ilTorinese

Bulli spingono diciassettenne nella Dora

Gli hanno fatto fare un volo di alcuni metri nella Dora. Tre ragazzi, come riporta il Corriere Torino, nella serata di mercoledì hanno spinto dal parapetto che da’ sul fiume un giovane di 17 anni che per fortuna ha riportato solo alcune contusioni. I fatti sono avvenuti in lungo Dora Firenze, zona della movida in borgo Rossini a Torino. Il motivo del gesto dei giovani che sono ricercati sarebbe stata una discussione degenerata.

Forum Mobilità: inquinamento e traffico congestionato, ma potenziale inespresso di tram, metropolitana e ciclabili 

A Torino la sesta tappa della campagna   “Città2030, come cambia la mobilità” di Legambiente 
Sesta tappa per la campagna itinerante di Legambiente “Città2030, come cambia la mobilità”  arrivata ieri a Torino con l’obiettivo di promuovere una mobilità più sostenibile e favorire la creazione di centri urbani più vivibili.
Nell’ambito dell’iniziativa si è svolta questa mattina la sesta edizione del Forum Mobilità piemontese presso il Centro Servizi Volontariato, dove sono stati presentati i dati regionali sull’inquinamento atmosferico, analizzata la situazione del trasporto pendolare e valutati gli indicatori di mobilità urbana, con l’obiettivo di definire un percorso per rendere la Regione Piemonte più sostenibile entro il 2030.
Andando ad analizzare i dati del capoluogo piemontese emerge che per il tasso di motorizzazione, Torino rimane in cima alla classifica nazionale con 69 auto ogni 100 abitanti, in crescita rispetto al 2023 (+8) e ben al di sopra dell’obiettivo al 2030, quando si dovrà giungere al di sotto di 35 auto ogni 100 abitanti. Resta invariato rispetto al 2023 il tasso di incidentalità, con 5 incidenti ogni 1.000 abitanti. Occorre ricordare che un’altra grande sfida al 2030 è il raggiungimento dell’obiettivo fissato dal Piano Nazionale Sicurezza Stradale (PNSS) che prevede il dimezzamento delle vittime in strada.  Per quanto riguarda la qualità dell’aria, i principali inquinanti restano sotto i livelli di guardia rispetto alle medie annuali. Questo dato deve però tener conto della futura direttiva dell’Unione Europea, per questo sin da ora è necessario ridurre le concentrazioni medie annuali di particolato sottile PM10 del 25% e di NO2 del 36% (fonte: elaborazione Mal’Aria – Legambiente 2024).
“Nel 2024 le concentrazioni degli inquinanti sono sensibilmente calate, ma questo è dovuto principalmente alle eccezionali condizioni meteo e non a provvedimenti strutturali”, evidenzia Mirko Laurenti dell’Ufficio Scientifico di Legambiente. “Dal bilancio di Mal’Aria emerge che in Piemonte Torino e Asti hanno registrato superamenti di PM10 rispettivamente con 55 sforamenti nelle centraline di Rebaudengo e Lingotto e 37 nella centralina D’Acquisto, entrambe ben oltre il limite dei 35 giorni consentiti. Per quanto riguarda le medie annuali, nessuna città supera attualmente i limiti vigenti, ma se il 2030 fosse già qui, con l’entrata in vigore dei nuovi parametri europei più stringenti, la situazione cambierebbe radicalmente: a eccezione di Biella, Cuneo e Verbania, nessun altro capoluogo piemontese risulterebbe entro i parametri”.
Tornando ai dati sulla mobilità urbana, il trasporto pubblico del capoluogo presenta luci e ombre: nonostante un lieve incremento nell’uso dei mezzi, l’auto privata resta la scelta principale a Torino. Se da un lato abbiamo un modal split che vede ancora il 47% degli spostamenti in auto contro solo l’11,4% con il trasporto pubblico, dall’altro possediamo la seconda rete tramviaria d’Italia, dopo Milano, con 73 km di linee e 245 tram. La domanda di trasporto pubblico urbano è pari a 227 viaggi/abitante/anno, ancora lontana dai 400 definiti nell’obiettivo al 2030, e nel 2024 si conta solo il 21% di bus elettrici. Migliora invece l’offerta della sharing mobility, che con 3000 monopattini, 2300 biciclette, 650 scooter e 3600 auto in free-floating, vede il 65% dei mezzi completamente elettrici.
