ilTorinese

Samuele Giraudo primo al Campionato Italiano Sci di Fondo Under 18

Si è disputato nel fine settimana a Clusone (BG): al suo fianco Acqua Sant’Anna. 

L’acqua di Vinadio sale sul gradino più alto del podio insieme al 17enne, anche lui di Vinadio, fuoriclasse dello sci club Valle Stura, l’arco alpino che sovrasta Cuneo e da cui sgorga l’Acqua Sant’Anna.

Grande soddisfazione per il successo di Samuele che si è distinto, tra gli oltre 80 atleti provenienti da tutta Italia, nella Specialità Sprint in tecnica classica Under 18. In 3 minuti ha concluso il percorso di 1,3 km, davanti agli altri atleti in gara, conquistando il primo posto dei Campionati Italiani, validi anche per la Coppa Italia, dove Samuele è nella top 10.

Vinadiese doc, Samuele Giraudo alterna la didattica a distanza agli estenuanti allenamenti quotidiani e confessa: “Nella mia borraccia non ci sono integratori, solo Acqua Sant’Anna. Il mio segreto è l’impegno, dedicare ogni giorno almeno 2 ore agli allenamenti e scegliere una dieta sana ed equilibrata”.

E’ un onore per noi sostenere e salire sul podio con Samuele Giraudo – dichiara Alberto Bertone, Presidente e AD Acqua Sant’Anna. Noi abbiamo portato la qualità dell’acqua della Valle Stura in tutta Italia e nel mondo e ci auguriamo che questo ragazzo possa continuare a portare il cuore di Vinadio sulle nevi nazionali e internazionali”.

Quarti di finale, Juventus-Spal

Mercoledì 27 gennaio ore 20.45
Quarti di finale di Coppa Italia
Gara unica
Juventus-Spal

Qui Juve: Coppa Italia da vincere.È il chiaro monito del tecnico bianconero Andrea Pirlo,senza sottovalutare la Spal che milita in serie B.Attenzione massima visto che il Bayern Monaco ed il Real Madrid sono appena state eliminate dalle rispettive coppe nazionali proprio da 2 squadre di categoria inferiore.Ronaldo riposerà,come Betancour lievemente infortunato.Rientrano,al centro della difesa,De Ligt e Demiral,in panchina Bonucci e Chiellini.Spazio in attacco a Morata e Dybala.In porta torna Gigi Buffon che tra 2 giorni compirà 43 anni e forse prolungherà ancora 1 anno.È già un mito!

Qui Toro: si ferma Izzo che salterà la gara di venerdì sera contro la Fiorentina per la 20 esima giornata di campionato,prima di ritorno.Rientra l’altro difensore centrale N’Kolou.Per il resto tutto l’organico a disposizione del tecnico granata Davide Nicola.Un Toro che dovrà necessariamente incamerare i tre punti per togliersi dalla palude della zona retrocessione,ricordiamo che la squadra granata non ha ancora vinto in casa in questo campionato.Nessuna novità dal mercato che porterà a breve un centrocampista,o Kurtic dal Parma oppure Lerager dal Genoa.Poi un’attaccante:la scelta tra Sanabria dal Siviglia oppure Diaw dal Pordenone

Vincenzo Grassano

Pensare con la propria testa per essere influencer di se stessi

Pensare autonomamente non è sempre facile, rimedi considerati universali sono spesso dietro l’ angolo, gli “influencer” sono oramai quasi degli oracoli, autorità infallibili che somministrano suggerimenti  sicuri e affidabili, siamo inoltre un po’ tutti circondati da “tuttologi”, conoscenti, amici o parenti, che di frequente dispensano ricette “magiche”, farcendole molte volte di giudizi, per la risoluzione di problemi di diversa natura.

Agire in autogestione, utilizzare il pensiero critico e uscire da schemi e standard che ci pervengono dall’esterno, a volte in maniera invasiva, non è una attività che ci concediamo spesso. Liberare il nostro cervello e metterlo al servizio della nostra esistenza utilizzando le sue potenzialità, le sue esperienze e la sua capacità di valutazione è un processo che subisce interferenze da parte divarie entità ipoteticamente, ma sarebbe più giusto dire espressamente, istituite per influenzare il nostro pensiero e il suo conseguente operato. Certamente noi tutti abbiamo bisogno di supporto, di consigli e indicazioni soprattutto se le tematiche sono di tipo medico, se riguardano il nostro benessere e perché no talvolta anche per questioni superflue e non essenziali. Per tutto ciò che richiede assistenza specifica o tecnica sono legittimamentea disposizione esperti, professionisti, consulenti  e specialisti  ma affidarci non vuol dire rinunciare al nostro prezioso pensiero critico, prendere decisioni in autonomia o praticare l’autodeterminazione, sarebbe opportuno dunque esercitarci a pensare in libertà, speculare in maniera indipendente utilizzando tutte le nostre facoltà, il nostro vissuto e le nostre conoscenze.

