ilTorinese

Donne di valore Intervista a Patrizia Toia

A Moncalieri giovedì 4 febbraio alle ore 18,00: ultimo appuntamento on line con la rassegna sul ruolo delle donne nei luoghi di decisione e sugli stereotipi di genere

Giovedı̀ 4 febbraio l’europarlamentare Patrizia Toia, sarà ospite della rassegna “Donne di valore”, patrocinata dall’Assessorato alle Pari Opportunità di Moncalieri. Alle 18, sulla pagina facebook della
Biblioteca Civica Arduino @bibliomonc, sarà intervistata dalla giornalista Rosaria Ravasio. Si tratta dell’evento di chiusura di un progetto in tre tempi, che porta la /irma dell’Assessorato alle Pari
Opportunità dell’Associazione Il Rosa e il Grigio. Al centro dell’incontro, che verrà introdotto dall’assessore alle Pari Opportunità Laura Pompeo, il ruolo delle donne nella politica e nei luoghi di decisione, cosı̀ importante anche in momenti dif/icili come quello che ancora stiamo attraversando. “Donne di valore aveva esordito con l’intervista all’europarlamentare Gianna Gancia – illustra soddisfatta l’assessore alle Pari Opportunità Laura Pompeo – mentre lunedì 25 si è tenuto un convegno dedicato agli stereotipi di genere, come declinato in diverse forme della comunicazione: linguaggio, politica, pubblicità, cinema, cartoons. I tre momenti del progetto sono stati tutti orientati a contrastare sul piano culturale gli stereotipi di genere. Abbiamo voluto alimentare il dibattito e continuare a sensibilizzare, in continuità con l’ampio spazio che abbiamo dedicato nelle ultime settimane al tema della violenza di genere (6 eventi on line appena conclusi) nel solco di un lavoro su questi temi convintamente avviato ,in dal mio primo mandato 5 anni fa”. Per chi se li fosse persi, sia l’intervista con Gancia sia il convegno rimangono visibili al pubblico, andando nella sezione Video della pagina Facebook della biblioteca

Tentano il furto di Sambuca e Malibu

Un arresto e una denuncia della Polizia

Hanno sottratto dagli scaffali diverse bottiglie di alcolici, celandole sotto gli indumenti, e sono giunti alle casse pagando solo una lattina di birra. È accaduto mercoledì pomeriggio all’interno di un supermercato di via Livorno. La scena era stata osservata dall’addetto alla sicurezza che ha fermato i ragazzi solo una volta raggiunte le barriere antitaccheggio. I due, essendosi dimostrati sin da subito collaborativi ed avendo consegnato spontaneamente il maltolto, su richiesta della proprietà, sono stati lasciati liberi di andare senza contattare le Forze dell’Ordine. Ma, il passo claudicante di uno dei due ha fatto insospettire il vigilantes. Il ventisettenne italiano, chiamato in causa, ha negato ogni sospetto dicendo di avere un tutore che gli impediva dunque di camminare bene, e quando l’addetto alla sicurezza ha iniziato ad essere insistente quest’ultimo ha cambiato versione dicendo di nascondere dello stupefacente. Il racconto non ha convinto l’operatore. All’ennesima richiesta di poterlo controllare l’uomo si è innervosito e lo ha spintonato nel tentativo di guadagnarsi la fuga, ma, non riuscendoci, ha deciso di consegnare la bottiglia di sambuca che nascondeva all’interno di uno scarponcino all’altezza della caviglia. In attesa dell’arrivo della Polizia l’uomo ha perso il controllo e ha aggredito i presenti e nel compiere l’azione ha strappato la giacca ad un dipendente intervenuto per fermarlo. Tutti i tentativi di riportarlo alla calma sono falliti, compresi quelli del suo complice. Gli agenti della Squadra Volante, intervenuti al Parco Dora, hanno arrestato il 27enne per tentata rapina, mentre l’amico, un ventiquattrenne italiano, non avendo preso parte alle aggressioni, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per tentato furto ma anche sanzionato per Oltraggio a Pubblico Ufficiale per aver offeso gli agenti una volta raggiunti gli uffici di Polizia. Il valore delle quattro bottiglie di liquori asportate è stato stimato per circa 55 euro. Entrambi hanno precedenti di Polizia per reati contro il patrimonio e violazione delle norme in materia di stupefacenti. L’arrestato, trovato in possesso di due frammenti di hashish, è stato anche sanzionato amministrativamente per la detenzione dello stupefacente.