Per quanto riguarda il trasporto su ferro nel 2023 il Piemonte ha contato 776 corse giornaliere, ma si classifica tra le peggiori linee d’Italia a causa di molte sospensioni o rallentamenti. Sono 11 le linee ferroviarie sospese, alcune di queste aspettano da anni la riattivazione secondo quanto previsto nei piani di RFI, altre rischiano di essere smantellate (fonte: Rapporto Pendolaria di Legambiente).
“Oggi vogliamo ribadire quanto sia urgente e necessario accelerare i tempi per raggiungere gli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria – dichiara Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Abbiamo solo 5 anni per ridurre drasticamente i livelli di emissioni, soprattutto in relazione agli inquinanti che creano i maggiori problemi di salute. La Regione Piemonte insieme alle città lavori ad un serio piano di misure e azioni efficaci e coordinate in tutti i settori che sono corresponsabili dell’inquinamento atmosferico: mobilità, agro zootecnia, riscaldamento domestico. Per la città di Torino la posta in gioco è alta: aderendo alla Missione europea si è impegnata a raggiungere obiettivi di neutralità climatica entro il 2030.
Le priorità affrontate oggi riguardano il settore della mobilità. Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta chiede più coraggio e più presa di coscienza da parte delle istituzioni competenti, locali e regionali, rispetto alle soluzioni da mettere in atto con urgenza e priorità: potenziamento ed elettrificazione del trasporto pubblico locale su ferro e su gomma, a livello urbano ed extraurbano, per offrire un servizio che risponde alle esigenze della maggior parte dei cittadini e delle cittadine piemontesi; stop progressivo delle auto nei centri urbani con istituzione delle Città30 almeno in tutti i capoluoghi piemontesi; ripensare gli spazi urbani estendendo le aree pedonali, creando percorso ciclo-pedonali ben collegati tra loro e in sicurezza rispetto al traffico veicolare”.
Il Forum Mobilità, moderato da Rubina Pinto, vice-Direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, ha visto nella prima sessione dopo l’introduzione di Sergio Capelli, Direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, gli interventi di Mirko Laurenti dell’Ufficio scientifico di Legambiente, Ennio Cadum, docente dell’Università di Pavia, Fulvio Bellora del Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile, Stefania Pugliese, responsabile Ambiente di CGIL Piemonte e Mirko Franceschinis del Circolo Legambiente Dora Baltea di Ivrea. A seguire, la Tavola Rotonda istituzionale “Le città piemontesi e le sfide del cambiamento” moderata da Luigi Vendola, giornalista ha ospitato Angelo Robotto, Direttore della Direzione Ambiente della Regione Piemonte, Chiara Foglietta, Assessora all’Ambiente della Città di Torino e Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.
“Città2030: come cambia la mobilità” è un viaggio in 20 capoluoghi italiani, da Nord a Sud, per promuovere una mobilità green e per favorire la creazione di centri urbani più vivibili. Dopo Torino farà tappa anche a Padova (28/02-1/03), Perugia (28/02-1-2/03), Modena (4/03), Pescara (5/03), Trieste (12/03), Napoli (7/03), Messina (7-8/03), Olbia (7-8/03), Avellino (10/03), Reggio Calabria (13/03), Brindisi (14/03) e a Roma (17-18). Completano il programma due tappe spin-off a Cassino e Pomigliano d’Arco, dedicate alla crisi del settore automotive.
cs Legambiente

Nevicate sulle Alpi: aumenta il rischio valanghe

Oggi sabato 1° marzo in montagna sono previste nevicate deboli o localmente moderate sui settori alpini e prealpini settentrionali. Lo afferma  Arpa Piemonte, che segnala inoltre  nevicate deboli nel pomeriggio sui settori occidentali e più persistenti sui settori sudoccidentali, fino a domenica mattina. La quota neve è circa 800 metri. Il rischio valanghe per sabato registra  un aumento del grado di pericolo da 1-debole a 2-moderato sui settori prealpini occidentali e sulle Alpi Liguri.

