ilTorinese

Rivalta: nuova autopompa per i vigili del fuoco volontari

Il mezzo è stato acquistato grazie al contributo di 6 Comuni della cintura torinese

Il distaccamento volontario dei Vigili del Fuoco di Rivalta ha finalmente una nuova
autopompa. Grazie alla disponibilità di sei comuni della cintura torinese e al bando di
finanziamento della Regione Piemonte è stato possibile raccogliere i fondi necessari per
dotare i volontari rivaltesi di un mezzo adeguato alle esigenze di intervento e controllo del
territorio.


La nuova autopompa è costata 197.381 €, somma finanziata con i 50.381 € raccolti dai
volontari e con 20.000 € provenienti dal bando regionale. Una commessa che non sarebbe
però stata possibile senza i fondi stanziati dalle amministrazioni comunali: 1.000 € da
Volvera, 3.000 € da Sangano, 14.000 € da Bruino, 29.000 € da Piossasco, 40.000 € da
Orbassano, 40.000 € da Rivalta.

«Sono molto contento che con un vero lavoro di squadra tra comuni siamo riusciti a realizzare
quello che sembrava un sogno: acquistare un nuovo mezzo con tutte le migliori tecnologie e
attrezzature» spiega il vicesindaco di Rivalta Sergio Muro. «Credo di esprimere un’opinione
condivisa quando dico che i nostri volontari se lo meritano: sono un gruppo che lavora da oltre
cent’anni sul territorio con professionalità e dedizione». «Tutti abbiamo assistito ai loro
interventi – aggiunge ancora il vicesindaco – e solo nell’ultimo mese a Piossasco e Bruino
hanno contribuito a risolvere due incendi importanti».

L’automezzo, un Iveco EuroCargo 120E25 doppia cabina di classe 2000-4000lt capace di
ospitare fino a 5 volontari, è stato consegnato sabato 27 febbraio 2021 nel corso di una breve
cerimonia nella caserma dell’Associazione Vigili del Fuoco Volontari a Rivalta di Torino.
Alla cerimonia sono intervenuti il dottor Franco De Giglio, responsabile del Settore Protezione
Civile e Sistema AIB della Regione Piemonte, i sindaci dei comuni che hanno finanziato il
progetto, i parroci di Rivalta, i volontari della Croce Bianca, il gruppo di Protezione Civile e i 38
volontari del gruppo dei Vigili del Fuoco di Rivalta.

«Questo mezzo rafforza non solo l’attività dei Vigili del Fuoco Volontari di Rivalta, ma
contribuisce a migliorare l’efficacia degli interventi di soccorso sui nostri territori» ha detto il
presidente della Delegazione del Distaccamento rivaltese Massimo Bruno. «Vogliamo
ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutato in questa che all’inizio sembrava una missione
impossibile: le amministrazioni comunali, i nostri volontari e i tanti cittadini che hanno deciso
di supportare la nostra attività. Lo riteniamo un segno di riconoscimento e di stima nei
confronti del nostro lavoro».

Torino Tricolore contro i parcheggiatori abusivi

Riceviamo e pubblichiamo / Questa mattina, una ventina di volontari di Torino
Tricolore, ha presidiato il posteggio della stazione Porta Nuova per
impedire ai posteggiatori abusivi di chiedere il pizzo ai torinesi.
“Stamattina abbiamo deciso di presidiare il posteggio di Porta Nuova
occupato, ogni giorno, da posteggiatori abusivi che, sotto minaccia,
estorcono soldi ai mal capitati – ha dichiarato Matteo Rossino portavoce
di Torino Tricolore – un problema che esiste da troppi anni e che sembra
essere diventato parte della città ormai.”
“Pochi giorni fa un signore anziano è stato aggredito proprio in questo
posteggio per aver dato una mancia troppo misera a un posteggiatore,
ieri davanti all’ospedale Regina Margherita un’altra persona è stata
minacciata per aver detto di non voler pagare – continua Rossino – La
situazione è decisamente scappata di mano a chi dovrebbe garantire la
sicurezza dei cittadini, questo fenomeno esiste da tempo e sta
peggiorando.”
“Per una mattina abbiamo permesso ai torinesi di posteggiare in piena
libertà e soprattutto in sicurezza, senza temere per la propria
incolumità e per la propria auto – ha concluso Rossino – ci auguriamo
che, dopo questi episodi gravissimi, chi di dovere inizi a occuparsene
seriamente prima che succeda qualcosa di peggio, se no torneremo noi a
presidiare.”

