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La ferrovia Torino – Ceres: un’interconnessione verso il futuro

 Torino, un seminario su ricerca e innovazione dal progetto BRIDGE|50 alla ferrovia Torino – Ceres

Un’occasione di confronto tra istituzioni, enti di ricerca e professionisti del settore sui temi dell’interconnessione ferroviaria e dello sviluppo della mobilità sostenibile. È quanto ha rappresentato il convegno “La ferrovia Torino – Ceres: un’interconnessione verso il futuro”, svoltosi il 13 febbraio nel Grattacielo Piemonte a Torino, organizzato dalla Regione in collaborazione con Scr Piemonte S.p.A. e Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino.

La mattinata è stata dedicata alla presentazione dei risultati del progetto di ricerca BRIDGE|50, che ha analizzato lo stato di conservazione delle strutture del viadotto di corso Grosseto a Torino, demolito nel 2019. L’indagine ha permesso di approfondire la vita residua delle infrastrutture in calcestruzzo armato e precompresso costruite negli anni ‘70, contribuendo alla definizione di strategie per la gestione e manutenzione delle opere esistenti. In parte finanziato dalla Regione Piemonte, il progetto è attualmente a metà del suo percorso ed è alla ricerca di nuovi stakeholder e investitori privati, con l’obiettivo di garantire continuità e ampliare l’impatto delle sue attività. BRIDGE|50 rappresenta un’iniziativa strategica per il futuro delle infrastrutture, ponendosi come un modello innovativo di ricerca applicata alla sicurezza e alla sostenibilità del patrimonio ingegneristico del territorio.

Egidio Bianchini, direttore generale di Scr Piemonte di recente nomina, rimarcando l’importanza dell’opera per il territorio piemontese, osserva come la vita utile del viadotto di corso Grosseto, oramai al termine, abbia trovato un nuovo inizio grazie ad un progetto di ricerca unico al mondo, volto a testare ed individuare le caratteristiche residue dei materiali dopo decenni di utilizzo: «si parla – ha detto Bianchini -, infatti, non di demolizione ma di decostruzione. Scr Piemonte ha preso parte a questo progetto con entusiasmo, professionalità e trasversalità».

Nel pomeriggio, il focus si è spostato sull’interconnessione della ferrovia Torino-Ceres alla rete Rfi, un’opera strategica inaugurata nel gennaio 2024. Sono stati illustrati i primi dati operativi della nuova tratta, con particolare attenzione all’implementazione del servizio metropolitano e alle prospettive di sviluppo per il collegamento tra la città di Torino e l’Aeroporto di Caselle.

«L’interconnessione della ferrovia Torino-Ceres alla rete Rfi segna un passaggio fondamentale per la mobilità del nostro territorio» – ha dichiarato l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi. «Questo progetto – ha aggiunto l’assessore – non solo migliora i collegamenti tra Torino e il suo aeroporto, ma rappresenta un modello di sviluppo infrastrutturale in linea con le esigenze di sostenibilità e innovazione. Grazie all’integrazione con la rete ferroviaria nazionale, il Piemonte si conferma all’avanguardia nella creazione di un sistema di trasporto efficiente e intermodale. Allo stesso modo, il progetto BRIDGE|50 dimostra come ricerca e innovazione possano andare di pari passo con la tutela e il potenziamento delle infrastrutture esistenti. Ci auguriamo che nuovi partner possano unirsi a questa iniziativa, contribuendo a un progetto che non solo rafforza la sicurezza del nostro patrimonio ingegneristico, ma che può anche diventare un modello di riferimento a livello nazionale ed europeo».

Secondo Giorgio Sandrone, consigliere dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino, «l’interconnessione della linea Torino-Ceres alla rete Rfi fa sicuramente la differenza in ambito metropolitano: l’Ordine segue con attenzione il tema, non soltanto perché di competenza strettamente ingegneristica, ma anche in quanto completamento di un processo infrastrutturale di assoluta rilevanza per l’area torinese»«Di altrettanto valore – ha aggiunto Sandrone – lo studio Bridge50, una puntuale diagnostica su come si siano evolute le strutture: una ricerca utilissima con cui ‘utilizzare’ manufatti che hanno terminato la loro attività. Due progetti finalizzati al miglioramento della vita quotidiana dell’intera collettività, in un’ottica sempre più europea».

