ilTorinese

San Valentino sotto lo sguardo di Venere a Stupinigi

Venerdì 14 febbraio, ore 18.30

La sera di San Valentino, il cielo, con la vista di Venere, insieme a Giove, Marte e Orione, diventa protagonista a Stupinigi in un evento eccezionale in programma al tramonto, sulla terrazza della Palazzina di Caccia, verso il parco storico.

La serata dedicata a Venere prevede un percorso nelle sale alla scoperta di storie, aneddoti e personaggi legati al tema dell’astronomia, come la principessa di Carignano, Giuseppina di Lorena Armagnac (1753-1797), moglie di Vittorio Amedeo di Carignano e nonna di Carlo Alberto: una donna straordinaria per i suoi molteplici interessi, tra cui l’astronomia, di cui la Palazzina conserva un ritratto nell’appartamento di Levante. Al termine della visita guidata, una “lezione di cielo” nel Salone d’Onore e infine, dalla terrazza, l’osservazione guidata di Venere e degli altri pianeti dai telescopi dello staff del Planetarioaccompagnata da un calice di vino e una friandise salata, a cura dell’associazione Tutela Baratuciat e Vitigni storici.

 

L’evento è organizzato dai Servizi Educativi della Palazzina di Caccia di Stupinigi in collaborazione con Infini.to-Planetario di Torino.

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Venerdì 14 febbraio 2025, ore 18.30

San Valentino sotto lo sguardo di Venere

Costo: 30 euro

Prenotazione obbligatoria

Info e prenotazioni: 011 6200601 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

Dal martedì al venerdì, ore 10-17.30, entro il giovedì precedente la visita

www.ordinemauriziano.it

Semaforo antismog, confermato il livello 0 (bianco) fino al 14 febbraio

Sulla base dei dati previsionali sulla qualità dell’aria forniti  da Arpa Piemonte è stato confermato il livello 0 (bianco) delle misure antismog.

Fino a venerdì 14 febbraio 2025 – prossimo giorno di controllo – resteranno pertanto in vigore le sole misure strutturali di limitazione al traffico.

Eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, verranno comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entreranno in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, delle deroghe e del percorsi stradali esclusi dai blocchi è disponibile alla pagina www.comune.torino.it/emergenzaambientale

Lopez e Solenghi al Teatro Colosseo

Giovedì 13 e venerdì 14 febbraio ore 20.30

MASSIMO LOPEZ E TULLIO SOLENGHI

Dove eravamo rimasti

Poltronissima € 39,50 / Poltrona € 33,50 / Galleria A € 33,50 / Galleria B € 29,00 / Ridotto under 16 € 31,00

Spettacolo di arti varie scritto da Massimo Lopez e Tullio Solenghi con la collaborazione di Giorgio Cappozzo

con la JAZZ COMPANY diretta dal M° Gabriele Comeglio

produzione International Music and Arts

 

“La sensazione più esaltante del nostro ultimo spettacolo, “Massimo Lopez e Tullio Solenghi Show” è stata quella di avere di fronte a noi ogni sera non soltanto un pubblico empatico e festoso, ma una sorta di famiglia allargata, dei veri e propri parenti che hanno condiviso alcuni momenti della nostra avventura scenica con frammenti della loro vita. Ecco perché abbiamo voluto ripartire proprio da qui, non a caso l’abbiamo battezzato “Dove eravamo rimasti”. Questo nostro nuovo spettacolo proporrà numeri/sketch/brani musicali/contributi video, con alcuni picchi di comicità come una lectio magistralis di Sgarbi/Lopez, un affettuoso omaggio all’avanspettacolo ed il confronto Mattarella/ Papa Bergoglio, inseriti nella nostra ormai collaudata dimensione dello Show. Il filo conduttore sarà quello di una chiacchierata tra amici, la famiglia allargata di cui sopra, che collegherà i vari momenti di spettacolo. La band del maestro Gabriele Comeglio sarà ancora una volta con noi sul palco, irrinunciabile “spalla” della cornice musicale. L’intento è quello di stupire ed emozionare ancora una volta quei meravigliosi “parenti” seduti giù in platea.”

