Il Consigliere comunale di Chieri Luigi Furgiuele risponde alla raccolta firme per legge di iniziativa popolare promossa dal Sindaco di Chieri contro la vendita di oggetti legati al Ventennio fascista.
“Trovo questata iniziativa assolutamente fuori luogo per il momento in cui è stata presentata e per i suoi contenuti, afferma il Consigliere. Stiamo vivendo tutti un momento difficilissimo ed epocale, unico nella storia. Gli italiani sono alle prese con problemi ben più gravi che la lotta al Fascismo. Salute, lavoro, solitudine e incertezza sono gli spettri che in questo momento spaventano gli italiani e i Concittadini Chieresi. Mi dissocio non solo sui tempi ma anche sui contenuti continua Furgiuele, il fascismo è un fenomeno storico, politico e culturale che risale a più di 70 anni fa. Non mi soffermo su aspetti positivi né su quelli negativi perché credo che in questo periodo storico sia anacronistico paragonare fatti e situazioni del passato che non sono da dimenticare ma su cui l’Italia e il suo Popolo(che non è assolutamente un popolo razzista) ha capito e ha pagato per i suoi errori.Chi per esempio insulta o minaccia gli ebrei non è un fascista ma è soltanto un grande cretino e la politica non ha il compito di combattere i CRETINI con campagne e slogan ma di migliorare la vita ai cittadini. Non firmeró questa iniziativa perché non ne condivido quindi ne la forma la sostanza. Da uomo di destra sociale, conclude il Consigliere, posso tranquillizzare il nostro Sindaco dicendo che ovunque ci sarà qualunque forma di discriminazione sociale, religiosa, politica, culturale mi vedrà pronto anche al suo fianco a levare gli scudi in difesa dei più deboli ma non sono disposto a strumentalizzazioni politiche di propaganda politica che non trovano riscontro anzi offendono tutti quegli italiani e Nostri Concittadini che in questo momento stanno combattendo con la paura e la disperazione il quotidiano della vita reale. Luigi Furgiuele, Consigliere Comunale Città di Chieri.
Torino Airport sempre più green
Ottenuta la certificazione al Livello 2 del programma internazionale Airport Carbon Accreditation di ACI Europe per la sostenibilità ambientale
L’Aeroporto di Torino è stato certificato al Livello 2 ‘Riduzione’ del programma di sostenibilità ambientale Airport Carbon Accreditation – il protocollo comune per la gestione attiva delle emissioni negli aeroporti attraverso risultati misurabili – promosso da ACI Europe, l’associazione degli aeroporti europei. Un passo avanti nella strategia di sostenibilità ambientale dell’Aeroporto di Torino.
Il Livello 2 di certificazione richiede il soddisfacimento di tutti i requisiti di accreditamento di Livello 1 ‘Mappatura’ (sviluppo di un inventario dettagliato delle emissioni di carbonio), già conseguito dallo scalo di Torino nel 2018. Inoltre, la certificazione di Livello 2 implica anche la predisposizione di un piano attuativo per il raggiungimento di un ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio: nel caso di Torino, il traguardo fissato per il prossimo triennio 2021-2023 è il dimezzamento delle emissioni di CO2 rispetto all’anno base 2017*, garantito da investimenti per aumentare l’efficienza dei sistemi più energivori e dall’acquisto di energia elettrica solo da fonte rinnovabile certificata.
Finora, nel triennio 2017-2019 Torino Airport è già riuscito a ridurre le sue emissioni di CO2 del -10,43%, l’equivalente di 1.350 tonnellate metriche grazie a queste iniziative:
- una nuova centrale di climatizzazione estiva con gruppi frigoriferi ad altissima efficienza;
- la sostituzione di generatori di calore con nuove apparecchiature ad alta efficienza e basse emissioni;
- la sostituzione dei corpi illuminanti con nuove apparecchiature a LED e installazione di sistemi automatici di regolazione del flusso luminoso;
- il potenziamento dei sistemi di monitoraggio dei consumi e di gestione degli impianti di climatizzazione.
Lanciato dall’Airport Council International (ACI) Europe nel 2009, il programma Airport Carbon Accreditation consente agli aeroporti di valutare i progressi compiuti nella gestione della propria carbon footprint. Il protocollo Airport Carbon Accreditation comprende in tutto 6 livelli di certificazione climatica: mappatura, riduzione, ottimizzazione, neutralità, trasformazione e transizione. L’amministrazione del programma è gestita da una società di consulenza ambientale WSP, che garantisce un’implementazione imparziale. Inoltre, le valutazioni per la concessione della certificazione sono controllate accuratamente da verificatori indipendenti.
