Magnifica Torino / L’albero di Natale nella Galleria San Federico davanti al cinema Lux
Migliaia di Babbi Natale in bici, in moto e a piedi hanno partecipato ieri in piazza Polonia a Torino alla 14esima edizione del raduno organizzato dalla Fondazione Forma. Gli oltre 60 mila euro raccolti serviranno a ristrutturare il reparto di degenza di Patologia neonatale del Regina Margherita.
Giuseppe Botta, protagonista della buona politica
Il ricordo dell’onorevole Giuseppe Botta, uno dei grandi protagonisti della vita politica torinese, nelle parole del figlio Franco Maria, a sedici anni dalla scomparsa
Nel 2008 veniva a mancare uno dei grandi protagonisti della politica piemontese e non solo, l’onorevole Giuseppe Botta. Fu rappresentante della Democrazia Cristiana a partire dagli anni Sessanta. Ebbe come maestro l’onorevole Giuseppe Bovetti, che fu anche uno dei Padri Costituenti.
Quali erano i valori incarnati dalla Democrazia Cristiana di quei tempi, trasmessi dagli stessi Padri Costituenti?
“Il primo e più importante dei valori era incarnato dalla libertà e “Libertas” era proprio la scritta che compariva nel simbolo dello Scudo crociato della DC. Fondamentali erano gli ideali della democrazia e dell’ispirazione cristiana da cui derivarono e discesero le azioni concrete nei provvedimenti legislativi economici”.
La politica, allora, non era improvvisazione, ma richiedeva una preparazione anche teorica, affiancata da una autentica fedepolitica. Secondo Lei che cosa si è incrinato, dopo la fine della Prima Repubblica, tale da aver provocato una graduale perdita dei veri valori ideologici della politica e della sua pratica?
“Secondo me si era già incrinato il rapporto di fiducia tra cittadini e politica alla fine della cosiddetta Prima Repubblica. Nel momento in cui è crollato il muro di Berlino è venuta meno anche in Italia la contrapposizione storica tra la DC con gli alleati laici e socialisti e il vecchio partito Comunista italiano. In estrema sintesi entrò in crisi il sistema politico italiano, così come si era configurato dal dopoguerra fino ad allora. Era presente una ricerca di aria nuova. Ricordiamo, a questo proposito, i referendum di Mario Segni. Furono anni di profonda crisi che si conclusero con l’inchiesta di Tangentopoli, che provocò l’azzeramento di un’intera classe politica ad eccezione di quella comunista. Diventerebbe impossibile ricordarne tutti i passaggi, ma furono commesse vere e proprie ingiustizie da clima di caccia alle streghe, che si instaurò dal 1992 e per diversi anni seguire. Era forse inevitabile che si giungesse ad un punto di svolta, ad un passaggio alla Seconda Repubblica che, però, non è stato adeguatamente accompagnato da vere riforme costituzionali. Mi sento di dire che oggi viviamo una decadenza di valori senza precedenti. La politica nazionale è guidata da personaggi improvvisati, spesso senza cultura e competenza”.
L’onorevole Giuseppe Botta seguì un ‘cursus honorum’, per utilizzare il termine latino, che lo portò da incarichi cittadini a importanti ruoli governativi. In che modo rappresentò l’espressione del rigore e dei valori sabaudi e democristiani in una Roma ben diversa da quella di oggi?
‘Mio padre aveva il passo dell’alpino e la costanza del maratoneta che si allena ogni giorno. Aveva anche una straordinaria capacità lavorativa e un impegno eccezionale. Certo la sua fu una vera e propria “gavetta” sia all’interno della Democrazia Cristiana sianelle Istituzioni. A Roma sapeva, forte dell’esperienza maturata, quali fossero i “tasti” da toccare e quali no. Gli obiettivi che si prefiggeva erano soprattutto inerenti le infrastrutture torinesi e piemontesi. Come assessore provinciale alla Viabilità con il presidente avvocato Gianni Oberto, realizzò moltissime strade nella provincia di Torino e promosse opere strategiche quali la Tangenziale di Torino a tre corsie oltre opere altrettanto importantiquali il Traforo Internazionale del Frejus. A livello nazionale promosse leggi ancora oggi rimaste in vigore. Aveva a cuore l’Arma dei Carabinieri e nel 1985 fu approvata, per sua iniziativa,la legge per la costruzione di nuove caserme dei Carabinieri sull’intero territorio nazionale con uno stanziamento finanziario straordinario di 1500 miliardi di vecchie lire. Per questa ragione fu insignito dai Carabinieri dell’onorificenza di “Carabiniere d’Onore” e questa legge è ricordata come la legge Botta. Nel settore della casa un’altra legge fu approvata nel ’92, nota come la legge Botta -Ferrarini. Ma a Torino, e in generale in Piemonte,curava con la massima attenzione le esigenze dei cittadini e delle amministrazioni locali. Sembrava non stancarsi mai”.