Sono otto i comuni piemontesi in zona rossa: c’è anche Cavour

Sono  8 i Comuni del Piemonte in zona rossa, da sabato alle 18

E’ confermato il comune di Re, fino al 5 marzo,  e si aggiungono  altri 6 paesi della Valle Vigezzo, nel Verbano-Cusio-Ossola: si tratta di Craveggia, Villette, Toceno, Malesco, Santa Maria Maggiore e Druogno. Finisce in zona rossa anche  Cavour  nel Torinese per un sospetto focolaio da variante su cui sono in corso ulteriori approfondimenti.

“Nonostante siano state disposte le misure restrittive aggiuntive, – informa la Regione Piemonte – nell’area di Re si rileva ancora un tasso di incidenza molto elevato e doppio rispetto al tasso medio delle tre settimane precedenti”.

Il “Battista” di Caravaggio ai Musei Reali di Torino

Da Roma un capolavoro delle “Gallerie Nazionali di Arte Antica”. Fino al 30 maggio

Da Roma a Torino. Scortato dal Corpo dei Carabinieri, è arrivato sotto la Mole mercoledì 24 febbraio scorso e qui resterà per i prossimi tre mesi, il “San Giovanni Battista” di Caravaggio, ospitato fino a domenica 30 maggio nelle sale dedicate ai pittori caravaggeschi della “Galleria Sabauda” ai Musei Reali del capoluogo piemontese. L’opera, un olio su tela di 94 x 131 cm., è una delle due ispirate al “Battista”, realizzate da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (Milano,1571 – Porto Ercole, 1610) fra il 1604 e il 1606 – la seconda, commissionatagli dal banchiere e mecenate ligure Ottavio Costa, si trova ora al “Museo Nelson-Atkins” di Kansas City – e proviene dalle “Gallerie Nazionali di Arte Antica” di Roma grazie a uno scambio promosso dalle direzioni dei due musei in occasione della mostra “L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano” che si terrà fino al prossimo 5 aprile in “Palazzo Barberini” e che, nel suo percorso, accoglierà la rarissima tavola di Hans Memling con la “Passione di Cristo”, conservata alla “ Sabauda”. Sostenuto dalla “Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali” di Torino e da “Reale Mutua”, l’evento espositivo “rappresenta dunque una straordinaria opportunità per portare all’attenzione del pubblico le collezioni di due grandi pinacoteche italiane e il genio dei loro insuperati maestri”. Al San Giovanni Battista, (talvolta definito “San Giovanni nel deserto”), fra i santi più venerati dalle chiese cristiane e spesso considerato come l’ultimo dei Profeti, Caravaggio dedicò, fra l’altro, almeno otto dipinti, oltre tre grandi scene raffiguranti la sua morte, l’imponente “Decollazione” (1608) oggi nella “Cattedrale di San Giovanni” a La Valletta e altre due opere (1609) rappresentanti Salomé che mantiene la sua testa, una custodita al “Palazzo Reale” di Madrid e l’altra alla “National Gallery” di Londra. Davanti a questa tela oggi visitabile a Torino restiamo davvero incantati e toccati nel profondo per il prevalere narrativo di quel “realismo drammatico” di cui a ragione parlava il grande Giulio Carlo Argan che nelle opere religiose di Caravaggio vedeva sempre il prevalere del “motivo sociale”, poiché “il divino – affermava – si rivela negli umili”. Ecco dunque, ancora una volta, un San Giovanni spoglio dei consueti attributi iconografici allusivi all’identità del santo, fra cui il più volte ripetuto (nei tempi dell’arte) “mantello con peli di cammello” . Il Giovanni Battista è qui raffigurato come un essere umano qualunque, un qualunque adolescente, fermato in un momento di riposo nel deserto, accanto la croce di canne e la ciotola per i battesimi, la figura avvolta in un mantello rosso, con le mani screpolate e rugose per la fatica, il busto pallido che emerge dall’oscurità dello sfondo (quale potenza di luci e ombre!), il volto in penombra e lo sguardo schivo e malinconico a ricordarci che fu proprio un vero ragazzo del popolo a posare in studio e a fare da modello a Caravaggio. Non ricordato da fonti coeve, del dipinto si sa solo che nel 1784 faceva parte della Collezione “Corsini” di Roma, dov’era forse approdato in seguito al matrimonio fra Bartolomeo Corsini e Vittoria Felice Barberini Colonna, avvenuto nel 1758. Ora Torino, per qualche mese, potrà goderselo in tutta la sua suggestiva tattile evidenza e sarà anche un’occasione unica per metterlo a confronto con le opere di quei pittori, italiani e stranieri (custoditi alla “Sabauda”) di prima e seconda generazione, che furono profondamente influenzati dalla pittura di Caravaggio. I cosiddetti “caravaggeschi”. Tanti. Da Giovanni Baglione – suo coetaneo e acerrimo nemico – ad altri come Antiveduto Gramatica e all’olandese Matthias Stomer, fino al “Cristo flagellato” di Jusepe de Ribera (lo Spagnoletto) e alla magnifica “Annunciazione” donata da Orazio Gentileschi a Carlo Emanuele I nel 1623. Per la nostra città un evento espositivo imperdibile, che ben risponde alla “necessità di offrire al pubblico- sostiene Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali – proposte culturali inedite, misurate sulle attuali esigenze di fruizione e di sostenibilità, sviluppate anche in collaborazione con altre realtà nazionali”.