Simonetta Tassinari, esperta di psicologia relazionale e docente di storia e filosofia,  nel libro “Il filosofo influencer”, edito da Feltrinelli, ci spiega come togliersi i paraocchi e pensare con la propria testa, suggerisce come riprendere le redini del proprio pensiero e ridimensionare l’influenza di quelle che consideriamo“autorità”. Secondo l’autrice è necessario ritrovare il pensiero critico frenato dai numerosi e disorientanti condizionamenti esterni, è indispensabile fare valutazioni utilizzando mezzi propri frutto di esperienze, vissuto, cognizione e capacità. Come lo fa? Rivalutando le scuole filosofiche dell’antica Grecia, attraversoteorie ed esercizi riadattati in chiave attuale, proponendo  riflessioni dei pensatori di ogni epoca, “maestri per l’umanità intera”. Dare ascolto ai propri dubbi, coltivare originalità e indipendenza attraverso l’utilizzo del nostro personale pensiero è un antidoto alla  tendenza attuale ad affidarsi totalmente, o quasi, ad informazioni, considerazioni e  visioni appartenenti troppo spesso alle vite degli altri. E’ essenziale vivere la propria vita, unica ed imperfetta, e ridare spazio alla singolarità delle nostre esperienze attraverso la costruzione e l’utilizzo del pensiero critico.

Maria La Barbera 

Fondazione De Agostini e Università insieme per la fragilità educativa

Il progetto “compiti@casa” nasce per contrastare la povertà educativa, aggravata dalla pandemia in corso. L’iniziativa di accompagnamento allo studio a distanza sarà dedicata agli studenti con difficoltà di apprendimento delle scuole secondarie di primo grado di Milano, Torino e Novara.


Curare la fragilità educativa, aggravata dall’attuale emergenza sanitaria, con un programma di sostegno allo studio a distanza. Questo l’obiettivo di “compiti@casa”, il progetto promosso dalla Fondazione De Agostini in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, che ha preso avvio oggi a Milano, Torino e Novara e rivolto agli studenti della scuola secondaria di primo grado con difficoltà di apprendimento.

La povertà educativa è uno dei principali fattori che produce diseguaglianze: i più colpiti sono i bambini e gli adolescenti che vivono in contesti sociali difficili a rischio di povertà assoluta, situazione in cui in Italia si trova attualmente il 12% dei minori (dati Istat 2019). Un disagio economico che si traduce spesso in divario educativo: i ragazzi in situazioni economiche difficili hanno meno opportunità di realizzazione personale e di successo scolastico rispetto ai loro coetanei con situazioni economiche migliori.
A seguito della pandemia Covid 19 inoltre più di 8,5 milioni di studenti sono stati costretti a interrompere la frequenza scolastica, aggravando ulteriormente le disuguaglianze di base.

A questa situazione si sono sommate le difficoltà che la didattica a distanza (DAD) ha generato: difficoltà di accesso ad internet, mancanza di device appropriati, spazi domestici insufficienti per lo studio, analfabetismo digitale delle famiglie incapaci di assistere i figli in questa nuova modalità di apprendimento. La DAD ha tuttavia messo in evidenza anche potenzialità, che possono continuare oltre l’emergenza: un rapporto diretto con gli insegnanti al di fuori dell’orario scolastico, una programmazione didattica più individualizzata, l’accesso a strumenti multimediali prima poco utilizzati, l’uso del web per la condivisione di contenuti educativi.

“Compiti@casa” è un progetto di sostegno ai ragazzi più fragili che vuole offrire una risposta ai bisogni educativi attraverso il supporto allo studio a distanza, coinvolgendo gli studenti universitari in qualità di tutor.
Questa iniziativa consente da un lato di sfruttare il salto tecnologico che i ragazzi stessi sono stati in grado di conseguire durante l’emergenza e, dall’altro, vuole aiutarli a colmare le difficoltà che continuano a sperimentare nei loro percorsi scolastici.
Il progetto, svolgendosi interamente online, può inoltre garantire ai ragazzi la continuità educativa in un anno scolastico caratterizzato dall’incertezza e da continue interruzioni nell’apprendimento.

Gli studenti coinvolti sono 100 (dagli 11 ai 13 anni), frequentanti la prima e la seconda classe di scuole secondarie di primo grado di tre istituti “pilota” a forte caratterizzazione multietnica e collocati nei quartieri periferici delle tre città: I.C. Renzo Pezzani di Milano (zona Corvetto); I.C. Leonardo da Vinci-Frank di Torino (Zona Falchera); I.C. Rita Levi Montalcini di Novara (quartiere di Sant’Andrea).

Il progetto offre sostegno nell’apprendimento dell’italiano, della matematica e delle discipline scientifiche mediante un’attività di studio pomeridiano di quattro ore settimanali (due per l’area umanistica, due per quella scientifico-matematica) a partire dal secondo quadrimestre. Le attività – che dureranno 15 settimane per un totale di 6.000 ore di assistenza – sono svolte a distanza utilizzando una piattaforma digitale progettata e sviluppata dall’Università degli Studi di Torino per video lezioni in sincrono e per la condivisione dei contenuti interattivi.
Tutti gli appuntamenti si svolgono in rapporto uno a due (un tutor universitario/due alunni) oppure uno a uno, a seconda delle necessità, e vedono il coinvolgimento di 54 studenti (27 per l’area umanistica, 27 per l’area scientifico-matematica) dell’Università degli Studi di Torino, selezionati tramite un bando e opportunamente preparati attraverso un percorso di 500 ore di formazione.

