ilTorinese

Linee deviate per allagamento in corso Galileo Ferraris

Linee 5 – 42 – 64 deviate in entrambe  le direzioni dopo la rottura di una condotta dell’acquedotto nelle scorse ore.

Da corso Galileo Ferraris per corso Luigi Einaudi, corso Re Umberto, corso Rosselli percorso attuale.Causa perdita d’acqua in corso Galileo Ferraris.

Tre torinesi incarcerati a Natale in Bulgaria per aver soccorso migranti

Sono tre insegnanti, Simone Zito, Lucia Randone e Virginia Speranza, i torinesi arrestati il 24 dicembre in Bulgaria. Fanno parte del collettivo Rotte Balcaniche, attivisti che si occupano del soccorso dei migranti sulle rotte dell’Europa dell’Est. I torinesi sono stati arrestati dalla polizia di Malko Tarnovo per aver soccorso – raccontano i tre su Facebook- alcuni giovani marocchini che si trovavano stremati nei boschi.

Comitato Torino Respira: “La qualità dell’aria a Torino nel 2024 non è migliorata”

/

I valori raccomandati dall’OMS per il biossido di azoto vengono superati per il 90% del tempo in Piazza Rebaudengo

Ecco l”analisi del Comitato Torino Respira. 

 

Anno nuovo e tempo di bilanci. Il Comitato Torino Respira ha analizzato i dati rilevati dalle stazioni ARPA nel territorio della Città di Torino.

Seppur alcuni dati relativi al PM10 e al PM2,5 siano incompleti in quanto mancano ancora i risultati delle analisi condotte negli ultimi giorni di dicembre, e alcuni dati non siano ancora stati validati, il quadro che si delinea però è abbastanza completo e ci rivela come la situazione non stia complessivamente migliorando in modo significativo e il trend di miglioramento della qualità dell’aria si è di fatto interrotto.

Torino continua quindi a far fronte a importanti sfide legate al miglioramento della qualità dell’aria. Come evidenziato dai dati della Regione Piemonte, il traffico veicolare è la principale fonte di inquinamento atmosferico, contribuendo per oltre il 70% alle emissioni di particolato primario e biossido di azoto.

In questo contesto, è essenziale andare oltre il confronto con i limiti di legge attuali e comprendere la relazione tra i dati rilevati e i criteri di qualità dell’aria stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e quelli definiti dalla nuova direttiva europea che entreranno in vigore a partire dal 2030 (approvata a ottobre 2024).

Il confronto con i nuovi limiti imposti dalla direttiva europea approvata ci rivela come l’aria di Torino sia destinata a rimanere fuorilegge ancora per molti anni.

Il confronto invece con i valori raccomandati dall’OMS rivela come cittadini e cittadine torinesi siano esposti a concentrazioni di biossido di azoto pericolosi per la salute per oltre il 90% dell’anno (stazione piazza Rebaudengo), ben oltre al periodo invernale che è l’unico nel quale vengono prese misure, peraltro inefficaci, per limitare le emissioni da traffico.

“La qualità dell’aria a Torino è una questione cruciale per la tutela della salute e i dati attuali evidenziano la necessità di interventi urgenti e mirati per ridurre i livelli dei principali inquinanti atmosferici – commenta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira -. Il Piano Regionale della Qualità dell’aria approvato recentemente dalla Regione è insufficiente per raggiungere i limiti della nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria entro il 2030 e deve essere immediatamente essere rivisto. Il Comune di Torino deve attivarsi concretamente per ridurre il traffico e offrire un servizio di trasporto pubblico efficiente, chiedendo al governo nazionale di mettere a disposizione più fondi per questo obiettivo e per finanziare completamente la Linea 2 della metropolitana. Le risorse per farlo sono disponibili, ma vengono destinate a finanziare opere inutili e dannose come la TAV Torino-Lione e il ponte sullo Stretto di Messina”.

 

Nei paragrafi che seguono vengono riassunti i dati principali relativi agli inquinanti più importanti.

Particolato PM10

I livelli di PM10 mostrano frequenti superamenti del limite di legge giornaliero di 50 µg/m³. La stazione di Lingotto ha registrato 55 superamenti, mentre Piazza Rebaudengo e Rubino ne hanno registrati rispettivamente 55 e 41. La stazione di Grassi, nonostante i dati parziali, si prevede raggiunga 54 giornate di superamento. In media, le stazioni di Torino hanno registrato 54 giorni di superamento del limite di legge, ben oltre il massimo consentito di 35 giornate.

