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All’ospedale Mauriziano di Torino nasce la nuova telemedicina

Con un sistema di autovalutazione per pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali con una piattaforma web per smartphone, grazie al Politecnico di Torino

L’ospedale Mauriziano con il Politecnico di Torino e la Fondazione LINKS ha sviluppato un nuovo e rivoluzionario sistema di telemedicina per la Gastroenterologia (diretta dal dottor Rodolfo Rocca). Si tratta di una piattaforma web IBD Tool sperimentale per un sistema di autovalutazione per pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali (Progetto IBD eHealth) da remoto ed elettronico, tipo help desk automatizzato (IBD eHealth) specificamente per telemedicina.

È stata così sviluppata una piattaforma (sito web fruibile da smartphone o computer: IBD Tool), che sfrutta le funzioni avanzate dei più recenti sistemi di comunicazione senza fili, di comunicazione multimediale e di interfacce per l’acquisizione dei dati dei sensori clinici.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), malattia di Crohn (MC) e colite ulcerosa (UC) sono patologie croniche a decorso invalidante, caratterizzate da più elevata incidenza tra i 15 ed i 45 anni di età, con una prevalenza all’incirca di 100-200 casi su 100.000 abitanti ed interessano circa 15.000 soggetti sul territorio piemontese. Queste malattie determinano con il loro decorso un effetto invalidante su diverse dimensioni del paziente: fisica, psicologica, sociale e lavorativa.

Per telemedicina, o “eHealth”, s’intende l’utilizzo di strumenti basati su tecnologie informatiche e della comunicazione per sostenere e promuovere prevenzione, diagnosi, trattamento e monitoraggio delle malattie e la gestione della salute. L’applicazione di metodiche di eHealth, basate su questionari clinici e/o raccolta di dati biometrici, è stata studiata per migliorare la gestione dei pazienti affetti da svariate malattie ed anche nel campo delle IBD.

I pazienti con IBD hanno spesso difficoltà nel gestire le terapie, ma soprattutto le loro attività quotidiane in rapporto all’improvvisa variazione dei sintomi, che richiedono diversi livelli di prestazioni assistenziali (visita, endoscopia, day hospital o ricovero). La variabilità dei sintomi richiede un pronto riconoscimento e tempestivi interventi per limitare il rischio di recrudescenze che, sotto-trattate, possano arrivare a richiedere ricoveri ed interventi chirurgici.

L’applicazione della telemedicina al Mauriziano è stata pensata per monitorare e per risolvere alcune di queste problematiche.

Come funziona

I pazienti affetti da IBD afferenti all’ospedale Mauriziano di Torino vengono attualmente invitati a partecipare al programma di eHealth, attraverso gli accessi in mobile (smartphone) e/o sito web e vengono attualmente sottoposti a due livelli di assistenza remota, con monitoraggio più o meno intensivo del loro stato di salute (eHealth o standard of care). I loro dati clinici vengono raccolti in remoto ed opportunamente integrati con i dati relativi ai biomarker (marcatori biologici) e giudizi clinici.

Ad oggi sono già stati invitati sulla piattaforma IBD Tool 536 pazienti afferenti all’Ambulatorio del Centro Malattie Infiammatorie Croniche della Gastroenterologia del Mauriziano (286 affetti da malattia di Crohn e 250 affetti da colite ulcerosa). La piattaforma consente tra l’altro di verificare in tempo reale quanti pazienti presentino un’attività di malattia stabile (59%), in miglioramento (21%) o in peggioramento (20%) rispetto alla valutazione precedente.

Inoltre il sistema IBD Tool include un’area di chat per permettere ai pazienti di contattare il Centro comunicando problemi specifici, o allegare i propri esami per ottenerne valutazione da parte del Centro stesso, facilitando il supporto al paziente. I pazienti che si mantengono all’interno dell’algoritmo preimpostato con le loro risposte ai questionari, ricevono un messaggio dal sistema che conferma la loro stabilità, e corrispondentemente il medico non dovrà intervenire. Al contrario in caso di scostamenti (comportamento outlier), il paziente verrà contattato tempestivamente dal Centro per una valutazione clinica tempestiva e per azioni correttive mirate.

