ilTorinese

Vogliono cancellare il 10 febbraio Giorno del ricordo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Un libercolo di tal Eric Gobetti (che intende minimizzare e persino giustificare le foibe) e adesso il solito, stantio manifesto di intellettuali, neppure troppo qualificati, volto a chiedere alle massime istituzioni italiane un ennesimo riconoscimento dei crimini di guerra commessi dall’Esercito italiano in Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale, appaiono due elementi di uno stesso, evidente disegno politico : quello di cercare di cancellare dal nostro calendario civile il Giorno del Ricordo, quel 10 febbraio (che sempre meno è oggi  motivo di manifestazioni pubbliche), istituito nel 2004  per non dimenticare le foibe e l’esodo Giuliano – Dalmata e Fiumano 

Noi che tra i primi abbiamo sostenuto la legge istitutiva del Giorno del Ricordo avremmo mille motivi infatti  per denunciare il fatto che amministrazioni pubbliche e scuole statali  snobbano la data e non organizzano nessuna iniziativa in proposito. Forse la data scelta del 10 febbraio 1947 ,quando venne firmato l’iniquo Trattato di pace la cui ratifica venne osteggiata da uomini come Benedetto Croce,  fu errata perché non realmente rappresentativa del dramma degli italiani dell’Adriatico orientale. Croce, all’Assemblea Costituente tenne una vera e propria grande lezione di storia che fece comprendere il dramma della guerra in una dimensione che pochi avevano capito, travolti dagli eventi o accecati dalle ideologie. Il filosofo,  che aveva combattuto il fascismo ed aveva espresso ovviamente la sua contrarietà all’ingresso in guerra nel 1940, non esitò a sostenere che quella guerra sciagurata l’avevano perduta tutti gli italiani ,anche quelli che vennero perseguitati dal regime, perchè quella guerra, ”impegnando la nostra patria impegnava, senza eccezioni, anche noi che non possiamo distaccarci dal bene e dal male della nostra patria, né dalle sue vittorie né dalle sue sconfitte“. Il patriota Croce prevaleva su tutto il resto, ma il filosofo contestava, dopo aver ricordato che ”la guerra è una legge eterna del mondo che si attua al di là da ogni ordinamento giuridico“, contestava la legittimità di umiliare i vinti con un Trattato di pace che metteva l’Italia in ginocchio . Egli si espresse anche contro il Tribunale di Norimberga.  Un discorso che certamente i firmatari del manifesto odierno non solo non hanno mai letto, ma non ne conoscono neppure l’esistenza. Oggi c’è chi afferma che fu un grave errore non aver fatto una Norimberga anche in Italia, dimenticando, ad esempio, l’amnistia voluta da Togliatti nel 1946 per fascisti e partigiani. Ma non basta. Va ricordato che anche in Italia ci furono Tribunali militari (oltre a quelli improvvisati del popolo che avallarono fucilazioni  senza processo) che affrontarono il tema dei crimini di guerra commessi da italiani. Nel 1951la Procura Generale Militare  archiviò le istruttorie non in base a cavilli, come è stato scritto, ma al fatto che la Jugoslavia di Tito rifiutò la reciprocità nel perseguire  i crimini di guerra contro cittadini italiani, in primis le foibe. In questi decenni, scomparsa la Jugoslavia dopo una guerra civile mostruosa che ha rivelato ancora una volta la violenza atroce  di quelle genti, tutto è stato fatto a livello internazionale per sanare le ferite di tanti anni fa. Oggi le vicende di quel passato sono superate da una prospettiva europea che, per quanto faticosa e contraddittoria, ci ha liberati dai nazionalismi nefasti di 80 anni fa.  Solo gente un po’ fanatica e del tutto priva di quel senso della storia  di cui parlava Omodeo,   può sostenere come fa Gobetti, che i fatti della seconda guerra mondiale “pesano come un macigno sulla memoria collettiva italiana“. Come ha ricordato Gianni Oliva, uno storico che fra i primi ha scritto di foibe e delle atrocità commesse dal nostro esercito durante la seconda guerra mondiale , con gli ultimi due nostri Presidenti della Repubblica è stato fatto tutto quanto era possibile per un’opera di pacificazione tra italiani, croati e sloveni. Addirittura nel 2020 è stata conferita la più alta onorificenza dello Stato ad un poeta ultracentenario  che continua a negare le foibe. Ma se ci mettiamo sul piano delle contrapposizioni frontali, io non posso allora dimenticare, ad esempio, che la Medaglia d’Oro al V. M . , conferita motu proprio dal Presidente Ciampi nel 2001 , al libero comune in esilio di Zara, la Dresda d’Italia per i bombardamenti subiti e città martire per le vittime provocate da Tito , non venne mai consegnata  per l’opposizione del tutto illegittima del governo croato. L’Italia ha chiuso quei conti dopo il Trattato di pace del 1947, dopo il martirio di Trieste tornata italiana solo nel 1954, con il Trattato di Osimo che sancì per sempre la cessione a Tito di altro territorio italiano. L’antifascista originario di Fiume Leo Valiani definì infame quel trattato voluto dalla peggiore diplomazia democristiana. Speravamo che fosse più o meno da tutti considerato in qualche modo  superato il dramma di una storia lacerante. Invece non è così e gli italiani che non negano la loro storia dovranno continuare a presidiare il Giorno del Ricordo messo in discussione dai nostalgici di Tito. Le chiassate polemiche  di Eric Gobetti non sono storia, ma sono gli ultimi residuati  di una ideologia che pensavamo finita proprio perché condannata dalla storia. E’ triste doversi intrattenere a discutere di un omonimo di un grande con il quale condivide soltanto casualmente il cognome.

