ilTorinese

Italia campione d’Europa Il calciomercato decolla!

Non si sono ancora spenti i riflettori sulla nazionale italiana campione d’Europa e già si pensa al prossimo campionato con il calciomercato che entra nel vivo attraverso trattative che non richiedono enormi esborsi di denaro ma soprattutto con scambi e prestiti con obbligo od ancora meglio diritto di riscatto.La soluzione che più piace ai presidenti è addirittura il prestito secco spendendo poche migliaia di euro per assicurarsi le prestazioni del calciatore e poter decidere in un secondo tempo se tenerlo in squadra negli anni a venire solo dopo averlo osservato nel corso dell’anno.

In casa Juve sono ben 7 gli esuberi che farebbero incassare alla società bianconera ben 80 milioni da investire sul mercato.Sono in vendita i difensori Demiral,Rugani,Frabotta,De Sciglio,i centrocampisti Ramsey, Bernardeschi, l’attaccante Pjaca.
Intanto in settimana rinnoveranno i loro contratti Dybala e Chiellini.
Locatelli sarà il primo acquisto,si chiuderà l’affare questa settimana.
In casa granata dopo gli arrivi del portiere Berisha e dell’attaccante Warming,arriveranno in breve tempo i 2 trequartisti fondamentali nel 3-4-2-1 di Juric:Messias e Ramirez.Dopodichè solo attraverso le cessioni ci saranno altri arrivi,ad esempio via Zaza al Parma dentro Lapadula(dal Benevento)che tanto bene si è comportato in coppa America,segnando 4 gol nel Perù e facendolo issare al quarto posto finale.
Sirigu otterrà la rescissione del contratto e si accaserà con ogni probabilità alla Juventus come secondo portiere.Belotti andrà via per 20 milioni di euro.Una chimera la prima richiesta di 34 scesa già a 30.Dal 1 febbraio 2022 l’attaccante granata potrà firmare qualsiasi contratto a parametro zero.

Vincenzo Grassano

“L’orto fascista” Romanzo / 2

 

L’AUTORE DICE DI SE’  Sono un vecchietto che a 76 anni, stanco di leggere romanzi con una infinità di personaggi difficili da ricordare (ed un inizio di arteriosclerosi non aiuta), trame complicate e finali scontati, ha deciso di tentare di scrivere il libro che gli sarebbe piaciuto leggere.
E’ nato così “L’orto fascista” che non è nè vuole essere un romanzo storico o politico. E’ una tragicommedia (più commedia che a volte sfiora la pochade) che si svolge in un piccolo paese della Valcamonica nel 1943 all’atto dell’invasione tedesca in Italia. Il romanzo è stato accolto benevolmente dalla critica. Alcuni mi hanno paragonato a Piero Chiara (con mio immenso piacere in quanto da ragazzo ebbi occasione di frequentare lo scrittore varesino e di stimarlo), altri (con minor piacere) al “miglior” Andrea Vitali. I giornalisti del quotidiano “La Stampa” hanno collocato il mio scritto nel sito “Lo Scaffale” ove vengono ospitati solo i libri che non dovrebbero mancare in ogni biblioteca privata.
Spinto dall’entusiasmo ho scritto e pubblicato “Gilberto Lunardon detto il Limena” e quindi “L’oro di Breno” che sono altrettanto piaciuti.
Quest’anno, per festeggiare i miei 84 anni, ho pubblicato il giallo “Il sosia.” Non avendo nessuna esperienza in questa tipologia di romanzi temevo un fiasco. Quindi è stata con grande meraviglia l’aver ricevuto tante mail da persone, anche sconosciute, che si congratulavano con me e che mi esortavano a continuare. Ho altri due romanzi nel cassetto ed ho intenzione di editarli il prossimi Marzo e Ottobre. Infatti a Ottobre uscito “Don Arlocchi e il mistero della statua di Minerva”.

Ernesto Masina

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In copertina:
Breno, Piazza Generale Ronchi, già Piazza del Mercato, fotografia d’epoca.

 

