ilTorinese

Maltrattamenti in famiglia, i carabinieri arrestano marito violento

Torino, 8 dicembre. I carabinieri hanno arrestato un cittadino romeno di quaranta anni, residente a Chieri, per maltrattamenti in famiglia.

I militari della locale Compagnia sono intervenuti presso l’abitazione dell’uomo il quale, al culmine di un litigio avvenuto per futili motivi, aveva afferrato la moglie per la gola e l’aveva colpita con alcuni schiaffi al volto. Agli uomini dell’Arma prontamente accorsi sul luogo, la vittima ha raccontato come tali comportamenti andassero avanti oramai da diversi mesi, dichiarando di non avere avuto il coraggio di denunciarli prima per paura. L’uomo è ora ristretto presso la casa circondariale di Torino.

Controlli anti Covid: arrestati due pusher e un ladro

Nell’ambito dei controlli disposti dal Comando Provinciale, i carabinieri hanno arrestato tre persone per spaccio di sostanze stupefacenti e furto.

In particolare a Torino, in via Tasso, i militari del Nucleo Radiomobile hanno controllato un cittadino straniero, irregolare sul territorio nazionale, che è stato trovato in possesso di 14 grammi di cocaina. Lo stupefacente era pronto per lo spaccio, già suddiviso in 37 involucri di cellophane termosaldati. L’uomo ha inoltre tentato di colpire i carabinieri operanti nel tentativo di sottrarsi alla verifica, venendo dunque arrestato anche per resistenza a pubblico ufficiale.
In via Magenta, stessa sorte è toccata a un cittadino senegalese di 26 anni, fermato dai carabinieri della Stazione Borgo San Secondo che gli hanno trovato addosso un sacchetto contenente 15 dosi di cocaina e 12 di crack, per un totale di 25 grammi di supefacente. Il giovane alla vista degli uomini dell’Arma ha tentato di disfarsi del portafoglio al cui interno sono stati trovati oltre 700 euro in contanti, provento dell’attività illecita.
Infine in corso Turati, sempre i militari della Stazione Borgo San Secondo sono intervenuti presso un supermercato dove hanno bloccato un cittadino italiano di 25 anni che aveva appena rubato accessori tecnologici e cosmetici. La merce è stata recuperata e restituita al responsabile dell’esercizio commerciale.

Todos candidatos. Ma cosa hanno in mente per Torino?

Direi proprio che la scelta dei candidati a sindaco è, e continuerà ad essere in alto mare. Sia ben chiaro, sia a destra come a sinistra.

I pentastellati non fanno testo. Semplicemente si sono evaporati. Una sola cosa hanno portato a casa. Lo stipendio, buono stipendio, per gli assessori e la Sindachessa. Buttalo via, ovviamente per loro che ne avevamo tanto di bisogno. Per loro, ovviamente solo per loro la città di Torino ha fatto un’opera di bene. Salvini docet:  Damilano nostro candidato per Torino. Ovviamente nessuno in Lega obbietta. Mica sono scemi. La ” Siberia ” nostrana è vicina. Ed eccolo il langarolo Farinetti che lo appoggia. Da buon commerciante va dove tira il vento. Magari dice addio al suo sodale Alessandro Baricco e la scuola Holden che fine farà ? Oggi una sola certezza, è piena di debiti, con una situazione aggravata dal Covid . Magari come è sempre stato pagherà pantalone. Comunque la vedo grigia per loro. Anche Enzo Ghigo appoggia Damilano. Colpo basso alla Porchietto.

Fratelli d’Italia non si espone. Ma state tranquilli che il Gigante buono ( Crosetto ) non sta a guardare. Peggio a sinistra. Sembrerebbe che Mauro Salizzoni ci stia ad essere candidato. L’inossidabile Anna Rossomando rilancia la sua candidatura. Enzo La Volta pare fuori dai giochi e Lo Russo non arretra manco di un millimetro,  deciso di vendere cara la pelle. Va bene per Igor Boni.

Lui il candidato a qualcosa lo fa per vocazione. Per ora Calenda e liste civiche tacciono in attesa degli eventi. Encomiabili vecchi amici come Livio Cognolato, Pierino Crema ed Antonio Sucamiele la buttano solo sui contenuti. Disperatamente urlano: facciamo, discutiamo di contenuti per salvare Torino. Gli fa eco Giorgio Ardito, forse li precede. Dopo i contenuti, la scelta del candidato. Hanno ragione da vendere, ma mi sa che la realtà sta andando da un’altra parte. Dunque? E perché mai arrendersi ? Abbiamo fatto 30 e facciamo 31. Tanto non abbiamo nulla da perdere.

