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Vaccinazioni: da lunedì le preadesioni per gli ultra 70enni e persone affette da gravi patologie

Lunedì 15 marzo inizieranno alcune nuove fasi del piano vaccinale della Regione Piemonte.

Chi ha un’età compresa tra 70 e 79 anni (tutti i nati nel 1951 compresi) potrà esprimere la preadesione alla vaccinazione sul portale www.ilPiemontetivaccina.it

La richiesta arriverà in modo automatico al medico di famiglia, che si accorderà con l’assistito per fissare la data della vaccinazione ed eseguirla con il vaccino AstraZeneca nel suo ambulatorio, oppure in un ambulatorio di medicina di gruppo o in uno messo a disposizione dall’azienda sanitaria del territorio.
In Piemonte la fascia 70-79 anni comprende 480.000 cittadini, 17.000 dei quali già vaccinati in quanto ospiti di una Rsa.

Sempre lunedì 15 marzo partirà la prenotazione delle vaccinazioni anche per le persone che si trovano in condizione di estrema vulnerabilità.

Rientrano in questa condizione coloro che sono affetti da una delle 13 patologie indicate dal piano nazionale: malattie respiratorie; malattie cardiocircolatorie; condizioni neurologiche e disabilità fisica, sensoriale, intellettiva, psichica; diabete e altre endocrinopatie severe quali il morbo di Addison; fibrosi cistica; pazienti sottoposti a dialisi; malattie autoimmuni e immunodeficienze primitive; malattie epatiche; malattie cerebrovascolari; patologie onco-ematologiche ed emoglobinopatie; sindrome di Down; trapianto di organo solido e di cellule staminali emopoietiche, grave obesità.

In questo caso la propria adesione va espressa direttamente al proprio medico di famiglia. La vaccinazione verrà fatta presso uno dei punti vaccinali della propria Asl attraverso i vaccini Pfizer e Moderna. La comunicazione della data e del luogo della somministrazione verrà inviata dalla Regione via sms e/o posta elettronica.

Dalla prossima settimana inoltre si partirà anche con l’adesione alla vaccinazione dei caregiver, ovvero coloro che convivono con pazienti affetti da alcune specifiche patologie: sclerosi laterale amiotrofica; sclerosi multipla; paralisi cerebrali infantili; trattamento con farmaci biologici o terapie immunodepressive; miastenia gravis; patologie neurologiche disimmuni; grave compromissione polmonare o marcata immunodeficienza; malattie autoimmuni con associata immunodepressione secondaria a trattamento terapeutico; pazienti onco-ematologici in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure; genitori di pazienti onco-ematologici ed emoglobinopatie sotto i 16 anni di età; pazienti con trapianto di organo solido e di cellule staminali emopoietiche (in lista di attesa e sottoposti a trapianto emopoietico dopo 3 mesi dal trapianto ed entro 1 anno dalla procedura) o trapiantati al di fuori di queste tempistiche che abbiano sviluppato complicazioni.

Il 16 marzo inizierà invece la vaccinazione degli oltre 6000 disabili presenti all’interno delle comunità residenziali e semiresidenziali del Piemonte.

Intanto prosegue la vaccinazione delle persone con più di 80 anni con i vaccini Pfizer e Moderna. Sono più di 130.000 gli over80 vaccinati in Piemonte (oltre 20.000 all’interno delle Rsa). Tutte le persone che hanno preaderito (in totale 306.000) verranno chiamate man mano che arriveranno i vaccini da Roma.

“Abbiamo somministrato l’87% delle dosi disponibili per il nostro territorio e siamo la prima, tra le grandi regioni d’Italia, per percentuale di popolazione già vaccinata – spiega il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – Ma non basta. L’Italia deve andare più veloce e per farlo bisogna potenziare la dotazione di vaccini. Chiediamo al Governo di darcene di più”.

Intanto, è giunto dal Ministero della Salute un aggiornamento delle patologie, i cui malati sono da considerarsi “estremamente vulnerabili”.

«Credo – sottolinea l’assessore alla sanità della Regione Piemonte, Luigi Genesio Icardi – che sia molto corretto l’approccio che ha avuto questo governo di dare priorità alle categorie di persone che se dovessero contrarre il virus avrebbero un’alta probabilità di sviluppare forme severe di malattia con conseguenze gravi».