Andrea Andorno, Amministratore Delegato di Torino Airport ha dichiarato: “Abbiamo assunto un importante impegno verso l’ambiente e la comunità, aderendo all’obiettivo NetZero 2050 promosso da ACI–Airports Council International, che ci porterà alle emissioni zero nei prossimi 30 anni. La certificazione al Livello 2 dell’Airport Carbon Accreditation rappresenta un tassello fondamentale in questo percorso di sviluppo e un riconoscimento del fatto che stiamo seguendo la strada giusta, per l’industria dell’aviazione e per le generazioni future. Ogni anno, i risultati del nostro lavoro producono notevoli risparmi di CO2 e ora andranno anche ad alimentare il dato globale di riduzione di carbonio, raggiunto dagli aeroporti attivi nel programma Airport Carbon Accreditation. Associandoci a questa crescente comunità di aeroporti sensibili al clima, riconosciamo che il cambiamento climatico è una questione globale che richiede un’azione collettiva a livello di settore”.
Olivier Jankovec, Direttore Generale di ACI Europe, ha dichiarato: “Ci vuole visione e duro lavoro da parte dell’intero team dell’aeroporto per ottenere riduzioni tangibili di CO2 anche in tempi normali. Aumentare le proprie ambizioni sul fronte climatico nel mezzo di una pandemia paralizzante è davvero eccezionale. L’aggiornamento dell’Aeroporto di Torino al secondo livello di Airport Carbon Accreditation, ‘Reduction’, è un tributo al loro impegno e determinazione e un esempio del progresso in corso del nostro settore verso un futuro sostenibile. Bravissimi!”
Covid, il bollettino di lunedì 18 gennaio
CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30
LA SITUAZIONE DEI CONTAGI
Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 435 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 66dopo test antigenico), pari al 4 % dei 10.817 tamponi eseguiti, di cui 6783 antigenici. Dei 435 nuovi casi gli asintomatici sono 191(43,9%).
I casi sono così ripartiti:123 screening, 210 contatti di caso, 102con indagine in corso; per ambito: 41 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 38 scolastico, 356 popolazione generale.
Il totale dei casi positivi diventa quindi 217.223, così suddivisi su base provinciale: 19.361 Alessandria, 11.251 Asti, 7.533 Biella, 30.097 Cuneo, 17.008 Novara, 113.182 Torino, 8.220 Vercelli, 7.688 Verbano-Cusio-Ossola, oltre 1.116 a residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.767sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.
I ricoverati in terapia intensiva sono 166 (+2 rispetto a ieri).
I ricoverati non in terapia intensiva sono 2470 (+10 rispetto a ieri).
Le persone in isolamento domiciliare sono 12136
I tamponi diagnostici finora processati sono 2.254.970 (+10817rispetto a ieri), di cui 978.243 risultati negativi.
I DECESSI DIVENTANO 8.419
Sono 19 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 6verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).
Il totale è ora di 8.419 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.282 Alessandria, 543 Asti, 351 Biella, 961 Cuneo, 699 Novara, 3.848 Torino, 390 Vercelli, 266 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 79 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.
194.032 PAZIENTI GUARITI
I pazienti guariti sono complessivamente 194.032 (+ 627 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 16.870 Alessandria, 9747 Asti, 6.701 Biella, 26.972 Cuneo, 15.161 Novara, 102.012Torino, 7.279Vercelli, 6.699 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.008extraregione e 1583 in fase di definizione.
Gli esperti della Clinica Oculistica universitaria della Città della Salute di Torino: i pazienti con edema maculare diabetico non devono interrompere le cure. Grazie alla telemedicina ed all’Intelligenza Artificiale, alla Città della Salute di Torino a lungo termine
Per gli oltre 300.000 diabetici in Piemonte l’edema maculare diabetico può essere la principale causa di grave perdita visiva fino alla cecità, ma la paura del Covid rischia di tenere i pazienti lontani dagli ospedali
Diagnosi precoce, trattamenti tempestivi ed appropriati sono fondamentali per salvare la vista.
I pazienti diabetici con retinopatia diabetica ed edema maculare non dovrebbero interrompere il loro percorso terapeutico per timore del Covid-19. A Torino il centro maculopatie della Clinica universitaria della Città della Salute di Torino (diretta dal professor Michele Reibaldi) oggi consente di valutare e trattare i pazienti con complicanze oculari secondarie a diabete attraverso percorsi dedicati che consentono di ridurre i tempi di attesa altrimenti troppo lunghi per garantire dei risultati ottimali. Inoltre, è stata avviato un percorso specifico per accedere alle terapie intravitreali, che danno dei risultati a lungo termine, consentendo di ridurre il numero di somministrazioni e quindi gli accessi in ospedale ed i rischi correlati. Se invece vengono interrotte le cure, il vero rischio è quello di perdere i benefici della terapia, causando una ripresa della maculopatia, in alcuni casi irreversibile.
