ilTorinese

La Buona Destra e la crisi balcanica

Rimaniamo sconcertati nell’apprendere che nell’ultima seduta del Consiglio Regionale, la maggioranza di centro destra, abbia votato all’unanimità contro una proposta a tema Diritti Umanitari, concernente la grave crisi che si sta vivendo nel corridoio balcanico.

La proposta chiedeva la creazione di un corridoio umanitario per le persone in grave difficoltà e per i nuclei famigliari con figli minori, chiedendo al contempo un supporto per le tante Associazioni Umanitarie della nostra Regione, operative da tempo nell’area.

A seguito delle dichiarazioni dell’Assessore Marrone, tutte le forze politiche di centrodestra hanno votato contro la proposta, nonostante le posizioni recentemente assunte a livello nazionale. Nè da Forza Italia nè, tantomeno, dalla Lega si è levata alcuna obiezione, anche se una votazione simile risulti in piena contraddizione con quanto espresso a livello Parlamentare.

Evidentemente, nella nostra Regione, non sono arrivate le recenti posizioni europeiste e liberali che gli stessi partiti hanno assunto in Parlamento, e nemmeno sono state recepite le parole del Presidente Draghi in tema di rispetto dei diritti umani, nonostante gli scroscianti applausi elargiti dalle loro posizioni.

Come Buona Destra Piemonte rimaniamo basiti che da parte della Giunta Regionale ci sia così poca attenzione al tema e crediamo che per essere coerenti con quanto espresso a Roma, anche a livello territoriale le posizioni europeiste, liberali ed umanitarie di questi partiti dovrebbero essere seguite.

La nostra Regione ha una grande tradizione in tema di liberalismo, accoglienza e rispetto dei diritti di tutti e come Buona Destra auspichiamo che tali tradizioni vengano portate avanti anche dalle attuali forze politiche alla guida dell’Istituzione.

Claudio Desirò

Buona Destra Piemonte

Parcheggiatore abusivo a Porta Nuova

Denunciato in quanto già colpito da “DASPO” urbano

I poliziotti del Commissariato Centro sono intervenuti lo scorso sabato pomeriggio in via Nizza, nei pressi dei parcheggi GTT della Stazione Ferroviaria Porta Nuova, perchè un cittadino italiano di 73 anni segnalava di essere in difficoltà con un soggetto straniero, divenuto molesto a seguito della pretesa di denaro. L’uomo aveva in realtà già dato una moneta da 1 € al parcheggiatore abusivo, ma questi non si era accontentato e inveiva contro di lui chiedeva altro denaro. All’arrivo della pattuglia di Polizia, il soggetto, un trentacinquenne di nazionalità somala, era sprovvisto dei documenti d’identificazione, pertanto è stato accompagnato in Questura per accertamenti sull’identità personale. Emergevano a suo carico numerosi precedenti per reati contro la P.A. e contro il patrimonio. Inoltre, risultava colpito dal DIVIETO DI ACCESSO ALLE AREE URBANE  emesso il 5 Febbraio u.s. dalla Questura di Torino, che gli vieta l’accesso ai parcheggi GTT siti in questa  stazione Porta Nuova, nonché l’accesso all’interno della stazione e delle sue pertinenze. Pertanto, è stato denunciato in merito.

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Smog, Legambiente: “Nulla di risolto”

Inchiesta smog a Torino, Legambiente: “Numeri e impatti dell’inquinamento atmosferico su salute pubblica e Sistema Paese confermano come la situazione sia ben lungi dall’essere risolta. Basta deroghe, sì a provvedimenti più coraggiosi in tema di traffico, patrimonio infrastrutturale e utilizzo dello spazio pubblico. Serve un piano organico”

 

L’associazione diffonde  i nuovi dati sul superamento dei limiti giornalieri di Pm10 nel capoluogo piemontese: nel 2021 registrati già 20 giorni di sforamento (su 35 annuali) dalla centralina Torino (Grassi)

 

