ilTorinese

Convenzione per  servizi alle persone con disabilità e minori a rischio

 La Città di Torino e l’Azienda Sanitaria Locale Città di Torino hanno rinnovato la convenzione relativa alle attività socio sanitarie a favore delle persone con disabilità e dei minorenni a rischio psico-evolutivo o con disabilità.

La collaborazione e il reciproco impegno per mantenere i tanti servizi attivi ha raccolto ieri l’approvazione della Giunta Comunale, su proposta dell’assessore alle Politiche Sociali e al Coordinamento delle relazioni con le Aziende Sanitarie Jacopo Rosatelli.

Il rinnovo dell’accordo, che avrà una durata biennale, garantirà la continuità fino al 2026 di tutti i servizi socio-sanitari residenziali, diurni ed educativi, in coerenza con i LEA e le DGR vigenti.

Sono circa 2500 le persone adulte con disabilità e 5000 i minori interessati dal provvedimento, che garantirà quindi le risorse finanziarie necessarie al funzionamento del sistema, con una spesa annua prevista per la Città di circa 18,5 milioni per i servizi rivolti alle persone con disabilità e di 13 milioni per i servizi rivolti ai minori a rischio psico-evolutivo o con disabilità. Il rinnovo prevede inoltre un adeguamento tariffario che si concretizzerà, a partire dal 1 gennaio 2025, con un riconoscimento da parte della Città di un aumento del 3,5% di tariffe e rette dei servizi residenziali, necessario per rispondere all’aumento del costo del lavoro sostenuto dai gestori e che tiene conto delle indicazioni normative e del confronto con le rappresentanze.

Alla convenzione è collegato un Albo, gestito congiuntamente dai due enti, cui sono accreditati i servizi gestiti dal privato sociale. La continuità di tale Albo per il biennio 2025-2026 sarà disposta con successivo provvedimento dirigenziale e non è previsto un nuovo bando di accreditamento: agli enti attualmente iscritti sarà richiesto di confermare l’iscrizione tramite semplici adempimenti formali.

La nuova convenzione prevede infine la possibilità di recepire anticipatamente eventuali innovazioni normative nazionali e regionali che dovessero intervenire, tramite protocolli operativi assunti con accordo tra le parti.

TORINO CLICK

Giachino: bilancio del 2024 e prospettive per il nuovo anno

Mino GIACHINO e i sostenitori SITAV SILAVORO hanno chiuso l’anno discutendo, nella sede regionale di FDI, sul 2024 trascorso e sul 2025 che arriva.  

Un altro anno difficile per Torino che non ha chiuso nessuno  dei suoi problemi economici e sociali. Le persone e le aziende in difficoltà sono aumentate e meno male che ci sono tante mense dei poveri che ogni giorno grazie alle donazioni di tanti torinesi generosi forniscono pasti gratis nelle tante mense dei poveri. Vedere la gioia con la quale questi volontari accolgono chi porta borse di generi alimentari, apre il cuore. Torino chiude l’anno come Capitale dei cassa integrati e al 58* posto tra le 100 Città capoluogo come benessere(Sole 24 ore). Dati di cui non vantarsene anche se in Comune alzano le spalle. La decisione europea di puntare solo sull’auto elettrica ha bloccato di fatto le vendite di auto con pesanti ricadute sul lavoro delle case produttrici e delle aziende dell’indotto. Tavares ha portato la trattativa col governo per le lunghe e ha dovuto andarsene alla faccia di chi si era fidato di lui. Il Governo italiano che ha tenuto duro nel confronto si aspetta ora di portare a casa qualche risultato importante. Vedremo quanto dirà Elkann in Parlamento nell’anno nuovo. Entro giugno dovrà essere installata la Fresa che scaverà la TAV dal lato Italia. Ci aspettiamo a breve sostegno del Governo per le aziende dell’indotto, Torino non può perdere  un patrimonio industriale così importante.
Chi finisce male come l’aveva iniziato sono le periferie, da Aurora a Barriera di Milano , dove il degrado e lo spaccio la fanno da padrone. Nulla è cambiato dalle denunce fatte dai Parroci della Madonna della Pace, Don Stefano Votta e Don Luca Ramello. La conferma arriva stamane dal Prefetto Donato Cafagna molto più attento del suo predecessore. La criminalità organizzata e la mafia calabrese imperversano. Continua la fuga all’estero di ragazzi neolaureati alla Università o al Politecnico.
I ritardi nella apertura del vecchio traforo ferroviario del Frejus, causa la frana in Francia, oltre a danneggiare le aziende che trasportano verso la Francia hanno bloccato la assunzione di ragazzi valsusini che , senza dirlo ai Notav, dopo aver fatto il corso da macchinisti o aiuto macchinisti hanno visto sospendere l’assunzione da parte delle aziende private di trasporto merci ferroviario.
Ora la Torino responsabile fa il tifo affinché la Meloni riesca a far cambiare la decisione europea sull’auto e Urso riesca a quagliare un piano concreto sugli investimenti di Stellantis.  A Torino  irrisolto rimane il nodo dei grandi patrimoni non investiti sulle aziende torinesi,
Noi di SiTAV SILAVORO proseguiremo la nostra battaglia per la TAV e per il settore auto, che rappresenterà per Torino il vero e forte rilancio del lavoro e del benessere.