I mondi di Mario Lattes # 1

In mostra (per ora online) alla Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba, le opere “recuperate” dell’artista torinese
www.fondazionebottarilattes.it. Monforte d’Alba (Cuneo)

In parete, troviamo i “soggetti onirici” e le sue “figure archetipe” popolanti atmosfere surreali condivise da oggetti e presenze simboliche (la farfalla, la conchiglia, l’uovo, la mano) messe lì a far memoria dolorosa in un bagno profondo di risentito e amaro umorismo; al pari delle sue “marionette” e dei suoi “alter ego” tutt’altro che giocosi e rassicuranti insieme alle nature morte con “cianfruscole” o cianfrusaglie che il pittore amava collezionare e agli studi di volti e personaggi dai tratti scultorei ed essenziali nella geometrica astrazione delle forme.

Sono una quarantina le opere esposte nella mostra, virtualmente inaugurata il 22 dicembre scorso e dedicata a Mario Lattes (Torino, 1923 – 2001) dalla Fondazione Bottari Lattes, nata nel 2009 a Monforte d’Alba (in via Marconi, 16) per volontà della moglie Caterina Bottari Lattes proprio con lo scopo primo di mantenere viva la memoria del marito, pittore ma anche scrittore editore e fra i nostri più prestigiosi intellettuali del secondo dopoguerra.

Dipinti figurativi, ma con valenze fortemente “visionarie” e surreali, dai tratti marcatamente espressionistici (con forti richiami, par di cogliere, ai mondi pittorici del francese Odilon Redon o del belga James Ensor), i dipinti sono stati realizzati da Lattes nell’arco temporale che va dal 1959 al 1990 e, mai esposti prima, fanno parte delle nuove acquisizioni recuperate dal fondo di collezionisti privati per entrare a far parte del prezioso patrimonio della pinacoteca a lui dedicata nelle sale espositive al primo e al secondo piano della Fondazione, accanto ai molti lavori già presenti in collezione.

Lavori che raccontano, nella quasi totalità, il viaggio nei “mondi di Mario Lattes”, come recita il titolo dell’attuale rassegna con l’aggiunta di quell’ “# 1” , teso a connotarsi come prima tappa di una complessa esplorazione che verrà arricchita nel tempo attraverso ulteriori recuperi, resi disponibili al pubblico a più riprese. Articolata in quattro sezioni su progetto di Caterina Bottari Lattes, curata da Alice Pierobon con Chiara Agnello e accompagnata da un testo critico di Vincenzo Gatti, la mostra è per ora ( e fino a quando non riapriranno le porte dei musei ) visitabile solo digitalmente sul sito www.fondazionebottarilattes.it, con una pagina di approfondimento online che verrà aggiornata periodicamente con nuovi contenuti.

Fra i dipinti esposti che (al pari dei romanzi e racconti pubblicati da Lattes fra il 1959 ed il 1985) ampiamente risentono delle vicende e delle ferite dell’anima derivate dal suo essere parte ben senbile, sia pure nell’ottica di una laicità mai negata, di quel popolo ebraico vittima di un abominio storico senza pari, spiccano alcuni oli su carta intelata, come “Il cardinale” e “Il Re” del ’69, dove il segno anarchico e graffiante pare quasi voler irridere con sarcastico umorismo le immagini del potere; così come quelle “Marionette e manichino” del ’90 che raccontano non di squarci gioiosi legati all’infanzia ma di ricordi che “sono cicatrici di memoria” o come quella figura femminile (?) avvolta nel gorgo di un’umbratile nuvola grigiastra che non ci sembra abbraccio carezzevole ma misteriosa pur se suggestiva prigione del cuore. Dice bene Vincenzo Gatti: “L’accesso ai mondi di Lattes è insidioso.