ERNESTO MASINA

L’Orto Fascista

Romanzo

PIETRO MACCHIONE EDITORE

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III

Don Pompeo Cappelletti era detto don Pompetta Cappelleo a causa della strana configurazione del suo corpo, largo in modo abnorme all’altezza delle anche e dei glutei e che andava restringendosi vistosamente nella parte alta del tronco, finendo in due spalline strette strette che sorreggevano una testa oblunga: proprio la forma di quelle pompette che una volta si usavano per fare gli enteroclismi. A coprire la scarsa capigliatura sempre un basco alla francese. Era stato Cappellano Militare nella guerra ’15-’18 e si diceva avesse, non si sa con quale incarico, partecipato anche alla guerra di Spagna, ovvia- mente dalla parte dei franchisti. Era un grande sostenitore del Fascismo e non perdeva occasione per esprimere la sua enorme ammirazione per il Duce e per le sue grandi opere. Durante le sfilate in occasione delle giornate ufficiali, naturalmente istituite dal Regime, sfoggiava sulla tonaca alcuni nastrini militari colorati e qualche medaglia assegnatagli non si sa perché. Teneva ottimi rapporti con le autorità fasciste. Due volte al mese si recava a Brescia, con la scusa di andare in Arcivescovado, diceva, o a trovare qualche parrocchiano ricoverato nel locale ospedale, oppure ad acquistare qual- che articolo che non si trovava nei negozi della valle. Per raggiungere il capoluogo prendeva il trenino che partiva qualche minuto dopo il termine della messa delle sette, oppure trovava un passaggio su qualche auto di servizio o di proprietà di qualche privilegiato che, per meriti politici o perché svolgeva comunque attività che interessavano il Partito, era esentato dal divieto di uso persona- le delle vetture a benzina.

Giunto a Brescia sbrigava il più velocemente possibile la visita in Arcivescovado, augurandosi di non trovare mai il Vescovo che aveva fama di sinistrorso e che, con quello sguardo profondo, durante gli incontri lo guardava sempre negli occhi mettendolo in imbarazzo. Si dedicava quindi alle poche commissioni, trascurava le visite in ospedale e poi, guardandosi in giro con circospezione, sperando di non essere seguito e di non incontrare qual- che persona che lo conoscesse, si recava in una stretta via che partiva da piazza Tebaldo Brusati e suonava al n°10. Quando gli veniva aperto gettava un ultimo sguardo sia a destra che a sinistra e poi si precipitava all’interno.
Era la sede dell’OVRA, la polizia politica del Regime, che si interessava di controllare, interrogare – sempre più spesso con la tortura – tutti quelli che sembravano critici o contrari al Regime. Gli uffici erano stati ricavati in un appartamento requisito a una coppia di antifascisti che erano stati inviati, per redimersi, al confine in un paese sperduto tra le valli dell’appennino calabrese. Per mancanza di fondi il mobilio non era stato sostituito e quindi l’ufficio del Commissario era situato nel salotto di casa con tanto di poltrone e divano.
Gli appartenenti all’OVRA ritenevano che quella sede non fosse conosciuta se non a loro – chi vi era portato veniva preventivamente bendato – ma a Brescia, come succede in tutte le piccole città del nord di curiosi e di pettegoli, tutti sapevano.

Qui don Pompeo veniva fatto accomodare in un salottino e dopo poco veniva raggiunto dal Commissario Capo. Bevuto un caffè i due si mettevano a chiacchierare come due vecchi amici, ma ben presto il discorso si limitava ad un soliloquio del prete. Raccontava tutte le notizie raccolte a Breno e in altri paesi della valle. Solo notizie, ovvia- mente, che potevano interessare alla Polizia Politica.
Il Parroco era un abile confessore. Se chi si presentava per ottenere l’assoluzione era donna dai 40 ai 60 anni – mai fidarsi delle giovani moderne che prendevano i sacramenti e, soprattutto, le autorità ecclesiastiche troppo sotto gamba – riusciva sempre a intrufolarsi nei suoi pensieri e a sviscerarne i più reconditi segreti. E se si parlava di peccati riguardanti il sesso, don Pompeo voleva sapere, con dovizia di particolari, come si erano consumati. I movimenti, le posizioni, la condivisione o meno alle eventuali strane richieste del marito, e se, magari con l’aiuto del preservativo o del coitus interruptus, erano state violate le leggi stabilite dalla chiesa. Giustificando tutto ciò con il fatto che la gravità del peccato era in proporzione al godimento ricevuto e che un orgasmo femminile non era cosa buona. Al Parroco questi racconti davano lo stesso malsano godimento che avrebbe ricevuto – fervido come era di immaginazione – guardando un film porno. Se capitavano in una giornata tre confessioni di questo genere, don Pompeo usciva dal confessionale spossato ma evidentemente appagato.
Uguale malizia il prete usava nel raccogliere notizie dal o dalla penitente riguardo la vita privata, la sua, quella del coniuge e, qualche volta, dei vicini. Ricordando che se si fornivano notizie di atti contrari al Fascismo – al partito che aveva voluto un concordato così… cristiano – si faceva solo il volere di Cristo. E quanti o quante ci cadevano!
Don Pompeo manteneva anche ottimi rapporti con i parroci dei paesi vicini, con i quali spesso si incontra- va per uno scambio di vedute, non spirituali, certo, ma… politiche.
– Alla prossima visita all’OVRA dovrò far cenno anche di quel don Sprezzali, Parroco di Bienno, che mi sembra troppo impegnato con Cristo e poco col Duce – pensava spesso, anche se non era mai riuscito, in fin dei conti un residuo di carità cristiana tentava di sopravvivere ancora nel suo animo, a denunciarlo.
Finito il colloquio con il Commissario, questi chiamava un dipendente che, ad un suo cenno di assenso, lasciava la sede diretto al vicino casino. Nel frattempo il prete veniva fatto accomodare in una stanzetta arredata con un comodo letto, due belle poltrone e un lavandino. Lì si spogliava dagli abiti talari che nascondeva in un armadio ed attendeva la ricompensa ai suoi servigi. Poco dopo, infatti, una prostituta (“molto florida, mi raccomando” aveva richiesto la prima volta) proveniente dal vicino postribolo bussava alla porta pronta a sottomettersi ai suoi desideri. Nel frattempo lui aveva ripassato il contenuto di qualche confessione e, tutto eccitato, si era predisposto a sfruttare nel modo migliore l’occasione.