“L’inchiesta avviata dalla procura di Torino per inquinamento ambientale iscrive nel registro degli indagati vertici e amministratori a più livelli e contesta una situazione da noi denunciata da tempo, suffragata da numeri via via più allarmanti: ossia la mancata adozione di misure sufficienti e adeguate a contrastare i livelli di smog che ogni giorno nel capoluogo piemontese compromettono la qualità dell’aria e la salute dei cittadini, tanto che Torino si è confermata maglia nera assoluta nelle classifiche stilate nel nostro rapporto Mal’Aria di Città 2021 – spiega il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani –  L’inquinamento atmosferico è una questione complessa legata a molteplici fattori, pertanto non può essere affrontato in maniera estemporanea o emergenziale. Uscire da questa logica significa anzitutto richiamare alla loro responsabilità gli amministratori locali: il problema va affrontato in maniera strutturale e con una pianificazione organica, senza ricorrere sistematicamente alle deroghe, come fatto finora. In città è fondamentale, inoltre, incrociare due temi quali la mobilità e l’utilizzo dello spazio pubblico, da porre al centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e intervenire nell’immediato sull’abbattimento degli inquinanti atmosferici, a partire dalle polveri sottili che hanno impatti a catena anche sul sistema sanitario, sociale e produttivo del nostro Paese”.

Così l’associazione ambientalista commenta la notifica dei nove avvisi di garanzia ad amministratori ed ex amministratori piemontesi che dal 2015 a oggi si sono trovati a gestire il problema smog: tra loro sindaci, assessori all’ambiente, presidenti di Regione. Un’indagine per “inquinamento ambientale” (illecito entrato in vigore soltanto grazie alla legge sugli ecoreati 68/2015) aperta su impulso dell’esposto presentato nel 2017 dal Comitato Torino Respira, con cui Legambiente, a livello locale, da sempre dialoga. Nella denuncia, in particolare, si elencavano i dati sull’inquinamento atmosferico registrati dalle centraline dell’Arpa, nonché le disposizioni che altrove erano state messe in atto per combattere lo smog. E dalle consulenze effettuate in seguito all’apertura del fascicolo, era emerso che gli alti livelli di Pm10 e biossido di azoto a Torino “provocano 900 morti all’anno e riducono la speranza di vita dei cittadini di 22,4 mesi”.

Numeri e storie che emergono chiaramente anche dall’ultimo rapporto Mal’Aria di Città 2021 di Legambiente: nel 2020, infatti, Torino è stato il primo capoluogo d’Italia per superamento dei limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10), ma anche maglia nera tra le città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili (Pm10) suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), con una media di 35 microgrammi/mc per tutte le centraline urbane del capoluogo. E anche nel 2021, Torino conferma le cattive performance, come rivelano i dati diffusi oggi da Legambiente: nei primi 50 giorni dell’anno, la centralina Torino (Grassi) ha infatti già registrato 20 giorni di superamento del limite giornaliero (su 35 annuali), con una media di periodo di 49 microgrammi/metro cubo. Numeri negativi sono stati registrati anche da Torino (Consolata), con 18 giorni di sforamenti e una media di 43 microgrammi/metrocubo, e da Torino (Rebaudengo), con 16 giorni di sforamenti e 43 di media.