Occorre adeguarsi alle sue luci e alle sue ombre, intuire l’indefinito pur sapendo che esiste un lato oscuro che non potrà disvelarsi. Le teste, gli idoli, i manichini sono icone di un’individualità attonita, consapevoli delle inquietudini che da sempre pervadono l’animo umano. La complessa trama pittorica che mostra e nasconde, che lamenta e afferma, indica strade segnate dalla conoscenza del dubbio e l’artista, indifferente alla prassi, manipola materie grafiche e pittoriche per giungere a una vertiginosa discesa nelle profondità dove le forme affondano e riemergono mutate”.
La mostra è realizzata con il sostegno di Regione Piemonte.

Info: 0173 – segreteria@spaziodonchisciotte.it – WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes

Gianni Milani

 

Nelle foto:

– “Testa”, olio su tela, 1965
– “Il cardinale”, tecnica mista su carta intelata, s. d.
– “Il Re”, tecnica mista su carta intelata, 1969
– “Marionette e manichino”, olio su carta intelata, 1990
– “Figura con nuvola”, tempera e china su carta intelata, 1970
– “Natura morta con conchiglie”, tempera su carta intelata, 1967

Mercato chiuso… bilancio per Toro e Juve

Ore 20 del 1 febbraio, mercato di riparazione invernale chiuso: nessun acquisto per la Juve, Toro scatenato in entrata ed in uscita.

La squadra bianconera non ha avuto bisogno di fare nessun acquisto: va bene così secondo il tecnico Andrea Pirlo e la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori. La Juve è pienamente in corsa su tutti i fronti campionato, coppa Italia e Champions League, ha ceduto Khedira in Germania, Mandragora al Toro e Rugani al Cagliari. Il Toro,in piena lotta per non retrocedere ha acquistato l’attaccante Sanabria ed il regista di centrocampo Mandragora, 2 buoni giocatori che arricchiscono tecnicamente l’organico granata. Ceduti 6 giocatori: Millico, Meitè, Edera, Adopo, Segre e Rosati. Adesso sotto con il campionato per raggiungere la tanto agognata salvezza, il tempo delle chiacchiere è finito. Da segnalare l’ennesima contestazione anche a Milano nei confronti del presidente del Toro Cairo, che francamente non merita: il numero uno del Toro ha speso 15 milioni di euro, Juve ed Inter zero, tanto per fare un esempio.

Vincenzo Grassano

Il bollettino Covid di lunedì 1 febbraio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 514 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 53 dopo test antigenico), pari al 4,7 % degli 11.050 tamponi eseguiti, di cui 7029 antigenici. Dei 514 nuovi casi, gli asintomatici sono 219 (42,6 %).

I casi sono così ripartiti: 122 screening, 269 contatti di caso, 123 con indagine in corso: per ambito: 15 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 44 scolastico, 455 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 227.639 così suddivisi su base provinciale: 20.377 Alessandria, 11.836 Asti, 7.831 Biella, 31.305 Cuneo, 17.844 Novara, 118.829 Torino, 8473 Vercelli, 8173 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1156 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1815 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 153 ( + 7 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.151 (+ 29 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 9.943

I tamponi diagnostici finora processati sono 2. 509.164(+ 11.050 rispetto a ieri), di cui 1.029.705 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8.858

Sono 11 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8.858 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1337 Alessandria, 577 Asti, 369 Biella, 1041 Cuneo, 733 Novara, 4.028 Torino, 404 Vercelli, 288 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 81 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

206.534 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 206.534 (+ 551 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 18.005 Alessandria, 10.638 Asti,7100Biella, 28.865 Cuneo, 16.177 Novara, 107.893 Torino, 7735 Vercelli, 7418 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1053 extraregione e 1650 in fase di definizione.

Corsa extra in Questura. Denunciato per non aver pagato il taxi

 

Venerdì pomeriggio a un tassista viene incaricato di una corsa dalla sua centrale operativa: deve prelevare tre clienti in via delle Pervinche.