In Piemonte le persone con diabete sono circa 300.000, di cui oltre 20.000 soffrono di edema maculare diabetico. Offuscamento della visione centrale, visione deformata, difficoltà nella percezione dei colori e, in alcuni casi, riduzione della visione notturna: sono questi i principali sintomi di questa complicanza del diabete che, se non controllata, nel lungo periodo può provocare danni gravi ed irreversibili alla retina, mettendo a rischio la vista e la qualità di vita di questi pazienti.
“L’edema maculare diabetico è la principale causa di grave perdita visiva nei pazienti diabetici – dichiara Michele Reibaldi, Direttore della Clinica Oculistica della Città della Salute e Professore Ordinario di Oftalmologia dell’Università di Torino Un elemento chiave nella gestione delle complicanze oculari del paziente affetto da diabete è lo screening. Ogni paziente diabetico dovrebbe sottoporsi frequentemente a controlli della retina per diagnosticare un’eventuale retinopatia diabetica ed intervenire tempestivamente. Questo perché qualsiasi tipo di trattamento eseguito prima che si siano instaurati danni irreversibili a carico della retina, produce risultati nettamente migliori. Presso il Centro di maculopatie della Città della Salute di Torino è possibile ricevere la terapia adeguata o fare un accertamento diagnostico, attraverso specifici percorsi dedicati. A differenza di altre realtà, la paura dell’infezione da Covid-19 non ha spinto le persone a rinunciare alle visite o interrompere le cure, che anzi durante questa seconda ondata sono notevolmente aumentate, probabilmente anche in relazione all’impossibilità di altre strutture di seguire questi pazienti”.
Le persone affette da questa patologia sono generalmente sottoposte a terapie continuative che prevedono una periodicità definita. Si tratta di iniezioni intravitreali ripetute nel tempo – vale a dire con un farmaco iniettato direttamente all’interno dell’occhio mediante una procedura che deve essere necessariamente eseguita in ambiente ospedaliero – che consentono non solo di prevenire la perdita della vista, ma anche di in una buona percentuale di casi, di ottenere un miglioramento della capacità visiva.
“È imperativo che questi pazienti siano seguiti da oftalmologi dedicati presso Centri di riferimento per questa patologia che garantiscano competenze e continuità assistenziale – spiega il professor Reibaldi –. Oggi sono disponibili farmaci estremamente efficaci, alcuni con necessità di trattamento più frequente, altri come il desametasone intravitrerale, che richiedono un numero di somministrazioni inferiore, grazie ad una tecnologia innovativa che permette un rilascio prolungato nel tempo del principio farmacologico. Questo si traduce in un duplice vantaggio per il paziente e per il centro: grazie ad un’azione di lunga durata e ad un minor numero di visite, diminuiscono gli accessi al Centro, ma soprattutto diminuisce il disagio per questi pazienti nel sottoporsi a frequenti visite e trattamenti.”
Per una migliore gestione delle patologie visive correlate al diabete è importante attivare una stretta collaborazione e sinergia tra oftalmologo e diabetologo per facilitare lo scambio di informazioni e dati clinici e per poter attivare un appropriato piano di trattamento.
“Le due parole chiave credo siano screening e tempestività, perché solo uno screening adeguato può tradursi in trattamenti tempestivi ed efficaci. Proprio in questi giorni stiamo attivando, in collaborazione con il Centro di Endocrinologia, Diabetologia e Metabolismo dalla Città della Salute di Torino (diretto dal professor Ezio Ghigo) e insieme al professor Fabio Broglio (Coordinatore del Centro Unificato di Diabetologia e Malattie del Metabolismo), un progetto di Telemedicina associata ad intelligenza artificiale che consentirà di eseguire la valutazione del fondo oculare a tutti i pazienti diabetici visitati presso il Centro di diabetologia tramite una piattaforma on-line. Inoltre, grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale che, sfruttando particolari algoritmi, può individuare i pazienti che hanno un determinato grado di severità malattia, quindi necessitano di un urgente controllo da parte dello specialista, o quelli che hanno la patologia ad uno stadio iniziale, e quindi possono continuare ad effettuare controlli mediante le fotografie del fondo oculare, saremo potenzialmente in grado di diagnosticare l’edema maculare in meno tempo, in più soggetti affetti da diabete, velocizzando e migliorando infine i risultati delle nostre terapie ma soprattutto la qualità di vita dei nostri pazienti.” – conclude il professor Reibaldi.
Operazione “Molosso”all’interno delle ASL piemontesi.
La Guardia di Finanza di Torino ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare personale dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria in relazione a fatti di corruzione e di frode nelle forniture pubbliche accertati nell’ambito dell’Operazione Molosso.