“I dati sull’inquinamento atmosferico e sull’impatto dello stesso sulla salute pubblica sono lì a dimostrare che la situazione torinese e piemontese è ben lungi dall’essere risolta – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Torino, in particolare, si conferma da troppi anni la città italiana più gravata dal peso delle polveri sottili: anche la centralina “migliore” (Rubino), nel 2020 ha fatto registrare 66 giorni di sforamenti, la peggiore addirittura 98. Qualcosa di apprezzabile sulla mobilità cittadina è stato fatto. Tanto, troppo resta da fare. Si arrivi velocemente alla chiusura della ZTL e al rilancio del TPL, partendo proprio del patrimonio infrastrutturale tramviario. È inoltre veramente scoraggiante – sottolinea Prino – vedere come a livello regionale si sia iniziato, finalmente, un percorso di presa di coscienza della politica sul tema dell’inquinamento atmosferico, solo a seguito della notifica delle infrazioni. E se su alcuni temi, come quello relativo alle biomasse, si stanno intraprendendo dei percorsi nella giusta direzione, benché insufficienti, sul tema del traffico si continua ad essere quantomeno timidi, come dimostrano il rinvio dei blocchi euro4 e il progetto Move In, nato per salvare le auto “fuorilegge” dalla rottamazione. Next Generation EU è alle porte, ma è necessario imboccare la strada giusta ed essere coerenti anche su questi temi. Lanciare un “tour” per raccogliere idee e proposte da inserire nella progettazione per il Recovery Fund annunciando una nuova strada a scorrimento veloce sulla tratta Novara -Vercelli, dopo aver negato la riapertura delle linee ferroviarie sospese, non ci sembra un buon punto di partenza!”.

Allarme varianti Covid, la Regione aumenta i controlli per chi rientra da paesi a rischio

Da lunedì obbligo di autodichiarazione per chi rientra con qualsiasi mezzo

Marnati: «Tracciamento e vaccinazione, attività fondamentali per il contenimento del contagio». Icardi: «Importante anche il senso di responsabilità dei cittadini»

Allarme diffusione varianti Covid, la Regione Piemonte aumenta i controlli sui viaggiatori che rientrano dai paesi a rischio anche per via non aerea o indiretta.

Per limitare la diffusione dei contagi del virus e delle sue varianti inglese, sudafricana e brasiliana, la Regione infatti, sulla scorta del parere del gruppo di lavoro dei propri epidemiologi, rafforza e intensifica la sorveglianza sanitaria, attraverso il controllo e il tracciamento di quei viaggiatori che rientrano in Piemonte dai Paesi a rischio (Regno Unito, Irlanda del Nord, Brasile e Sudafrica) anche con mezzi diversi dall’aereo, quindi auto, treni, autobus, navette, o con voli nazionali.

Chiunque rientri, anche con questi mezzi, da lunedì avrà l’obbligo di dichiarare se abbia soggiornato nei 14 giorni precedenti in uno dei paesi citati.

La dichiarazione potrà essere effettuata telefonando al numero verde della centrale operativa del Dirmei-Regione Piemonte, 800 95 77 95, oppure compilando il modulo on line sul sito www.regione.piemonte.it.

Per loro sarà possibile sottoporsi gratuitamente a tampone molecolare presso la propria Asl di appartenenza sia al momento del rientro, sia dopo 7-10 giorni.

«L’attività di tracciamento, parallelamente alla vaccinazione, rimane un’attività fondamentale per il contenimento del contagio – dichiara l’assessore regionale alla Ricerca applicata Covid, Matteo Marnati – Pertanto abbiamo ritenuto opportuno innalzare il livello di sorveglianza, rispetto alle disposizioni governative, per evitare l’importazione di persone infette con varianti che rendono il virus più contagioso, rendendo gratuito il test del tampone per chi avrà quest’obbligo».

«Il sistema di tracciamento dei contagi in Piemonte – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – è pienamente in grado di far fronte alle nuove sfide dell’emergenza, come ha già dimostrato nel contenimento della pandemia all’origine della seconda fase, l’estate scorsa. Nel caso delle varianti, la sostanza non cambia, determinante rimane la tempestività dell’azione del sistema, per la quale gioca una parte non secondaria anche il senso di responsabilità dei cittadini. Sappiamo che il Covid19 si può sconfiggere, ma occorre che tutti facciano la loro parte».