Gianni Milani

“San Giovanni Battista” di Caravaggio
Musei Reali – Galleria Sabauda, Piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5362030 o www.museireali.beniculturali.it
Fino al 30 maggio
Orari: dal lun. al ven. 9/19

Un corso di formazione per gli agenti di polizia locale

Il Comando della Polizia Locale di Novara, in collaborazione con la Regione Piemonte, promuove l’86° corso di formazione per neoassunti agenti/ufficiali della Polizia Locale.

Il corso partirà il 1 marzo e si svolgerà prevalentemente in modalità a distanza.
Parteciperanno, oltre ai 18 nuovi agenti della Polizia Locale di Novara, altri operatori provenienti da altri comuni per un totale di 81 agenti/ufficiali.

 

I Comuni, i cui agenti parteciperanno al corso sono: Unione dei Comuni collinari del Vergante, Grignasco, Varallo, Novara, Ivrea, Nole, Osasco, Novi Ligure, Trino, Galliate, Vercelli, Luserna San Giovanni, Sommariva del Bosco, Ciriè, Caselle Torinese, Busca, Germagnano, Armeno, Montalto Dora, Valenza, Caluso, Pianezza, Borgomanero, Chivasso, Beinasco, Canelli, Volpiano, Domodossola, Gignese, Sant’Ambrogio di Torino, Volvera, Piscina, Castelnuovo Don Bosco, Settimo Torinese, Bosconero, Giaveno, Collegno, Serravalle Sesia, Nichelino, Val di Lana, Borgosesia, Miasino.

 

L’attività formativa sarà orientata a consolidare le competenze tecnico-specialistiche e trasversali degli operatori di Polizia locale e permettendo così di affrontare un contesto civile e sociale in rapida trasformazione. Le principali materie trattate con approccio teorico pratico sono il codice della strada, polizia giudiziaria, diritto penale, il procedimento sanzionatorio amministrativo, la normativa in materia di ambiente, edilizia, ordinamento locale e di polizia locale, pubblica sicurezza, atti e procedimenti amministrativi, ordinamento del pubblico impiego per un totale di 360 ore di formazione. I docenti saranno esperti nella materia provenienti principalmente dal mondo della Polizia locale.

Tra i molti temi che saranno affrontati durante i corsi, è stata data particolare attenzione alla sicurezza stradale, alla figura del vigile di prossimità e alla prevenzione e al contrasto legato ai fenomeni del gioco d’azzardo patologico, al bullismo e cyberbullismo, tutte materie che consentiranno agli operatori di Polizia locale di essere sempre più preparati e pronti nel rapporto con il pubblico.

 

“Abbiamo proposto alla Regione Piemonte di organizzare questo corso – dichiara l’assessore alla Polizia Locale Luca Piantanida – nel momento in cui ci siamo trovati dinanzi alla necessità di completare quanto prima il percorso formativo dei neoassunti. La Regione non solo ha appoggiato la nostra richiesta, ma a Novara faranno riferimento anche tanti altri comuni del Piemonte per un totale di quasi 90 agenti che si formeranno con il nostro corso. Al termine del percorso, i nostri agenti potranno essere operativi andando ad integrare l’organico della Polizia Locale e, dunque, a migliorare il servizio reso al territorio”.

