ilTorinese

Stellantis Sevel, una settimana di fermo

A cura di www.lineaitaliapiemonte.it

Il problema della carenza dei semiconduttori, che sta mettendo in ginocchio l’ automotive e che ha indotto Stellantis a dichiarare una settimana di cassa, può essere anche usato come pretesto?

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Il bollettino Covid di lunedì 30 agosto

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato103nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 8dopo test antigenico), pari all’0,8 % di 12.960tamponi eseguiti, di cui9.870antigenici. Dei 103 nuovi casi, gli asintomatici sono 48 (46,6%).

I casi sono così ripartiti: 30 screening, 57 contatti di caso, 16 con indagine in corso; 1 caso importato da altre regioni.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 376.315così suddivisi su base provinciale: 30.691 Alessandria, 17.775 Asti, 11.849 Biella, 54.242 Cuneo, 29.327 Novara, 200.719 Torino, 14.059 Vercelli, 13.457 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.548 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.648 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 14 ( invariati rispetto aieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 155 ( +10rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 3.509.

I tamponi diagnostici finora processati sono 6.402.615(+ 12.960rispetto a ieri), di cui 2.014.077risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.716

2 decessi di persona positiva al test del Covid-19 sono stati comunicati oggi dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è quindi 11.716deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.569 Alessandria, 713 Asti, 433 Biella, 1.454 Cuneo, 945 Novara, 5.600 Torino, 528 Vercelli, 374 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 100 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

360.921GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 360.921(+210 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 28.813 Alessandria, 16.960 Asti, 11.260 Biella, 52.216 Cuneo, 28.141 Novara, 193.260 Torino, 13.395 Vercelli, 12.962 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.457 extraregione e 2.454 in fase di definizione.

Preso Mustafi Un altro ottimo acquisto per il Toro!

 

Arriva a parametro zero in difesa.Il club granata ha chiuso per il ritorno in Italia di Shkodran Mustafi. Il centrale ex Sampdoria, svincolato dopo la breve esperienza allo Schalke 04 durata 1 anno.Difensore centrale dotato di gran fisco,piedi buoni,gran colpo di testa e senso dell’anticipo sull’avversario in marcatura.Ex campione del mondo con la Germania nel 2014.
A breve sarà ufficializzato anche il trequartista Messias

Vincenzo Grassano

Gran colpo a centrocampo per il Toro. Preso il belga Dennis Praet del Leicester

Arriva in prestito con diritto di riscatto fissato a 15 milioni di euro. Classe 1994 ex Sampdoria e Anderlecht, Praet ha già sostenuto le visite mediche e ora è pronto a firmare il contratto col Torino. Intanto Messias è pronto per i granata di Juric.Arriverà a breve per 7 milioni.
Ulteriori aggiornamenti più tardi.

Vincenzo Grassano

“Ama e ridi se amor risponde Piangi forte se non ti sente…”

MUSIC TALES LA RUBRICA MUSICALE

Ama e ridi se amor risponde

Piangi forte se non ti sente

Dai diamanti non nasce niente

Dal letame nascono i fior

Dai diamanti non nasce niente

Dal letame nascono i fior”

Fabrizio Cristiano De André, noto come Fabrizio De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999), è stato un cantautore italiano.

In quasi quarant’anni di attività artistica, De André ha inciso quattordici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi riedite in antologie. Molti testi delle sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli e prostitute, e sono considerate da alcuni critici vere e proprie poesie, tanto da essere inserite in varie antologie scolastiche di letteratura già dai primi anni settanta e da ricevere gli elogi anche di grandi nomi della poesia come Mario Luzi.

E’ stato quindi uno dei più grandi poeti italiani del ‘900 ed era un poeta ribelle.

Le sue canzoni sono state studiate nei minimi particolari tranne che per le parolacce che però, non sono state mai marginali nelle sue opere, bensì così rilevanti da aver contribuito al suo successo.

