ilTorinese

Un misterioso Templare al Monte dei Cappuccini

C’è un cucchiaio di rame con la croce templare, c’è una ciotola in ceramica con la stessa croce e c’è uno scheletro molto antico sepolto insieme ai due oggetti.
Era probabilmente la tomba di un templare che conferma la presenza dell’Ordine del Tempio nell’area circostante il Monte dei Cappuccini dove oggi ci sono il convento, la chiesa di Santa Maria al Monte e la sede del Museo nazionale della Montagna. Ma anticamente, in cima alla collina, si trovava una fortezza, un’antica “bastita” militare, da cui si controllavano i movimenti sul Po. Il Monte dei Cappuccini era protetto dai Cavalieri Templari che, schierati a difesa del ponte di legno sul grande fiume, controllavano il passaggio dei pellegrini diretti a Roma lungo la via Francigena. La fortezza fu poi ricostruita nel Duecento da Tommaso II di Savoia consigliere dell’imperatore siculo-germanico Federico II di Svevia che amava circondarsi per la sua guardia personale di cavalieri teutonici e anche di cavalieri templari prima che il loro rapporto degenerasse in aperta ostilità. Proprio nella zona un tempo occupata dalla bastita sono stati effettuati due ritrovamenti importanti a conferma della presenza templare nell’area collinare torinese. Gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale il Monte dei Cappuccini fu restaurato subito dopo il conflitto e durante i lavori fu trovata una sepoltura maschile molto antica. In seguito, nei primi anni Novanta, nella stessa zona, venne rinvenuto un cucchiaio di rame con la croce dell’Ordine del Tempio e poco distante sono stati trovati alcuni frammenti di una ciotola in ceramica con la stessa croce templare. I due oggetti appartenevano probabilmente al corredo funebre della sepoltura e attestano la presenza dei Cavalieri del Tempio a Torino.
Dopo studi durati almeno vent’anni un gruppo di ricercatori è giunto alla conclusione che l’uomo sepolto potrebbe essere quello di un templare sepolto nudo secondo gli usi dell’Ordine secondo cui il voto di povertà non prevedeva nient’altro. Inoltre, notano gli esperti, il ritrovamento del cucchiaio e della ciotola indica la presenza di un corredo funebre modesto dal momento che la regola dell’Ordine assegnava ai semplici cavalieri solo posate in legno o in rame. Forse si tratta dei resti di fra’ Ogerio che nella seconda metà del Duecento guidava la mansione templare a Torino. I Templari avrebbero posseduto, a partire dal 1156, case e terreni in borgo Vanchiglia, in Val San Martino e in altre zone collinari. La loro base principale era la mansione templare di Santa Margherita con la chiesa annessa. Non si sa con esattezza dove si trovasse: non in collina ma forse nell’angolo sud-orientale delle mura, fuori Porta Marmorea, lungo la strada che portava al Valentino.
Filippo Re

“Mascherine certificate sui mezzi pubblici”

Il Consiglio della Circoscrizione 4 ha approvato l’interpellanza alla Sindaca da me presentata in qualità di consigliere circoscrizionale di Torino in Comune La Sinistra, che chiede di valutare l’obbligatorietà delle mascherine certificate sui mezzi pubblici ( ffp2 e chirurgiche).

Esprimo soddisfazione per l’approvazione di questo atto perchè è urgente un tempestivo incremento delle misure di sicurezza. Le mascherine di comunità nella prima fase pandemica hanno rappresentato uno strumento importante vista la scarsità delle forniture, ma ad oggi ci sono tutte le condizioni per utilizzare idonei dispositivi di protezione. Dispositivi valutati da organi di controllo e di verifica, che rispondano ai requisiti di sicurezza prescritti come quelli relativi ad esempio alla capacità filtrante; parametri non rilevabili dalle mascherine di comunità. Sui mezzi pubblici, dove è più complicato garantire il distanziamento fisico, si utilizzino solamente mascherine certificate. Servono misure di sicurezza più prudenti ed efficaci ed è su questo che nei prossimi giorni Sindaca e Assessorati competenti si devono esprimere.

Simone Ciabattoni Torino in Comune La Sinistra

Il bollettino Covid di martedì 9 febbraio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 619 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 154 dopo test antigenico), pari al 3,2% dei 19.175 tamponi eseguiti, di cui 11436 antigenici. Dei 619 nuovi casi, gli asintomatici sono 310 (50,1%).