MINO GIACHINO

Palazzo Madama. “Aiutateci a riportare a casa gli smalti!”. Ultimi giorni

Ancora una manciata di giorni per raggiungere la cifra necessaria a restituire i preziosi “smalti” trafugati nel ‘700  al “cofano” del Cardinale Guala Bicchieri

Stop al 31 dicembre

Un appello alla Città. D’altronde per i Torinesi rappresenterebbe davvero un bel regalo di Natale alla loro “Casa Comune” e al suo più celebre e antico monumento architettonico. Parliamo ovviamente della “casa dei secoli” come Guido Gozzano ebbe a definire “Palazzo Madama”, Patrimonio Mondiale dell’Umanità “Unesco”, oggi sede del “Museo Civico d’Arte Antica” e “sintesi di pietra – ancora Gozzano – di tutto il passato torinese, dai tempi delle origini, dall’epoca romana, ai giorni del nostro Risorgimento”. Un regalo che non può aspettare ormai più di tanto. Mancano infatti pochi giorni, lo stop è fissato a martedì 31 dicembre prossimo, per aiutare “Palazzo Madama” ad acquisire i cinque “smalti di Limoges” che, in origine, decoravano uno dei più preziosi capolavori del Museo, il “cofano” (scrigno o baule da viaggio) del Cardinale Guala Bicchieri, fra le massime espressioni (opera cerniera tra il romanico e il gotico) del Duecento europeo . “Ad oggi – dicono i responsabili – abbiamo raccolto oltre 41mila Euro sui 50mila necessari” per riportare in piazza Castello, a Torino, gli “smalti” verosimilmente trafugati nel corso del XVIII secolo quando il “cofano” si trovava nella “Chiesa di Sant’Andrea” a Vercelli e poi confluiti in una collezione privata in Francia e ora in vendita presso una Galleria Antiquaria di Parigi. “Per evitare che questi preziosi frammenti vadano nuovamente dispersi, vorremmo riportarli in Piemonte e ricongiungerli al cofano da cui sono stati sottratti secoli fa”. Di qui l’appello e la campagna di “crowdfunding” lanciata da “Palazzo Madama”.

“I cinque smalti, in rame dorato e smalto ‘champlevé’ (di colore blu, verde, bianco), un ‘unicum’ dell’arte medievale – spiega Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di ‘Palazzo Madama’ – erano originariamente fissati al retro del cofano, oggi completamente spoglio, e occupavano gli spazi tra i vari medaglioni figurati, anch’essi perduti. Questa acquisizione permetterebbe così di riposizionarli sul nostro prezioso scrigno, restituendo a quest’opera una parte del suo decoro perduto. In considerazione anche del fatto che al mondo esiste solo un altro ‘cofano di Limoges’ di queste dimensioni e di questa tipologia, nella Cattedrale di Aquisgrana, un’opera tuttavia più tarda e molto rimaneggiata in età moderna”.