Tutte le informazioni sul sito e sui profili social del Teatro www.teatrocolosseo.it

Sogni fatti in grande, quando Dante Ferretti incontrò Pasolini

La prima volta che l’ho visto era di spalle, se ne era appena uscito dal parrucchiere di via Ripetta dove era solito andare lui”. È il primo ricordo, di un giovanissimo Dante Ferretti oggi fresco e divertito (è riuscito allegramente persino a disegnarsi la prossima sua sede al Verano) ottantaduenne, che dà il via a tutti gli altri disseminati nel piccolo volume, un centocinquanta pagine per una decina di capitoli, “La bellezza imperfetta. Io e Pasolini” che il maestro della scenografia cinematografica ha scritto con David Miliozzi per le edizioni Pendragon e presentato al Circolo dei Lettori in compagnia di Giulio Base, effervescente direttore del TFF. “Io e Pasolini avremmo poi fatto otto film insieme, siamo partiti dal “Vangelo secondo Matteo” sino a “Salò”, nel ’75. Alle prime dei film, tutti, c’era sempre sua madre Susanna, le interessava conoscere le reazioni del pubblico. Invece per “Salò” non c’era nessuno, in una sala di Parigi, Pier Paolo se n’era andato, ucciso quel due novembre, proprio due settimane prima”, il 2 quando Ninetto Davoli fu condotto all’Idroscalo di Ostia a riconoscerne il corpo e quel viso semicoperto dal fango. “È stato il poeta per eccellenza del cinema italiano”.

Otto film insieme, un buon tratto di vita. Ma il libro è anche la storia di un ragazzo di Macerata, per cui qualcosa stava già scritto nelle stelle se scampa alle incursioni degli aerei inglesi, al riparo di un grande mobile nella casa che non esiste più, se passata la paura la prima parola che pronuncia è “ciac”, se all’indomani degli esami di stato, dopo un percorso scolastico ingeneroso e semicatastrofico in cui anche la ginnastica faceva acqua – impiegato quasi ogni giorno a scappare al cinema Italia, per uno due tre film, con i soldi fregati la notte prima – ed un brillante esito, conseguito con grande onore, dopo un tour de force per lui non indifferente, chiedeva al padre, proprietario di una piccola falegnameria, il permesso di andare a Roma a frequentare l’Accademia di Belle Arti. Ad avvicinarsi al mondo del cinema il passo è breve, l’architetto Aldo Tomassini lo promuove sul campo assistente scenografo: e sono subito due peplum, dove la costa e le alture del Conero sono reinventate a luoghi avventurosi dei Caraibi. Poi arriva il grande cinema, ma arriva con la figura spesso ingombrante di Luigi Scaccianoce, impiegato nel ’64 su differenti set, indifferentemente, con Luigi Vanzi che sta girando “Sette a Tebe” e con Maselli del certo più quotato “Indifferenti” e con “Amori pericolosi” della coppia Questi/Giannetti. Nel “Vangelo” di Pasolini, appunto. In un continuo spostarsi e andare e venire, con Scaccianoce che arrivava ed era assente, c’era parecchio da fare per il Ferretti poco più che ventenne.