 

Trasferta a Verona molto insidiosa per la Juve di Pirlo

Sabato 27 febbraio ore 20.45
Verona-Juventus

Torna Arthur tra i bianconeri ed anche a disposizione Aaron Ramsey, che in questo momento appare come un vero e proprio jolly del centrocampo bianconero. Sempre fuori Paulo Dybala, le cui condizioni del ginocchio fanno preoccupare sempre di più la galassia bianconera.Fuori gioco da più di un mese e mezzo, l’argentino si è recato nella giornata di ieri a Barcellona, per ulteriori accertamenti, il ché esclude la possibilità di vederlo tra i convocati per la trasferta di Verona. A questo punto, la coppia offensiva dovrebbe essere composta ancora una volta dal tandem Cristiano Ronaldo-Dejan Kulusevski, dato che Alvaro Morata non ha preso parte nemmeno alle esercitazioni tecnico-tattiche in programma nella giornata di ieri, stop dovuto ad un’infezione virale che lo sta tormentando da settimane.
Per il resto in campo la formazione che ha battuto il Crotone lunedì scorso.Vincere a Verona sarà importante per il morale ma soprattutto per la classifica.

Vincenzo Grassano 

Ancora una visita guidata alla mostra “Paolo Ventura. Carousel” su Zoom

CAMERA in diretta, pillole video sul sito di CAMERA e QRcode in mostra

   

Per questa nuova fase di riapertura dei musei e dei luoghi di cultura, che ancora non permette di organizzare visite guidate in presenza, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia propone al suo pubblico due visite guidate in diretta su Zoom (una lo scorso 14 febbraio), la prossima domenica 28 febbraio alle ore 17.00, pillole video sul suo sito e audio visite con QRcode in mostra.

I partecipanti alle visite guidate online avranno la possibilità di farsi accompagnare dalla co-curatrice della mostra Monica Poggi tra le oltre 200 fotografie e 150 maquette esposte nelle sale di via delle Rosine 18 a Torino scoprendo i poetici mondi di Paolo Ventura presentati nella mostra Paolo Ventura. Carousel. La co-curatrice condurrà i partecipanti attraverso le mille e una storia raccontate dalle opere di Ventura fino all’ultima inedita serie, aggiunta in mostra per questa riapertura, War and Flowers. Con War and Flowers Paolo Ventura prosegue la propria ricerca pittorica, iniziata nella scorsa primavera durante il lockdown passato in Toscana, nel borgo di Anghiari. Lontano dalla propria macchina fotografica e dagli abituali strumenti di lavoro, rimasti nello studio di Milano, Ventura si è infatti dedicato all’unica attività consentitagli dal ritrovamento di alcuni vecchi acrilici e dai fogli 100×140, reperibili nella cartoleria vicino a casa: la creazione di un diario visivo della quarantena in cui la pittura prende il posto della fotografia.

Le visite guidate online alla mostra Paolo Ventura. Carousel in programma domenica 28 febbraio alle ore 17.00 si possono prenotare sul sito di CAMERA alla nuova sezione “PRENOTAZIONI” e saranno gratuite e riservate a soli 50 visitatori. A chi prenoterà la visita verrà richiesta la disponibilità a rispondere a un breve questionario che verrà inviato a seguito della visita stessa.

Oltre alle visite guidate online, CAMERA propone una serie di 10 pillole video di approfondimento su alcune delle serie fotografiche e delle opere esposte. Le pillole video, pubblicate sul sito di CAMERA (www.camera.to), vogliono proporre un percorso di visita complementare e facilmente fruibile in qualsiasi momento e in qualunque luogo. Scorrendo le immagini in movimento e ascoltando le parole di Paolo Ventura che guida al percorso di visione, le pillole accompagnano il pubblico alla scoperta della poetica dell’artista: dalla serie degli Autoritratti immaginari, alla storia dell’Automa, alle scenografie de La città infinita. All’interno della proposta di clip sulla mostra, trovano spazio anche tre pillole video per i visitatori più piccoli che, seguendo le indicazioni di una mediatrice culturale, possono provare a viaggiare con la fantasia nei mondi della mostra anche da casa.