Ivano Fossati ricorda che al liceo si ascoltavano le canzoni di Fabrizio proprio per le parolacce.

E’ importante sapere che le volgarità di De André non sono mai state studiate nel dettaglio, come fossero un incidente, un aspetto trascurabile rispetto al lessico, indubbiamente raffinato, dei suoi testi.

De André metteva una cura maniacale nei sui testi, pesava ogni singola parola, poiché consapevole che dietro ad ognuna di esse, c’è una responsabilità, che bisogna dire le cose come le si pensa realmente: la veridicità.

Dunque ogni qual volta il cantautore ha inserito termini volgari, lo ha fatto in modo molto meditato e mirato, per farci arrivare il suo pensiero nel modo più diretto e genuino.

Artista meraviglioso dal momento che è riuscito a fare poesia alta usando un linguaggio basso.

Via del campo” era, ai tempi in cui fu scritta, una tra le vie più povere e degradate di Genova, città natale di De Andrè. Qui vivevano i ceti sociali più bassi, le prostitute. De Andrè descrive la prostituta con parole nobili. La donna, visti i riferimenti naturalistici di De Andrè, che nei suoi brani ha sempre scandito le stagioni della vita, sembra essere così nel fiore degli anni.

E’ una prostituta che non vende il suo corpo materialisticamente, ma dona ai clienti la parte più preziosa e delicata di sé stessa (la rosa). Tramite queste parole, con molto garbo, la prostituta giunge quasi a una beatificazione. De André nei suoi brani ha spesso indicato gli ultimi come gli uomini più vicini alla purezza, perché al di fuori dall’ipocrisia e dalle regole del buon costume.

La bambina rappresenta la speranza in mezzo al degrado. La rugiada e la strada sono due elementi che ci portano a pensare che la bambina viva fuori dalle mura di casa. L’immagine che ne viene fuori è quella di una bambina, che vive in mezzo alla strada, con la pioggia che gli bagna le labbra e i piedi che camminano tra i campi.

““Donne, non odiate le prostitute. Esse non rubano i mariti altrui; le amanti di classe e raffinate, sì.”

Buon ascolto del brano dalla voce di Paola Turci, perchè le canzoni non ci appartengono, come l’amore, mai

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=QaVqhARZfvw&ab_channel=Rai

Ecco a voi gli eventi della settimana!

Lancia un mattone contro il dipendente del museo

Denunciato dagli agenti del commissariato Barriera Nizza

 

E’ venerdì pomeriggio quando un dipendente del Borgo Medioevale, all’interno del Parco del Valentino, segnala la presenza di un soggetto molesto al 112 NUE.

Gli agenti del commissariato Nizza prendono contatti con l’uomo che riferisce di aver notato poco prima il reo, cittadino francese di 29 anni, nei pressi dell’entrata principale al Borgo.

A causa dell’atteggiamento irrispettoso avuto nei giorni scorsi verso visitatori e negozianti e il tentativo d’accesso alla fontana per recuperare le monete sul fondo, il dipendente si avvicina al ventinovenne, intimandogli di allontanarsi. Inizialmente l’uomo sembra dirigersi verso l’uscita quando improvvisamente raccoglie un mattone da terra, lo scaglia contro il dipendente e fugge via. Il mattone arresterà la sua corsa su un muro, infrangendosi.

I poliziotti rintracciano il francese, irregolare sul territorio Nazionale, nei pressi della Fontana dei 12 mesi e lo denunciano per getto pericoloso di oggetti.

