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L’iniziativa si propone di presentare, a un pubblico di docenti e presidi, i temi del sovraindebitamento e del gioco d’azzardo patologico. Avvocati, commercialisti e psicologi presenteranno strumenti e procedure per comprendere e affrontare queste problematiche. Durante l’incontro i relatori si concentreranno, inoltre, sul ruolo educativo della scuola come luogo di apprendimento per un uso consapevole del denaro.
L’evento di formazione si inserisce nell’ambito del progetto “Non farti usare. In biblioteca per un uso responsabile del denaro”. L’iniziativa rientra nell’Avviso pubblico “Piano Cultura Futuro Urbano – Biblioteca casa di quartiere”, pubblicato dal Ministero della Cultura e coordinato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea, e ha ricevuto il patrocinio della Circoscrizione 6 del Comune di Torino.
Il sovraindebitamento è un fenomeno in crescita. Può essere legato al gioco d’azzardo ma può dipendere anche da altri fattori come: la perdita improvvisa del reddito da lavoro, le difficoltà nell’attività economica autonoma, il divorzio, l’esigenza di curare un familiare. Il sovraindebitamento rappresenta un pericolo sociale per il rischio di ricorso agli usurai. Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito a cambiamenti sociali, economici e tecnologici sostanziali che hanno avuto una risonanza significativa sul nostro modo di guardare al denaro e di farne uso. Tra il 2007 e il 2017 il numero delle famiglie in sovraindebitamento irreversibile in Italia è aumentato del 53,5%, interessando circa 1,96 milioni di famiglie. Di queste si stima che tra le 50 e le 110mila vivano in Piemonte.
Dalla prevenzione alle risposte concrete: grazie a questo approccio IUSTO rappresenta un punto di riferimento sui temi del sovraindebitamento e del gioco d’azzardo patologico con l’avvio dal 2015 di uno Sportello per il supporto a persone con problemi di dipendenza da gioco d’azzardo. Successivamente sono stati realizzati laboratori artistici multimediali rivolti ai ragazzi delle scuole superiori e agli studenti universitari e incontri di formazione e informazione rivolti a professionisti: psicologi, commercialisti e avvocati. Grazie al progetto è stato istituito anche un centro di documentazione impegnato nella raccolta e diffusione di informazioni sul tema.
«L’obiettivo del progetto – spiega Elena Buffa, responsabile di “Non farti usare” – è costruire una rete di prevenzione e di risposta ai problemi legati al sovraindebitamento e al gioco d’azzardo patologico, mettendo insieme le risorse del territorio: dell’Istituto Universitario Salesiano Torino e di professionisti provenienti da diverse discipline, che lavorano su queste tematiche».
L’Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo (IUSTO) è un ente formativo aggregato alla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. Si occupa di didattica accademica e ricerca nei settori disciplinari delle scienze umane, in particolare psicologia e educazione. IUSTO è anche iscritto all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del MIUR: dal 2017 è riconosciuto come Soggetto qualificato per l’erogazione di corsi di formazione per insegnanti, ai sensi della Direttiva Ministeriale 170/2016 (art. 1) ed è abilitato per l’utilizzo della Carta del Docente.
Per iscriversi all’evento gratuito di formazione è necessario compilare il seguente modulo Google. Gli iscritti verranno contattati via mail prima dell’evento, per fornire i dettagli del collegamento.
Ed andare a vendere il riso in Cina pare un’impresa come vendere i gelati al Polo Nord. Eppure, d’ora in poi, a Pechino e dintorni potranno gustare il riso italiano. Dopo un lungo negoziato le autorità asiatiche hanno dato il via libera alle importazioni del prodotto italiano che, ovviamente, è diverso da quello locale…
… continua a leggere: https://electomagazine.it/i-cinesi-mangeranno-riso-italiano-via-libera-allexport/
La società californiana di San Jose ha chiuso il quarto trimestre del 2020 con ricavi altissimi: 2,65 miliardi di dollari con un aumento del 369%, numeri impressionanti che sono destinati a salire almeno fino al 41% in più. Complice la pandemia? Sicuramente sì. Il lavoro da remoto, il famoso smart working, era già una tendenza in crescita, viste le sue innegabili qualità in termini di produttività e risparmio di tempo, ma certamente le chiusure e le disposizioni legate Covid hanno accelerato e poi consolidato questa modalità lavorativa.
