ilTorinese

Juve e Toro: le idee sono chiare! È già un mercato scoppiettante

Entrambe le squadre torinesi si stanno muovendo in maniera molto intelligente nella campagna cessioni acquisti.

Giocatori utili e funzionali ai rispettivi progetti di gioco dei neo allenatori Allegri e Juric.Nel caso della Juventus sarà rinnovato il prestito annuale dell’attaccante Morata.Con il ritorno di Massimiliano Allegri, Paulo Dybala verrà messo al centro del progetto della della squadra bianconera. Per quanto riguarda l’attacco bisognerà anche capire cosa vorrà fare Cristiano Ronaldo. Mentre uno degli obiettivi per rinforzare il centrocampo sarà Locatelli del Sassuolo.
In casa granata Juric ha chiesto almeno 7 nuovi giocatori.Due di questi sono vicinissimi all’arrivo:il difensore croato Vuskovic ed il fedelissimo di Juric dai tempi del Genoa e poi al Verona,Gunter,turco naturalizzato tedesco,difensore centrale abile a guidare la difesa.Un altro tassello in arrivo è lo svincolato trequartista Franco Vasquez,giocatore talentuoso e perfetto per il modulo 3-4-2-1

Vincenzo Grassano

La prognosi è sciolta: il piccolo Eitan fuori dalla rianimazione

Il miglioramento sia dal punto di vista del trauma toracico sia dal punto di vista del trauma addominale, affermano fonti mediche dell’ospedale Regina Margherita di Torino dov’è ricoverato, consentono di sciogliere la prognosi

Cosi’ Eitan, il bimbo di cinque anni unico sopravvissuto alla strage della funivia Stresa-Mottarone oggi esce dalla Rianimazione e sarà trasferito in un reparto di degenza.

Artigianato: occupazione femminile e giovanile in calo. Ma si prevedono nuovi posti nelle Pmi

NEL 2020 IN PIEMONTE: – 712 UNITÀ DI LAVORO FEMMINILE (-0,74%) E  -4,5% DI IMPRESE UNDER 35

Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “Nei prossimi cinque anni 2 milioni di nuovi posti di lavoro nelle PMI ma sono richiesti profili tecnici ed innovativi.”

 

L’emergenza sanitaria sta mettendo in ginocchio una parte rilevante delle imprese artigiane, incidendo in maniera drammatica soprattutto su quelle più fragili e meno strutturate.

Tra le categorie più colpite le donne e i giovani, già contraddistinte da situazioni di svantaggio pre-pandemia, poiché nella gran parte dei casi ricoprono posizioni di lavoro meno tutelate e spesso in settori più esposti alle crisi.

A fine dicembre 2020, secondo i dati di Unioncamere, le imprese femminili in Piemonte sono in calo: 95.879, rispetto alle 96.591 di fine 2019 (-712).

 

Le imprese guidate dagli under 35, sempre nel 2020, hanno registrato una flessione pari a -4,5% rispetto all’anno precedente.

 

Questa la fotografia sull’occupazione giovanile e femminile del Piemonte scattata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese, che ha analizzato la dinamica regionale degli occupati under 35 tra il 2019 e il 2020, su dati ISTAT.

“La ripresa del Piemonte – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – sarà condizionata dall’andamento del piano vaccinale; accelerare il passo è un primo elemento indispensabile per far fronte alle diverse conseguenze negative derivanti dallo shock pandemico che si è riverberato su famiglie e imprese, aggravando la condizione generale del contesto economico e sociale. Il nuovo Decreto Sostegni con altri contributi a fondo perduto per le imprese ed un pacchetto lavoro, cercherà di contenere l’esplosione di quella che potrebbe essere una bomba sociale anche a seguito della possibilità di poter tornare a licenziare a fine giugno.”

“Non va tuttavia dimenticato che la ripartenza – continua Felici – dipenderà anche da altri fattori meno legati al contesto contingente e invece già ‘endemici’ prima dell’avvento della pandemia, che rischiano di condizionarla negativamente. C’è bisogno di misure urgenti per rilanciare l’occupazione, in particolare quella giovanile, e investimenti sulla formazione e sulle competenze dei lavoratori per contribuire a costruire un futuro di lavoro per le nuove generazioni.”

