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Job Film Days, Stéphane Brizé a Torino: i film sul lavoro e una masterclass

JOB FILM DAYS 2021

Al Cinema Massimo la prima proiezione pubblica del suo Un autre monde, ora in programma a Venezia 78

 

Nuova struttura per il festival. Svelata l’immagine guida della seconda edizione e le sezioni del festival

Autore attento alle problematiche di oggi, Stéphane Brizé ha il coraggio di affrontare le contraddizioni della società con un cinema politico a tutti gli effetti. Durante la seconda edizione dei Job Film Days, in programma dal 22 al 26 settembre al Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema, saranno proiettati i film che Brizé ha realizzato sul mondo del lavoro.

Il regista arriverà sotto la Mole dopo aver presentato in concorso alla 78a Mostra del Cinema di Venezia il suo nuovo film, il lungometraggio Un autre monde (Francia, 2021), ancora una volta dedicato alle tematiche del lavoro con Vincent Lindon come protagonista. L’opera sarà presentata anche ai Job Film Days, insieme ad altri suoi film, per la prima proiezione pubblica della pellicola dopo l’anteprima al Lido, ed è distribuita da Movies Inspired.

Il regista sarà inoltre a Torino per una masterclass, che si terrà il 25 settembre, alla quale sarà possibile iscriversi a partire dal 13 settembre (le modalità saranno comunicate più avanti). L’incontro con Stéphane Brizé è uno degli eventi speciali con diverse personalità del cinema, ospiti dei Job Film Days.

Il progetto dedicato al regista francese è realizzato in collaborazione con l’Università di Torino.

Con la seconda edizione, i Job Film Days introducono alcune novità, come il programma articolato in sezioni competitive e non competitive, mentre l’alto numero di partner testimonia l’attenzione del territorio per questa manifestazione, in crescita dopo il felice esordio dello scorso anno. Per questo, infatti, arriveranno anche alcuni eventi speciali realizzati insieme alle realtà che stanno accompagnando il festival, dedicati a pubblici specifici e annunciati successivamente.

Il tema del festival, quest’anno, è riassunto dall’immagine guida, realizzata da Leonardo Guardigli a partire da una foto di Abdulla Binmassam.

«L’immagine guida, che presenta un operaio che guarda in basso, con la città sullo sfondo – dichiara Annalisa Lantermo, direttrice dei Job Film Days –, esprime molto bene lo sguardo sul mondo attuale, in particolare sul mondo del lavoro, che il festival vuole avere. L’operaio assiste agli eventi che accadono e accadranno nella città moderna. Per di più è un operaio con attrezzature complesse, che svolge un lavoro pericoloso, esposto a rischi elevati per la sua sicurezza. La realtà attuale del lavoro è complessa e problematica, anche per la sicurezza e il benessere delle persone. Il festival vuole parlare anche di questo».

La nuova struttura

Il festival propone una declinazione delle tematiche di lavoro e diritti secondo diversi percorsi di approfondimento. Oltre alle due principali sezioni competitive (concorso internazionale documentari e concorso europeo cortometraggi) se ne aggiungono quattro non competitive. Il programma si completa con un calendario di eventi speciali.

Concorsi

–        Premio Cinematografico Internazionale “Lavoro 2021” JFD – INAIL. Concorso internazionale dedicato al cinema documentario che racconta i diversi aspetti del mondo del lavoro.

–        Premio “Job for the Future” JFD – Camera di Commercio di Torino. Concorso dedicato ai cortometraggi realizzati nell’Unione Europea da registi Under 40 che racconta i lavori «emergenti» e le sfide del lavoro contemporaneo.

 Fuori concorso

–        Il lavoro delle donne. Curata in collaborazione con Aiace Torino, Sistema Culturale Blanderate-Comitato “Se 8 ore”, Fondazione Vera Nocentini e Ismel del Polo del ‘900. Pone al centro un tema attuale come quello del lavoro femminile, oltre al ruolo delle donne nella società riconosciuto come asse portante dello sviluppo sostenibile.

–        Lavoro e carcere. Curata con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema e il festival “LiberAzioni – l’arte dentro e fuori”. Racconta un doppio sguardo, dove il lavoro è lo strumento per mantenere dignità durante la detenzione e offrire l’occasione di reintegrarsi nella società una volta fuori.