Ricadute attese

In analogia con altri sistemi di telemedicina, si prevede che le ricadute del sistema IBD eHealth potranno essere:

Per i pazienti:
o Migliore e più capillare follow-up dei loro sintomi e delle loro necessità
o Diretto e tempestivo accesso con sistemi di teleconferenza a sistemi di assistenza sanitaria in remoto
o Più rapido accesso alla struttura sanitaria in caso di deterioramento non controllato della condizione clinica
o Risparmio di tempo per visite ed esami non necessari
Per i Medici:
o Risparmio di tempo/visita
o Possibilità di accedere in tempo reale alla situazione clinica dei pazienti ed all’evoluzione storica
o Accesso ad analisi dell’andamento dei sintomi sviluppate con tecniche di intelligenza artificiale (decisioni assistite)
Per la struttura sanitaria:
o Risparmi economici
o Valorizzazione da approccio innovativo
o Esportabilità del modello a basso costo in altre strutture sanitarie o in altre aree terapeutiche.

In mostra la “materia senza tempo” dell’artista torinese Roberto Demarchi

In un tempo sospeso come quello che stiamo ancora vivendo, l’arte ha il potere di travalicare il tempo medesimo.

 

E lo fa con grande maestria pittorica l’artista torinese Roberto Demarchi nella personale dal titolo “Materia senza tempo”, che inaugura giovedì 20 maggio a partire dalle 18 nei suoi spazi espositivi in corso Rosselli 11, a Torino.

“All’idea di materia – spiega l’artista Roberto Demarchi – si associa spesso quella di un qualcosa di corruttibile, che ha una sua origine come una sua fine. Nell’antico pensiero greco la materia è nella Physis (natura) e la Phisys è qualcosa che esiste e esiste da sempre, vale a dire una ipostasi metafisica e, nell’ambito di questa materia, il tempo diviene la durata misurabile di tutto ciò che è.

“In questa durata misurabile – aggiunge Roberto Demarchi  -l’uomo compie il proprio tragitto e cela dentro di sé un folle sogno, quello di superare di andare oltre la realtà misurabile. L’Arte, nella sua follia, prende per mano ogni essere umano gettato a vivere il limite, per accompagnarlo in questo sogno”.

Artista torinese, con alle spalle studi classici e in seguito di Architettura al Politecnico di Torino, Roberto Demarchi è stato protagonista di molte mostre, tra cui quella curata dall’allora Direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, protagonisti i suoi haiku, dipinti su tavola, montati su pannelli trattati a lacca lucida nera, espressione di un linguaggio pittorico astratto, einterpretazioni di altrettanti “haiku”, poesie di diciassette sillabe,composte da autori giapponesi, vissuti nei secoli XVII-XIX.

Demarchi Ha esposto in Italia e all’estero e tra i curatori delle sue mostre figura anche lo storico dell’arte Claudio  Strinati. Nel marzo del 2001 prese corpo il suo ciclo pittorico “Peri’ Physeos” che, con un linguaggio pittorico binario, rigorosamente ridotto all’uso di quadrati e rettangoli, rifletteva su un momento auroraledel pensiero occidentale, in particolare su quello dei filosofi presocratici. Su questi lavori è anche stata presentata in Campidoglio a Roma e, a Torino, a Palazzo Bricherasio una grande monografia cui hanno contribuito esponenti di spicco a livello europeo della filosofia e della letteratura, quali Zanzotto, Bonnefoys, Raboni, Kunert, Severino.

Mara Martellotta 

Per la visita alla mostra prenotazioni al 3480928218

Mail   rb.demarchi@gmail.com

La Guardia di Finanza scopre frode milionaria.  Sequestrati oltre 400 mila capi  in falsa seta e cashmere

La Guardia di Finanza di Torino ha sequestrato nei scorsi giorni oltre 400 mila capi d’abbigliamento confezionati con materiale sintetico ma etichettati, in modo mendace, come prodotti mediante l’utilizzo di filati di pregio.