Inoltre, il nuovo limite giornaliero della direttiva europea di 45 µg/m³, da non superare per più di 18 giorni, è stato superato ampiamente in tutte le stazioni, con un numero massimo di 66 giornate a Lingotto.

 

Particolato PM2,5

La nuova direttiva europea ha ridotto il limite del valore medio annuo per il PM2,5 da 25 a 10 µg/m³, e ha introdotto un limite medio giornaliero di 25 µg/m³. I dati delle stazioni di Torino indicano che i valori medi annui sono circa il doppio del nuovo limite e i giorni di superamento del nuovo limite giornaliero sono 89 giorni a Lingotto, 87 giorni a Rebaudengo e 75 giorni a Rubino, rispetto al limite di legge di 18 giorni.

Confrontando questi dati con il valore medio giornaliero raccomandato dall’OMS di 15 µg/m³, si osserva che il numero di giorni di superamento diventa 146 per Lingotto, 158 per Rebaudengo e 124 per Rubino. Questi dati sottolineano l’importanza di adottare misure adeguate per ridurre i livelli di PM2,5, che è la frazione più pericolosa per la salute del particolato atmosferico.

 

Biossido di Azoto (NO2)

I valori medi annui di biossido di azoto registrati nel 2023 sono stati pari a 35,4 µg/m³ a Consolata, 29 µg/m³ a Lingotto, 41,7 µg/m³ a Rebaudengo e 26,2 µg/m³ a Rubino. La nuova direttiva europea ha abbassato il limite medio annuo a 20 µg/m³ e ha introdotto un limite giornaliero di 50 µg/m³ che non deve essere superato più di 18 volte. Le stazioni di Torino mostrano valori medi annui doppi rispetto al nuovo limite e un numero di superamenti del limite giornaliero di 62 giorni a Consolata, 20 a Lingotto, 96 a Rebaudengo e 13 a Rubino.

I valori raccomandati dall’OMS per il biossido di azoto sono pari a 10 µg/m³ per la media annuale. Le stazioni di Torino superano tutte il valore raccomandato medio annuo di 3-4 volte e presentano un numero di superamenti del valore giornaliero pari a 267 giorni a Consolata, 212 a Lingotto, 338 a Rebaudengo e 171 a Rubino.

 

Ozono (O3)

L’ozono è un inquinante secondario che si forma soprattutto durante l’estate, attraverso reazioni fotochimiche i cui precursori sono composti organici volatili e biossido di azoto. A Torino, l’ozono viene misurato solo in due stazioni di fondo, Lingotto e Rubino. Nel 2024, entrambe le stazioni hanno superato il valore obiettivo di legge di 120 µg/m³. I superamenti di questo limite sono stati pari a 53 per Lingotto e 65 per Rubino.

 

Per sostenere le attività e le iniziative di Torino Respira: https://www.torinorespira.it/aderisci/

Il Comitato Torino Respira

www.torinorespira.it/

Alessi (Fdi): “Degrado nel ‘salotto’ dei Giardini Madre Teresa”