Sul valore, non solo artistico, del “cofano”, dice ancora lo storico e scrittore Alessandro Barbero“Anche sotto l’aspetto storico l’opera rappresenta un ‘unicum’, dal momento che il suo proprietario, il cardinale Guala Bicchieri (Vercelli 1160 ca – Roma 1227), fu uno degli uomini politici più influenti del suo tempo, protagonista di missioni diplomatiche cruciali in Italia e in Europa per conto del pontefice Innocenzo III, che giunse a nominarlo reggente del regno di Inghilterra dopo la morte del sovrano Giovanni Senza Terra, incarico che ricoprì tra il 1216 e il 1218”. E prosegue: “L’importanza di quest’opera risiede anche nell’essere parte di una ricca collezione – costituita dal Cardinale nel corso dei suoi continui viaggi attraverso l’Europa, – che contava 104 paramenti liturgici, 80 oreficerie, 8 opere de l’Oeuvre de Limoges’, 70 anelli e 130 manoscritti, molti miniati: una raccolta di cui sono eccezionalmente sopravvissute una decina di opere, oggi divise tra ‘Palazzo Madama’, il ‘Museo Leone’ di Vercelli, il ‘Castello Sforzesco’ di Milano e la ‘Biblioteca Nazionale’ di Torino. La ricchezza di questa collezione, insieme alle importanti committenze del Cardinale – la ‘Fondazione dell’Abbazia di Sant’Andrea’ di Vercelli nel 1219 e la realizzazione di un ciclo di affreschi per l’abside della ‘Chiesa di San Martino ai Monti’’ a Roma – permettono di annoverare Guala Bicchieri nella ristretta rosa di quegli ecclesiastici di inizio Duecento che furono insieme grandi collezionisti di oggetti preziosi e committenti di importanti Fondazioni religiose”.

“Per  tutte queste ragioni – dicono ancora da ‘Palazzo Madama’ – vi chiediamo di aderire al nostro progetto e di aiutarci a riportare in Italia i cinque smalti. Dobbiamo raccogliere la somma di 50mila euro per acquistarli e ricongiungerli al ‘cofano’”.

I donatori potranno beneficiare di tutta una serie di ricompense. Compresi i vantaggi fiscali previsti dall’“Art Bonus”, la norma che consente un credito d’imposta del 65% in tre anni dell’importo donato a titolo di erogazione liberale a favore di “Fondazione Torino Musei.

Per infowww.palazzomadamatorino.it su piattaforma di “Rete del Dono”.

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida campagna di crowdfunding

–       Il “cofano” Guala Bicchieri

–       Giovanni Carlo Federico Villa

L’eclettismo culturale di Mario Soldati

Il 19 giugno del 1999 Mario Soldati moriva a Tellaro, piccolo borgo marinaro ligure. Nato a Torino nel novembre del 1906, Soldati è stato uno dei più grandi intellettuali del Novecento italiano.

Scrittore, giornalista, regista e sceneggiatore cinematografico e televisivo, ha contribuito moltissimo alla cultura e al costume italiano. Intellettuale finissimo, regista di autentici capolavori come “Piccolo mondo antico” e “Malombra”, autore di romanzi come “America primo amore”, “Le lettere da Capri” (premio Strega nel 1954), “I racconti del maresciallo”, di reportage famosi come “Viaggio lungo la valle del Po alla ricerca dei cibi genuini”, Soldati ha lasciato un segno indelebile con la sua poliedrica attività artistica. Lo storico e saggista Pier Franco Quaglieni, l’ha ricordato con il libro “Mario Soldati. La gioia di vivere”, pubblicato nel ventennale della morte dello scrittore e regista torinese. Un testo di grande interesse aperto da un ampio saggio del direttore del Centro Pannunzio, amico personale di Soldati che fu uno dei fondatori del sodalizio culturale subalpino, presiedendolo per due decenni. Un altro grande amico di Soldati, il novarese Enrico Emanuelli, grande firma de La Stampa e del Corriere della Sera, ne tratteggiò così il profilo: “Soldati è scorbutico. Dicono che spesso lo sia per posa. E’ anche legato ad umori repentini, una cosa gli va o non gli va, un po’ a capriccio. Ma dietro a questi suoi estri, vi è una natura d’uomo indipendente, acuto, pieno di difetti appunto perché ha virtù non comuni”. Il brevissimo racconto che segue ( La camelia di Mario Soldati) è un piccolo omaggio alla sua memoria.