Uno dei punti di forza del progetto è proprio la stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, nella persona della professoressa Marina Marchisio, Ordinario di Matematiche Complementari, che svolge da anni ricerche nel campo della Digital Education e coordina numerosi progetti di ricerca e didattica sul tema, anche presso il MIUR. La professoressa Marchisio, insieme al prof. Andrea Balbo del Dipartimento di Studi Umanistici, alla prof.ssa Barbara Bruschi del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione e a due borsiste dell’Università, si occupa della selezione, della formazione e del coordinamento dei tutor, nonché della formazione dei docenti delle scuole che partecipano all’iniziativa.

Nel progetto anche gli istituti scolastici diventano soggetti attivi, segnalando i ragazzi in difficoltà attraverso i docenti (4 per ogni istituto, 12 in totale), che sono a loro volta coinvolti in un percorso di formazione per 120 ore complessive e di verifica periodica dell’iniziativa.
Anche le famiglie sono parte attiva, attraverso la sottoscrizione di un patto formativo con la scuola di appartenenza.

Gli obiettivi del progetto possono essere così sintetizzati:

aiutare nella prevenzione delle situazioni di fragilità a rischio disperione scolastica;
contribuire a colmare il digital divide che la situazione di emergenza sanitaria ha
amplificato;
promuovere il successo formativo di alunni in difficoltà che, a causa di problematiche personali, culturali o sociali, partono già da una condizione di svantaggio.

“La forza di questo progetto sta nella virtuosa collaborazione tra studenti, tutor, scuola e famiglia, con il supporto didattico e tecnico offerto dall’Università degli Studi di Torino. L’incontro con la Prof.ssa Marchisio ci ha permesso di realizzare questa iniziativa coinvolgendo gli studenti universitari in qualità di tutor degli alunni. Nuove e giovani figure di riferimento, che in un’ottica di peer education non solo potranno portare novità in termini di metodologie e contenuti, ma saranno anche capaci di accoglienza, ascolto e buone relazioni, anche a distanza”, ha commentato Chiara Boroli, Presidente di Fondazione De Agostini.

«L’Università di Torino ha sviluppato negli anni un ricco e prezioso bagaglio di esperienza nel campo della didattica a distanza, che le ha consentito di affrontare gli effetti negativi della pandemia sull’insegnamento con le competenze e con gli strumenti necessari. Quest’ultimo anno ha dimostrato che la tecnologia può essere un elemento fondamentale quando integrata alla presenza umana e quindi supportata da modelli appropriati di relazione. Sappiamo bene anche quanto sia importante prendere in carico l’intero processo di apprendimento, che non è costituito solo dalla lezione come momento di classe.
Il progetto “compiti@casa” è un esempio eccellente di come le nuove forme di socialità possano aiutare a superare le difficoltà di ogni persona in un contesto straordinario come quello attuale. La tutorship qualificata che le nostre studentesse e i nostri studenti offriranno alla scuola sotto la guida di UniTo va nella direzione di contribuire al contenimento delle diseguaglianze sociali che l’emergenza ha comportato. Insieme possiamo così incidere su uno dei problemi più preoccupanti causati dallo stato pandemico sulle giovani generazioni, come uno tra gli obiettivi primari tra le nostre attività di “terza missione”» ha concluso Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino.

Politecnico e New York University alleati nella lotta al virus

Vincente la collaborazione del collaudato gruppo di ricerca del team del Politecnico di Torino insieme a quello della New York University

 

Lo studio dimostra che nonostante il vaccino il distanziamento sociale, le restrizioni alla mobilità e le altre misure preventive rimarranno strumenti fondamentali per combattere il virus

 

È ormai noto come di fronte all’emergenza causata dalla pandemia in atto tutta la comunità scientifica mondiale ha messo a disposizione le proprie conoscenze e condiviso risultati e scoperte superando campanilismi e confini per cercare di dare risposte rapide ed efficaci.

 

Un esempio è quello del gruppo di ricerca guidato da Maurizio Porfiri della New York University Tandon School of Engineering e supportato dalla National Science Foundation (CMMI1561134 and CMMI-2027990), dalla Compagnia di San Paolo, dal MAECI (“Mac2Mic”), dall’European Research Council, e dalla Netherlands Organisation for Scientific Research.

 

Del gruppo fa parte il team guidato da Alessandro Rizzo del Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino, che collabora dal 2012 con la New York University come Visiting Professor lavorando allo sviluppo di modelli per la diffusione di malattie infettive che tengano conto delle variazioni di attività e del comportamento umano. Oltre a docenti e studiosi della New York University e della Northern Illinois University, sul versante italiano il gruppo è arricchito dalla collaborazione di Lorenzo Zino, ricercatore della University of Groningen ed ex-dottorando del Politecnico di Torino, e del dottor Emanuele Caroppo, psichiatra dell’Università Cattolica e della ASL Roma 2.

 

Questo progetto, ancora in corso, si è concentrato sullo studio sulla città statunitense di New Rochelle – uno dei primi importanti focolai di COVID-19 nello stato di New York – che porterà ad un modello utile a valutare l’efficacia di diverse strategie di contenimento del virus, quali ad esempio le modalità di testing “drive-through”.