L’abito fa il monaco?

Quante volte abbiamo sentito parlare di dress code, cioè quel codice spesso non scritto che impone un certo abbigliamento per accedere ad una festa, ad un evento?

Abito lungo per le dame, smoking per gli uomini, no jeans, no sneakers, ecc.

Ricordo ancora la prima volta in cui entrai alla Camera dei Deputati dove, nonostante il caldo torrido, era obbligatorio indossare giacca e cravatta: la giacca l’avevo con me, la cravatta la comprai lì vicino; lo stesso dicasi per il Casinò di San Vincent dove, in alternativa, era consentito indossare una maglia dolcevita (non so se ora sia ancora così).

Stesso discorso per le banche dove, fino ad alcuni anni fa, gli impiegati indossavano sempre giacca e cravatta.

Anche in questo caso l’abito indicava l’appartenenza ad un gruppo, esattamente come in pantaloni indossati sotto le natiche o negli anni ’70 le College o le Clarks, a seconda della fazione politica di riferimento.

Una multinazionale americana presente anche in Italia imponeva ai suoi commerciali la camicia bianca nelle ore antimeridiane mentre nel tardo pomeriggio era consigliato di indossarla azzurra.

Il primo testimonial della rivoluzione fu Sergio Marchionne, che si presentò da subito alle riunioni, anche in Confindustria (finché la Fiat ne fece parte), indossando un cachemire anziché la solita giacca ed il suo gesto fece scuola.

Ora il discrimine, se possiamo chiamarlo così, è costituito dai tatoo: se non li hai sei fuori, sei antiquato.

Un tempo, anche nell’Arma, non erano consentiti; poi sono stati ammessi solo se non visibili indossando la divisa.

Ad un colloquio di lavoro ho incontrato persone mediocri senza tatoo e veri geni con tatoo ovunque, come ho incontrato persone con i capelli cortissimi, puliti, che a malapena riuscivano a fare un cerchio usando un bicchiere, mentre ne ho viste altre con i dreadlocks comporre musica, scrivere libri o progettare palazzi.

Siamo portati a identificare come non pericolosi quanti somigliano a noi, almeno esteriormente, e di conseguenza classificare come negativi quanti da noi si distinguono; d’altronde, una delle motivazioni base del razzismo, della xenofobia è proprio non riconoscere come simili a noi quanti abbiano una pigmentazione diversa, parlino un idioma che non comprendiamo, preghino un Dio diverso dal nostro (abbiamo mai visto il nostro per giudicare il loro?) e così via.

Quindi ci basiamo su preconcetti, su stereotipi (i neri fanno così, gli arabi cosà, le filippine sanno fare solo le cameriere) che non ci permettono un’analisi obiettiva, una considerazione basata su fatti anziché ipotesi.

Esattamente come è vietato discriminare per motivi razziali, religiosi o etnici, dovrebbe esserlo anche per il modo in cui ci si veste, ci si acconcia o per il piercing che si indossa; certo, gli eccessi possono essere sgradevoli, ed è lo stesso concetto secondo il quale una segretaria di direzione che incontra clienti ed investitori dev’essere gradevole e non un orso travestito da impiegata.

L’igiene non deve mai essere trascurata, anche per rispetto delle persone con le quali entriamo in contatto, ma cosa indossiamo è affare nostro; la società, ho avuto modo di scriverlo in altre occasioni, si è data delle regole di convivenza per conformare usanze, comportamenti, aspettative. E’ evidente come qualsiasi deviazione può turbare, può insospettire perché viene vista come una ribellione, anche se pacifica.