Il provvedimento cautelare, emesso dal GIP presso il Tribunale di Torino, scaturisce dalle ulteriori risultanze emerse all’esito delle investigazioni svolte dal 1° Nucleo Operativo Metropolitano che avevano portato, lo scorso mese di novembre, ad eseguire quindici ordinanze di misura cautelare nei confronti di pubblici dipendenti, commissari di gara ed agenti e rappresentanti di alcune imprese accusati, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture.
In particolare, le indagini, coordinate dal Procuratore Aggiunto, Enrica Gabetta, e dirette dal Pubblico Ministero Giovanni Caspani della locale Procura della Repubblica, durate quasi un anno, hanno preso il via dall’accertamento di un ammanco, presso l’Azienda ospedaliero-universitaria “Città della Salute e della Scienza di Torino”, per un valore di circa trecento mila euro, di un costoso prodotto farmaceutico, denominato “Bon Alive” (sostituto osseo) causato dalla condotta truffaldina di un’incaricata di un’impresa torinese che si avvaleva della “collaborazione” di un pubblico dipendente infedele il quale falsificava documentazione amministrativa in cambio di generose tangenti. In particolare, il collaboratore amministrativo modificava le “richieste d’ordine” al Provveditorato/Economato del Centro Traumatologico Ortopedico (Articolazione deputata ai pagamenti), apponendo firme false di altri infermieri, per il reintegro delle giacenze del prodotto medicale che, pur risultando essere stato pagato dal C.T.O., non veniva utilizzato nelle sale operatorie né, tantomeno, risultava stoccato nel relativo magazzino. L’analisi dei documenti acquisiti e le evidenze emerse a seguito di indagini tecniche hanno consentito di acclarare che il pubblico dipendente, dopo aver ricevuto il prodotto ordinato, successivamente provvedeva a riconsegnarlo alla rappresentante dell’azienda che lo aveva fornito.
A seguito degli interrogatori di due indagati, che hanno ammesso le loro responsabilità, sono emersi ulteriori gravi indizi di colpevolezza nei confronti del rappresentante legale della società torinese aggiudicatrice della fornitura del citato prodotto (già indagato nell’ambito dell’inchiesta per i reati di corruzione e frode nell’esecuzione dei contratti di pubbliche forniture).
Lo stesso, in particolare, avrebbe assunto l’iniziativa di corrompere il pubblico dipendente attraverso la consegna, in varie occasioni, di somme di denaro, ricoprendo così un ruolo centrale e di primo piano nella commissione dei reati contestati.
Le Fiamme Gialle del capoluogo piemontese hanno, pertanto, notificato all’indagato l’ordinanza applicativa della misura cautelare personale dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria emessa dal Giudice per le indagini preliminari, il quale ha ritenuto fondato il pericolo di recidiva delle condotte illecite evidenziato dal pubblico ministero a carico dell’indagato.
Trattori a Carmagnola contro il deposito nucleare
Benedizione dei campi e marcia di oltre 150 trattori a Carmagnola per il “NO AL DEPOSITO DI RIFIUTI RADIOATTIVI A CARMAGNOLA”
Petizione in https://www.change.org/noscoriecarmagnola
Domenica 17 gennaio 2021 – ore 11 > 12:30
Abbazia di Casanova, piazza Antica Abbazia 3 a Carmagnola (TO)
Si è svolta la messa per celebrare Sant’Antonio abate, patrono dei contadini, con la tradizionale benedizione dei campi, degli animali e dei mezzi agricoli alla quale si è aggiunta una marcia di oltre 150 trattori nei limitrofi terreni individuati tra i papabili per il deposito di scorie radioattive
La celebrazione di Sant’Antonio abate a Carmagnola quest’anno ha assunto un significato particolare, dato il recente inserimento dei terreni agricoli circostanti tra aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito nazionale di smaltimento dei rifiuti radioattivi.
La frazione di Casanova vanta una storia unica, con la sua maestosa Abbazia cistercense del XII sec. con chiesa, monastero e cripta, vive di agricoltura ed è un luogo dove si coltiva da secoli la terra che offre prodotti di grande qualità come il peperone e il porro lungo dolce.
Domenica 17 gennaio in occasione delle celebrazioni di Sant’Antonio Abate – patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori – durante la Messa iniziata alle ore 11 nell’Abbazia di Casanova si è pregato per la tutela e la protezione della terra e del mondo agricolo e contadino.
Il parroco don Iosif Patrascan ha letto anche una lettera inviata dall’Arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia ai fedeli di Casanova e di Carmagnola per manifestare la sua sentita vicinanza.