In questa ricerca è stata elaborata una piattaforma di modellazione agent-based in cui viene simulato ogni singolo individuo della popolazione in un rapporto uno a uno finalizzata a simulare la diffusione del COVID-19 in piccole e medie città. La scelta della città di riferimento è ricaduta su New Rochelle non solo per la sua cronologia degli eventi legati al virus, ma anche perché la modellazione agent-based per città di piccola e media grandezza può dirsi ancora inesplorata, nonostante gli Stati Uniti siano largamente composti da simili realtà. Inoltre, anche la realtà italiana è costituita da città di piccole e medie dimensioni, pertanto la ricerca effettuata è particolarmente adatta anche per l’applicazione sul territorio italiano.

Supportato da conoscenze specialistiche e dai dati ufficiali sul virus, il modello incorpora elementi di dettaglio relativi alla sua diffusione in una popolazione statisticamente realistica. Insieme a variabili come test, trattamenti e opzioni di vaccinazione, il modello tiene conto anche dell’interazione di altre malattie con sintomi simili a quelli del COVID-19.

 

Una sua caratteristica unica consiste nella possibilità di sondare i differenti approcci relativi ai test – negli ospedali o nelle strutture percorribili in auto – e le svariate strategie di vaccinazione che potrebbero conferire priorità ai soggetti vulnerabili. I processi decisionali delle autorità pubbliche potrebbero dunque trarre vantaggio da tale modello data la sua risoluzione particolareggiata, la sua natura open-source e l’ampia gamma di funzionalità disponibili.

 

Lo studio ha portato ad alcune fondamentali conclusioni. I risultati suggeriscono infatti che dare priorità agli individui ad alto rischio abbia effetti marginali sulla riduzione dei decessi: per ottenere miglioramenti significativi servirebbe invece vaccinare un’alta percentuale della popolazione cittadina. È significativo, poi, che i benefici legati alle misure restrittive applicate durante la prima ondata superino largamente quelli di qualsiasi scenario in cui vengano applicate vaccinazioni selettive: nonostante la disponibilità di un vaccino il distanziamento sociale, le restrizioni alla mobilità e le altre misure preventive rimarranno strumenti fondamentali per combattere il virus.

 

Nucleare, Cirio: “Il metodo è sbagliato. Bisogna coinvolgere sindaci e cittadini”

“Dobbiamo darci un metodo diverso perché il Piemonte sul nucleare la sua parte l’ha già fatta, pagando personalmente in termini di salute pubblica, occupazione del territorio, investimenti di turismo: abbiamo già subito scelte del passato. Il metodo utilizzato è sbagliato”. Così il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha aperto il dibattito del Consiglio regionale aperto, dedicato interamente al Deposito nazionale unico per le scorie nucleari.

Una questione soprattutto di metodo, quindi: “Si tratta di scelte impattanti – ha aggiunto – che non si possono assumere senza il coinvolgimento diretto dei sindaci e dei cittadini. Non è rispettoso istituzionalmente, nei confronti delle competenze dirette dei primi cittadini e della Regione stessa”.

Per questo Cirio ha ringraziato il Consiglio regionale del Piemonte che, primo in Italia, ha voluto aprire un dibattito pubblico e aperto sul tema. Alla riunione in videoconferenza, hanno partecipato anche molti parlamentari piemontesi e soggetti interessati: “Si deve porre il problema per trovare una soluzione, ma solo con metodi partecipativi e con il rispetto delle comunità territoriali – ha ribadito -. Come regione faremo da garanti perché la voce dei territori giunga nei palazzi dove si decide sulla vita reale delle persone, perché su questi temi non ci sono colori o maggioranze ma la salute pubblica di un Paese. Personalmente ho appreso della possibilità che il Piemonte potesse ospitare diversi siti di stoccaggio attraverso agenzia di stampa. Situazioni  e valutazioni di questo genere non possono essere presi in qualche ministero romano per poi essere trasmessi a mezzo stampa ai territori interessati”.

È quindi intervenuto Luigi Perri, Presidente della Sogin Spa, che si è detto “Consapevole della complessità del tema, obiettivo strategico non solo per il Piemonte ma per Italia che ci consentirà di risolvere problematica annosa senza doverla trasferire alle generazioni future”.

L’intervento di Perri ha voluto rassicurare gli intervenuti riguardo la partecipazione alle scelte. “La carta dei siti potenzialmente idonei che è stata pubblicata, non è ancora definitiva ma si tratta semplicemente di una traccia, una mappatura ipotetica che terrà conto di tutte le valutazioni tecniche che riceveremo da questi territori, per giungere a decisioni condivise. Sogin seguirà dibattito garantendo supporto a tutti i soggetti interessati e accoglierà eventuali modifiche. Ribadisco che il deposito nazionale è un’infrastruttura fondamentale perché ci consentirà di razionalizzare e di efficentare il sistema rispetto agli attuali 19 siti provvisori sparsi per Italia.

Emanuele Fontani, amministratore delegato, ha aggiunto che “Sogin è proprietà dello Stato e noi facciamo ciò che lo Stato ci dice di fare, quindi lavoriamo per il deposito nazionale unico. Oggi abbiamo 19 siti di stoccaggio e si è iniziata la procedura di individuazione, che sarà effettuata con la massima partecipazione democratica, dei territori potenzialmente idonei. Del resto il prodotto principale di Sogin è appunto la sicurezza dei cittadini”.