D’altronde, andreste da un medico che vi accoglie in bermuda o in un’agenzia immobiliare in cui la titolare si presenti con i bigodini in testa? Saranno anche bravissimi, ma sicuramente all’inizio qualche perplessità la destano.

Come fare quindi per non essere vittima dei nostri pregiudizi? Non giudicare, ma basarsi sui fatti. Se un professionista è famoso per aver tanti clienti ed ha tutte recensioni positive non facciamoci fuorviare da nostri parametri di valutazione, ma basiamoci sulla sua professionalità: chi siamo noi per giudicare se un architetto sia competente nel suo lavoro, se un avvocato stia preparando un’arringa vincente oppure no?

Ricordate che vi sono molte, troppe persone che si recano a messa tutti i giorni ma appena uscite dalla chiesa riprendono a criticare ora questo ora quello; e quanti si vantano di fare adozioni a distanza, beneficenza qua e là, ma se una vicina li chiama perché ha bisogno che qualcuno si rechi in farmacia per il bimbo piccolo malato la criticano perché è una rompiscatole?

Sergio Motta

La Polizia Locale sequestra 58 chili di fuochi artificiali a Barriera di Milano

58 chili di fuochi artificiali sequestrati nel quartiere di Barriera di Milano. È il bilancio di un intervento della Polizia Locale di Torino avvenuto la notte del 26 febbraio.

Nell’ambito di un’attività di controllo del territorio, volta sia alla prevenzione dei furti notturni nei centri anziani e nelle scuole che al contrasto di questo fenomeno, da tempo al centro di indagini, nella notte del 26 febbraio una pattuglia del Comando Sezione 6° Barriera di Milano ha fermato un’auto passata col rosso in via Monte Rosa angolo via Gottardo, in prossimità dei giardini Peppino Impastato. Una volta avvicinatisi all’auto, un Suv Peugeot, gli agenti hanno individuato una grossa scatola di fuochi artificiali sul sedile posteriore. Così hanno chiesto al conducente di verificare il contenuto del bagagliaio scoprendo che trasportava 8 scatole di fuochi artificiali illegali e altro materiale pirotecnico per un totale di 58 chili, oltre ad una mazza da baseball. Il materiale è stato sequestrato e il conducente dell’auto, un uomo di nazionalità italiana, è stato deferito all’autorità giudiziaria per detenzione di materiale esplodente e porto abusivo di armi (ex.art. 38 T.u.l.p. e art.4 legge 110/75).

Il procedimento penale oggetto del presente comunicato si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari, pertanto vige la presunzione di non colpevolezza dell’indagato, sino alla sentenza definitiva.

TORINO CLICK

“Cioccolatò”, modifiche alla circolazione

A seguito dello svolgimento della manifestazione “Cioccolatò”,  che determinerà la chiusura al transito dei veicoli in piazza Vittorio Veneto nel tratto compreso tra via delle Rosine e lungo Po Diaz (il transito resta invece libero sull’asse di via Bava e via Bonafous), dalle ore 11.00 alle ore 20.00 di sabato 1° e domenica 2 marzo 2025, varieranno il servizio le linee: 3 – 13 BUS – 15 TRAM – 30 – 53 – 55 – 56  – 70 – Venaria Express. Inoltre, dalle ore 11.00 alle ore 20.00 di domenica 2 marzo sarà deviata la linea 16 CS BUS.