Monsù Pautasso fra Talebani, crin (sic!) pass e altro

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Diario minimo urbano. Vedere e ascoltare… per credere

Di Gianni Milani 

“A ventaria propi maseie tuti ‘sti Talebani. Cume  fan lur. Sti boia…” Me cojoni! Dall’alto mi soffia un alito di rabbia incontenibile, a pochi centimetri dai pochi capelli che mi sono rimasti in testa. Mi giro, inquieto, e sopra di me alle mie spalle, il signor Pautasso (chiamiamolo così per la sua travolgente piemontesità) sta commentando ad alta voce – con qualche compatibile errore di interpretazione –  il drammatico titolone e la foto da brividi della prima pagina de “La Stampa” (“La strage di Kabul”) appena acquistata alla vicina edicola di piazza Bernini. Sono (o meglio, ero) rilassato – caffè ristretto, croissant e giornale bello spaparanzato sul tavolino – nel dehor esterno di un bar della piazza, dove con mia moglie proseguo in questi giorni le buone abitudini vacanziere della prima colazione mattutina. Ma il bel film bruscamente s’interrompe. Alzo lo sguardo, perfino un po’ spaventato (le tragiche vicende afghane lasciano segni profodni sotto pelle), ed eccomelo davanti. Pantaloni larghi a piena presa d’aria, maglioncino di un grigio-grigiastro a strisce orizzontali rosse, capelli bianchi, pochi e decisamente in disaccordo col pettine, scarpe scamosciate modello estate-autunno-primavera-inverno, mascherina in viso che copre e non copre, età indefinita ma  carica di molte primavere, bastone piantato saldamente a terra. A’s duvria propi maseie tuti, insiste. Ah, che brut mund. Accenno un sì con la testa. E lui scompare. Ahimé, per poco. Passano non più di cinque minuti ed eccolo ricomparire. Anche lui, ora, giornal-dotato. Si siede al tavolino di fianco. Mi prende un senso non piacevole di sottile ansia. Propi ‘n brut mund!, riprende da dove s’era interrotto. E chiel, qul falabrach, cume s’ciama…Conte, che dis a’d dialughé cun lur, cun i boia. Ma che i parli chiel. Ma nén d’inturn a un bel taul, ma adsura al mur indua che i afghan a  tentu da scapé. Difficile fermarlo. “La culpa?”. Non glielo avevo chiesto, ma lui insiste. Di ‘sti autri dui badola. Sì, Trump e Biden (nome pronumciati tal quali sono scritti, non Tramp e Baiden!) che sun scapasne. Cume an Vietnam, boia faus! Pautasso è uno tsunami. Inarrestabile. Sfoglia nervosamente il giornale. Legge i titoloni. Io annuisco. Ho perso l’uso della parola. Anzi, mi è impedito l’uso della parola. Spero in una pausa. Ma da Kabul, l’ “amico” passa alla poltica e alla cronaca nazionale e locale. Una gentile cameriera gli porta, non senza regalarmi un compassionevole sorrisetto (questa mattina ci sei cascato tu!), brioche e caffè. Pautasso dev’essere un habitué. E varda sì. Vas no vas (sic!), crin pas (sic!)”. Accenno un sorriso supplichevole. Ma ‘l buteisu st’oblig, balenghi, mi  sai nén. Il caffè sarà ormai freddo. Anche la brioche mi appare “affaticata”, un po’ piegata sul lato sinistro con la marmellata che pian piano si scioglie sul piattino. Ma Pautasso è un fiume in piano. Non si ricorda manco più di caffè e brioche. Praticamente ho letto quasi tutto il giornale attraverso i suoi “saggi” commenti. E ancora prosegue con la stessa inquietante goduria con cui un sadico ama rivelare il nome dell’assassino al lettore di un romanzo giallo. E pòi le vutasiun a utuber. Bin, vutuma ancura qui fulatun ‘d Grillo. Ma tant sun tuti uguai. Mi sai nén se vadu a vuté. E chiel?. “Ma – tento di rispondere – il voto…”. Mi blocca. Men che meno gli interessa il mio parere. La sua era solo una domanda pro-forma, sfuggita a un soliloquio o a un monologo davvero degno del miglior cabarettista dialettale. Ma lasuma perde. Che brut mund, boia fa! Certo ai nos temp…E qui cado in una momentanea ma intensa crisi depressiva. Pautasso avrà almeno vent’anni più di me! Ora mi aspetto solo più che dica: “E certo, si stava meglio quando si stava peggio!”. Provvidenziale, ai limiti dello sfinimento, mi arriva però in soccorso mia moglie: “Gianni dobbiamo andare, ci aspettano a casa”. “Già,  vero. Quanto mi dispiace! Grazie per la compagnia”. Sorrido al dispiaciuto Pautasso, costretto ora a cercarsi un’altra vittima. E già si guarda attorno. A l’ha fait piasì co a mi, magari s’riveduma duman matin. “Magari!” gli rispondo, incrociando le dita. Cerea, arvedse! “Arrivederci”, mi congedo, mentre Pautasso sta brontolando e commentando da solo altri titoli de “La Stampa”. Mi piaceva quel bar e, in fondo, anche Pautasso mi era simpatico. Ma da quel giorno ho cambiato dehor! Immaginatevi il perché.