–        Cinema d’impresa. Curata con CSC-Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea, insieme a esperti e professionisti del settore. È un viaggio in questo ambito, che dagli anni Trenta agli anni Ottanta ha rappresentato un aspetto importante della politica aziendale, con migliaia di documentari.

–        Cinema latinoamericano. Curata con la Pontificia Università Cattolica del Perù e Cinetrab. Presenta uno spaccato della realtà dell’America Latina, dove il cinema è uno specchio per riflettere sui problemi sociali, anche attraverso la dimensione fantastica.

Stéphane Brizé

La programmazione che il festival dedica al regista francese si inserisce nell’ambito della retrospettiva completa organizzata dai Job Film Days con il Museo Nazionale del Cinema, in calendario nel mese di settembre al Cinema Massimo.

Stéphane Brizé (Rennes, Francia, 1966) dopo gli studi in elettronica comincia a lavorare come tecnico per la televisione e il cinema; trasferitosi a Parigi si avvicina al mondo dell’arte drammatica e al teatro fino a quando, nel 1993, esordisce con il cortometraggio Bleu dommage che vince il Grand Prix al Festival di Cognac. Nel 1999 esordisce nel lungometraggio con Le Bleu des villes selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes. Nel 2009 con Mademoiselle Chambon (vincitore del premio César per il miglio adattamento) inizia il suo sodalizio con Vincent Lindon che continua ancora a oggi. Proprio a Lindon è affidato il ruolo di protagonista di tutti i suoi film incentrati sul mondo del lavoro come i memorabili La legge del mercato (2015) e In guerra (2018) entrambi in concorso al Festival di Cannes. Proprio per In guerra, Lindon riceve il premio come miglior attore sia a Cannes che ai César.

 

Damilano, Porta Nuova e la Tangenziale Est

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Premetto che egoisticamente un’ ipotetica chiusura di Porta Nuova come stazione ferroviaria centrale di Torino mi creerebbe evidenti  vantaggi nella mia quotidianità di vita.  