“Per affrontare la ripartenza – riflette Felici – occorre, in primis, rimuovere gli ostacoli che scoraggiano le imprese ad assumere. Sul fronte delle politiche attive del lavoro sosteniamo la necessità di rilanciare gli Istituti Professionali e gli Istituti Tecnici e di investire sulle competenze professionali a cominciare dall’uso delle tecnologie digitali e puntando sull’apprendistato duale e professionalizzante.”

“E’ proprio dall’apprendistato – sottolinea Felici – che passa la ripresa dell’occupazione giovanile, strumento che si conferma quale il contratto a causa mista più adatto a soddisfare le esigenze formative dell’artigianato e delle piccole imprese e a preparare i giovani ad entrare in un mercato del lavoro che richiede competenze tecniche evolute imposte dalla rivoluzione digitale.”

“Il percorso di transizione, cambiamento e mutazione è fondamentale – riprende Felici– occorre puntare a obiettivi precisi per recuperare il tempo perduto a causa della pandemia e per rimuovere i molteplici ostacoli già presenti precedentemente allo scoppio della crisi odierna: la scarsa digitalizzazione della Pubblica amministrazione, i ritardi dei pagamenti della PA, l’eccessiva burocrazia fiscale misurabile a livello nazionale. Dobbiamo impegnarci affinché questi “mali” vengano cancellati o, quanto meno, attenuati. Molti di questi problemi potrebbero essere superati grazie all’azione del Recovery Fund.”

Un recente studio di Confartigianato Imprese, Unioncamere e Anpal, ha fotografato i cambiamenti del mondo del lavoro delle “piccole professioni” al tempo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale.

Al di là dell’impatto della pandemia e delle sue conseguenze le aziende che vogliono rimane sul mercato devono investire nelle nuove tecnologie e intelligenza artificiale.

Secondo lo studio di Confartigianato Imprese, Unioncamere e Anpal nei prossimi cinque anni, la domanda di nuovi impieghi delle piccole e medie imprese sfiorerà i 2 milioni di nuovi posti di lavoro e profili tecnici. Le figure dei nuovi tecnici “intelligenti” saranno le stesse che conoscevamo ma con una carta di identità cyber e high-tech: cyber-idraulici e tecno-elettricisti per case ed elettrodomestici connessi, meccatronici (ovvero la fusione linguistica e delle competenze di meccanici e elettrauti per la manutenzione delle nuove automobili), orafi, sarti e calzaturieri in grado di utilizzare stampanti 3D e foot scanner, artigiani delle costruzioni per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, installatori e manutentori di parchi, giardini e aree verdi, riciclatori di rifiuti (in tessuti e arredamenti), produttori e manutentori di apparecchiature mediche ad alta precisione, animatori digitali per musei ed edizioni virtuali.

Ancora una volta la parola d’ordine è “nuove competenze”. Una rivoluzione dei mestieri che investirà in pieno, nel nome delle grandi opportunità di nuovi mercati e fatturati, proprio il mondo delle Pmi e dell’artigianato in un paese come l’Italia dove le botteghe chiudono per mancanza di giovani in grado di raccogliere il testimone.

L’artigianato post Covid-19 – conclude Felici – dovrà necessariamente ripartire dalla trasformazione di mestieri tradizionali che si dovranno adeguare al cambiamento del mercato e delle esigenze dei consumatori.”

“Ho visto Dio sotto le mie lenzuola Una mattina di inizio febbraio”

MUSIC TALES LA RUBRICA MUSICALE

Ho visto Dio sotto le mie lenzuola

Una mattina di inizio febbraio

E come un cane gli ho fatto le feste

Al quinto piano fra Trento e Trieste

E ho visto Dio sotto mentite spoglie

Ma come sai potrebbe andare ovunque

Hai scelto in lei la tua futura ex moglie

Così perfetta se ne andrà comunque

Se ne andrà comunque

Il brano racconta la storia d’amore fra Willie, un truffatore in bianco e nero, e una bellissima ragazza, con un sorriso affascinante ed un culo bellissimo. Tutto quello che basta per far accendere nel cuore di Willie la luce dell’amore. “Portami via da qua con te”, chiede lui alla ragazza. Perchè sa già quale sarà la sua fine.