  • Linea 3.
    Direzione corso Tortona: effettua l’ultima fermata per il servizio passeggeri in corso Tortona angolo corso Belgio (fermata n° 598).
    Direzione Vallette: effettua la prima fermata per il servizio passeggeri in corso Belgio prima di via Rcasoli (fermata n. 572), quindi prosegue per coro Regina Margherita, percorso normale.
  • Linea 13 BUS.
    Direzione piazza Gran Madre: percorso attuale fino in corso San Maurizio angolo via Bava da cui prosegue per corso San Maurizio, lungo Po Cadorna, ponte Vittorio Emanuele I, percorso normale.
    Direzione piazza Campanella: da ponte Vittorio Emanuele I deviata in lungo Po Cadorna, corso San Maurizio, corso Regina Margherita, via Milano, via San Francesco d’Assisi, via Pietro Micca, percorso attuale.
  • Linea 15 TRAM.
    Direzione piazza Coriolano (Sassi): da via Brissogne segue il percorso attuale fino in corso Vittorio Emanuele II da dove è deviata per via XX Settembre, via Pietro Micca, piazza Castello, viale I° Maggio (Giardini Reali), corso Regina Margherita, corso Tortona, corso Belgio, percorso normale.
  • Direzione via Brissogne: da largo Berardi deviata in corso Regina Margherita, viale I° Maggio (Giardini Reali), piazza Castello, via Pietro Micca, via San Tommaso, via dell’Arsenale, corso Vittorio Emanuele II, percorso attuale.
  • Linea 30.
    Solo in direzione corso San Maurizio: da via Vanchiglia deviata in corso San Maurizio (capolinea).
  • Linea 53.
    Solo in direzione Ospedale San Vincenzo: dal capolinea di corso San Maurizio prosegue in direzione corso Regina Margherita dove effettua inversione di marcia, quindi riprende corso San Maurizio, lungo Po Cadorna, ponte Vittorio Emanuele I, percorso normale.
  • Linea 55.
    Solo in direzione via Moncalieri (Grugliasco): da via Vanchiglia deviata in corso San Maurizio, corso Regina Margherita, via Milano, via San Francesco d’Assisi, via Bertola, via San Tommaso, percorso normale.
  • Linea 56.
    Direzione largo Tabacchi: percorso attuale fino in corso San Maurizio angolo via Bava da cui prosegue per via corso San Maurizio, lungo Po Cadorna, ponte Vittorio Emanuele I, percorso normale.
    Direzione via Tirreno (Grugliasco): da ponte Vittorio Emanuele I deviata in lungo Po Cadorna, corso San Maurizio, corso Regina Margherita, via Milano, via San Francesco d’Assisi, via Pietro Micca, percorso normale.
  • Linea 70.
    Solo in direzione piazza Failla (Moncalieri): dal capolinea di corso San Maurizio prosegue in direzione corso Regina Margherita dove effettua inversione di marcia, quindi riprende corso San Maurizio, lungo Po Cadorna, ponte Vittorio Emanuele I, percorso normale.
  • Venaria Express.
    Direzione Autostazione via Fiochetto: da via Pietro Micca deviata in via XX Settembre, corso Regina Margherita, corso Regio Parco, percorso normale.
    Direzione Reggia di Venaria: da corso Regio Parco deviata in corso Regina Margherita, via Milano, via San Francesco d’Assisi, via Pietro Micca, percorso normale.

Inoltre, dalle ore 11.00 alle ore 20.00 di domenica 2 marzo:

  • Linea 16 CS BUS.
    Da ponte Vittorio Emanuele I deviata in lungo Po Cadorna, corso San Maurizio, percorso normale.
    La linea 16 sarà gestita con autobus nell’intera giornata di domenica 2 marzo per lavori di potatura alberi in corso Tassoni.

Barbara Gullino: il life coaching dedicato alle donne

Barbara Gullino, Coach della relazione d’aiuto e del cambiamento e facilitatrice del respiro consapevole, propone a tutte le donne un percorso di life coaching per aiutarle a ritrovarsi nei propri aspetti più intimi delle relazioni amicali e amorose, oltre che a lavorare  sulla sensazione di non sentirsi realizzate. Questo percorso ha una durata di tre mesi, può essere attuato online o in presenza, ed è finalizzato a un risveglio interiore e a una maggiore conoscenza di se stesse.