Ritrovarsi dopo 45 anni

Ritrovarsi dopo 45 anni. Proprio così, l’ amico ritrovato. Cavolacci, Bruno Moscatelli era proprio mio amico, compagno di liceo e compagno di Fgci.  Coscritto in tutti i sensi. Lui più vecchio di me di sole 24 ore.

Persino avversari nel basket e nel quintetto base della squadra del liceo. Non dico fratelli,  mi ci siamo quasi. Molto più riflessivo di me , ma già allora si capiva che era uno che valeva. Incontro a tutto tondo.

Incontri romani. Trasferitosi nella Capitale da 10 anni per lavoro e per amore. Due figli, con la voglia , sempre, di mettersi in gioco. La seconda figlia ha solo 5 anni. Quando parla di loro e della sua compagna gli si illuminano gli occhi. Sul lavoro ha avuto il coraggio di cambiare ed il coraggio di cambiare città. Non è da tutti. Dal 31 marzo in pensione ma non molla. Impossibile stare con le mani in mano. Un’ altra Roma come la Garbatella. Un’ altra dimensione di Roma. Nel lavoro ha avuto tre fasi diverse. Appena diplomato il fai da te. Tra coop ed agenzie di viaggi e animatore in Arci ragazzi. Seconda fase funzionario Fiat. Figlio d’ arte,  suo padre partì da Torino per impiantare e far funzionare le catene di montaggio a Termini Imerese. Bruno in Fiat ha girato tra Mirafiori e Chivasso. Anche quel mondo gli stava stretto. Inizia una terza fase della sua vita lavorativa.
Se ho capito bene responsabile delle relazioni sindacali per due multinazionali statunitensi che operano in Italia acquisendo società in difficoltà economiche. Si trasferisce prima da Torino a Milano e poi da Milano a Roma. Gira l’ Italia con sede anche a Napoli. Di casa al Ministero per ” ammorbidire ” gli esuberi.  Da buon compagno mi dice orgoglioso: non abbiamo mai lasciato nessuno, dall’ operaio al dirigente, a casa senza alternative. Diventa decisamente e naturalmente un calendiano. Merce comunque rara  nel nostro paese,  dove – mi sa – vige un certo levantinismo che fa a cazzotti con l’efficienza tanto voluta e desiderata da Carlo Calenda. Dal 31 Marzo, dicevamo,  in pensione. In pensione e ancora in attività. Essere sempre in pista è un ottimo elisir di lunga giovinezza. Così la meglio gioventù si è incontrata confermando il vecchio adagio: il tempo è galantuomo con i galantuomini.  E caro Bruno non perdiamoci  più di vista. Sarebbe un peccato.