Vorremmo che sia centro destra che centro sinistra dicessero che cosa vogliono e soprattutto cosa possono fare per Torino.
Siamo illusi? Possibile, probabile ma, almeno fin quando abbiamo un filo di voce,  continueremo nello scriverlo: Torino non ha bisogno di chiacchiere ha bisogno di fatti.  Vedremo… sperando.

Patrizio Tosetto

“Ciao Lidia”, Rifondazione saluta la staffetta partigiana Menapace

“Se al potere c’è l’ingiustizia la resistenza è un dovere” (dal discorso tenuto in piazza Castello a Torino nel 2017 in occasione della Festa della Liberazione)

Dopo una lunga ed esemplare esistenza la compagna Lidia Menapace, la staffetta partigiana come lei amava essere chiamata, ci ha lasciato. Aveva 96 anni ma chi l’ha conosciuta di persona sa della sua grande carica, del  suo spirito indomito e giovanile. Doti che insieme al suo intenso trascorso politico, culturale, di partigiana, di femminista militante e di molto altro l’hanno fatta amare da tantissime perone. Noi ci onoriamo di averla avuta da sempre come compagna di Rifondazione Comunista. Tra i miei ricordi di Lidia c’è quello di un congresso provinciale di Rifondazione a Bolzano, sua città di residenza. C’eravamo accordati la sera prima con un gruppo di compagni di trovarci la mattina, presto, davanti alla sede del congresso per i preparativi vari.  Arrivammo quando Lidia era già lì, puntualissima, all’orario prestabilito, pronta a dare una mano. Erano appena tre anni fa.  Lidia era fatta così, a dispetto dell’età avanzata sentiva di avere ancora tante energie da spendere sul piano dell’impegno culturale, politico, dell’antifascismo, della difesa della Costituzione nata dalla lotta di Liberazione. Lo ha fatto fino in fondo, finché ha potuto, spostandosi da un posto all’altro, da una manifestazione all’altra, richiestissima in ogni dove, con la sua immancabile borsa a tracolla, con spirito sereno. Ricordo ancora il passaggio conclusivo al suo appassionato discorso pronunciato in piazza Castello, a Torino, sempre tre ani fa, a conclusione della tradizionale fiaccolata del 24 aprile per la Festa di Liberazione: ”se al potere c’è l’ingiustizia,  la resistenza è un dovere”. Faremo tesoro di questo tuo messaggio. La tua testimonianza all’insegna della resistenza, della speranza, dell’ottimismo è un incoraggiamento per tutti noi a guardare avanti, a non smettere mai di lottare per una società migliore e più giusta. Buon viaggio Lidia.

Ezio Locatelli, segretario provinciale Rifondazione Comunista di Torino

 

Gli inverni lontani di Rigoni Stern

“Sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita”

 

A segnalare l’arrivo dell’inverno, da sempre, è per primo lo scricciolo che si avvicina alle case degli uomini. È il più piccolo degli uccelli europei, un batuffolo raccolto di piume brune con fini striature più scure e una piccola breve coda sempre portata all’insù. Il suo richiamo è come un leggero tocco su un campanellino d’argento: è con questo che chiama la neve”. Così Mario Rigoni Stern racconta l’arrivo dell’inverno in Stagioni, scritto nel 2006 all’età di 85 anni, due anni prima di morire. L’inverno è la stagione più giusta per leggere i racconti di Mario Rigoni Stern che di sè diceva “ sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita”.  Rileggere Mario è un po’ come sognare, immaginando di vederlo con gli sci in spalla in alta Val Formazza o in attesa della partenza per il fronte russo nel silenzio di quello strano e cupo inverno del ’42 quando la cosa più importante era dosare il sale, il tabacco e la grappa, con addosso l’angoscia per il futuro.