E sarà un’altra promozione, conquistata a testa alta. Arrivano “Uccellacci e uccellini”, una esplosione per Totò, un quasi canto del cigno, “Edipo re” e finalmente “Medea”, definitivamente suo, dall’a alla zeta, senza più intermediari o doppie firme o qualcuno da rimpiazzare questo o quel giorno, per questa o quella scena. Inizia un completo lavoro insieme, una quotidianità e un confronto, un rispetto e un’amicizia, la devozione di un allievo verso chi è stato il suo primo maestro e la gratitudine (“ma ci siamo sempre dati del lei”), ogni attimo nelle pagine di “Bellezza imperfetta”, fatte altresì di ricordi come di schizzi e bozzetti e fotografie: “Le cose fatte bene – nel ricordo di Ferretti le parole del grande intellettuale italiano, perennemente critico, perennemente acuto osservatore, perennemente capace di sopravanzare ogni cosa con un pensiero – sembrano finte, l’imperfezione è necessaria perché appaia la verità”. Il ricordo di una ripresa a Napoli, dietro la chiesa di Santa Chiara, per il “Decamerone”, un gioco tra ragazzi, la “scivolarella” ambientata tra un insieme di angoli medievali e già rinascimentali: anche quella era una imperfezione che raggiungeva la bellezza, “le cose giuste sono sempre le cose sbagliate”. Asprezze e verità incanalate, trasmesse dentro una filmografia che ha portato tra gli altri ai mondi pieni d’incanto di Scorsese, di Burton e di Minghella (“anche a quelli inventati per “Le avventure del barone di Munchausen” che i critici americani hanno osannato come le più belle scenografie della storia del cinema”) e a tre premi Oscar, a quattro BAFTA e altrettanti David di Donatello e a dieci Nastri d’argento, una bella esposizione sui ripiani della casa romana (sarebbe sufficiente ricordare quelle per “Gangs of New York” – sono state “una enorme falegnameria” e nella fiumana di ricordi che Miliozzi e Base cerca di incanalare a volte a fatica va ancora il grazie alla squadra di attrezzisti, falegnami, pittori, stuccatori che diedero vita a un capolavoro – che giacciono a Cinecittà, all’aperto, viste da chi scrive questa nota in un giorno di dicembre di pioggerella e melmoso, mentre andrebbero senza dubbio conservate in un museo).

Poi i nomi di Petri e di Ferreri, poi molti altri, poi il pianeta Fellini, raggiunto soltanto nel ’78 con “Prova d’orchestra”. “Dantino” il regista di Rimini lo aveva già chiamato all’indomani di “Medea” ma lui non si sentiva pronto, “tra dieci anni, maestro, e io arrivo”. E così era stato, si era sentito pronto, “Prova” e “La città delle donne”, “E la nave va” e “Ginger e Fred” sino all’ultimo “La voce della luna”, a creare anch’essi, insieme, mondi nuovi e sogni, mentre negli anni a venire avrebbero trovato posto – con la puntuale collaborazione della moglie Francesca Lo Schiavo – le altissime prove dell’”Età dell’innocenza” e di “Ritorno a Cold Mountain”, tra i tanti tantissimi titoli. Sogni fatti a volte di niente: come quell’inizio che stava prendendo forma, impercettibile, e sistemandosi le pieghe di un immaginario abito, quando sul set di “Fellini Satyricon”, ancora sotto l’egemonia di Scaccianoce, il Ferretti di ventisei anni venne come “scoperto” dal regista, “ma lei chi è?”, “io sono qui sul set con lei da settimane”, mentre prendeva da terra un pezzo di cartone che aveva proprio quella nuance che faceva comodo al regista per un intonaco. Scaccianoce si vide azzerato quel contratto che aveva al 50%, non più rinnovato, Ferretti un riconoscibile nome nei titoli di coda. E l’altro 50% del contratto.

Di Caprio ha detto che “Ferretti è lo scenografo più emblematico del cinema italiano”, per correggersi immediatamente, “Ferretti è lo scenografo più importante della storia del cinema”. Oggi, nella sala del Circolo piena di pubblico, a noi Ferretti continua a ripetere “Pier Paolo mi ha inventato, mi ha creato per quello che sono”. E il pubblico guarda al genio, mentre si mette in fila per il firmacopie.

Elio Rabbione

Valle (Pd): “I piemontesi vanno a curarsi (anche) in Francia”

Nei giorni in cui emerge dai dati Gimbe anche per il 2024 la costante propensione dei piemontesi a curarsi nelle altre regioni e la necessità di implementare le nostre politiche di attrattività dalle altre regioni e di contenimento dell’esodo lungo i confini (le Asl di Alessandria e Novara sono quelle che più patiscono la mobilità passiva, come da tabella allegata), è il caso di guardare anche alla mobilità verso la Francia, specie lungo l’asse della Val Susa.