“Ritratti d’oro e d’argento” Reliquiari medievali in mostra

A Torino in Palazzo Madama. Fino al 12 luglio

In lamina d’argento sbalzata  e  cesellata, posta nella vetrina centrale della “Sala Atelier” di Palazzo Madama e proveniente dal “Museo Archeologico Regionale di Aosta” è la prima chicca – da cui partire –nell’itinerario espositivo proposto dalla suggestivarassegna curata da Simonetta Castronovo e dedicata ai “reliquiari” dal Trecento al primo Cinquecento provenienti da tutte le diocesi del Piemonte, ma anche dalla Svizzera e dall’Alta Savoia. Sitratta del “busto in argento di Giove” (II – III sec. d. C.), ritrovato in uno scavo archeologico al Piccolo San Bernardo e uno fra i tanti realizzati in metallo in età romana (raffiguranti divinità o imperatori), cui guardarono come primi “modelli” propri gli orafi medievali per eseguire i loro ritratti dei Santi. Quei “busti reliquiari” che oggi, e fino al 12 luglio, troviamo per l’appunto esposti in buon numero a Palazzo Madama. Busti preziosi, dalla doppia valenza: autentiche e indiscutibili opere d’arte e manufatti adibiti alla protezione e all’esposizione dei “resti sacri” (in particolare crani) dei Santi, legati alle devozioni del territorio e alle titolazioni di determinate chiese locali. Documentati già dall’XI secolo e presenti in gran numero, dal 1100 al 1500, proprio in Piemonte e nell’area alpina, essi rappresentano attraverso una complessità stilistica in cui convivono esemplarmente gusto classico e narrazione specificamente medievale –dei veri e propri “ritratti in oreficeria”, solitamente in rame o in argento dorato, spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti.

Cronologico l’ordine seguito dalla mostra: si va dal busto più antico, la “Santa Felicola” dell’abbazia di Sainte-Marie d’Aulps (Haute-Savoie) – una santa gotica e sorridente, che guarda alla scultura delle cattedrali, tra Parigi e la Francia settentrionale, negli anni di regno di Filippo il Bello- fino alla “Santa Margherita” del Musée d’art et d’histoire di Ginevra, un busto ligneo del 1500 circa,proveniente dalla Bottega di Peter e Mattelin Vuarser eimprontato al nuovo realismo di radice fiamminga. In mezzo, possiamo ammirare una ricca galleria di volti che mostrano le più svariate sfaccettature interpretative, passando dal gotico al tardogotico, fino al pieno naturalismo della seconda metà del Quattrocento. E sotto i riflettori, come personaggi di una storia devozionale immutata d’intensità nei secoli, i Santi nati e vissuti in Piemonte, patroni di alcune delle principali cattedrali della regione, come San Teobaldo d’Alba, San Giovenale di Fossano, Sant’Evasio di Casale, San Secondo d’Asti e San Venanzio di Sarezzano, accanto a santi più “internazionali”, come San Giorgio e San Maurizio, peraltro centrali nella devozione della dinastia sabauda, o Sant’Orsola, con un busto ligneo intagliato e dipinto, realizzato a Colonia e arrivato inPiemonte come dono di Manfredi di Montafia, uno dei tanti mercanti “lombardi” attivi nel nord Europa nel Medioevo. Organizzata in partnership con il “Museo della Cattedrale” di Aosta e con laSoprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d’Aosta, in collaborazione con la Consulta Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici Piemonte e Valle d’Aosta,l’esposizione nasce da un’iniziativa condivisa con imusei facenti parte della rete internazionale Art Médiéval dans les Alpes” e si lega a una serie di esposizioni che apriranno nello stesso periodo sui due versanti delle Alpi: tutte ruotano attorno al tema delle arti preziose nel ducato di Savoia nel Medioevo sotto iltitolo comprensivo di Artistes et artisans dans les États de Savoie au Moyen Âge. De l’or au bout des doigts.

Nello specifico, Palazzo Madama di Torino e il Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta (dal 27 marzo al 2giugno) approfondiranno nelle rispettive esposizioni il tema dell’oreficeria medievale, mentre in concomitanza ( dal 5 febbraio al 5 aprile) il Museo Diocesano d’ArteSacra di Susa espone, con il titolo La Cassa di Sant’Eldrado: nuove scoperte, gli oggetti rinvenuti all’interno della preziosa Cassa, capolavoro dell’arte romanica custodito nella Parrocchiale della Novalesa, con una ricostruzione dell’urna.