Nota Bene: chiedo venia ai lettori, in particolare ai piemontesi, per il mio “piemontese” scritto certamente infarcito di non pochi errori!

(Foto Getty Images)

 

Motociclista urta un capriolo, cade e muore

In moto ha urtato violentemente un capriolo che ha attraversato all’improvviso la strada.

DAL PIEMONTE/ L’incidente è avvenuto nei pressi di Vinadio, ed è costato la morte  al motociclista che viaggiava con una passeggera. L’uomo era un francese, è caduto ed è morto sul colpo. La donna con lui sulla sella  è ferita e ricoverata all’ospedale di Cuneo. L’incidente è avvenuto sulla statale  in direzione del colle della Maddalena.

Italo Cremona, artista-esploratore della cultura del Novecento

Versatile protagonista della cultura del novecento, Italo Cremona, esplorandone ogni aspetto come pittore, costumista, sceneggiatore, saggista e romanziere, visse la grande stagione torinese che, a partire dagli anni venti, vide gravitare in città personaggi di levatura intellettuale quali, tra gli altri, Lionello Venturi, Franco Antonicelli, Massimo Mila, i coetanei Carlo Dionisotti e Cesare Pavese.

Sono gli anni in cui inizia ad affievolirsi l’entusiasmo per Giacomo Grosso, ammirato per il virtuosismo ma ritenuto superato, mentre l’attenzione si sta spostando verso la “Libera scuola di pittura” di Felice Casorati in via Galliani e “I sei di Torino” che rompono i rigidi schemi pittorici, appoggiati da Edoardo Persico e Riccardo Gualino.

Pur incuriosito dalle novità delle avanguardie italiane ed europee, Cremona vi si avvicina cautamente accogliendone alcune sollecitazioni senza mai inserirsi nei movimenti volendo avere libertà di esprimersi senza condizionamenti.

Allievo di Vittorio Cavalleri e di Mario Gachet, ancora legati a temi ottocenteschi, apprende i segreti del mestiere senza però cedere alla piacevolezza del paesaggismo essendo maggiormente attratto dalle vedute urbane.

Affascinato dall’architettura torinese, è nota la sua amicizia con Giuseppe Pagani, ama dipingere vie, cortili, piazze, caseggiati; spesso dalla finestra dello studio osserva e ritrae le facciate delle case di fronte creando uno stretto rapporto tra l’ambiente esterno e quello interno.

Nell’intimità dell’atelier di via Dante, tra il 1925 e 1935, si dedica a molti autoritratti davanti allo specchio, fedele alla poetica del quotidiano e degli oggetti d’affezione, attorniato da libri, quadri, utensili, riviste, fotografie, lettere, come in un “Voyage autour ma chambre” scritto da  Xavier de  Maistre.