Fabio Chiaravelli, direttore deposito nazionale ha ricordato che “da anni si lavora su questo progetto, le attività specifiche hanno avuto inizio nel 2010, ma il problema nasce ben prima, già negli anni Sessanta. Si tratta di iniziare la procedura di localizzazione, pubblicando la carta delle località potenzialmente idonee. Questo serve per iniziare la procedura: da qui in poi si comincia, non c’è nulla di deciso, ma c’è il materiale per poter cominciare a parlare e poi a decidere. Si mira al coinvolgimento di tutti coloro che sono interessati nei territori che potenzialmente risultano idonei alla collocazione del deposito nazionale”.

Il deposito, ha specificato Chiavarelli, “non è una discarica, ma un’infrastruttura di superficie ingegneristica che contiene in piena sicurezza i rifiuti radioattivi. Consistono in circa 95mila metri cubi, compresi i contenitori. Non ci sono rifiuti sciolti o liberi. Di questi 78mila sono di attività molto bassa o bassa e 17mila a media e alta attività: tra questi ultimi anche quelli che torneranno presto da Francia e Gran Bretagna dove sono stati inviati per essere trattati. Oggi abbiamo depositi temporanei, ma nessuno di questi siti ha le caratteristiche per poter diventare deposito nazionale. La gestione in sicurezza di un sito unico centralizzato sarà molto più semplice”.

Dopo l’intervento di Francesco Bochicchio, istituto superiore Sanità, Maurizio Pernice, direttore dell’ispettorato nazionale sicurezza nucleare ha sottolineato che il ritardo nella realizzazione del deposito unico rappresenta maggiori costi per il Paese. “Il deposito unico sarebbe ancora più sicuro e costerebbe meno. Quanto alle osservazioni da proporre, condivido che sessanta giorni per una materia del genere sono realmente insufficienti. Ma in realtà ci sono due termini, quello di 60 giorni per le osservazioni e 120 giorni per preparare il seminario. Dopodiché ci sono altri 30 giorni dalla scadenza del seminario”.

Il Vicerettore Politecnico di Torino, Roberto Zanino, professore impianti nucleari ha ricordato che “il tema è delicato, ma non procrastinabile. C’è già una procedura di infrazione europea aperta sul punto. Oggi il Piemonte ospita già la maggior parte dei depositi nucleari e il nostro Ateneo si mette a disposizione per aiutare nelle decisioni, anche ai fini di una corretta comunicazione e diffusione della questione”. Gian Carlo Avanzi, rettore Università del Piemonte orientale, ha sottolineato “che oltre al deposito è previsto anche un centro di ricerca, che potrebbe essere un importante volano di occupazione e crescita per il territorio. I depositi ci sono già, si tratta soltanto di organizzare meglio la situazione”.

Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura, ritiene inopportuno che il Piemonte sia la “pattumiera d’Italia”, visto che già oggi ha l’84% delle scorie nucleari sul proprio territorio.

Anna Andorno, Presidente Carp – coordinamento ambientalisti rifiuti Piemonte Vercelli ha sottolineato che la fragilità del nostro territorio può essere messa ancora più a rischio. Negli anni il Piemonte è stato sotto attacco ambientale, da Saluggia a Trino.

Gian Piero Godio di Legambiente, ha ricordato a sua volta che già il Piemonte è di fatto la regione dove si concentrano i depositi, per cui creare quello unico nazionale può essere anche un vantaggio. Nei passaggi successivi della procedura si dovrà evidenziare che alcune aree individuate in Piemonte come potenzialmente utilizzabili, presentano falde profonde e possibilità di alluvione. Valerio Grosso, dell’associazione Piccoli Comuni, ha lamentato la scarsa o nulla partecipazione da parte dei territori e dei municipi sino a questo momento dell’individuazione dei siti. Luisa Memore, presidente piemontese Medici per l’Ambiente, ha sostenuto che se per caso si decidesse per il Piemonte, come contropartita bisogna chiedere bonifiche di altre zone oggi compromesse.

Gian Matteo Passuello, Vicepresidente Uncem Piemonte ha a sua volta insistito sulla necessità di massima partecipazione dei territori.

Nel corso della mattinata si sono susseguiti altri interventi di associazioni e soggetti interessati. I rappresentanti di molti territori si sono detti “diffidenti” per le scelte assunte, visto che “come al solito il Piemonte sui 12 siti ritenuti più idonei, addirittura 7 sono nella nostra Regione”.

Scoperta una serra di cannabis

3 ARRESTI E 800 PIANTE SEQUESTRATE

Nell’ambito della consueta attività di monitoraggio di soggetti dediti al commercio di sostanze stupefacenti, personale della Squadra Mobile apprendeva che il pregiudicato CASTAGNERIS Alex (di anni 33), residente a Fiano (TO) e già denunciato, nel 2018, per aver avviato un’illecita coltivazione di cannabis, aveva acquisito la disponibilità di un capannone in questa via Fattorelli, nei pressi del canale derivatore dell’AEM, e ne aveva trasformato l’interno per ricavare alcuni ambienti in cui riprendere l’attività di illecita coltivazione, al riparo da sguardi indiscreti.

Venerdì 22 u.s., pertanto, il personale della Sezione Antidroga effettuava un mirato servizio di appostamento nella zona.