“A distanza di anni le donne con cui ho lavorato – spiega Barbara Gullino – mi raccontano della loro trasformazione.  È importante arrivare a capire, all’interno della volontà di cambiamento, che abbiamo retaggi provenienti dalla famiglia di origine che incidono sulle varie relazioni della nostra vita. Dopo un primo incontro in cui la persona mi parla di sé, dalle sue parole e dal modo in cui utilizza la voce cerco di individuare fragilità ed esigenze e, successivamente, attivo lo strumento della ‘respirazione consapevole’. Questa tecnica richiama il respiro ancestrale, il respiro della vita per quello che è.  Se si pensa al respiro come a un sismografo che registra emozioni, capiamo intuitivamente quanto sia importante cambiare il nostro modo di respirare. La respirazione circolare o terapeutica porta in sede due fasi: la somatizzazione in cui si lavora dietro al dolore, e la consapevolezza, in cui vi è un lavoro profondo”.

Barbara Gullino è anche operatore olistico che promuove sedute di massaggi finalizzati a sciogliere tutte quelle tensioni muscolari originate da inquietudini interiori. Anche in questo caso la respirazione gioca un ruolo importante ed è fondamentale imparare a respirare non solo con i polmoni, ma anche con l’addome.

“Durante le sedute di massaggio utilizzo oli essenziali – dichiara Barbara Gullino –  le essenze di arancia amara e lavanda servono proprio per allentare la tensione. La linfa delle piante ha il potere di riconnetterci alla natura. Un’altra pratica fondamentale riguarda le visualizzazioni,  il metodo per vedere con chiarezza il risultato che si vuole raggiungere e infine il “mandala”, ovvero il lavoro e il dialogo con il nostro individuale bambino interiore finalizzati a riportare in luce eventi ed emozioni dimenticate e continuare a percorrere con successo la nostra strada verso il cambiamento”.

Info: barbaragullino69@gmail.com – telefono: 349 8093434

Mara Martellotta

Padel e beach volley di Carnevale

IL 1° MARZO A PALAVILLAGE UNA NON STOP ALL’INSEGNA DELLO SPORT

DOPPIO TORNEO, 8 ORE DI PADEL E 12 ORE DI BEACH VOLLEY.

Dalle ore 12 alle 24. Viale Lucio Battisti 10, Grugliasco (TO)

Palavillage si prepara a festeggiare il carnevale con una full immersion nello sport.

Sabato 1° marzo gli appassionati di padel e beach volley potranno cimentarsi in un doppio torneo, tra pallina e racchetta e sabbia, rete e palla.
Dalle 12 alle 24 è in programma la 12 ore di beach volley. I tre campi di Palavillage ospiteranno infatti il torneo maschile, femminile e misto organizzato in collaborazione con Tsunami Beach Volley. Un tuffo virtuale in spiaggia pur restando in città.

Parallelamente, a partire dalle ore 16 e fino alle 24, i campi da padel indoor di Palavillage saranno teatro di una 8 ore non stop di padel. Un torneo a squadre (4 uomini e 2 donne) di tutti i livelli per sfidarsi tra amici divertendosi e provare a vincere i premi messi in palio da Gino Auto, Menabrea e Prato Nevoso Ski.

 

Una giornata di sport e intrattenimento accompagnata da dj set e spaghettata finale riservata a tutti i partecipanti.

 

Torneo 8 ore padel: 40€ soci, 45€ non soci. Torneo 12 ore beach volley: 25€.