 

IV

La farmacia Temperini si affacciava sulla piazza S. Ago- stino al termine della via Roma che era in ripida sali-
ta. Sembrava fosse stato scelto il posto giusto perché chi era perfettamente sano potesse raggiungerla senza affanno, ma chi aveva problemi di salute, arrivato alla farmacia, se li trovasse raddoppiati e bisognoso di ulteriori cure: per la gioia del farmacista.
Entrando si era avvolti dagli odori degli ingredienti dei vari prodotti galenici, quelli preparati direttamente dal farmacista, che un tempo andavano per la maggiore, essendo la produzione industriale dei medicinali ancora limitata. Anice, liquirizia dai buoni odori dolciastri, ma anche valeriana, aconito, malva, stramonio ed altre erbe officinali. Nel retro si sentiva in continuazione il picchiettare di un pestello in un mortaio, ove un inserviente lavorava i componenti per preparare decotti, pillole e cachet secondo le ricette del medico condotto o del tito- lare della premiata farmacia. Ricette vecchie di lustri che mai venivano modificate in quanto nessuno si prendeva la responsabilità di farlo, anche perché effettivamente spesso le condizioni di salute di chi li ingurgitava miglio- ravano. Probabilmente più per l’effetto placebo che per le proprietà delle formulazioni.
La farmacia era condotta dalla figlia del proprietario, Ida, con l’aiuto al banco di un certo Angiolino che non aveva le rotelle che giravano tutte al modo giusto se non quando si trattava di fare i conti ed incassare. Era il figlio della Sofia, la balia che aveva nutrito Ida quando la madre, pochi giorni dopo il parto, era morta di febbre terziaria. Prima di trovare la balia, Ida aveva sofferto la fame rifiutando il latte di mucca e l’acqua zuccherata che le veniva- no offerte in cambio del latte materno. Ma quando era stata rintracciata la balia, che aveva da poco partorito l’Angiolino, si era rifatta abbondantemente e Sofia aveva lasciato fare perché era molto interessata ai soldi promessi in caso avesse fatto crescere in modo rigoglioso la piccola orfanella. Si diceva che l’Angiolino non fosse del tutto normale perché durante i primi mesi di vita non aveva ricevuto sufficiente nutrimento in quanto, quando la mamma gli offriva le tette, queste ormai erano pratica- mente vuote. Il farmacista probabilmente aveva accettato questa ipotesi ed aveva preso a lavorare con sé l’Angiolino come segno di riparazione. Il commesso, che si interessa- va più che altro della cassa, prima di dare il resto aveva preso l’abitudine di chiedere con fare mellifluo, chiunque fosse il cliente, uomo, donna, vecchio o giovane:
“Vuole mica una bella scatola di preservativi?”
Alle lagnanze dei clienti, il Temperini, spesso, si riteneva per burla, rispondeva che il suo commesso era impotente e che con quella proposta voleva che i clienti facesse- ro in tutta tranquillità quello che a lui non riusciva: quindi la sua era una affettuosa cortesia. La Ida ormai non faceva più caso alle stranezze del fratello di latte ed alle lamentele dei clienti. Era sempre triste e immusonita: precisa e disponibile nella gestione della farmacia ma altrettanto scostante.  Anni addietro aveva perso la testa per un operaio della Ferriera Tassara e forse ci aveva anche fatto all’amore. Scoperta dal padre le era stata vietata la frequentazione del povero operaio, con la minaccia di essere diseredata. Dapprima aveva resistito alle imposizioni del padre, ma poi, quando il moroso (per intervento del farmacista?) era stato licenziato con uno strano pretesto ed aveva dovuto emigrare in Francia in cerca di lavoro, aveva per forza accettato la nuova situazione ma aveva iniziato ad odiare in silenzio il genitore.
Il Temperini difficilmente rimaneva in farmacia dopo l’apertura. O se ne andava a caccia, se era stagione e la giornata non prometteva pioggia, oppure si trasferiva al bar Monte Grappa che si trovava proprio di fronte alla farmacia, dove passava ore ed ore.
Alto, magro elegante, con un paio di baffetti sempre curatissimi, il farmacista portava occhiali con lenti scure che aggiungevano al fascino naturale un qualcosa di misterioso. E’ inutile dire che piaceva alle donne, soprat- tutto alle contadine e alle mogli dei numerosi pastori alle quali non faceva mancare la sua presenza quando queste rimanevano a casa sole, essendo i mariti agli alpeggi con le mucche, o, come ora, al fronte. Anche se in paese si parlava molto delle sue avventure, nessuno aveva prove concrete, perché per le sue attività amatorie si recava nelle cascine fuori paese, dove aveva più facilità di suc- cesso. E poi a lui piacevano queste donne franche, di car- ne abbondante e di pretese limitate. Accoppiamenti classici, senza l’obbligo di preliminari laboriosi e finali romantici, che lo appagavano pienamente. “Una botta e via”, come usava dire il Temperini che, invero, ben difficilmente accennava alle sue conquiste.
Ci aveva provato una volta anche con la maestra signora Lucia, che però gli aveva fatto capire chiaramente che apprezzava le avances ma che non sapeva che farsene di una persona che nulla di concreto avrebbe potuto lasciar- le. Il farmacista si era ritirato in buon ordine con un mazzo di fiori e tante scuse.