Sa che probabilmente quella ragazza diventerà semplicemente la sua futura ex moglie, così perfetta se ne andrà comunque … ma vale la pena provarci.

“Ok proviamo ma usciamone indenni”, spera lui, ma già sa che non andrà così. E ne è testimonianza l’ultima immagine del videoclip. Una sigaretta, un ultimo tiro … ma nulla in mano.

Willie Peyote è tornato. All’anagrafe Guglielmo Bruno, il suo nome d’arte unisce Wile e Coyote con il peyote, pianta allucinogena, e Willie, riferimento al suo vero nome, Guglielmo.

Un altro brano in cui viene espressa tutta la vena poetica dell’artista. Un brano fuori dagli schemi, ironico distante anni luce dalle mode del momento. Un’altra nuova pelle per il cantante trentaquattrenne, che non smentisce la sua capacità di reinventarsi con chiavi comunicative sempre nuove e sorprendenti.

La tua futura ex moglie “è forse il mio primo vero pezzo d’amore, almeno il primo in cui non faccio il preso male. Cioè si, c’è la fine già nel titolo, ma a sto giro c’è effettivamente la paura di perdere qualcosa più che la rassegnazione. È l’inizio di tutto un nuovo percorso in cui, come ogni disco, sono cambiato prima io e poi la musica. Il resto lascio che lo cogliate dopo un paio di ascolti, che certe cose si nascondono sempre tra le righe”, spiega Willie Peyote.

Il videoclip è stato girato per le strade di Torino. Willie Peyote è un truffatore, alle prese con una relazione con una giovane e bellissima ragazza. Nonostante l’amore, la ragazza lo consegnerà nelle mani della giustizia … con un’inutile rincorsa finale della ragazza verso Willie, ormai ferito a morte…

L’amore è sempre comunque ingiusto e crudele, in un modo o nell’altro, in qualunque modo lo raccontiamo o lo tacciamo.

Questo credo io.

Buon ascolto, di un brano particolare quanto la sua penna

CHIARA DE CARLO

Gruppo Marazzato valorizza le risorse umane

L’azienda piemontese leader nei servizi ambientali capofila di un importante progetto pilota patrocinato da ‘Regione Piemonte’ e ‘Confindustria Novara Vercelli Valsesia’

‘Gruppo Marazzato’, leader nei servizi ambientali, prosegue sul cammino intrapreso da quasi 70 anni a oggi (li compirà infatti nel 2022) dell’attenzione preziosa ed efficace alle proprie risorse umane.

E lo fa in quanto parte di un’associazione temporanea d’impresa costituita insieme a dieci primarie aziende delle province di Novara e Vercelli per offrire un importante e concreto contributo al miglioramento della qualità della vita del dipendente e dei propri cari.

Un progetto pilota importante, nato prima della pandemia ma che in essa ha trovato piena e ottimale attuazione, patrocinato dalla Regione Piemonte e da ‘Confindustria Novara Vercelli Valsesia’ con capofila proprio ‘Marazzato’ e declinato su quattro macroaree di intervento, fra cui ‘Family Care’ (sostegno alla fruizione di servizi di cura di familiari anziani, o non autosufficienti e disabili), ‘Addetto al disbrigo pratiche’ (consegna in azienda o a domicilio di farmaci, spesa e svolgimento commissioni), ‘Assistenza Fiscale e Previdenziale’ (attivazione di uno sportello CAF e patronato in azienda) e ‘Supporto Psicologico e Media Education’ (Formazione e Supporto per il benessere dei lavoratori e dei loro familiari).

Si tratta di un progetto moderno di assistenza e servizi alla persona articolato e integrato – spiega Andrea Bedotto, Corporate Welfare Manager di ‘Marazzato’ – nato per rispondere in maniera concreta e puntuale alle esigenze dei professionisti impiegati nel ‘Gruppo’, incluse in special modo quelle di nuova concezione derivate dagli effetti di ricaduta della pandemia da Covid-19”.