Iscrizioni presso la segreteria di Palavillage, oppure telefonando allo 011 1947 5700 – mail. segreteria@palavillage.com

 

 

PALAVILLAGE

Viale Lucio Battisti 10, Grugliasco (Torino)

www.palavillage.com

I Popolari sono nel PPE

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Gli eventi politici internazionali cambiano, e cambieranno in modo sempre più radicale, le agende
politiche nazionali. E quindi anche quella italiana. E non solo perchè il progetto politico della
politica estera ridiventerà centrale per la stessa costruzione delle alleanze e delle coalizioni, ma
per la semplice ragione che avranno sempre più vita corta gli atteggiamenti balbettanti, equivoci o
puramente opportunistici. Fuor di metafora, difficilmente una coalizione – come ad esempio quella
del cosiddetto ‘campo largo’ – sarà politicamente credibile se al suo interno si contano 5 o 6
posizioni diverse, se non addirittura alternative, rispetto ai temi cruciali della politica estera. E
quindi della reale collocazione dell’Italia nell’Europa e a livello internazionale. Un tema, questo,
che è stato bruscamente accelerato dopo l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti
d’America ma anche dopo la recente elezione del Parlamento tedesco. È del tutto evidente, al
riguardo, che ogni forza politica si dovrà assumere le proprie responsabilità e mettere in campo la
propria coerenza culturale. Perchè di questo si parla e non di altro.
Ed è proprio su questo versante che, ad esempio, assumeranno di nuovo una grande importanza
le cosiddette “famiglie” politiche europee. E quindi, e di conseguenza, l’appartenenza dei singoli
partiti nazionali alle tradizionali famiglie politiche europee. Per coerenza, e non per convenienza.
Sotto questo versante il tema della cultura Popolare, della tradizione Popolare, del pensiero
Popolare di ispirazione cristiana sono chiamati, anch’essi, ad essere coerenti con la propria storia
nella nuova geografia politica che si è aperta e che è destinata ad essere sempre più esigente nei
prossimi mesi ed anni. Ed è abbastanza naturale prendere atto che il ritorno delle grandi famiglie
politiche europee può segnare anche, e soprattutto a livello nazionale, il ritorno della politica e del
suo significato più autentico. E il PPE, al riguardo, può rappresentare nel suo interno le varie
sensibilità e anche le diversità che completano e arricchiscono il vasto e articolato mondo del
cattolicesimo politico nelle sue molte declinazioni. Certo, non può essere solo la tendenza
conservatrice ad esaurire la composita e ricca famiglia Popolare. Perchè, per rispetto delle
diversità dei singoli paesi europei e per le svariate sensibilità che caratterizzano la tradizione del
cattolicesimo politico europeo, il PPE non può non farsi carico di questa pluralità di accenti e di
ricchezze che attualmente sono riconducibili all’area popolare, cristiano sociale e cattolico
popolare. Ed è altrettanto vero che questa tradizione, questa cultura e questo pensiero oggi non
possono essere collocati in famiglie politiche e culturali che sono semplicemente diversi se non
addirittura alternative rispetto al pensiero di matrice Popolare.
Ecco perchè, anche in una fase storica particolarmente delicata e complessa come quella
contemporanea, possono arrivare iniziative e scelte che contribuiscono non solo a semplificare il
quadro politico ma renderlo, tutto sommato, più trasparente, più credibile e più coerente. A
cominciare, appunto, dal profilo, dalla natura e dalla consistenza del PPE e, di conseguenza, della
collocazione concreta della cultura politica del popolarismo e del cattolicesimo politico nazionale
ed europeo.