V

Il bar Monte Grappa era il luogo di ritrovo di tutti gli sfaccendati del paese, dei negozianti che avevano chi potesse sostituirli in negozio o dei professionisti che potevano gestire il loro tempo a piacimento. Vigevano due regole ferree: era vietato parlare di politica e non si poteva giocare a carte a soldi. I pettegolezzi e le abbondanti libagioni erano quindi gli unici sfoghi dei clienti. Il proprietario, detto Burtulì squarta fasöö, per la sua tirchieria e per la precisione che metteva in tutto ciò che faceva, per mantenersi la clientela riusciva sempre a inventarsi qualcosa. In quel periodo aveva messo a punto tornei di briscola. Con pazienza certosina predisponeva 15-20 mazzi di carte con identica sequela in modo che tutti i partecipanti al torneo avessero le stesse chances. Anche se non si poteva giocare a soldi, veniva fissata una cifra di iscrizione e al termine del torneo venivano premiate le prime tre coppie. A volte con una dozzina di uova, a volte con un salame o una piccola forma di for- maggio. Cose preziose in periodo di autarchia dove combinare il pranzo con la cena non era per nulla facile. La cosa faceva impazzire gli accaniti giocatori che si iscrive- vano ai tornei, versando le iscrizioni anche dieci giorni prima dell’inizio pur di non perderle. I risultati poi, tra buone bevute, si discutevano a lungo con prese in giro per i perdenti e promesse di rivincita.

Il Temperini era un grande affabulatore ed era richiestissimo dai frequentatori del bar per le storie che sapeva inventare, soprattutto se erano particolarmente, come si diceva allora, sboccate. E il farmacista condiva sempre questi racconti con fatti veri che si riferivano, non esplicitamente ma in modo alquanto comprensibile, a qualcuno del paese che aveva qualche problema fisico nel senso sessuale e che si era rivolto a lui per qualche cura: alla faccia del segreto professionale. Altre volte iniziava barzellette che centellinava magari in diverse visite al bar, rendendo spasmodica l’attesa per il finale. Ai nuovi venuti non risparmiava mai la storiella dell’omino verde che lui recitava con gran bravura.
Si trattava di un problema di un suo cliente che lui aveva contribuito a curare. Il poveretto aveva avuto una strana situazione di incontinenza. Appena addormentato sogna- va che un omino verde gli si posava sulla parte inferiore della pancia ed incominciava a gridare “Piscia! Piscia!” e lui alla mattina si svegliava con il pigiama ed il letto intrisi della sua urina. Il Temperini, interpellato, aveva preparato un intruglio di erbe calmanti che avrebbero reso il sonno più tranquillo e risolto il problema. Niente affatto. Quello aveva continuato a sognare l’omino urlante e a svegliarsi alla mattina bagnato sino al collo. Lui gli aveva aumentato la dose ma, non ottenendo risultati, aveva sentenziato: “A mali estremi, estremi rimedi!”
Gli aveva detto: “Se noi riusciamo a interrompere, alme- no per una volta, che l’omino l’abbia vinta vedrai che tutto finirà. Però, secondo me, bisogna intervenire fisica- mente. Sarà un po’ doloroso ma sono certo ce la farai!” Aveva allora spiegato al cliente che alla sera, prima di andare a letto, avrebbe dovuto prendere il solito sedativo e poi un pezzo di corda con il quale legare strettamente il pene, e di conseguenza il canale urinario, onde rende- re impossibile il passaggio del liquido. L’aveva quindi congedato regalandogli un potente antidolorifico e dandogli appuntamento per la mattina successiva. Quando si ritrovarono il cliente gli disse:
“Dottore, io ho fatto come mi ha detto lei. Ho preso il calmante, le pillole contro il dolore e poi mi sono legato l’uccello il più strettamente possibile. Un dolore bestia, dottore. Un dolore bestia! Però sono riuscito ad addormentarmi e subito è venuto quel disgraziato. Si è messo a urlare ‘Piscia! piscia!’ e io l’ho lasciato urlare. Poi mi sono toccato: era tutto asciutto, non usciva veramente niente! Lui continuava a urlare ed io a rimanere asciutto”. “Allora ce l’abbiamo fatta” gridò il dottore tutto contento. “Mi lasci finire, dottore. Lui urlava ed allora io gli ho detto: ‘Guarda che non posso pisciare perché me lo sono legato. Guarda!’ Lui si è sporto a guardare verso il basso e, visto il mio uccello tutto infiocchettato, si è arrabbiato come una bestia. Prima di andarsene, mi ha urlato ‘Ma va’ a cagare!’. Dottore, io questa mattina mi sono svegliato pieno di merda sino al collo!”