L’operazione, condotta dai Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torino, è stata avviata nelle scorse settimane quando i baschi verdi, insospettiti dai prezzi troppo convenienti praticati su alcuni articoli di maglieria presentati come di alta qualità, in vendita in un negozio della città della Mole, hanno intrapreso accertamenti, supportati anche dalle analisi scientifiche effettuate dal Laboratorio Chimico del CNR di Biella, i cui esiti hanno confermato i sospetti delle Fiamme Gialle, disvelando la reale composizione dei tessuti contrassegnati come seta e cashmere ma, di fatto, risultati essere poliestere e poliammide.

Le successive indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno consentito di risalire a tutte le fasi della filiera degli approvvigionamenti e individuare gli importatori dei capi di abbigliamento i quali sono risultati detenere i propri depositi a Milano, nella cosiddetta Chinatown, e in un noto centro commerciale, in prevalenza sede di aziende importatrici gestite da imprenditori di etnia cinese, ubicato in Agrate Brianza (MB).

Migliaia gli articoli di maglieria e di abbigliamento falsamente venduti come capi di pregio, sottoposti a sequestro poiché recanti false indicazioni, apposte sia sulle etichettature sia sui relativi imballi, circa la loro effettiva composizione e claims inequivocabilmente riconducibili ad una loro origine italiana, nonostante fossero importati dalla Cina.

Il valore della merce cautelata ammonta ad oltre 5 milioni di euro.

Tre gli imprenditori di origine cinese denunciati all’Autorità giudiziaria per i reati di frode in commercio, contraffazione marchi e ricettazione.

E con non poca sorpresa, nel corso della perquisizione effettuata nel quartiere di “Porta Palazzo” di Torino, i militari, tra le sciarpe di finta seta, hanno rinvenuto e sequestrato oltre 100 esemplari essiccati di “HOLOTHURIA LEUCOSPILOTA”, particolare varietà di invertebrato marino tutelata dalla Convenzione di Washington – Convention on International Trade of Endangered Species, (c.d. normativa CITES, siglata nel 1975, che si prefigge, quale principale obiettivo, di rafforzare il contrasto al commercio illegale delle specie protette, al fine di scongiurare il pericolo della loro estinzione), con conseguente denuncia a piede libero per importazione illecita nei confronti di una cittadina cinese.

Transizione energetica, Avetta (Pd): “Dare sostanza al Recovery plan”

 “IL 30 GIUGNO SI SVOLGERANNO GLI STATI GENERALI”

Alberto Avetta (Pd): “Un’importante occasione per riempire di contenuti il documento predisposto dalla Giunta sul Recovery Plan e per rendere protagonisti i territori

 

«Finalmente una buona notizia: l’assessore Matteo Marnati, rispondendo in Aula ad un mio Question Time, ha annunciato che il 30 giugno si svolgeranno gli Stati Generali della transizione energetica, con la partecipazione del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Il mio auspicio è che non si risolva tutto in una scontata passerella ma si sfrutti questo importante evento per rendere protagonisti i nostri territori, per fare il punto sulle numerose iniziative delle aziende che oggi investono su questo settore, e per dare sostanza al documento predisposto dalla Giunta sul Recovery Plan, che necessita di essere riempito di contenuti concreti. L’appuntamento di fine giusto deve servire proprio a questo». Lo afferma il Consigliere regionale Alberto AVETTA (Pd),  in occasione della discussione a Palazzo Lascaris del Question Time con cui si chiedeva alla Giunta regionale quando si sarebbero convocati gli Stati Generali della transizione energetica. «Il Piemonte ha previsto nei prossimi anni un grande investimento infrastrutturale per migliorare l’efficienza energetica, puntando sull’indipendenza della produzione e sulle fonti di energia rinnovabile, come solare ed idroelettrico, senza trascurare l’utilizzo di nuove soluzioni tecnologiche con l’intento di tutelare l’ambiente. In Piemonte l’energia prodotta da fonti rinnovabili nel 2020 ha subito un incremento del 13,3% rispetto al 2015 e raggiungerà il 26,2% entro il 2030. L’adozione di politiche ecosostenibili ridurrà le emissioni di 494 tonnellate entro il 2030. L’efficientamento energetico, grazie alla sostituzione degli impianti di illuminazione e di produzione di calore, inciderà per il 6,2%, con una riduzione dell’impiego di combustibili fossili calcolata in 653 tonnellate nel 2020 e 1.960 tonnellate entro il 2030. La nostra Regione deve attuare la Strategia Regionale sul Cambiamento Climatico e la Strategia d’azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile, attraverso azioni capaci di incidere sia sulle cause sia sugli effetti del cambiamento climatico. Gli Stati Generali, pertanto, devono essere l’occasione per dare concretezza a questi importati propositi».