In conclusione della celebrazione sul grande piazzale antistante l’Abbazia sono stati benedetti gli animali, i campi e la natura, i mezzi agricoli e tutti gli uomini e le donne che lavorano in ambito agricolo e naturalistico.
Infine, oltre 150 trattori hanno creato una suggestiva e rumorosa marcia nei limitrofi terreni individuati tra i papabili per il deposito nazionale di scorie radioattive.
Il tutto si è svolto con il dovuto distanziamento fisico nell’osservanza delle precauzioni relative al contenimento della pandemia da Covid-19.
Nei giorni scorsi a Carmagnola si è creato il Comitato Civico “NO AL DEPOSITO DI RIFIUTI RADIOATTIVI A CARMAGNOLA”, con portavoce il Sindaco Ivana Gaveglio, che ha lanciato una petizione online sulla piattaforma Change.org a questo indirizzo: https://www.change.org/noscoriecarmagnola
Raggiungendo un elevato numero di firme, la petizione verrà inviata alla Società SO.G.I.N. S.p.A., al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero dell’Ambiente con la richiesta di eliminare il sito di Carmagnola dal documento di proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee ad ospitare il deposito.
Tutte le motivazioni del comitato si possono leggere nella pagina della petizione in change.org
Disabili: “priorità per le vaccinazioni”
Giancarlo D’Errico, Presidente Anffas Torino: “Abbiamo definito le modalità operative in un clima molto costruttivo, prossimo appuntamento tra 15 giorni”
Si è riunito giovedì scorso, per la prima volta, il Tavolo regionale permanente sulle disabilità, costituito a inizio dicembre dalla Regione Piemonte con le principali associazioni regionali che si occupano di disabilità – FISH Piemonte, Federazione Italiana per il Superamento Handicap; FAND Piemonte, Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità; Anffas Piemonte, associazione delle famiglie di persone con disabilità intellettiva e disturbi del neuro sviluppo – e coordinato dall’Assessore alle Pari Opportunità Chiara Caucino. Al tavolo, coerentemente con la DGR costitutiva, alcuni degli assessorati interessati hanno già dato l’adesione con l’indicazione del funzionario referente.
Sono state definite le modalità operative: il Tavolo sulle disabilità si riunirà con cadenza quindicinale (prossimo appuntamento già fissato per il 28 gennaio) su convocazione dell’Assessore Caucino e tratterà argomenti di programmazione e progettazione, indicati in un documento prodotto dalle associazioni, ma anche problemi contingenti a cui dare risposta urgente e congiunta.
Particolarmente urgente l’argomento dei vaccini: FISH, FAND e Anffas hanno espresso la necessità che il criterio di priorità già utilizzato per l’effettuazione dei tamponi alle persone con disabilità sia adottato anche per le vaccinazioni, l’Assessore Caucino ha evidenziato come tale richiesta sia già stata formulata e in attesa di risposta.
In merito alla difficoltà crescente che stanno vivendo le persone con autismo e le loro famiglie, il Tavolo sulle disabilità sostiene la realizzazione del “Progetto regionale per la gestione delle urgenze comportamentali nella disabilità” proposto dal dott. Roberto Keller, responsabile del centro regionale del Piemonte per le persone con disturbi dello spettro autistico in età adulta. Anche in questo caso la risposta dell’assessorato è stata positiva, con l’impegno ad avviare le azioni necessarie (per altro già previste e finanziate) per il potenziamento dell’ambulatorio e per l’eliminazione della lista d’attesa.
“Esprimiamo la nostra soddisfazione – commenta Giancarlo D’Errico, Presidente Anffas Piemonte e Anffas Torino – per il clima costruttivo, i propositi e gli impegni condivisi nell’incontro. Per la prima volta, applichiamo una prassi di co-programmazione e co-progettazione sulla disabilità. Agli argomenti tradizionali, come lavoro, scuola e trasporti, si aggiungono le emergenze dettate dalla pandemia, come la gestione dei centri diurni e residenziali, l’assistenza domiciliare e soprattutto la necessità di inserire tra le categorie da vaccinare con priorità le persone con disabilità. Tutto nell’ottica di costruire percorsi di vita autonomi e indipendente per ciascuna persona con disabilità, per migliorare la loro qualità di vita e nel contempo per spendere in maniera più appropriata ed efficiente le risorse”.
È terminato sabato scorso il primo ciclo della campagna vaccinale contro il coronavirus, per gli operatori dell’Ospedale Koelliker di Torino. Alte le adesioni che hanno superato l’75%.
Tre giorni di attività a pieno ritmo hanno permesso di concludere la prima fase della somministrazione del vaccino contro il COVID-19, mRNA BNT162b2 (Comirnaty), prodotto da Pfizer e BioNTech.
La campagna vaccinale è stata promossa all’interno della Struttura tra il corpo medico, il personale infermieristico e OSS e tutti i collaboratori a diverso titolo.