(continua…)

 

 

 

 Controlli di prevenzione furti auto: uomo in possesso di jammer

Personale del Commissariato Centro in servizio di Volante, lo scorso martedì pomeriggio ispezionava i parcheggi a pagamento di corso Re Umberto angolo Matteotti, in considerazione di alcune segnalazioni di furto e di denunce ricevute recentemente.

Gli agenti si avvedevano della presenza di un soggetto straniero che si aggirava fra le auto e lo fermavano. L’uomo, un 39enne tunisino, inveiva contro i poliziotti e la Repubblica Italiana, e cercava in tutti i modi di eludere il controllo.  Durante la perquisizione, i poliziotti rinvenivano in suo possesso 3 jammer ed una chiave universale per serrature speciali. Gli agenti verificavano che i telecomandi fossero funzionanti: uno di essi riusciva a inibire il sistema di sicurezza di un’autovettura di servizio. L’uomo è stato denunciato per possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli o oggetti atti allo scasso, nonché per resistenza a PU, e Vilipendio della Repubblica.

È di nuovo allerta gialla per i forti temporali

Altri acquazzoni sono previsti in Piemonte. Dopo qualche giorno di tregua le previsioni meteo peggiorano.

La causa è una “profonda bassa pressione atlantica” in corso dal pomeriggio di ieri che porta  piogge, fulmini, con possibilità  di grandine, allagamenti e isolati smottamenti. L’allerta riguarda da oggi, martedì, tutto il Piemonte. Mercoledì il tempo sarà in miglioramento ma ancora instabile.

Covid, il bollettino di lunedì 12 luglio: la situazione in Piemonte

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 17 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 3dopo test antigenico), pari allo 0,2 % di 10.270tamponi eseguiti, di cui8.031 antigenici. Dei 17 nuovi casi, gli asintomatici sono 13 (76.5%).

I casi sono così ripartiti: 10 screening, 4 contatti di caso, 3 con indagine in corso; per ambito: 1 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 1 scolastico, 15 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 367.335così suddivisi su base provinciale: 29.623 Alessandria, 17.510 Asti, 11.539 Biella, 52.991 Cuneo, 28.312 Novara, 196.597 Torino, 13.758 Vercelli, 13.001 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.506 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.498 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 3(-1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 62(-1 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 686.

I tamponi diagnostici finora processati sono 5.611.981(+ 10.270rispetto a ieri), di cui 1.818.117risultati negativi.

I DECESSI RIMANGONO 11.698

Nessun decesso è stato comunicato dall’Unità di Crisi della Regione di persona positiva al test del Covid-19.

Il totale rimane quindi di 11.698 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.566 Alessandria, 713 Asti, 432 Biella, 1.454 Cuneo, 944 Novara, 5.591 Torino, 525 Vercelli, 373 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 100 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

354.877 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 354.886(+9rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 28.001 Alessandria, 16.781 Asti, 11.049 Biella, 51.472 Cuneo, 27.320 Novara, 190.615 Torino, 13.196 Vercelli, 12.605 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.437 extraregione e 2.410 in fase di definizione.

Arriva un nuovo T red tra corso Tirreno e corso Siracusa

ATTIVAZIONE NUOVO IMPIANTO DI RILEVAZIONE INFRAZIONI SEMAFORICHE

A partire dalle ore 00.00 del 14 luglio, all’incrocio stradale tra Corso Siracusa e Corso Tirreno,  sarà attivato un nuovo impianto di rilevazione delle infrazioni semaforiche.

 

Il nuovo impianto va ad aggiungersi agli altri 7 impianti già attivati e nello specifico ai primi 3 attivati dal  02/12/2019 (Regina Margherita/Potenza/Lecce;  Vercelli/Vigevano/Novara; Peschiera /Trapani) e ai successivi 4 attivati dal 09/03/2020 (Giambone/Corsica; Agnelli/Tazzoli; Lecce/Appio Claudio; Pianezza/Nole/Potenza).