Tra i punti salienti del programma, “l’attenzione alla consulenza fiscale e previdenziale, necessaria per orientarsi al meglio nel mare crescente di opportunità legislative presenti. Insieme a una mirata attività di coaching tesa a fornire a ciascuna risorsa gli strumenti per approcciare in misura corretta e producente il nuovo welfare aziendale, unitamente a preziose occasioni di ascolto preventivo, supporto psicologico e di attenzione alla persona per quanto concerne criticità e problematiche afferenti la sfera personale, professionale e familiare”.

E tutto questo “In un’ottica di creare e migliorare un dialogo reciproco con l’intera popolazione aziendale, per far sì che fiorisca in ciascun dipendente una sana coscienza critica nell’impiego di queste opportunità, facendone così di fatto un segnalatore attivo utile e prezioso per migliorare costantemente qualità e quantità dello strumento anche sotto il profilo di eventuali, insorgenti nuove esigenze da contemplare e di cui tener conto”.

Per Andrea Bedotto, infatti, la forza del progetto “sta nell’aver creato, con una decina di altre rinomate imprese del territorio, un osservatorio comune in cui, al di là delle peculiari e specifiche necessità merceologiche di ciascuna, condividere, prevenire e risolvere in profondità le difficoltà di vario genere che normalmente abitano i contesti lavorativi e professionali. Con l’obiettivo primario di tesaurizzare al meglio e al massimo questa innovativa esperienza traendone elementi e spunti grazie ai quali potenziare gli aspetti diffusivi e gli effetti di ricaduta positiva su tutte le aziende coinvolte e i soggetti beneficiari che di esse fanno parte, recuperando su più fronti il valore dell’ascolto come forma di prevenzione del disagio”.

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Grimaldi: “Attendo di entrare, CPR peggio delle carceri, vanno chiusi”

Poco dopo aver saputo della morte di Moussa Balde, nella notte del 23 maggio, ho mandato richiesta al Prefetto per visitare il Centro di Corso Brunelleschi”

Ciò accadeva martedì 25. A oggi, dopo una settimana, non mi è ancora stata concessa l’autorizzazione a entrare, nonostante abbia fornito i documenti miei e della mia collaboratrice, un attestato della Regione sul mio status di consigliere e la garanzia di presentarmi in possesso di tampone. Le procedure di autorizzazione impediscono di fatto a soggetti istituzionali del territorio di effettuare un sopralluogo in tempi celeri*. Non è che una delle tante violazioni di diritti che si consumano in quei luoghi, ora pretendiamo di entrare” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi.

“Moussa Balde era chiuso nei così detti ospedaletti** del CPR di Torino, vere e proprie celle di isolamento non previste dalla normativa” – prosegue Grimaldi. – “La sua condizione di persona offesa è stata immediatamente dimenticata, non è stato informato sulla possibilità di sporgere denuncia e su altri diritti di cui avrebbe goduto, all’ingresso nel CPR è stato privato del telefono cellulare, non è stato sottoposto ad alcuna valutazione preliminare sulle sue condizioni psichiche. Diciamo ormai da anni che i C.P.R. sono luoghi di privazione dell’umanità e della dignità, dove persone che non hanno commesso alcun reato se non quello (amministrativo) di non possedere documenti, vengono abbandonate e dimenticate in condizioni peggiori che in carcere, senza alcuna conoscenza dei propri diritti e del proprio destino. Vanno chiusi immediatamente”.

*Lo stesso Garante regionale dei detenuti ha fatto presente due anni fa al Prefetto che il DL 13/2017 consente ai consiglieri regionali la visita senza autorizzazione e preventiva comunicazione, richiamando l’articolo 67 dell’Ordinamento Penitenziario, superando quindi le distinzioni del Regolamento sui CIE del 2014.

**Il consigliere Grimaldi aveva già denunciato quei luoghi nel 2019, dopo la morte di Hossain Faisal, giovane bengalese senza fissa dimora segnato dalla vita di strada e da difficoltà psicologiche e comportamentali.

Che buono lo spritz alla maniera torinese!