La somministrazione della seconda dose, a distanza di 21 giorni, avverrà nelle giornate del 4, 5 e 6 febbraio e di conseguenza, entro la metà del mese prossimo, gli operatori Koelliker saranno completamente vaccinati e la Struttura avrà un ulteriore elemento di barriera alla diffusione del virus.
“Grazie alla stretta collaborazione con la ASL di Torino e alla puntuale organizzazione della nostra Struttura – spiega la Dottoressa Paola Malvasio, direttrice sanitaria Koelliker – anche nel nostro ospedale si è avviata un’importante operazione di prevenzione e di sicurezza sanitaria. Siamo convinti dell’importanza del contributo di ognuno di noi alla complessa lotta alla pandemia. L’alta adesione del nostro personale alla campagna vaccinale è un’importante dimostrazione di consapevolezza e senso di responsabilità. Questo ulteriore traguardo si aggiunge alle numerose misure adottate presso la nostra Struttura per fronteggiare l’emergenza sanitaria, al fine di garantire ai nostri operatori e ai nostri pazienti standard di sicurezza sempre più elevati”.
Rivolgiamoci alla Consula’
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
La pandemia continua a mietere morti e a me sembra putroppo che la Chiesa torinese non sia così presente, come ci si aspetterebbe, nel dramma che ci coinvolge, credenti e non credenti.
Di fronte alla morte e all’idea di dover morire ci vuole sensibilità ed umanità. Le solite preghiere stereotipate o le solite litanie – non voglio offendere nessuno, sia chiaro perché sono credente – non bastano. Ci vuole altro. Perché la chiesa torinese ha di fatto ignorato la Consolata (la Consula’ , cantata di Nino Costa) o Superga di Vittorio Amedeo II, per non parlare di Maria Ausiliatrice? Sono la storia di Torino insieme al Cottolengo e al Cafasso. Andrebbe ancor prima ricordato il popolano beato Sebastiano Valfre ‘ che fu protagonista spirituale e materiale della resistenza dei torinesi all’assedio di Torino da parte dei francesi. Nei momenti difficili della mia vita sono andato alla Consolata dall’amico Mons. Franco Peradotto che prima era un grande uomo e poi era anche un grande sacerdote . Il cardinal Pellegrino sarà’ anche stato un grande grecista , ma umanamente era algido e trovava prioritario dialogare con il futuro sindaco comunista a cui spiano’ la strada. Che differenza tra il Cardinale Fossati o Mons. Pinardi! Altri arcivescovi non hanno di fatto lasciato traccia storica di se’: ottime persone, ma senza carisma. Il cardinale Ballestrero riuscì persino a “laicizzare “ la Sindone. Mi resta invece indelebile il ricordo dell’ incontro con papa Wojtyla nel cortile dell’ Università, uomo elettrizzante, carismatico. Dai laicisti venni attaccato per quell’incontro su invito dal rettore. Ricordo Papa Ratzinger per la sua ricchezza intellettuale e profondità umana che l’amico laico Marcello Pera mi ha aiutato a conoscere in modo più approfondito . Quattro righe del Papa tedesco valgono più di dieci prediche. Solo i faziosi dell’ Università di Roma non vollero accoglierlo in nome di un settarismo indecente. Ricordo con affetto e nostalgia Mons. Chiavazza, don Gnocchi, mons. Ruffino, mons. Bosso e mons Arcozzi Masino che condivisero la sorte dei loro soldati in Russia . Padre Ruggiero alle “Nuove“ conforto’ i condannati a morte. Ricordo il matematico e salesiano Piero Ottaviano uomo di grande disponibilità umana e civile, come il filosofo don Luigi Lo Sacco. Oggi don Ciotti e Olivero, incredibilmente taciturni , sono i due modelli di moda , ma anche molto lontani da una certa cristianita’ . Sono espressione di una chiesa un po’ troppo vip , celebrata dai politici che a me non piace. Sentii un certo disagio a ricevere insieme a Ciotti e Olivero un’alta onorificenza dal presidente Scalfaro che mi stupi’. La mia storia non aveva nulla con la loro. Ci saranno anche oggi dei sacerdoti degni di alcuni grandi esempi del passato. Voglio sperarlo . Sono loro che oggi ci occorrono , non i preti operai e i loro continuatori attuali. E’ quella Chiesa che deve dare la scossa e farci capire che non siamo abbandonati a noi stessi . Io ho la fortuna di avere un’assistenza spirituale in Liguria che mi da’ forza anche solo con una telefonata . La Chiesa altrimenti si atrofizza e perde la sua funzione più preziosa, quella di mettere in contatto le donne e gli uomini afflitti con Dio: janua coeli. Altrimenti le porte si aprono all’ateismo contemporaneo, da Nietzsche al povero Vattimo, allo squallido nichilismo privo di valori anche umani.