Dopo essersi recato sul posto e aver fatto salire i clienti a bordo del taxi, questi gli indicano come destinazione via Pianezza. Il tassista li accompagna, ricevendo come indicazione di attendere il ritorno di due delle tre persone nel frattempo scese dall’auto. Al loro ritorno, in due si fanno riaccompagnare in via delle Pervinche, il terzo, invece, dopo che i due hanno abbandonato il veicolo, indica come destinazione finale via delle Magnolie. Dopo aver accompagnato il cliente sul luogo richiesto, il tassista richiede il pagamento della corsa, 20 euro. Il cliente si rifiuta di pagare sostenendo di non avere contanti con sé e di essere convinto che i suoi compagni di viaggio abbiano già pagato.

Il conducente del taxi dice al suo interlocutore che, nel caso in cui non venga pagato, farebbe intervenire la Polizia. Di tutta risposta, il cliente gli dice può fare quello che gli pare, che può portarlo presso qualsiasi ufficio di Polizia, certo che non incorrerà in alcuna sanzione. Presto fatto, il tassista prende in parola il cliente e con il suo consenso si dirigono in via Grattoni presso gli uffici della Questura.

Qui personale del Commissariato Centro intervenuto, raccolto il racconto delle parti denunciano in stato di libertà per insolvenza fraudolenta il cliente in concorso con le altre due persone rimaste ignote.

La Stampa in Liguria significa Chiaramonti

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Fino a 50 anni fa “La  S t a m p a”  era un giornale di dimensione regionale. Ricordo che quando andavo in vacanza a Bordighera, negli ultimi anni 60, eravamo in pochissimi a comprare quel giornale perché l’informazione era egemonizzata dal “Secolo XIX” e in minima parte si identificava con “Il Lavoro”, il giornale storico di Canepa e Pertini.

Dal primo febbraio ebbe inizio in Liguria, soprattutto nelle provincie di Savona e di Imperia, l’avventura del giornale torinese allora diretto da uno dei migliori direttori che abbia mai avuto, Alberto Ronchey, affiancato da Giovannini,  un altro grande giornalista, destinato poi a ruoli editoriali dentro e fuori i giornali. Sembrava quasi l’uovo di Colombo non aver mai pensato di espandere il giornale in territori abitati da tanti piemontesi e scelti per le loro vacanze da moltissimi torinesi e cuneesi. L’avventura decollo’ con solo due pagine, poi via via si sviluppò fino a creare delle edizioni autonome a Savona ed Imperia con una redazione anche a Sanremo. Venne creata una fitta rete di corrispondenti che arricchi’ il giornale, rendendolo non solo competitivo sul territorio, ma via via capace di superare nettamente la concorrenza del “Secolo” che divenne un quotidiano tendente ad una informazione scandalistica sul tipo dei giornali del pomeriggio. “La Stampa” si conquisto’ un grande prestigio in Liguria con la serietà dei suoi servizi, mai urlati, ma frutto di notizie rigorosamente vagliate. Il giornale torinese seppe diventare ligure anche per le grandi iniziative lanciate soprattutto nei mesi estivi, capaci di attrarre migliaia e migliaia di persone. Fu un’ operazione che non riuscì neppure al grande capocronista torinese Ferruccio Borio che aveva creato un legame magico con i suoi lettori. I liguri via via abbandonarono il “ Secolo” per affezionarsi alla “Stampa”. Non fu un lavoro facile perché il ligure è attaccato alle sue tradizioni e l’egemonia piemontese non  l’ha mai molto gradita neppure nel Risorgimento. Anima, demiurgo assoluto ed esclusivo di quell’ impresa è stato Sandro Chiaramonti, redattore capo e responsabile di quelle pagine fino a pochi anni fa,  quando improvvidamente il gruppo Elkann  si accordo‘ con l’editore del “Secolo”, facendo in una piccola regione un’operazione impensabile:  fondere le redazioni, utilizzare gli stessi articoli per i due giornali con l’unico risultato di distruggere il lavoro di decenni fatto da Chiaramonti, con una perdita secca di copie e di qualità dei due giornali in mano allo stesso editore.  Il pluralismo informativo in Liguria cesso’, venendo a mancare la concorrenza, senza che nessuno aprisse bocca. Nel numero de “La Stampa” di ieri leggo nell’edizione ligure un accurato racconto del cinquantenario che rammenta anche la cena svoltasi nel febbraio 1970 al “Girarrosto “ di Imperia con Giovannini. Non una parola, neppure il nome, su Sandro Chiaramonti, il vero artefice di quella grande stagione giornalistica che seppe far diventare ligure un giornale torinese con una capacità e una sensibilità eccezionali, direi uniche.
E neppure una parola per giornalisti importanti come Romano Strizioli, che nella zona di Alassio e Albenga contribuirono con il loro radicamento locale al successo del giornale. Dimenticare, nascondere, anzi cancellare la storia è manifestazione di un giornalismo non consono con le grandi tradizioni (ormai scomparse) del giornale torinese.  E’ anche un segno di meschina ingratitudine.  Alberto Ronchey si rivolterebbe nella tomba.