SITUAZIONE SEMPRE PIU’ INACCETTABILE, NESSUN PROVVEDIMENTO SERIO DA PARTE DELLA CITTA’, SOLO PAROLE

Questa mattina i cittadini percorrendo il Giardino Madre Teresa di Calcutta hanno potuto vedere che i giochi d’acqua sono diventati un salotto, un salotto un po’ sporco e disordinato!….
Chissà se qualcuno visionerà le diverse telecamere inserite anni orsono nel giardino….telecamere che finora non sono servite a migliorare la vivibilità di questo luogo.
Il 21 giugno scorso ho anche scritto una lunga lettera all’Assessore alla Sicurezza della Città di Torino, insieme ai colleghi di FdI Giovannini e Caria in Circoscrizione 7, e successivamente abbiamo richiesto una Commissione sulle criticità con la presenza dell’assessore Porcedda proprio perché questa situazione (insieme ad altre a pochi metri di distanza) non è più né tollerabile né accettabile. La Commissione è stata convocata a novembre ma nessuna reale risposta è stata data
Non capisco e non lo capiscono tanti cittadini perché non ci sia la volontà politica di intervenire su certe aree.
Non basta signor Sindaco e signor Presidente della Circoscrizione 7 essere presenti con il mondo nelle varie inaugurazioni del Giardino in questione…..la realtà è ben diversa da quella che si vede in quei momenti! Si sono spesi soldi pubblici per fare distruggere tutto come previsto….
Dai balconi i residenti vedono di tutto, compresa la vendita di droghe e a volte il loro consumo, bivacchi, risse quotidiane, persone che si fanno il bidè alla fontanella sotto gli occhi di tutti e tanto altro…..oltre alla DISTRUZIONE dei manufatti eseguiti da poco tempo con una spesa di 500 mila euro.
Il tempo delle parole è finito da tempo, aspettiamo azioni….che non arrivano!
Ricordo che Il 7 marzo scorso, dopo l’inaugurazione della riqualificazione su FB si leggevano i seguenti post, completamente fuori dalla realtà quotidiana che cercano solo di nascondere le quotidiane situazioni inaccettabili
LO RUSSO: Con la riqualificazione del giardino Madre Teresa di Calcutta restituiamo alle persone che vivono nel quartiere Aurora e a tutta la città un luogo più verde e vivibile. Un luogo che sarà un punto di incontro e favorirà l’aggregazione e la pratica sportiva all’aria aperta, grazie anche alla piastra sportiva e alla nuova area giochi, pensata per essere accogliente e inclusiva per tutte e tutti. L’inaugurazione di oggi è un segnale ulteriore della nostra volontà di puntare sulla zona di Aurora, e si inserisce pienamente in quella serie di progetti diffusi che stiamo mettendo in campo nelle nostre circoscrizioni in aree protagoniste di interventi particolarmente attenti anche ad aspetti di sostenibilità, inclusione e alle esigenze delle comunità e dei quartieri. #stefanolorussosindaco
DERI: Con la riqualificazione del giardino Madre Teresa di Calcutta restituiamo alle persone che vivono nel quartiere Aurora e a tutta la città un luogo più verde e vivibile. Dopo la rigenerazione dei giardini Michele Pellegrino e Alimonda un’altra area di Aurora è stata completamente recuperata. All’appello manca solo il giardino di via Saint Bon i cui lavori di riqualificazione partiranno tra poche settimane. Tutti gli interventi sono stati realizzati con fondi dell’Unione Europea.

PATRIZIA ALESSI

Legge Bilancio, Uncem: “Da rivedere tagli ai Comuni”

“C’è molta preoccupazione tra i Sindaci per i tagli agli investimenti dei Comuni, previsti nella legge di bilancio 2025. Vengono meno le risorse per i Comuni con meno di 5mila abitanti – 80mila euro due anni fa, 58mila nel 2024 – e vengono meno anche le risorse date per i Comuni in base alla dimensione, partendo da 50mila annui per i più piccoli. Tagli di circa mezzo miliardo di euro, per investimenti, destinati ai Comuni per interventi di manutenzione di edifici, messa in sicurezza del territorio, piccole opere. Uncem, tenendosi lontana da qualsiasi volontà polemica politica, di parte o ideologica, chiede al Parlamento di intervenire individuando fondi per gli investimenti e le opere nei Comuni fino a 15mila abitanti in particolare, e con una nuova azione specifica nei Comuni con meno di mille abitanti. Una operazione che è decisiva per la tenuta istituzionale degli Enti stessi”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

La grande performance di Angelina tra canto e Oscar, la prevedibile debolezza di Alba