L’evento ha ribadito l’importanza della collaborazione tra enti pubblici, istituzioni accademiche e operatori del settore per lo sviluppo di infrastrutture moderne e resilienti. La Regione Piemonte continuerà a investire in soluzioni che favoriscano una mobilità sempre più sostenibile, sicura e connessa alle esigenze dei cittadini e del territorio.

cs

Tashi a San Valentino esce dalla tana al bioparco Zoom

È il terzo San Valentino per Haiku e Suki, ma il è il primo trascorso come genitori.

La coppia di panda rosso del bioparco Zoom Torino sta vivendo un momento speciale con il loro cucciolo Tashi, che dopo mesi di vita tranquilla e protetta nella tana, ha fatto il suo debutto ufficiale all’esterno della tana.

Il piccolo, curioso e intraprendente, sta imparando a esplorare il mondo esterno insieme ai suoi genitori, che non lo lasciano mai solo, nemmeno nel giorno degli innamorati.

Tashi ha finalmente fatto il suo debutto fuori dalla tana – racconta Marco Ugo, keeper del bioparco – Ora segue la mamma in ogni suo spostamento, specialmente quando si tratta di apprendere le tecniche di arrampicata. E, anche se il piccolo ora li tiene occupati, la relazione di coppia tra Haiku e Suki rimane forte e, quando ne hanno la possibilità, ancora si vedono mangiare insieme o dormire vicini su un ramo.”

La nascita di un cucciolo di panda rosso ha rappresentato un evento significativo non solo per il parco e i suoi genitori, ma anche per la conservazione della specie che, in natura, è drasticamente diminuita del 50% negli ultimi 20 anni a causa della deforestazione e della frammentazione delle foreste temperate himalayane, situate tra la Cina e il Nepal, che impedisce l’accesso al bambù, la loro principale fonte di nutrimento.

Ed è proprio il bambù, una vera e propria leccornia per i panda rosso, il protagonista di un arricchimento speciale preparato dai keeper in occasione del San Valentino: cuori rossi guarniti con foglie di bambù e frutta appesi ai rami degli alberi, per celebrare, anche nel regno animale questo giorno speciale dedicato all’amore.

Un piccolo gesto che, tuttavia, nasconde una curiosa verità: pur essendo una specie carnivora, i panda rosso si comportano come se fossero “vegetariani”, nutrendosi quasi esclusivamente di bambù e frutta.

Gli arricchimenti – prosegue Marco – sono sempre pensati per stimolare i comportamenti naturali degli animali, migliorando il loro benessere fisico e mentale, oltre ad offrire stimoli che replicano l’ambiente nel quale le specie vivono. In questo caso, infatti, sono utili per permettere ai panda rosso di utilizzare il ‘falso pollice’, un’estensione dell’osso del polso che consente loro di afferrare il cibo appeso agli alberi”.

Il “Pannunzio” indaga sulle potenti radici dell’amore

San Valentino

VENERDÌ 14 FEBBRAIO ALLE ORE 17.30 al Centro  Pannunzio in via Maria Vittoria 35h Patrizia VALPIANI, medico scrittore-poeta Presidente Onoraria di A.M.S.I. (Associazione Medici Scrittori Italiani), dialogherà con Luca ARTURI psicologo e psicoterapeuta, scrittore, poeta, sul tema AMORE, SENTIMENTO, IMPULSO, MISTERO, DESIDERIO, SESSUALITA’.

Un incontro in cui poesia, arte , eros, psicologia si intrecciano in una proposta di grande valore culturale ideata da Patrizia Valpiani medico- scrittrice di talento e donna di raro fascino intellettuale.