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I LIQUORI DELLE DISTILLERIE SUBALPINE DIVENTANO SPRITZ “SUBALPINI”

Realizzati all’interno del nuovo opificio urbano, da poco inaugurato dal Gruppo Affini a Chieri, i liquori delle distillerie subalpine diventano un ingrediente intrigante per una nuova proposta di Spritz in stile piemontese, grazie alla visione e all’estro del bar manager Michele Marzella

 

Offrire una proposta rigorosamente “handcrafted”, di qualità certificata e assolutamente piemontese. Partendo da questi principi, Affini presenta la nuova carta degli Spritz Subalpini, che si possono assaporare accompagnando l’innovativo aperitivo in barattolo o in un intrigante food pairing presso i tre locali torinesi del Gruppo: 100 Vini e Affini (presso Green Pea), Affini San Salvario Riv.1 (Via Belfiore 16C) e Affini Porta Palazzo Riv.2 (Piazza della Repubblica 3).

Base degli “Spritz Subalpini” sono alcuni dei liquori di punta di Distillerie Subalpine, storico brand torinese rilanciato sul mercato nel 2020 dal Gruppo Affini, grazie all’intuizione e all’impegno di Davide Pinto e Michele Marzella. La ricetta dei liquori è già stata studiata nella sua creazione con la finalità di essere “sprizzata” con diluenti frizzanti diversi dal solito Spumante.

 

Sono quattro le proposte di “Spritz Subalpini” attualmente in menù.

Il Nuvola in cui il liquore Nuvolari si incontra con la birra. Una bevanda che può prendere direzioni e gusti differenti a seconda della tipologia di birra scelta per l’abbinamento.  Una bevanda pensata per chi ama i gusti a tendenza leggermente amara e citrica e per gli appassionati del classico aperitivo italiano. Ideale per una merenda sinoira, per accompagnare i taglieri di formaggi e salumi, fantastico insieme alla pizza. Suggerito anche l’accompagnamento con il “barattolo” di Affini a base di pulled pork, mele e mezcal.

Il Wizard è invece frutto dell’incontro tra l’Elixir Le Masche e il sidro di mele del Birrificio Baladin con l’aggiunta di profumo di fieno. Uno spritz per chi ama l’eleganza e vivere delle sensazioni “floreali”. Perfetto per un aperitivo estivo leggero a base di bruschette e insalatine, ma anche in accompagnamento a un buon primo piatto vegetariano o a una macedonia di stagione. Suggerito l’accompagnamento con il “barattolo” di Affini a base di insalata russa.

L’ApeRegina celebra il matrimonio tra il liquore Green Bee e la soda di miele fermentato “meadlight” con l’aggiunta di sciroppo di cedrata e gocce di lime. Pensato per chi ama i gusti agrumati ed aromatici, delicatamente piccanti. Consigliato in accompagnamento con tartine, toast o tramezzini, da assaporare spiluccando noccioline o patatine. Il suo “barattolo” ideale di accompagnamento è il baccalà mantecato con cipolle caramellate.

Valentino ultimo arrivato nella lista “Spritz Subalpini”, rappresenta l’incontro tra il liquore Ascari, il liquore alla pesca e il liquore “Affino”. Pensato per chi ama i gusti fruttati ed aromatici. Consigliato in abbinamento e “a contrasto” dei gusti sapidi e decisi, come la carne salada che da Affini viene servita con il gelato alla robiola di capra, chicca gastronomica dell’Agrigelateria San Pè di Poirino

A partire da luglio, la grande famiglia dei liquori e degli spritz si allargherà con due nuove “invenzioni di Michele Marzella, il Susa Libre e il Lady Nuvolari.

I liquori delle Distillerie Subalpine nascono presso il nuovo Opificio urbano inaugurato dal Gruppo Affini a Chieri (Via Vittorio Emanuele 23). Un luogo dove prendono vita liquori storici e nuovi distillati, grazie alla fusione di creatività e competenze diverse: da una parte l’arte miscelatoria di Michele Marzella, bar manager del Gruppo Affini, dall’altra quella distillatoria, incarnata dall’aromatiere e distillatore Alfredo La Cava.

Tutta la produzione dell’Opificio urbano di Distillerie Subalpine è rigorosamente house made e punta a valorizzare le materie prime del territorio.

Tra alambicchi, provette e macchinari più moderni, ogni fase della lavorazione viene curata dal team di Affini, a partire dalla raccolta delle erbe e alla loro macerazione fino all’imbottigliamento.