Quando studiai un po’ di storia del quartiere San Salvario  per una lezione che tenni  nella sede del quartiere e il cui testo è rimasto  in rete, constatai che uno dei motivi, se non il principale, di degrado  della zona circostante la stazione è stata ed è la stazione stessa . Non si tratta  certo  di un unicum perché in tutte le grandi città è così. A Napoli, è opportuno, arrivando in treno, infilarsi subito in un taxi, magari abusivo, perché l’aria stessa della stazione è irrespirabile. Io che abito  a qualche centinaio di metri da Porta Nuova, potrei migliorare le mie condizioni di vita, ma questo è un discorso individualistico che non ha nessun valore, anche se una parte di città potrebbe trarre un giovamento della chiusura della stazione, anche per la zona di via Sacchi sempre più abbandonata a sè stessa. Anche l’urbanista e deputato comunista Alberto Todros, uomo colto ed anche ironico (virtù quasi sconosciuta nel Pci) sosteneva con passione la tesi della città futura costruita sugli spazi liberati dai binari di Porta Nuova. I comunisti nel 1985 andarono al potere ma tra i mille errori che commisero in dieci anni,  non ci fu quello di chiudere Porta Nuova come stazione centrale. Commisero l’errore storico di bloccare la costruzione della Metro , condannando la città ad una mobilità sempre più insoddisfacente. Ma non seguirono Todros che  pure era allora un leader importante.
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Persi i contatti con Todros e non so se era rimasto sempre della sua vecchia idea fino alla sua scomparsa avvenuta nei primi anni Duemila. Il nuovo assessore  all’urbanistica post comunista del Sindaco Fassino, Ilda Curti, da quanto ricordo una simpatica e colta persona, ma del tutto digiuna della materia, ritirò  fuori dal cassetto l’idea di chiudere Porta Nuova , facendo di Porta Susa e del Lingotto le due stazioni cittadine. Un’operazione colossale che la crisi del 2008 obbligo‘  comunque ad accantonare  anche solo come un’ ipotesi  che  per altri versi non fu neppure  presa in considerazione dalle Ferrovie . Credo che il sano  realismo di Piero Fassino avesse obbligato a  ripensare ad un progetto faraonico che la stessa Curti oggi  definisce irrealistico“. Tra il resto è un’ipotesi che non considera il passante ferroviario, neppure terminato, che ha avuto dei costi altissimi; inoltre comprometterebbe gli sviluppi dell’alta velocità che risulta un obiettivo irrinunciabile per Torino. L’accenno che ha fatto Paolo  Damilano, candidato sindaco del Centro- destra,   alla chiusura di Porta Nuova destinata ad altro uso, in una intervista al “Corriere Torino“, andrebbe spiegato ed approfondito perché lanciato quasi come uno slogan rischia di creare delle perplessità e si presta a strumentalizzazioni. C’è già chi ci imbastisce sopra una polemica, parlando di possibile  speculazione immobiliare sull’area liberata dalle Ferrovie.
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Dedicare Porta Nuova  ad un hub culturale  con grandi eventi, a mercato dei fiori, ad Artissima, al turismo appare un’idea piuttosto discutibile che solo qualche architetto sognatore può  aver generato. Torino ha  già Torino Esposizioni inutilizzata da molti anni  e il Lingotto che sta morendo con al massimo due eventi annui in tempi pre -COVID. Penso che le parole di  Paolo Damilano, imprenditore concreto e non politico velleitario, siano state male interpretate. Nessuno che si sia occupato di trasporti, leggendo cosa scrivono gli esperti, può avere dei dubbi in proposito.  Tra l’altro, a  Porta Nuova è fissato  il punto di scambio tra le due linee del metro. Invece Damilano ha lanciato l’idea  della  Tangenziale Est di cui si discute da 50 anni. La tangenziale libererebbe  corso Moncalieri e Casale da traffico e inquinamento, dando finalmente compimento all’anello tangenziale rimasto incompiuto negli Anni 70. Questa è una proposta assai importante di Damilano che non ha stranamente  sollevato polemiche e neppure interesse. Invece rappresenta una scelta vincente che la città attende da decine d’anni. Una scelta strategica di grande importanza non solo per Torino, ma per tutta l’area collinare. Sarà interessante anche sapere il terzo sogno rimasto nel cassetto di Damilano, annunciato nell’intervista di Ferragosto.
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I partiti che sostengono la coalizione di centro – destra hanno l’obbligo di esprimersi su un programma comune. Non basta chiedere un voto contro grillini e Pd . Occorre assoluta chiarezza programmatica se si vuole trasformare le simpatie in voti. Mi permetto infine di esprimere un mio sogno nel cassetto, un sogno da semplice elettore: basta con la ZTL che voleva Appendino, basta con  le piste ciclabili che impediscono la circolazione, basta con  le zone pedonali folli  come quella di via del Carmine,  basta con i monopattini selvaggi. Al contrario, vorrei vedere  un piano dei trasporti fondato su una revisione radicale  del trasporto pubblico voluto dai grillini e su investimenti per una terza linea di Metro , non essendo sufficiente  la seconda che è rimasta lettera morta per cinque anni.
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scrivere a quaglieni@gmail.com
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(La foto di Porta Nuova è di Vincenzo Solano)

Telemedicina alla rsa Dalmasso

Presso la Residenza per anziani “Alberto Dalmasso” di Vinovo, gestita dal gruppo “Sereni Orizzonti”, è in corso di avviamento il progetto di telemedicina che si propone come obiettivo la riduzione del trasferimento degli ospiti in ospedale per effettuare esami di diagnostica quali elettrocardiogrammi, ecografie e piani di monitoraggio specifici. Gli esami verranno eseguiti direttamente in struttura e i referti letti da medici specialisti in collegamento 24 ore su 24.

Il progetto si avvale della partnership di Entheos, un’azienda che mette a disposizione i servizi di teleassistenza utilizzando le più moderne e innovative tecnologie di telemedicina. Grazie alla trasmissione per via telematica dei dati clinici rilevati, quest’ultima si rivela un metodo più che valido per la risoluzione di tanti problemi sorti nelle strutture sanitarie per anziani, per le quali il trasferimento in ospedale degli ospiti costituisce – come ha purtroppo dimostrato la pandemia del Covid-19 – un elevato fattore di rischio. Il gruppo “Sereni Orizzonti” ha condiviso finalità e ambito dell’iniziativa, approvato l’utilizzo di device certificati e utilizzato la cartella digitale con corretta applicazione delle norme sulla privacy. Altri step operativi saranno la definizione anagrafica degli operatori (medici e infermieri) che lavorano sulle cartelle cliniche degli anziani e la loro formazione su device con relativo utilizzo della cartella digitale.