Nelle storie di Mario i grandi avvenimenti si collocano accanto alle tante minime vicende personali, in un largo movimento ritmato dal susseguirsi regolare delle stagioni. Con accenti spesso poetici Rigoni Stern ci narra di un mondo che continua a darci il senso e i ritmi del vivere. Offrendo, spesso, anche tante “istruzioni per l’uso” quando , ad esempio, racconta come ci si prepara ai rigori invernali in assenza degli agi messi a disposizione dal progresso. Prima di tutto fare provviste, accumulare e conservare cibo: i prodotti dell’orto, le patate di montagna ammucchiate in cantina, la farina da polenta. E poi badare al freddo: la legna di faggio è la migliore perché non sporca il camino, e la temperatura si tiene d’occhio controllando che l’acqua lasciata in un secchio non geli. Non mancano i consigli per restare in buona salute: la grappa scaccia l’influenza, il miele di salvia fa bene alle vie respiratorie.

Emerge da tanti consigli pratici il ritratto di un’esistenza vissuta secondo ritmi antichi, diversissimi da quelli che oggi caratterizzano questo mondo frettoloso, distratto e materialista. Ritmi che permettono di vivere in armonia con la natura e di dedicarsi allo spirito perché resta il tempo per riflettere e per leggere. In attesa della primavera.

 

Marco Travaglini

Scuola italiana sci: “Rabbia e disappunto”

L’A.M.S.I. – Associazione Maestri Sci Italiani e Il Col.Naz. – Collegio Nazionale Maestri di Sci
Il Presidente del Collegio Nazionale Maestri di Sci Giuseppe Cuc insieme al Presidente
dell’Associazione Maestri di Sci Italiani Maurizio Bonelli, con il presente comunicato stampa
congiunto intendono, in rappresentanza dei 15.000 Professionisti della neve e 400 Scuole Sci
distribuite sul territorio nazionale, segnalare nuovamente ai media nazionali la situazione di
grande preoccupazione che sta coinvolgendo (e coinvolgerà) la categoria dei Maestri di
sci, così in analogia, con tutti gli operatori e le maestranze del comparto turistico montano.

Con estremo dispiacere e disappunto Col.Naz. e AMSI prendono atto di come le misure
del nuovo DPCM hanno purtroppo messo ai margini il mondo della montagna e
soprattutto degli sport invernali, cui i Professionisti della neve sono parte integrante per
il ruolo “didattico” che ricoprono verso coloro, piccoli e adulti, che intendono imparare e
fare propri gli sport di scivolamento, vedi sci alpino, sci nordico e snowboard.

Non sono passati in secondo piano, poi, quei toni mediatici alquanto fuori “tema”, a volte
con retorica populista, che hanno coinvolto il mondo della montagna e del turismo
invernale, in alcuni casi con una preoccupante deriva che vorrebbe fare passare fuorvianti
messaggi in cui le attività dei Professionisti della neve hanno unicamente scopo ricreativo e
sono destinate a solo pochi fortunati abbienti.

La montagna, preme ricordare, è l’unica “zona territoriale” citata nella nostra Carta
Costituzionale, nella quale precisamente all’art. 44 viene fissato, con sorprendente
risolutezza: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”.

All’interno dei vasti territori montani e dei suoi meravigliosi paesaggi ci sono persone e famiglie
che per generazioni, con alacre impegno e grandi sacrifici, hanno realizzato sistemi d’integrazione
e sostentamento, spesso legati al mondo del turismo invernale. I Maestri di sci fanno parte di
questo “sistemamontagna” non per caso, ma grazie a decenni di assegnamento sulla propria
professionalità e sulla determinazione di chi è abituato prima a lavorare e poi a chiedere.

I 15.000 Maestri di Sci Italiani non sono sprovveduti e come ricorda la loro stessa storia, da
sempre, rappresentano i primi custodi delle regole che la montagna impone. Con equilibrio
e discrezione i Professionisti della neve, infatti, hanno approcciato l’emergenza Coronavirus
rimettendosi con scrupolosa attenzione alle Direttive delle nostre Istituzioni. Era la sera del
10 marzo quando il Presidente del Consiglio Prof. Avv. Giuseppe Conte, in diretta televisiva
annunciava agli italiani che “purtroppo tempo non ce n’è. Occorre rinunciare tutti a
qualcosa per tutelare la salute dei cittadini. Oggi è il momento della responsabilità”.

In quel preciso istante l’intera categoria dei maestri fece sue le indicazioni d’immediata
interruzione dell’attività nelle aree sciabili, ed è stata quindi tra le prime a rinunciare e
interrompere la propria occupazione nel pieno della stagione turistica.