I casi sono così ripartiti: 185 screening, 326 contatti di caso, 108 con indagine in corso; per ambito: 16 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 65 scolastico, 538 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 233.409 così suddivisi su base provinciale: 20.824 Alessandria, 12.119 Asti, 8.034 Biella, 31.926 Cuneo, 18.293 Novara, 122.165 Torino, 8644 Vercelli, 8403 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1168 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1833 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 148 ( +0 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2040 (+4 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 9866

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.640.599 (+ 19.175 rispetto a ieri), di cui 1.063.001 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 9049

Sono 35 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 9049 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1368 Alessandria, 586 Asti, 374 Biella, 1077 Cuneo, 752 Novara, 4107 Torino, 408 Vercelli, 294 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 83 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

212.306 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 212.306 (+804 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 18.533 Alessandria, 10.945 Asti,7270 Biella, 29.540 Cuneo, 16.665 Novara, 111.003 Torino, 7879 Vercelli, 7700 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1080 extraregione e 1691 in fase di definizione.

Quaglieni: “Il Giorno del Ricordo non cada nell’oblio”

Domani 10 febbraio è il giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo Giuliano – Dalmata – Fiumano

Sono troppo pochi i comuni che, pur nel rispetto delle norme di sicurezza, hanno promosso anche solo un’iniziativa simbolica o da remoto. C’è in Italia un vento negazionista e giustificazionista che rischia di rimettere gli orologi della storia indietro di decenni. Il Centro Pannunzio che, seguendo Pannunzio, fu tra i primi in Italia a far conoscere il dramma delle foibe, protesta per questo interessato oblio o per la trascuratezza anche di amministrazioni di centro- destra. Protesta per il disinteresse  dimostrato da troppe scuole perché almeno da remoto potrebbero promuovere un’ora dedicata al 10 febbraio. La storia non si cancella con la trascuratezza o la faziosità. Oggi occorre unità nazionale, non divisioni vecchie di decine d’anni, animate da odio antiitaliano divisivo.
Pier Franco Quaglieni

Addio a Franco Marini

È morto a causa del Covid Franco Marini, politico e sindacalista. Aveva 87 anni

Fu segretario generale della Cisl, poi presidente del Senato e ministro del Lavoro, segretario del Partito popolare italiano ed europarlamentare.
A inizio gennaio era risultato positivo al coronavirus ed era stato ricoverato all’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti.Uno dei primi a ricordarlo è stato il suo grande amico Pierluigi Castagnetti, già segretario del partito popolare italiano.Ricordiamo che Marini fu ad un passo nel diventare Presidente della Repubblica Italiana nel 2013.Ma all’ultimo qualcosa andò storto nonostante i 521 voti presi nella prima chiamata al voto del Parlamento riunito in seduta comune.

Vincenzo Grassano 

Il Comune decide il futuro della Cavallerizza

Il Consiglio comunale ha approvato nell’ultima seduta il Progetto unitario di Riqualificazione (P.U.R.) del complesso della Cavallerizza Reale di via Verdi con il relativo schema di Convenzione Quadro. 

Con 33 presenti, la delibera è stata approvata con 29 voti favorevoli dei consiglieri dei seguenti gruppi: M5S, PD, Forza Italia, Moderati, Sicurezza e Legalità verso Forza Italia, Lista civica per Torino e del consigliere Lubatti del gruppo misto di minoranza Azione; due astensioni da parte dei consiglieri della Lega Nord; contrarie le consigliere dei gruppi misti di minoranza Con.Ci e DemA. Non hanno partecipato al voto otto consiglieri, di cui quattro del gruppo di maggioranza.

La votazione della delibera era stata anticipata nella seduta di Consiglio del 1° febbraio dal dibattito in streaming dei consiglieri. Al seguente link di CittAgorà è riportata una sintesi degli interventi: http://www.comune.torino.it/cittagora/in-breve/il-progetto-per-la-cavallerizza-reale-discusso-in-consiglio-comunale.html

La struttura della Cavallerizza copre una superficie territoriale di circa ventimila mq (trentaseimila mq di SLP) ed è iscritto tra i siti Unesco patrimonio mondiale dell’umanità dal 1997. L’assessore all’Urbanistica della Città, Antonino Iaria, a dicembre aveva illustrato il provvedimento in Commissione e in Aula ed aveva evidenziato che: “il progetto si pone l’obiettivo di risolvere i problemi dell’attuale complesso assetto patrimoniale.”

Oggi la proprietà è suddivisa tra vari proprietari: gli immobili e le aree oggetto della Convenzione Quadro di proprietà del Comune di Torino sono la Cavallerizza Alfieriana, il Maneggio Chiablese, piazzetta Accademia Militare e piazzetta Rossaro; CCT, la società Cartolarizzazione Città di Torino, è proprietaria della Corte delle Guardie, della Manica del Mosca, della Zecca, di Piazzetta Vasco e del Passaggio Chiablese; il Fondo FIV gestito da Cassa Depositi e prestiti è proprietario dell’Accademia Militare, dei corpi di fabbrica di via Verdi e della Rotonda Castellamontiana. Con l’approvazione del P.U.R., ha precisato Iaria, “la proprietà del complesso da parte della Città di Torino aumenterà di circa duemiladuecento mq”.