Afghani in fuga dai talebani: appello del Pd per l’accoglienza nei Comuni piemontesi

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Alcuni capoluoghi di provincia come Cuneo e Verbania, e un’altra ventina di comuni piemontesi  hanno ad oggi  risposto all’appello alla solidarietà lanciato dalla segreteria regionale del Pd e hanno concesso  la propria  disponibilità politica ad accogliere gli afghani in fuga dai talebani.

Il Pd piemontese  sta sollecitando in queste ore tutti i sindaci “ad attivarsi per supportare una politica di accoglienza coordinata a livello nazionale ed europeo, rivolta in particolare a chi ha collaborato con noi in questi anni e nutre fondati dubbi sull’atteggiamento talebano. Lo sforzo  dovrà essere sostenuto, anche economicamente, dal Governo con risorse dedicate. Questo è il tempo della solidarietà, non della demagogia e del populismo”.

Parole e musica in Monferrato

AL VIA UNA EDIZIONE DI ALTO LIVELLO MUSICALE E CULTURALE

La musica è cultura e la cultura è un ottimo veicolo per la promozione del territorio ed il turismo. E’ stato il leit-motiv degli interventi che si sono succeduti giovedì mattina nella sala del Consiglio provinciale di Alessandria a Palazzo Ghilini in occasione della presentazione della sedicesima edizione di ‘Parole e Musica in Monferrato’, iniziativa nata a San Salvatore Monferrato ma estesa poi a diversi altri centri del Monferrato.

PEM, questo l’acronimo del Festival è parte della rassegna Settembre Sansalvatorese ed è organizzato quest’anno dal Comune di San Salvatore Monferrato in collaborazione con Comune di Valenza, Comune di Lu-Cuccaro Monferrato, Comune di Balzola, Comune di Mirabello Monferrato e dal Tennis Club Country Sport Village Mirabello, con il patrocinio di Provincia di Alessandria, Regione Piemonte, Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato Unesco ed il contributo, tra gli altri di Fondazione Crt e Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. E anche per questa edizione, sotto la direzione artistica di Enrico Deregibus come da 8 anni a questa parte, l’offerta degli incontri è molto alta dal punto di vista qualitativo.

Il fulcro, come hanno ricordato, dopo l’introduzione del vice presidente della Provincia di Alessandria, Gian Paolo Lumi, il vice sindaco ed assessore alle manifestazioni di San Salvatore, Corrado Tagliabue e lo stesso Deregibus, sono degli incontri/intervista, non veri e propri concerti con cantanti e musicisti che si raccontano, inframezzando alle parole qualche canzone eseguita in modo assolutamente informale. Il programma, dunque, anche per il 2021, è ricco di appuntamenti di assoluto interesse: si parte alle ore 21.15  del 22 agosto, domenica, a San Salvatore con l’incontro con Francesco Bianconi, leader dei ‘Baustelle’, scrittore con il romanzo ‘Atlante delle case maledette’ e autore di molti testi di successo per il suo gruppo ed altri artisti. Il 28 agosto, alle 18.30 nel piazzale di via Colonnello Mazza a Cuccaro, nel comune di Lu e Cuccaro Monferrato, arriva Malika Ayane, cantautrice milanese con 5 partecipazioni a Sanremo e 2 Premi della Critica. Il 3 settembre, alle 18.30, sarà la volta di Nada, nome simbolo della musica italiana, protagonista di una fiction a lei dedicata su RaiUno, che sarà a Balzola in piazza Giovanni XXIII. La serata del 6 settembre, alle 21.15, a San Salvatore al Parco della Torre storica, vedrà una parziale deviazione del percorso musicale perché protagonista sarà il giornalista Luca Sofri, che racconterà l’esperienza del Post, il quotidiano online che dirige. A Valenza, invece, l’8 settembre, alle 21.15, arriva Davide Van De Sfroos, musicista e scrittore lombardo che presenterà il suo nuovo album ‘Maader Folk’. Valenza, come ha confermato ancora il vicesindaco Luca Rossi, aderisce da anni con convinzione alla rassegna e due artisti valenzani, recentemente scomparsi sono stati ricordati nel suo intervento da Tagliabue per il contributo dato nelle passate edizioni di PEM, Yel Bosco e Gildo Farinelli. Il 9 settembre, alle 21.15, il Country Sport Village di Mirabello ospiterà una serata con Erica Mou, vincitrice di un premio per la critica a Sanremo Giovani. Presenterà nell’occasione il suo album ‘Nature’ in uscita il giorno successivo. A San Salvatore, poi, il 14 settembre, alle 21.15 ci sarà una vera e propria leggenda della musica in Italia, Bobby Solo. Nel corso della serata una buona parte sarà dedicata alla musica, alle sue canzoni eseguite dal vivo. Alle 18.30, ancora all’ombra della Torre storica ci sarà Samuel, cantante ed autore con 9 album eseguiti con i Subsonica. Il 23 settembre, alle 21.15, nell’anfiteatro dei Giardini pubblici verrà dedicata una serata ad Ezio Bosso, grande direttore d’orchestra e compositore che aveva radici balzolesi. Sarà ricordato con la sua musica e con il nipote Tommaso, curatore della sua eredità artistica, ed Alessia Capelletti, curatrice del libro ‘Ezio Bosso. Faccio Musica’. A chiudere il festival il 24 settembre, sarà la tradizionale passeggiata letteraria dedicata quest’anno a ‘L’inferno di Dante’, con partenza dalle 19.30 in viale della Rimembranza e la partecipazione del ‘Teatro del Rimbombo’ che, in costumi d’epoca declamerà i versi più noti dei canti infernali della Commedia. Gli incontri verranno condotti da Deregibu che sarà affiancato da Alessandro Rosa con Nada, Riccardo Massola con Luca Sofri e Alberto Bazzurro con Davide Van De Sfroos.