Qui di seguito l’elenco dettagliato. Per le patologie segnalate con asterisco è prevista la vaccinazione contestuale anche dei loro conviventi:

– fibrosi polmonare idiopatica;

 altre malattie respiratorie che necessitino di ossigenoterapia;

– scompenso cardiaco in classe avanzata (III-IV NYHA);

 pazienti post shock cardiogeno;

 sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie del motoneurone;

 sclerosi multipla;

– distrofia muscolare;

 paralisi cerebrali infantili;

– pazienti in trattamento con farmaci biologici o terapie immunodepressive*;

– miastenia gravis;

 patologie neurologiche disimmuni;

 soggetti con diabete di tipo 1;

– soggetti con diabete di tipo 2 che necessitano di almeno 2 farmaci per il diabete o che hanno sviluppato complicanze;

 soggetti con morbo di Addison;

– soggetti con panipopituitarismo;

– pazienti affetti da fibrosi cistica, da considerare per definizione ad alta fragilità per le implicazioni respiratorie tipiche della patologia di base;

– pazienti sottoposti a trattamento dialitico cronico;

– pazienti con grave compromissione polmonare o marcata immunodeficienza*;

 pazienti con immunodepressione secondaria a trattamento terapeutico*;

– pazienti con diagnosi di cirrosi epatica;

evento ischemico-emorragico cerebrale che abbia compromesso l’autonomia neurologica e cognitiva del paziente affetto;

– persone che hanno subito uno “stroke” nel 2020 e per gli anni precedenti con ranking maggiore o uguale a 3;

– pazienti con patologia tumorale maligna in fase avanzata non in remissione;

pazienti oncologici e onco-ematologici in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure*;

pazienti affetti da talassemia, anemia a cellule falciformi;

– tutti i pazienti con sindrome di Down in ragione della loro parziale competenza immunologica e della assai frequente presenza di cardiopatie congenite;

– pazienti in lista d’attesa o trapiantati di organo solido*;

– pazienti in attesa o sottoposti a trapianto (sia autologo che allogenico) di cellule staminali emopoietiche (CSE) dopo i 3 mesi e fino ad un anno, quando viene generalmente sospesa la terapia immunosoppressiva*;

– pazienti trapiantati di CSE anche dopo il primo anno, nel caso che abbiano sviluppato una malattia del trapianto contro l’ospite cronica, in terapia immunosoppressiva*;

pazienti obesi con BMI maggiore di 35;

pazienti con diagnosi di AIDS o con <200 CD4

Nel caso di minori che non possano essere immunizzati per mancanza di vaccini indicati per la loro fascia di età, saranno vaccinati i loro genitori o i relativi tutori/affidatari.

Il nuovo documento ministeriale, inoltre, stabilisce che, insieme agli “estremamente vulnerabili”, vengano vaccinati, con le stesse modalità, anche i disabili gravi, così come definiti dalla legge 104/1992, art. 3 (“Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità. Le situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici”). Prevista l’immunizzazione anche di familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa, in forma gratuita o a contratto.

Ambiente, Torino troppo motorizzata. Ma promossa in ciclabilita’

Clean Cities: ripartiamo dalle città. Tappa torinese della nuova campagna di Legambiente

I dati della Pagella di Città: Torino male per tasso di motorizzazione (63 auto ogni cento abitanti), qualità dell’ariae costi (sociali ed economici) dell’inquinamento; buoni i dati su ciclabilità e strade a velocità ridotta (20/30 km/h).

Legambiente: “Torino si sta, finalmente muovendo su ciclabilità, moderazione del traffico e elettrificazione del TPL. Restano drammaticamente alti i dati sull’inquinamento atmosferico che si riflettono in costi sanitari e sociali elevatissimi”.

Sessantatré automobili ogni 100 abitanti; 26 morti all’anno per incidenti stradali (4.345 feriti); inquinamento atmosferico elevatissimo (a cui si attribuiscono circa 900 morti/anno). L’inquinamento a Torino costa 2.076 €/ab. anno. Ma anche 197 km di piste ciclabili, in costante aumento e 381 km di strade a velocità ridotta (20/30 km/h).

Sono questi i dati più rilevanti presentati oggi a Torino al termine della tappa piemontese di Clean Cities, nuova campagna di Legambiente che dall’8 marzo al 10 aprile intende accendere i riflettori sul ruolo che le città italiane possono giocare per una ripartenza più ecologica e sostenibile.