L’isola del libro
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Almudena Grandes “La figlia ideale” -Guanda- euro 20,00
Il romanzo è ispirato a una storia di cronaca vera, ambientata nella Spagna franchista, e racconta un altro tipo di repressione, quella subdola di un manicomio in cui erano internate donne scomode, trascurate, senza futuro e non sempre artigliate dalla malattia mentale.
La vicenda è quella di Aurora Rodríguez Carballeira (nata nel 1879 e morta nel 1956) che nel 1933 uccise l’unica figlia Hildegart, di 18 anni, sparandole alla testa mente dormiva.
L’assassina era una donna ricca, colta, intelligente fautrice dell’eugenetica; teoria bastarda secondo la quale era lecito decidere chi doveva vivere o morire, chi poteva avere o non avere figli. Aurora era convinta di dover salvare il mondo e contribuire a rifondare la società; una sorta di missione per la quale la figlia –bambina prodigio che a 8 anni parlava 6 lingue, laureata in legge poco più che adolescente- era il principale strumento.
Leggendo scoprirete perché la uccise e quali furono le diagnosi, ma soprattutto vi avventurerete in un romanzo fluviale in cui fatti storici e invenzione si fondono meravigliosamente.
La Grandes racconta il clima di paura e silenzi di una nazione oppressa, lo fa attraverso la malattia mentale, la vita negli ospedali psichiatrici e mette in campo 3 voci narranti.
Uno è il medico progressista Germán Velázquez che prende in cura Aurora nel manicomio femminile di Ciempozuelos, dal quale lei non uscirà più. E non c’è solo il resoconto del caso clinico della madre-assassina, affetta da paranoia; ma anche la vicenda personale e tragica di un uomo brillante e sensibile, fuggito in Svizzera durante la guerra civile (figlio di un luminare vittima della dittatura), tornato in Spagna nel 1954, a 33 anni, per sperimentare un nuovo farmaco nel manicomio a una trentina di chilometri da Madrid.
Altra figura centrale è la giovane infermiera ausiliaria María Castejón, nipote dell’ex giardiniere del manicomio, nata e cresciuta tra quelle mura che sono la sua casa; è lei l’unica che è riuscita a fare breccia nello straniamento e isolamento di Aurora.
Mentre quella dell’intricata donna Aurora è la terza voce di questo libro; il quinto degli “Episodi di una guerra interminabile”, serie di 6 romanzi indipendenti che Almudena Grandes ambienta nella Spagna dal 1936 al 1975.
Costanza DiQuattro “Donnafugata” -Baldini+Castoldi- eur0 16,00
Per chi si appassiona alle saghe familiari ed ha amato “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, il libro da leggere è questo: seconda opera narrativa della talentuosa 34enne ragusana Costanza DiQuattro, direttrice artistica del teatro di famiglia Donnafugata, che già ci aveva dilettati con “La mia casa di Montalbano” nel 2019.
Ora ci ammalia con una saga ottocentesca siciliana che è anche romanzo storico, ma in primis è il racconto della vita straordinaria del settimo barone di Donnafugata, Corrado Arezzo De Spucches.
Signore d’altri tempi, esponente di un’aristocrazia di provincia e di un casato tra i più antichi di Ibla, fiero e austero di fronte alle tragedie della vita, capace di sentimenti profondissimi.
Il libro inizia e si chiude volutamente nello stesso anno, il 1895, ma in mezzo vi scorre l’intera esistenza del barone, in un avanti e indietro continui nel tempo.
A partire dal giorno della sua nascita nel 1824 quando viene subito affidato alle amorevoli cure della balia Annetta, con la quale avrà un rapporto strettissimo e di grande complicità. Poi ci sono gli studi a Palermo, il suo amore per l’arte e il bello, il mecenatismo, il clima risorgimentale, la sua carriera come deputato al parlamento siciliano e poi del Regno d’Italia, il prestigioso compito di rappresentare il suo paese all’Internazionale di Dublino nel 1865 e infine la delusione per l’abbaglio sabaudo.
Fin qui la sua figura pubblica che ha lasciato il segno nella storia della Sicilia e in particolare di Ragusa.
Ma le pagine più belle sono quelle dedicate all’amore incommensurabile per le donne della sua vita. La madre baronessa morta troppo presto; la moglie Concetta, scelta per lui dalla famiglia, quasi una sconosciuta all’inizio con la quale fu subito intesa e poi un’attrazione che divenne immenso amore. Un sodalizio che resistette all’impossibilità di mettere al mondo l’ottavo barone di Donnafugata, e al dolore per l’infelice destino della loro unica sfortunata figlia Vincenzina. E ancora il ruolo potente di nonno innamorato delle due nipoti che gli sopravvivranno.