È morto Mimmo Luca’, politico dei cristiano sociali

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È morto a Torino a 71 anni, dopo una breve malattia, Mimmo Luca’ , fondatore dei Cristiano sociali dove ha militato dall’inizio degli anni ’90, era entrato nei Progressisti, e fu tra i primi ad aderire all’Ulivo. Poi nei Ds e nel Pd, è stato deputato per cinque legislature, dal 1994 al 2013. Originario della Calabria è cresciuto nell’impegno sociale e politico con le Acli di Torino di cui è stato presidente a Torino e vicepresidente nazionale.

Decreto Ponti, Bartoli: “La proroga è la buona notizia che attendevamo”

“Per la messa in sicurezza delle infrastrutture del territorio”

“La proroga del decreto Ponti era fondamentale per garantire le risorse necessarie agli interventi per la messa in sicurezza delle opere nella nostra regione. Tra queste il Ponte Preti, una delle infrastrutture più importanti per il Canavese”.

Così il consigliere regionale Sergio Bartoli (Lista Cirio) presidente della Commissione Ambiente, attivatosi fin da subito per il buon esito della proroga.

“Seppur consapevole che qualche forza politica volesse e potesse ‘mettere il cappello’ sul risultato ottenuto – aggiunge Bartoli -, voglio sottolineare come questo esito sia frutto del corale impegno di sindaci, parlamentari ed esponenti delle istituzioni locali che hanno chiesto con determinazione la proroga dei termini, per garantire condizioni di sviluppo e di sicurezza”.

“Ora la Città Metropolitana si attivi per tutte le verifche necessarie relative alle progettazioni, alle tempistiche e al buon uso delle risorse, affinché tutti gli interventi previsti procedano al meglio”, conclude Bartoli.

42 anni fa la tragedia del Cinema Statuto

Il 13 febbraio del 1983, al cinema Statuto di via Cibrario, poco dopo l’inizio della proiezione del tardo pomeriggio scoppiò un incendio che costò la vita a 64 persone presenti in sala, intrappolate in sala senza vie di fuga.

“Una tragedia che rimane una ferita profonda per la nostra città, che abbiamo il dovere di ricordare, in rispetto a chi, quel giorno, pagò un prezzo altissimo” – ha commentato il Sindaco Stefano Lo Russo. “Fu un momento di grande dolore per la nostra comunità, che rimane indelebile nella memoria di chi c’era e ha vividi ricordi e che colpisce chi ha anche solo sentito testimonianze e racconti”.

Una tragedia che ha segnato per sempre Torino, ma che non è stata vana, anche grazie all’impegno dei famigliari delle vittime, per la sicurezza nei locali pubblici: “Quella domenica di febbraio segnò anche l’inizio di una nuova consapevolezza: fu una tappa cruciale nel percorso di attenzione alle norme di sicurezza nei luoghi pubblici – ha sottolineato il Sindaco -. “Torino continua a tenere vivo il ricordo di quell’evento e di quelle vite spezzate e a stringersi, anno dopo anno, alle loro famiglie e ai loro cari”.

Come ogni anno, la Città di Torino ha deposto una corona di fiori davanti alla targa commemorativa posta in largo Cibrario, nell’aiuola dedicata alle “Vittime del Cinema Statuto”.

Per l’occasione, i volontari di Torino Spazio Pubblico Borgo San Donato, insieme ad alcuni parenti della vittime, si sono ritrovati nel piccolo spazio verde dove svolgono regolarmente attività di pulizia e di giardinaggio. Anche grazie al loro impegno durante l’inverno, l’aiuola di largo Cibrario è oggi più curata e fiorita: un piccolo gesto per mantenere vivo il ricordo di chi non c’è più, attraverso l’impegno civico e la cura degli spazi a disposizione di tutta la comunità.