Sugli schermi dei cinema torinesi

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Si apre e si chiude, in un cerchio perfetto di arte e d’amore, di realtà e di sospiri che si sono poco a poco spenti, di malinconia, di una alta sensibilità e di una cruda solitudine, la mattina del 16 settembre 1977, nell’appartamento parigino al 36 di avenue George Mandel – una curiosità che tutti conoscono, abitava al piano di sopra il nostro Mastroianni con la figlia Chiara che di tanto in tanto orecchiava quella splendida voce -, la vita di madame Callas, all’età di 53 anni, una vita ormai ripudiata, e non sarà neppur bello chiedersi ancora se si sia trattato di suicidio, subito allora smentito, o di un infarto risultato inevitabile dello sfinimento e di tante concause, non ultima l’abuso di quel Mandrax che si procurava illegalmente e che con parecchio altro nascondeva per la casa, nei cassetti e nelle tasche degli abiti: il corpo disteso sul pavimento, i due domestici affranti, le sporte della spesa lasciate cadere e una sola telefonata, il medico tante volte allontanato, due poliziotti e due barellieri, la macchina da presa che osserva ogni cosa di lontano, quando ormai ha esposto ogni cosa e non ha più nulla da raccontare. L’inizio e la fine di “Maria”, dentro cui Pablo Larraìn, altalenante regista cileno che ha raggiunto ormai la cinquantina giungendo al suo undicesimo titolo – lo avevamo entusiasticamente conosciuto al Torino Film Festival nel 2008 con “Tony Manero” -, ha raccolto e raccontato con appassionata vicinanza l’ultima settimana di vita della Callas, affidando la propria “inchiesta” alla presenza di un giovane giornalista, attento a non turbare ma altresì capace ad azzardare ricordi e un passato che possono far riaffiorare dolori antichi (“La posso chiamare Maria o la Callas?”, ottenendo una opposta risposta secondo l’umore e i desideri della giornata; e ancora lei: “Voi non sapete quanto è difficile far passare la musica dalla pancia in platea!”), attraverso la sceneggiatura dovuta a Steven Knight e chiudendo (ma siamo davvero sicuri che in prossime prove non scoprirà altri ritratti a cui dare vita?) quella trilogia (al) femminile che era iniziata con “Jackie” (la vedova Kennedy) e “Spencer” (Lady Diana): con la soddisfazione che il terzo tassello risulti assai migliore dei precedenti, concreto, significativo, emozionante, di una scrittura che agisce in profondità e con estrema intelligenza.

 

Dentro un film sulla Callas non possono mancare i brani famosi e Larraìn li sparge attraverso quella settimana e in un passato che ha visto la cantante nascere a New York e crescere ad Atene, dove la madre in periodo bellico esponeva lei e la sorella Yakinthī (Valeria Golino, in un fugacissimo incontro) ai militari tedeschi, offrendone voce e movimenti di ballo, l’incontro a Venezia nel ’47 con Meneghini che non avrebbe mai amato e con il brutto Aristotele che sarebbe stato il grande amore di una vita, predatore capace di spostarsi con grande libertà tra nuovi passioni e camere da letto e appuntamenti galanti, pronto a spodestarla chiamando sul podio Jacqueline Bouvier (ad Ari la coppia Knight/Larraìn affida una delle battute più succose, e sono tante, del film: “Ci si sposa perché un giorno non si ha niente da fare”): da “Gianni Schicchi” ai “Puritanti”, da “Tosca” all’”Ave Maria” dall’”Otello, da “Anna Bolena” alla “Traviata”, con un piccolo capolavoro tecnico laddove alle registrazioni originali s’è unita la voce di Angelina Jolie, accanita studiosa e fervida reinterpretatrice. Sino a che tutto esplode nel “Vissi d’arte” in quel mattino di morte, con il pubblico sotto le finestre dell’appartamento, attonito e in adorazione come lo fu quello della Scala e dei tanti altri teatri, lei lassù tra accanimento e spasimi. Tutto si è concluso, il pubblico e il privato, Maria ha finito di aggirarsi tra le stanze della casa, anche lì come una diva, di giocare a carte (paiono le atmosfere dello “Scopone scientifico” di Comencini) con i suoi fedeli angeli custodi, Marta – una Alba Rohrwacher ingrigita e indaffarata a prepararle le omelette che tanto le piacevano – e Ferruccio – Pierfrancesco Favino, più convincente in quel muoversi colpito dai dolori alla schiena, “Fatti vedere dal medico che sei tutto storto”, nel muovere e rimuovere il pianoforte di casa, nell’inchinarsi, nel pronunciare “madame” e nel disporre rose nei grandi vasi.

Si è concluso il privato della sofferenza, del bruciare i vecchi abiti di scena (“Non c’è vita fuori del palco”), delle ultime fiammate (“Decido io cosa è reale e cosa no”), delle ultime prove con il pianista a saggiare una voce che non è più la stessa (“Scusami, sono in ritardo”, “Non sei mai in ritardo, sono gli altri ad essere sempre in anticipo”), del trovare rifugio nel caffè davanti a un alcolico ordinando di zittire quel disco che ancora una volta le riporta una voce perfetta e sublime. Immagini in bianco e nero si alternano al colore, sui titoli di coda altre che sono autentici documenti, diversità di formati dal quadrato al grandangolo che abbraccia panorami e platee e i viali ingialliti di Parigi (la eccellente fotografia è di Edward Lachman), tutto ruota attorno alla Maria che Angelina Jolie ha saputo costruire. Forse gioca anche lei sul suo privato e pubblico di grande diva e offre una performance del tutto convincente, recita e soprattutto vive in maniera autentica con gli occhi al riparo degli inconfondibili occhiali, con le mani che hanno un qualcosa di scheletrico, con il corpo che si muove in tutta la propria fragilità, con il passo maestoso o stanco, con l’autorità o la remissione: ogni gesto in previsione – forse? – di quell’Oscar che qualcuno ha già detto essere suo di diritto.