Ora con il DPCM del 3 dicembre un altro colpo di scure giunge inesorabile sui
Professionisti della neve, privati come detto di una parte consistente della stagione scorsa,
quella 2019/2020 e, ora, con la prospettiva di non rimettere gli sci ai piedi sicuramente fino
al 7 gennaio 2021; ma, poi, cosa succederà?

Per i nostri Maestri di sci e per tutte le loro famiglie non sarà assolutamente facile, ma con il
consueto senso di responsabilità la Scuola Italiana Sci si sta adattando e si adatterà, pur non
condividendo le scelte prese che ci riguardano, crediamo dettate dalla non conoscenza
di base del mondo della montagna e delle figure professionali che la compongono.

La Scuola Italiana Sci in questi mesi non è stata ferma: sono stati predisposti scrupolose
Linee Guida, scrupolosi Decaloghi e Vademecum, condivisi con gli impiantisti, per
garantire la totale sicurezza agli allievi prima, durante e post lezioni.

Pertanto, in questo delicato contesto il Collegio Nazionale Maestri e l’Associazione
Maestri di Sci Italiani, richiamiamo ancora una volta l’attenzione del Governo e di
tutti coloro che hanno responsabilità nella gestione di questa calamità, affinché nelle
prossime settimane il settore non sia nuovamente dimenticato o, peggio, ritenuto
sacrificabile come in parte già avvenuto.
A tal proposito il presidente Col.Naz Beppe Cuc e AMSI Maurizio Bonelli intendono
sottolineare che se si chiedono ulteriori sacrifici, per il bene comune, la categoria è pronta
a sostenerli ma rivolgiamo un accorato appello a chi ha responsabilità di Governo, affinchè,
anche in considerazione dell’andamento pandemico si rivaluti, prima dell’inizio delle
festività di fine anno, possibili soluzioni diverse rispetto alla chiusura. La montagna e i suoi
operatori meritavano rispetto invece sono stati sacrificati e soggiogati da un atteggiamento
sordo, poco lungimirante che in totale assenza di concertazione ha di fatto decretato un
gravissimo danno per la categoria. La storia restituirà, come sempre, l’esatto valore delle
cose e di chi in totale disprezzo ha ritenuto di poter immolare e sacrificare un intero
comparto e le aspirazioni di milioni di consumatori che hanno visto sfumare le loro giuste e
sacrosante aspettative. Il rispetto delle persone e delle regole sono per noi elementi
assoluti, chiediamo semplicemente di lavorare, non come se il COVID non ci fosse, ma
rispettando e facendo rispettare le regole che, il Governo vorrà imporci, con concreta
determinazione e solida risolutezza, regole e misure che tra l’altro abbiamo già individuato
a tutela di Noi stessi e di tutti i nostri allievi. Ora come già evidenziato si apre la partita dei
ristori che ci auguriamo tengano in considerazione le nostre proposte che si dovranno
concentrare sul calo di fatturato dei mesi di novembre 20, dicembre 20 e gennaio 21
rispetto agli stessi mesi delle passate stagioni. Se così non fosse sarà ancora una presa in
giro per la Nostra categoria.

Concludono i Presidenti Bonelli e Cuc: ai medici, agli infermieri, a tutto il personale sanitario
e a chi, purtroppo, gli effetti del virus li ha dovuti subire sulla propria pelle, a tutti questi
garantiamo che il loro impegno e la loro determinazione saranno il nostro primo obiettivo.

www.amsi.it – www.collegionazionalemaestridisci.it

Le vignette di Mellana

Dopo la  morte di Maradona  è andato in scena il solito copione: la caccia al colpevole.  

Com’è che quando muore uno ricco e/o famoso subito dopo parte lo sceneggiato?

Semplice, il cordoglio dura tre giorni circa, le insinuazioni, le allusioni, le maldicenze, le illazioni, le indiscrezioni e le malignità anni e anni e

fanno vendere libri, giornali, riviste, fiction e film.

Non si parla ancora adesso, ciclicamente, di come siano state assassinate Marylin Monroe e Diana Spencer? E della morte di Michel Jackson,

Elvis Presley o Marco Pantani quante versioni sono già fiorite?

Poi, quando uno non ha nessuna  intenzione di morire, lo si fa morire a sua insaputa, vedi  Paul Mc Carteney, per esempio.

Comunque tranquilli, Maradona non è morto.