Zoom, una delle principali applicazioni per videoconferenze, riunioni e chat online, fondata nel 2011 da Eric Yuan, un uomo d’affari cinese-americano, è una di quelle aziende che deve il suo ampio e persistente sviluppo alle sempre più numerose postazioni di lavoro da remoto, la piattaforma infatti fa incontrare persone in modalità virtuale, sia in video che esclusivamente in audio, e permette di registrare le varie sessioni per poi visualizzarle in un altro momento.
Gli strumenti che Zoom offre, alcuni con un piano gratuito altri a pagamento, sono Zoom Room una stanza virtuale che ospita riunioni sia singole che di gruppo (fino a 500 partecipanti se si acquista una applicazione per i “large meeting”), Zoom Phone che permette di effettuare semplici chiamate sfruttando il traffico dati o la rete wifi , Screen Share Zoom per mostrare contenuti, come slide, agli altri partecipanti e infine Webinar Zoom un pacchetto di funzioni necessarie per organizzare sessioni di diverse tipologie, anche su Facebook o Youtube, che permette, inoltre, di condividere il proprio spazio con altri 100 utenti anche con la modalità “view-only” vale a dire con la possibilità di partecipare senza intervenire direttamente, ma solo come spettatore. I punti di forza di Zoom rispetto ad altri sistemi, come Skype, per citarne uno, che può ospitare in videoconferenza solo 24 persone, consistono nel suo sistema flessibile cloud based ovvero una procedura che consente l’uso delle risorse informatiche in base alle diverse esigenze (in poche parole utilizzo e pago quello che mi serve senza gravare sugli altri utenti) e la sicurezza delle videochiamate che è garantita da un sistema di crittografia basato su un algoritmo.
Lezioni scolastiche, classi di yoga o di ginnastica, riunioni di lavoro o semplici chiacchere online, Zoom è facile da scaricare e può essere installato su qualsiasi dispositivo che sia cellulare, tablet o computer. L’accesso avviene attraverso un link con un codice numerico e come per magia ci si ritrova, nel caso delle lezioni scolastiche per esempio, già in aula con la possibilità, durante la sessione, di effettuare il raise hand, l’alzata di mano con l’icona blu, o di usare la chat per scrivere direttamente al docente.
Certamente questo sistema così efficiente, facilmente accessibile ed in continua evoluzione, per assecondare esigenze e nuovi bisogni della comunicazione, ha supportato in quest’ultimo anno la scuola e lo smart working, ha permesso di continuare il programma educativo e ha ridotto perdite economiche legate alle attività professionali. Dopo un anno e più di utilizzo continuato di questo strumento tecnologico, per certi versi forzato, sono state riscontrate però anche diverse conseguenze fisiche e cognitive. Parliamo della Zoom fatigue una serie di sintomi come difficoltà di concentrazione, mal di testa, aumento dell’impazienza, dell’irritazione e mal di schiena che, oltre a causare problemi di efficienza nel lavoro stesso, rappresentano un campanello di allarme per la salute.
Senza dubbio le riunioni in videoconferenza sono funzionali e di supporto sia in ambito educativo che professionale, ma diversi sono gli effetti collaterali da tenere sotto controllo, per esempio quelli sociali come il notevole ridimensionamento dei rapporti interpersonali in presenza o quelli legati alla comunicazione creati dall’assenza di contatto visivo diretto con i nostri interlocutori che causa problemi di comprensione reciproca. Un altro problema non di poco conto è di natura oculistica il campo visivo che abbiamo a disposizione, infatti, è molto limitato e sia persone che oggetti vengono rappresentati in maniera ridotta ed alterata; infine, non meno importante, il più delle volte vige la possibilità di potersi occupare contemporaneamente di altro, leggere email o messaggi per esempio, cedendo alla tentazione del multitasking, attività stancante e faticosa.
E’ consigliabile quindi, nonostante le necessità legate al momento particolare e alle nuove frontiere del “lavoro agile”, utilizzare queste piattaforme praticando alcuni accorgimenti per evitarne l’abuso, per esempio fare videoconferenze se veramente necessario, legate al lavoro o alla scuola, fare una pausa almeno ogni 45 minuti e per almeno 15, uscire a prendere un po’ d’aria o fare una breve passeggiata durante l’intervallo, se possibile poi utilizzare più spesso la modalità solo voce per non affaticare gli occhi.
Venerdì pomeriggio, nel corso di un’operazione di polizia finalizzata al contrasto della vendita di stupefacenti, gli agenti del Commissariato di Ivrea e Banchette hanno arrestato tre persone.