“I dati della Pagella della città – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aostasottolineano ancora una volta i problemi, gravissimi che affliggono la città di Torino. La media annua di PM10 (35 microgrammi/m3), rappresenta in tutta la sua drammaticità la situazione dell’aria torinese. Una situazione che si riverbera altrettanto drammaticamente sui costi sanitari e sociali, che è stata rilevata dai procedimenti di infrazione avviati dalla UE e dalle azioni giudiziarie di cui siamo recentemente venuti a conoscenza. Ma Torino, seppur lentamente, si muove, e sta cercando di dare risposta alle criticità evidenziate da Clean Cities. È necessario però accelerare, e tanto. A partire dal TPL, che va fortemente potenziato: bene andare verso l’elettrificazione della flotta (ad oggi solo al 35%), ma si metta rapidamente mano alla linea 2 della metropolitana e si sfrutti l’infrastruttura tramviaria presente in città. Infine bisogna mettere in campo politiche che operino verso il contenimento del parco auto circolante: 63 automobili ogni 100 abitanti è un tasso elevatissimo. Si punti sulla mobilità condivisa e sostenibile, oltre che sul TPL. In Europa aumenta costantemente il numero di città che chiudono alle auto a motore termico. Si lavori per andare in quella direzione: è necessario decarbonizzare il comparto della mobilità urbana. Un alto valore simbolico e formativo, nonché pratico, arriverebbe da un corposo piano legato alla mobilità scolastica, affinchè sia dolce, sicura, davvero sostenibile e che accompagni i nostri bambini e ragazzi nell’essere più sereni ed entusiasti, anche nel loro percorso scolastico”.

La tappa torinese di Clean Cities ha avuto il suo  via venerdì 12 marzo con il flash mob attuato, nel pieno rispetto delle normative anti Covid, dagli attivisti dei circoli torinesi di Legambiente in piazza Baldissera. Prosegue oggi, sabato 13 marzo, con la presentazione della Pagella della Città sui canali social di Legambiente Piemonte Valle d’Aosta (Facebook https://www.facebook.com/legambientepiemontevalledaosta; LinkedIn https://www.linkedin.com/company/71544838/admin/; Instagram https://www.instagram.com/legambiente_piemonte_vda/)

Clean Cities è una campagna itinerante che toccherà 14 capoluoghi italiani, da Nord a Sud, per promuovere con forza una nuova mobilità urbana: più elettrica, più sicura e più condivisa, cercando di spingere i processi politici locali verso misure di mobilità sostenibile e rendendo permanenti quelle eventualmente adottate in fase di emergenza. Nata in sostituzione alla storica campagna Treno Verde, che quest’anno si è fermata a causa dell’emergenza sanitaria, Clean Cities ne assorbe gli obiettivi e i contenuti, e come questa si articolerà in tappe: Genova (14 e 15 marzo), Bologna (16 e 17 marzo), Firenze (18 e 19 marzo), Ancona (20 e 21 marzo), Perugia (22 e 23 marzo), Roma (24 e 25 marzo), Cagliari (26 e 27 marzo), Pescara (28 e 29 marzo), Napoli (30 e 31 marzo) Bari (1 e 2 aprile), Catania (8 e 9 aprile)

Storia di donne che seppero “scegliersi la parte”

Le partigiane piemontesi raccontate da Caroline Moorehead  ne “La casa in montagna”

La casa in montagna. Storia di quattro partigiane” (Bollati Boringhieri, 2020) è il libro con il quale Caroline Moorehead  racconta  la storia delle donne piemontesi impegnate nella  Resistenza. L’autrice, una giornalista londinese che conosce bene il nostro paese, ha pubblicato numerosi libri di argomento storico oltre ad aver collaborato con la BBC e le più prestigiose testate giornalistiche anglosassoni come il Times, il Guardian e l’Independent.

Con la sua scrittura chiara e sobria, resa interessante da un efficace ritmo narrativo, la Moorehead ci restituisce una storia corale delle donne che parteciparono alla lotta di Liberazione, mettendo in rilievo le vicende di quattro protagoniste (Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra, Frida Malan, Silvia Pons) animate dagli stessi ideali di libertà e giustizia e al tempo stesso diverse l’una dall’altra. L’innovativo apporto di questo libro alla storiografia della Resistenza si coglie nel punto di vista “esterno” sull’intera vicenda della lotta partigiana e del ruolo decisivo della sua componente femminile. Le storie sono note per i più attenti lettori e per chi si è interessato di questi argomenti; lo stesso si può dire per le fonti alle quali ha diligentemente attinto la scrittrice britannica ( tutte e quattro le protagoniste ci hanno lasciato in eredità un’ampia testimonianza con lettere, diari, documenti). La scelta di occuparsi della Resistenza italiana e, in particolare, di quella piemontese che ne ha rappresentato – per valore, importanza e presenza ben documentate – il vero e proprio “cuore”, lo ha spiegato lei stessa in una intervista rilasciata al Venerdì di Repubblica nei mesi scorsi , motivandola con una doppia ragione: riconoscere il giusto ruolo alla componente femminile del movimento partigiano, raccontando anche al pubblico di altri paesi ciò che accadde e che per troppo tempo è stato sottovalutato e  denunciare le riserve e i pregiudizi che caratterizzarono l’atteggiamento dei militari e del governo inglese nei confronti della Resistenza italiana, preoccupati del ruolo e dell’eccessivo peso  che le forze di sinistra ebbero nella lotta antifascista e antinazista. A giudizio della Moorehead fu l’ossessione del “pericolo comunista” a frenare gli alleati dal riconoscere i meriti dei partigiani, quasi ostinandosi a considerarli alla stregua di “partner inferiori, contaminati dagli anni del fascismo e dal voltafaccia del governo italiano nell’estate del 1943”.