A Torino fu assessore alla Viabilità, oggi incarico spesso ricoperto senza una preparazione adeguata; a Roma fu parlamentare per sette legislature consecutive e per undici anni Presidente della Commissione Lavori Pubblici alla Camera, occupandosi anche di un’opera fondamentale quale fu la costruzione dell’autostrada delTraforo del Frejus e in seguito dell’autostrada Torino Bardonecchia.
“La politica ai tempi di mio papà era spesso fatta di ascolto. E questo costituiva il suo credo, la sua pratica quotidiana. Era una politica che non passava attraverso Internet o il web, ma attraverso l’ascolto continuo dei bisogni delle persone e dei cittadini. Una politica fatta sul campo, attenta soprattutto alle necessità dei più deboli. E nemmeno – come ricordava spesso lui stesso – avvertiva la necessità di andare in televisione. La sua era una politica di attenzione al prossimo, e le sue elezioni in Parlamento erano la conseguenza del suo agire quotidiano”.
Quale insegnamento potrebbe trarre la politica attuale dal Suo esempio?
“Per rispondere alla sua domanda dico soltanto che il suo esempio di lavoro, come quello tantissimi altri parlamentari, può insegnare qualcosa a chi avesse l’umiltà di studiare e prepararsi. Oggi può capitare di trovare seduto sui banchi di Montecitorio chi, fino al giorno prima, non conosceva neppure l’indirizzo e cosa fosse il Parlamento”.
Era anche molto legato al Collegio degli Artigianelli, che si richiamava ai valori di Don Murialdo?
“Era legatissimo al Collegio Artigianelli che formava tanti giovani ai mestieri. Amava ricordare un detto del Santo Leonardo Murialdo: ”Fate lo straordinario nell’ordinario”. Mio padre aveva modificato questo detto in “Facciamo l’ordinario. È già un fatto straordinario!”.
Per un giovane che volesse fare politica seriamente (e oggi è fatto raro constatare che la politica faccia l’ordinario) quale potrebbe essere l’attualità del prezioso esempio dell’onorevole Botta?
“In generale credo sia importante, al di là della figura di mio padre,avere appunto l’umiltà di ascoltare e di lavorare sodo”.
Il suo essere democristiano non prescindeva, però, dal rispetto per la laicità e per gli orientamenti politici avversi. Questo potrebbe essere di monito, nella società contemporanea, dove i singoli individui sono spesso sempre più intransigenti nei confronti delle ideologie e opinioni contrarie alle proprie?
“Affermava spesso che i comunisti non erano i nemici, ma avversari politici e che, una volta terminata una discussione, ci si stringeva la mano. Mi piacerebbe che potesse venir recuperato quello spirito”.
Mara Martellotta
Il Piemonte si conferma regione attrattiva per le produzioni cinematografiche e audiovisive, rafforzando una filiera artistica e professionale riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Attraverso la seconda sessione del bando «Aiuti a Imprese cinematografiche – Piemonte Tv Fund2024», sono stati selezionati sette progetti (6 lungometraggi e una serie Tv) che hanno beneficiato complessivamente di 2.000.000 di euro, generando un ritorno economico previsto di 6.000.000 di euro per il Piemonte, ripartito tra investimenti nel personale locale e l’acquisto di beni e servizi.
«Questi risultati sono la dimostrazione dell’impegno del Piemonte nel sostenere le produzioni cinematografiche come volano per l’economia e la cultura. Abbiamo fatto una scommessa lungimirante con un grande investimento grazie ai fondi FESR 2021-2027 sulle produzioni video, un settore al quale la nostra regione è particolarmente legata essendo la seconda in Italia per numero di location. A distanza di un anno questi risultati ci stanno dando ragione. Attraverso il Piemonte Film Tv Fund non solo abbiamo incentivato la creatività e l’occupazione nel settore audiovisivo su tutto il territorio, ma abbiamo rafforzato l’immagine della nostra regione come un territorio di eccellenza per le produzioni nazionali e internazionali», hanno dichiarato il presidente della regione Alberto Cirio e l’assessore alla Cultura e Turismo, Marina Chiarelli.