Calcio, ecco i prossimi impegni delle torinesi

Martedì 2 febbraio ore 20.45
Andata semifinale Coppa Italia
Inter-Juventus
Campionato 2 giornata di ritorno
21esima totale
Atalanta -Torino ore 15
Juventus-Roma ore  18

Qui Juve: bianconeri lanciatissimi in campionato ma con un occhio di riguardo alla Coppa Italia con la semifinale d’andata contro l’Inter.
Intanto il mercato invernale chiuderà lunedì 1 febbraio alle ore 20 e sta nascendo una pazza idea:scambio di prestiti con la Roma tra Bernardeschi e Dzeko.Per la Juve sarebbe un gran colpo con l’obiettivo dichiarato di vincere la Champions League da parte dei bianconeri.Intanto il tecnico juventino Andrea Pirlo ha manifestato tutta la sua soddisfazione per come la sua squadra sta assimilando i suoi dettami:pressing in tutte le zone del campo,occupazione al centimetro degli spazi sul terreno di gioco e massima concentrazione nell’arco dei 95 minuti di gara.La Juve c’è! In tutte e 3 le competizioni: Champions League, campionato e coppa Italia.

Qui Toro: per il tecnico granata Davide Nicola il bicchiere è sempre mezzo pieno ed ha ragione.Contro la Fiorentina in 9 il Toro ha pareggiato all’87esimo,senza demordere e scoraggiarsi,palo e traversa ed un rigore negato hanno impedito ai granata di vincere meritatamente la gara.Sabato contro l’Atalanta la prova del nove.Serve una vittoria per la classifica ed il morale che sta, comunque,riacquistando fiducia.Intanto il mercato ha portato il primo ottimo acquisto dell’attaccante Paraguayano Toni Sanabria dal Betis Siviglia.Ed a breve,via Juve,arriveranno in prestito con obbligo di riscatto altri 2 buoni giocatori che saranno molto utili per la salvezza dei granata e rimanere in serie A.Il tecnico centrocampista centrale Rolando Mandragora ed il difensore centrale Daniele  Rugani.Fosforo e potenza fisica al servizio dei granata.

Vincenzo Grassano

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Daniela Raimondi  “La casa sull’argine”   -Editrice Nord-    euro 18,00

Per chi di voi adora le saghe, questa è superlativa; per trama, personaggi e stile di scrittura.

Daniela Raimondi ha vissuto a lungo in Inghilterra, ma è nata in provincia di Mantova, ed è alla sua terra che rende omaggio con questo magnifico romanzo dal sapore epico.

Tutto ha inizio nella dimora della famiglia Casadio che per due secoli abiterà in un casale a Stellata, vicino al Po. E’ una famiglia contadina, di quelle che lavorano sodo e grondano fatica, ma ha qualcosa in più …di quasi magico.

A inizio 800 il giovane Giacomo Casadio ha l’estro del visionario e coltiva non solo i campi, ma soprattutto il sogno di costruire un vascello ispirato all’Arca di Noè; ci proverà più volte ma regolarmente, poco dopo il varo, le imbarcazioni affonderanno.