Gianni Milani

“Ritratti d’oro e d’argento”

“Palazzo Madama – Sala Atelier”, piazza Castello, Torino; tel. 011/5211788 o www.palazzomadamatorino.it

Fino al 12 luglio

Orari: merc. e giov. 11/19; ven. 11/20

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Nelle foto
-Arte romana: “Busto di Giove Delicheno”, lamina d’argento sbalzata e cesellata, fine II inizio III sec. d. C.
– Particolare dell’allestimento; Ph. Perottino
– Orafo franco-settentrionale: “Busto di Santa Felicola”, rame sbalzato e dorato con pietre e vetri “encabouchon”, 1300-1330 ca.
– Ginevra, Bottega di Peter e Mattelin Vuarser: Busto reliquiario di Santa Margherita”, legno di noce intagliato con alcune tracce di policromia e doratura, 1500 ca.; Ph. Jean Marc Yersin

Maestri di sci e operatori della neve lanciano un grido d’allarme

Un flash mob nelle stazioni sciistiche piemontesi, protagonisti i maestri di sci, operatori della montagna per  richiamare l’attenzione sull’importanza del comparto della neve per l’economia dei territori montani.

Quello di ieri è stato insegnale d’allarme rappresentato dagli atleti degli Sci Club locali.

A Bardonecchia hanno formato la scritta SOS a 2.400 metri di quota scendendo dalle piste fino al centro abitato.

Covid: il bollettino di sabato 20 febbraio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 765 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 108 dopo test antigenico), pari al 3,7% dei 20.595 tamponi eseguiti, di cui 14.138 antigenici. Dei 765 nuovi casi, gli asintomatici sono 253 (33,1 %).

I casi sono così ripartiti: 103 screening, 404 contatti di caso, 258 con indagine in corso; per ambito: 12 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 85 scolastico, 668 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 242.175 così suddivisi su base provinciale: 21.441 Alessandria, 12.505 Asti, 8.304 Biella, 32.799 Cuneo, 18.876 Novara, 127.392 Torino, 8.910 Vercelli, 8.847 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.200 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.901 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 130 ( +rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.857(+rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.608

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.848.917(+ 20.595 rispetto a ieri), di cui 1.114.541 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 9.257

Sono 12 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 9.257 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.406 Alessandria, 591 Asti, 376 Biella, 1.102 Cuneo, 766 Novara, 4.212 Torino, 416 Vercelli, 303 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 85 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

220.323 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 220.323 (+582 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 19.209 Alessandria, 11.364 Asti,7.542 Biella, 30.517 Cuneo, 17.282 Novara, 115.427 Torino, 8.119 Vercelli, 8.012 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.108 extraregione e 1.743 in fase di definizione.

Il mondo del calcio piange Mauro Bellugi

L’ex calciatore di Inter, Bologna, Napoli e Pistoiese è morto stamattina in un ospedale di Milano.

Aveva 71 anni, compiuti il 7 febbraio. Recentemente aveva subito l’amputazione di entrambe le gambe come conseguenza del Covid-19 e la sua storia aveva commosso tutti per la forza d’animo con cui aveva affrontato il dramma dopo i primi momenti di sconforto. Il Covid aveva aggravato la sua malattia del sangue preesistente.La grande voglia di vivere del grande campione aveva portato all’estrema decisione di amputare entrambi gli arti inferiori ma non è bastato.