Il nuovo Comitato per i diritti umani

Il Consiglio regionale ha designato i nuovi componenti del Comitato per i diritti umani e civili, venti esperti, due consiglieri regionali cessati dal mandato e due in carica.

“Il Comitato dei diritti umani diventa operativo e avrà come suo principale obiettivo quello di ampliare e consolidare l’impegno nella promozione e nella tutela dei diritti umani e civili anche in considerazione dell’attuale periodo storico nel quale è sempre più sentita la necessità di far conoscere, rendere effettivi e garantire con maggior forza i diritti riconosciuti dalla Costituzione a tutte le persone fisiche. Questi principi sono richiamati anche nel preambolo dello Statuto della nostra regione che vede quale fonte d’ispirazione la  Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, commenta il presidente Stefano Allasia. I venti esperti nominati dal Consiglio, sono per lo più esponenti di realtà culturali, sociali, ONG, movimenti anti totalitari ecc. Come  rappresentanti politico-istituzionali politici sono stati eletti Sara Zambaia della Lega, in rappresentanza della maggioranza, con 26 voti e Silvio Magliano capogruppo dei Moderati in rappresentanza della minoranza con 18 voti. Il più votato è risultato con 39 voti Giampiero Leo. Portavoce del coordinamento interconfessionale del Piemonte, è stato votato sia dal centro destra che dal centro sinistra. Nei prossimi giorni il Presidente Allasia convocherà i membri per l’insediamento ufficiale del Comitato.

(Nella foto il componente più votato, Giampiero Leo)

Riaprono i centri antiviolenza, la Regione: “Nessuna donna deve essere lasciata sola”

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La decisione della giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale al Welfare, viene incontro a un fenomeno in preoccupante crescita, complici anche gli effetti nefasti del lock down: solo nel 2019 sono state 3150 le persone accolte dalle 20 strutture piemontesi e 94 posti sono stati messi a disposizione per l’accoglienza di vittime, sole o con figli. 

 

Dopo la serrata, dovuta all’epidemia di Covid19, riaprono i Centri Antiviolenza piemontesi. La decisione è stata deliberata dalla giunta regionale, che ha approvato le «Indicazioni operative per la ripresa in sicurezza delle attività in presenza dei Centri Antiviolenza e dei relativi sportelli e dei Centri per le Famiglie operanti sul territorio regionale».

 

«Si tratta di un provvedimento della massima importanza, perché viene incontro a un’esigenza concreta di protezione nei confronti della donne vittime di violenza», spiega l’assessore regionale al Welfare, Chiara Caucino, che ha fortemente voluto questo provvedimento. D’altronde i numeri, complice anche la situazione creata dalla pandemia, parlano chiaro, e descrivono una situazione più che preoccupante: i dati Istat disponibili dimostrano che la violenza sulle donne sta raggiungendo dimensioni inquietanti: tra i 14 e i 74 anni almeno una donna su tre ha subito almeno un episodio di violenza. La realtà piemontese, poi, è particolarmente articolata: sul territorio, infatti sono presenti 21 centri anti violenza e 12 case rifugio che operano in maniera integrata con la rete di servizi socio-assistenziali e assistenziali sul territorio.

