di diventare una valida alternativa a spazi di co-working che, in epoche pre Covid, venivano, appunto, condivise”.
“Questo tipo di svolta innovativa nella concezione degli spazi – spiega Alessandro De Cillis – costituisce la base della strategia che è allo studio presso Mind (Milano Innovation District), il distretto della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione, un hub capace di promuovere eccellenze del territorio e di valorizzare quegli investimenti già promossi per l’Expo milanese. In Mind sorge il Designtech Hub, in fase di completamento, in cui un padiglione di circa 5 mila metri quadrati accoglie una community specificatamente impegnata nel campo del design. Oltre al co-working l’Hub del Design includerà una co-factory e un coliving. In questo contesto il design district del DTH interviene attuando un’attività di scouting, valutazione e realizzazione e dei modelli innovativi sia abitativi sia lavorativi che si vengono a creare, tali da rispettare distanziamento e norme anti Covid, nel rispetto del massimo comfort e disponibilità dei servizi Le attivitàsono sviluppatesi sinergia con i soci co-founder, tra i quali Ivan Tallarico, già Ceo di Hi-Hinteriors”
“Questo tipo di riqualificazione degli spazi – conclude Alessandro De Cillis – potrà essere esportato e adattato per ridisegnare spazi alberghieri non soltanto cittadini, ma anche marini e soprattutto montani, ubicati in luoghi dove il contatto con la natura sta rendendo sempre più forte l’orientamento delle persone che praticano smartworking. Questo induce a una riflessione in direzione di un utilizzo del design quale strumento per ridisegnare tali spazi, adattandoli alle nuove esigenze insorte a partire dalla comparsa della pandemia, ma capaci di renderli funzionali anche in futuro, per un approccio sempre più gestibile, ottimale e democratico dell’attività lavorativa in ambienti tutelati e green”.
Mara Martellotta
Juve e Toro tornano in campo venerdì e sabato
Juve e Toro in campo venerdi e sabato per la prima giornata di ritorno del campionato serie A (20esima totale)
Torino-Fiorentina venerdì 29 gennaio ore 20.45
Sampdoria-Juventus sabato 30 gennaio ore 18
Qui Juve: bianconeri di corsa per riprendere fiducia e punti anche in campionato.Contro la Sampdoria vietato sbagliare.Con una partita da recuperare,contro il Napoli,la vetta della classifica (al momento occupata dal Milan) si fa sempre più vicina.È stata la settimana dei giovani che ben hanno figurato in coppa Italia:uno su tutti il centrocampista Fagioli di cui tutti hanno pronosticato un grande presente ed un luminoso avvenire.Organico quasi al completo per mister Pirlo.Ronaldo sarà in campo e tanti auguri all’eterno mito Buffon che compie 43 anni!Ancora in campo,sempre protagonista.!A pochi giorni dalla chiusura del mercato, lunedì 1 febbraio ore 20,si fa sempre più calda la pista che porterà all’acquisto,via Sassuolo,del giovane attaccante Scamacca.
Qui Toro: anche i granata vanno di corsa verso la salvezza.Contro la Fiorentina sarà scontro diretto nei bassifondi della classifica,una gara tra compagini deluse che coltivavano ben altre ambizioni ad inizio stagione.Tutti disponibili i granata ad eccezione dei difensori Izzo e Vojvoda.Il tecnico granata Nicola confermerà la formazione che ben ha figurato a Benevento con il collaudato modulo 3-5-2.È arrivato anche il neo acquisto Sanabria,attaccante richiesto espressamente dal neo tecnico granata,che darà qualcosa in più alla formazione torinista,davvero un buon acquisto! arriverà un centrocampista di qualità:il più accreditato è Mandragora,dalla Juve via Udinese dov’è in prestito.Piedi buoni e dinamismo.Quello che serve al Toro nella zona nevralgica del campo.