Pagine stupende per raccontare un vita unica ed eccezionale…
Jung Chang “Le signore di Shanghai” -Longanesi- euro 22,00
Jung Chang che abbiamo conosciuto attraverso l’autobiografico “Cigni selvatici” (nel 1991), ha ripetuto la magia con questa storia di donne, intrighi, amori e passioni nella Cina del 900.
L’autrice, nata nella provincia del Sichuan nel 1952, ha poi lasciato la Cina –dove i suoi libri sono proibiti- nel 1978, si è trasferita in Gran Bretagna dove è stata la prima studentessa della Repubblica Popolare Cinese a conseguire un dottorato. Oggi vive a Londra e quando torna in patria è sempre sotto stretto controllo delle autorità.
In “Le signore di Shanghai” racconta le vite delle 3 sorelle Soong, poco conosciute in Occidente, ma importanti per la storia cinese di metà 900, nel passaggio del paese da impero a repubblica, al governo nazionalista e al comunismo di Mao.
Figlie di Charlie Soong -ex predicatore metodista di Shanghai, diventato ricco uomo d’affari, di ampie vedute che le mandò a studiare in America- sono Ei-ling nata nel 1889, Ching-ling nel 1893 e May-ling nel1898.
«…Bassine e con la mascella quadrata, secondo gli standard tradizionali non erano grandi bellezze…..ma avevano visto il mondo: erano intelligenti, di mentalità indipendente e sicure di sé. Avevano “classe”».
3 caratteri diversi: una amava i soldi, una il potere, l’altra il suo paese. Ebbero vite incredibili e furono i loro matrimoni a tracciare le strade dei loro destini sullo sfondo di un paese tanto vasto e complesso.
Ei-ling, “Sorella maggiore”, convola a nozze con H.H. Kung,”l’uomo più ricco e corrotto dell’intera Cina” che costruirà un impero economico, più per la sua famiglia che per il progresso del paese.
La seconda, Ching, “Sorella Rossa”, a 22 anni sposa Sun Yat-sen, ricordato come il padre della Cina moderna: giovane ribelle cantonese che sconfisse la dinastia regnante Manciù, trasformando la Cina in Repubblica. Alla sua morte nel 1925, Ching si avvicina ai comunisti e nel 1949 diventa vicepresidente di Mao.
May, “Sorella minore”, nel 1927 sposa il generalissimo Chang Kai-shek (che subentrerà a Sun portando in Cina il governo nazionalista) e diventa a tutti gli effetti una First lady, protagonista del jet set internazionale.
3 donne straordinarie e imperfette, consigliere dei mariti, che furono al centro del potere, tra guerre, rivoluzioni e trasformazioni, affrontarono periodi difficili e di grande sofferenza, sfiorate più volte dalla morte.
Jung Chang “L’imperatrice Cixi” -TEA- euro 13,30
Se siete affascinati dalla complicata e avvincente storia della Cina, vale la pena leggere anche il precedente libro dell’autrice, pubblicato nel 2015, che ritrae una delle donne più forti e potenti del paese asiatico.
Cixi entrò a palazzo nel 1852 come concubina, non bella ma tanto fortunata da mettere al mondo un figlio maschio 4 anni dopo e fare un balzo in avanti quando l’imperatore Xianfeng la eleva a un rango superiore.
Diventa la consorte numero 2, seconda solo all’imperatrice Zhen e tra le due non ci fu mai rivalità. Intelligenti entrambe, una volta rimaste vedove, collaborarono e fecero fronte unito in attesa della maggiore età del piccolo imperatore Tongzhi. Entrambe gli fecero da madre e a un certo punto Zhen lasciò le redini a Cixi che, dal 1961 al 1908, per quasi 50 anni governò la Cina.
Non in prima persona (cosa impensabile), ma come reggente del figlio e poi del nipote. Sempre protesa nella lotta per condurre il suo paese fuori dall’arretratezza e traghettarlo nel progresso, nella modernità e in grado di stare al passo con le nazioni occidentali.
Questa corposa biografia storica rende a tutto tondo lo spessore dell’Imperatrice vedova che si trovò a fronteggiare nemici più forti e meglio armati, contrattare linee di confine, mediare la presenza di stranieri e missioni con usanze e credenze diverse…
Commise pure degli errori, per esempio affrontando male la ribellione dei boxer e macchiandosi anche di crudeltà; ma resta il ritratto di una donna curiosa, aperta, lungimirante, alla quale la Cina deve molto. Fu lei a introdurre novità come la luce elettrica, la ferrovia, lo studio delle lingue e dell’economia straniere…