L’obiettivo primario del progetto è la costituzione di un grande polo culturale unitario orientato alla produzione e alla fruizione artistica, aperto alle residenze temporanee e d’artista e alla costituzione di collaborazioni con enti culturali nazionali e internazionali. Le indicazioni del provvedimento sono finalizzate a definire le funzioni nei piani degli edifici e il regime d’uso degli spazi aperti; a individuare le destinazioni d’uso e gli interventi ammessi; ad assicurare l’attraversamento pedonale pubblico. Sono definiti gli usi del suolo della Cavallerizza ed è prescritta l’apertura di nuovi percorsi pubblici di attraversamento della Rotonda Castellamontiana che metterà in comunicazione le quattro corti, le Scuderie e la Cavallerizza Alfieriana, da recuperare a usi pubblici. 

Sarà costituito un Comitato permanente al quale potranno partecipare la cittadinanza e tutti i portatori d’interesse nell’accezione più ampia in base al Regolamento numero 391 per il Governo dei Beni Comuni Urbani della Città. Sede di sperimentazione del Regolamento stesso saranno tutti gli spazi pubblici del complesso. Le proposte del Comitato saranno sottoposte al Tavolo Tecnico previsto dalla Convenzione Quadro che ne valuterà l’operatività e la fattibilità.

Sono previsti lavori di messa in sicurezza di alcune criticità strutturali, come da sollecitazioni della Soprintendenza, relativi alle parti danneggiate dall’incendio del 2019 e ai tetti della manica su via Verdi, di fronte all’ingresso dell’Università degli Studi di Torino.

La Convenzione Quadro prevede usi temporanei; saranno possibili iniziative di varia natura, a durate variabili, nel periodo che precederà gli ingenti lavori edilizi di restauro e di messa a norma del complesso.

Nel futuro della Cavallerizza c’è la localizzazione sul tracciato della futura linea 2 della metropolitana: è prevista una fermata che darà accesso al comparto culturale e archeologico del centro cittadino comprendente, oltre alla Cavallerizza, i musei Reali, Palazzo Madama, il Duomo e i Giardini Archeologici. Il parcheggio sotterraneo dei Giardini Reali previsto in una prima fase del progetto non sarà realizzato: “una variante al P.R.G. ne definirà l’iter escludendo il parcheggio previsto inizialmente sotto i giardini” ha precisato l’assessore Iaria. 

Una valanga uccide lo scialpinista Cala Cimenti

E’ morto ieri pomeriggio sepolto da due metri di neve, in Alta Valle di Susa, Carlalberto Cimenti, noto come ‘Cala’, travolto da una valanga con il compagno di escursione Patrick Negro.

I due sci alpinisti, sono stati recuperati dal Soccorso Alpino nella zona della Cima del Bosco e del Col Chalvet,  tra i comuni di Cesana e Sauze di Cesana. I familiari, non avendo visto i due amici rientrare hanno chiamato i soccorsi. La valanga è scesa a valle per  duecento metri lungo un canalone.

Le offese a Meloni senza scuse e tanti silenzi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni    La volgare battuta contro Giorgia  Meloni vista come una fattrice e contro sua figlia Ginevra scritta su “La Stampa” da Alberto Mattioli, giornalista amante dell’opera lirica, ma certo non dell’educazione e della deontologia professionale, non ha suscitato  le scuse dovute. Il giornale ha pubblicato ieri  un pezzo mascherato da un articolo  su Salvini e da una sua fotografia, in cui non si riporta la frase  per cui si chiede scusa, impedendo al lettore di capire di cosa si stia parlando e cioè che la Meloni ha “prodotto“ sua figlia con la collaborazione di un dipendente Mediaset.