Patrizio Tosetto

Larry Fink racconta mezzo secolo di carriera

“I Giovedì in CAMERA” Oltre cinquant’anni di carriera raccontati online dal grande fotografo americano 

Giovedì 8 aprile, ore 19, su tutti i canali di “CAMERA”

“Sono essenzialmente un fotografo umanista. Mi piace raccontare storie. Non sono un mero autore di immagini di gossip neppure quando fotografo un party di gente famosa…Mi piace pensare, e spero che sia così, che le fotografie che realizzo abbiano, invece, qualche relazione con il destino e forse con l’eternità”: così si autodescriveva, in una recente intervista Larry Fink, fra i più grandi ed eclettici fotografi del panorama americano. A lui, nato a Brooklyn– New York nel 1941 e allievo dell’ironica e dissacrante “street photographer” Lisette Model (Vienna, 1901– New York, 1983), “CAMERA – Centro Italiano per la Fototografia” di Torino, dedica il primo dei giovedì di approfondimenti online che si terranno in attesa di riaprire al pubblico con due mostre già programmate e dedicate in parallelo alla stessa Model (“ Street Life”) e all’indiscutibile genio della fotografia glamour Horst P. Horst (“Style and Glamour”), fra i grandi nomi della fotografia mondiale del secolo scorso. L’appuntamento con Larry Fink è per giovedì 8 aprile, alle ore 19. Ad intervistare – su tutti i canali del Centro di via delle Rosine 18 – il fotografo, già ospite a “CAMERA” nel 2019 con l’antologica “Unbridled Curiosity” (“Curiosità sfrenata”), sarà la curatrice della mostra dedicata a Lisette Model, Monica Poggi. Un dialogo e un confronto a due in cui scivoleranno gli oltre cinquant’anni di storia attraversati da Fink con la sua “reflex”, ritrovandosi sempre nel momento giusto “al posto giusto”. Non per caso. Ma per geniale, amorevolmente coltivata curiosità. Con quella capacità di entrare in piena empatia con i soggetti ritratti, fra i più svariati, di cogliere al volo, nella frazione di un attimo, l’intima essenza di chi in lui s’imbatteva. Fotografo di anime, di sguardi e sentimenti. Non solo di corpi e volti incorniciati in preziosi e forti contrasti di ombre e di luci. “Fotografate con le viscere”, era solita ricordare ai suoi allievi Lisette Model. E Fink – già docente alla “Yale University” e oggi al “Bard College” – ne è in ciò, ancor oggi, alunno esemplare. Dalla beat generation, immortalata a 17 anni (le sue prime foto le scatta a 12 con una macchina regalatagli dal padre) ad Andy Wharol e ai suoi amici della “Factory”, dai più famosi party dei vip (come fotografo editoriale pubblica regolarmente in “The New York Times Magazine”, “The New Yorker”, “Vanity Fair”, “W” e “GQ”) alla gente più semplice e comune incontrata per strada, dalle star hollywoodiane alle manifestazioni di piazza della New York anni Sessanta, la fotografia è sempre per lui “un gesto di generosità, un incontro con l’altro” , come racconta fra una suonatina di armonica e uno scherzo con i propri “pupazzi” durante l’intervista, che, come detto, verrà diffusa gratuitamente e in contemporanea su tutti i canali di “CAMERA”: Facebook, Instagram, Vimeo, sito web www.camera.to
Il video dell’intervista rimarrà in visione sugli stessi canali anche dopo l’8 aprile.

g. m.