I poliziotti sono intervenuti in un appartamento di Rivarolo, nel canavese, dove erano presenti un italiano di 68 anni, già sottoposto ai domiciliari dal novembre scorso per reati in materia di stupefacenti, una cittadina rumena di 28 anni e una quarantunenne ceca, quest’ultima giunta nell’appartamento poco prima dell’intervento degli operatori di Polizia. L’altra donna, invece, agiva da vedetta monitorando la strada e l’accesso allo stabile. Su un tavolo e sul divano dell’alloggio, i poliziotti hanno rinvenuto sostanza stupefacente in fase di confezionamento.
Nel corso della perquisizione, oltra a un bilancino di precisione, gli agenti hanno sequestrato oltre 80 grammi di cocaina e 600 euro in contanti, questi ultimi rinvenuti in un pantalone dell’uomo. Il quantitativo più grande di stupefacente, una cinquantina di grammi, è stato trovato all’interno di una tasca di un accappatoio riposto in bagno.
(foto archivio)
Nella notte una pattuglia della Squadra Volante, transitando in via Ala di Stura, nota due persone camminare nei pressi della stazione ferroviaria Fossata/Rebaudengo. Si tratta di un maliano di 25 anni e di una donna di 41, italiana, che si dimostrano piuttosto nervosi ed insofferenti al controllo.
Il giovane, irregolare sul territorio nazionale, viene sottoposto a perquisizione personale e trovato in possesso di un coltellino, 2 pezzi di hashish per un peso di 27 grammi e tre pezzi solidi di cocaina per circa 1 grammo. Il venticinquenne, senza fissa dimora a Torino, aveva con sè anche 5 cellulari (uno dei quali frutto di ricettazione); nel portafogli, la somma di denaro contante di 290€, nonché 3 buste, di colore diverso, al cui interno erano conservate importanti somme di denaro: 1100, 1100 e 1000 €. Complessivamente, dunque, il venticinquenne, noto per precedenti specifici in tema di stupefacenti, aveva con sé 3490 €, pur non avendo alcuna occupazione; la somma è stata posta sotto sequestro in quanto verosimilmente provento di attività delittuosa. E’ stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e denunciato per il possesso ingiustificato del coltello.
Di una stagione che indubbiamente fu feconda ed importante per quella coalizione. Un tema che era
stato radicalmente rimosso dall’orizzonte politico italiano e che è ritornato di moda con l’arrivo
alla segreteria politica del Partito democratico di Letta. Si tratta di capire, oggi e non ieri, cos’è
l’Ulivo in forma 2.0 come si suol dire. E questo perchè la differenza con il passato è
semplicemente radicale. È cambiata in profondità la geografia politica italiana e sono cambiate,
soprattutto, le dinamiche che permisero concretamente il decollo di quella scommessa politica,
culturale e programmatica. Certo, era ancora una stagione, quella del post tangentopoli, che
chiedeva un “di più” di politica e dove il populismo e l’anti politica non avevano ancora fatto
irruzione in modo così radicale nel panorama pubblico italiano. Tutto il contrario di quello che oggi
è sotto ai nostri occhi. Ecco perchè quando oggi si riparla di Ulivo e di riproporre una visione
ulivista nel campo politico progressista e riformista occorre essere precisi e meno generici.
Perchè sicuramente riparlare di Ulivo è una bella notizia in quanto significa, almeno a livello
simbolico ed emotivo, ricordare appunto una stagione ricca di contenuti della politica italiana. Una
stagione caratterizzata da un vero progetto politico, anche se poi miseramente fallito, e dal
protagonismo di alcune culture politiche che avevano contribuito a costruire e a consolidare la
democrazia italiana. Un progetto politico che coincise anche con il “ritorno” della politica e della
sua vocazione progettuale dopo una fase difficile e complessa che aveva raso al suolo tutti i
partiti che avevano governato il nostro paese per quasi 50 anni. A cominciare dalla vicenda che
aveva coinvolto e caratterizzato la Democrazia Cristiana, e cioè il partito italiano che aveva
contribuito, con la sua presenza, con la sua cultura di governo, con la sua cultura politica e
soprattutto con la sua classe dirigente, a definire e a permeare il sistema politico italiano.
E quindi, l’Ulivo era sinonimo di culture politiche riformiste, di alleanza politica imperniata attorno
ad un progetto di governo e con partiti che incarnavano una autentica storia politica e una
tradizione ideale.