Torino Click

Le bellezze di un paese, le grandi firme da Boccasile a Dudovich

Visitate l’Italia!”, sino al 25 agosto a Palazzo Madama

La definisce “mostra di primavera” Giovanni Villa, direttore di Palazzo Madama e cocuratore con Dario Cimorelli, quella ospitata nella sala del Senato, “Visitate l’Italia! – Promozione e pubblicità turistica 1900 /1950”, con tanto di punto esclamativo che somigliava parecchio a un ordine gettato in faccia a un intero paese, l’allestimento è di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta: ma siamo pronti a scommettere che attraverserà con vivissimo successo, perché vivace e inusitata, con la curiosità che accompagna la nascita di quello che fu un importante mezzo di comunicazione, l’intera estate – sino al 25 agosto. Un significativo Grand Tour, fantasiosamente moderno, idealmente vicino a quello che intraprendevano i giovanotti inglesi o germanici del Sette e Ottocento – tappe d’obbligo lungo lo stivale, toccando quei punti di gioia e di bellezza che una vita non poteva non aver affrontato – per affacciarsi al cuore dell’Europa e a quelle sospirate – per arte e storia e costumi e popolo, tra aneddotica e sguardo sociale – “porte d’Italia” con cui Edmondo De Amicis, nel 1884, virava i propri orizzonti, dopo aver guardato a terre lontane, da Parigi al Marocco, da Londra alle Americhe, come già aveva fatto l’abate Stoppani otto anni prima, con “Il Bel Paese”, pronto a formare e preparare “giovani camminatori ammirati dalle varietà del paesaggio italiano”. Inviti ad assorbire, a riscaldare, tappa dopo tappa, lo straordinario patrimonio dell’Italia, nonché momenti per offrire tutta “l’importanza dello sviluppo turistico nell’economia generale del Paese”, come ancora sottolineava alla presentazione il presidente della Fondazione Torino Musei, Massimo Broccio.

Un lungo percorso, un cammino dove si sono avvicendate vedute artistiche e pubblicità che con bei visi e corpi pieni di fascino, con costumi che coprivano sino al collo, ahi ahi il moto censorio!, ma che prima o poi avrebbero esibito spavalde nudità di ninfe e più in là coloratissime tute con tanto di sci ai piedi: “Prima del documentario filmico, dei cinegiornali e della televisione – spiega ancora Villa – e molto prima della diffusione del fotogiornalismo, e però dopo la grande stagione ottocentesca dell’illustrazione incisa, il manifesto propone un’immagine del paese esplicitamente rivolta a suggerire e motivare l’avventura turistica, o più semplicemente una piacevole vacanza”. Facendo prendere una diversa strada all’arte, si consoliderà la necessità di raccontare delle storie o spunti velocissimi, il particolare per il tutto (sarà necessario mettere soltanto in primissimo piano il capitello dorico di un suo tempio per spingere il desideroso visitatore ad un viaggio a Paestum: di Virgilio Retrosi, allievo di Duilio Cambellotti, 1950) e di lasciar immaginare delle favole (una tra le tante signorine grandifirme in versione vacanze, toccherà il cuore di Gino Boccasile, nel 1948, dare vita alla “ragazza in verde” sulle nevi del “Sestrières”, con tanto di esse finale, intenta a levarsi, abbronzatissima, la giacca, mentre tra biancore e vette fanno da sfondo le architetture razionaliste delle torri di Bonadé Bottino (la località alpina è vista anche nel ’32 da Umberto Romano, con un trionfo di colori aranciati qua e là disseminati lungo tutto l’orizzonte).

Un lungo percorso, composto da più che 150 manifesti, tre le realtà di importanti prestatori, Wolfsoniana (Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Genova), la Civica Raccolta delle Stampe ”Achille Bertarelli” (Castello Sforzesco, Milano) e Museo nazionale Collezione Salce di Treviso. Materiale fragile di perenne tutela, prezioso, “un mondo di carta” lo si è definito che è anche “filtro d’eccezione attraverso cui leggere lo sviluppo di una intera società”, uno sguardo che abbraccia itinerari e città e ambienti, oggetti della quotidianità, panorami generali e il gusto per il particolare, scritte folgoranti che incamerano le migliori qualità di questa o quella località (per Recoaro, “stazione climatica di primo ordine, la più rinomata e frequentata d’Italia”, si infittiscono gli strilli con il megafono dell’idroterapia e dell’elettroterapia e della ginnastica medica con tanto di salutari svolgimenti, secondo un anonimo illustratore del 1910), la ricerca doverosa di mercati stranieri e il risveglio di nuovi interessi – “Connais-tu la douce terre?” si chiede ai futuri visitatori d’oltralpe, sfoggiando un’intera rete stradale che accomuna un antico tempio e un trio d’agrumi che restringono il pensiero alla sola Sicilia; “la plus belle plage du monde” viene reclamizzato il Lido veneziano – spazio di sole di allegria, affatto memore degli occhi languidi di Gustav von Aschenback davanti a Tadzio, con una struggente atmosfera creata dalle musiche mahleriane -, un’immagine affollata di mesdames in abiti candidi e larghi cappelli che nemmeno Silvana Mangano e di messieurs in calzoni bianchi e giacca blu più cravatta e paglietta a riparare, sberleffo antico all’influencer partenopea di oggi e schiaffo sonoro a noi che oggi ci amareggiamo per Roccaraso straffollata, un’opera firmata Elio Ettore Ximenes, in nove righe di testo d’oltralpe che sono il trionfo delle lampanti bellezze del luogo: “stazione climatica e balneare di primavera estate autunno, clima senza variazioni di temperatura né venti violenti, brezza di mare leggera e tonificante, massimo 28°” e via di questo passo.

Spiega Dario Cimorelli che non s’è mai avuto in precedenza un panorama che così appieno ritraesse il discorso pubblicitario immerso nei primi cinquant’anni dello scorso secolo, una visione parziale tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta soltanto. “Visitate l’Italia!” è pronta ad accompagnare chi vorrà visitare la mostra in un abbraccio unico, a iniziare dalla ragazza domatrice di un grande pesce vermiglio, capace d’ospitare nella sua forma ricurva i festeggiamenti e quanto di gradevole passasse nella stagione balneare del 1922 a Rimini, opera di Marcello Dudovich, della Collezione Salce, anticipando nelle forme e nei colori i sogni felliniani, tra le tabaccaie e la caduta della neve con la visione visionaria e fanciullesca del pavone e un “gradisca, prinzip”, quando la città romagnola veniva definita “l’Ostenda d’Italia” nel capolavoro di Mario Borgoni. Nella vicina Cesatico, con Franzoni, già ad inizio secolo (1905) si sfoggiavano “i bagni di mare le centinaia di ville sulla spiaggia aree fabbricabili gratuite”, chissà se con buona pace di ogni piano regolatore: e pensare che sta pure appeso, lui, in mostra, il quadretto da bucolica virgiliana che reclamizza (siamo all’ultimo anno dell’Ottocento), vero ritorno ad un tranquillo impressionismo, il “Monte Rosa da Macugnaga”, con tanto di verde incontaminato, di grange e mucche al pascolo, di chiesetta e cime immacolate, tutto tra una (invidiabile? invochiamo i differenti punti di vista, ieri e oggi) tranquillità che certo andava a braccetto con il quietissimo vivere.

Città – Torino “capitale”, con le immagini di Adalberto Campagnoli, piazza Carlo Felice con lo zampillo della sua fontana e via Roma illuminatissima di insegne che nessuno ricorda più (1939) o una cappelliera che snoda il nastro azzurro del fiume con tanto di Mole e Valentino, di Porte Palatine e di Torre Littoria, chiaramente con accompagnamento d’obbligo di auto e ciminiera; e poi Amalfi e la Salerno di Vincenzo Alicandri del ’26, Ercolano scoperta del grande macigno che la seppellisce (Dudovich, 1928) e Pompei con un invitante ante litteram “visitate Pompei di notte” (Giuseppe Riccobaldi, 1938), Firenze dove svetta il Brunelleschi e Padova con il Gattamelata (ancora Dudovich, 1928 circa), e Bologna e Ravenna, e Ferrara e Mantova, Palermo e la cattedrale e le Puglie con il castello di Federico. Mentre, con spirito turistico/patriottico Amos Scorzon rivolge la propria attenzione a spingere dieci anni dopo la fine del conflitto alla visita dei “campi di battaglia, Sabotino e Basso Isonzo”, si spingono i prossimi villeggianti verso le terme – Montecatini, Porretta, Chianciano, San Pellegrino, Acqui -, verso i laghi – la Punta di Balbianello e il lago Como, Bellagio con il suo Grand Hotel, il lago Maggiore e l’isola dei Pescatori, Gardone tra bellezze femminili e frutti e rosacei fiori -, verso la scoperta delle isole maggiori e del Tirreno – si guarda con futuro piacere alle perle di Alassio e Bordighera, con i colori di Carlo Pellegrini (1905, una coppia per noi antichissima, con calesse e cocchiere sullo sfondo di una via Aurelia del tutto solitaria) e di Filippo Romoli (ancora Bordighera, ma del 1948, un moderno paio d’occhiali da sole posati su di un libro e una sedia a sdraio a rigoni gialli e rossi), Finale Ligure vista da Aurelio Craffonara, nel ’29, attraverso il pertugio della Caprazoppa.

Ogni cosa apprezzata e ricercata considerando “il progresso economico, la forte e innovativa espansione dell’edilizia urbana e ancor più il grandioso sviluppo della rete ferroviaria”, un’epoca speciale, dove le persone – comuni – a poco prendono a muoversi e a scoprire laddove prima era appannaggio dell’aristocrazia e della grande borghesia”. Finita la guerra, c’è voglia di costruire (e di ricostruire), si inneggia come s’era inneggiato una trentina d’anni prima ai mezzi di comunicazione celebrati dal credo futurista, si viaggia, ci si sposta, si visita e s’apprende, “nasce un nuovo modo di rapportarsi con il territorio e il tempo libero”, si fanno vistosi passi in avanti come già s’era fatto nel 1905 quando le Ferrovie erano diventate ente pubblico e soprattutto nel 1919 con la nascita dell’ENIT, l’Ente Nazionale per l’incremento delle industrie turistiche, non soltanto viaggi e percorsi e passeggiate ma altresì aperture d’uffici e mostre, redazionali nei giornali, la stampa di opuscoli e cartine e guide, e immagini e parole accattivanti fortemente volute dal Touring Club Italiano. Piacere e sviluppo. Forse qualcuno dei nostri padri o nonni ancora come i villeggianti alla base delle Dolomiti, gli occhi strabuzzati, nel manifesto di Sandro Bidasio degli Imberti, del ‘49: ma anche qui la parola d’ordine suona “visitate”, all’insegna di una autentica rinascita dell’intero paese.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Marcello Dudovich, “Rimini. Stagione balneare 1922 (giugno – settembre), 1922, Milano prop. Art. Grafiche Baroni &C., Treviso, Museo Naz. Coll. Salce; Agostino Luigi Sacchi, “Portofino Kulm. Panorama verso Ponente”, 1905 circa, Treviso, Museo Naz. Coll. Salce; Mario Borgoni, “Amalfi”, 1927 circa, Napoli Richter&C., Milano, Castello Sforzesco, Civica Raccolta “Achille Bertarelli”; Gino Boccasile, “Val d’Aosta. Sport invernali”, 1940, Milano Stabilimento Pezzini, Treviso Museo Naz. Coll. Salce; Crea – Centro Grafico Pubblicitario, “Torino”, 1949, Torino Gros Monti&C., Treviso Museo Naz. Coll. Salce; Sandro Bidasio degli Imberti detto Sabi, “Dolomiti”, 1949, Castelfranco Veneto Grafiche Trevisan, Treviso Museo Naz. Coll. Salce.

Il 112 ti salva la vita: quasi 2 milioni e mezzo di contatti nel 2024 in Piemonte

Nel 2024 il numero unico 112 ha ricevuto 2.450.000 contatti, di cui solo il 46% è stato inoltrato alle centrali operative di secondo livello, responsabili delle operazioni di soccorso sul territorio. Di quelle inoltrate, il 46% è stato indirizzato alle Forze dell’Ordine, un altro 46% all’Emergenza sanitaria territoriale, mentre l’8% è stato rivolto ai Vigili del Fuoco. Inoltre, sono state gestite 144 chiamate inoltrate alla Guardia costiera per soccorsi sul Lago Maggiore.

I dati sono stati forniti in occasione della Giornata europea del numero unico di emergenza 112, che l’11 febbraio celebra un servizio essenziale per la sicurezza e il soccorso, accessibile a tutti i cittadini europei in caso di emergenza sanitaria, intervento delle forze dell’ordine, soccorso dei vigili del fuoco o assistenza in mare.

Gestito in Piemonte da Azienda Zero, il 112 rappresenta lo snodo cruciale per la gestione delle emergenze: quando un cittadino chiama, l’operatore riceve in tempo reale il numero telefonico e la localizzazione della chiamata grazie al tracciamento GPS. Queste informazioni, integrate con la tipologia di soccorso richiesto, vengono trasferite alla centrale operativa di secondo livello competente per l’intervento, come la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri, i Vigili del Fuoco, la Polizia locale, l’emergenza sanitaria o la Guardia costiera. Così il sistema garantisce che gli enti di soccorso ricevano solo richieste già filtrate e selezionate come effettive emergenze.

La chiamata riceve una risposta entro 5 secondi e, in caso di mancato contatto, l’utente viene immediatamente richiamato. Inoltre, si assicura l’accesso al servizio anche ai cittadini con disabilità uditiva grazie al sistema che permette di segnalare emergenze mediante un’apposita piattaforma conforme alle direttive europee.

Il servizio offre un supporto multilingue e in Piemonte Azienda Zero lo gestisce attraverso due centrali uniche di risposta situate a Grugliasco e Saluzzo.

Questa capacità operativa estesa a livello nazionale evidenzia l’eccellenza del sistema piemontese: «Il 112 – rileva l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi – rappresenta non solo un servizio regionale, ma un’eccellenza nazionale che dimostra la capacità e la professionalità della Regione Piemonte nel garantire prestazioni di alta qualità, mettendo a disposizione risorse e competenze per tutto il territorio».

cs

Primo giorno di Final Eight, Brescia e Milano le prime due semifinaliste

Sarà EA7 Emporio Armani Milano – Germani Brescia la prima semifinale delle Final Eight di Torino, in una prima giornata caratterizzata da un lusinghiero successo di pubblico: sono stati infatti ben 8233 gli spettatori presenti sugli spalti dell’Inalpi Arena, con un incremento di mille persone rispetto all’edizione 2004.

Nel primo quarto di finale Brescia ha battuto Tortona al termine di una partita equilibratissima, decisa all’ultimo minuto dalle prodezze da tre punti di Ivanovic e Burnell. 86-79 il punteggio finale per la squadra di Beppe Poeta, che è tornato da allenatore nella città che lo ha visto trionfare come giocatore e capitano nella storica Coppa italia 2018 vinta dall’Auxilium Torino.

Nella seconda partita della giornata, vera classica del basket italiano, Milano ha superato nettamente Bologna con il punteggio di 99-71. Il quarto di finale più atteso si è rivelato una gara a senso unico, con la squadra meneghina apparsa subito in gran forma e le V nere surclassate fin dal secondo quarto e incapaci di reagire.

Il programma di domani prevede gli ultimi due quarti di finale, tra Dolomiti Energia Trentino-UNAHOTELS Reggio Emilia (ore 18) e Trapani Shark-Pallacanestro Trieste (ore 20.45), che completeranno il tabellone delle semifinali che si giocheranno sabato.

TORINO CLICK