* * *

“Le cose della vita” le avrebbe chiamate Claude Sautet, grande indagatore di sentimenti, pur con quei racconti intimi che paiono sparati con il cannone avrebbe sottolineato il tutto Lelouch con lo sguardo fissato su un uomo e una donna. Stéphane Brizé, conoscitore attendo del mondo del lavoro (“La legge del mercato”, “In guerra”) sposta adesso la macchina da presa sulla coppia, spiata tra le case sbarrate di un inverno nella penisola di Quiberon, nel nord della Francia – “Hors saison” suona il titolo originale del suo ultimo “Le occasioni dell’amore”. Mathieu, attore di cinema che gode di un buon successo e di un buon pubblico, fugge a gambe levate dalla sua prima esperienza teatrale ritenendosi del tutto inadeguato, a quattro settimane dal debutto, lasciando compagni e regista a leccarsi le ferite chissà come. Lui lo fa rifugiandosi in un elegante centro di talassoterapia, non avendo fatto i conti che a due passi ci abita, stancamente coniugata e con una figlia, una vecchia che non rispolvera da una quindicina d’anni. Tutto pare previsto. Riassunto dei rispettivi passati, un po’ di colpa a me e un po’ a te, passeggiate davanti alle onde alte del mare, silenzi e sguardi, transitamento per la camera da letto di lui, qualche spiegazione, lasciamoci così senza rancor. Tutto elegante, tutto sussurrato, tutto incredibilmente déjà vu, tutto condito di tempi lunghi e di momenti altrui che hanno proprio la sembianza di dover riempire e slungare una storiella a tutti i costi, con il vuoto della anemica vicenda che si fa sempre più vuoto e con i dialoghi messi sulla pagina dal regista che li sparpaglia qua e là al colmo dell’avarizia.

Senza partecipazione, troppo in punta di piedi, a un risparmio che non costruisce, che non s’insinua, che non spiega mai. E tutto resta asfittamente in superficie, con una disarmante inutilità. Se Guillaume Canet tenta di variare tra pianto e sorrisi il suo Mathieu, Alba Rohrwacher mantiene su suolo d’oltralpe quella eterna sbiaditezza che le conosciamo da noi, la debolezza e il passo indietro nel porsi di fronte ai suoi personaggi, prevedibile di voce e di gesti, di quegli sguardi che rimangono eguali e bloccati davanti a un panorama che dovrebbe suggerirle un pensiero e un ricordo, davanti a un uomo che dovrebbe ispirarle un sentimento.

Piemonte: Proroga fino al 15 gennaio “Comune Plastic Free 2025”

C’è tempo fino al 15 gennaio per borghi, città e paesi italiani che vogliono candidarsi come “Comune Plastic Free 2025”. Grazie all’iniziativa della onlus, impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento legato all’abuso di plastica, tutte le amministrazioni possono candidarsi e ricevere una valutazione rispetto al proprio impegno di salvaguardia dell’ambiente sul proprio territorio. Plastic Free, infatti, valuterà le procedure di riduzione della plastica adottate e in generale l’impegno e l’attenzione verso l’ambiente. Nel 2024, sono stati cinque i Comuni Plastic Free in Piemonte: Torino, Collegno, Alpignano (Torino); Gaglianico (Biella); Cuneo (Cuneo).

 

“Quest’anno abbiamo reso la procedura di partecipazione più snella per i Comuni che potranno effettuarla autonomamente online – dichiara Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus – I criteri di valutazione sono stati rivisti e migliorati affinché le Amministrazioni possano continuare nel proprio percorso di transizione ecologica e d’innovazione virtuosa a beneficio delle comunità locali. Sebbene ci siano già giunte 100 candidature, abbiamo deciso di posticipare sino al 15 gennaio il termine ultimo per la procedura online, viste le novità di quest’anno e le concomitanti scadenze a cui ogni Amministrazione deve far fronte in chiusura dell’annualità. I Comuni – aggiunge De Gaetano – riceveranno un pre-esito così da sentirsi ancora più motivati a migliorarsi sin da subito e, in tal modo, ottenere il riconoscimento massimo che premia il proprio impegno per l’ambiente”

 

La procedura di candidatura è aperta a tutti i 7.896 Comuni italiani. È gratuita e l’ottenimento del riconoscimento di “Comune Plastic Free 2025” ribadisce l’impegno da parte dell’Amministrazione a ridurre la plastica e a mettere in campo procedure utili ai fini della salvaguardia ambientale, che possono fungere da esempio per tutti i cittadini.