E’solitario e malinconico, poi quando ha 45 anni una zingara incrocia il suo cammino. E’ Viollca Toska: corpo flessuoso e capelli neri, baldanzosa come le gonne colorate e le piume che ama indossare, abilissima nel leggere i tarocchi. Lo ferma, gli osserva i palmi delle mani ed esordisce: «Sei arrivato finalmente! Erano anni che ti aspettavo». I due non si lasceranno più e daranno il via a una numerosa discendenza in cui i caratteri dei due rami resteranno ben distinti.

Da quel momento la loro progenie -nel corso di quasi 200 anni- si divide in modo inconfondibile. Da un lato i sognatori con gli occhi azzurri e la pelle chiara, spesso vittime della propria natura eterea; dall’altro i sensitivi del ramo zingaro, con occhi neri e chiome corvine che predicono presagi, disavventure e morti.

Il loro primogenito lo chiamano Dollaro e già intorno ai 5 anni si siede sulle tombe ad ascoltare le voci dei morti.

Poi la condanna che alberga nell’animo dei sognatori inizia con il suicidio di Giacomo ed è l’inizio di una stirpe che annovera figli dai nomi singolari, come Neve e Radames, matrimoni e famiglie numerose, povertà e fame, gemelli e figli scambiati,  ma anche spiriti sognatori che s’innamorano dell’impossibile e finiscono per scontare solitudini sopportate con dignità o sciagure affrontate a testa alta.

Una miriade di personaggi incredibili, alcuni ancorati alla terra in cui sono nati, altri che solcano  l’oceano. Attraverso i loro vari destini leggiamo sullo sfondo anche pagine di  storia; dai moti rivoluzionari che portarono all’unità di Italia, le due Guerre Mondiali e il fascismo, il boom economico degli anni 60, fino a quelli di piombo del terrorismo che scagliano dolore e lutto in questa indimenticabile famiglia. E quasi indifferente alla fiumana del Po e alle varie traiettorie di vita, solo la casa sull’argine resterà al suo posto…….

 

Jón  Kalman Stefánsson  “Crepitio di stelle “  -Iperborea-   euro 17,00

L’autore 56enne è un mostro sacro della letteratura islandese e uno degli autori di punta della casa editrice Iperborea, che oggi lo pubblica in Italia; ma nel suo paese questo libro è stato dato alle stampe nel 2003.

In parte è autobiografico e per Stefánsson è stato un processo intimo e doloroso perché ha risvegliato emozioni e ricordi della sua infanzia. La voce narrante del protagonista oscilla tra capitoli di quando era un bimbo di 7 anni e poi adulto che cerca di ricomporre il puzzle del suo passato e della sua famiglia.

Inizia con i pensieri di un uomo 40enne che davanti al condominio a Reykjavik dove aveva vissuto da piccolo viene assalito dai ricordi e «..Chi irrompe nel proprio passato si trasforma in scassinatore. Ho smontato la serratura e sono riuscito ad entrare…».

E’ così che si infila nel suo vecchio appartamento e scopre che molte cose sono cambiate dalla sua infanzia, cose semplici come la disposizione dei mobili o l’assenza del divano dove suo padre amava sedersi.

A toccare con potenza  le corde del ricordo è l’assenza della sua cameretta dove aveva trascorso giorni e notti con il suo esercito di soldatini. Non semplici e inanimati balocchi, ma veri e propri compagni di vita che conoscevano il nome di sua madre, gli chiedevano dei libri che leggeva, con i quali dialogo e confidenze erano costanti, e da loro si era sentito protetto.

Di lì in poi l’uomo riannoda la magnifica tela della sua famiglia.

Da suo padre, giovane apprendista carpentiere arrivato dai fiordi dell’Est, che trova l’amore della sua vita ma rimane presto vedovo e con un bimbo di 7 anni.