Lo scambio con la Francia è minore, ma il passivo è invece molto importante, perché si tratta di un flusso a senso (quasi) unico.

Ho effettuato diversi accessi agli atti che mostrano come nel 2022 il sistema sanitario piemontese abbia versato alla Francia 6,4 milioni di euro a fronte di un flusso contrario di soli 1,2 milioni.

Un passivo di 5 milioni e rotti, che evidenzia una mobilità sanitaria non solo verso le altre regioni italiane, ma anche verso i nostri vicini d’oltralpe. Purtroppo i dati 2023 non sono ancora completi per ammissione delle stesse Asl, ma i primi dati disponibili indicano che il trend non è cambiato. Asl Città di Torino e Asl To3 le più colpite, per evidenti ragioni di facilità di accesso alle strutture francesi.

A questo proposito, quando la maggioranza ha proposto l’odg n. 87 per favorire l’accesso alle cure presso l’ospedale di Briancon, il Partito Democratico ha chiesto e ottenuto che venisse inserito anche un riferimento esplicito al potenziamento dei servizi dell’ospedale di Susa: non possiamo continuare a privare la nostra sanità di risorse per pagare fuori servizi che dovremmo offrire in casa nostra.

DANIELE VALLE

“Ho voglia di essere in balìa di una grande follia…”

Music Tales, la rubrica musicale 

“Che vita senza qualità

che miseria, che tormenti, che inquinamenti!

Ho voglia di essere in balìa di una grande follia,

non pensare più nè a me, nè all’io, addio [a Dio?]”

Brano iniziale di un disco davvero unico in Italia, “Incoerente jazz”, con il quale Rossana Casale si fece notare al grande pubblico, grazie anche all’esibizione a Sanremo nel 1989, proprio con questa canzone. Disco unico perché con una musicalità lontana dagli standard italiani dell’epoca e non solo. Straordinario l’uso del contrabbasso, che costruisce e struttura il brano dall’inizio alla fine in maniera molto marcata e non usuale. Straordinaria per me magari no   la voce sottile di Rossana, che però  dipinge una traccia onirica, che fa da cacio sui maccheroni alle armonie jazz suonate dagli strumenti. Un evergreen che ancora si ascolta benissimo, penso anche per i contenuti attualissimi.
Lei, Rossana Casale, figlia del fotografo statunitense Giac Casale, inizia la sua carriera negli anni Settanta con una lunga gavetta come corista per Vasco Rossi, Edoardo Bennato, Riccardo Cocciante, Mina, Donatello (nell’album del 1975 Il tempo degli dei), Al Bano e Romina Power (è presente all’Eurovision Song Contest 1976 come corista del duo) e, soprattutto, nei concerti dal vivo per Mia Martini e successivamente per la sorella Loredana Bertè.
Nel 1979 incide due singoli da solista: il primo, con lo pseudonimo Annette Hillmann, dal titolo Couldn’t you imagine, prodotto da Detto Mariano, sigla dell’inchiesta televisiva Mille non più mille di Leandro Castellani, il secondo, …A Uno, questa volta con lo pseudonimo Miss Mystery, scritto e prodotto da Franco Godi.