“Mario l’aveva portata da Tellaro a Corconio, dalla frazione più orientale del comune di Lerici, nello spezzino, dove aveva scelto di vivere i suoi ultimi anni, al luogo che, forse, più di altri, aveva lasciato un segno, una traccia indelebile nel suo animo, sulla collina che guarda il lago d’Orta. La “General Coletti” era una camelia bella,forte e rigogliosa, con i suoi grandi fiori doppi, a peonia, rosso ciliegia intenso chiazzato a macchie di un bianco candido, puro. L’aveva curata con le proprie mani, pazientemente, con l’attenzione necessaria che si presta ad una creatura apparentemente fragile e delicata. Così l’aveva portata con sè, sul lago d’Orta. Tornare in quel luogo dove aveva vissuto, con il suo più caro amico, “l’altro Mario”, un lungo momento magico, tra l’autunno del 1934 e la primavera del 1936 quando il destino li appaiò, assecondandoli nella scelta di un volontario esilio sul lago d’Orta, si era rivelata una buona idea. Anche portare in dono la camelia agli eredi delle due sorelle Rigotti, l’Angioletta e la Nitti, che all’epoca gestivano l’alberghetto dove dimorarono, era stata un’ottima e gradita intuizione. La locanda non c’era più e il suo posto era stato preso da un’abitazione privata che, però, aveva mantenuto intatta la fisionomia dello stabile. Lì, entrambi, quasi adottati da quella famiglia, misero radici e vissero intere stagioni alloggiando in “una stanza d’angolo, la più bella e più soleggiata dell’albergo, con una finestra a nord e una a ovest”. I ricordi erano come un fiume in piena. Le lunghe chiacchierate davanti al fuoco del camino, mangiando castagne arrosto o bollite, bevendo il vino nuovo nelle ciotole, si accompagnavano alle pagine che vennero scritte, ai libri che presero forma, agli articoli e ai saggi critici che consentirono a entrambi di racimolare il necessario per poter vivere “da scrittori”. L’ambiente circostante si era offerto con generosità ai “due Mario”, Soldati e Bonfantini, ricompensando i loro sguardi con l’intensa bellezza del paesaggio da una sponda del lago all’altra; da Gozzano a Orta, fino ad Omegna e da lì verso Oira, Ronco, Pella e Lagna. Dal balconcino della casa di Corconio, il panorama era rimasto intatto. Mario guardava, ammirato, la camelia dai fiori color panna e fragola. Poi, chiusi gli occhi, annusando l’aria, immaginava i colori del lago. Mario dubitava di potervi tornare. L’età non consentiva grandi progetti e nemmeno di coltivare illusioni. Lo consolava il pensiero che la più bella delle sue camelie potesse rimaner lì, a dimora. Un gesto d’amore di un uomo che in quei luoghi aveva lasciato una parte del suo cuore”.