 

Ma cosa offrono i Centri Antiviolenza? Innanzitutto un servizio di prima accoglienza, ascolto e di valutazione del rischio. In secondo luogo elaborano un percorso d’uscita dalla violenza attraverso la presa in carico delle vittime. Che possono contare anche su una consulenza psicologica, legale e sull’accompagnamento e orientamento ai servizi territoriali. Non solo: i centri svolgono anche attività rivolte alle vittime minorenni, con sostegno alla genitorialità. Senza dimenticarsi del orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa. A queste struttura si affiancano, su tutto il territorio piemontese, 76 nuovi sportelli. Ovviamente le donne usufruiscono gratuitamente di tutti i servizi del proprio Centro Antiviolenza territoriale.

 

Ma quante donne, in Piemonte, si sono rivolte a queste strutture? Solo nel 2019, all’ultimo rilevamento, i 20 Centri Antiviolenza (il 21esimo, a Bra, si è attivato solo lo scorso anno) hanno seguito 3150 persone e 94 posti sono stati messi a disposizione dalle di rifugio per l’accoglienza di donne, sole o con figli, che hanno subito violenze.

 

«La riapertura del Centri Antiviolenza – spiega l’assessore Caucino – da me fortemente sollecitata, rappresenta un’ottima notizia per le troppe donne che durante il lock down – come descrivono i dati più recenti – sono state costrette a subire inaccettabili violenze domestiche. Un fenomeno odioso, aggravato – in questo periodo – dalla difficoltà di denunciare i soprusi e di trovare rifugio e conforto. Proprio quello che offrono i nostri Centri». «Credo – ha concluso Caucino – che compito della politica sia proprio quello di proteggere i più fragili, tra cui rientrano a pieno titolo le donne che sono state costrette a subire soprusi, violenze e angherie e che intendo proteggere con tutti i mezzi a disposizione. Non a caso, su mia proposta, la giunta ha aumentato di 200 mila euro il Fondo per le spese legali delle donne vittime di violenza. Un gesto significativo e concreto che dimostra l’attenzione del governo regionale a tutela delle vittime».

 

 

I CENTRI ANTIVIOLENZA IN PIEMONTE

 

 

Alessandria: 2 centri antiviolenza, 140 donne seguite

 

Asti: 1 centri antiviolenza, 75 donne seguite

 

Biella: 1 centro antiviolenza, 58 donne seguite

 

Cuneo: 2 centri antiviolenza, 340 donne seguite

 

Novara: 2 centri antiviolenza, 271 donne seguite

 

Torino: 9 centri antiviolenza, 2.083 donne seguite

 

VCO: 1 centro antiviolenza, 127 donne seguite

 

Vercelli: 2 centri antiviolenza, 56 donne seguite

L’insegnamento di Tortora più che mai vivo ed attuale

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni  Il 18 maggio era l’anniversario  della morte di  Enzo Tortora, mancato  esattamente trentatre’ anni fa. C’è stato qualche ricordo sui social, ma poco di più. Eppure il magistero di Tortora di fronte alla crisi della credibilità di parte della Magistratura e alla necessità impellente di riformare la Giustizia penale e civile dovrebbe essere più’ che mai all’ordine del giorno. Ricordare Enzo non significa oggi solo  rammentare un grande uomo coraggioso, leale, limpido, un giornalista libero e un piacevole indimenticabile  conduttore televisivo