Ora, ripeto, è estremamente difficile, nonchè quasi impossibile, recuperare quella stagione ed
inverarla nell’attuale fase politica italiana perchè, appunto, sono venute meno quasi tutte le
condizioni che l’avevano resa possibile.
Ma, al di là del progetto politico che sarà riproposto e vedremo in quale forma e modalità, è
indubbio che le costanti che l’avevano caratterizzato a metà degli anni ‘90 non hanno più
cittadinanza alcuna nella stagione politica contemporanea. E questo almeno per tre elementi di
fondo. Innanzitutto le culture politiche. Il progetto, almeno così pare di capire, poggerebbe
sull’apporto decisivo e determinante del partito antisistema, anti politico, demagogico e populista
per eccellenza, cioè il partito di Grillo. Anche se con l’ultima torsione, dopo il lungo pellegrinaggio
trasformista post voto 2018, lo si dipinge addirittura come un movimento “liberal moderato”
anche se sempre interprete di un “populismo dolce”. Uno scenario semplicemente impensabile
nella concreta esperienza del primo Ulivo. In secondo luogo la classe dirigente. Su questo
versante è superfluo ogni commento rispetto alla esperienza del passato talmente è profonda la
differenza di qualità. Una classe dirigente che proveniva ancora da partiti organizzati e non da
banali ed improvvisati cartelli elettorali e dove la convenienza momentanea e il trasformismo
politico e parlamentare erano l’eccezione e non la regola come oggi. In ultimo il progetto di
governo. Se nel 1996 il filo rosso che giustificava la scommessa politica era prevalentemente
quello di disegnare un progetto di governo certamente alternativo al centro destra ma fortemente
propositivo e capace di dispiegare una autentica cultura riformista, oggi si tratta prevalentemente
di mettere in piedi una coalizione “contro” qualcuno. Nel caso specifico contro Salvini, la Lega e il
sempreverde sovranismo. E quindi un progetto politico e di governo che si caratterizza per
l’avversità implacabile contro l’avversario di turno e per giustificare la vocazione “governista” della
sinistra. Una concezione, quindi, molto diversa rispetto a quella vissuta e praticata nella stagione
ulivista.
Ecco perchè, forse, è arrivato anche il momento – almeno per chi continua a credere nel progetto
ulivista – di rileggere, seppur criticamente, l’esperienza dell’Ulivo del passato per costruire, oggi,
una coalizione vera e politicamente credibile che non si riduca ad essere solo un pallottoliere
contro il nemico giurato e accusato di ogni nefandezza. Perchè la politica recupera credibilità,
autorevolezza e serietà nella misura in cui non scimmiotta passivamente le ricette del passato ma
sa recuperare da quelle esperienze la scintilla per riproporre, oggi, una nuova e credibile stagione
politica. E questo anche quando si parla del ritorno dell’Ulivo e di ciò che quell’intuizione ha avuto
nella politica italiana.
Giorgio Merlo
Sarà necessario prenotare il proprio “posto virtuale” direttamente sul sito di Steeen.org (www.streeen.org). La visione del film sarà gratuita per i primi 100 spettatori, dalle ore 18.30 di giovedì 22 aprile fino alle ore 24.00 di sabato 24 aprile.
MANCATA INTESA NELLA RIPARTIZIONE DEI FONDI FEASR ALLE REGIONI. ORA LA DECISIONE SPETTA ALCONSIGLIO DEI MINISTRI
ASSESSORE PROTOPAPA
In merito alla mancata intesa, in Conferenza Stato – Regioni, nella ripartizione dei fondi europei FEASR assegnati all’ Italia per la programmazione futura del Programma di sviluppo rurale, l’assessore all’Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte, Marco Protopapa commenta: “Nonostante i solleciti per il riparto dei fondi Feasr alle Regioni in tempi brevi oggi apprendo della mancata intesa che determinerà ritardi nella determinazione delle risorse economiche per l’attuazione del Programma di sviluppo rurale per i due anni di transizione.
Il Piemonte comunque va avanti nella programmazione del Psr 2021-2022 e la Regione è partita con i bandi sulle misure del Psr agroambientali, in agricoltura biologica e nella partecipazione ai regimi di qualità. Non possiamo più attendere e abbiamo l’urgenza di sostenere le nostre aziende agricole che hanno necessità di rispettare gli impegni presi. In ogni caso ci aspettiamo che il governo confermi la proposta di riparto formulata dal ministro Patuanelli e sulla quale si sono espresse a favore ben 15 Regioni tra le quali il Piemonte. In questo modo si sancirebbe il superamento degli iniqui e anacronistici “criteri storici” e le nostre aziende potrebbero finalmente contare su fondi commisurati al reale peso dell’agricoltura piemontese”.