Gli investigatori vedevano giungere un’autovettura, dalla quale scendeva il CASTAGNERIS; allorquando questi si accingeva ad accedere a un magazzino lì ubicato, gli investigatori tentavano di fermarlo, ma il malvivente, alla vista degli operanti, si dava alla fuga a piedi, in direzione del canale, in prossimità del quale veniva raggiunto; prima di essere definitivamente bloccato, riusciva a gettare le chiavi del capannone nell’acqua.

Il portoncino del capannone, tuttavia, era già stato aperto nei frangenti precedenti; allorché gli agenti vi accedevano, potevano constatare che effettivamente era stato trasformato in un luogo per la coltivazione, la lavorazione ed il confezionamento di marijuana. All’interno dello stesso, infatti, erano state allestite tre serre di grandi dimensioni, un zona per l’essiccazione delle piante e una per il confezionamento del prodotto finito. Ognuno di questi ambienti era inoltre dotato di tutte le attrezzature necessarie per svolgere la funzione cui era destinato (lampade per coltivazioni indoor, aeratori, ventilatori, etc.).

L’irruzione nel capannone permetteva oltretutto di sorprendere due complici del CASTAGNERIS, intenti ad occuparsi di alcune delle attività necessarie per la lavorazione ed il confezionamento della sostanza stupefacente. Costoro, identificati per i pregiudicati torinesi DE FELICE Oberdan (di anni 48) e SILVESTRI Paolo (di anni 51), venivano pertanto tratti in arresto unitamente al CASTAGNERIS.

L’operazione si concludeva con il sequestro di circa 800 piante di cannabis, di alcuni chilogrammi di infiorescenze essiccate, delle attrezzature rinvenute all’interno del magazzino e di due automezzi (un furgone e un’autovettura) adoperati dagli arrestati per svolgere l’illecita attività.

Giorno della Memoria, ecco tutte le iniziative in programma

lI Giorno della Memoria si svolgerà anche quest’anno con un fitto programma di iniziative realizzato dal Polo del ‘900 di Torino e dai suoi Enti partner per mantenere viva la memoria delle vittime dell’Olocausto.

Un impegno in ricordo delle tante vittime del nazismo, lo sterminio degli ebrei, le leggi razziali del 1938 reso possibile grazie al sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale e il patrocinio della Comunità Ebraica di Torino.

Altre iniziative sono previste sui territori delle province piemontesi a cura degli Istituti
storici della Resistenza e della storia Contemporanea. Tra queste si segnala il
progetto che vede impegnati tutti gli Istituti Storici piemontesi, unitamente all’Archivio
nazionale cinematografico della Resistenza, nella realizzazione di un video intitolato
“Le deportazioni dal Piemonte” (1943-1945). Un’idea per restituire ai cittadini la
dimensione regionale della deportazione, valorizzando le fonti di memoria e quelle
storiche presenti nei diversi archivi degli Istituti e delle amministrazioni locali, tenuto
conto che tra il 1943 e il 1945 il Piemonte fu teatro di numerose deportazioni, così da
diventare la seconda regione italiana per numero di deportati per ragioni razziali.
Il 27 gennaio, 76° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz,
è una data fondamentale nel calendario civile. “Fare memoria è un obbligo morale e
civile per non disperdere la fatica del ricordo e il dolore delle offese che per troppo
tempo è stato possibile leggere sui volti dei sopravvissuti”, afferma il presidente del
Consiglio regionale, Stefano Allasia. “L’internamento nei lager è stata
un’esperienza estrema, una discesa negli abissi, inconcepibile per chi ritiene la
storia un progressivo cammino di evoluzione e civiltà. Il germe dell’intolleranza e
dell’odio è tuttora ancora presente. La recente irruzione nazista sul web, con
minacce antisemite avvenuta durante la presentazione di un libro, è la dimostrazione
che c’è la necessità di rafforzare ulteriormente l’impegno nel contrastare ogni forma
di razzismo, discriminazione e violenza”.

“Come è già accaduto per il 25 aprile – aggiunge il vicepresidente del Consiglio,
Mauro Salizzoni – questa pandemia ci impedirà di celebrare il Giorno della Memoria
come è sempre stato, incontrandoci e ritrovandoci insieme. Non per questo è venuto
meno l’impegno del Comitato Resistenza e Costituzione e delle tante realtà
associative che ne fanno parte, a cominciare dal Polo del ‘900. Mai come oggi
abbiamo l’urgenza di non dimenticare ciò che è stato, di ‘commemorare’ ovvero
condividere una comune Memoria. Lo dimostrano i recenti raid digitali antisemiti, la
propaganda fascista e nazista fatta di gesti, parole e simboli che credevano
appartenere al passato, il negazionismo basato sull’ignoranza che crede che
Mussolini abbia fatto cose buone e che la Shoah sia un’invenzione. Lo dimostrano le
donne, uomini e bambini in fuga tra i boschi dei Balcani, cacciati indietro a
bastonate. Contro i fascismi di ieri e di oggi, contro l’intolleranza e il razzismo, siamo
tutti chiamati ad un forte impegno culturale, educativo ed istituzionale”.
Il programma di iniziative realizzate dal Polo del ‘900 per il Giorno della Memoria
2021 dovrà ancora confrontarsi con l’emergenza sanitaria in corso. Per questa
ragione, gli appuntamenti saranno online, da seguire sui canali web del Polo del ‘900
e degli enti partecipanti.