Vaccini: Pronta proposta di legge Grimaldi

Per rendere obbligatorio il vaccino Covid nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e scolastiche.

“Da tempo diciamo che è prioritario garantire la salute di coloro che usufruiscono del servizio pubblico e di chi ci lavora. Ecco perché abbiamo pronta una proposta di legge – che completa e integra il Decreto legge emanato ieri dal Governo – per rendere obbligatoria la vaccinazione contro il Covid per tutti i lavoratori delle strutture sanitarie e socio-sanitarie della Regione, ma anche di qualsiasi struttura educativa, compresi asili nido, servizi per l’infanzia, scuole primarie e secondarie, di primo e secondo grado” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, primo firmatario della pdl “Vaccinazione obbligatoria contro il virus SARS-CoV-2 per i lavoratori della sanità e dell’istruzione”, che inserisce fra i requisiti di accesso ai luoghi di lavoro per i lavoratori del comparto sanitario, socio-sanitario e scolastico la vaccinazione contro il virus SARS-CoV-2.

“Vogliamo che questi luoghi siano messi in sicurezza al più presto” – prosegue Grimaldi – “per questo chiederemo alla prima riunione dei Capigruppo di convocare una commissione legislativa per far diventare subito realtà la nostra proposta. Lasceremo alla discussione nelle commissioni competenti la decisione se demandare i divieti conseguenti ai direttori delle Asl o esplicitare nella legge stessa che è fatto divieto di entrare in contatto con pubblico e utenti a chi non presenterà la certificazione richiesta”.

Teatro Regio: Concerto di solidarietà a sostegno dei profughi in Bosnia Erzegovina

Tutti i prossimi appuntamenti in streaming

«Per il Teatro Regio la missione sociale è prioritaria, e verremmo meno al nostro compito di istituzione culturale se non continuassimo a rivolgere il nostro sguardo a chi soffre nel mondo, a chi vive situazioni di disagio e di fragilità. In questo momento, cosi buio per la nostra Nazione, non possiamo dimenticare le mille storie individuali che ci gridano di essere ricordate. Voglio dare nuovo impulso all’Impegno del Regio nelle iniziative di solidarietà ai più deboli»Così Rosanna Purchia, Commissario straordinario.
Per questo il Teatro Regio e i suoi Artisti dedicano un concerto per la raccolta fondi a favore di Caritas ItalianaCroce Rossa Italiana e IPSIA-ACLI, impegnate a fronteggiare la crisi umanitaria in Bosnia Erzegovina. L’iniziativa è realizzata grazie alla collaborazione dell’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina.
Il concerto sarà trasmesso gratuitamente in streaming giovedì 8 aprile alle ore 20, contemporaneamente sul sito del Teatro Regio e su quello dell’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina, oltre che prossimamente su RAI5.Dopo l’appello e gli aiuti inviati da Papa Francesco, il silenzio dei media calato su questa tragedia ci ha spinto a impegnarci, al fine di portare in primo piano il dramma in corso nei Balcani. Dramma esacerbato dalle estreme condizioni climatiche, dall’emergenza sanitaria, dalle condizioni difficilissime in cui vivono migliaia di persone migranti bloccate lungo la rotta, nel campo di accoglienza di Lipa e fuori, dove cercano riparo in boschi e fabbriche abbandonate, e mitigato solo dalle iniziative di solidarietà messe in campo dalle associazioni umanitarie.
Questa nostra proposta ha trovato immediato interesse nell’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina, che segue da vicino l’evolvere della situazione dei migranti, e che è in stretto contatto con le principali organizzazioni umanitarie attive sul posto.
«Dall’Italia è stata registrata una straordinaria sensibilità: associazioni e privati cittadini si stanno mobilitando per contribuire a far fronte in modo coordinato ed efficace all’emergenza, condividiamo l’appello a dare contributi finanziari alle organizzazioni italiane che operano nei centri di accoglienza, e non beni materiali, per i quali sussistono problemi di disinfezione, stoccaggio e distribuzione» spiega l’Ambasciatore d’Italia in Bosnia Erzegovina Nicola Minasi, che prosegue: «attraverso contributi a organizzazioni come Caritas Italiana, Croce Rossa Italiana e IPSIA-ACLI, sarà infatti possibile acquistare direttamente in loco il materiale necessario, evitando sprechi e fornendo così sostegno anche all’economia locale, già fragile e messa a dura prova dalla Pandemia».
L’iniziativa del concerto è nata da un sincero desiderio di sensibilizzare tutti i cittadini sulle terribili condizioni in cui versano i profughi in Bosnia: per questo il Teatro Regio vi invita a donare.