Al Tavolo verde, convocato il 21 aprile dall’Assessorato regionale all’Agricoltura con la partecipazione delle organizzazioni agricole, è stato affrontato il tema dell’attuazione delle misure strutturali del Psr per i due anni di transizione.
“In particolare ho espresso la volontà della Regione di attuare la misura del Psr rivolta alle aziende agricole per investimenti nella prevenzione dei danni da calamità naturali – precisa l’assessore Protopapa – e in questo si considerano anche gli interventi per la protezione dal gelo che hanno causato gravi danni a gran parte del comparto agricolo nel mese di aprile”.
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Saper gestire l’employee e la customer experience è oggi fondamentale per ogni tipo di azienda di prodotti o servizi che intenda posizionarsi strategicamente sul mercato.
Le organizzazioni che vogliono mantenere e consolidare la propria competitività devono infatti puntare su soluzioni pensate per migliorare le interazioni tra brand e cliente, gestire e coinvolgere attivamente le Risorse Umane in modo da anticipare e superare le aspettative del target e costruire una relazione solida e duratura nel tempo. Ciò è possibile grazie all’acquisizione di competenze quali la psicologia del consumatore, il marketing strategico, la leadership, l’economia comportamentale e un mindset orientato alla crescita.
Per questa ragione Saa – School of Management dell’Università di Torino, Progesia, società specializzata in strategia di business, neuromarketing e pricing comportamentale e Banca di Caraglio organizzano il Master in Risorse Umane e Customer Experience Management che inizierà il 21 maggio e terminerà il 17 dicembre. Tanti gli argomenti trattati nell’arco delle 100 ore: dalla digital transformation all’emotional management nella customer e nell’employee experience, dal welfare aziendale alla business intelligence, dalle strategie di comunicazione all’importanza dello storytelling.
Il Master in Risorse Umane e Customer Experience Management si rivolge ai laureati (laurea di primo livello, laurea vecchio ordinamento, laurea magistrale, lauree straniere equipollenti) di ogni facoltà o dipartimento, a manager, direttori e direttrici generali, direttori e direttrici commerciali e dipendenti con consolidata esperienza di lavoro che vogliono apprendere lo studio e la progettazione di nuove soluzioni pensate per migliorare le interazioni tra brand e cliente, gestendo e coinvolgendo attivamente le Risorse Umane. Alla teoria, svolta da docenti universitari e da affermati manager del settore, sono affiancate numerose esercitazioni pratiche progettate replicando le strategie dei più grandi brand internazionali.
L’obiettivo del Master è formare una figura professionale oggi sempre più centrale nelle scelte strategiche di qualsiasi azienda. Un manager capace di comprendere i nuovi scenari della relazione tra brand e consumatore, che sappia applicare le dinamiche dell’approccio human centric, gestire al meglio la relazione tra la soddisfazione del personale e quella del cliente, che conosca i principi del welfare aziendale e del benessere organizzativo e che sia in grado di utilizzare al meglio gli strumenti strategici della customer experience.
Il Master in Risorse Umane e Customer Experience Management vede la presenza di prestigiosi partner nazionali e internazionali che, essendo già focalizzati sui vari aspetti delle Risorse Umane e della Customer Experience Management, offrono ai partecipanti una visione a 360 gradi dell’industria sia a livello teorico che pratico. Le lezioni si svolgono in modalità mista online e in presenza, anche con visite on-site presso i partner, sono full time due volte al mese il venerdì dalle ore 9.00 alle 18.00 e sono strutturate in modo che possa accedervi anche chi già svolge un incarico professionale. La parte teorica e quella pratica sono equilibrate e le nozioni acquisite vengono applicate attraverso esercitazioni e laboratori. Al termine di ogni sessione mensile ai partecipanti verranno richiesti dei feedback; è inoltre prevista l’attivazione di tirocini facoltativi presso le aziende partner e al completamento con successo del corso verrà rilasciato un certificato validato Saa – School of Management e Dipartimento di Management.
Il master si svolgerà presso la Saa – School of Management di Torino in via Ventimiglia 115.
Per informazioni e iscrizioni scrivere a info.master@progesia.com oppure contattare il n. 011 18861192.