Marco Travaglini

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: La guerra e l’apocalisse – Il Sindaco Lo Russo sta prendendo il toro per le corna – L’Anno Santo e le ragioni della fede – Lettere

La guerra e l’apocalisse 
L’informazione televisiva ci invade inevitabilmente di immagini di guerra, di distruzione e di morte. Non è possibile rimanere indifferenti di fronte a tanta carneficina. Io non sono mai stato pacifista  e non violento a prescindere, perché chi studia la storia sa bene che la violenza e la guerra appartengono alla vita dell’uomo fin dai tempi più antichi. La violenza stessa non si combatte di per sé con la non violenza, a parte l’interpretazione rivoluzionaria di Marx che vede nella violenza il forcipe della storia. L’antiviolenza è una scelta nobilissima di vita personale , ma non vale per i popoli che a volte sono costretti a ricorrere alle armi per difendere se’ stessi. Il ripudio della guerra richiamato all’articolo 11 nella nostra Costituzione tiene conto del ricorso obbligato alla guerra in certe condizioni. Pur ammirando le anime candide, ho studiato troppo Machiavelli per non capire che il mondo non si governa con i “pater noster”.
Ma oggi i pericoli che corre l’umanità portano a schierarsi convintamente per la pace, direi disperatamente per  la pace, sia perché si è raggiunto il livello della più brutale bestialità sia perché il pericolo del ricorso al nucleare si avvicina sempre di più.
Nei fatti siamo già arrivati a praticare l’infame idea che la guerra sta all’uomo come la maternità alla donna. In una civiltà come quella romana, fondata sulla guerra di conquista, vi fu il poeta Tibullo che si domandava chi, malvagio e feroce,  inventò per primo  le orrende spade. La sua voce elegiaca fu trascurata a favore delle arti marziali e del culto della romanità. Ma ad aggravare in modo orrendo la situazione di oggi è lo sviluppo della scienza e della tecnica che ha aumentato in maniera agghiacciante i morti nelle guerre, in primis le vittime civili. Con due guerre mondiali nel secolo scorso, sembrava che avessimo capito la durissima lezione della storia che già Hegel definì un immenso “mattatoio” dell’umanità. Oggi non è possibile rimanere insensibili alle parole del Papa che incessantemente ci richiama tutti alla ragione laica, neppure a quella religiosa. Il 2025 che sta arrivando deve vedere un ripensamento collettivo che vada oltre le sterili e violente manifestazioni di piazza che si rivelano inutili. Diversamente, stiamo correndo verso una catastrofe senza ritorno. Oggi i toni apocalittici sono gli unici che  ci portano a cogliere con realismo un mondo sull’orlo del baratro. Il grande storico della guerra civile americana  Raimondo Luraghi, di fronte agli orrori ottocenteschi che anticiparono quelli della Grande  Guerra, usò il richiamo all’Apocalisse.  Basta riempire i nostri arsenali di armi come vorrebbero anche certi ministri che si esaltano ad indossare un giaccone militare a Natale.
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Il Sindaco Lo Russo sta prendendo il toro per le corna
L’opposizione alla maggioranza al Sindaco di Torino Lo Russo sembra non esserci più. A parte “Torino bellissima” e il suo fondatore  che non ha quasi mai  fatto sentire la sua voce, sembra non esistere una opposizione nel suo complesso che esprima una qualche strategia. Forse è colpa dei giornali che trascurano ed ignorano, preferendo dedicare ampi  articoli al nuovo “matrimonio” molto chic  dell’assessore Foglietta  o forse è doveroso cogliere una immagine  (che si sta consolidando) del Sindaco Lo Russo che lo rende in sintonia con la città, malgrado alcuni assessori piuttosto carenti. Balza evidente infatti  un  forte impegno del Sindaco a rilanciare una città che rischia la marginalizzazione per le note vicende di “Stellantis” e non solo.
Stefano Lo Russo, sindaco di Torino

Si coglie nel silenzio di tanti la volontà del Sindaco che non si arrende alle difficoltà. Stiamo vivendo una crisi che è peggiore di quella del 1864, provocata dal trasferimento della capitale a Firenze. Gli sciocchi che dalle Olimpiadi in poi hanno pensato ad una città turistica al posto di quella industriale sono ormai al capolinea perché si è dimostrata un’utopia velleitaria puntare tutto sulle mummie egizie. Il sindaco Lo Russo sta prendendo il toro per le corna, cercando di rimettere in moto una città in affanno come non mai. Lo Russo si sta rivelando l’uomo giusto al posto giusto anche perché privo di quell’ideologismo  intellettualistico che ha rovinato Torino. I tempi di Appendino sono davvero lontani e credo che si possa dar fiducia ad un sindaco pragmatico che è l’ultima ancora di salvezza.