Il Direttore artistico del Regio Sebastian F. Schwarz ricorda molto bene il giorno del crollo del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, quando la Germania Est aprì i suoi confini e consentì il libero passaggio nella parte Ovest: «come me, 17 milioni di tedeschi dell’Est sono stati fortunati. Quella situazione di tensione fu risolta pacificamente, portando alla riunificazione della Germania: ma in qualsiasi altro momento avrebbe potuto andare molto diversamente, provocando 17 milioni di sfollati. Per una soluzione pacifica della drammatica realtà che si sta vivendo nei Balcani, nel cuore dell’Europa, c’è bisogno della generosità di tutti noi: un contributo anche piccolo può fare la differenza nella vita reale dei profughi in Bosnia, persone che noi, come società, vorremmo accogliere un giorno nel nostro teatro, per condividere le sublimi invenzioni che la creatività umana ha prodotto, alcune delle quali vi offriamo con questo concerto».

In apertura del concerto, il Coro del Teatro Regio diretto dal maestro Andrea Secchi esegue «Wie lieblich sind deine Wohnungen» da Un Requiem tedesco di Johannes Brahms, con Giulio Laguzzi e Jeong Un Kim al pianoforte. Umanista piuttosto che religioso, pratico piuttosto che contemplativo, Brahms esprime chiaramente il suo intento: le persone cui portare aiuto e consolazione non sono i morti, ma i vivi.
A seguire, sempre il Coro interpreta «Wir setzen uns mit Tränen nieder» dalla Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach, al pianoforte Giulio Laguzzi.
Il terzo brano in programma vede Stefano Montanari, violino solista, eseguire la Ciaccona dalla Partita n. 2 di Johann Sebastian Bach. Sebastian F. Schwarz ringrazia il maestro Stefano Montanari, «che non ha esitato un istante a partecipare al nostro concerto e che ha messo le sue capacità al servizio di questa causa. Il suo violino rappresenta al tempo stesso la fragilità della vita e l’incredibile creatività di cui è capace la mente umana».
Il concerto prosegue con il «Va’, pensiero» dal Nabucco di Giuseppe Verdi. Spesso usato (e abusato) per rappresentare un numero infinito di ideali e di movimenti politici contrastanti, nella sua intenzione originaria è il canto di un popolo esiliato dalla patria distrutta.
Finale con l’Orchestra del Teatro Regio, diretta dal maestro Antonello Manacorda, che esegue l’ouverture da Egmont di Ludwig van Beethoven.