Tra i titoli sostenuti, il lungometraggio «Ting», prima opera di finzione del regista piemontese Maximilien Dejoie, prodotto dalla torinese Cinefonie; «Brianza», secondo lungometraggio del regista e produttore torinese Simone Catania, realizzato dalla casa di produzione Indyca. Entrambi i progetti avevano già ricevuto il sostegno del Fondo Sviluppo di Film Commission Torino Piemonte. Si aggiunge a questi «Figli Perduti», lungometraggio prodotto dalla piemontese Are Film.
Tra i progetti in fase di realizzazione nei prossimi mesi, spicca l’atteso film «La ragazza con la Leica», dedicato alla storia di Gerda Taro, figura celebrata nel romanzo di Helena Janeczek edito da Einaudi, vincitore del Premio Strega 2018. Il film rappresenta la seconda opera di finzione di Alina Marazzi ed è prodotto da Vivo Film, di Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, una società che ha instaurato un consolidato rapporto di collaborazione con Regione Piemonte e Film Commission Torino Piemonte, già produttori di opere di rilievo come «Miss Marx» di Susanna Nicchiarelli e il recente «Anywhere Anytime» del regista torinese Milad Tangshir.
Il panorama cinematografico si arricchisce ulteriormente con la produzione internazionale «Afterward», realizzata da Paradox Studios Italia, e con il nuovo film di Nicolangelo Gelormini, «La Gioia». Quest’ultima opera vanta un cast straordinario, composto da Valeria Golino, Saul Nanni, Jasmine Trinca e Francesco Colella. Le riprese del film si sono svolte a Torino agli inizi di novembre, attraversando luoghi iconici della città come il quartiere Lingotto, Largo IV Marzo, Piazza Vittorio Veneto e il celebre Caffè Elena, noto per essere stato frequentato da figure illustri quali Friedrich Nietzsche e Cesare Pavese. A completare la graduatoria un’attesa serie Tv come «Una finestra vista lago», diretta da Marco Pontecorvo e prodotta da Elysia Production.
La Regione Piemonte ha inoltre recentemente annunciato per il 2025 un incremento di 3 milioni di euro per il fondo di sostegno alla produzione di lungometraggi e serie tv, garantendo al «Piemonte Tv Fund» 2025 una dotazione complessiva di 7 milioni di euro invece dei 4 milioni stanziati negli anni precedenti. Questo rafforzamento si tradurrà in 8-10 ulteriori progetti finanziati rispetto agli anni precedenti.
CS
“Acquistiamo Locale”. E ’questo il nome della campagna lanciata da Confartigianato Imprese Piemonte per supportare e rilanciare la forza delle 23.506 imprese artigiane del Piemonte (60.883 addetti) che lavorano nei settori di offerta di prodotti e servizi tipici del Natale. E’ un invito a regalare e a regalarsi doni che esprimono il valore artigiano made in Italy, la nostra cultura imprenditoriale, il gusto per il bello, il buono e il ben fatto.
““Acquistiamo locale” è un modo per valorizzare il lavorodelle imprese, è la scelta consapevole, responsabile e sostenibile per rinsaldare il rapporto di fiducia tra imprenditori e cittadini nelle comunità – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – Acquistiamo locale non è soltanto un atto di consumo, ma anche un impegno per valorizzare la nostra cultura imprenditoriale, il gusto per il bello, il buono e il ben fatto frutto del lavoro degli artigiani. E’ un investimento in eccellenza, sostenibilità e identità culturale, che porta con sé una profonda dimensione etica e relazionale. E’ la scelta consapevole, responsabile e sostenibile per rinsaldare il rapporto di fiducia tra imprenditori e cittadini nelle comunità”.
“Scegliere prodotti e servizi realizzati da imprese artigiane e piccole imprese locali – conclude Felici – vuol dire sostenere l’imprenditore e i suoi dipendenti e quindi le loro famiglie. Ma i vantaggi non finiscono qui. La scelta contribuisce alla trasmissione della cultura cristallizzata nel sapere artigiano nonché al benessere della comunità”.
Anche quest’anno le festività faranno impennare gli acquisti dei piemontesi che, a dicembre, raggiungerà il valore di 2.030 milioni (lo scorso anno era di 1.911 milioni.) Quasi due terzi degli acquisti, pari a 1.292 milioni, saranno dedicati ad alimentari e bevande mentre i restanti 738 saranno spesi in altri prodotti e servizi tipici del Natale.
A livello provinciale Torino dedicherà 1.068 milioni per gli acquisti natalizi, segue Cuneo con 264 milioni, Alessandria con 199 milioni, Novara 166 milioni, Asti 97 milioni, Biella 82 milioni, Vercelli 79 milioni e Verbano 75 milioni.