 

Così come gli impianti precedentemente installati, il nuovo impianto scatta una sequenza di 20 fotogrammi per ogni transito che vengono sempre analizzati dall’operatore  di polizia municipale, il quale verbalizza solo dopo aver analizzato le immagini per verificare che non ci siano, ad esempio, cause di giustificazione, come il passaggio da parte di mezzi di polizia o di soccorso con sistemi di allarme inseriti o il passaggio/ingombro dell’incrocio da parte di veicoli privati che compiono la manovra vietata per far passare i mezzi di soccorso o di polizia, essendo quindi giustificati.

 

Anche il nuovo impianto rileva tre tipi di comportamento vietati dal Codice della Strada:

  • attraversamento dell’incrocio con luce rossa, che comporta una sanzione di euro   167  (ridotta del 30%  e quindi a euro 116 ) in caso di pagamento entro cinque giorni dalla notifica, con decurtazione di 6 punti patente;

 

  • arresto del veicolo oltre la linea bianca, sanzionato solo quando si è superata la linea con l’intero veicolo o si è andati a invadere l’attraversamento pedonale, che comporta una sanzione di 42 euro (ridotta del 30% e quindi a euro 29,40) in caso di pagamento entro cinque giorni dalla notifica, con decurtazione di 2 punti patente;

 

  • posizionamento del veicolo sulla corsia di svolta proseguendo poi la marcia dirittocon la lanterna della svolta sul rosso,  che comporta una sanzione di 42 euro (ridotta del 30% e quindi a euro 29,40) in caso di pagamento entro cinque giorni dalla notifica con decurtazione di 2 punti.

 

Nel 2019 le violazioni accertate sono state 6.901, di cui 1.383 per attraversamento con il rosso e 4.667 per gli altri due comportamenti vietati.

 

Nel 2020 le violazioni accertate sono salite a 125.292, di cui 15.374 per attraversamento con il rosso e 109.918 per gli altri due comportamenti vietati, mentre nel 2021 (fino al 30 giugno) le violazioni accertate sono state 31.093, di cui 3.447 per attraversamento con il rosso e 27.646 per gli altri due comportamenti vietati.

Tagli servizi, Pd: “Asl To3, la Regione intervenga!”

LE RICHIESTE DI SCHILLACI – BECCARIA – VALLE (PD)

“La scelta della Direzione Aziendale dell’Asl To3 di ripartire con i servizi sanitari della fase post Covid senza ripristinare i punti di primo intervento si tradurrà in una riduzione delle prestazioni ai cittadini che non potrà essere compensata dalla nascita del pad, uno spazio ambulatoriale medico-infermieristico con servizi limitati che finiranno per costringere i pazienti a doversi rivolgere direttamente ai Dea di riferimento come quello di Rivoli. Saranno i cittadini di Venaria a pagare questa decisione sbagliata” spiega Rossana Schillaci, capogruppo Pd in Comune a Venaria.

“Il presidio di Giaveno è un punto di riferimento per tutta la Val Sangone e con la stagione estiva aumenta considerevolmente il carico che deve sopportare: questo è il momento di ampliare i servizi, non ridurli. Per questo abbiamo denunciato da subito la scelta dell’ASL di non riaprire il PPI, coinvolgendo la popolazione in una raccolta firme su diversi comuni che sta riscuotendo un notevole successo. Ci aspettiamo novità dalla riunione dei sindaci del distretto di oggi pomeriggio, anche a fronte dell’acquiescenza con cui il primo cittadino di Giaveno ha accolto la notizia del taglio ai servizi nella propria città”, dichiara Vilma Beccaria, capogruppo PD in Comune a Giaveno.

“La sanità piemontese dovrebbe essere ridisegnata e ripensata anche in base a tutte le criticità che la pandemia ha evidenziato – spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico Daniele Valle – ma per il momento la Regione si è limitata a sottoporci provvedimenti spezzatino al posto di una riforma globale. La carenza di medici e di personale infermieristico, la mancata programmazione delle assunzioni e del calendario delle ferie stanno causando una riduzione dei servizi: a Venaria e Giaveno non riapriranno i PPI; sono ancora chiusi i pronto soccorso del Martini e di Cuorgnè, le liste di attesa per le visite e per gli esami rischiano di allungarsi ancora. Oggi per potersi sottoporre a una prima visita allergologica si attende un anno. Occorre un intervento tempestivo dell’Assessorato alla Sanità perché i rallentamenti imposti dalla pandemia non si traducano in tagli permanenti che saranno i piemontesi a scontare”.

Rifiuti, Not in my Back Yard!

Prosegue “I venti dell’Ambiente”, il programma promosso dal Polo del ‘900, in collaborazione con diversi enti partner, tra cui il Museo Nazionale del Cinema con CinemAmbiente. Diretto ad affrontare i temi del cambiamento climatico e delle sfide ambientali, “I venti dell’ambiente” propone lunedì 12 luglio l’evento dal titolo Rifiuti, Not in my Back Yard!, articolato in due appuntamenti.