 

Candidarsi è semplice, basta compilare il modulo online disponibile sul sito www.plasticfreeonlus.it. e attendere l’esito del comitato della associazione ambientalista. Sarà valutato se sussistono le condizioni per conferire il riconoscimento e sarà possibile visualizzare il pre-esito direttamente online, compreso il punteggio ottenuto. I livelli di virtuosità da quest’anno saranno quattro: 1, 2, 3 tartarughe a cui si aggiunge la lode con il riconoscimento “3 tartarughe gold”. 

 

“Abbiamo già raggiunto quota 100 Comuni Plastic Free, segno questo che la nostra iniziativa viene accolta con favore dalle Amministrazioni a cui sta a cuore il futuro della natura e del pianeta – prosegue il presidente De Gaetano (Plastic Free) – Ricevere le nostre “Tartarughe” significa aver assunto un impegno costante verso i cittadini e l’ambiente, ma allo stesso tempo pensare a progetti a lungo termine che prevedano città più sane e più pulite. Per questo, da parte nostra c’è il massimo rigore nell’assegnare questo riconoscimento, perché quando si parla di ambiente si parla del futuro di tutti noi”. 

 

Dopo la presentazione della domanda, la Segreteria dei Comuni Plastic Free effettuerà tutti i controlli e andrà a validare o meno il risultato. All’interno del form online, il Comune potrà richiedere supporto per migliorare il proprio livello di virtuosità apportando immediati benefici alle comunità locali. Plastic Free effettuerà delle verifiche sul territorio per attestare la veridicità dei dati comunicati.

 

“L’ufficializzazione dei Comuni Plastic Free 2025 – conclude Luca De Gaetano – avverrà l’ultima settimana di gennaio mentre la premiazione nazionale avverrà il successivo marzo. L’augurio è che tutti i Comuni partecipino a questa iniziativa che ha il fine di salvaguardare l’ambiente e la natura, lavorando in sinergia sul territorio e nella realizzazione di progetti volti a sensibilizzare e a far cambiare le nostre abitudini quotidiane”. 

 

Ulteriori info su www.plasticfreeonlus.it

CS

“Wonder Woman” e “Edipo Re” aprono il 2025 del TPE Teatro Astra

 

La stagione 2025 del TPE Teatro Astra si aprirà il 7 gennaio con lo spettacolo “Wonder Woman” di Antonio Latella e Federico Bellini, in collaborazione con Stabilepiemonte. La regia è a cura di Antonio Latella e vedrà in scena le attrici Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Rienzi, Chiara Ferrara e Beatrice Verzotti. I costumi sono di Simona D’Amico, le musiche e il suono di Franco Visioli e i movimenti di Francesco Manetti e Isacco Venturini.

Lo spettacolo è ambientato nel 2015, ad Ancona, dove una ragazza peruviana è vittima di uno stupro di gruppo. Le giudici della Corte d’Appello chiamate a emettere una sentenza decisero di assolvere gli imputati perché la ragazza risultava “troppo mascolina” per essere attraente e quindi vittima di violenza sessuale.  La Corte di Cassazione ha ribaltato il giudizio condannando i ragazzi autori dello stupro, eppure rimane nella memoria il precedente indelebile di un giudizio emesso per ragioni che fanno riferimento all’estetica della vittima, come se quella ragazza fosse colpevole del proprio aspetto. Lo spettacolo si muove da questa vicenda affidando a quattro giovani donne il racconto, immaginato e teatralizzato, del caso giudiziario. Vichingo, questo il soprannome con cui, nella realtà, era chiamata dai ragazzi la vittima, diviene una Wonder Woman contemporanea in lotta per ristabilire una verità che viene continuamente negata. Le repliche andranno in scena fino al 9 gennaio prossimo.