Semplicemente si è eclissato per i debiti che aveva con il fisco di mezzo mondo e perché non ce la faceva più a dover mantenere 88 figli e

vedrete quanti se ne aggiungeranno ancora.

Tra qualche mese ne sapremo di più, me lo ha garantito un amico, quasi geometra, che giura di aver calcolato, con assoluta precisione,

la superficie della terra dopo essere riuscito a misurare i lati del rettangolo da cui è formata.

Claudio Mellana

Immacolata, si accende il presepe di piazza Carlo Felice

Per creare la magica atmosfera natalizia torinese, pur senza generare occasioni di assembramento in un periodo così delicato, oltre alle opere di Luci d’Artista che illuminano le strade e le piazze cittadine, dopo l’Albero di Natale e il Calendario dell’Avventomartedì 8 dicembre, il Presepe di Emanuele Luzzati e un fiabesco faggio pendulo saranno illuminati in piazza Carlo Felice.

PRESEPE DI EMANUELE LUZZATI – GIARDINI SAMBUY

8 dicembre 2020 – 6 gennaio 2021

Il suggestivo Presepio, ideato dall’illustre scenografo e ceramista ligure Emanuele Luzzati, che dal 1997 ‘accompagna’ i torinesi durante il periodo natalizio, quest’anno torna al suo luogo d’origine, nei giardini Sambuy.

Le sagome, dipinte su legno con inserti di stoffe legati alla tradizione natalizia cristiana, creano un gioco di figure illuminate che si rincorrono per un’opera dallo straordinario impatto scenico.

Il Presepio è un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione Teatro Regio Torino.

ILLUMINAZIONE FAGGIO

Quest’anno, inoltre, grazie all’impegno di Iren e Amiat, accanto al Presepe un faro illuminerà il fiabesco faggio pendulo a lato e riflesso nella storica fontana all’entrata di via Roma.

Le feste saranno comunque all’insegna della solidarietà. Con l’iniziativa ‘Torino Natale Solidale’ la Città si pone infatti l’obiettivo di tutelare le persone e i nuclei in situazione di fragilità. Un’occasione per sensibilizzare alla solidarietà e all’aiuto reciproco.

È possibile contribuire a ‘Torino Natale Solidale’ effettuando un bonifico bancario a favore del Comune di Torino

IBAN IT69L0200801033000104431330

causale ‘Torino Solidale art. 66 dl 18/2020’.

Infowww.nataleatorino.it

#nataleatorino #torinosolidale #mettiamocilcuore

Covid, hanno risposto in 2776 al bando infermieri

L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’, LUIGI ICARDI: «DIAMO MAGGIORE STABILITA’ AI CONTRATTI PER L’EMERGENZA»

 

Sono 2.776 le domande pervenute alla scadenza del 5 dicembre per il bando della Regione Piemonte indetto per reclutare personale infermieristico da impiegare nelle Aziende sanitarie.

 

La durata del contratto a tempo determinato è di 3 anni. Alla selezione erano ammessi i soggetti in possesso della laurea di 1° livello in infermieristica ovvero del diploma universitario di infermiere e dell’iscrizione all’albo professionale.

 

Capofila del bando l’Asl Città di Torino che in settimana completerà le procedure con la riunione della Commissione esaminatrice che stilerà la graduatoria degli ammessi: successivamente le Asl interessate procederanno all’assunzione del personale sulla base delle loro esigenze.

«La scelta del bando triennale è risultata vincente – commenta l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi –ed ora sarà possibile offrire una prospettiva di maggiore stabilità lavorativa nell’interesse sia di chi viene assunto, sia delle Aziende sanitarie che assumono. L’esigenza di infermieri è certamente una delle priorità assolute, sia nell’immediato che nel medio e lungo termine».

 

In totale, al 3 dicembre, data dell’ultima rilevazione, sono 4.445 le assunzioni di personale dall’inizio dell’emergenza Covid: 963 medici, 1.353 infermieri, 2.129 altri profili.

 

Da marzo ad oggi la Regione ha attivato circa 30 bandi: nel periodo primavera/estate, inoltre, l’Unità di crisi regionale ha indicato alle Asr la possibilità di attingere anche alle graduatorie di bandi pregressi a tempo indeterminato, fino a esaurimento.

 

In generale, dall’inizio della pandemia, ai bandi specifici lanciati dall’Unità di crisi si aggiungono anche i bandi attivati delle singole Aziende sanitarie.