La giornata si apre con un talk organizzato dal Polo del ‘900 in collaborazione con CinemAmbiente, Rete Italiana di Cultura Popolare e Università di Torino, alle ore 17.30, alla Portineria di comunità (in Piazza della Repubblica 1/F). Interverranno Camilla Munno, responsabile del progetto Lo spaccio di cultura – Portineria di comunità, e Pierangiola Bracco, professoressa associata di chimica industriale all’Università di Torino, modera Elena Ciofalo, area valorizzazione e audience development Polo del ‘900. Nel corso dell’incontro il tema della grande emergenza dei rifiuti verrà declinato anche a livello locale a partire dall’esperienza dei laboratori ambientali sul riciclo e la promozione dell’economia circolare del GASP!, il gruppo di acquisto solidale della Portineria. Integreranno il dibatto le testimonianze degli “abitanti” della Portineria che con le loro attività promuovono il riciclo e la minimizzazione della produzione di rifiuti. L’incontro sarà anche occasione per presentare il nuovo progetto bike sharing legato al recupero delle biciclette abbandonate nei condomini, la loro sistemazione e messa a disposizione degli abitanti de Lo Spaccio di cultura. Da giovedì 8 luglio, sarà disponibile sui canali social del Polo un sondaggio a cura di Società Meteorologica Italiana – Nimbus che permetterà al pubblico di confrontarsi sui temi dei rifiuti, economia circolare e riciclo fornendo ulteriori spunti di riflessione al talk.

 

In serata, alle ore 21, nel Cortile di Palazzo San Daniele (in via del Carmine 14), sarà proiettato – in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema – Cinemambiente – il film Plastic China di Jiu-liang Wang. Girato nella provincia dello Shandong, il documentario mostra l’altro volto della Cina: non solo Paese economicamente trainante a livello globale, ma anche, fino a poco tempo fa, massimo importatore mondiale di rifiuti plastici, con conseguenze pesanti sulla salute collettiva e le condizioni di vita di quanti lavorano nei tossici e rudimentali impianti di riciclaggio sparsi per tutta la nazione. Insignito di numerosi riconoscimenti in tutto il mondo, il film ha vinto il premio come miglior documentario internazionale alla 20.maedizione del Festival CinemAmbiente. La proiezione sarà presentata da Gaetano Capizzi, direttore del Festival CinemAmbiente.

INGRESSO gratuito

 

Info e prenotazione talk (ore 17.30, Piazza della Repubblica 1/F): tel. 3478788271; info@spacciocultura.it.

Info e prenotazione proiezione (ore 21, Via del Carmine, 14): www.polodel900.it/i-venti-dell-ambiente.

Polo del ‘900;  tel. 0110883200; reception@polodel900.it; www.polodel900.it

Cinemambiente; tel.011 8138860; festival@cinemambiente.it; www.cinemambiente.it

Lavori in Corto. Restiamo umani Tre serate di proiezioni e premiazione finale

12, 13 e 14 luglio – Torino

(Comala, Cascina Roccafranca, Arena Monterosa)

Accesso libero

L’Associazione Museo Nazionale del Cinema è lieta di proporre una maratona di tre serate consecutive di proiezioni, dal 12 al 14 luglio in tre diverse location a Torino, per presentare i film e i giovani autori under 35 che hanno partecipato al concorso cinematografico nazionale Lavori in corto. Restiamo umani, dedicato a opere cinematografiche che ragionano sulle tematiche dei diritti umani, e che sono state selezionate da una giuria di esperti per concorrere alla vincita dei tre premi in palio.

“Sono stati oltre un centinaio – commenta il presidente dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema, Vittorio Sclaverani– i lavori che abbiamo ricevuto allo scadere del bando a metà giugno. Davvero tantissime opere, e molto interessanti, di autrici e autori under 35 da tutt’Italia che hanno declinato con la loro sensibilità la molteplicità delle tematiche legate ai diritti umani attraverso il linguaggio audiovisivo. Siamo felici e soddisfatti di quest’ampia risposta su un tema sempre attuale quanto urgente e confesso che l’alta qualità dei lavori ha reso non facile, con il nostro staff di selezione composto da Daria Basso, Valentina Noya, Giorgio Bono, Stefano Darchino e Marco Sandrone, la scelta di selezionare 5 lavori fuori concorso e 7 in concorso.”

“Aprire uno sguardo – dichiara il coordinatore e responsabile della selezione del concorso, Marco Sandrone – su quelle realtà umane e sociali che vengono sistematicamente omesse da qualsiasi racconto è stata la sfida lanciata ai giovani autori con il tema di quest’anno, una necessità già inderogabile resa ancora più urgente dalla straordinarietà dell’attuale periodo storico. Dai campi profughi palestinesi in Libano (Zaytun – Fuori campo, Assomoud House of the resilient children) ai centri per la difesa dei diritti delle donne in Messico (En camino – Messico, machismo e nuvole), passando per la rotta balcanica dei migranti (Umar) e per la devastazione della Valle Roja (Source), l’invito a restare umani assume sempre un significato attivo, un incitamento alla solidarietà concreta come autentica espressione di umanità e di libertà. Libertà di amare (Libertà), di conquistare la propria indipendenza (Diciotto), di vivere la propria vita con dignità. Attraverso gli occhi dei nostri giovani autori, il programma di questa ottava edizione si propone di restituire uno sguardo ampio sul presente, sul tema dei diritti e del sostegno reciproco. Una finestra sulla realtà che forse, aperta dai ragazzi di oggi, potrà mostrarci anche un pezzetto del domani.”