Vincenzo Grassano 

Giornata professionisti sanità: 200 infermieri ammalati al giorno

 Nursing Up,  De Palma: «Oggi giornata nazionale dei professionisti sanitari: si ammalano ancora 200 infermieri al giorno in tutta Italia»

«In occasione di questa importante ricorrenza, ovvero la giornata nazionale dei Professionisti Sanitari, gli elogi nei confronti dei guerrieri del Covid potrebbero portarmi a disquisire all’infinito sui meriti di chi davvero si è immolato per difendere, in questo anno nefasto, la salute degli italiani senza risparmiarsi mai. Ma soprattutto potrei lasciarmi andare lanciando strali velenosi verso chi poteva e doveva contribuire a limitare i danni, ma invece è rimasto inesorabilmente a guardare, nascondendo la testa sotto la sabbia di fronte alla realtà nuda e cruda dei numeri più spietati. Qui si parla di dati che disegnano un quadro desolante: 81 decessi ufficiali tra gli infermieri dall’inizio della pandemia. 7129 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni, di cui oltre 5mila (84,4% sono i dati INAIL relativi agli infermieri che si contagiano rispetto al resto del comparto sanitario) sono certamente professionisti di una categoria che ancora oggi viene martoriata quotidianamente.

Gli infermieri vengono martoriati due volte: sì perché da una parte ci pensa il nemico a cui ormai siamo abituati, un virus che ci ha sorpreso, ci ha colpito alle spalle quando era sconosciuto e virulento come non mai, e che oggi pur conoscendolo più a fondo, continua a farci del male. Perchè scalare le montagne a mani nude lascia segni sulle mani, comporta il triplo della fatica nelle braccia e nelle gambe e mette nella condizione di lasciare tante vittime per strada, che precipiteranno giù prima di arrivare alla meta. Ma consentitemi, nella Giornata Nazionale dei Professionisti Sanitari, ricordare che ogni giorno un avversario ben più pericoloso si organizza insidioso alle nostre spalle, pronto a depauperare tutti i nostri sforzi. Si chiama indifferenza: quella con cui gli infermieri gioco forza si sono abituati a vivere da tempo. Quella che disegna i contorni della disorganizzazione, dei turni massacranti ma soprattutto di una realtà contrattuale non ancora all’altezza del nostro valore, del nostro coraggio. Quello che meravigliosamente i cittadini hanno imparato ad apprezzare ancora di più rafforzando la stima nei nostri confronti, mentre la classe politica non conosce limiti, offendendoci con la loro gretta ottusità ogni volta che se ne presenta l’occasione!

Ma soprattutto, noi, che per combattere abbiamo addirittura imparato ad anestetizzare le nostre paure, offriamo sul campo una delle professionalità più complete e apprezzate a livello europeo eppure, ancora beffa delle beffe, siamo tra i peggio pagati nel Vecchio Continente. I nostri 1400 euro al mese di media urlano vendetta ogni giorno, ci fanno salire la rabbia all’acme!

I 100 euro lordi al mese di indennità specifica che siamo riusciti a conquistare, dopo anni di lotte, dimostrano che qualcuno ha ancora le orecchie per ascoltare, ma sono solo un contentino rispetto agli obiettivi, quei 500 euro al mese, che meritiamo di ottenere e per i quali sia certo che continueremo a lottare nei prossimi mesi.

In questo stesso giorno si celebra anche la giornata delle vittime della pandemia. Non possiamo non ricordarlo: dove c’è un infermiere, c’è un paziente.
I fiumi di parole non servono, mai come in questo caso il mio obiettivo deve essere quello di raccontare i fatti, celebrando con poche e semplici frasi, quanti non ci sono più. Ma anche quanti ogni giorno continuano a combattere nel ricordo di chi non ce l’ha fatta, rischiando di fare la stessa fine.

Aggredisce i carabinieri a coltellate, sparano e lo uccidono

DAL PIEMONTE Era ricoverato in gravi condizioni, ed è morto all’ospedale di Ponderano l’uomo ferito nella notte da un colpo di pistola sparato da un carabiniere, che è rimasto a sua volta ferito nel tentativo di difendersi.

E’ avvenuto a Quaregna, nel Biellese.

La vittima è un cinquantenne straniero, probabilmente ubriaco. Con coltello si è scagliato contro i Carabinieri intervenuti a seguito di una segnalazione del 118 poiché stava dando in escandescenze.