Il programma si apre lunedì 18 gennaio e andrà avanti fino a domenica 7 febbraio
con dirette streaming, podcast, musica, proiezioni e reading che affronteranno il
tema della memoria con molteplici linguaggi, proponendosi a un pubblico variegato.
Particolare attenzione è data alle nuove generazioni e al mondo della scuola, per
cui sono stati elaborati contenuti ad hoc vista l’impossibilità, come ogni anno, di
accogliere gli studenti fisicamente al Polo e in visita all’allestimento permanente del
Museo Diffuso della Resistenza.

Come spiega Sergio Soave, presidente del Polo del ‘900: “Il giorno della memoria
che da una ventina d’anni sta caratterizzando il nostro calendario civile, è già ridotto
a stanco rituale? Il rischio c’è e noi dobbiamo esserne consapevoli. Le iniziative di
quest’anno cui, come Polo del ‘900, siamo onorati di partecipare, hanno tentato
quindi una sintesi tra tradizione e innovazione, alla luce anche delle restrizioni in
corso per cui abbiamo dovuto affidarci molto al web. Come si vede dal programma,
raggiungere i giovani è stata una priorità, proponendo contemporaneamente sia
iniziative sperimentate e consolidate come quelle sulle pietre di inciampo, sia
innovazioni di grande respiro come quella: “Adotta un negazionista” che, nell’epoca
dei social media e della cultura del tweet, reintroduce il metodo del dialogo
interpersonale paziente, ostinato e problematico su un tema molto attuale”.
“Un giorno della memoria diverso che non permetterà di incontrarsi dal vivo –
afferma Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900 – ma alla luce dell’esperienza
maturata nel corso del 2020, il Polo del ‘900 ha elaborato una programmazione di
qualità che sfrutta le opportunità del digitale per permettere, da un lato la
partecipazione da remoto alle iniziative attraverso il sistema delle dirette streaming,
dall’altro la fruizione nel tempo di contenuti digitali, raggiungendo anche coloro che
non essendo di Torino non avrebbero potuto far visita al Polo. Inoltre, abbiamo
prestato molta attenzione ai linguaggi che vanno dal podcast alla musica, dal
dibattito al cinema, coinvolgendo in particolare studenti e insegnanti, in questo
momento delicato di scuola senza la scuola ”.

“Le molteplici iniziative anche quest’anno promosse e organizzate, in occasione del
Giorno della Memoria, dal Polo del 900 rappresentano un encomiabile esempio di
quanto occorre fare per tenere viva la conoscenza e la consapevolezza degli orrori
della Shoah – sottolinea Dario Disegni, presidente della Comunità Ebraica di Torino
– La proposta educativa e culturale rivolta alla cittadinanza prevede manifestazioni
che utilizzano la più ampia gamma dei linguaggi che possono raggiungere le varie
fasce della popolazione, da attività di carattere più strettamente scientifico, quali
convegni, seminari, ricerche e pubblicazioni, a eventi culturali quali mostre, film e
documentari, spettacoli teatrali e musicali, anche se quest’anno, a causa della
difficile situazione sanitaria, si potranno svolgere soltanto in modalità online. Va
ancora una volta ribadito che la trasmissione della memoria è presupposto
fondamentale per generare un forte impegno civile, tale da contrastare ogni forma di
odio e intolleranza, e per riaffermare con forza e determinazione, non solo il 27
gennaio, ma in ognuno dei 365 giorni dell’anno, i valori di uguaglianza e di libertà
sanciti dalla nostra Costituzione”.

Le celebrazioni 2021 del Polo del ‘900 cominceranno lunedì 18 gennaio con un
omaggio a Liliana Segre a cura del Centro Studi Piero Gobetti. A partire
dall’autobiografia “La memoria rende liberi. La vita spezzata di una bambina
nella Shoah”, a cura di Enrico Mentana (Rizzoli, Milano 2018) si ripercorrono
l’infanzia, il legame con papà Alberto, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera,
l’identità ebraica, la depressione e gli affetti della senatrice a vita Liliana Segre.
L’evento verrà trasmesso online sui canali del Centro Studi Piero Gobetti alle ore 18.
Un percorso inedito da segnalare mette al centro lo sport ai tempi dei lager a cura
di Istoreto e dell’Unione culturale “Franco Antonicelli”. Con l’appuntamento “Dai
campi di calcio ad Auschwitz” si parte dal libro di Gianni Cerutti: “L’allenatore ad
Auschwitz” (Interlinea, 2020) alla scoperta della vicenda umana di Árpád Weisz, uno
dei più grandi allenatori degli anni Trenta, che per primo introdusse gli schemi nel
calcio italiano. Poi l’espulsione dall’Italia, in seguito alle leggi razziali, e la tragica fine
nel lager di Auschwitz (26 gennaio alle ore 18).
Tra le iniziative pensate per le scuole: film, cortometraggi e documentari con “La
cineteca della Resistenza” a cura dell’Archivio Nazionale Cinematografico della
Resistenza (25/26/27 gennaio ore 10. Prenotazione a ancr.didattica@gmail.com) e
ancora il Laboratorio sulle Pietre d’inciampo a cura del Museo Diffuso della
Resistenza (26/27/28 gennaio, ore 9. Prenotazioni a
didattica@museodiffusotorino.it). I ragazzi saranno anche protagonisti di “Adotta un
negazionista”, diretta radiofonica su Tradi Radio organizzata dalla Rete Italiana di
Cultura Popolare alla ricerca del significato della parola negazionista ieri e oggi (27
gennaio, ore 18).