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L’Anno Santo e le ragioni della fede
I giornali enfatizzano compiaciuti l’arrivo di milioni di turisti  e pellegrini a Roma per l’Anno Santo. Oltre al significato religioso dell’evento, trascurato da molti, c’è chi ne sottolinea soprattutto  la portata politica e c’è anche chi calcola la ricaduta economica non solo su Roma dove sarà difficile trovare una stanza d’albergo disponibile.
L’Anno  Santo farà aumentare i prezzi e renderà Roma invivibile. Sono tutte osservazioni fondate, ma non è facile leggere un commento sulla dimensione religiosa e spirituale dell’Anno  Santo. Lo scandalo delle indulgenze che diede l’occasione a Martin Lutero per dar vita alla Riforma protestante, sembra ancora pesare, magari inconsapevolmente. Un Papato quasi totalmente impegnato sul terreno politico porta  oggi quasi a dimenticare l’aspetto preminente. Sia pure per nobili ragioni la Chiesa è più che mai legata alle vicende mondane. Può sembrare assurdo che appaia così un pontificato che rigetta l’aspetto esteriore della magnificenza del romano pontefice, ridotto su una carrozzella come tanti anziani non più autosufficienti. Il mondo attuale non induce alla spiritualità: dove ben poche cose vengono ancora considerate peccato è difficile concentrarsi sulle indulgenze che permetterebbero di liberarsi pienamente dalle conseguenze  del peccato. Può sembrare un’osservazione peregrina, mentre essa ci porta  a capire la vita di tanti  che non ritrovano più nel Cristianesimo una ragione di fede convinta.
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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com
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Il parco del Valentino 
Voglio dirle che mi sono commossa a vedere una parte del Valentino, quella tra corso Vittorio e corso Massimo che sta  riprendendo vita. Era diventato un angolo di Torino invivibile legato alla mia infanzia. Era un angolo di Torino pieno di bambini che giocavano spensierati. Anch’io lo frequentavo con mia zia e mia cugina. Riuscirà la Città  a rendere di nuovo vivibile il Valentino? Io lo spero tanto.
Barbara Valentini
Anch’io venivo accompagnato quasi tutti i giorni  dalla primavera all’autunno al Valentino  dove c’era anche la Fontana luminosa che diede il nome ad un ristorante famoso che era anche gelateria (il celebre Varesio). Era il segno di una Torino che non c’è più. Non illudiamoci. Io avevo una bicicletta Gerbi  talmente luccicante  che sembrava d’argento. E concordo con lei quando si riferisce ai bambini: parafraserei il Pascoli, dicendo che erano prati “fioriti di occhi di bambini”.
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Bergami, il gobettiano coerente
Il Prof. Giancarlo Bergami era uno studioso di Gobetti che fu molto stimato da Bobbio. Perché nessuno ha scritto di lui nel momento della sua morte?  È stato sbianchettato dalla  solita vulgata? Dava ombra a Polito  al centro Gobetti ? Cosi si disse.   Ennio Repetto
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Io non appartengo al giro dei gobettiani e non so dirle quasi nulla. Bergami era uno studioso di discreto livello, non credo abbia fatto una carriera universitaria. Sicuramente meritava un ricordo. Forse la morte nei giorni di Natale ha impedito una adeguata attenzione.Era  stato  in verità già dimenticato da anni. Per alcuni  forse non era abbastanza “fazioso”.

Palazzina di Caccia di Stupinigi: c’è il Gran ballo in calzini

Domenica 5 gennaio, ore 15-17

 

Spaiati, rotti, colorati, buffi: per partecipare al Gran ballo in calzini alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, domenica 5 gennaio, basta indossare i calzini più strani e divertenti per occupare il Salone d’Onore della residenza reale a passo di giochi danzati. L’esperienza di danza che mira a sprigionare la creatività del corpo, è dedicata agli adulti e ai bambini dai 5 anni di età.