Per il pubblico che potrà venire a godere della mostra in presenza dal lunedì al venerdì dalle 11.00 alle 20.00 fino a fine febbraio, CAMERA ha realizzato un sistema di audio visite per offrire una nuova versione della classica visita guidata: grazie ad un semplice QRcode, ciascuno può scegliere di ascoltare l’introduzione del direttore e i contenuti raccontati dallo stesso Ventura per singola sala costruendo, così, una fruizione personale e modulare della mostra. È sufficiente inquadrare con la fotocamera del cellulare il QRcode per ascoltare i file audio. Due sono i percorsi di mostra con QRcode: uno per i visitatori adulti e uno per i visitatori più piccoli. Il servizio, proposto in collaborazione con ARTECO, è gratuito.

AgriFlor febbraio porta un anticipo di primavera sotto la Mole

Domenica 28 febbraio, dalle 9 alle 18 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, torna l’appuntamento mensile con il mercatino di Agriflor, con florovivaisti e produttori agroalimentari del Piemonte

Il meteo sembra voler anticipare la Primavera e Agriflor si fa trovare pronta con il suo consueto appuntamento mensile all’insegna dei profumi e dei colori, domenica 28 febbraio in Piazza Vittorio Veneto a Torino dalle 9 alle 18

Saranno tante le novità “floreali”, provenienti esclusivamente dal Piemonte che si potranno scoprire girando per i banchi di Agriflor: dalle azalee alle camelie, dagli arbusti alle orchidee, passando per aceri e cactacee. Non mancheranno piante ornamentali ed erbacee perenni, bonsai e piccoli frutti, piante aromatiche e piante annuali.

Un vero e proprio tripudio di colori per allietare il pubblico amante della natura e delle piante. Insieme alla proposta florovivaistica, Agriflor ospiterà anche alcune eccellenze agroalimentari piemontesi con i prodotti tipici del nostro territorio, come i formaggi, il miele, i liquori e il genepy ma anche le farine e i biscotti.

Come sempre, sarà un’edizione organizzata in totale sicurezza, con il controllo delle temperature, ingressi scaglionati e contingentati e con la garanzia e il controllo del giusto distanziamento tra i banchi e tra le persone per evitare assembramenti anche minimi.

Per scoprire il sempre più ampio e rigoglioso mondo florovivaistico di FLOR, tutti potranno continuare a collegarsi su eflor (www.eflor.it) la prima piattaforma floreale italiana che mette in contatto tutti gli appassionati del verde, con gli esperti del settore e i florovivaisti.

Un luogo di incontro virtuale dove sarà possibile “visitare” i vivai, ammirare le foto delle piante, conoscere tutte le loro caratteristiche, scambiarsi opinioni “green”, chiedere suggerimenti e, naturalmente, acquistare fiori di ogni tipo ma anche oggettistica per il giardinaggio, libri, sementi e prodotti naturali, decorazioni per la casa e il giardino.

Ad Agriflor di febbraio sarà presente un banco eflor dove poter ritirare le piante ordinate sulla piattaforma e fare quattro chiacchiere con gli organizzatori per avere suggerimenti e farsi indirizzare verso la pianta migliore per le proprie esigenze.

In Turingia, nei lager del Terzo Reich

Storia e storie / Il viaggio nei lager del Terzo Reich in Turingia, regione della Germania centro-orientale, inizia con la visita del campo di concentramento di Buchenwald , a circa otto chilometri da Weimar, dove tra il 1937 e il 1945 venne istituito uno dei più importanti campi di prigionia  e di sterminio nazisti sul suolo tedesco.