Vincenzo Grassano
La vice ministra Laura Castelli: ripensare gli spazi per colmare il gap sociale
Si è svolto nei giorni scorsi con un incontro online, un confronto tra politica e architetti sul tema del Recovery Plan, organizzato dall’Ordine degli Architetti di Torino, che ha visto l’intervento del Vice Ministro dell’Economia Laura Castelli, confrontarsi con il presidente OAT Massimo Giuntoli, il presidente della Fondazione per l’architettura / Torino Alessandra Siviero, numerosi presidenti OA del Piemonte e della Valle d’Aosta e di molte città italiane e altri ospiti istituzionali, tra i quali Antonino Iaria, Assessore alle politiche territoriali e dei progetti di trasformazione e riqualificazione urbana della città di Torino. L’incontro è stato moderato da Luciano Fontana, direttore de Il Corriere della Sera.
L’opportunità del Recovery Fund e dei fondi europei è un’opportunità chiave per il futuro del paese e la ripresa post pandemica anche per la categoria degli architetti, che conta 155 mila professionisti in Italia. Una opportunità che i vertici della politica intendono costruire attraverso un dialogo che metta al centro le esigenze di una progettualità architettonica che consenta di pensare le città del futuro e intercettare contestualmente i fondi (su infrastrutture, porti e tanti altri settori) che saranno messi a disposizione dalla Comunità Europea.
Il nuovo progetto ambientale, economico e culturale di Ursula Von der Leyen, Il New European Bauhaus, attenzionato dal Consiglio Nazionale Architetti, secondo Massimo Giuntoli, Presidente OAT-Ordine degli Architetti di Torino, oggi può essere un modello nel ri-pensare le città, a partire dalla micro-progettazione architettonica alla macro, dal privato al pubblico, con particolare attenzione a sostenibilità e qualità per cambiare le città. Guardare a città come Berlino o a format di qualità come è stato per Reinventing Cities a Milano, che ha consentito di cambiare lo scenario urbano, è fondamentale, considerando al tempo stesso che adesso le città stanno cambiando paradigma, da un punto di vista della qualità architettonica, sociale e culturale. In Italia la legge urbanista risale al 1942 ed è arrivato il momento di guardare ad un nuovo cambio di paradigma, con spazi che tengano conto delle nuove modalità di vita e di lavoro introdotte durante questo periodo di emergenza sanitaria, e che probabilmente perdureranno anche dopo, e più in generale introdurre nuovi modelli che possano diventare legge, come il crowdfunding dal basso, come è stato per il festival torinese Bottom Up! che vedrà la riqualificazione e la rigenerazione urbana di aree della città, sostenute da diversi soggetti.
“Si apre oggi uno scenario importante per questa filiera che ha bisogno di essere rappresentata dalla classe politica. Attraverso la politica locale e nazionale si potranno intercettare nuove risorse per valorizzare le nostre meravigliose città, tenendo conto della modernizzazione, della svolta ecologica e della competitività. Intercettando le proposte di nuovi emendamenti possiamo favorire la rinascita delle città, a partire dalla rigenerazione urbana” ha dichiarato Massimo Giuntoli, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino e aggiunto che “un confronto con la politica può contribuire a tenere alta l’attenzione sulla necessità di lavoro per gli architetti e sul loro ruolo imprescindibile nei processi in atto”.
“È la prima volta che ci si confronta con una pianificazione così lunga e così articolata, che si deve incastrare con tutto il resto dei fondi e delle progettazioni. Gli asset, indicati a livello europeo, sono molto interdisciplinari e per forza vanno incrociati tra di loro e messi a sistema. Il compito che abbiamo a livello politico è di mettere in atto delle riforme che ci consentano di mettere a terra questi investimenti, vanno sbloccate le norme che fino ad ora non hanno funzionato. In concreto, ad esempio, vanno ridisegnate le città, veniamo da anni in cui tutti abbiamo parlato di periferie e addirittura il Papa lo considera un tema centrale.
È necessario ripensare a spazi centrali che si devono incrociare con l’esistente, come può essere il rifacimento delle case popolari” ha dichiarato Laura Castelli, Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, intervenendo all’incontro. “Ripensare gli spazi serve per poter colmare il gap sociale, serve per capire come dovranno crescere alcune città, anche rispetto al mondo del lavoro come la casa che è diventa in questo periodo di emergenza sanitaria anche uno spazio di lavoro. A livello di digitalizzazione e domotica, sono invece da ripensare gli usi civili e non, a partire dalle scuole”.
“Come Comune stiamo già lavorando su progetti importanti per il Recovery Plan che possono rilanciare nuove progettualità. Sono progetti che vogliono non solo recuperare il patrimonio esistente ma investire su nuovi assi di sviluppo del territorio rilanciando intere aree della città, come quella del Valentino, il Parco del Po e Italia ’61: un asse di sviluppo che interessa una fetta importante di Torino. E poi stiamo ragionando sui concetti di efficientamento energetico: un vero piano Marshall per l’edilizia” aggiunge Antonino Iaria, assessore comunale all’Urbanistica.
Crisi di Governo, la Dc scrive a Mattarella
Il Segretario nazionale della Democrazia Cristiana, con riferimento alla consultazioni avviate per la soluzione della crisi di governo, ha inviato al Presidente della Repubblica la seguente lettera
Giovane denunciato per furto sul treno
Gli agenti Polfer in servizio nella stazione di Torino Porta Nuova hanno denunciato un ventunenne algerino, senza fissa dimora, responsabile di furto aggravato a bordo treno.
Una viaggiatrice a bordo di un treno regionale nella tratta Bardonecchia (TO) – Torino ha notato un giovane che, cambiando repentinamente posto e aggirandosi su diverse carrozze, manipolava alcuni bagagli posti su una cappelliera.
Nel controllare i propri effetti personali, la ragazza si è accorta che le erano stati sottratti il cellulare ed un hard-disk esterno. Avvisato nell’immediatezza il Capotreno, questi ha avvisato il personale Polfer presso lo scalo di Torino Porta Nuova, stazione di arrivo del treno.
Rintracciato ancora a bordo, il giovane è stato accompagnato presso gli uffici di polizia dove è risultato essere inottemperante all’Ordine di espulsione emesso del Prefetto di Mantova. Estendendo il controllo, nel suo bagaglio al seguito è stato rinvenuto l’hard disk della viaggiatrice, mentre il cellulare è stato ritrovato in un cestino dei rifiuti sullo stesso convoglio.
L’uomo è stato deferito all’A.G. per furto aggravato e per inottemperanza all’ordine di allontanamento.
Appuntamento sabato 30 gennaio ore 18.00 sui canali social (Facebook e Youtube) di Infini.to – Planetario di Torino, Museo dell’Astronomia e dello Spazio – con la nuova versione digitale degli Astrotalk, conferenze-spettacolo che uniscono le ultime ricerche in campo astronomico e scientifico alle spettacolari immagini del Planetario digitale.
In questo primo appuntamento dell’edizione 2021, insieme al nostro Planetarista Emanuele, ospiteremo Daniele Gardiol, Primo Tecnologo Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) – Osservatorio Astrofisico di Torino e coordinatore nazionale della rete PRISMA.
Daniele Gardiol, primo tecnologo presso L’Osservatorio Astrofisico di Torino, racconterà il percorso che ha portato la rete PRISMA (Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera) all’individuazione e al recupero di due meteoriti sulla base delle osservazioni e del preciso calcolo del punto di caduta. Si tratta del primo ritrovamento italiano (e uno dei pochi nel mondo) ottenuto con un metodo sistematico, grazie a PRISMA, progetto coordinato dall’INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino. Il pomeriggio del 1° gennaio 2020 un bolide – ossia una meteora particolarmente brillante – ha attraversato i cieli del Nord Italia. I calcoli della rete PRISMA hanno permesso di delimitare l’area di probabile caduta della meteorite confinandola in una zona tra Disvetro e Rovereto sulla Secchia, in provincia di Modena. I due frammenti sono effettivamente stati ritrovati nel luogo indicato dai calcoli.