Una filiera cortissima che si riflette anche in una serie di collaborazioni con realtà artigianali del territorio, perché secondo la filosofia del Gruppo Affini in questo momento storico nessuno basta a sé stesso e il modo giusto per ripartire è farlo tutti insieme, unendo le forze e condividendo competenze, materie prime ed eccellenze.

Attualmente all’interno dell’Opificio urbano vengono prodotti i primi liquori del brand Distillerie Subalpine come lo storico Fernet, il Nuvolari (da cui nasce il Nuvola) e l’Ascari (da cui nasce il Valentino), due dei cocktail di punta di Affini trasformati in liquori per l’aperitivo, l’aromatico Green Bee (ingrediente principale dello spritz Ape Regina) e il misterioso e intrigante Elixir Le Masche (base per il Wizard), nato in collaborazione con il ristorante stellato torinese Casa Vicina.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Brigitte Riebe “Una vita da ricostruire” -Fazi- euro 17,50

Questo è il primo romanzo -a sfondo storico- della scrittrice tedesca pubblicato in Italia, è anche il primo della trilogia “Le sorelle del Ku’damm” ed inizia nel maggio del 1945 in una Berlino quasi rasa al suolo dalla guerra.

Protagoniste sono le giovani sorelle Thälheim; rampolle di una famiglia di ricchi commercianti, proprietari dei grandi magazzini di lusso nella via centrale della città – il viale Kurfürstendamm- che ora si trovano di fronte a un cumulo di macerie. La loro fortuna è stata disintegrata dalle bombe e loro devono ricominciare a costruire la loro vita e il loro futuro.

Sono la 26enne Rike, energica, determinata e abile negli affari; la solare, spensierata e bellissima Silvie che attira gli uomini come mosche; e la piccola Flori che sogna di diventare una pittrice.

Devono affrontare un mare di difficoltà in una Berlino che fa i conti con la sconfitta e si arrabatta come può tra penuria di cibo, fame e freddo, mercato nero. Poi ci sono anche le violenze da parte dei Russi entrati in città, che fanno man bassa di tutto, compresa la magnifica villa della famiglia Thälheim.
A requisirla per le sue truppe è il durissimo ufficiale Natalia Petrowa con al seguito una ciurma di soldati che devasta letteralmente la casa.

Le sorelle trovano rifugio nell’alloggio della nonna in un altro quartiere, angosciate dall’eventualità che i soldati russi scovino il tesoretto che la famiglia ha sotterrato in giardino, e incerte su come sopravvivere senza mezzi.
Ad aggiungere patos c’è anche l’attesa di riabbracciare il padre Friedrich e il fratello Oskar dei quali non hanno più avuto notizie.

Di altro vi anticipo solo che sarà Rike ad avere l’idea vincente di recuperare due macchine da cucire e scampoli di stoffe messi in salvo, per dare vita a una sfilata di moda tra le macerie.
Una sorta di riscossa per alleggerire gli animi piegati dal conflitto, che prelude a futuri successi, anche grazie all’accortezza della fanciulla.

Godetevi il racconto tra colpi di scena, eredità, e paternità incerte. Tutto condito dalla piacevolissima scrittura dell’autrice che, nata nel 1953, ha al suo attivo molti romanzi ambientati in epoche storiche molto diverse tra loro e una serie di thriller collocati sullo sfondo degli anni 90…..e già vorremmo il seguito di “Una vita da ricostruire”.

 