Un “Lungo viaggio” impietoso dentro la famiglia di O’Neill

Sul palcoscenico del Carignano, sino al 9 marzo

Testo intriso di autobiografia più che ogni altro tra le opere di Eugene O’Neill, “Lungo viaggio verso la notte” è il ritratto che impietosamente l’autore dipinge della propria famiglia: del padre attore di successo fossilizzato in quella interpretazione del “Conte di Montecristo” che portò avanti per più di seimila repliche, rimanendone come soffocato, della madre infatuata della religione, con un passato di permanenza in un college dell’Indiana e persa nell’abuso della morfina, di suo fratello che dovette combattere per una vita intera contro l’alcolismo (il successivo “Una luna per i bastardi” ne avrebbe spiegato gli sviluppi), con grande verità anche di se stesso affetto da tubercolosi e costretto a essere ricoverato per un paio d’anni in sanatorio, mentre quella stessa casa dei Tyrone raccontata nel dramma, a tutti invisa e da tutti osteggiata, altro non è che la casa degli O’Neill nel Connecticut. “Lungo viaggio” vide la fine della stesura nel 1942, in pieno conflitto mondiale, e l’autore, nel consegnarlo all’editore, espresse la volontà che venisse rappresentato soltanto 25 anni dopo la sua morte: ma alla sua morte nel 1953) la vedova, trasferendo i diritti all’Università di Yale cancellò quel primo obbligo, l’opera si aggiudicò il Premio Pulitzer per la drammaturgia e vide la prima rappresentazione a Stoccolma nel febbraio del ’56.

È una prigione quella che contiene la famiglia Tyrone – Gabriele Lavia, che interpreta e dirige il dramma, sino a domenica 9 marzo, al Carignano per la stagione dello Stabile torinese, la definisce “famigliaccia” -, la circonda una più che visibile inferriata, onnipresente e obliqua, da cui sarà possibile un’unica uscita di mamma Mary e di cui gli attori si libereranno soltanto per gli applausi finali, mentre all’interno stanno tavoli e seggiole e angoli di conversazione, mentre all’esterno tutto è avvolto nel buio entro cui gli attori scompaiono (la scena è di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti) – all’interno della quale i personaggi, offuscate vittime e carnefici allo stesso tempo, impiegano la loro giornata con briciole di tenerezza, con momenti dove passato e presente devono essere rinfacciati a qualunque costo, dove in diversa misura si corre verso l’autodistruzione, dove liquori e droga annebbiano i cuori e i sentimenti e riempiono il tempo interminabile, dove circolano sospetti e sussurri e grida, dove le illusioni sbiadiscono, dove impera la grettezza e l’attaccamento al denaro e il rimpianto del padre, impossibile grande attore shakespeariano, le debolezze e le accuse dei figli e la madre che continua a narrare di una esistenza infelice e sola, dove si gioca drammaticamente a scarnificarsi senza risparmio di colpi di scure. Non si tira indietro l’autore, neppure per un attimo, in quella descrizione familiare, disposto a mettere in piazza ogni ferita, ogni possibile conseguenza, con grande infelicità e palpabile crudezza, con una asprezza e una sincerità personale che forse mai cosi hanno attraversato un palcoscenico.

E Lavia certo non si sottrae a quella ragnatela di rabbiosa, quanto pietosa, infelicità che è al centro del dramma. Lo fa dando corpo e anima, in modo autentico (dove ci si allontana dalla “recitazione” per essere sempre più “veri”) ai quattro personaggi e con un vigore che espone tutto il realismo del testo. Fotografa, delinea, accentua, tratteggia, muove in quello spazio che si fa sempre più angusto e soffocante, riempie dell’esattezza di gesti e parole frantumate e lasciate a metà, di espressioni che vogliono dire e non diranno mai. Del suo James esprime non solo i tratti dei ricordi e delle incomprensioni e della dolorosità del vivere ma pure quelli più caparbiamente infantili: e riempie immediatamente la scena. Gli sono accanto Federica Di Martino, che è una perfetta mater dolorosa e folle, forte padrona di un frastagliato itinerario di drammaticità, capace di sfruttare appieno, con grande convincimento, gli ultimi attimi vestita dell’abito da sposa, Jacopo Venturiero (Jamie) e Ian Gualdani (Edmund), credo scelti dopo parecchi provini, forse ancora qua e là in cerca di eccessi che si smorzeranno e di una giusta appropriazione in un percorso che s’è iniziato da un paio di settimane soltanto. Beatrice Ceccherini è la cameriera Cathleen. Applausi incondizionati al termine, resi da un pubblico completamente agguantato da una resa che è agli occhi di chi guarda una delle concretezze teatrali della stagione.

Elio Rabbione

Foto Tommaso Le Pera