Il concepimento di un figlio che avviene attraverso l’amore di un uomo e di una donna e’ uno degli atti più sublimi e più alti che possa avvenire, al di là del matrimonio di cui Mattioli diventa un improvvisato paladino  solo nel caso della Meloni. Mattioli ha mai scritto dei figli di coppie omosessuali ottenuti attraverso uteri in affitto che ne avviliscono il concepimento. Non ha mai scritto di coppie che hanno figli senza essere sposate o di figli nati al di fuori del matrimonio che oggi sono all’ordine del giorno. Il moralismo – invettiva del giornalista è davvero un vulnus alla correttezza informativa, una goliardata di pessimo gusto che rivela il suo odio politico verso chi non la pensa come lui, un’offesa ad una donna, anzi alle donne. Il suo non è stato un errore in buona fede, come ha sostenuto. Ma Mattioli doveva anche scusarsi con i lettori e gli abbonati al giornale che gli danno da vivere, per averli presi in giro con il suo articolo che smentisce la storia del giornale su cui scrive ,una grande storia che ebbe origine da una coscienza limpida come Alfredo Frassati. C’è’ da rabbrividire pensando a Frassati, a De Benedetti, a Ronchey, a Levi, a Fattori, Marcello Sorgi e Maurizio Molinari direttori de “La Stampa” . Un infortunio così alla “Stampa” non era mai capitato o forse solo durante il lungo periodo in cui il giornale fu asservito al fascismo, si possono registrare cadute così vistose. E poi appare davvero incredibile che il direttore del giornale, pur chiedendo scusa, definisca  l’articolo di Mattioli “ottimo”. Un articolo con quello scivolone e’ pessimo di per se’, non ottimo, egregio direttore Giannini. Basta quella frase a renderlo pessimo. In questo modo i signori della “ Stampa “ continueranno a perdere lettori costantemente come ormai avviene da tempo. Un’altra  osservazione : il silenzio delle femministe in servizio permanente effettivo, della presidente Boldrini e delle tante giornaliste vestali del femminismo più intransigente, nemiche  acerrime del sessismo,  rimaste in silenzio. Solo Cirinna’ e Concia hanno parlato, anche se Cirinna‘ prudentemente  ha anche  elogiato il direttore Giannini per le sue scuse. Troppo silenzio attorno ad una gaffe che anche gli uomini di qualsiasi orientamento dovrebbero condannare senza scusanti e opportunismi. Resta il silenzio dell’Ordine dei Giornalisti che in altre occasioni simili e’ andato giù con mano pesante contro giornalisti di altro orientamento. Il suo silenzio è allarmante, fa pensare ad un Ordine inutile che quasi ricorda quello voluto da Mussolini e che andrebbe sciolto, come sostenuto da tutte le coscienze democratiche più alte della storia del Paese .

Locatelli (Prc-Se):  “basta con gli sgomberi e la cacciata dei poveri”

“Combattete la povertà non i poveri ” 

Dopo l’indecente cacciata dei clochard dalle vie del centro di Torino – cacciati e privati delle loro poverissime cose – il Prefetto di Torino interviene per dire che “quello dell’altro giorno è stato un intervento  ordinario, ma noi da tempo stiamo lavorando a una piano articolato per affrontare le fragilità e questo progetto riguardo anche i senza tetto”.  Signor Prefetto, per caso fa riferimento al “protocollo d’intesa per la prevenzione ed il contrasto alle occupazioni abusive di alloggi di edilizia residenziale pubblica” sottoscritto da Lei, dal presidente della Regione Piemonte, dalla sindaca di Torino, dal presidente dell’Atc il 29 dicembre scorso?  Se è così non ci siamo per nulla. Invece che affrontare il tema del disagio sociale e della domanda abitativa quel protocollo addita le occupazioni come un fenomeno di “indebita intrusione” che “minaccia la sicurezza degli  inquilini”, una minaccia da affrontare con operazioni “info-investigative”, di “sgombero” ricorrendo al “supporto, se necessario, alle forze di polizia”. Una approccio che nega la realtà.

Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc – Se

Via Lattea e impianti di risalita: i Comuni preparati per ripartire

Caro direttore, la riapertura degli impianti di risalita coincide con un potenziale ritorno alla normalità per i territori, come il comparto della Via Lattea, che hanno duramente patito la crisi causata da una durissima emergenza sanitaria. Certo, le norme previste e licenziate dal CTS sono, giustamente e comprensibilmente, rigorose e doverose.

Ma la ripartenza è, comunque sia, positiva e incoraggiante. Al riguardo, tutte le Amministrazioni dei Comuni del comparto della Via Lattea sono attrezzate per questo delicato e decisivo appuntamento. Sono in corso, infatti, tutte le operazioni di produzione della neve programmata nelle stazioni del comprensorio sciistico al fine di poter mettere a disposizione degli sciatori un numero di impianti, piste e punti di ristoro sufficienti a garantire il distanziamento previsto dalle procedure concordate per evitare ogni sorta di assembramento. Auspicando, come ovvio, che vengano liberalizzati tutti gli spostamenti, almeno quelli tra le regioni confinanti, per consentire ai numerosi affezionati degli sport invernali di poter raggiungere le nostre località.

Del resto, con la riapertura – tanto attesa – degli impianti, anche se la stagione invernale è ormai largamente compromessa, non possiamo permetterci il lusso di porre ulteriori difficoltà per tutti coloro che arriveranno nei nostri comuni. E proprio il ruolo dei Comuni della Via Lattea, sotto questo versante, è sempre stato coerente e preparato per questo appuntamento. Che adesso, finalmente, è arrivato”.

Maurizio Beria, Presidente Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea
Giorgio Merlo, Assessore Comunicazione Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea.