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Diritti umani: il Piemonte accende una luce sulle resistenze dimenticate


Un convegno per ricordare le “resistenze dimenticate”. È la principale iniziativa organizzata dal Comitato Diritti Umani e Civili del Consiglio regionale in occasione del 10 dicembre, giornata internazionale dei diritti umani.

Appuntamento mercoledì 10 dicembre alle ore 19 presso la Piazza dei Mestieri (via Durandi 13, Torino) dove, durante “Diritti umani e civili: le resistenze dimenticate”, si confronteranno esperti e attivisti che da tempo portano avanti il loro impegno per tenere alta l’attenzione sulla drammatica situazione loro paese. “Con questa iniziativa vogliamo testimoniare la nostra solidarietà e dare voce a coloro che lottano per la difesa dei diritti fondamentali in ogni parte del mondo. L’Iran, il Venezuela, il Kurdistan, la Bielorussia: sono solo alcuni esempi di paesi dove i diritti umani sono sistematicamente violati.
Il Comitato regionale per i Diritti Umani e Civili del Piemonte, che ho l’onore di presiedere, vuole continuare a essere un punto di riferimento per tutti coloro che credono nella dignità umana e nella giustizia. Continueremo a impegnarci per mantenere alta l’attenzione, per accendere luci e per sostenere coloro che sono perseguitati per aver difeso la propria libertà. Insieme possiamo fare la differenza”, ha spiegato Davide Nicco, presidente del Consiglio regionale.
La vicepresidente del Comitato Sara Zambaia ha illustrato la genesi del convegno: “Abbiamo scelto questo tema per uscire dalla consueta focalizzazione sulla crisi del momento e riportare lo sguardo sulla complessità globale. Oggi nel mondo sono attivi oltre cinquanta conflitti di diversa entità, spesso ignorati dall’opinione pubblica. Dedichiamo questo convegno alle resistenze di cui si parla meno e che si conoscono meno, perché non vengano dimenticate. Vogliamo coinvolgere le loro voci in modo diretto, senza mediazioni che ne attenuino la forza. Le resistenze che presentiamo sono state selezionate con cura insieme alle comunità che le rappresentano. Questo è il nostro modo per restituire spazio, dignità e ascolto a chi continua a lottare nell’ombra”.
Dall’altro vicepresidente, Giampiero Leo, la chiosa finale: “Rivendico l’idea che, in un tempo così fragile, occorre essere idealisti per continuare a dare senso al nostro impegno. Sappiamo bene che non risolviamo noi ciò che non riescono a risolvere nemmeno le grandi organizzazioni internazionali, ma non per questo dobbiamo arretrare. Su temi così delicati è sempre necessario trovare un punto d’incontro che renda più forte e credibile ogni presa di posizione. Ricordo con orgoglio che solo la regione Piemonte dispone di un Comitato diritti umani strutturato e operativo. Questo ci affida una responsabilità che non possiamo eludere. Continueremo a fare la nostra parte, con tenacia e unità di intenti”.
Durante la conferenza stampa sono state presentate altre iniziative collegate alla ricorrenza.
In conclusione, i componenti del Comitato hanno organizzato un momento di mobilitazione per chiedere la liberazione di Alberto Trentini, cooperante italiano detenuto ingiustamente in Venezuela dal novembre 2024.

Ufficio Stampa CRP

Immacolata, boom di spostamenti: il Piemonte si muove verso le mete invernali

Nel Piemonte, per il ponte dell’Immacolata 2025, si prevedono flussi di traffico molto intensi soprattutto sulle direttrici verso le aree alpine, le principali vallate e le zone sciistiche. Le tratte che collegano Torino e i capoluoghi limitrofi alle località montane sono considerate tra le più soggette a rallentamenti, con un aumento significativo dei volumi di percorrenza già dal pomeriggio della vigilia.

A livello nazionale, Anas stima che durante il fine settimana dell’8 dicembre si muoveranno sulla propria rete circa 31,4 milioni di veicoli, diretti verso città d’arte, mete invernali e aree commerciali in vista degli acquisti natalizi. L’Amministratore Delegato, Claudio Andrea Gemme, ha ricordato l’importanza di comportamenti prudenti: moderare la velocità, mantenere adeguate distanze di sicurezza, evitare distrazioni — in particolare l’uso del telefono — e circolare con equipaggiamento invernale conforme, come catene o pneumatici adatti alla stagione.

Per questi giorni è previsto un progressivo aumento del traffico: i primi spostamenti consistenti sono attesi tra questo pomeriggio e la mattina di sabato, soprattutto in uscita dai centri urbani; mentre il picco dei rientri è previsto per il pomeriggio di lunedì, quando i flussi si dirigeranno nuovamente verso le grandi città.

Le principali arterie della rete Anas che potrebbero registrare intensificazioni della circolazione includono le grandi direttrici verso Sud, la dorsale tirrenica, quella adriatica e diversi assi strategici del Centro e del Nord Italia. Al Settentrione particolare attenzione va alle strade che portano verso i valichi alpini e le località turistiche: tra queste rientrano i raccordi autostradali del Friuli-Venezia Giulia, la SS36 in Lombardia, la SS26 verso la Valle d’Aosta, la SS309 tra Emilia-Romagna e Veneto e la SS51 nell’area dolomitica.

Resta inoltre in vigore il divieto di circolazione per i mezzi pesanti nelle giornate di domenica 7 e lunedì 8 dicembre nella fascia oraria tra le 9 e le 22.

Sorteggiati i gironi del Mondiale 2026: l’Italia conosce già il suo destino… se si qualifica

 

Il Mondiale 2026 segnerà una rivoluzione: 48 squadre, 12 gironi da quattro e un torneo più lungo e internazionale. Il sorteggio ha già delineato la struttura della fase finale, anche se mancano ancora alcune qualificate che arriveranno tramite i playoff.
Nonostante l’Italia non abbia ancora ottenuto il pass — un traguardo che manca da oltre dieci anni — la Nazionale conosce già il proprio potenziale cammino: in caso di qualificazione, finirà in un girone con Canada, Svizzera e Qatar. Un gruppo alla portata, ma tutt’altro che semplice, che rappresenterebbe il ritorno degli Azzurri sul palcoscenico mondiale dopo due assenze dolorose.
Il nuovo formato prevede il passaggio del turno per le prime due di ogni girone e per le migliori terze: un meccanismo che aumenta le possibilità di avanzare, ma anche il livello di imprevedibilità.
Ora resta da vedere se l’Italia riuscirà a compiere l’ultimo passo e trasformare questo scenario ipotetico in realtà.
Gruppo A: Messico, Corea del Sud, Sudafrica, Playoff Europa D (Danimarca/N. Macedonia/Rep. Ceca/Irlanda)
Gruppo B: Canada, Svizzera, Qatar, Playoff Europa A (Italia/N. Irlanda/Galles/Bosnia)
Gruppo C: Brasile, Marocco, Scozia, Haiti
Gruppo D: Usa, Australia, Paraguay, Playoff Europa C (Turchia/Romania/Slovacchia/Kosovo)
Gruppo E: Germania, Ecuador, Costa d’Avorio, Curacao
Gruppo F: Olanda, Giappone, Tunisia, Playoff Europa B (Ucraina/Svezia/Polonia/Albania)
Gruppo G: Belgio, Iran, Egitto, Nuova Zelanda
Gruppo H: Spagna, Uruguay, Arabia Saudita, Capo Verde
Gruppo I: Francia, Senegal, Norvegia, Playoff Fifa 2 (Bolivia/Suriname/Iraq)
Gruppo J: Argentina, Austria, Algeria, Giordania
Gruppo K: Portogallo, Colombia, Uzbekistan, Playoff Fifa 1 (Nuova Caledonia/Giamaica/Congo)
Gruppo L: Inghilterra, Croazia, Panama, Ghana

Enzo Grassano

Primo Liceo Artistico: offerta formativa con indirizzo teatrale

Giovedì 4 dicembre il Vicesindaco della Città metropolitana di Torino, Jacopo Suppo, e la consigliera della Città metropolitana di Torino delegata all’Istruzione, Caterina Greco, hanno visitato il Primo Liceo Artistico statale, nella sede di via Carcano 31, accompagnati dalla dirigente scolastica Patrizia Tarantino, per fare il punto sui numerosi interventi edilizi realizzati negli ultimi anni e su quelli in corso.

Il Primo Liceo Artistico statale rappresenta un punto di riferimento per l’area metropolitana torinese nell’ambito dell’istruzione artistica e accoglie studenti provenienti da diversi Comuni del territorio.
L’offerta formativa spazia tra gli indirizzi tradizionali dell’arte visiva e, a partire dall’anno scolastico 2019/2020, include il Liceo Coreutico, ampliando così le possibilità formative per gli studenti
interessati alle arti performative.
Il Primo Liceo Artistico di Torino accoglie oggi circa mille studenti. L’istituto dispone di due sale dedicate al ballo, a supporto delle attività formative e dei progetti artistici legati al movimento e alle
arti performative.
Da quest’anno, inoltre, il Liceo amplia ulteriormente la propria offerta con l’attivazione del nuovo indirizzo teatrale, unico in Piemonte, confermando la propria vocazione alla sperimentazione e alla
valorizzazione delle arti in tutte le loro forme.
Un momento particolarmente significativo dell’incontro è stato dedicato alla volontà condivisa di realizzare una piantumazione commemorativa all’interno degli spazi verdi del Liceo, in memoria di
una studentessa la cui fine prematura e tragica ha profondamente colpito la comunità scolastica nei mesi scorsi.
Negli ultimi cinque anni, la Direzione Edilizia della Città metropolitana di Torino ha concentrato gli investimenti su due filoni principali: la predisposizione tecnica e impiantistica per il Liceo Coreutico, per un valore di 340 mila euro, e la trasformazione dell’ex alloggio del custode in aule didattiche, per un investimento di 84 mila euro.
I lavori dedicati al Liceo Coreutico hanno permesso la realizzazione di un’aula didattica e di due sale per la danza, complete di spogliatoi e servizi igienici funzionali alle esigenze degli studenti.

La riconversione dell’ex appartamento, conclusa tra il 2023 e il 2024, ha inoltre previsto opere minori di manutenzione nel corpo principale dell’edificio e nella palestra.
Tra gli interventi successivi, riveste particolare importanza la revisione complessiva dei campi sportivi, realizzata con un investimento di 45 mila euro, che ha consentito la posa di pavimentazioni tecniche e l’allestimento delle attrezzature sportive grazie ai Fondi strutturali europei.

Significative anche le misure antincendio, del valore di 42 mila euro, fondamentali per garantire elevati standard di sicurezza per studenti e personale. La ristrutturazione delle palestre, finanziata con 10.980 euro, e la manutenzione dei serramenti, per 24 mila euro, hanno ulteriormente migliorato la funzionalità degli spazi scolastici.
La dirigente scolastica Patrizia Tarantino ha inoltre evidenziato la necessità di concludere alcuni lavori nel laboratorio situato al piano seminterrato, fondamentali per rendere pienamente operativo lo spazio didattico destinato alle attività artistiche e laboratoriali degli
studenti.

“Il dialogo costante con la dirigente scolastica e con tutta la comunità del Primo Liceo Artistico è ciò che ci permette di intervenire in modo utile – ha dichiarato il Vicesindaco Jacopo Suppo – qui ogni spazio ha una funzione creativa: musica, danza, teatro, laboratori. Lavorare insieme significa capire come rendere questi ambienti non solo sicuri, ma capaci di sostenere il talento di centinaia di ragazze e ragazzi”.

“Il Primo Artistico è una scuola dove si crea e si sperimenta. E noi vogliamo continuare a rispondere con la stessa energia con cui la scuola innova la propria offerta formativa – ha sottolineato la consigliera delegata all’Istruzione, Caterina Greco –  la collaborazione con la dirigente scolastica e con i docenti ci permette di programmare interventi che non sono semplici lavori edilizi, ma investimenti nella crescita culturale
del territorio”.

Mara Martellotta

Nuovo o usato?

Chi abbia almeno la mia età ricorderà gli anni del boom economico, intorno al 1960, periodo che ha visto lo sviluppo degli acquisti con cambiali o, in casi più rari, in contanti per la lavatrice, l’automobile, il televisore, il frigorifero e, in generale, tutto ciòche rappresentava l’innovazione di quei tempi, lasciata alle spalle una guerra devastante.

Nessuno a quell’epoca avrebbe acquistato elettrodomestici o auto usate (o, come si diceva allora, di seconda mano) per due validi motivi: uno pratico, perché non esisteva ancora in mercato dell’usato di quei beni e, in secondo luogo, perché quegli acquisti rappresentavano uno status symbol, ovvero si acquistava per possedere ed utilizzare l’oggetto ma anche, e soprattutto, per farne mostra con i vicini, i parenti ed i colleghi.

Ricordo ancora quanti recandosi a lavorare in FIAT mostravano con aria di superiorità la loro 500 (in alcuni casi la 600) ai colleghi che, per ragioni che non tocca a noi sindacare, possedevano soltanto la bicicletta.

Verso gli anni ’80, iniziando la crisi che perdura tuttora, fecero la prima comparsa i mercatini dell’usato, alcuni raggruppati sotto un franchising, che permettevano da un lato di disfarsi degli oggetti ereditati da genitori o parenti vari, non più necessari o anche solo non più desiderati e, dall’altro, di acquistare un oggetto pagandolo molto meno del nuovo.

In realtà la vendita dell’usato, almeno in Italia, non è mai decollata del tutto perché, probabilmente, il desiderio un oggetto per primi è più forte della necessità di risparmiare.

Ecco, quindi, che se si eccettuano le auto a chilometri zero, dove il risparmio è di svariate migliaia di euro, o la tradizionale compravendita di immobili, sono una minima parte quelli che acquistano una cucina usata, un televisore usato, o altri mobili usati.

Persino le concessionarie auto hanno dovuto studiare nuove forme di vendita per incentivare l’acquisto delle autovetture di seconda e anche terza mano, ad esempio consentendo di inserire nel pagamento rateale la manutenzione ordinaria, polizze che coprono ogni rischio, il soccorso stradale, ecc. così da sopperire con la sicurezza al disagio dell’autoveicolo usato.

I prezzi ridotti enormemente di elettrodomestici, smartphone, computer e via dicendo hanno ulteriormente accentuato la disaffezione degli utenti nei confronti dell’usato, preferendo il nuovo anche se di qualità inferiore o addirittura scadente ad un usato di qualità.

Le convenzioni sociali, poi, fanno il resto: non posso comprare usato un capo di abbigliamento o una borsa griffati perché, se non me l’hanno mai visti indossati, capiscono subito che arrivano dal mercatino; meglio, quindi, andare sul nuovo a costo di doverci privare di altro per arrivare a fine mese.

Vale la pena sacrificarsi per apparire agli occhi degli altri come gli altri si aspettano? Ha senso apparire secondo schemi che non ci appartengono piuttosto che vivere la nostra vita come piace a noi e come ci soddisfa?

Che senso può avere spendere cifre enormi per un qualcosa di nuovo che abbandoniamo dopo poco perché passato di moda, perché cambiano i nostri gusti o semplicemente perché la tecnologia si evolve e rende il nostro acquisto obsoleto in breve tempo?

Sergio Motta

Pubblica Assistenza di Sauze d’Oulx inaugura la nuova ambulanza

La Pubblica Assistenza di Sauze d’Oulx ha inaugurato il 30 novembre la nuova ambulanza presso la Chiesa di San Giovanni Battista, celebrando un traguardo che testimonia la forza della solidarietà e della partecipazione della comunità. Il nuovo mezzo è il risultato dell’impegno costante dei volontari e delle volontarie, sostenuti da un territorio che continua a dimostrare vicinanza e fiducia nell’opera dell’associazione.

Federico Durand, presidente della Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx: «Desidero esprimere un sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato all’inaugurazione della nuova ambulanza, condividendo con noi questo importante traguardo. Un ringraziamento particolare va al nostro parroco per la benedizione e all’assessore Davide Allemand, presente in rappresentanza di un’amministrazione comunale sempre attenta e disponibile nel sostenere il nostro impegno quotidiano al servizio della comunità».

Vincenzo Sciortino, presidente Anpas Piemonte: «Questa nuova ambulanza non è soltanto un mezzo di soccorso, è il simbolo concreto di una comunità che sa prendersi cura di sé stessa. A Sauze d’Oulx, dove la montagna unisce e non divide, il volontariato è parte viva del territorio e continua a sorprendere per la sua generosità. Voglio esprimere un profondo ringraziamento alle volontarie e ai volontari della Pubblica Assistenza per la dedizione con cui, ogni giorno, scelgono di mettersi al servizio degli altri. E un grazie sincero va anche a tutti i cittadini, che con la loro vicinanza rendono possibile ciò che oggi celebriamo, un gesto di solidarietà che ci ricorda quanto sia forte, nelle piccole comunità, il valore dello stare insieme. Anpas Piemonte è orgogliosa di essere al vostro fianco».

La Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx, affiliata ad Anpas, conta oggi 82 volontari che ogni anno garantiscono circa 3.500 servizi, percorrendo complessivamente oltre 273.000 chilometri. L’attività dell’associazione comprende interventi di emergenza 118, trasporti interospedalieri e servizi di assistenza sanitaria durante eventi e manifestazioni. Le ambulanze sono dotate delle attrezzature previste dallo standard regionale, inclusi i defibrillatori semiautomatici esterni, e operano con equipaggi composti da un autista-soccorritore e uno o due soccorritori abilitati dal 118 della Regione Piemonte.

Oltre ai servizi d’emergenza, l’associazione offre trasporti ordinari per pazienti da e verso ospedali e strutture sanitarie, su brevi e lunghe percorrenze, per dimissioni, ricoveri e terapie. A disposizione anche un mezzo attrezzato per il trasporto di persone con disabilità, garantendo un servizio inclusivo e adeguato alle diverse esigenze.

La Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx continua a cercare nuove persone pronte a dedicare parte del proprio tempo alla comunità, motivati, affidabili e capaci di affrontare situazioni anche complesse grazie alla formazione continua offerta dall’associazione. Diventare volontari significa entrare a far parte di una realtà con anni di storia e professionalità, contribuendo concretamente al benessere di chi si trova in difficoltà.

Chi desidera intraprendere questo percorso può iscriversi ai corsi di formazione per soccorritori 118, della durata di circa sei mesi, articolati in una fase teorico-pratica e in un periodo di affiancamento e tirocinio protetto in ambulanza. Al termine si ottiene la qualifica di Soccorritore 118 con certificazione regionale. Per informazioni e adesioni è possibile contattare info@pasauze.org o telefonare allo 0122 858159.

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte Odv rappresenta 81 associazioni di volontariato, con 16 sezioni distaccate, 10.695 volontari (di cui 4.242 donne), 5.388 soci e socie e 741 dipendenti (di cui 86 amministrativi). Dispone di 472 autoambulanze, 265 automezzi per il trasporto di persone in situazione di disabilità, 242 mezzi per il trasporto persone e per la protezione civile, oltre a 4 imbarcazioni. Complessivamente, ogni anno svolge 594.623 servizi, di cui 200.399 in emergenza-urgenza 118, percorrendo 20.209.167 chilometri, di cui 4.765.067 legati ai servizi di emergenza.

Torino, via Viotti: i portici sono diventati rifugio di fortuna

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In via Viotti, nel cuore di Torino, la progressiva desertificazione commerciale ha lasciato un segno evidente. Le serrande abbassate di diversi negozi hanno trasformato i portici della via — situata tra i due “salotti” cittadini di piazza San Carlo e piazza Castello — in un’area sempre più “depressa”, dove diverse persone senza dimora trovano riparo di notte e stazionano durante il giorno.

La situazione sta diventando oggetto di preoccupazione: da un lato per le condizioni precarie in cui vivono queste persone, prive di un sostegno adeguato, dall’altro per il senso di degrado percepito da residenti, passanti e commercianti. Alle difficoltà sociali si aggiungono infatti graffiti su muri e vetrine, segnalazioni di persone infastidite mentre attraversano la via e una generale sensazione di abbandono che stride con il contesto storico e turistico dell’area.

I commercianti rimasti esprimono malcontento, temendo che il deterioramento dell’immagine della via possa allontanare ulteriormente clienti e visitatori. Allo stesso tempo, associazioni e cittadini segnalano la necessità di affrontare il problema in modo strutturale, con interventi che uniscano decoro urbano, rilancio delle attività e soprattutto supporto sociale per le persone senza dimora.

Quello di via Viotti non è un caso isolato: diverse zone di Torino vivono difficoltà analoghe. In molti chiedono un piano coordinato che affronti insieme sicurezza, riqualificazione e politiche di inclusione, affinché il centro storico possa tornare a essere accogliente per tutti.

Disagi alle attività economiche per il cantiere metro Collegno-Cascine Vica: disponibili 400mila euro

Partono i ristori della Regione Piemonte per gli esercizi commerciali di Collegno Cascine Vica lungo l’asse di Corso Francia, penalizzati dal cantiere per il prolungamento della Linea 1 della metropolitana Torino-Rivoli. Apre oggi sul portale di Finpiemonte lo sportello per la presentazione telematica delle domande, e resterà aperto fino a fine anno. La misura prevede contributi a fondo perduto per un totale di 400.000 euro stanziati dalla Giunta regionale.

Commentano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’assessore al Bilancio e attività produttive Andrea Tronzano e l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi Paolo Bongioanni: «Come abbiamo fatto nei mesi scorsi con le attività economiche della Valle Vermenagna danneggiate dalla chiusura del Tunnel di Tenda, abbiamo voluto dare un segnale concreto alle attività economiche lungo l’asse di Corso Francia penalizzate da molti mesi dalla presenza dei cantieri della metropolitana. In un momento in cui il piccolo commercio deve affrontare impegnative sfide, costi e concorrenza, è dovere delle istituzioni ascoltare le sollecitazioni del territorio e sostenere chi ogni giorno tiene aperta la serranda in condizioni difficili, come queste imprese e le persone che le animano».

La misura è destinata alle micro e piccole imprese – esercenti e operatori su area pubblica (mercati) – attive nel tratto di corso Francia compreso tra il civico 107 di Collegno e il civico 196 di Rivoli, direttamente affacciate sull’asse viario o con ingresso da vie limitrofe. L’area individuata è quella maggiormente interessata dai disagi legati alla cantierizzazione, come stabilito attraverso il lavoro di confronto e concertazione svolto nei mesi scorsi con i Comuni di Collegno e Rivoli e le associazioni di categoria.

I ristori previsti ammontano a 1.500 euro per ciascun esercente con sede fissa e 500 euro per ciascun operatore attivo su area pubblica nei giorni di mercato. L’erogazione avverrà in un’unica soluzione, previa verifica dei requisiti formali. Le domande potranno essere presentate con modalità “a sportello” sul portale gestito da Finpiemonteche resterà aperto fino a fine anno con priorità cronologica in ordine di presentazione e fino a esaurimento delle risorse disponibili. Questo il link:

https://servizi.regione.piemonte.it/catalogo/bandi-piemonte-finanziamenti-domande

I codici Ateco ammessi, i criteri di selezione e i limiti del contributo sono stati definiti in coerenza con la normativa europea in materia di aiuti “de minimis” e approvati formalmente con la delibera regionale n. 4117/XII del 13 novembre 2025.

cs

AIOP Piemonte: assemblea di fine anno con i direttori delle ASL

Collaborazione pubblico-privato, riforme in corso e prospettive per il 2026

Si è tenuta oggi l’Assemblea di fine anno di AIOP Piemonte, l’Associazione Italiana delle Aziende Sanitarie Ospedaliere e Territoriali e delle Aziende Socio-Sanitarie di diritto privato. Hanno partecipato il presidente nazionale AIOP, professor Gabriele Pelissero, il presidente nazionale della sezione sociosanitaria, Sergio Bariani, il presidente regionale Giancarlo Perla, gli associati, i direttori delle ASL piemontesi e gli assessori regionali Federico Riboldi, Gian Luca Vignale e Marina Chiarelli.

L’incontro è stato l’occasione per fare il punto sull’anno trascorso e per discutere le questioni più rilevanti per il 2026, in un contesto caratterizzato da riforme e da elementi di cambiamento nella sanità regionale. Al centro del confronto: rapporti tra pubblico e privato, riduzione delle liste d’attesa e stabilità delle risorse.

L’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha ricordato: «con Aiop, come con tutte le associazioni che rappresentano i privati, c’è un rapporto di collaborazione e un confronto costante sui principali temi che riguardano la sanità. Per la Regione la primazia del pubblico è uno dei princìpi fondamentali che guidano la nostra azione e su questa linea ci muoviamo quotidianamente. Oggi con Aiop abbiamo affrontato i principali temi che caratterizzano questa fase, dal Piano Socio-Sanitario in via di approvazione dopo un approfondito confronto con tutti gli interlocutori, alla riduzione delle liste d’attesa che è la priorità per garantire ai cittadini l’accesso alle cure: su questo, intendiamo proseguire nel programma di visite ed esami extra-orario che nel 2025 ci ha consentito di ottenere ottimi risultati, recuperando parte del ritardo accumulato negli anni».

Il presidente di AIOP Piemonte, Giancarlo Perla, ha ribadito il ruolo della componente privata accreditata nel sistema sanitario nazionale: «Il cittadino non guarda alla natura giuridica della struttura, ma alla tempestività e qualità della cura – ha spiegato Perla -. Per questo chiediamo regole semplici, tempi certi e risorse adeguate. La collaborazione con la Regione è fondamentale per ridurre le liste d’attesa, rinnovare il contratto collettivo e valorizzare il personale sanitario».

Il quadro normativo e la Legge di Bilancio 2026

L’assemblea si è svolta in concomitanza con la pre-intesa sull’autonomia sanitaria firmata tra Governo e Regione, che dovrebbe consentire una gestione più flessibile delle risorse. AIOP ha sottolineato la necessità di un contesto regolatorio chiaro, con tempi definiti per l’attuazione delle misure.

La Legge di Bilancio 2026 prevede diversi interventi che coinvolgono direttamente la sanità privata accreditata: aggiornamento delle tariffe ospedaliere e ambulatoriali, con uno stanziamento di 1 miliardo per il 2026 e 1,35 miliardi dal 2027; aumento del tetto di spesa per le prestazioni erogate dal privato accreditato, finalizzato alla riduzione delle liste d’attesa; un fondo dedicato di oltre 500 milioni per sostenere attività aggiuntive, comprese quelle effettuate in orario serale e festivo.

AIOP ha richiamato anche la necessità di procedere al rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e di garantire un allineamento del trattamento fiscale tra personale pubblico e privato. Tra le ipotesi in esame vi è l’estensione della flat tax sugli straordinari anche agli infermieri delle strutture accreditate.

Il Fondo Sanitario Nazionale raggiungerà nel 2026 i 142,9 miliardi di euro, con un incremento di 6,3 miliardi rispetto al 2025.

Contributo al Piano Socio-Sanitario Regionale

Nel corso dell’assemblea è stato inoltre esaminato il contributo di AIOP alla bozza del Piano Socio-Sanitario Regionale 2025–2030. Tra le proposte: una governance più trasparente, una programmazione basata su dati epidemiologici aggiornati e una maggiore valorizzazione delle strutture di eccellenza presenti in Piemonte, anche attraverso politiche di mobilità sanitaria volte ad attrarre pazienti da altre regioni.

«Siamo pronti a fare la nostra parte con responsabilità e spirito di collaborazione – ha concluso Perla – per costruire un sistema più equo, efficiente e vicino ai cittadini».

La commedia del “Gabbiano”, quasi un musical

Per la stagione dello Stabile, al Carignano sino al 14 dicembre

Leggendolo, mi convinco una volta di più che non sono un drammaturgo.” Definitivo, brutale e pessimista, sino in fondo. E dire che, nell’autunno del 1895, scrivendo all’amico Aleksej Suvorin – magnanimo editore delle sue opere, un rapporto che durò una quindicina d’anni e che s’affievolì all’epoca dell’affare Dreyfuss per le differenti posizioni prese -, era partito fiero, col piede giusto, forgiato di ogni sicurezza: “Figuratevi, sto scrivendo un testo teatrale, sarà pronto non prima di novembre. Scrivo con gusto, anche se mando all’aria tutte le buone regole. È una commedia, ci sono tre parti femminili, sei maschili, quattro atti, un bel paesaggio (vista sul lago), molti discorsi sulla letteratura, poca azione, un quintale d’amore.” Una quintalata, e anche qualche grammo in più, che continua inevitabilmente ad abitare questa edizione del “Gabbiano” sulla cui protezione è calato un buon numero di Teatri Stabili e Teatri Nazionali, del Veneto – del quale il regista Filippo Dini da due anni è direttore -, Torino, Roma, Bolzano e Napoli, quintalate d’amore che avvolgono quel gruppo d’amici e parenti che vengono a occupare le stanze della villa dell’attrice Irina Arkadina, sulle rive di un grande lago, dove suo figlio Kostja, senza troppa convinzione del suo pubblico tenterà d’inscenare una sua breve composizione teatrale che piacerà quasi a nessuno: chiaro che il ventenne pieno di ribellione dentro il cuore e il cervello s’inferocisca mica poco, reclamando “nuove forme” di teatro, scalpitando contro una società abbarbicata su canoni antichi e che non vede più in là del proprio naso. Dini è come Kostja, anzi Dini “è” tout court Kostja. Ormai obbediente a quella fregola registica di porre azioni e attori dentro il contemporaneo, comincia con l’affidare, all’interno del primo atto, il testo di Kostja e la recitazione della giovane Nina, quasi fidanzatina che sfrigola a ogni istante, allo sguardo ribelle di Leonardo Manzan, controcorrentissimo, astruso e assurdo, strampalato e all’insegna del “famolo strano” a tutti i costi, sul sentiero di una moda che sta prendendo il posto di altre mode (forse): dopo che il triste e angry man aveva steso il proprio “manifesto” (per diretta definizione della madre) con un giro panoramico sul teatro del Novecento che senza batter ciglio citava e commentava Brecht ed Eduardo, con accenno musicale di “che gelida manina”.

Malinconia ma neppur tanta, arrivi e partenze, l’esistenza stracca, una sorta di forzata allegria e falsa spensieratezza a serpeggiare, il riconoscibile andare alla deriva di uno scampolo d’umanità che stava per buttarsi in braccio a rivoluzioni e guerre, sulle direttive del signor Cechov che reclamava sulle locandine il termine “commedia”, e poi noia tanta noia, e inseguimenti amorosi a perdifiato giù lungo i 150’ dello spettacolo, con lo squattrinato Medvedenko, spuntato dal nulla ad inizio spettacolo per cantare come un Rino Gaetano de noantri una canzone d’amore alla sua bella che più a squaciagola non si potrebbe, che ama Maša che insegue Kostja, il quale sogna disperatamente Nina – “d’amore si muore”, avrebbe detto Patroni Griffi qualche decennio dopo -, che sì all’inizio un pensierino ce lo farebbe ma che poi è catturata dal vortice che raccoglie il suo desiderio d’attrice e il successo dello scrittore Trigorin, che di professione fa l’uomo usa e getta, a secondo dei tempi e della bisogna, che da Irina è inseguito, senza dimenticare mamma Polina che ha un debole per il dottor Dorn. Un girotondo infinito, che si stacca e si ricompone, discorsi di letteratura e di spicciola filosofia quotidiana, due colpi di rivoltella, uno che fa il danno di un graffio e l’altro che porta alla morte. Su ogni azione, sui dialoghi caparbiamente urlati, sui tratti e il susseguirsi delle azioni a volte inverosimili costruiti a spintoni, c’è la mano di Dini, di gran lunga più accettabile nel suo primo Cechov che fu pochi anni fa “Ivanov”. Una regia sfrontata, dedita alla più forte esasperazione, urlata, votata allo stravolgimento – volontà del tutto registica – di tutto quel cecovismo che abbiamo visto in questi decenni: ferma restando in chi scrive la convinzione che non è certo onesto “trafugare” un testo al proprio legittimo proprietario e che, quando in un paio di ispirati momenti la stessa regia ritorna nell’alveo, è in quei momenti che ci si rifugia nella giusta ispirazione.

Forse Dini s’è voluto bellamente dimenticare che, pur nella ricerca della novità, entro cui spunta oggi quella necessaria quanto insondabile figura teatrale che è il dramaturg, pronto a essere cacciato a viva forza in ogni “rivisitazione” o “rilettura” alla moda (qui ha il nome di Carlo Orlando), sarebbe necessario il vecchio, oraziano, “est modus in rebus”, la misura, l’equilibrio, la negazione degli eccessi, il ponderare con acume fin dove spingersi. Magari non far diventare “il gabbiano” quasi un musical, con quelle canzoni, disinvolte e struggenti con tanto di microfono, spingendosi sino a quel capolavoro che è l’Oscar “Skyfall”, targato 007, per la voce di un’Adèle che non è neppure avvicinabile – ma, per carità, non era certo quello il fine, non siamo ancora arrivati ai “tali e quali” del signor Conti; magari, nella rabbia e nel disfacimento esistenziale del momento di Maša, non obbligare la povera Enrica Cortese, con i suoi tratti di borgatara pur essa arrabbita, a farsi una sputacchiera di pezzi più o meno sminuzzati di mela, sulla faccia del grande scrittore; magari non regalare alla Nina (che è una Virginia Campolucci a suo modo credibile) la patente di instabile permanente, magari soprattutto non regalare a Trigorin l’errore più vistoso della serata. Agghindato, come molti altri, nei costumi di Alessio Rosati – la scena fatta di sdraio computer albero spoglio e fondale lacustre e tetro, di Laura Benzi, essenziale prigione a specchio – più adatti a uno spettacolo da circo che a una commedia russa, Dini, al limite della caricatura, fa del suo antipaticissimo scrittore un rintontonito e balbuziente essere, eccessivo, bambinesco nei gesti, di cui difficilmente riusciamo a immaginare la scalata al successo, l’ingresso nei salotti, gli assatanati innamoramenti di due donne: semplicemente difficile. I più compos sui paiono la Irina di Giuliana De Sio (sebbene paia messa un po’ a lato, ben altra per forza nelle immagini di madre di “Agosto a Orage County” di Tracy Letts e “Cose che so di essere vere” di Bovell, passate nelle scorse stagioni sullo stesso palcoscenico del Carignano, in altri tempi cavallo di battaglie per le grandi attrici), gretta, autoritaria e vuota, tutta impegnata a raccontare di veri o presunti successi, fatta di tanti “amore della mamma”, e il Kostja di Giovanni Drago, che gira in lungo e in largo come una farfalla impazzita e si sbraccia in sparate sacrosante, animoso, eroe di breve durata chiuso nel suo lungo pastrano, passionale e intimamente più che sfrontatamente chiuso nella propria rivoluzione, purtroppo uno dei pochissimi fattori che ci abbiano convinto la sera della prima. Repliche sino 14 dicembre.

Elio Rabbione

Nelle immagini di Serena Pea, alcuni momenti dello spettacolo.