Un anticipo del clima della guerra fredda che non consentì di valutare pienamente e con onestà intellettuale l’imprescindibile contributo dello sforzo partigiano alla campagna d’Italia. Ovviamente il tema centrale de La casa in montagna è la rivendicazione di un ruolo centrale delle donne nella Resistenza piemontese. Lo sviluppa, pagina dopo pagina, imbastendolo su vicende e profili  delle quattro protagoniste, presentate come emblematico esempio di un intero movimento di donne altruiste, forti e motivate, che animarono azioni di ribellione collettiva, sfidando la guerra, la paura e i pregiudizi. Una narrazione che muove dalla cattura, l’uccisione e i funerali delle sorelle Vera e Libera Arduino nella plumbea Torino del marzo del ’45, a meno di un mese e mezzo dalla liberazione. La cieca violenza fascista si scontrò con la ribellione delle donne che espressero solidale affetto alle giovani vittime, protestando al cimitero Monumentale contro un regime ormai in agonia ma capace di reazioni quanto mai dure e  brutali. Non vi era mai vista una manifestazione del genere, organizzata da donne e per le donne; donne che non potevano essere intimidite, né temevano le conseguenze delle proprie azioni. Come venne scritto su “Noi donne” nel luglio del 1944, si avvertiva da tempo che era “giunto il momento di dare tutto per salvare la nostra Patria, la nostra vita, il nostro pane. Non dobbiamo più avere esitazioni. Dimostriamo coi fatti che anche noi […] sappiamo imporci qualsiasi sacrificio”. E così fecero. Con concretezza e coraggio. “ Tra il 1943 e il 1945 in tutta l’Italia occupata le donne insorsero a migliaia, per unirsi alla Resistenza e combattere per la liberazione del loro paese”, scrive la giornalista britannica. “A renderle straordinarie era il fatto che l’Italia fascista, sotto il ventennio del governo Mussolini, le aveva trasformate in ombre: non avevano diritti, né voce, né uguaglianza, nessuna possibilità di esprimersi né riguardo alla propria vita né in merito al governo del paese. Che avessero trovato il coraggio, la determinazione e l’altruismo per lottare e spesso subire arresti, torture, violenze ed esecuzioni: fu questo a renderle davvero eccezionali”. Nel libro, accanto alle quattro principali protagoniste sono molte le figure che si incontrano tra le pagine dei diciannove capitoli, intrecciando le loro storie, accompagnando il lettore nei venti mesi della lotta partigiana fino ai primi passi del paese liberato che alcuni di loro, persa la vita per le loro idee, non faranno in tempo a vedere.

Le staffette Lisetta Giua, fidanzata di Vittorio Foa, e Lucia Boetto, Matilde di Pietrantonio e Gigliola Spinelli; uomini e donne che subirono le discriminazioni razziali imposte dalle leggi contro gli ebrei, la deportazione come Primo Levi o la morte come Emanuele Artom; partigiani come Giorgio Agosti, Dante Livio Bianco, Willy Jervis, il generale Perotti, Ferruccio Parri, Don Francesco Foglia (noto come “don Dinamite”), Giulio Bolaffi, Tancredi Galimberti, detto Duccio e tanti altri.  C’è anche la figura straordinaria di Suor Giuseppina Demuro,  madre Superiora delle Figlie della carità della congregazione di San Vincenzo De Paoli, una religiosa  sarda di Lanusei che portò senza sosta conforto, alimenti e indumenti nelle celle del braccio femminile del carcere torinese “Le Nuove”, alleviando gli ultimi istanti di vita dei condannati a morte. Una donna coraggiosa che seppe distinguersi nella resistenza disarmata. La lettura di questo libro è un utile esercizio per rammentare, non solo in occasione delle ricorrenze del calendario civile, quanto sia stato grande il contributo delle donne alla lotta di Liberazione. Un contributo quantificabile non solo numericamente ma per l’importanza e la qualità delle conseguenze – culturali e sociali prima e politiche poi –  che ne scaturirono. L’apporto femminile fu massiccio sin dai primi momenti della lotta partigiana arrivando fino agli ultimi giorni dell’aprile 1945, con la completa liberazione del Paese. Non è possibile citare cifre che descrivano esattamente quante donne aderirono e si sacrificarono per la Resistenza perché molte di loro, appena conclusa la lotta, ritornarono in pieno alla loro vita familiare e di lavoro, scegliendo l’anonimato. Stando però ai calcoli di esperti militari si può affermare che le donne che furono impegnate in compiti ausiliari nella Resistenza italiana non furono meno di un milione, mentre, secondo le statistiche ufficiali, le partigiane combattenti furono circa 35 mila. Un dato considerevole che rappresenta ben più di un quinto del movimento resistente.