DONAZIONI
Per sostenere gli interventi delle tre organizzazioni umanitarie che operano a favore delle popolazioni migranti in Bosnia Erzegovina e lungo la Rotta balcanica, questi sono alcuni dei conti correnti bancari a disposizione per effettuare una donazione:
IT24C0501803200000013331111 (Caritas Italiana)¸ con causale: “Europa/ Rotta Balcanica”
IT93H0200803284000105889169, con causale: “Croce Rossa Italiana – Emergenza Bosnia”
IT35S0501803200000011014347 (IPSIA-ACLI)¸ con causale: “Rotta Balcanica”APPROFONDIMENTI
Per approfondimenti, i link ai rispettivi siti sono:
https://sostieni.ipsia-acli.it/crowd/balkan-route/
https://cutt.ly/caritasitaliana-emergenzabosnia/
https://cri.it/2021/02/10/emergenzabosnia/

TOradio, la nuova radio di Torino e dei torinesi

Il panorama radiofonico torinese si è arricchito da lunedì 22 marzo scorso di una nuova voce indipendente, TOradio, che si contraddistingue come una radio non soltanto cittadina, ma del territorio metropolitano.  

Si tratta di una radio digitale ascoltabile anche attraverso la piattaforma Facebook, Instagram, Linkedin o WhatsApp e anche sul canale di Telecupole. Da sempre affascinante strumento di comunicazione, la radio è  stata il primoe il più inclusivo entrato nelle case degli italiani, e ha da sempre ispirato designer e creativi di tutto il mondo, che hanno saputo creane anche modelli assolutamente originali.

TOadio, diretta dal giornalista Luca Rolandi, si pone comestrumento di comunicazione piuttosto articolato dallo stile fresco e dinamico, capace di affiancare a momenti di intrattenimento quelli di approfondimento e di scambio di opinioni, grazie al supporto di opinionisti che risultano personalità leader nel proprio ambito.

TOradio è l’esempio del DAB, il digitale terrestre della radio, ascoltabile da App scaricabili sullo smartphone, sia per Ios sia per Android, in streaming dal web, in DAB + (digitale dalle autoradio) e in digitale terrestre sulle TV. Ideatore del progetto di TOradio e suo general manager è l’imprenditore Maurizio Cimmino  che, tra il 2001 e il 2007, ha reso Radio Manila la stazione radiofonica di riferimento per i centri commerciali; direttore artistico e esecutivo è Andrea Lazzero, che ha all’attivo più centotrenta pubblicazioni discografiche e due letterarie. Speaker e attento comunicatore, è anche un conoscitore profondo delle dinamiche dei media locali. Direttore responsabile di Toradio News è il giornalista Luca Rolandi, ex direttore de “La Voce e il Tempo”, che ha lavorato per La Stampa, il Secolo XIX, Il Sole 24 Ore ed è anche attualmente direttore della rivista del Polo del Novecento.

Toradio si avvale di una redazione costituita da giovani redattori provenienti dalla Scuola Holden, attenti al mondo dei social, e risulta un’emittente sensibile alle tematiche inerenti il mondo giovanile, ai temi della sostenibilità ambientale, della natura e delle problematiche non soltanto torinesi.

“È una “radio di giovani, che parla ai giovani” – ha osservato il direttore di Toradio News Luca Rolandi – pur senza trascurare l’attenzione verso le altre generazioni, aperta alle problematiche torinesi e metropolitane, per ricercare quelle sinergie che consentano la ripresa economica e culturale di Torino nel cammino post Covid, e che risultino in grado di renderla competitiva a livello italiano”.

Mara Martellotta 

 

Napoli (Cambiamo!): “Solo Damilano amplierà consensi”

Le elezioni amministrative in autunno assumono ogni giorno di più il significato di spartiacque nel quadro politico nazionale, ma soprattutto nel centrodestra. E questo vale a Torino più che altrove.

 

Se il centrodestra vuole liberarsi di bardature partitocratiche e del richiamo a ideologie fallite, ha un solo candidato disponibile: Paolo Damilano. Viene dal mondo dell’impresa, conosce come pochi la realtà territoriale e, come nessuno ha finora fatto, si è mosso con largo anticipo, incontrando persone e categorie sociali e senza farsi etichettare o benedire da un partito. Damilano è un candidato civico, l’unico capace di allargare i consensi oltre i confini del centrodestra: è la via maestra per congedare la fallimentare giunta pentastellata ma anche l’unica certezza per impedire la vittoria di un’alleanza Pd-M5s.