COME SEGUIRE L’EVENTO
L’appuntamento sarà gratuito e sarà in diretta sulle due pagine ufficiali del Museo:
FACEBOOK – https://www.facebook.com/planetarioditorino
YOUTUBE – https://www.youtube.com/user/PlanetarioDiTorino
Sarà possibile porre domande all’ospite dell’evento tramite la chat di uno dei due social.
Foto: Prisma/Inaf
Dalla dieta mediterranea ai naturali
Slow Food e Reale Mutua nell’ambito del programma di Terra Madre Salone del Gusto promuovono una conferenza online
Per partecipare alla conferenza è necessario registrarsi
(l’’interpretariato è disponibile in IT, EN, FR)
Ricercatori e scienziati di tutto il mondo sono concordi nel sostenere il valore nutrizionale della dieta mediterranea. Alla base della piramide alimentare quantità abbondanti di frutta e verdura, pane e cereali, una riduzione delle proteine di origine animale a favore di quelle vegetali, e consumo quotidiano di olio extravergine di oliva come condimento.
Ma è sufficiente parlare di pane in senso generico? Tutti gli oli sono uguali? Quale scegliere per ottenere tutti i benefici possibili per la salute? Basta parlare di frutta e verdura, senza tenere in considerazione il metodo di coltivazione e i trattamenti chimici fatti in campo? Gli ibridi hanno le stesse caratteristiche nutrizionali delle varietà autoctone?
Secondo Slow Food, è necessario andare oltre il semplice concetto di dieta mediterranea e puntare sulla salubrità dei cibi. Preoccuparci, prima di tutto, che i cibi siano naturali, ovvero coltivati o allevati nel rispetto delle risorse ambientali, privi di additivi, conservanti, starter, fermenti, coloranti, antiossidanti, lieviti industriali.
Interviene:
Antonia Trichopoulou, Presidente della Hellenic Health Foundation e Professore Emerito della Facoltà di Medicina, Università di Atene
Relatori:
Angela Saba, pastora e produttrice del Presidio Slow Food del Pecorino a latte crudo della Maremma, Italia
Souhad Azennoud, formatrice in agroecologia, produttrice d’olio, coordinatrice del Presidio del piccolo farro del Rif e della Comunità Slow Food Jballas pour la Biodiversité, Marocco
Yara El Ghalayini, ricercatrice, assaggiatrice professionista di olio di oliva, membro della Comunità Slow Food Women of Olive Oil in Jordan, Giordania
Modera: Nina Wolff, presidente di Slow Food Germania
La conferenza è il primo appuntamento dello speciale focus sul tema cibo e salute all’interno del programma di Terra Madre Salone del Gusto. Per un mese, sulla piattaforma dell’evento dedicato al cibo buono, pulito e giusto organizzato da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino, saranno pubblicate conferenze e Food Talk inedite con nomi come Sandor Katz, esperto di fama mondiale della fermentazione, e David Quammen con un intervento su perdita di biodiversità e zoonosi. Questo approfondimento, realizzato con il sostegno di Reale Mutua, partner sul tema cibo e salute per l’evento e Sostenitore Ufficiale di Slow Food Italia, fa parte del percorso che Slow Food ha realizzato per conoscere, capire e imparare che il segreto della salute e del benessere (del singolo individuo, delle comunità e del nostro pianeta) si trova nel nostro cibo quotidiano.
Ecco dove saperne di più sugli appuntamenti di Terra Madre Salone del Gusto dedicati a Cibo e salute
Ecco dove approfondire tutti i contenuti del percorso Cibo e salute di Slow Food