I ruoli che ricoprirono furono molteplici: dalla partecipazione alle agitazioni nelle piazze alla preziosa e pericolosa attività delle “staffette”, dalla cura e dal rifocillamento di feriti e sbandati alla raccolta di armi, munizioni e indumenti e, infine, alla dura e spesso sanguinosa lotta sulle montagne. Le donne che parteciparono alla Resistenza, fecero parte anche di organizzazioni come i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e le Squadre di Azione Patriottica (SAP) che agivano nelle città e ,inoltre, fondarono i Gruppi di Difesa della Donna, “aperti a tutte le donne di ogni ceto sociale e di ogni fede politica o religiosa, che volessero partecipare all’opera di liberazione della patria e lottare per la propria emancipazione“. Così le donne irruppero sulla scena e scelsero da che parte stare diventando soggetti attivi dei cambiamenti storici. Conquistarono il diritto al voto e lo esercitarono per la prima volta alle elezioni amministrative e poi alle politiche del 2 giugno 1946 per eleggere l’Assemblea Costituente e nella scelta referendaria tra monarchia o repubblica. L’esperienza delle protagoniste de La casa in montagna. Storia di quattro partigiane, così come quella delle tante che seppero “scegliersi la parte”, è stata determinante per le donne italiane che dal ’45 in poi si sono battute instancabilmente per il loro coinvolgimento attivo nella vita politica del paese, conquistando diritti legali, economici e politici verso la parità.

Marco Travaglini

I colori al tempo del Covid

Il bianco e il nero sono spesso stati definiti dagli artisti come “non colori”, in quanto il primo viene dato dalla somma di tutti i colori e il secondo, il nero, invece, dall’assenza di tutti i colori.

Potrebbe sembrare banale pensare al bianco e al nero oggi ma, in tempo di pandemia da Coronavirus, la realtà a molte persone non appare più frastagliata in tutta la cromaticità di prima, poiché ne è stata via via privata da profondi cambiamenti, che sono stati sia esterni all’individuo, sia interiori, provocati da un fatto così epocale, come quello dell’emergenza sanitaria comparsa più di un anno fa. Se la realtà a moltissime persone non appare, così, più a colori, potrebbe allora sembrare forse in bianco e nero. Questa osservazione, però, risulta contraddetta dalla bellezza del bianco e nero, da sempre scelti dalla fotografia d’autore. La TV stessa era nata, in origine, in bianco e nero, e diversi grandi fotografi contemporanei, quali Berengo Gardin, nonostante oggi esista il colore, continuano  a utilizzare il bianco e nero, attribuendo a questi “la capacità di rafforzare il senso e la comunicatività dell’immagine”. Sinceramente ritengo che oggi la realtà che stiamo quotidianamente vivendo non sia tanto percepita in una tonalità in bianco e nero, perché allora verrebbe anche a conoscere uno spazio lasciato libero all’immaginazione, ma neanche venga colta a colori; piuttosto viene, secondo me, dai più percepita nei toni del grigio. Questo è un colore  che, come tutti gli altri, racchiude molteplici significati, tra i quali anche quello della neutralità e dell’impersonalità. Possiede in se stesso un lato di luce e uno di tenebra, di ombra, e viene spesso associato alla senilità e al sentimento di tristezza che, credo, sia quello che spesso si accompagna in questo tempo di pandemia, che potrebbe anche essere ben definito di “sospensione”. Il grigio, considerato nel Medio Evo come colore opposto al nero e quindi portatore di benefici e espressione di positività, può, comunque, mutare significato a seconda del punto di vista da cui viene osservato, per esempio nel caso in cui lo si colga come un colore capace di indicare un punto di osservazione e di sosta, di valutazione del mondo circostante. Forse proprio questa potrebbe essere la prospettiva a partire dalla quale ci si potrebbe porre in una quotidianità non certo facile, anzi, a tratti, per alcune persone, tale da porre ostacoli che paiono insuperabili. Sarebbe auspicabile riuscire a fare di questa visione del mondo, attraverso una tonalità grigia, un punto di partenza per riflettere sull’attuale condizione di vita, sulle nuove realtà che si sono create nei rapporti interpersonali, in un’epoca di distanziamento fisico forzato, e sulle difficoltà di sopravvivenza di molti individui, per spegnere i condizionamenti che impediscono ancora di aprire i nostri cuori in una prospettiva di nuova solidarietà.