Nell’ 80 ha partecipato come corista con Marco Ferradini al tour di Umberto Tozzi con i musicisti americani. Tour che è riportato nel doppio “Tozzi in concerto” dello stesso anno.
In seguito compare come cantante in molte produzioni Italo disco in progetti quali Eva Eva Eva, Casanova, Bizzy & Co., Pink Project, Kano, N.O.I.A., e collabora con Mike Francis e con il gruppo Klein + M.B.O., con il quale incide il singolo Dirty Talk, pubblicato inizialmente soltanto a Milano nel 1982 che diventò una hit internazionale del circolo underground, oggetto di cover da parte della dj francese Miss Kittin e di sample da parte dei New Order e di Timbaland.
Il primo singolo a suo nome, Didin, scritto da lei con Alberto Fortis, esce nel 1983. Nello stesso anno recita nel film di Pupi Avati Una gita scolastica, come comparsa, e partecipa alla colonna sonora con i brani L’incanto e A tu per tu.
Nel 1984 esce il suo primo album Rossana Casale, prodotto dalla Premiata Forneria Marconi.
Nel 1986 ottiene un buon successo al Festival di Sanremo con Brividi, brano scritto da Maurizio Fabrizio, come pure la sua canzone di Sanremo dell’anno successivo, Destino. Del 1986 è l’album La via dei Misteri. Nell’autunno del 1986 partecipa a “Premiatissima 86” che vince con la canzone “Nuova vita”.
In seguito la sua produzione discografica si avvicina alle sonorità più sofisticate della musica jazz con ottiene i suoi primi riconoscimenti all’Umbria Jazz.
Partecipa a Sanremo altre tre volte: nel 1989 con A che servono gli dei (contenuto nell’album Incoerente Jazz), nel 1991 con Terra (contenuto nell’album Lo stato naturale, in cui vengono fuse sonorità etniche e jazz), e nel 1993, quando arriva terza cantando in coppia con Grazia Di Michele Gli amori diversi (poi seguito dall’album Alba Argentina).
“La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”.
Buon ascolto
CHIARA DE CARLO
scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!
Ecco a voi gli eventi da non perdere!
Vi invito a seguire le pagine sottostanti per far parte di una comunità che vuole cambiare le cose.
Che vuole più educazione al rispetto per le donne e lo fa con uno spettacolo chiamato “Respect” che, a breve, sarà nelle vostre piazze.
Uno spettacolo intenso interamente cantato da uomini affinchè sia la voce maschile ad esortare al rispetto per le donne.
Oltre 30 artisti tra cantanti musicisti ballerini e performer, al lavoro per offrire un’esperienza immersiva che trasmette un grande senso di appartenenza e gruppo.
In aiuto all’associazione Scarpetta Rossa per un sostegno concreto a chi, dall’inferno della violenza, è già passato ed è riuscito a fuggire.
Vuoi far parte della rivoluzione? Seguici!
Prima data 05 aprile 2025 Parco Michelotti Torino