E’ la previsione elaborata da Confartigianato secondo la quale nei consumi natalizi del 2024 spiccheranno quelli che puntano sulla tipicità, sull’identità territoriale, sull’unicità e qualità di prodotti e servizi.
Un trend che coinvolge, in Piemonte 23.506 aziende artigiane con 60mila883 addetti che operano in 47 settori, dalle specialità alimentari all’oggettistica, dall’abbigliamento ai prodotti per la casa fino ai giocattoli.

Oro, Incenso e Mirra, presepi nel Monferrato


Prato Nevoso: folla immensa in Conca per l’Open Season
Un successo l’evento di sabato 7 dicembre, che ha dato il via alla nuova stagione sciistica
Sabato 7 dicembre la Conca di Prato Nevoso si è trasformata in un’autentica arena a cielo aperto in occasione dell’Open Season, evento che ha dato ufficialmente il via alla stagione sciistica. Una cornice di pubblico straordinaria ha reso la serata indimenticabile, grazie alla musica live, al divertimento, all’inaugurazione dello sci notturno e a qualche fiocco di neve che ha imbiancato il paesaggio.
“È stata un’apertura di stagione emozionante e partecipata, a testimonianza del grande affetto che la nostra utenza nutre per Prato Nevoso e per i suoi appuntamenti – commenta Alberto Oliva, amministratore della Prato Nevoso SpA –. Ogni inverno accogliamo sciatori e turisti provenienti da tutt’Italia e non solo, ai quali proponiamo un mix unico di sport, natura e intrattenimento. Questa sarà una stagione ricca di novità e sorprese, che non vediamo l’ora di annunciare”.
Protagonista della serata è stata ANNA Pepe, l’artista femminile più ascoltata del 2024, che con la sua grinta e le sue hit ha letteralmente infiammato il pubblico e fatto ballare e cantare migliaia di persone. Sul palco si è esibito anche il vulcanico Wad, speaker di Radio Deejay, affiancato dai suoi “Friends” (Michelle Cavallari, Giada Coletti e SillyElly) in uno show che ha coinvolto la folla dal primo all’ultimo minuto. A completare la lineup è stato il giovane talento P4trick, il quale ha intonato per la prima volta dal vivo il suo nuovo singolo “Non so dove sei” (feat Rowzy).
La serata ha avuto anche un importante risvolto solidale, grazie alla charity partnership avviata dalla Prato Nevoso SpA nel 2023 con la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro – IRCCS Candiolo: nella fattispecie, l’importo derivato dalla vendita degli skipass per lo sci notturno e di gadget luminosi marchiati Prato Nevoso e Candiolo sarà devoluto per intero alla Fondazione per sostenere l’attività di medici e ricercatori.
Fra i prossimi eventi di stazione spicca l’Open Season Kids, in calendario domenica 15 dicembre: un’intera giornata dedicata ai bambini e alle famiglie. Il Prato Nevoso Village si trasformerà in un regno magico, con le mascotte di Frozen e il simpatico lupacchiotto Asso pronti a regalare sorrisi ai più piccoli, senza dimenticare truccabimbi e pop corn.
“Prato Nevoso è da sempre un luogo pensato per tutti e il nostro obiettivo è rendere ogni momento speciale per chi si reca sulle nostre nevi – prosegue Oliva –. L’Open Season Kids rappresenta un’occasione per regalare ai bambini un’esperienza di pura gioia, in linea con la nostra visione di una stazione sciistica inclusiva e accogliente”.
Adesso l’attenzione si sposta verso il Capodanno in Conca, il veglione più atteso delle Alpi: una notte che promette di chiudere il 2024 in grande stile. I posti sono limitati e i biglietti possono essere acquistati su TicketOne al seguente link: https://www.ticketone.it/eventseries/capodanno-in-conca-3780096/.
In occasione del centenario del Surrealismo, movimento nato nel 1924, segnato nell’ottobre di quell’anno dal Manifesto di Andrè Breton, la Fondazione Accorsi Ometto dedica una mostra, aperta fino al 2 marzo, a Giorgio De Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo. Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Vittoria Noel – Johnson, una delle maggiori conoscitrici di De Chirico, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, nell’ambito del quale il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. L’esposizione intende dimostrare l’importanza del ruolo di De Chirico nella nascita del movimento surrealista, nonché analizzare il suo complicato rapporto con il fondatore del movimento André Breton, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala, che poi sposò Salvador Dalì. Infatti Breton riconobbe a De Chirico il ruolo di precursore del movimento, ma in un tempo successivo, in una dichiarazione pubblica del 1926, lo definì artisticamente morto già nel 1918. Per la prima volta in mostra il carteggio tra De Chirico e Breton, prestito della Bibliotheque Littéraire Jacques Doucet di Parigi, inclusa la lettera del 1924, in cui De Chirico propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella delle “Muse inquietanti” del 1918.