GLI APPUNTAMENTI SONO AD INGRESSO GRATUITO ESIBENDO GREEN PASS E NEL RISPETTO DELLE NORMATIVE ANTI COVID

LA PRENOTAZIONE POSTO E’ OBBLIGATORIA INDICANDO NOME, COGNOME E RECAPITO TELEFONICO A segreteria.pem@gmail.com o al numero 371/4369046 (dal lunedì al sabato alle 10 alle 12)

 

Evade dagli arresti domiciliari. Rintracciato a Porta Palazzo

Ha tentato la fuga ma è stato bloccato dai poliziotti 

E’ durata qualche ora la fuga di un diciottenne marocchino sottoposto al regime degli arresti domiciliari in un alloggio di Barriera Milano; infatti, grazie a un controllo effettuato lo scorso giovedì sera da operatori del Commissariato Centro nella zona di Porta Palazzo, il giovane è stato identificato e rintracciato. Inizialmente, il ragazzo, che ha precedenti per reati contro la persona e la Pubblica Amministrazione, si è dimostrato collaborativo con gli agenti, ammettendo candidamente di essere “stanco” di stare in casa e di essere uscito per fare una passeggiata. Pochi istanti dopo, compreso che sarebbe stato nuovamente arrestato, il diciottenne ha cercato di fuggire correndo in direzione di corso Giulio Cesare. Nella concitazione, si è tolto le ciabatte, che probabilmente lo intralciavano nella corsa, ed è riuscito a percorrere diverse centinaia di metri, fin quando i poliziotti non lo hanno raggiunto, traendolo in arresto.

Igor Boni: “Damilano farebbe tutte le parti in commedia” 

L’intervento di Igor Boni (Presidente di Radicali Italiani): “Chi dà le concessioni e chi le riceve”

“Il Sindaco di Torino sarà anche il Sindaco della Città metropolitana. Uno dei contendenti della prossima competizione elettorale, Paolo Damilano, ha sulle spalle un conflitto di interesse che è una incudine pesantissima, che purtroppo continua a rimanere nell’oblio dell’informazione.