Mara Martellotta 

www.pannunziomagazine.it

 

Pallanuoto, i risultati del campionato di A2

Si è conclusa, per la V giornata del campionato A2 maschile di pallanuoto, girone di nord-est, la partita tra C.S. Plebiscito Padova/Reale Mutua Torino 81 Iren.

L’incontro era cominciato alle ore 20, presso la piscina Monte Bianco di Verona. Risultato finale: 9 a 9 (parziali: 1-1, 2-5, 3-1, 3-2 reti di Ligas, Costa, Maffè, Audiberti, G.Novara, Loiacono, 3 E.Novara). Trovate a questo indirizzo internet i risultati delle gare di nuoto svoltesi oggi al Palazzo del Nuoto di Torino https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/risultati_settori5.asp?id_manifestazione=1597&menu=agonismo&area=1&read=nuoto (stesso link per le gare di domani). Domani, domenica 14 marzo, troverete qui https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/risultati_settori5.asp?menu=agonismo&area=&read=sincro&id_manifestazione=1601 i risultati delle gare di nuoto sincronizzato.

Blocco Studentesco: “Socializzazione scolastica”

Riceviamo e pubblichiamo / “Nessun dogma. Socializzazione scolastica ora!” questo il testo che recita lo striscione affisso dai militanti del Blocco Studentesco per lanciare la nuova proposta già avviata in tutta Italia, atta a modificare alla radice il sistema scolastico italiano.

La pandemia – apre la nota il movimento – ha dato il colpo di grazia ad un sistema scolastico che si trova ormai da anni al fondo della lista delle priorità di ogni esecutivo. Il sistema scolastico è fallito per l’assenza di scopo, e il dibattito sviluppatosi attorno al grado di efficienza della Dad non è altro che un modo per girare attorno al problema. La Scuola è morta, e rifondarla resta l’unica soluzione: con quali risorse? Con noi stessi, fondamenta viventi, organiche, volontarie e non meccaniche dell’Italia.
La socializzazione scolastica non è un progetto finito, ma una visione a divenire – prosegue il Blocco Studentesco – verso la formazione di nuovi studenti a fondamento della società futura capaci di condensare il pensiero all’azione. Una nuova concezione che supera le barriere tra studente e docente, in cui tutti insegnano e imparano in un rapporto di mutua solidarietà, scambio, confronto e reciproca crescita.
Dal punto di vista programmatico vogliamo – continua la nota – abolire l’ormai oberante indottrinamento nozionistico, favorendo un apprendimento più dinamico e pratico, basato su attività extrascolastiche che valorizzino il patrimonio culturale italiano e che mettano lo studente a stretto contatto con il mondo del lavoro senza che ciò sfoci nello sfruttamento, bensì favorendo una vera formazione professionale che renda gli studenti lavoratori abili e non asserviti ad una mera logica di profitto.
Di fronte al nulla che avanza e ad una società senza valori – conclude il movimento – invece di voltare le spalle al problema preferiamo l’agire, il sacrificare le proprie energie e il proprio tempo per porre i fondamenti di una migliore società futura. Vogliamo dare un futuro alla Scuola, allo Studente e all’Italia, e questa azione non è altro che l’inizio del nostro percorso audace al fianco degli studenti.

Arrestate due persone per tentata rapina e tentato furto

 Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare i reati contro il patrimonio, i carabinieri hanno arrestato due persone per tentata rapina e tentato furto aggravato.

In particolare a Chivasso, nell’hinterland torinese, i militari della locale Compagnia hanno bloccato un pregiudicato che, dopo aver rubato una borsa contenente del materiale edile all’interno di un furgoncino parcheggiato sulla pubblica via, per garantirsi la fuga ha colpito con un cacciavite il proprietario del mezzo che lo aveva sorpreso durante il furto. Il pronto intervento dei militari dell’Arma ha consentito di disarmarlo e bloccarlo, scongiurando più gravi conseguenze per la vittima che ha riportato soltanto lievi ferite ad una mano.

A Torino, nel quartiere pozzo Strada, è finita in manette una donna peruviana per tentato furto all’interno di un supermercato. La signora ha dapprima occultato vari prodotti in una busta schermata e poi ha tentato di guadagnare l’uscita senza pagare, ma è stata fermata dai carabinieri del Nucleo Radiomobile nel frattempo giunti su segnalazione del personale dell’esercizio commerciale.