E sono struggenti le pagine in cui ritorna al funerale e ai suoi pensieri rivolti alla mamma: dapprima spera che lei urli per farsi aprire la bara ed uscirne, poi ne immagina sensazioni e  pensieri sotto gli strati di terra fredda della sua sepoltura. Un dolore fortissimo attraversato anche dall’autore e che ne ha determinato la vita.

Poi gli anni trascorsi con la matrigna che usa il silenzio come arma e mastica pinne di foca; con lei

ci sarà sempre la barriera di un muro di incomunicabilità.

Ma c’è anche la narrazione della storia turbolenta dei bisnonni a inizi 900, innamoratissimi: si sposano a 17 anni e, alla finestra di una soffitta, usano la loro incosciente giovinezza contro il mondo.

Poi le cose sono cambiate. Il bisnonno che sognava di solcare tutto il mondo, è morto senza aver mai valicato i confini  dell’Islanda e dopo essersi giocato tutto tra donne, sbronze e scommesse, e gesti un po’ folli. Mentre la bisnonna, donna bellissima, ha sopportato un matrimonio diventato difficile e infelice.

Ci sono anche  i nonni del protagonista ad abitare le pagine del romanzo, che racconta sottotraccia le vicende dell’Islanda dai primi del 900 fino agli anni 60, tra la città di Reykjavik e le sconfinate lande islandesi dei fiordi del Nord.

150 anni e 3 generazioni che, nella prospettiva più ampia dell’universo, sono solo un battito di ciglia rispetto alla vita di una stella…

E sono pagine piene di magia e poesia attraverso la narrazione di cose semplici e di vita quotidiana normale.

 

Mario Ferraguti  “La voce delle case  abbandonate”   -Edicicloeditore-  euro 8,50

E’ una deliziosa piccola chicca questo libriccino che ha come sottotitolo “piccolo alfabeto del silenzio” dello scrittore ed esploratore curioso che ci introduce nelle case abbandonate delle quali riesce a cogliere i misteri.

Lui tra le mura diroccate riesce a cogliere un silenzio che racconta storie lunghe una vita, perché dice: «bisogna entrare in una casa abbandonata per accorgersi…che le cose ci sopravvivono e restano ferme come le abbiamo messe ad aspettare niente….hanno il tempo passato assoluto, basta aprire la porta e ci sei dentro».

E ancora «E’ un passato che non scorre più come il tempo fuori, un passato fermo lì per sempre, tempo infinito in  cui …sono passati tutti; da quando l’hanno costruita la casa, e lei conserva ancora, in qualche angolo buio e nascosto, l’eco della prima voce».

Per Ferraguti le case abbandonate richiamano i vari organi del corpo umano e in una visione affascinante paragona «La testa ha il cervello nel solaio, magazzino del ricordo….nelle camere c’è il cuore, la paura della notte, e la pancia è giù in cucina….» e via di questo passo.

Si avventura in case cantoniere, antichi mulini dismessi, spazi diroccati assediati dalla natura, stanze dai soffitti crollati e in ognuno di essi rintraccia oggetti coperti di calcinacci e polvere che lo aiutano a immaginare la vita che li si era svolta in passato. Una sorta di viaggio filosofico che ha potentemente a che fare con la vita, gli abbandoni, gli echi di voci lontane.

 

Thomas Jorion  “Veduta”  -Édition de La Martinière-     euro  49,00

Quello che il libro precedente ci dice a parole, lo vediamo in tutto il suo misterioso fascino nelle magnifiche immagini del fotografo parigino Thomas Jorion, che della scoperta delle dimore lasciate all’incuria del tempo e della solitudine ha fatto la cifra stilistica della sua arte.

Questo è un volume prezioso e raffinato che segue il precedente “Vestiges d’Empire” nel quale Jorion si era concentrato sulle ex colonie francesi.

In “Veduta”, invece, ha percorso l’Italia e si è introdotto in ruderi dal passato sfarzoso, tra calcinacci  e crolli che ha immortalato in foto nostalgiche e bellissime. Perché poche cose sono intriganti  come ville e  palazzi abbandonati  a se stessi; però ancora capaci di raccontare storie passate attraverso i resti di un camino, stucchi, basso rilievi, affreschi sui quali il tempo e  l’incuria hanno lasciato il segno.