Significa ricordare una schiena diritta che non si piegò al sopruso di alcuni magistrati e affrontò a viso aperto un grave errore giudiziario di cui fu vittima e  che divenne una bandiera di battaglia per tutti coloro che hanno a cuore la Giustizia giusta  in Italia. Quando leggo che la Corte di Strasburgo solleva 10 dubbi non di poco conto  sulla condanna di Berlusconi per evasione fiscale inflitta dalla Cassazione, non posso non avere qualche legittimo dubbio in proposito che spero venga chiarito al più presto. A pochi giorni dalla sentenza durante una cena in onore di Vittorio Chiusano,  sentii il mio vicino di tavola che era il più illustre difensore di Berlusconi, dire che la sentenza era ormai scritta e che alla difesa restava ben poco da fare. Parole che mi rimasero impresse. Quando leggo delle vicende del CSM, l’organo di autogoverno dei magistrati, non posso non provare sfiducia e disagio. Il sacrificio  sacrificale di Tortora portò ad un referendum che stabili a larghissima maggioranza popolare una responsabilità civile dei giudici che non trovò mai una seria  seria applicazione. I magistrati che condannarono ingiustamente Tortora fecero, anzi, carriera. A 33 anni dalla sua morte bisogna riprendere in mano la bandiera di Enzo per  chiedere una radicale riforma della Giustizia  penale e civile. Bonafede, il “Ministro forcaiolo”, ci stava portando verso il giacobinismo giudiziario più intollerante e intollerabile. Speriamo che la nuova ministra Cartabia abbia la forza per invertire la rotta. E’ difficile farlo perché in parlamento ci sono troppi giustizialisti assatanati come il presidente dell’Antimafia. Riprendiamo la battaglia di Tortora  e speriamo che da lassù  Enzo protegga l’Italia e la sua libertà.  In suo nome Francesca Scopelliti ha sempre continuato le sue battaglie liberali. Noi dobbiamo essere al suo fianco più che mai oggi .Malgrado gli studiati silenzi dei giorni scorsi, anzi proprio per questi oblii. L’avvocatura ha sostenuto le cause giuste a difesa degli imputati e contro le derive autoritarie a garanzia dei diritti costituzionali, pensiamo alla presunzione di innocenza. L’avvocato Vittorio Chiusano a cui è intitolata la Camera Penale di Torino e sua figlia Anna che ne è stata la prima presidente, sono esempi fulgidi di come indossare la toga non sia un mestiere, ma una missione carica di una sacralità laica , non meno importante di quella religiosa. Anna Chiusano è sempre stata schierata a fianco di Francesca Scopelliti nel corso degli anni. Ed insieme ad Enzo va ricordato  Marco Pannella, il libertario autenticamente  liberale  che del caso Tortora fece  con coraggio un caso politico a livello europeo. Ho visto su Fb ieri che anche Emma Bonino si è ricordata di Enzo. Meglio tardi che mai.

Incontri da Il Museo che non c’è

Il secondo appuntamento in streaming lunedì 24 maggio alle ore 18.00

con Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea

 

Dopo il grande successo del primo live streaming dedicato a Felice Casorati con protagonista Riccardo Passoni, Direttore della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, il secondo appuntamento, in diretta da “Il Museo che non c’è”, sarà condotto da Carolyn Christov-Bakargiev.  Il 24 maggio alle ore 18.00 il Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea analizzerà il “Ritratto di Massimo d’Azeglio” di Giuseppe Molteni, svelando tutti i segreti che si celano dietro un’opera che si riteneva un Autoritratto e di cui è stata scoperta, grazie ad approfondite ricerche, una nuova paternità. Non mancheranno inoltre approfondimenti su una serie di altri ritratti presenti nella collezione della Fondazione De Fornaris.

 

Per il terzo appuntamento, il 14 giugno alle ore 18.00, il Presidente della Fondazione De Fornaris Piergiorgio Re uscirà dall’ambientazione del Museo Virtuale per accompagnare il pubblico all’interno dello studio di Giuseppe Penone per una conversazione con l’artista di fama internazionale. Proprio dalla sua opera “In limine”, collocata all’esterno della GAM di Torino e realizzata nel 2011 su iniziativa della De Fornaris per i 150 anni dell’Unità d’Italia, parte il tour virtuale che conduce all’ingresso de “Il Museo che non c’è”.

 

Tutti gli appuntamenti sono fruibili gratuitamente in diretta streaming sul sito www.fondazionedefornaris.org e sulla pagina Facebook della Fondazione De Fornaris.