Il Vermouth di Torino solo rallentato nel 2020

 

Importanti programmi di tutela e promozione previsti dal Consorzio.

 

Il 2021 si apre con interessanti novità per il Consorzio del Vermouth di Torino. 

 

IL MARCHIO 

 

È stato definito il logo ufficiale del Consorzio, caratterizzato dall’elemento distintivo della “V” di Vermouth di Torino e dalla foglia di Artemisia. Vengono riportate le due denominazioni usate nella storia e previste dalla legge: sia il più francese “Vermouth”, sia il piemontesizzato “Vermut”, diventato celebre in tutto il mondo, a partire dalle sue origini piemontesi.

 

Il Consorzio ha fatto un primo grande passo con il deposito del marchio Vermouth di Torino/Vermut di Torino in Italia, Unione Europea, Regno Unito e USA, attività coerente con l’impegno di promuovere e difendere il nome dell’Indicazione Geografica non solo nella UE, ma in tutto il mondo.

La “V” di Vermouth di Torino con il simbolo dell’Artemisia sarà pertanto destinata a contraddistinguere la conformità dei prodotti a un disciplinare regolato dalla legge europea per i produttori iscritti al Consorzio. 

 

Il percorso condurrà ora a nuovi programmi di promozione e tutela dell’IG in uno sforzo collettivo dei produttori storici e nuovi che stanno lavorando ad un importante programma per i prossimi anni.

 

L’INCERTEZZA DI UNA PANDEMIA GLOBALE 

 

Il Vermouth di Torino ha registrato un previsto rallentamento nel suo processo di crescita causato dalla diffusione della pandemia globale che ha comportato a fine 2020 una flessione del 17% dei volumi di produzione rispetto al 2019. Lo scorso anno si è concluso infatti con una produzione al di sotto dei 4 milioni di bottiglie, rispetto agli oltre 4.5 milioni prodotti nel 2019. 

Questa flessione è dovuta al fatto che il Vermouth di Torino, una tipologia premium rispetto ai vermouth senza IG, vede soprattutto nel settore Ho.Re.Ca il suo canale di elezione, con barman e bartender i principali partner e ambasciatori del prodotto, pesantemente colpiti da un anno a questa parte. 

I soci produttori del Consorzio del Vermouth hanno espresso con più azioni la solidarietà ai professionisti del settore, anch’essi colpiti dagli effetti umanamente ed economicamente pesanti della pandemia.

Ci si aspetta, tuttavia, che il buon slancio di crescita che il Vermouth di Torino ha visto negli ultimi anni, possa riprendersi e continuare al più presto, in presenza di una generale ripartenza economica con la riapertura completa delle attività. 

 

NUOVI SOCI

 

L’ingresso di nuovi soci e le frequenti richieste di partecipazione delineano un desiderio sempre più chiaro di proteggere una denominazione caratterizzata da una lunga storia e un forte legame con il Piemonte. 

Da gennaio, sono cinque le nuove aziende associate: Antica Torino SRL, Arudi Vermouth & Bitters, Distilleria Santa Teresa dei F.lli Marolo, Vico Luigi e la Cooperativa Erbe Aromatiche di Pancalieri. L’ingresso in particolare di quest’ultima, che privilegia tra le sue coltivazioni quella dell’Artemisia, denota la vocazione di filiera del Consorzio del Vermouth di Torino, il quale, nel disciplinare di produzione, prescrive l’obbligo di utilizzare esclusivamente Artemisia coltivata nel territorio della Regione. 

 

I nuovi soci vanno così ad aggiungersi ai precedenti 17 iscritti: Amarot, Cav. Pietro Bordiga, Fratelli Branca Distillerie/Carpano, Davide Campari/Cinzano, La Canellese, Giulio Cocchi, Compagnia dei Caraibi, F.lli Gancia & C., Gruppo Italiano Vini, Martini & Rossi, Valsa Nuova Perlino, Del Professore, Antica Distilleria Quaglia, Giacomo Sperone, Torino Distillati, Tosti1820, Turin Vermouth.

 

EVENTI E PROSSIME ATTIVITÀ E GLI ANNIVERSARI DA FESTEGGIARE

 

Il panorama di incertezza di oggi non permette di programmare con sicurezza i grandi eventi nazionali ed internazionali del settore, tuttavia il Consorzio sta lavorando all’organizzazione di programmi culturali e didattici che avranno luogo nel 2021. 

 

In modo particolare, quest’anno si festeggerà il trentennale della creazione dell’Indicazione Geografica. È infatti il 14 giugno 1991 la data storica di pubblicazione del Regolamento che designò il riconoscimento ufficiale del “Vermouth di Torino” come denominazione geografica protetta dall’Unione Europea. 