L’attività è a cura dei Servizi Educativi della Palazzina di Caccia di Stupinigi, in collaborazione con Artemista, conduce Elena Maria Olivero, danza/arteterapeuta e operatrice culturale.

È richiesta puntualità, vestiti comodi e calzini antiscivolo.

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 5 gennaio, ore 15-17

Gran ballo in calzini

Durata dell’evento: 2 ora circa

Quota di partecipazione: 5 euro + biglietto di ingresso

Biglietto di ingresso: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Prenotazione obbligatoria entro venerdì 3 gennaio

Info e prenotazioni: 011 6200601 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

In questi giorni di festa una puntata al cinema

In questi giorni di festa una puntata al Cinema ci sta, e due pellicole da non perdere sono Conclave che ti inchioda alla sedia fino alla fine con una sorpresa e Diamanti di Ozpetek il regista turco che ci ha abituato a dei capolavori. Dopo Rosso Istambul e le Fate Ignoranti in Diamanti, Ozpetek ha scelto con cura e classe il cast del film con moltissime figure femminili e l’insostituibile Accorsi, a sorpresa anche la Vernier che ha stupito per naturalezza, profondità e autenticità con cui ha vestito i panni del suo personaggio.

Diamanti, ambientato tra gli anni ’70 e il presente, racconta le vicende di un gruppo di donne legate a una sartoria cinematografica romana. Prodotto da Greenboo Production, Faros Film e Vision Distribution in collaborazione con Sky, il film è già considerato uno dei lavori più significativi di Ozpetek. La sceneggiatura, scritta da Carlotta Corradi, Elisa Casseri e dallo stesso regista, intreccia epoche e luoghi con grande eleganza.

GABRIELLA DAGHERO

Osservatorio sul clima, Bartoli: “Il monitoraggio dei fenomeni climatici è prioritario”

Il presidente della V Commissione: “Regione impegnata per tutelare ambiente e attività economiche”

“Il tema del cambiamento climatico, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e tutti i rischi correlati al clima vedono la Regione impegnata da tempo. La nascita dell’Osservatorio regionale sui cambiamenti climatici è pertanto una buona notizia su questo fronte complesso che rappresenta una delle priorità da affrontare per il Piemonte”.

E’ il commento di Sergio Bartoli, Presidente della Commissione Ambiente della Regione Piemonte, all’annuncio dato dalla Giunta regionale sulla nascita del nuovo Osservatorio che si dedicherà all’approfondimento degli scenari legati al clima, con l’ausilio di Arpa Piemonte e altri soggetti istituzionali.

“Le città, l’agricoltura, così come il turismo, gli approvvigionamenti idrici e l’economia – aggiunge Bartoli – richiedono che tutti i fenomeni climatici siano monitorati con grande attenzione per prevedere impatti futuri. La Commissione Ambiente sarà certamente attenta agli sviluppi dell’Osservatorio, fornendo un adeguato supporto attraverso la propria attività”.

Petardi sulle auto in corso Giulio Cesare

ALESSI, CAPOGRUPPO FDI CIRCOSCRIZIONE 7, “INACCETTABILE”

Ieri sera il solito gruppo di ragazzi buttava i petardi (che sembravano bombe!) anche contro le macchine in transito, oltre che a quelle ferme, in Corso Giulio Cesare tra Ponte Mosca e Corso Emilia. I cittadini riferiscono che ne hanno buttato uno anche all’interno di un furgone cassonato, dove c’era un ragazzo che scaricava la merce per un negozio e che ovviamente non ha reagito perché era solo contro almeno 20 ragazzi nord africani. “Che rabbia!!!” dicono i cittadini che vedono certe scene inaccettabili sempre nello stesso luogo, dove alcuni mesi fa vi era stato anche un omicidio. Città sempre silente e inerte verso un luogo fuori controllo oramai da anni.

PATRIZIA ALESSI