“Cultura è partecipazione”. Cresce il “Polo del ‘900”: salgono a 26 gli Enti partner

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Tanta strada, tanto impegno e tante adesioni lungo il cammino. Fondato nel 2016, per volontà di Regione Piemonte, Città di Torino e Compagnia di San Paolo, la Fondazione “Polo del ‘900” (ospitata in via del Carmine 13 nei palazzi San Celso e San Daniele costruiti su disegno di Filippo Juvarra e aperta alla cittadinanza e all’attività di molteplici istituti e associazioni culturali, fra cui il “Museo Diffuso della Resistenza”) rappresenta sempre più parte attiva e riferimento importante per la vita socio-culturale della Città.

A testimoniarlo, ancora una volta, il progressivo implementarsi del numero degli Enti partner. Diventati da qualche giorno ben 26. Da 22 a 26 su una logica di tratti distintivi fatta di scambio di idee e competenze, collaborazione, partecipazione e inclusione.

Quattro dunque le nuove realtà aderenti al Polo: “Arci Torino” con i suoi 65.000 soci e più di 150 realtà associative presenti in città e nei comuni limitrofi, di forte impatto per il coinvolgimento degli under 35; l’Associazione culturale “Twitteratura” specializzata in innovativi percorsi di audience engagement e promozione della lettura attraverso il social reading; il “Centro Einstein di Studi Internazionali” dal 1965 impegnato nell’elaborazione di ricerche, idee, studi, occasioni di dibattito sull’unità europea e mondiale e infine la “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba che intorno alla figura di Mario Lattes costruisce la sua programmazione culturale, cui si deve, fra l’altro, il prestigioso “Premio Internazionale Lattes Grinzane”.  Casse di risonanza sul territorio, le nuove realtà con le proprie peculiarità ed esperienze andranno a rafforzare e a diversificare il programma culturale del Polo, in rete con gli altri Enti e pur non trasferendosi nei Palazzi Juvarriani di via del Carmine.

“La scelta dei nuovi ‘magnifici quattro’ interpreta bene – spiega Sergio Soave, presidente del Polo del ‘900 – sia il principio dell’ estensione dell’attività sull’intero territorio della Regione, sia la volontà di un nuovo rapporto con realtà giovanili che le veda responsabili attive e non passive della programmazione culturale del Polo”. E aggiunge il direttore Alessandro Bollo: “Essere un ente partner del Polo consente, innanzitutto, di far parte di un ecosistema culturale pur rimanendo autonomi e indipendenti, in più permette di sperimentare inediti modelli di collaborazione, di utilizzarne gli spazi, di co-progettare con importanti realtà culturali del territorio e a livello nazionale, nonché di valorizzare i patrimoni archivistici attraverso l’‘hub 9CentRo’. Quindi diamo il benvenuto alle nuove quattro realtà che oggi allargano la nostra famiglia, augurando a tutti un proficuo viaggio comune per offrire nuove opportunità culturali a tutta la cittadinanza”. Per la quale, indubbiamente, queste nuove adesioni sono autentica manna dal cielo, che arriva benefica in un momento cruciale come questo, dopo oltre un anno di pandemia in cui i centri culturali e civici vedono finalmente la luce e la possibilità di una riapertura tanto attesa e di una normalità, o quasi, di cui s’era persa nozione.

Info: “Fondazione Polo del ‘900”, via del Carmine 13, Torino; tel. 011/0883200 o www.polodel900.it – FB ilpolodel900 – IG ilpolodel900 – YT Polodel900

g.m.

Bee the Future: Eataly Lingotto porta in città i semi per le api!

Il progetto, che vede insieme Eataly, Slow Food e Arcoiris, è protagonista dell’Or-TO urbano di Torino Nizza Millefonti e del nuovo Bee Garden, in collaborazione con Green Pea.