A seguire, dal 16 al 19 gennaio, andrà in scena “Edipo Re” di Sofocle, nella traduzione di Fabrizio Sinisi, con l’adattamento e la regia di Andrea De Rosa. Sul palco gli attori Francesca Cutolo, Francesca Della Monica, Marco Foschi, Roberto Latini, Frédérique Loliée e Fabio Pasquini. Lo spettacolo è patrocinato dal Consolato Generale della Repubblica Ellenica di Torino e prodotto da TPE Teatro Piemonte Europa, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale.

In una città che non vediamo mai, un lamento arriva da lontano. È Tebe martoriata dalla peste. Un gruppo di persone non dorme da giorni. Come salvarsi? A chi rivolgersi per guarire la città che muore? Al centro della scena, al centro della città, al centro del teatro c’è lui, Edipo. Lui, che ha saputo illuminare l’enigma della Sfinge con la luce delle sue parole, si trova ora di fronte alla più difficile delle domande: chi ha ucciso Laio, il vecchio re di Tebe? La risposta che Edipo sta cercando è chiara fin dall’inizio, e tuona in due sole parole “sei tu”. Ma Edipo non può ricevere una verità così grande, non la può vedere. Preferisce guardare da un’altra parte. Sarà la voce di Apollo, il dio nascosto, il dio obliquo, a guidarlo attraverso un’inchiesta in cui l’inquirente si rivelerà essere il colpevole. Presto si capirà che il medico che avrebbe dovuto guarire la città è la malattia. Perché è lui, Edipo, l’assassino e quindi la causa del contagio. La luce della verità è il dono del dio, ma anche la sua maledizione.

TPE Teatro Astra
via Rosolino Pilo 6, Torino

 

Mara Martellotta

L’isola del libro

/

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Jane Smiley “Erediterai la terra” -La nuova frontiera- euro 22,00

Con questo romanzo, pubblicato in patria nel 1991, Jane Smiley (nata a Los Angeles nel 1949), autrice di una ventina di opere di narrativa e saggistica, ha vinto il Premio Pulitzer nel 1992;

il libro ha anche ispirato il film con Michelle Pfeiffer e Jessica Lange.

Dopo generazioni che hanno sudato fatica e duro lavoro, la famiglia Cook è riuscita nell’ardua impresa di trasformare una terra inospitale in una delle tenute più floride della contea di Zebulon, nell’Iowa.

Il romanzo racconta cosa accade dopo che l’anziano proprietario decide improvvisamente di dividere il terreno tra le figlie. E’ l’innesco perfetto che fa esplodere rivalità, segreti, tradimenti e violenze che tornano a galla.

Il corposo testo, ambientato in pieno Midwest, è il resoconto della battaglia ingaggiata da Ginny, Rose e Caroline nel momento in cui il padre Larry Cook, vedovo da decenni, divide tra loro tre i mille acri della sua fattoria. Le sorelle si amano e si odiano allo stesso tempo, ed hanno con il genitore rapporti grevi e conflittuali.

L’io narrante è quello della 36enne primogenita Ginny: la più remissiva, con la vita segnata dal padre-padrone e da 5 aborti spontanei, dei quali due taciuti a tutti, marito compreso.

Poi c’è Rose, che da sempre ha cercato di ribellarsi al genitore violento; è moglie di un uomo affascinante e madre di due figlie.

L’ultima, Caroline, è l’unica che, pur di non restare impigliata nella ragnatela familiare, è andata lontano, in città, dove fa l’avvocato ed ha sposato un collega senza neanche dirlo in famiglia.

Un romanzo strepitoso che corre nel solco di quelli di Faulkner, in cui la terra è il fulcro di tutto, con corollario di sentimenti contrastanti ed imperiosi.

 

 

Andrea De Carlo “La geografia del danno” -La nave di Teseo” euro 18,00

Siamo padroni del nostro destino? Quello che siamo, pensiamo, scegliamo, il nostro carattere, affondano radici profonde nella famiglia e alla latitudine del globo in cui nasciamo?

Il timone della nostra vita lo prendiamo a un certo punto, ma più che altro conta da dove arriviamo.

Sembra essere questa la risposta di Andrea De Carlo nel 23esimo libro della sua carriera di scrittore, lunga 43 anni. Il testo, più che un romanzo, è la biografia della sua famiglia, una vera e propria indagine che lo conduce a rivelazioni sorprendenti.

L’albero genealogico che ricompone è la mappa della geografia del danno, e descrive soprattutto la ricerca di sé.