Settimo, sfregiata via Vittime delle Foibe. Il Comitato 10 Febbraio all’attacco

Settimo Torinese, 13 febbraio – A pochi giorni dal 10 febbraio, Giorno del Ricordo dedicato alle Martiri delle Foibe e all’Esodo giuliano-dalmata, è stata imbrattata a Settimo Torinese la targa di Via Vittime delle Foibe con scritte inneggianti a Tito.

 

Duro l’attacco di Matteo Rossino, responsabile provinciale del Comitato 10 Febbraio: “Ciò che è accaduto è figlio di quel giustificazionismo spesso troppo avvallato a sinistra. Il patrocinio negato alla nostra iniziativa probabilmente ha fatto sentire qualcuno in diritto di infangare il ricordo degli italiani morti in quelle terre. Dopo Basovizza e Torino, ora anche Settimo.”

 

“Come Comitato 10 Febbraio – conclude Rossino – non lasceremo nessuno spazio a chi nega o sminuisce la tragedia delle foibe, così come non daremo tregua alle istituzioni che alimentano il revisionismo e vorrebbero rimettere sotto al tappeto quella che ormai è, dopo tanti anni, diventata finalmente storia d’Italia.”

 

Sulla vicenda anche Antonio Borrini, del Comitato 10 Febbraio di Settimo: “Per una certa parte politica non bisogna parlare dei Martiri delle foibe e quanto accaduto a Settimo ne è la dimostrazione. Noi non arretriamo di un millimetro. Continueremo a commemorare e ricordare tutti coloro che sono stati trucidati con la sola colpa di essere italiani.”

cs

Rapina a mano armata: riconosciuto per i tatuaggi e un dito fasciato

Uno dei due rapinatori viene notato da due Carabiniere libere dal servizio
Torino, quartiere “San Salvario”

Poco prima della mezzanotte dello scorso 27 settembre, il proprietario di un minimarket di Via Madama Cristina, insieme ad un suo collaboratore, erano stati da poco vittime di una rapina. Gli autori, due uomini, uno a volto coperto e l’altro con cappuccio della felpa indossato, si erano fatti consegnare l’intero incasso della giornata, che ammontava a poco più di mille euro.
L’uomo con il volto travisato era entrato insieme al complice impugnando una pistola, che puntata all’altezza del volto del titolare del minimarket, gli aveva permesso di mettere a segno il colpo in meno di un minuto, per poi farsi consegnare anche le chiavi del punto vendita e chiudere dentro entrambi per evitare che le due vittime li seguissero.
Da un’attenta e capillare ricostruzione investigativa, partita dall’acquisizione delle telecamere di videosorveglianza della zona e dai connotati degli autori della rapina, i Carabinieri sono riusciti a identificare i due uomini: un trentaquattrenne nord-africano e un trentacinquenne italiano, entrambi senza fissa dimora e con precedenti per reati simili. L’uomo a volto coperto aveva poi un particolare che non è sfuggito agli investigatori: due tatuaggi sulla mano sinistra e un dito ferito con della garza attorno. Il complice invece, che aveva agito a volto scoperto, è stato riconosciuto perché già visto gravitare nel quartiere in altre occasioni.
La pistola e il passamontagna utilizzati per commettere la rapina erano stati poi trovati da un operatore ecologico, dentro un bidone dell’immondizia nel Parco del Valentino, zona verso cui i due erano fuggiti. Gli elementi indiziari raccolti hanno quindi fatto scaturire l’emissione della misura cautelare in carcere da parte dell’Autorità Giudiziaria, eseguita dai militari della Stazione San Salvario i giorni scorsi. Determinante per l’arresto di uno degli autori, è stato l’intervento di due Carabiniere che, libere dal servizio, hanno notato l’uomo passeggiare, di notte, tra le vie del quartiere.

Donna muore investita da auto

Una donna di 74 anni è deceduta per le ferite riportate dopo essere stata investita da un’auto la scorsa sera a Biella. È stata portata al pronto soccorso ma nonostante le cure dei medici non è stato possibile salvarla.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Fdi, Mozione per l’azzeramento dei pedaggi dell’Autostrada A5

 

 Antonetto: “La richiesta di cancellare, momentaneamente, i pedaggi risponde a ragioni di correttezza nei confronti degli utenti che, quotidianamente, già sopportano le numerose criticità ed i disagi causati dai lavori”

È stata presentata, in Consiglio Regionale del Piemonte, dal consigliere di Fratelli d’Italia, Paola Antonetto, una mozione con la quale si richiede l’azzeramento dei pedaggi dell’Autostrada A5.

L’atto di indirizzo impegna la Giunta a interloquire con il Concessionario e con il Ministero delle Infrastrutture, affinché gli utenti vengano esentati dal pedaggio sino alla chiusura del cantiere.

“Ho voluto presentare questa mozione – spiega Paola Antonetto, consigliere regionale di Fdi – per tutelare i cittadini dell’area del Canavese che in questo momento sono pesantemente colpiti dalle criticità generate dai lavori sul raccordo Autostradale A4/A5 Ivrea-Santhià” 

“Sull’Autostrada A5 – prosegue Antonetto -, che ricordo collega Torino al Traforo del Monte Bianco, insiste un elevato traffico, sia privato che commerciale, oltre che turistico siccome il tracciato consente di raggiungere le località sciistiche valdostane”.

“Non ultimo, la chiusura dello svincolo ai Tir ed al traffico pesante genera un ulteriore aggravio per le arterie stradali dei comuni limitrofi, inadatte a sopportarne il carico.                      Sulla scorta delle ragioni esposte, trovo corretto siano cancellati i pedaggi, sino al termine dei lavori” conclude Antonetto.