Buchenwald fu un luogo di morte e sofferenza collocato a qualche chilometro dalla città che, tra il 1700 e il 1800 fu la culla della cultura europea. A Weimar, infatti, vissero Johann Sebastian Bach, Wolfgang Goethe, Friedrich Schiller, Franz Liszt, Richard Wagner e Friedrich Nietzsche. In questo campo, costruito sulla boscosa collina dell’Ettersberg (Buchenwald significa letteralmente “bosco di faggi) vennero internati circa 250 mila uomini provenienti da tutti i paesi europei e un quinto di loro non sopravvisse. A Buchenwald morì anche la principessa Mafalda di Savoia. Sul cancello principale d’ingresso la scritta “Jedem das Seine“, “A ciascuno il suo“, appare come un duro monito per i prigionieri che, nei primi tempi, furono gli oppositori politici del regime nazista, i cosiddetti antisociali, gli ebrei, i testimoni di Geova e gli omosessuali. A Buchenwald era stato un ruolo non secondario nel progetto di sterminio di massa organizzato dal regima nazista: infatti qui si svolgeva la selezione dei prigionieri che sarebbero stati inviati nei campi di concentramento. All’interno del campo si perpetrarono, nel corso degli anni, grandi orrori: le uccisioni in massa dei prigionieri, le morti degli internati prostrati dai lavori forzati, dalle malattie e dalla mancanza di cibo, gli esperimenti dei medici, gli abusi delle SS. Tra i delitti più efferati si ricordano quelli di Ilse Koch, la moglie del comandante del campo, ribattezzata la “strega” o la “iena” di Buchenwald. In pieno delirio feticista fece scorticare la pelle dei prigionieri che avevano tatuaggi e dopo averla fatta conciare la utilizzò per farne copertine di libri e paralumi.

 

Gli alleati liberarono Buchenwald l’11 aprile 1945 quando, dopo la fuga dei nazisti, il campo era già in mano degli stessi deportati e un comitato clandestino internazionale ne gestiva democraticamente la vita. Quando i soldati dell’89ª Divisione di Fanteria della Terza Armata statunitense entrarono nel campo vi trovarono oltre 20 mila persone, tra cui circa quattromila ebrei. Il fatto che il campo fosse stato liberato dagli stessi deportati consentì di evitare la distruzione da parte dei nazisti in fuga dei documenti, come è, invece, accaduto in altri luoghi. Gran parte del materiale conservato a Buchenwald permise di istruire il processo di Norimberga. Dopo la divisione della Germania nella zona Ovest e in quella Est, Buchenwald si trovò nella DDR e fu riaperto tra il 1945 ed il 1950 dal governo sovietico che ne affidò l’amministrazione alla polizia segreta dell’NKVD, trasformandolo in “campo speciale” per oppositori dello stalinismo ed ex-nazisti. La maggior parte del campo fu poi demolito, lasciando intatti solo il cancello principale, l’ospedale interno, due torri di guardia e il forno crematorio. Dopo una breve visita a Weimar, il cui nome è associato all’omonima “Repubblica”, nome dato al governo della Germania nel periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale alla presa del potere da parte dei nazionalsocialisti nel 1933, si raggiunge Dora Mittelbau, lager nazista presso Nordhausen, sempre in Turingia, a sud dell’Harz, la più settentrionale delle catene montuose tedesche, dove si racconta riposi, in una grotta, Federico Barbarossa. Il nome femminile non deve trarre in inganno: in realtà si trattava delle iniziali della Deutsche Organisation Reichs Arbeit, l’organizzazione del lavoro tedesca. La sua costruzione, nell’estate del 1943, fu decisa personalmente da Hitler allo scopo di produrvi le “Wunderwaffen” naziste, le armi segrete delTerzo Reich, scelta fatta in seguito alla distruzione della base di Peenemünde, nella parte più orientale della costa tedesca sul mar Baltico, bombardata tra il 17 e il 18 agosto del 1943 dalla Royal Air Force britannica. Secondo alcune testimonianze, le ricerche nelle gallerie di Dora dovevano rappresentare l’estremo tentativo di cambiare le sorti della guerra, grazie alle sperimentazioni e allo sviluppo dei programmi missilistici delle micidiali V1 e V2. Una descrizione precisa del campo venne fornita da Charles Sadron, deportato a Dora dal febbraio del 1944 all’aprile dell’anno successivo, che scrisse: “Il campo è concentrato sul fondo di un vallone incupito dalla foresta di faggi, di betulle e di larici, che copre i suoi versanti. Uno dei quali, a Nord, costituisce il fianco della collina sotto la quale sorge l’officina. […] Due grandi tunnel, designati dalle lettere A e B, paralleli all’apparenza, di circa 3 km di lunghezza e orientati da Nord verso Sud, traforano la collina da parte a parte. Questi due tunnel principali sono collegati fra loro da una quarantina di gallerie…”. Da quei lunghi tunnel, collegati con un sistema di numerose gallerie minori, uscirono quasi seimila micidiali V2. Si trattava di un lavoro massacrante per le migliaia di deportati, costretti a vivere in condizioni disumane nelle caverne, senza vedere la luce per mesi. Tra la fine dell’agosto del ‘43 e l’aprile del ’45, nei venti mesi della sua esistenza, transitarono da Dora 60mila deportati, dei quali circa 20mila persero la vita. Tra di essi vi furono 1.500 italiani, deportati politici e anche militari trasferiti lì in spregio ad ogni convenzione internazionale sui prigionieri di guerra. Quasi un terzo di loro vi  trovò la morte. Tra loro anche i sette alpini furono fucilati a metà dicembre del 1944 per aver contestato le condizioni disumane alle quali erano costretti dai loro carcerieri. Alla metà di aprile del 1945 le forze armate americane liberarono il campo, all’interno del quale lavorarono anche importanti scienziati nazisti. Dopo la guerra, fatte saltare le gallerie e trasferiti negli Usa e nell’Urss  centinaia di scienziati, su Dora cadde il silenzio. I primi ad arrivare furono gli americani ai quali si consegnò la mente scientifica del progetto, l’ingegner Wernher von Braun, giovane genio della missilistica e maggiore delle SS. Von Braun passò con i suoi piani di costruzione delle V2 e con tutti i suoi ingegneri al servizio degli Usa, con la garanzia dell’asilo e della cancellazione dei crimini di guerra. Di Mittelbau Dora si “dimenticarono” anche i processi di Norimberga: fu unico lager che non venne citato. L’oblio del campo di Dora Mittelbau durò fino alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione tedesca. Attualmente le gallerie sono in parte visitabili e accanto c’è un memoriale. Il lungo silenzio, però, pesa come un macigno. Molte testimonianze sostengono che sia stata la conseguenza dell’invenzione delle V2, antesignano dei missili balistici (nel 1969 l’uomo arrivò sulla Luna spinto dal razzo Saturno 5, progettato sotto la direzione di Von Braun: di fatto, l’evoluzione della V2) .