La maratona di proiezioni inizia lunedì 12 luglio alle 21.30 presso Comala (C.so Ferrucci 65/A), uno di centri del protagonismo giovanile più vitali della città, che ospita la proiezione dei cinque film fuori concorso e l’introduzione di Mauro Carazzato del Gruppo Emergency Torino.

Si prosegue martedì 13 luglio alle 21.15 nell’ampio cortile della casa di quartiere Cascina Roccafranca (Via Rubino 45) con la prima serata di proiezioni dei film in concorso. Infine, mercoledì 14 luglio alle 21.30 si conclude il ciclo all’Arena Monterosa (Via Brandizzo 65) con il secondo slot di film in concorso e la premiazione finale.

Ogni appuntamento è arricchito da brevi pillole video dedicate ai diritti curate da Amnesty International Piemonte e Valle d’Aosta.

Tutte le proiezioni sono a ingresso libero fino a esaurimento posti nel rispetto delle norme anti Covid-19.

 

La giuria di Lavori in Corto è composta dal Presidente Stefano Francia di Celle, storico del cinema e Direttore del Torino Film Festival, Maria Elena Delia, amica e collaboratrice di Vittorio Arrigoni, a cui è dedicato il concorso quest’anno, in rappresentanza della Fondazione Vik Utopia Onlus, Marcella Filippa, Direttrice della Fondazione Vera Nocentini, Carmen Riccato, Direttrice del Disability Film Festival, Paola Ramello di Amnesty International Italia, Halah Mohammed Mohsen, giornalista e attivista per i diritti umani yemenita, Barbara Sassano, formatrice della Fondazione Montessori Italia e da Vittorio Canavese, socio dell’AMNC e consigliere nazionale dell’Associazione Italiana Formatori.

Tre sono i premi in palio:

>il Primo Premio Armando Ceste con un valore di 1.000 Euro, offerto da Nova Coop, la cooperativa della grande distribuzione
>il
Gran Premio della Giuria, dedicato quest’anno a Vittorio Arrigoni, con un valore di 600 Euro

>il Premio assegnato dalla Fondazione Montessori Italia al miglior film che tratterà i diritti dell’infanzia, con un valore di 600 Euro

 

 

L’Associazione Museo Nazionale del Cinema e Lavori in Corto da sempre operano portando avanti un’idea di rete, più che mai necessaria rispetto al presente che stiamo vivendo; per l’ottava edizione il mosaico delle realtà socio-culturali che hanno aderito al progetto è davvero molto ampio. Particolarmente significativo è il sostegno da parte della Fondazione Vittorio Arrigoni Vik Utopia Onlus presieduta da Egidia Beretta. Anche Film Commission Torino Piemonte riconferma per l’edizione 2021 la sua collaborazione, rendendosi disponibile a supportare l’iniziativa a tre diversi livelli: offrendo la promozione del concorso sui propri canali di comunicazione, presentando ai professionisti piemontesi (in primis alle società di produzione iscritte alla Production Guide del sito www.fctp.it) i progetti finalisti e, infine, organizzando un workshop di presentazione dei propri servizi e dei propri bandi rivolto ai partecipanti di Lavori in Corto. Una giuria composta dai redattori del quotidiano indipendente online eHabitat assegnerà una menzione speciale al miglior film che tratta le tematiche ambientali.

 

Restiamo Umani, sottotitolo di questa ottava edizione di Lavori in corto, è dedicato all’attivista per i diritti umani e reporter Vittorio Arrigoni, a dieci anni dalla sua scomparsa, per ricordare l’adagio con il quale Arrigoni concludeva i suoi articoli dalla Palestina.

 

 

Per maggiori informazioni

amnc.itlavorincorto@gmail.com

www.facebook.com/lavorincorto

instagram.com/lavorincorto

Folla nel centro di Torino per festeggiare gli Azzurri

Migliaia di persone si sono riversate nel centro di Torino, subito dopo la vittoria degli Azzurri negli Europei 

In tutte le principali vie si sono svolti caroselli di auto e fuochi d’artificio. Particolarmente affollate piazza Vittorio e piazza Castello.

Via Po è stata chiusa per consentire al flusso di persone di arrivare fino in piazza Vittorio.

I festeggiamenti sono proseguiti fino all’alba con cori e caroselli per tutta la città.

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