Hervé Le Tellier “L’anomalia” -La Nave di Teseo- euro 20,00

Avveniristico, visionario, geniale e inquietante. E’ il romanzo dello scrittore, poeta e linguista francese Hervé Le Tellier che ha fatto man bassa di successo di critica e pubblico, ha vinto il prestigioso Premio Goncourt 2020 e ispirerà anche una serie tv .
“L’anomalia” è’ un romanzo costruito intorno a un’ipotesi tecnologico-filosofica: affronta il tema del doppio e viaggia ad alta quota, tra realtà e fantasia, scienza e mistero quasi diabolico, ed è di quelli che inchiodano il lettore e lo avviluppano fino all’ultima pagina.
Tutto ha inizio il 10 marzo 2021 quando un Boeing della Air France partito da Parigi, destinazione New York, sfiora la tragedia durante 5 minuti di puro terrore per i 243 passeggeri. Viene come risucchiato dai turbini, e ne esce grazie alla bravura del comandante David Markle, che riesce a farlo atterrare apparentemente senza grandi danni.
Ma lo stesso aereo, con lo stesso equipaggio, e identici passeggeri – eccetto due che nel frattempo sono morti- atterrerà una seconda volta il 21 giugno. Due aerei identici nel giro di pochi mesi; decisamente un’incredibile anomalia sulla quale si scervelleranno presidenti di mezzo mondo, i migliori scienziati e i principali capi religiosi.
All’atterraggio del clone i servizi segreti riuniscono in un hangar tutte le persone a bordo e si spaccheranno la testa per capire come sia stato possibile e che cosa voglia dire un evento così eccezionale.
E qui il romanzo diventa corale grazie alle vicende di alcuni passeggeri che l’autore ricostruisce.
Inspiegabile ma affascinante è il fatto che nel frattempo, tra marzo e giugno, le loro vite sono andate avanti; alcuni si sono amati, altri lasciati, altri ancora sono morti. Come David che non è riuscito a sconfiggere un cancro fulminante e lo scrittore senza successo Victor Miesel che si è suicidato lasciando al suo editore il manoscritto “L’anomalia”, che pubblicato postumo diventerà un caso letterario.
A dare corpo al rebus, contribuisce la maestria di Le Tellier che ricompone le vite di 11 passeggeri in particolare, che si sono sdoppiati; tanto che la bambina Sophia March (atterrata a marzo) si trova a giocare con il suo clone Sophia June (atterrata a giugno).
Tra gli altri, il sicario Blake –spietato, abile e calcolatore- che per non essere scoperto si è costruito una vita borghese con moglie e figlia.
La montatrice per il cinema, Lucie, amore perduto dell’archistar André Vannier; un rapper diventato famoso grazie a Youtube; un’avvocatessa di colore in attesa del figlio dall’uomo che ama. E altri ancora, in un avvicendarsi vertiginoso che costringe ogni personaggio a confrontarsi con il suo doppio.

 

Enrico Pandiani “Lontano da casa” -Salani- euro 16,80

Lontani da casa sono i principali protagonisti di questo ultimo romanzo dello scrittore torinese Enrico Pandiani, che ha esordito nel 2009 con la fortunata serie noir “Les italiens”, ed è anche l’autore di altri 3 romanzi con al centro l’investigatrice privata Zara Bodzaves.

Questa storia ruota intorno al senso di lontananza: quella geografica di chi è un immigrato di colore, quella spaesata di chi vive nella periferia più povera di una grande città come Torino, o ancora la lontananza affettiva e sentimentale.

Pandiani entra subito a gamba tesa nel giallo, con il ritrovamento in un giardino pubblico del cadavere, completamente nudo e massacrato di botte, di un giovane di colore che molti definiranno in senso spregiativo “negro”.

E’ Taiwo e per un breve lasso di tempo aveva avuto una relazione con Jasmina. Giovane donna di origine iraniana, che ha messo la sua vita al servizio del prossimo: insegna italiano agli immigrati, tiene compagnia ad un’anziana signora sola e abbandonata dai figli, lavora in un centro che aiuta barboni e disperati in genere a sopravvivere e li soccorre con cibo e attenzioni.
E’ tra le prime ad arrivare sul luogo del ritrovamento e nel volto martoriato della vittima riconosce subito il giovane suo ex allievo col quale aveva avuto una storia ormai finita. Di lui aveva perso le tracce, sapeva solo che si era infilato in un brutto giro. Ma nulla giustifica la furia omicida che ha fatto a pezzi Taiwo.
Per nulla convinta della prima versione ufficiale della polizia -che ritiene si sia trattato di un regolamento di conti tra bande di spacciatori- la giovane vuole capire chi ha infierito tanto brutalmente sul giovane e perché.

Nella sua ricerca dei colpevoli, Jasmina trova un’alleata inaspettata: è l’ispettrice Pandora Magrelli, donna scontrosa e ispida, tendente al razzismo, ma decisa a voler far luce sull’omicidio. Le due donne non potrebbero essere più diverse e per molti versi diametralmente opposte, ma entrambe sono determinate a risolvere il caso. Questo tratto comune sarà alla base della loro collaborazione, che non è ufficiale ma si rivelerà strategica.
Un romanzo in cui Pandiani racconta la difficile vita in periferia e il degrado che affossa la vita di chi vive ai margini e fa di tutto per campare, anche al di là della legge.