Giovedì 20 maggio, in occasione della Giornata mondiale delle apiBee the Future, il progetto nato nel 2018 per tutelare gli insetti impollinatori, si arricchisce di una nuova iniziativa. Dopo aver riforestato oltre 100 ettari agricoli con fiori amici delle api, riparte questa volta dalle città. Il progetto diventa quindi un’occasione per creare una rete fra le diverse realtà cittadine che potranno beneficiare dei nuovi semi biologici selezionati da Eataly in collaborazione con Arcoiris, con l’obiettivo di donarne almeno 10 milioni in tre anni.

Nell’Or-TO urbano di Torino Nizza Millefonti, sul piazzale davanti a Eataly Lingotto, sin dal 2019 ci sono le piante mellifere delle sementi di Bee the future: lo spazio creato da Eataly nel 2017 in sinergia con la Città di Torino e la Circoscrizione 8 per promuovere esperienze di cittadinanza attiva tramite la cura condivisa, è così protagonista centrale da ormai 3 anni di questo importante progetto per proteggere gli insetti impollinatori e di conseguenza il nostro ambiente.

Simbolicamente il 20 maggio, inoltre, sarà aperto al pubblico il Bee Garden – Il Giardino del Rispetto, punto verde vicino all’Or-TO: l’area diventa un nuovo spazio della comunità e amico delle api e degli altri insetti impollinatori, grazie a Eataly Lingotto e con il fondamentale sostegno di Green Pea, il primo Green Retail Park al mondo aperto a dicembre 2020 di fianco al primo Eataly. Progetto coordinato da Orti Alti e curato da Turin Garden, il Bee Garden è dedicato all’amico Andrea Paternoster, fondatore di Mieli Thun venuto a mancare tragicamente lo scorso mese, con il quale Eataly da sempre ha condiviso valori e filosofia e che ha dedicato il suo lavoro alla tutela delle api e della biodiversità.

Prossimo passo per portare Bee the Future sempre di più nella città sarà una collaborazione con il Centro Vaccinale Regionale negli spazi del Centro Commerciale Lingotto Fiere, dove, per rendere ancora più bello un luogo di grande importanza per il territorio, saranno presenti piante e coltivazioni mellifere.

E poi si proseguirà per le strade di Torino, con altri progetti a favore del verde e degli insetti impollinatori.

Ognuno, del resto, può fare la sua parte e sostenere la mission di Bee the Future in ambito urbano. A Eataly Lingotto, infatti, sono acquistabili le bustine di semi Bee the Future che si possono piantare sul proprio balcone o terrazzo: girasole, calendula, lavatera, miscuglio di millefiori e altri meravigliosi fiori amici delle api. E acquistandoli il 20 maggio sarà possibile ricevere in omaggio uno speciale vaso in edizione limitata per piantarli subito. Solo nella giornata di giovedì 20, inoltre, il 10% del valore della spesa effettuata dai clienti di Eataly in negozio e online verrà devoluto a iniziative di riforestazione urbana.

BEE THE FUTURE

Nel 2017 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di designare il 20 maggio Giornata mondiale delle api. Nello stesso anno Eataly, Slow Food, l’azienda sementiera Arcoiris e l’Università di Palermo hanno stretto un’alleanza per creare Bee the Future, un progetto agricolo a favore delle api. Risale al 2018 il primo lancio di Bee the Future che, in meno di tre anni, attraverso gli Agricoltori Resistenti, una rete di oltre 50 produttori e agricoltori virtuosi, ha riforestato oltre 100 ettari agricoli in cinque delle principali aree italiane destinate all’agricoltura intensiva dove, a causa di metodi di coltivazione basati sull’alto rendimento dei terreni, la biodiversità e le colonie di api stanno particolarmente soffrendo.

L’emergenza non è finita e non si può trascurare l’allarme rispetto alla moria di questi preziosi insetti. Si calcola che l’87,5% delle piante spontanee a livello globale (circa 308.000 specie) dipende, almeno in parte, dall’impollinazione animale per la fecondazione. Mentre la produzione di oltre tre quarti dei principali tipi di colture alimentari a livello mondiale beneficiano dell’impollinazione degli insetti (fonte FAO).