 

Per riconoscere l’importanza di questo momento, il 14 giugno 2021 il Vermouth di Torino presenterà un importante evento mediatico: La Grande Conferenza Stampa del Vermouth di Torino, una conferenza con degustazione dedicata alla stampa specializzata, che avrà luogo a Milano.

 

Buon compleanno, allora, Vermouth di Torino, per i trent’anni della denominazione, i 10 anni dalla rinascita e i 300 anni di storia moderna.

 

È sempre l’ora del Vermouth di Torino.

 

Link di approfondimento 

 

Link alla Clip “Come si fa il Vermouth” 

https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=zW3q2A9QYXw  

 

Link al Press Kit con immagini e logo del Consorzio 

https://drive.google.com/drive/folders/1Oy4mmQviP3wr6PKARaW4tW4RY1SblvlS?usp=sharing 

 

Link alla mappa della diffusione nel mondo del Vermouth di Torino

https://drive.google.com/file/d/1NhIIUCA-7Ew6lZ7c0qGkOeSmwdlXrZ1D/view?usp=sharing 

 

Link Web e Social 

 

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Torino: arresti per droga a Barriera Milano

Sequestrati 150 grammi di crack e medicinali rientranti nella tabella degli stupefacenti 

Per gli agenti del Comm.to Barriera Milano, partiti per sedare un animato litigio fra alcuni cittadini marocchini in via Cognetti de Martiis, sono nati dei sospetti che la giovane coppia  che aveva aggredito la richiedente l’intervento potesse in realtà essere dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. Difatti, nell’alloggio ove erano entrati alla ricerca di armi (infatti era stato precedentemente sequestrato a carico della coppia un grosso coltello ritrovato per strada e verosimilmente utilizzato durante l’aggressione) i poliziotti avevano rinvenuto una ingente somma di denaro (oltre 5000 €) nonchè numerosi capi di abbigliamento di griffes importanti, denotanti un certo tenore di vita, non giustificabile. Perquisendo la loro cantina, gli agenti hanno poi rinvenuto due grossi ovuli contenenti 130 grammi di cocaina purissima. La donna, portava invece addosso 10 pasticche di un medicinale il cui principio attivo rientra fra le sostanze stupefacenti e per il quale è necessaria una prescrizione medica che la stessa non riesce a fornire. I due compagni, di 23 e 25 anni, sono stati pertanto arrestati per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Un ventottenne gabonese è stato invece controllato in corso Vercelli angolo Bra poche ore dopo dalla Volante del Commissariato, alla cui vista lanciava via alcuni involucri di colore blu. I poliziotti hanno recuperato il tutto, si tratta di 31 grammi di crack. Il giovane, irregolare sul territorio nazionale, è stato anch’egli arrestato per la detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacenti.

Grimaldi (LUV): “pro vita nei consultori come no-vax nei centri vaccinali”

Aborto. “Nelle strutture pubbliche non c’è spazio per le associazioni violente”.

“Non possiamo fare entrare nelle nostre Asl, nei nostri ospedali e nei nostri consultori persone o associazioni che in tutta Italia conducono delle infami campagne d’odio contro le donne e che parlano dell’aborto come prima causa di femminicidio al mondo. Questa gente va tenuta il più lontana possibile dalle strutture sanitarie pubbliche, dovremmo addirittura pensare a degli ordini restrittivi per tali associazioni, impendendo loro di avvicinarsi ai consultori piemontesi. Altro che favorirne l’accesso o ipotizzare sportelli in cui questi criminali vengono invitati a fare propaganda e terrorismo psicologico su donne che stanno già attraversando uno dei momenti più dolorosi che possa capitare nell’intera loro vita. Far entrare i ‘pro-vita’ nei consultori è come mettere i no-vax nei centri vaccinali per il Covid” – commenta Marco Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Consiglio regionale.

“Anche il modo in cui la Giunta regionale consentirebbe a queste associazioni violente di entrare negli ospedali pubblici è imbarazzante: è vero che hanno recuperato un testo vecchio di 10 anni, solo parzialmente modificato per aggirare una sentenza del TAR?” – domanda Grimaldi. “La magistratura sul punto è stato chiarissima: ‘il requisito della presenza nello statuto delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni del privato sociale della finalità di tutela della vita fin dal concepimento è irragionevolmente discriminatorio’ e non sarà l’aggiunta di tre o quattro parole sull’accompagnamento alla maternità a renderlo meno spaventoso per le donne piemontesi” – conclude Grimaldi. “Per questi motivi il Presidente Cirio e l’Assessore Icardi devono ritirare immediatamente quel Protocollo”.