Le celebrazioni e iniziative si concentreranno nella giornata del 27 gennaio. Non
poteva mancare la tradizionale Posa delle Pietre d’Inciampo a cura del Museo
Diffuso della Resistenza, a partire dalle ore 9.30. Quest’anno, per la prima volta dal
2015, non sarà presente l’artista tedesco Gunter Demnig ma le Pietre verranno
posate nella città di Torino, proprio nel Giorno della Memoria, grazie alla
collaborazione della squadra tecnica del Comune. Nella stessa giornata verrà
pubblicato un video riassuntivo delle pose sui canali del Museo e del Polo del ‘900.
La giornata continua con tanti appuntamenti tra cui il podcast “Il
#poloèsempreonline per il Giorno della Memoria”: più voci per ripercorrere le
vicende della persecuzione degli ebrei italiani, dalle leggi razziali al 1945 attraverso
letture, testimonianze, musiche ed interventi autoriali a partire dal materiale
d’archivio del Polo e dei suoi enti.

Le celebrazioni 2021 si concluderanno il 7 febbraio 2021 con la lettura scenica
Mikołajska 26 sulla figura di Zuzanna Ginczanka, poetessa polacca, ebrea
originaria di Kiev. A cura dell’Istoreto e del Consolato Onorario della Repubblica di
Polonia in Torino.

Il programma completo per il Giorno della Memoria è disponibile sul sito
polodel900.it. Tutte le iniziative sono rese possibili grazie al sostegno del Comitato
Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale e il patrocinio della Comunità
Ebraica di Torino.

La paranoia della politica che ha distrutto l’Italia

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni Finalmente Conte, che sintetizza nel suo volto il dramma della pandemia e del governo più a sinistra della storia italiana, ha dato le dimissioni.

Ma la crisi diventa un altro problema altrettanto irrisolvibile: si evidenzia un clima di sfascio che solo
Marco Pannella avrebbe la forza di denunciare con un digiuno. Gli ascari, i venduti diventano protagonisti di un governo che si rivelerà comunque inadeguato. L’Italia non garantita si trova allo stremo e nessuno si muove. E vengono fuori  vere e proprie follie come Berlusconi futuro presidente della Repubblica ad 85 anni,
con un mandato settennale. Una boutade che rivela la non serietà di Salvini, un demagogo politicamente squallido e cinico che non sarebbe mai in grado di essere un premier. In questa crisi gli ex comunisti (in effetti sono rimasti comunisti) esaltano in modo sfacciato, anzi a volte osceno il Centenario del PCI  che, dopo la sventura del fascismo, fu l’esperienza politica più nefasta della storia italiana. Noi cittadini sopportiamo tutto, anche i cretini che sono tornati protagonisti. Abbiamo un’informazione indecente e falsa che, combinata ad una tv pubblica e privata spregevole, incrina la stessa democrazia.  E’ significativo che Travaglio e Ferrrara siano gli sponsor più accaniti di Conte. Siamo reclusi in casa come dei vecchi imbecilli che vengono considerati un problema da “risolvere” con sistemi che fanno pensare ai campi di sterminio, come dimostra un gravissimo episodio in un ospedale lombardo in cui sono stati ammazzati dei degenti per liberarne i letti. C’è gente che continua a circolare senza mascherine o le tiene abbassate, attentando alla vita altrui oltre che alla loro. Di fronte a questo sfascio dobbiamo trovare la forza morale e civile per ribellarci. Pensare che Casini sia un possibile  salvatore della Patria , fa piangere . Farebbe sghignazzare se fossimo a Carnevale. L’Italia del COVID e del governo Conte  sta  andando  a sbattere . Bisogna reagire e reagire subito. Per la salvezza d’Italia !

Il bollettino Covid di martedì 26 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16,30

 

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 728 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 172 dopo test antigenico), pari al 3,4% dei 21.364 tamponi eseguiti, di cui 13.420 antigenici. Dei728 nuovi casi, gli asintomatici sono 370 (50,8%).

I casi sono così ripartiti: 235 screening, 339 contatti di caso, 154 con indagine in corso; per ambito: 66 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 49 scolastico, 613 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 223.033 così suddivisi su base provinciale: 19.973 Alessandria, 11593 Asti, 7689 Biella, 30.786 Cuneo, 17.473 Novara, 116.278 Torino, 8325 Vercelli, 7992 Verbano-Cusio-Ossola, oltre 1141 a residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1783 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 163 (+ 0 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2307 (- 57rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.247

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.400.134(+ 21.364 rispetto a ieri), di cui1.005.945 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8642

Sono 38 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui2verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8642 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1314 Alessandria, 566 Asti, 367 Biella, 994 Cuneo, 722 Novara, 3923 Torino, 397 Vercelli, 278 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 81 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

201.674 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 201.674(+ 1174 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 17.607 Alessandria, 10.282 Asti, 6969 Biella, 28.214 Cuneo, 15.791 Novara, 105.427 Torino, 7.581 Vercelli, 7.147 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1034 extraregione e 1622 in fase di definizione.