Inizia dalla scoperta che la nonna paterna sarebbe vissuta due volte….e via a seguire altre ricerche sugli antenati. Un passato in cui si sono incrociati i destini di migranti siciliani in Tunisia e di migranti cilene a Genova; tra teatranti, ingegneri navali e un fattaccio che stravolge il destino delle persone. La scoperta è che la realtà supera l’immaginazione.

L’eredità più profonda è quella del sangue, di cosa ci è stato trasmesso; scopriamo che le nostre predisposizioni sono solo in parte il risultato dell’ambiente e dell’educazione ricevuta. La verità è che, se indaghiamo i tratti del nostro carattere o le nostre doti, scopriamo che appartenevano a qualche nostro antenato, magari saltando una o più generazioni.

E questo vale per ogni famiglia, tutte hanno molto da raccontare se si scava nella notte dei tempi. Ognuno di noi è figlio, nipote, pronipote di storie straordinarie….cercare per credere.

 

 

Angela Frenda “Una torta per dirti addio. Vita (e ricette) di Nora Ephron” -Guido Tommasi Editore- euro 18,00

A 13 anni dalla scomparsa (nel 2012) della brillante scrittrice e sceneggiatrice newyorkese Nora Ephron, stroncata da leucemia fulminante, questo libro è la prima biografia italiana che ne ripercorre la vita in modo anomalo, ovvero attraverso un ricettario. Scritta dalla responsabile editoriale di Cook, Angela Frenda, ci racconta l’esistenza, i tormenti e le delusioni, ma anche i piatti tanto apprezzati dalla scrittrice.

Nata a New York nel 1941 e lì morta nel 2012, Nora Ephron è stata regista, produttrice cinematografica, sceneggiatrice, commediografa, giornalista e scrittrice. Tra i fiori all’occhiello della sua poliedrica genialità ci sono le sceneggiature di film cult come “Harry ti presento Sally” e “Affari cuore”; ha diretto commedie romantiche tra le quali “Insonnia d’amore” e “C’è posta per te”.

Una vita entusiasmante, le parole erano il suo mestiere, la cucina la sua passione e il modo di condividere pensieri e vita con chi amava.

Tra egg salade, biscotti, polpettoni e timballi, il cibo per lei era anche il collante che teneva insieme il tutto.

Scrittura e piaceri della tavola hanno sempre accompagnato le fasi più salienti della sua vita; per esempio scrisse il suo primo romanzo “Affari di cuore” dopo ave scoperto che il secondo marito (lei si sposò tre volte), il giornalista investigativo Carl Bernstein (che contribuì a scoperchiare lo scandalo Watergate) la tradiva mentre lei era incinta.

Quando ebbe la nefasta diagnosi del male che l’avrebbe portata via nel pieno degli anni, decise di preparare il suo funerale fin nei minimi dettagli. Ideò un ricettario personalizzato da consegnare agli amici più intimi a fine funzione, con le istruzioni di tutti i piatti che aveva cucinato per ognuno di loro….e quale viatico potrebbe rappresentarla meglio…..?

 

 

Sveva Casati Modignani “Lui, lei e il Paradiso” -Sperling&Kupfer- euro 21,00

Non avremmo mai pensato che un testo come questo fosse nelle corde della scrittrice da 12 milioni di copie vendute, Sveva Casati Modignani; nom de plume di Bice Cairati, classe 1938 e da sempre in vetta alle classifiche con la sua narrativa spesso snobbata dalla critica.

Questo romanzo è ambientato in Paradiso dove avviene l’incontro tra Dino Solbiati, grande imprenditore geniale che ha costruito la sua fortuna dal nulla e la scrittrice Stella Recalcati.

Solbiati rimanda a Silvio Berlusconi e l’idea di ispirarsi a lui ha solleticato l’immaginazione di Sveva Casati Modignani quando ha assistito ai suoi fastosi funerali in tv. Allora ha pensato che le sarebbe piaciuto intervistare il magnate per scoprirne soprattutto il profilo psicologico.

Ed ecco l’escamotage di incontrarlo (nei panni di Stella, suo alter ego) tra nuvole e meraviglie di un Paradiso da spot pubblicitario Lavazza. Solbiati si ritrova sospeso nel nulla a raccontare di se, riannodando i fili della sua vita intensa e vissuta a mille. Balzano tra ricordi delle mogli, tradimenti, la genialità e la sete smoderata di vita, ma anche qualche segretuccio. Insomma le contraddizioni dell’esistenza terrena.