La tecnologia nazista, molto avanzata per l’epoca, favorì la conquista dello spazio da parte di americani e russi, ed entrambi non avevano nessun interesse a ricordare ciò che aveva tragicamente preceduto le loro imprese. In quell’inferno sotterraneo, nel freddo umido di quelle gallerie fiocamente illuminate, tra i rottami dei razzi, si percepisce ancora l’enormità del dolore e della sofferenza di chi non vide la luce nel più duro campo di lavoro forzato del regime della svastica. E’ questa la memoria che resta e che non può essere dimenticata. A testimoniarla, per molto tempo, fu Albino Moret. Trevigiano d’origine, si era trasferito giovanissimo con la famiglia a San Mauro Torinese. Alpino nella Divisione Taurinense, all’ armistizio si trovava sul fronte jugoslavo. Scelse subito di combattere i tedeschi, fu catturato e rifiutò di arruolarsi nella Repubblica di Salò. Per questo fu deportato a Dora. Moret venne liberato nel maggio ’45 a Ellrich, un sottocampo del lager di Buchenwald. Non dimenticò mai quell’orrore e fino all’ ultimo dei suoi giorni testimoniò ai giovani e nei viaggi della memoria la tragedia dei campi di sterminio, insegnando a tanti l’importanza di non dimenticare. Perché, come ammoniva Primo Levi, occorre meditare “che questo è stato”.

Marco Travaglini

Scoperta la serra della cannabis

Controlli antidroga dei carabinieri, un arresto e due denunce

Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare i reati inerenti alla vendita di sostanze stupefacenti, i carabinieri hanno arrestato una persona e denunciate altre due.
In particolare i militari della Compagnia di Venaria Reale, nell’hinterland torinese, hanno deferito in stato di libertà due donne, una ventenne del luogo per possesso di quasi 60 grammi di marijuana e una 23enne iraniana residente a Torino trovata con circa 15 grammi di hashish.
La successiva attività investigativa ha permesso di risalire al presunto fornitore delle due ragazze. Si tratta di uomo di 43 anni del capoluogo piemontese che nella cantina della propria abitazione aveva ricavato una serra per la coltivazione della cannabis, attrezzata con lampade ad alto voltaggio per il controllo della temperatura e una ventola per l’aereazione, all’interno della quale sono stati trovati 61 piante di marijuana, circa 3,2 kg di infiorescenze, 110 grammi della stessa sostanza essiccata e 200 grammi di hashish in dosi. L’uomo è stato arrestato e collocato ai domiciliari.