L’imprenditore Damilano, della Famiglia Damilano che è a capo della Società Pontevecchio srl, proprietaria di ben 7 marchi di acque minerali (tra cui la nota Valmora), vuole diventare sindaco della nostra città. Il Piemonte è la regione italiana che ha il maggior numero di concessioni attive per l’imbottigliamento delle acque minerali; le concessioni attive sono 46, 26 quelle effettivamente utilizzate, 4 fanno riferimento a Fonti di Vinadio, 4 a San Bernardo e 6 a Pontevecchio srl. Si tratta per la società Pontevecchio di un businnes assai redditizio (oltre 50 milioni di fatturato per oltre 4 milioni di utili) a fronte di concessioni dal prezzo irrisorio. Nulla di illegale s’intende, anzi: viva gli imprenditori capaci di creare lavoro e reddito.

Tuttavia la nota dolente c’è quando Damilano da imprenditore delle acque vuole diventare Sindaco. Delle concessioni una componente fissa calcolata sull’estensione della superficie dell’area oggetto di concessione viene introitata dalla città metropolitana, una parte variabile rapportata ai quantitativi di acqua minerale imbottigliata va alla Regione Piemonte, che gestisce anche il rinnovo delle concessioni. Le acque minerali sono soggette alle disposizioni della L.R. 25/1994. Il loro utilizzo è in regime di concessione che viene rilasciata dalla Città metropolitana. Il rilascio della concessione presume un permesso di ricerca, che ha durata di 3+2 anni mentre la concessione ha durata 20 anni.

Quindi se Damilano dovesse divenire sindaco sarà a capo dell’ente che fornisce permessi e concessioni alla Pontevecchio srl dove lui oggi risulta essere parte del consiglio di amministrazione (fino a poco fa Amministratore delegato) e suo fratello Presidente.

Credo che di questo ci si debba occupare e che Damilano sarebbe utile non si trincerasse dietro al solito no-comment. Io, come ho già detto e scritto, sono pronto a confrontarmi pubblicamente con lui per chiedergli come potrebbe essere libero con questi due ruoli sulle spalle e come potrebbe trattare liberamente e duramente con la regione Piemonte con questo conflitto di interesse. Damilano farebbe tutte le parti in commedia: chi dà le concessioni e chi le riceve. A mio modesto avviso si tratta di una questione dirimente”.

I teatri torinesi: Teatro Alfieri

Torino e i suoi teatri

1 Storia del Teatro: il mondo antico
2 Storia del Teatro: il Medioevo e i teatri itineranti
3 Storia del Teatro: dal Rinascimento ai giorni nostri
4 I teatri torinesi: Teatro Gobetti
5 I teatri torinesi :Teatro Carignano
6 I teatri torinesi :Teatro Colosseo
7 I teatri torinesi :Teatro Alfieri
8 I teatri torinesi :Teatro Macario
9 Il fascino dell’Opera lirica
10 Il Teatro Regio.

 

7  I teatri torinesi: Teatro Alfieri

“L’estate sta finendo, il caldo se ne va”…
Ferragosto segna il lento ma inesorabile inizio della chiusura degli ombrelloni.
Le afose città da cui siamo scappati ci sogghignano e attendono il nostro ritorno obbligato; anche questa volta l’abbronzatura sbiadirà e prima che il segno del costume scompaia del tutto saremo ormai immersi nel “tran-tran” lavorativo, pronti e solerti nel sognare la prossima e lontanissima estate.
Cosa possiamo fare, cari compatrioti torinesi, per alleviare la noia degli sbuffi del rientro?
Per fortuna la città delle “golose” gozzaniane ci viene in aiuto, offrendoci attività, passatempi e svaghi di cui sarebbe bene approfittare, non solo in questo specifico momento di ripresa della quotidianità, ma durante tutto il resto dell’anno.
Si potrebbe per esempio decidere di andare a teatro.
A Torino ci sono numerosi teatri, più di una decina, e le manifestazioni che si svolgono all’interno delle strutture consentono di soddisfare qualsiasi desiderio: gli amanti della lirica possono recarsi al Teatro Regio, coloro i quali preferiscono il balletto sono invitati ad andare in special modo al Teatro Nuovo e chi ama crogiolarsi nel piacere della prosa può accomodarsi sulle poltroncine vellutate dei teatri Colosseo e Alfieri e altri ancora.
Essenziale per la cultura torinese è il Teatro Stabile, ente di produzione e ospitalità per il teatro di prosa, che si occupa della gestione anche del Carignano, del Gobetti e della Cavallerizza Reale.
Si incastonano tra i grandi nomi delle strutture storiche di Torino molte piccole realtà, costituite da minute e preziose platee, che a loro volta propongono spettacoli di vario genere, dai classici, alle esibizioni sperimentali o avanguardiste; mi preme tuttavia sottolineare la silenziosa importanza di questi luoghi, che non solo contribuiscono ad accrescere il panorama culturale cittadino, ma offrono l’impagabile opportunità agli artisti emergenti di dimostrare il proprio valore, quando questi recitano davanti ad un ristretto ma incuriosito pubblico. Per citare degli esempi, il Valdocco, in via Salerno, il Molo di Lilith, in via Cigliano, l’Alfa Teatro, il salotto dell’operetta, in via Casalborgone, o anche il Cine Teatro Baretti, in via Baretti.
Questo pezzo è dedicato ad una delle principali strutture teatrali della città sabauda, il Teatro Alfieri.