 

Alessia Gazzola “Un tè a Chaverton House” -Garzanti- euro 16,40

Alessia Gazzola è davvero abilissima nell’inventare eroine a getto continuo, diverse tra loro, tutte accattivanti e testimonial della fantasia e creatività dell’ex medico legale diventata scrittrice di enorme successo.
Così dopo l’allieva Alice Allevi (trasportata anche su piccolo schermo e incarnata dall’attrice Alessandra Mastronardi), l’illustratrice Lena e la paleopatologa Costanza, ora a prendere vita è la 27enne Angelica Bentivegna.

Il romanzo inizia come una fiaba in cui 3 fate dispensano doni ai nascituri; ad Angelica hanno regalato buonumore, docilità di temperamento e un talento infallibile con i lievitati.
E lei ci è simpatica fin da subito.
E’ una giovane ironica, laureata in lingue e letterature straniere, con una specie di ossessione per i classici inglesi. E’ reduce da una supplenza finita male, e sbarca il lunario lavorando in una modesta panetteria senza futuro.

Quando si trova di nuovo senza un lavoro, più precaria che mai, scansa con abilità i rimbrotti materni che la vorrebbero immersa in una carriera al top -come quelle di suoi due perfetti e vincenti fratelli- e si scervella sulla direzione da dare alla sua vita.
La strada le viene praticamente indicata dall’anziana zia che le chiede di risolvere un mistero di famiglia: scoprire che fine ha fatto il bisnonno che tutti credono sia morto in guerra. Indagine che cade a puntino in un momento di stallo nella vita di Angelica.
Parte in quarta con le ricerche, contatta persone che hanno conosciuto il suo antenato, scopre che era stato fatto prigioniero dagli inglesi e chiuso in un campo, però poi aveva deciso di restare in Inghilterra, lasciandosi dietro moglie e figlie.

Angelica vola nella campagna del Dorset, approda nella magnifica residenza blasonata di Chaverton House, dove il bisnonno aveva lavorato, e si tuffa in registri e testimonianze varie che le permettono di ricostruire i fatti e far luce sul mistero della sua scomparsa dai radar dei familiari.

In parallelo alle indagini, Angelica, vive anche una fase importante della sua vita. Decide di fermarsi in Inghilterra più a lungo del previsto e temporaneamente farà da guida turistica a Chaverton House, in attesa di incontrare le persone che il bisnonno l’avevano conosciuto.
E la sua vita prenderà una piega inaspettata.
Di più non va raccontato, però sappiate che in questo piacevole romanzo Alessia Gazzola occhieggia a atmosfere affascinanti che ricordano Dowton Abbey, sciorina umorismo british, imbastisce con leggerezza e incanto anche storie d’amore e romanticismo.

I carabinieri arrestano idraulico pusher

Torino. Continuano i controlli antidroga dei carabinieri, arrestati due pusher e sequestrati 332 involucri di cocaina

​Torino, 29 maggio. Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare lo spaccio di stupefacenti, i carabinieri hanno arrestato due spacciatori.
A Torino, nel quartiere Lingotto, è finito in manette un cittadino senegalese 23enne che a seguito di un controllo in strada è stato trovato in possesso di 51 dosi di cocaina pronte per la vendita, per un totale di oltre 50 grammi di stupefacente. Nella successiva perquisizione in casa i militari dell’Arma hanno rinvenuto ulteriori 281 involucri termosaldati della stessa sostanza, del peso complessivo di 250 grammi circa, nonché 1.250 euro in contanti ritenuti provento dell’illecita attività di spaccio.
A Baldissero Torinese, nell’hinterland del capoluogo piemontese, stessa sorte è toccata a un idraulico 24enne del luogo. L’uomo è stato controllato alla guida della propria autovettura e nel vano portaoggetti del mezzo sono stati trovati alcuni grammi di marijuana. Nel successivo controllo in casa sono stati rinvenuti ulteriori 16 grammi di hashish, una dose di cocaina, oltre ad un bilancino di precisione e 300 euro in contanti.