     Ogni altra candidatura rischia di portare divisioni e fratture nel centrodestra. Rischia soprattutto di riproporre un’immagine vecchia e polverosa di un’alleanza che non esiste più nei termini in cui era stata pensata un quarto di secolo fa. Capisco Antonio Tajani, che deve mostrare la bandiera di partito. Ma a Torino lo fa nel momento sbagliato e nei modi sbagliati. Per Cambiamo!, lo dico con serenità, non ci sono tavoli nazionali capaci di ribaltare la candidatura di Damilano, imposta dalla forza delle cose e dall’autorevolezza della persona. Se Forza Italia pensa di rimettere in discussione Damilano dovrà assumersi la responsabilità di rompere una coalizione e regalare la vittoria al centrosinistra.

Osvaldo Napoli, capogruppo di Cambiamo! al Comune di Torino

“La mia scuola al tempo del Covid”, prorogato il concorso

I ragazzi potranno inviare i propri lavori (grafici, video, racconti, powerpoint, musiche, canzoni) non più entro il 31 marzo, ma fino al 16 Aprile 2021. Una proroga di alcune settimane per consentire, cosi come richiesto da numerosi dirigenti scolastici, ai tanti ragazzi interessati di condividere e confrontare le esperienze vissute in questo lungo periodo di pandemia e  raccontare la propria storia.Le classi vincitrici, valutate da una Commissione composta da un rappresentante di Save the Children Italia onlus, un rappresentante della Consulta femminile, un rappresentante dell’Ufficio Scolastico Regionale, la Garante per l’Infanzia e un rappresentante del Consiglio Regionale, riceveranno in premio un kit di strumenti didattico/informatici (tablet e sim dati, della durata di 12 mesi, per l’accesso a internet)  che, pur rimanendo di proprietà della scuola,  verrà assegnato ai ragazzi che non dispongono di supporti digitali. Per supportare le famiglie e gli insegnanti nella fruizione del tablet e del web, Save the Children metterà a disposizione una Guida per genitori, incentrata su 3 tematiche: cyberbullismo, uso dei videogiochi e adescamento online.

Fermati dalla Polizia poche ore dopo aver commesso una spaccata

Sottoposti a fermo di pg per furto aggravato in concorso

Hanno infranto la vetrata di un bar di via Monfalcone, attorno alle 5 e mezza del mattino dello scorso mercoledì, utilizzando un tombino trovato nelle vicinanze. Hanno poi divelto il registratore di cassa dalla sede e rubato l’importo custodito, suddiviso in monete e banconote, per un importo complessivo di circa 200 €. I due, di nazionalità rumena, di 34 e 30 anni, si sono poi dati alla fuga,  ma il tutto è stato ripreso da alcune telecamere di sorveglianza della zona. I poliziotti della Squadra Volante in servizio al mattino, appreso quanto accaduto nel corso delle ultime ore, hanno visionato attentamente le immagini relative al furto ed hanno posto in essere una capillare attività di ricerca; alle 7 e mezza, in corso Giulio Cesare, una pattuglia intercettava due soggetti  del tutto simili, per fattezze fisiche ed abbigliamento, agli autori della spaccata di via Monfalcone.  I due tentavano di eludere il controllo di polizia accelerando il passo, ma venivano fermati e sottoposti  a controllo: nelle loro tasche, una quarantina di euro in monete da 50 cm e 1 €. Gli accertamenti effettuati a loro carico negli uffici della Questura hanno fatto emergere,  per il  34enne, precedenti per ricettazione e furto, nonchè la misura dell’obbligo di dimora nel comune di Orbassano a decorrere dallo scorso 14 Marzo. Per il 30enne, precedenti per stupefacenti, danneggiamento e furto. I due sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto per furto pluriaggravato in concorso.