Jorion con la sua macchina analogica di grande formato è andato su e  giù per l’Italia, da nord a sud, dal Piemonte alla Sicilia, passando per Veneto e Toscana, e ha rintracciato dimore datate tra XVIII° e  XX° secolo.

Si è avventurato tra giardini inselvatichiti, macerie e crolli, e con sensibilità e attenzione ai dettagli, alla luce naturale ha fermato le immagini che sanno raccontarci stralci  di gloria e vita passata. Immagini di una decadenza assoluta che denunciano anche lo spreco di tanta bellezza e sfarzo, ville con affreschi magnifici che è un peccato lasciare alle intemperie della natura. Un prezioso patrimonio artistico che meriterebbe di essere restaurato e recuperato.

 

 

 

 

Neom, la città del futuro

L’Arabia Saudita luogo ideale per un nuovo Rinascimento? Renzi e Di Maio che tornano sbalorditi e accecati dal sole del deserto saudita.

Matteo d’Arabia seduto di fronte al principe Mohammed bin Salman ascolta meravigliato le buone novelle e torna in Italia stupefatto per le notizie ricevute. Ma cosa è successo? Di cosa si sta parlando? In effetti c’è proprio da stupirsi. Laggiù, lungo le rive del Mar Rosso, sta nascendo Neom, la Città del futuro. Sentiremo spesso parlare di Neom. Una metropoli ecologica e high-tech, senz’auto, senza strade, con emissioni zero di anidride carbonica dove saranno vietati tutti i veicoli a combustione. Una città senza rumori e senza inquinamento che si snoderà per quasi 200 chilometri, alimentata totalmente da energia pulita e abitata da un milione di residenti completamente iperconnessi. In quel luogo lontano nascerà il più grande parco solare mai realizzato al mondo che raggiungerà la cifra stratosferica di 200 gigawatt di potenza. Insomma, un paradiso terrestre in pieno deserto. Ce n’è abbastanza per restare strabiliati. È il grande sogno dell’uomo forte del regno saudita, il trentacinquenne Mohammed bin Salman (Mbs). Ma è anche un progetto ambizioso, forse il più ambizioso al mondo, e assai costoso, almeno 500 miliardi di dollari, ed è il perno centrale del programma di riforme economiche “Saudi Vision 2030”. L’obiettivo è quello di rendere il regno indipendente dal petrolio puntando sulle energie rinnovabili e creando quasi mezzo milione di nuovi posti di lavoro. Neom City, costruita nel deserto, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aqaba, immersa nella natura, sarà 30 volte più grande di New York City. La città convenzionale si trasformerà in città futuristica. Il progetto sarà completato tra dieci anni, se i tempi saranno rispettati, e contribuirà al Pil dell’Arabia Saudita con almeno 40 miliardi di euro. La stessa capitale Riad dovrebbe divenire, nei piani di Mbs, una delle dieci maggiori città del mondo con 20 milioni di abitanti entro il 2030. Sarà una rivoluzìone nella vita urbana dell’Arabia Saudita secondo Mohammed bin Salman, il vero leader del regno, figlio di re Salman, ultraottantenne e molto malato. Sarebbe uno scenario ideale per un film di James Bond, in missione nel deserto sul Mar Rosso, dove forse troverà qualcosa che ci sfugge e magari minaccia il mondo….Ma accanto a questa realtà affascinante non possiamo dimenticare l’altro lato della medaglia. Quella di un giovane e orgoglioso erede al trono che, al di là di tante promesse, regna da dittatore, fa a pezzettini gli oppositori sia in patria che all’estero, taglia teste come se fossero meloni, calpesta i diritti umani, sbatte in carcere e fa frustare le donne che osano guidare un’auto. Probabilmente con queste iniziative faraoniche Mbs sta cercando di rifarsi un’immagine pubblica e di lavarsi bene le mani sporche di sangue dopo la drammatica vicenda della morte del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi, ucciso e segato in vari tronconi all’interno del consolato saudita di Istanbul il 2 ottobre 2018.
Filippo Re