Si tratta di una pittura autobiografica attraverso le tante cose che parlano dei momenti della propria esistenza che unisce riflettendo la sua immagine e ciò che costituisce il proprio mondo.

L’affascina la Torino, che Nietzsche definiva quieta e silente condividendone l’infinita occulta poesia, lo stumming per cui tutto è enigma e misteriosa apparizione.

Non gli è estranea, in questo periodo, la metafisica di Giorgio de Chirico , lo  sradicamento temporale, gli accenni a frammenti archeologici, sempre con un occhio rivolto al “Ritorno all’ordine” rivendicando la pittura figurativa e le radici culturali italiane e popolari, come attestano i suoi scritti su “Il Selvaggio” di Mino Maccari in sintonia col movimento letterario Strapaese.

Nel secondo dopoguerra è attratto dal Realismo magico e dal Surrealismo, attraverso una vena fantastico-narrativa affine ad Andrè Masson, di cui accoglie il gusto dell’ironia e del paradosso,senza lasciarsi contagiare dall’uso dell’automatismo psichico e da ideologie politiche.

Troviamo affinità con le accensioni visionarie di William Blakeanticipatore del Surrealismo e dell’Espressionismo, ma gli rimane anche un sottofondo della grande arte del passato quando volge lo sguardo ai colori rosso, verde, giallo al di fuori della realtà di Rosso Fiorentino.

I colori polverosi, a volte oscuri, del primo periodo, che risentono dell’atmosfera torinese silente e discreta, cedono il passo ad un colorismo accentuato, la figurazione si fa più nitida alleandosi ad una linea decisa e ben definita.

Che il segno abbia ora per lui importanza è confermato dal saggio del 1964 “Il tempo dell’Art Nouveau” in cui rivendica il movimento basato proprio sulla linea, allora ingiustamente sottovalutato perché passato di moda.

Tra i dipinti esposti in mostra, molti del primo periodo, troviamo diversi ritratti femminili e studi di teste; indicativo della sua poetica, le “Figure in un interno” del 1929 in cui viene messo in relazione l’ambiente al chiuso con l’esterno attraverso la finestra mentre “Il Cacciatore” e il “Nudo femminile” richiamano il senso di solitudine e di malinconia di Casorati, pur non essendo allievo della sua scuola ma suo grande amico.

Interessante il “Paesaggio verde con albero”, uno dei pochi quadri che risentono del praticantato da Gachet e Cavalleri.

“La strada” del 1944 e “IL muro” del 59 sono bellissimi esempi di quanto Cremona, avvocato, amasse anche l’architettura al punto di frequentare il biennio presso l’Università di Architettura a Venezia negli anni 44-45.

Non manca un richiamo alla sua lunga attività di costumista teatrale e cinematografico grazie al bozzetto del 1920, quando aveva appena 15 anni.

Giuliana Romano Bussola

 

La mostra organizzata da ALERAMO ONLUS al Museo di Moncalvo è aperta  sabato e domenica dalle ore 10 alle 18  sino al 17 ottobre

 

Torino tra usato sicuro e vecchie proposte buone ma riciclate male

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Di ALA.DE.GRANHA

L’usato sicuro ha un suo perché. Anche in politica. Così, dopo aver blaterato per mesi sulla competenza a prescindere (a prescindere dalla simpatia, nel caso), la gauche caviar torinese ha avuto la tentazione di riesumare il vecchio Sergio Chiamparino.

Ex sindaco, ex presidente della Regione Piemonte ed ora potenziale soccorritore del candidato piddino in difficoltà, quello Stefano Lo Russo che si è sempre vantato di non essere simpatico ma che, di fronte a sondaggi preoccupanti, vorrebbe farsi trainare dall’ex sindaco che, al di là di tutto, ha sempre giocato sulla propria simpatia e sulla capacità di dialogo anche con gli avversari…

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Torino tra usato sicuro e vecchie proposte buone ma riciclate male