Esso si affaccia sulla ottocentesca Piazza Solferino ed è una delle realtà maggiormente attive e conosciute, insieme ai teatri Regio e Carignano.
L’edificio, quando viene costruito, è pensato per l’esecuzione di rappresentazioni liriche ed equestri, a causa della notevole capienza; in un secondo momento il teatro viene utilizzato per ospitare in prevalenza spettacoli di prosa. Attualmente all’Alfieri si svolgono diversi generi teatrali, dai classici alla drammaturgia contemporanea, dall’operetta al musical.
Inoltre oggi lo stabile conferma la propria nevralgica posizione all’interno della scena culturale torinese, poichè continua ad ospitare numerosi protagonisti del teatro italiano. Tra le diverse personalità che hanno calcato il palcoscenico è opportuno ricordare Vittorio Gassman, Erminio Macario, Wanda Osiris, Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Gino Bramieri, Giorgio Gaber, Gigi Proietti e molti altri.
La storia dell’Alfieri inizia a metà dell’Ottocento, ed è subito costituita da un ritmato susseguirsi di prime rappresentazioni e spettacoli di successo.
Progetta la struttura l’architetto torinese Barnaba Panizza, figlio d’arte del già noto Lorenzo, a cui si devono l’Ospedale San Giovanni Battista e il Regio Manicomio di Collegno.
Ad appena tre anni dall’inagurazione, avvenuta nel 1855, un incendio devasta lo stabile, che viene celermente ristrutturato e riaperto al pubblico. Dopo una seconda inaugurazione, avvenuta nel 1860, altri tre incendi divampano nel teatro, rendendo obbligatori ulteriori lavori di ristrutturazione che volontariamente seguono le linee originali. Il più evidente segno di continuità con il passato è dato dalla facciata, coronata da un imponente frontone triangolare che permane tuttora. I primi interventi sono diretti dallo stesso Panizza, che nel 1877 ridisegna la sala; segue l’ampliamento dell’ingresso nel 1901 ad opera di Pietro Fenoglio, successivamente nel 1927 il nuovo allestimento è a cura di Eugenio Mollino.
Come altri luoghi torinesi, anche l’Alfieri è duramente colpito dai bombardamenti avvenuti durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale; la struttura subisce due volte il violento impatto delle bombe: il 20 novembre 1942 e l’8 dicembre dello stesso anno.