Breton scoprì la pittura metafisica di De Chirico a Parigi, nel 1916, tramite il poeta e critico Guillaume Apollinaire, e iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo Paul Éluard e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925 De Chirico scrisse loro circa 25 lettere e cartoline. Mentre De Chirico e Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923, Breton e De Chirico si incontrarono per la prima volta a Parigi verso la fine dell’ottobre 1924. In quell’anno si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray presso il Bureau de Recherche Surréaliste, scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto. Il rapporto tra De Chirico e il gruppo dei Surrealisti, seguito da una serie di collaborazioni e amicizia, si inasprì a partire dal 1925 con la dichiarazione di Breton. Per i Surrealisti l’improvviso cambiamento di De Chirico, avvenuto nel 1919 in favore del classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un conflitto d’interessi: i Surrealisti erano proprietari delle opere di De Chirico del primo periodo metafisico (1910-1918). In realtà la sofisticazione tecnica, intellettuale e artistica di De Chirico, realizzate durante tale periodo, dimostrano l’esatto contrario di quanto articolato da Breton.
Sono oltre 70 le opere in mostra, tra cui una cinquantina di dipinti e opere su carta di Giorgio De Chirico, affiancato da una ventina di ritratti di artisti, poeti e scrittori surrealisti fotografati da Man Ray e Lee Miller, tutte provenienti da collezioni private e di istituzione come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il MART di Rovereto e Trento, l’Unicredit Art Collection di Milano, la Casa Boschi Di Stefano di Milano, la Casa Museo Rodolfo Siviero di Firenze, il Museo Carlo Bilotti, l’Aranciera di Villa Borghese di Roma, l’Istituto Matteucci di Viareggio, la Biblioteca Hertziana, l’Istituto Max Planck di Roma e il Lee Miller Archives dell’East Sussex, in Gran Bretagna. Il visitatore si troverà di fronte a opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia, tra Roma e Firenze, databili tra il 1921 e il 1925, seguite dal suo secondo soggiorno parigino (1925-1928). Nonostante le polemiche crescenti da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come De Chirico continuò a realizzare una serie di soggetti innovativi come “Mobili in una stanza”, “Cavalli in riva al mare”, “Gladiatori”, “Archeologia e trofei” e i magnifici “Combattimento di gladiatori” (Fin de combat) e “Cheveaux devant la mer”.
L’accostamento di De Chirico al Classicismo lo si evince dalla formidabile opera “Lucrezia” del 1921, dall’”Autoritratto con la madre” del 1922 e “Autoritratto” del 1925, prima opera dell’artista acquistata dallo Stato Italiano, dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura del Quattrocento. Nell’opera metafisica degli anni Dieci riscontriamo un elemento di continuità che ci porta a definirlo come “metafisica continua”, illustrata dalla “Natura morta con cocomero e corazza” del 1922, ”L’aragosta”, una natura morta con aragosta e calco, “La mia camera nell’Olimpo” del 1927, dove in una atmosfera fantastica ed enigmatica compaiono oggetti accostati in maniera casuale. Ricordiamo un esempio del primo periodo metafisico con l’opera “Facitori di trofei”(1926-1928), in cui convivono elementi del passato e del presente, figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico fusi insieme da due personaggi-manichino intenti a costruire un iconico totem trofeo. Emergono anche opere come “Tempio in una stanza”, “La famiglia del pittore”, entrambi del 1926, o “Thèbes” del 1928, che si affiancano a soggetti degli anni Dieci come gli “Interni ferraresi” e “Manichini”.
Nonostante le polemiche con i Surrealisti, l’avvicinamento di De Chirico al Classicismo non impedì a Breton di commissionare a De Chirico alcune opere che fossero repliche del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come “Natura morta con selvaggina” del 1923, e “Ulisse. Autoritratto” del 1924, entrambi esposti in mostra. Una sala del museo è dedicata alla eredità dell’artista all’influenza che egli ebbe su personaggi come Dora Maar, Magritte, Picabia, Dalì, Cocteau, Éluard e altri.
Il prossimo anno, secondo un’anticipazione del Direttore del Museo Accorsi Ometto Luca Mana, una mostra dovrebbe essere dedicata allo spazialismo e a Carol Rama.
Mara Martellotta
Museo Accorsi Ometto
Via Po 55
Tel 011837688 int 3
Da venerdì 8 novembre 2024 al 2 marzo 2025