Nel 1949 ulteriori restauri comportano l’ampliamento della platea e l’annessione delle due attuali gallerie.
Per quel che riguarda l’esterno, l’edificio, di alto valore ambientale, si presenta come un chiaro esempio di eclettismo di ritorno, tipico delle architetture novecentesche di prestigio. Particolarmente degna di nota è la facciata ottocentesca della casa, adiacente al teatro, che fa angolo con via Cernaia, progettata nel 1870 e abitata dallo stesso architetto Panizza fino alla morte, avvenuta nel 1895.
Ma non sono solo le mura e le ristrutturazioni architettoniche a costituire la storia di un teatro, bensì gli spettacoli che vi vengono rappresentati al suo interno. Lungi da me propinarvi il lunghissimo elenco di lavori che nel tempo hanno animato la scena dell’Alfieri, ma alcune opere mi pare opportuno segnalarle. Nel 1882 è eseguita la prima assoluta de “Il sortilegio”, di Antonio Scontrino, mentre nel 1888 è la volta de “La Mandragola” di Machiavelli, musicata da Achille Graffigna.
Negli anni Cinquanta del Novecento viene rappresentata la prima assoluta dell’opera eroicomica “Otto Schnaffs” di Sandro Fuga, diretta da Oliviero De Fabritiis. Più o meno nello stesso periodo il cartellone propone diverse prime: “Simon Boccanegra” di Verdi, diretto da Franco Ghione; “Pelléas et Mélisande” di Debussy; “La sposa venduta” di Smetana, diretta sempre da Ghione; “La Traviata” di Verdi diretta da De Fabritiis. Negli anni successivi si eseguono all’Alfieri numerosi altri spettacoli, tra cui di grande successo “La Bohème” di Puccini diretta da Gianandrea Gavazzeni e “Margherita da Cortona” di Licinio Refice.
A partire dalla seconda metà del Novecento è Giuseppe Erba a seguire la gestione dei programmi teatrali. Egli, grazie alle indubbie abilità di impresario, caratterizza gli spettacoli alfieriani in termini di qualità e varietà, ponendo attenzione nell’alternare prosa, performance jazz, teatro classico e operette.
Oggi l’Alfieri è gestito dalla Compagnia Torino Spettacoli, di cui fanno parte anche il Teatro Erba, nato come cinematografo, e il Teatro Gioiello.
Gentili lettori, non c’è molto altro che vi posso raccontare, anche perchè il teatro va vissuto “in prima linea”, non letto o guardato attraverso un monitor.
Quello che ancora mi sento di consigliarvi, è di dare una rapida occhiata all’attuale calendario degli spettacoli e giocare a scegliere quelli che più vi piacciono. Magari la piacevole visione di qualche interessante esibizione renderà più dolce l’attesa della tanto agognata prossima estate.

Alessia Cagnotto

 

 

Nuovo slogan per la campagna di Damilano: c’è da cambiare

Al via la nuova campagna di Paolo Damilano, candidato sindaco di Torino Bellissima e del centrodestra, con il nuovo slogan C’È DA CAMBIARE e nuovo messaggio in vista del voto.

Il lancio oggi tramite i canali social e i manifesti affissi in questi giorni in città. Qui il link al post su Facebook

«C’è moltissimo da fare. C’è da ricostruire il lavoro, la sicurezza, il senso stesso di una città che deve tornare Bellissima. Ma per farlo davvero, occorre un cambiamento vero, non retorico, un cambiamento nelle priorità: Torino e i torinesi prima degli apparati e delle logiche di potere.

Un cambiamento che può garantire solo un progetto che nasce civico e si è aperto alle energie migliori della città. Il nostro progetto, il vostro progetto. Il 3 e 4 ottobre cambiamo tutti insieme e riportiamo Torino all’altezza di sé!»

#CèDaFare #CèDaCambiare #DamilanoSindaco #TorinoBellissima #Torino

Arrestato per tentata estorsione: “Rivoglio il cane!”

Sabato mattina una cittadina chiama il 112 NUE, segnalando la presenza di un soggetto molesto che pretende da lei la restituzione di un cucciolo di cane.

Giunti sul posto, gli agenti della Squadra Volanti rintracciano l’uomo, cittadino italiano di 40 anni, davanti l’abitazione della donna. Questi riferisce di voler indietro il cucciolo, regalato alla proprietaria un mese prima, asserendo che questa non fosse in grado di mantenerlo in quanto, a suo dire, denutrito e mal tenuto. Le condizioni del cane appaiono ottimali agli occhi degli agenti. Ribadita l’intenzione di non voler assecondare la volontà dell’uomo, quest’ultimo decide di allontanarsi.

Dopo un’ora la donna allerta nuovamente il 112 NUE, riferendo che il quarantenne si era nuovamente palesato sotto la sua abitazione.

Alla vista della Volante, il reo tenta di allontanarsi, senza successo. I poliziotti ascoltano nuovamente la vittima che questa volta decide di aprirsi, rivelando il trascorso avuto con l’uomo. La fine della loro relazione lo aveva portato a rivalersi sul cucciolo, con parole e gesti che avevano scatenato nella donna un forte timore.

Durante la perquisizione, il quarantenne è stato trovato in possesso di un coltello da cucina di oltre 20 cm, occultato nei pantaloni.

Con numerosi precedenti di Polizia, sono scattate le manette per tentata estorsione ed una denuncia per porto di oggetti atti ad offendere.

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